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Epilogo - Genitori all'improvviso

Inforno la torta e prendo il telefono per ascoltare il vocale che mi ha mandato Thomas.

«Sto arrivando. Non iniziare a fare l'albero di Natale senza di me, mi raccomando.»

Sorrido e mi siedo a tavola. Incrocio le mani sotto il mento, chiudo gli occhi e mi lascio andare ai ricordi.

Thomas sospira e si abbandona sulla sedia. «E' per gli altri, no? Chiederti di lasciare i nostri amici e la tua famiglia per seguirmi è troppo, vero?»
Mi torturo le mani. Non riesco a guardarlo. Mi limito a fissare intensamente il pavimento della sua cucina. «Non posso partire per lui e lo hai capito benissimo.»
«Sì, ma voglio che tu me lo dica. Ammettilo, Evie.»
Sollevo il volto. Noto soltanto adesso che abbiamo entrambi gli occhi lucidi. «Non posso venire con te perché sono innamorata di Corey.»
Sorride amaramente e annuisce. «Corri a dirglielo. Non perdere altro tempo qui con me.»

Mi attacco al campanello. Léon, dopo un po', stufo, viene ad aprirmi. Vedendomi, sorpreso, sorride. «Ragazzina, che fine avevi fatto? Ti eri chiusa in casa a meditare?» , mi domanda, invitandomi ad entrare.
«Più o meno. Avevo bisogno di riflettere per prendere una decisione importante» , gli rispondo. Inizio a guardarmi intorno e rifiuto la crostata ai mirtilli che mi offre. «Robert?» Stiamo ricominciando a usare tutti il suo vero nome, ma, certe volte, mi viene ancora spontaneo chiamarlo Corey.
«E' partito» , mi informa Alex, sbucando all'improvviso dalla sua stanza.
«Partito?» , chiedo, spaventata, sbiancando di colpo.
«E' tornato a Loughborough perché ci sono stati dei problemi con i genitori del suo vicino di casa, Tim, non so se te lo ricordi» , mi spiega il fratello di Chris.
Mi sento mancare. Vado a sedermi sul divano e Alex, notando il mio crescente stato d'agitazione, stranamente non preoccupandosi di mostrare apertamente la sua apprensione, si affretta a portarmi un bicchiere d'acqua.
«Evie?» Léon si lascia cadere accanto a me e mi porta una mano su un ginocchio.
«Tim sta bene?»
«Più o meno. Cioè, fisicamente sì.»
«Spiegati meglio!» , sbotto, esasperata.
«E' stato abbandonato. I Collins si stanno prendendo cura di lui, ma non credo che sia felice. Insomma, i suoi genitori sono pur sempre spariti lasciando unicamente un biglietto ad Amie per dirle di occuparsi di lui perché non torneranno mai più.»
Mi porto le mani sul viso, sconvolta. «Perché?»
Léon sospira. «Non lo so. Credi che stia nella mente di quelle persone?»
«Perché Corey non mi ha avvisata?»
«Per non disturbarti. Pensava che ti stessi preparando a partire con Thomas. A proposito, come mai sei ancora qui?» , mi domanda Alex, introducendosi nella conversazione.
«Per lui» , confesso.
I due mi guardano e iniziano a sorridere in modo malizioso.
«Per salutarlo?»
«Léon, smettila. Hai capito perfettamente il motivo che mi ha spinta a correre qui da voi oggi.»
«Sì, ma voglio che tu lo ammetta» , dice con aria divertita.
Alex incrocia le braccia e si appoggia con la schiena alla parete. Ridacchia e ci osserva.
Roteo gli occhi e sbuffo. «Lo amo.»
Iniziano ad applaudire entrambi e sfugge anche a me un sorrisetto. «E adesso che facciamo? Festeggiamo?» , domanda Alex. «Andiamo a Loughborough da lui» , rispondo con decisione. Strabuzzano gli occhi, sorpresi. «Non è tornato a casa a divertirsi. E' corso via per un'emergenza. Volete davvero abbandonarlo nel momento del bisogno? E' vostro fratello» , non demordo.
Entrambi titubanti, dopo un po' cedono. «In fin dei conti, non torno da parecchio dalla mia famiglia» , ammette Alex.
«E non bisogna mai tirarsi indietro quando c'è l'occasione di passare del tempo con Letha» , aggiunge Léon, beccandosi un'occhiataccia dal ragazzino.

