Mentre cammino per arrivare all'interno dell'ascensore mi sento osservata e infatti, prima che le porte meccaniche si chiudono, noto un sorrisetto malizioso sul volto di Mat.
Mi chiedo come fa a pensare al mio fondoschiena dopo tutto quello che gli ho raccontato..
Vengo distratta dal bip che annuncia che sono arrivata al 3* piano, così esco e mi reco nella stanza di Leo.

Mentre cammino penso a come comportarmi.. penso che per lui stiamo insieme ma per me è ancora difficile pensare che posso tornare ad essere una ragazza "normale" grazie all'aiuto di un ragazzo..

Dal vetro della sua stanza noto, ancora una volta, che è indaffarato con qualcosa così, senza farmi notare, lo sbircio un po'. Silenziosamente entro nella stanza e, comandata dall'istinto, mi butto su di lui. Leo, sorpreso, ricambia l'abbraccio, senza nemmeno dirci una parola ci baciamo: labbra su labbra, leggere come farfalle. Le dita infilate dietro la nuca nel punto in cui i capelli gli si arricciano morbidamente contro la pelle. Lentamente la sua lingua si insinua nella mia bocca e gioca con la mia. Le sue mani, poggiate sui miei fianchi, mi conducono lentamente verso il letto. Ci adagiamo lungo il materasso, sempre continuando a baciarci. Sono a cavalcioni sopra di lui, e penso di sapere già dove vuole arrivare.. di colpo mi stacco e lui mi guarda perplesso, "Che succede? Non ti è piaciuto?"
"No, anzi! Solo che non sono ancora pronta per... e poi se qualcuno entra e ci vede pensa che figura ci facciamo!" mi sorride, uno di quei sorrisi sinceri, e mi dà un piccolo bacio sulla punta del naso.. a poco a poco mi sto innamorando di lui, godendomi ogni attimo che passiamo insieme, ridendo e scherzando, da farmi spuntare quei sorrisi veri anche quando le cose intorno a me sembrano cadere a pezzi, uno dopo l'altro, mattone dopo mattone..

LEO
Sdraiati sul letto destinato ad una sola persona sento la testa di Annie poggiarsi sul mio petto, mentre il sole che entra dalla finestra le scalda il viso e le spalle. Dolcemente le accarezzo i capelli srotolando i ricci fino alle punte per poi lasciare che si riavvolgano fra le mie dita. Tra di noi c'è silenzio, quel silenzio rassicurante e per nulla imbarazzante. Vorrei poterle dire quello che provo quando sto con lei, che la amo, ma ho paura di rovinare questo breve attimo di follia..

La stringo a me, non mi interessa se qualche infermiere ci vede, ho solo bisogno di dimenticare tutto questo, l'incidente, i miei.. la mia vita precedente insomma. Voglio ricominciare a vivere, a vivere sul serio, solo con la mia ragazza, nient'altro.

La coccolo ancora un po', e con voce talmente bassa che quasi non sento le mie stesse parole le sussurro un "ti amo". Detto questo lei alza la testa e mi guarda dritta negli occhi e risponde con un leggero bacio a metà tra guancia e bocca.

Di colpo il suo sguardo si fa cupo, nero come nuvole cariche di pioggia. Le poggio una mano sulla guancia e lei la prende fra le sue e dice solamente una parola "mamma" e con la velocità massima al quale un essere umano può arrivare corre via per i lunghi corridoi dell'ospedale.
La seguo, anche perché non prevedo nulla di buono. Fatico a starle dietro e odio camminare su queste gambe finte. Sembro un burattino.
La vedo entrare in una stanza, così aumento il passo quasi fino a raggiungerla.
Apro, sicuro, la porta numero 512 e quel che vedo al suo interno gela il sangue anche me..