19
Il mattino seguente mi sveglio molto presto, verso le 5:00. Ho mal di testa così decido di mettermi qualcosa di comodo e uscire per fare due passi qui fuori casa.
L'aria fredda del mattino mi arrossisce le guance e la punta del naso ma non fa niente perché mi rilassa. Cammino su e giù per la strada che costeggia casa mia e nel mentre assillo la mente con i troppi pensieri. Ripenso a ieri e alle parole che ha detto Even, alla sua freddezza in quegli occhi bellissimi, all'essere diventate tutto d'un tratto delle perfette sconosciute.. Ho voglia di raccontare tutto a Leo ma, ancora una volta, mi trattengo.
Continuo la mia piccola passeggiata mattutina e quando vedo che cominciano a spuntare le prime luci dell'alba decido di rientrare in casa.
Lentamente chiudo la porta e silenziosamente risalgo in camera mia. Mi siedo sul letto e accendo il telefono che ho lasciato spento dal giorno prima. Quando attivo internet mi arrivano una raffica di messaggi tra cui quello mandato ieri da Leo..
decido di aprilo e leggerlo:
"Hey:) che ne dici se oggi mi vieni a trovare all'ospedale così chiacchieriamo un po', visto che ho delle cosette da dirti?"
Una sorta di ansia mi sale dallo stomaco al cuore, anche lui vuole parlarmi? E di cosa?
Dopo aver fatto colazione ed essermi cambiata, saluto la mamma ed esco per andare a scuola.
Arrivata davanti la grande struttura scolastica noto molti gruppetti di amici e amiche che parlano e scherzano tra loro. Tra uno di questi c'è anche Even che sembra quasi accorgersi che la sto osservando tanto che si gira, mi rivolge un mezzo sorriso e torna a parlare con una tipa del suo gruppo. Vedendo tutto questo ammasso di gente penso di non aver mai avuto grandi amicizie, anche perché ho viaggio molto da un posto all'altro fin da quando ero piccola, mi assale un briciolo di tristezza così decido di "marinare" la scuola e di recarmi a Central Park per respirare un po' di aria pulita e per stare un po' per conto mio, in completa solitudine.
Mente cammino per le strade mi guardo attorno osservo persone che si affrettano per andare al lavoro, per accompagnare i propri figli a scuola, per sbrigare, sicuramente, delle commissioni. Quando arrivo all'entrata del "polmone verde" di New York mi guardo attorno in cerca di una panchina abbastanza isolata e la trovo all'ombra di un grande albero. Mi siedo, poggio lo zaino di scuola vicino a me e assaporo quel senso di libertà. Metto le cuffiette e faccio partire la prima canzone che trovo.
"Hey.."
Vengo distratta da questa semplice parola, e resto di sasso quando vedo chi c'è di fronte a me. Il ragazzo del bar.. Mat, se non mi sbaglio.
"Hey.." rispondo un po' timidamente, si siede vicino a me così chiacchieriamo un po'. Intanto nella mente mi balenano i ricordi di lui che vaga per i vicoli più brutti della città, mi viene la pelle d'oca ma cerco di non farlo notare..
Decidiamo di farci una passeggiata all'interno del parco, parlando sempre più fittamente.
Si sta facendo tardi così saluto Mat e mi dirigo verso l'uscita del parco.
Cammino a passo veloce, così da poter arrivare a casa in tempo senza far sospettare nulla a mia mamma.
Arrivata, mangio qualcosa, rassetto la cucina e salgo in camera.
Ho deciso di andare a trovare Leo all'ospedale, così indosso dei semplici jeans e una maglietta sopra. I capelli sciolti e un filo di trucco. Metto il minimo indispensabile nella piccola borsetta, prendo il cappotto ed esco.
Durante il tragitto noto che il tempo sta cambiando, infatti soffia un leggero venticello ma che è allo stesso pungente, le foglie degli alberi cominciano a cadere ma molte hanno ancora voglia di rimanere attaccate ai rami. Mi stringo il cappotto attorno al mio esile corpo e continuo a camminare.
Arrivata davanti l'ospedale entro e mi reco subito nella camera di Leo.
Appena arrivata sull'uscio noto che è steso sul letto e che ronfa beato così decido di sedermi accanto a lui. Osservo attentamente i suoi lineamenti, la curva della sua bocca, le piccole lentiggini sugli zigomi, le lunghe ciglia. Gli prendo dolcemente la mano e mi concentro sulle sue vene, giocandoci. "Hey, ci hai messo tempo ma alla fine sei venuta. Pensavo ti fossi dimenticata di me" dice scherzosamente facendomi sussultare.
"Hey, come va?" chiedo e lui risponde dicendomi che va tutto bene. Parliamo un po', scherzando e, come sempre, perdendoci negli occhi...
LEO
"Hey, ci hai messo tanto ma alla fine sei venuta. Pensavo ti fossi dimenticata di me" le dico in modo scherzoso facendola sussultare. Sicuramente pensava che dormissi, ma in realtà ero già sveglio. Quando mi si è avvicinata l'ho osservata attentamente, facendo attenzione ai piccoli gesti. Mi concentro sulle sue labbra a forma di cuoricino, sui suoi indomabili capelli ricci e.. anche sulla forma del seno. Eh sì.
È bella davvero!
In realtà l'ho fatta venire qui perché ho da dirgli delle cose sulla mia situazione.. ma non so come..
Non mi va di farla stare ancora più male mettendole pensieri in testa anche su di me, ha già la mamma a cui badare..
"Hey.. che succede? Ti vedo un po' perso nei pensieri, se non sono troppo sconci fammi partecipe anche a me" scherza facendomi la linguaccia.
È bellissima quando scherza..
Le rispondo che va tutto bene e che sono le cure a rendermi così stanco.
Restiamo a parlare per un po' anche se ogni tanto le nostre parole sono interrotte da lunghi silenzi.
Mi piace parlare con lei, perché sa ascoltare e anche dare consigli.
Dopo circa due ore decide che è ora di andare a casa, così ci salutiamo e la osservo mente corre via, via da me..
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