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Innocuo ma pericoloso

La metropolitana.

Chi l'avrebbe mai detto che la risposta a tutti i nostri problemi fosse qualcosa di così semplice?

Dopo che le volanti della polizia hanno circondato l'edificio, Luca si è allontanato per parlare con i suoi colleghi mentre io l'ho aspettato in macchina. Quand'è tornato da me, ha annunciato che avremmo dormito sulla barca, in quanto luogo magico e ben difeso: secondo lui, infatti, avevano colpito Marianne per ferire me.

Una notte di sonno agitato per me e una notte di ricerche sul computer per Luca.

E il mattino seguente il mio compagno mi ha rivelato la pista che aveva trovato mentre io ero nel mondo dei sogni: oltre a Marianne, altre persone sono tornate nelle proprie case, confuse, e hanno tentato di sopraffare i loro familiari. Luca ha messo assieme gli indizi e ha capito che l'unica cosa che gli Stralunati, come li ha soprannominati lui, hanno in comune è la metropolitana.

Quindi ora ci troviamo sottoterra, alla fermata vicino a casa di Marianne, dato che si tratta dell'ultima persona ad essere stata "colpita", se così si può dire. Fortunatamente indosso un giubbotto di jeans, gentilmente offerto da Samirah, la tuttofare magica che vive all'interno della barca di Luca, una specie di fata che, però, non può allontanarsi dal natante, pena la morte.

Per quanto possa morire un essere magico ed eterno.

«Percepisci qualcosa?» domanda il mio compagno, facendomi trasalire. «Oppure devo chiamare Cagliostro?» aggiunge, stemperando la frustrazione con un leggero sorriso.

Gli rispondo con una linguaccia e provo a concentrarmi per captare qualsiasi traccia di energia magica.

«Mmhh... no... nulla...» mugugno, col morale a terra.

Speravo davvero di trovare un indizio utile e invece...

All'improvviso la terra comincia a tremare leggermente e io devo aggrapparmi a Luca per non cadere: col lieve sisma, infatti, una potente scarica di energia mi ha attraversato il corpo, lasciandomi senza fiato.

«Qualcosa... c'è qualcosa all'opera... qualcosa di oscuro e... remoto...» mormoro con un filo di voce, cercando di dare un senso alle immagini che mi riempiono la testa.

D'un tratto mi sento spingere con il muro della galleria che stavamo percorrendo e subito dopo un treno compare dal nulla, correndo all'impazzata e, soprattutto, senza conducente.

Grazie ai miei poteri, riesco a penetrare l'incantesimo di mimetizzazione che ricopre il mezzo di trasporto e ciò che vedo mi lascia sgomenta.

«Dobbiamo fermarlo!» esclamo, scostandomi da Luca e seguendo con lo sguardo il treno che scompare dopo una curva. «Non è normale. Forse è opera di un tecnomago...»

Il mio compagno mi prende per mano, senza chiedermi spiegazioni, e cominciamo a correre verso l'uscita della metropolitana. Appena giunti fuori, Luca telefona a un suo collega, ma seguo poco la conversazione e non capisco bene gli ordini che sta impartendo.

Arrivati alla macchina dell'uomo, parcheggiata in una viuzza poco lontana, Luca mi mette al corrente della situazione: ha ordinato di vietare l'ingresso in metropolitana al pubblico così il treno misterioso si troverà privo di passeggeri, anzi di vittime.

«E noi che facciamo?» gli domando, mentre mette un moto l'auto.

«Mettiti la cintura e reggiti forte, tesoro!» esclama lui, per tutta risposta.

Non ho il tempo di ribattere che sento uno strano rumore metallico e subito due ali rigide e metallizzate fuoriescono dai lati del veicolo. Un rombo simile ad un tuono mi fa sobbalzare e poi spicchiamo letteralmente il volo.

«Ti piace? L'ho fatta modificare a Marissa e questo è il risultato. Spettacolare!» Mi spiega Luca mentre ci dirigiamo alla prossima fermata della metropolitana, evitando il traffico parigino.

Avrei dovuto immaginare che c'era lo zampino di Marissa...

Si tratta di una ragazza dolce e sfortunata che Luca ha conosciuto durante un'indagine: il padre di Mar era stato ucciso e la questione insabbiata, ma il mio compagno ha reso giustizia a quell'uomo sconosciuto e ha trovato un lavoro alla figlia rimasta orfana.

«Davvero...» commento di malavoglia, aggrappandomi al cruscotto con ferocia.

Odio volare.

«Eccoci arrivati!» annuncia Luca, facendo finta di non percepire la mia rabbia.

Atterra e parcheggia ad un paio di isolati dalla fermata, circondata dal nastro giallo della polizia. Ci sono due volanti ferme, con i lampeggianti accesi, e un uomo che, credo, sta aspettando noi.

«Robert!» Lo saluta amichevolmente il mio compagno, stringendogli la mano brevemente. «Grazie per avermi dato retta. So che non ti piacciono queste cose.»

Rimango in silenzio, un passo dietro a Luca, perché ho capito che il suo collega non vede di buon occhio le streghe.

E non è l'unico.

Dopo l'esplosione della Luna gli equilibri sono cambiati e la magia si disputa il pianeta con la scienza: molti studiosi catalogano gli esseri magici come mostri o, peggio, subumani senza capire che la magia è sempre esistita, anche se i praticanti sono rimasti nell'ombra per millenni.

Per questo il collega di Luca, e molte altre persone, aderiscono a movimenti e coalizioni contro l'uso della magia. Da un lato li capisco, l'uomo quando ha paura forma un branco per sentirsi più forte e attacca senza pietà. Ma, d'altro canto, non tutti i possessori di poteri magici sono malvagi.

«Non mi piacciono, però, sei un amico» gli risponde Robert, scoccandomi una rapida occhiata. «Vuoi scendere?»

Luca annuisce e allunga una mano per prendere la mia: sa come mi sento quando siamo assieme ad altre persone e fa di tutto per rassicurarmi. È sempre stato dolce nei miei confronti, anche quando mi voleva arrestare.

«Certo. Andiamo.»

Il suo collega ci accompagna al treno che si è fermato proprio qui, quasi stesse aspettando noi. Un poliziotto, un tipo giovane col pizzetto, si è avvicinato alle porte e queste si sono aperte con un leggero sbuffo.

«L'avete fermato voi?» domanda Luca, scrutando il mezzo con circospezione.

«No. È arrivato qui pochi secondi prima di te e si è fermato da solo» risponde Robert, rimanendo a distanza di sicurezza.

«Mmhh... Strano...» commenta il mio compagno, scambiando un'occhiata con me. Annuisco con un lieve cenno della testa e poi saliamo a bordo. «Pare tutto un ordine...»

In effetti sembra un normale treno umano solo che...

«Chi siete? Non potete stare qui. Voi...» Il poliziotto giovane che è salito prima di noi ci viene in verso con fare minaccioso ma si blocca subito, spaventato, perché all'improvviso le porte del treno si chiudono e il mezzo si mette in moto.

Udiamo Robert imprecare e correre nella nostra direzione ma è troppo tardi.

Ben presto ci troviamo a correre a velocità folle verso una destinazione a noi ignota.

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