Eterno ma effimero (prima parte)
«Ti conviene sederti e goderti il viaggio» afferma Luca in tono quasi noncurante.
Il treno sta percorrendo a tutta velocità la linea metropolitana in direzione della casa di Marianne e, dato che siamo praticamente prigionieri, io e il mio compagno ci siamo seduti e abbiamo valutato le varie possibilità a nostra disposizione. Il poliziotto giovane, di nome Claude, invece, sta tentando di forzare i finestrini da quando siamo partiti: ovviamente senza alcun successo.
«Non so come facciate ad essere così tranquilli» sbotta il ragazzo, girandosi di scatto e rivolgendo una brutta occhiata a me e Luca. «Anzi, lei è una di quelle. Ma tu...»
Prima che Claude possa finire la frase, il mio compagno si alza in piedi con un movimento repentino, lo raggiunge con poche falcate, gli si piazza alle spalle e gli passa un braccio intorno al collo. Il poliziotto poggia le mani sull'avambraccio di Luca per tentare di liberarsi, ma l'uomo stringe la presa finché il ragazzo non cade a terra provo di sensi.
«Ecco fatto. Così stiamo più tranquilli» commenta Luca, tornando a sedersi accanto a me e prendendomi una mano fra le sue.
«Non dovevi...» mormoro, scuotendo leggermente la testa. «Lo sai che ci sono abituata. Ormai non ci faccio più caso» mento spudoratamente, mantenendo lo sguardo fisso sul finestrino, da cui non si vede nulla di interessante.
Solo pietre e oscurità.
Il mio compagno non commenta in alcun modo e mi carezza il dorso della mano con il pollice, disegnando cerchi sempre più piccoli, mentre il panorama cambia repentinamente. Il buio scompare così come noi svaniamo dalla Terra: lo so, lo percepisco.
«Luca. Noi...» Inizio a spiegare per bloccarmi non appena il panorama davanti ai miei occhi diventa luminoso e pieno di stelle: ci troviamo a bordo in un treno che corre su rotaie invisibili fra pianeti sconosciuti e soli lontani.
«Siamo nello spazio» mormora lui, finendo la frase al mio posto.
Luca si alza di scatto e si avvicina al finestrino per controllare la mostra destinazione. Attendo con trepidazione e un po' d'ansia il suo responso e, purtroppo, coincide con la mia magica intuizione: il treno è diretto verso un piccolo pezzo di roccia alla deriva nel cosmo.
«Ci stanno aspettando...» avviso il mio compagno con voce greve, portandomi le mani alla testa.
Li sento.
Sento la loro agonia.
Sento la loro paura.
Sento la loro fine.
«Non preoccuparti, tesoro. Ce la caveremo anche questa volta e riusciremo a riportare a casa Marianne.» Mi promette lui, posandomi brevemente una mano sulla spalla per poi controllare la pistola che porta sempre alla cintura.
Un gemito ci fa capire che Claude si è risvegliato: giusto in tempo per scendere da questo treno impossibile.
Infatti il mezzo si è appena fermato accanto ad una specie di banchina spaziale: simile a un porto, il luogo dove ci troviamo è bizzarro e pieno di treni uguali al nostro, anch'essi vuoti.
Appena posiamo i piedi a terra, le porte automatiche si serrano, lasciandoci in balia di qualsiasi cosa abiti questo remoto pianeta. Claude comincia subito a scoccare occhiate nervose intorno a sé e sfodera la pistola anche se non c'è nulla a cui sparare.
Pare, infatti, che questo posto sia disabitato.
Eppure io ho percepito nitidamente quelle presenze...
«Da che parte andiamo?» mi domanda Luca, rimanendo fermo sul banchina.
Se è preoccupato o angosciato, non lo dà a vedere: la sua espressione è concentrata e pensierosa come quando deve prendere una decisione che potrebbe costarci caro.
«Io... Quella costruzione laggiù...» Indico con un dito, strofinandomi le braccia per scaldarmi: la temperatura è scesa e ho la pelle d'oca.
«E sia.»
Il mio compagno mi prende per mano e ci incamminiamo verso un edificio basso e largo, color avorio con striature verdastre. Claude, seppur controvoglia, ci segue a distanza di qualche passo e quella distanza gli è fatale.
Dal pavimento, gelido e lucido, compaiono due specie di robot, o almeno credo, alti più degli uomini che mi accompagnano e ricoperti da un'armatura nera e argento. Sono privi sia di bocca che di occhi: posseggono solamente due fori che, credo, fungano da naso, anche se ho parecchi dubbi non merito.
«Luca...» mormoro, iniziando a provare paura. «Non dobbiamo farci catturare. Loro...»
Non riesco a finire l'avvertimento che Claude parte all'attacco: punta la pistola e spara ma i proiettili rimbalzano senza produrre alcun danno. Dietro le spalle del ragazzo compare un altro robot che lo immobilizza e lo ingloba dentro di sé. Rimango a fissare quella scena surreale per un tempo indefinito, però il mio compagno, fortunatamente, reagisce con prontezza di riflessi.
Mi strattona in avanti, facendomi quasi cadere, e riprendiamo a correre in direzione dell'edificio che fa impazzire i miei poteri. Scoccando un'occhiata indietro, scorgo il nemico che ha catturato Claude, vedo il pavimento aprirsi e lui, anzi loro, scomparire nel nulla.
Prima che possa riferirlo a Luca, l'uomo mi fa entrare in una via laterale e, subito dopo, in quella che pare una casa: il posto è privo di mobili e suppellettili quindi ci accucciamo sotto l'unica finestra che vediamo e attendiamo.
Il cuore mi schizza in gola quando uno di quei robot, o qualsiasi cosa siano, irrompe nell'abitazione. Atterra al centro della stanza e Luca agisce come Claude, sparando, e, come prima, i proiettili rimbalzano sul suo avversario, producendo un rumore metallico.
All'improvviso mi sento stringere e sollevare. Giro la testa all'indietro e scorgo un altro robot: dalle sue braccia sono usciti due grossi tentacoli che mi hanno catturata.
«Luca!!!!» urlo, terrorizzata, mentre il mio aggressore mi allontana dal mio compagno, trascinandomi fuori dalla casa.
Scalcio e tento in ogni modo di liberarmi, ma i miei sforzi sono vani.
D'un tratto mi viene a mancare il pavimento da sotto i piedi e capisco che il robot si sta innalzando in cielo. Grido ancora il nome di Luca, ma non lo riesco più a vedere: ci siamo allontanati troppo e davvero troppo in fretta.
Luca...
Volto la testa verso quella che pare la meta del mio carceriere e un brivido gelido mi percorre la schiena.
Mi sta portando da loro...
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro