Uguale ma diversa
Svanita.
Marianne è scomparsa e io non so che fare.
Ho appena chiamato Luca: sta per raggiungermi all'appartamento della mia amica.
Ne sono felice.
Io...
Ho una brutta sensazione.
So che le è successo qualcosa di grave, anche se non ho la più pallida idea di cosa di preciso.
All'improvviso qualcuno bussa alla porta. Convinta che sia il mio fidanzato, apro di slancio e mi ritrovo davanti ad una fradicia Marianne, con un'espressione vulnerabile e spaventata dipinta in volto.
«Ma cosa...»
Non faccio nemmeno in tempo a spiccicar parola che mi ritrovo la donna aggrappa al collo con una tale foga da farmi sbilanciare all'indietro. Chiudo la porta con un calcio mentre ricambio l'abbraccio disperato della mia amica: è gelida e completamente zuppa di pioggia.
«Marianne...» La chiamo con voce bassa e, spero, calma. «Ti preparo un bagno caldo così ti riscalderai. Sei gelata...»
Lei si scosta un poco da me e mi rivolge un'occhiata vuota prima di acconsentire, anche se in modo incerto.
«Un bagno? Sì... Ottima idea... Io...»
La faccio accomodare sul divano blu e oro e corro in bagno, due stanze più in là, per aprire il rubinetto della vasca. Lo regolo sulla temperatura più calda, come piace a Marianne, e recupero asciugamani e accappatoio.
Dopodiché torno in salotto e becco la donna intenta a versarsi un liquore ambrato in un bicchiere panciuto da cognac. Mi blocco e un brivido di paura mi percorre la schiena mentre mi rendo conto che Marianne beve raramente.
«Fammi compagnia...» Mi invita, porgendomi un bicchiere colmo di chissà quale superalcolico. «Ho bisogno di rilassarmi... io...»
Zittendo le mie stupide e irrazionali paure che tentano di confondermi, allungo la mano, prendo il coraggio liquido che lei mi offre e accetto di sedermi al suo fianco.
Dopo un paio di bicchieri, che Marianne si scola senza alcun problema mentre io sorseggio lentamente, torno in bagno per controllare se la vasca si sia riempita e lei mi segue, seminando vestiti qui e lungo il corridoio.
«È quasi pronto!» L'avverto, affondando una mano nella schiuma rosata che profuma di fiori: l'acqua è bollente e morbida come piace a lei.
Sto per girarmi quando accade.
Due mani decise e forti mi prendono per le spalle e mi fanno cadere per metà nella vasca da bagno ricolma d'acqua. La bocca mi si riempie di liquido profumato e mi soffoca lentamente: mi dibatto e cerco di liberarmi dalla presa di Marianne però, nonostante, gli sforzi non ci riesco.
Lei è troppo forte e io sempre più debole.
D'un tratto, mi sento libera e scivolo fuori dalla vasca, tossendo e sputando acqua rosata. Appoggio un gomito a terra, mi scosto i capelli dal volto bagnato con una mano e capisco cosa mi ha salvata dall'affogamento.
«Luca...» gracchio, irritandomi la gola mentre mi allontano da lui e Marianne.
Il mio fidanzato ha bloccato le braccia della donna dietro la schiena, quasi volesse arrestarla.
«Quanto si sono deteriorati i vostri rapporti?» mi domanda l'uomo, con un irritante sorriso in volto nonostante lo sguardo preoccupato.
Vorrei rispondergli a tono ma posso solamente a tossire più forte.
Quando, finalmente, i tremori si mitigano e riesco a rialzarmi in piedi, un'ombra minacciosa incombe su Luca: gli faccio cenno di girarsi appena un tempo. Un tipo con i capelli corti e gli occhi azzurri lo aggredisce, brandendo una lampada trovata nell'appartamento, così il mio fidanzato è costretto a mollare la presa su Marianne per difendersi.
La donna cade a terra a peso morto e rimane immobile.
Lo sconosciuto, invece, comincia a lottare contro Luca, ma il mio tesoro risponde colpo su colpo: in men che non si dica, l'aggressore è inginocchiato sul pavimento con le braccia dietro la schiena, strette in una dolorosa morsa.
Proprio allora Marianne si rialza e, con solo la biancheria intima addosso, si precipita fuori dal bagno per poi uscire dall'appartamento, a giudicare dal rumore della porta sbattuta.
«Tu lega lui. Io la seguo» mi ordina Luca dopo aver tramortito l'uomo, che ora giace scompostamente sul tappeto viola del bagno.
Non ho il tempo di ribattere che Luca si volatilizza, seguendo le tracce della mia mentore.
Da sola, fradicia e ancora stordita da quanto è appena successo, recupero la cintura dell'accappatoio e stringo i polsi dello sconosciuto così forte che credo di avergli fermato la circolazione.
«L'ho persa!» Mi annuncia una voce maschile e sconvolta: mi giro spaventata e trovo Luca sulla soglia della porta del bagno.
«Mi hai terrorizzata!» esclamo, furiosa col mio compagno.«Ma cosa ti è successo? E che intendi con "l'ho persa"?» gli domando, fissando i suoi vestiti strappati.
Prendo un asciugamano e me lo stringo addosso mentre Luca controlla il nostro prigioniero. Lo volta sulla schiena e ne controlla i parametri vitali: da quando l'ho legato non ha emesso alcun suono, nemmeno un respiro.
«Mi è successo che ho incontrato un gruppo di buon samaritani che volevano salvare Marianne. Quindi l'ho persa. Nel pieno senso del termine. E lui è morto, per la cronaca» mi spiega il mio compagno, rialzandosi in piedi e fissando lo sconosciuto con espressione accigliata.
«Morto?!» ripeto scioccata, finendo di asciugarmi i capelli corti e gettando, poi, il telo in un angolo del bagno.
«Morto» conferma Luca con voce ferale.«Raccontami cos'è successo, tesoro...»
«Io... Non lo so...» Inizio a narrare, passandomi le mani sul volto. Luca si avvicina a me, mi abbraccia con dolcezza infinita e io continuo a parlare con la testa posata sulla sua spalla.«Non la sentivo da qualche giorno, ma è una cosa normale trattandosi di Marianne, così non ci ho fatto caso. Poi Cagliostro mi ha accompagnata qui e...»
«Quel dannato gatto...» brontola Luca, facendomi ridacchiare.
«Ho trovato l'appartamento vuoto e in ordine così ti ho chiamato, ma prima di te è arrivata Marianne. Era zuppa d'acqua e infreddolita quindi le ho preparato un bagno. Poi...»
Non riesco a continuare la frase.
«Ha tentato di affogarti» conclude lui al mio posto.
Io posso solo annuire, sfregando la guancia sul tessuto umido della sua camicia.
Perché?
«Dobbiamo chiamare la polizia. Prendi le tue cose: ce ne andiamo.» mi ordina Luca, scostandomi dal suo petto.
Mi posa un lieve bacio sulla fronte e dopo entra in azione. Slega lo sconosciuto e si mette a raccogliere tutte le prove della nostra presenza all'interno del bagno e dell'appartamento.
Nel frattempo recupero la mia borsa e chiamo Cagliostro con un fischio: il micio si materializza al mio fianco così gli dico di tornare a casa e aspettarmi là.
«Pronta?»
«Pronta!»
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