Viene ad aprirci Baylee. Quando mi vede, sconvolta, spalanca le palpebre. «Evie!» , grida con voce più acuta del normale prima di saltarmi addosso per abbracciarmi. Le accarezzo i capelli biondi e sorrido.
«Mi ha appena fatto venire voglia di rimettermi in macchina per tornare a Nottingham» , si lamenta Alex alle mie spalle. La sorella lo fulmina con lo sguardo, ma si ricompone subito e, imbarazzata, si avvicina poi a Léon per salutarlo.
«Baylee, che stai facendo qui fuori?» Il suo gemello, Nolan, le compare alle spalle.
Sorpreso, sorride. «Che ci fate voi qui?»
Gli do una pacca su una spalla.
«Evie!» Holly, notandomi, inizia a scendere in fretta le scale per raggiungermi. Quando mi arriva accanto, la prendo fra le braccia e lei, allegra, inizia a riempirmi di baci una guancia.
Duncan sbuca dalla cucina e mi sorride in modo malizioso. «Lo sapevo. Alla fine, tornano sempre tutte da me» , commenta.
«Chi stai importunando questa volta?» Letha compare dietro di lui. Rotea gli occhi e poi si accorge di me e degli altri e corre a salutarci.
Amie, attirata dal trambusto, lascia la cucina e ci raggiunge. Allegra, inizia ad abbracciarci tutti e ci fa entrare in casa.
Mi siedo in soggiorno con le tre sorelle di Corey e inizio a guardarmi intorno. Mi chiedo che fine abbia fatto lui. Sono ansiosa di vederlo sia perché voglio domandargli di Tim sia perché devo dirgli che ho deciso di restare a Nottingham per stargli accanto perché lo amo.
«Vostro fratello?» , mi decido a chiedere. Letha mi sorride in modo malizioso. «Quale dei tanti?»
Abbasso lo sguardo, imbarazzata. «Lo sai» , mormoro.
Ride. «Hai davvero rinunciato a Thomas per lui?» Arrossisco.
«Thomas? Il fico da paura?» , si intromette Baylee nella discussione, visibilmente sconvolta.
Holly, felice, mi abbraccia. «Sei la fidanzata di Robin? Davvero? Quindi adesso starai sempre insieme a noi?»
«No, Holly, non stiamo insieme» , le rispondo, intenerita, accarezzandole i capelli rossi. «Non ancora» , precisa Letha.
Baylee solleva di scatto le mani in un moto rabbioso. «State scherzando, vero? Ha seriamente rinunciato a un ragazzo bellissimo per prendersi Robert?» Holly le rivolge un'occhiataccia e Letha le dà un colpetto sul braccio. «Non ve lo meritate proprio quel Thomas. Ci penserò io a lui, prima o poi» , continua il suo ragionamento, per niente toccata dalle reazioni delle sorelle.
«Non ti piaceva un chitarrista?» , azzardo.
«Cole?» Scoppia a ridere. «Si sa che, alla mia età, gli amori vanno e vengono» , mi spiega con sorprendente maturità. «Siamo usciti insieme per un po'» , racconta.
«E poi?» , le domando, incuriosita.
«Poi mi ha detto di eliminare le gonne dal mio guardaroba e di portare soltanto pantaloni lunghi e che, se volevo stare con lui, dovevo rinunciare a tutti i miei amici maschi.»
«E tu?» , la incito a proseguire.
«Mi sembra ovvio, no? Ho fatto fuori lui dalla mia vita. Nessuno può impormi qualcosa. Sono una ragazza libera.»
Letha, orgogliosa, le sorride e io faccio lo stesso. La porta di casa si spalanca di colpo. «Siamo tornati dal parco!» Corey, distrattamente, si volta a guardarmi. Gli cade dalle mani un mazzo di chiavi per lo stupore. Lascio Holly sul divano per raggiungere lui e Tim. Il bambino, meravigliato, mi salta in braccio. Gli bacio una guancia, allegra, e lui, sorridendomi, mi accarezza i capelli. «Starai anche tu qui con me?» Annuisco. Serra le palpebre, posa la testa sulla mia spalla e mi abbraccia. Gli passo le dita sulla schiena, felice di averlo rivisto.
Duncan, intanto, sbuffando, si accinge a chiudere la porta di casa. «Non tenere la bocca aperta, Robin, sembri un idiota» , lo informa, beccandosi un buffetto sulla nuca. «Che cosa ci fai tu qui?» Corey si decide ad avvicinarsi a me e a Tim. Accarezza i capelli al bambino e, incredulo, continua a fissarmi in attesa di una spiegazione.
«Perché sei partito senza avvertirmi?»
Amie sbuca alle nostre spalle. Ci osserva e sorride. «Scusate» , mormora, avvicinandosi. Mi invita a darle il piccolo. «Ho preparato la merenda a questo ometto. Lo porto con me in cucina, se non vi dispiace. Ma non credo, no? Alex e Léon mi hanno spiegato il motivo per cui siete venuti qui» , mi informa, facendomi l'occhiolino prima di sparire con Tim. Arrossisco fino alla punta dei capelli.
«Che sta succedendo?» , mi domanda Corey, confuso.
«Evie, tesoro, puoi andare a prendermi la felpa che ho lasciato in camera?» , mi urla Letha dal divano. Lei e Holly sorridono in modo malizioso.
«Felpa? Siamo quasi a Giugno» , le fa notare il gemello, sempre più perplesso.
«Andate, coraggio!» , si intromette nella conversazione anche Baylee, esasperata. Trattengo a stento una risata. Inizio a salire le scale e lui mi segue. Una volta in camera, ci chiudo la porta alle spalle.
«Mi spieghi perché siete tutti così strani?»
Mi appoggio alla scrivania con le braccia incrociate sotto il seno. «Credevo che fossi la mente del gruppo» , commento, divertita. Infastidito, mi rivolge un'occhiataccia. «Sei venuta qui per insultarmi?»
Sorrido e scuoto il capo. «Sono venuta a Loughborough per Tim. Mi spieghi che cosa gli sta succedendo?»
Sospira pesantemente. «I suoi genitori hanno lasciato una lettera a mia madre per dirle che non torneranno mai più a prenderlo. Non lo volevano. Hanno deciso di viaggiare per il mondo. Nemmeno i suoi nonni hanno intenzione di prendersi cura di lui e io ho deciso di tenerlo con me. Forza, dimmi anche tu che sono pazzo e troppo giovane per fare il padre. Me lo stanno ripetendo tutti i miei fratelli da ore.» Cammina nervosamente per la stanza mentre racconta. Gli prendo una mano e si ferma. Sorridendo, lo attiro a me. Gli accarezzo una guancia e poso le mie labbra sulle sue. Sorpreso, chiude gli occhi e mi porta le dita sulla schiena. Il cuore mi batte forte in petto e percepisco il suo fare lo stesso. Quando si allontana per guardarmi, emozionata, faccio combaciare le nostre fronti.
«Sarai un padre perfetto e io ti starò accanto e ti sosterrò in questa tua decisione. Sono venuta qui per Tim e per te, perché io ti amo, non ho mai smesso di farlo.»

Quando il telefono inizia a squillare, corro a chiudermi in bagno per avere un po' di privacy e rispondo.
«Come procede la vita lì a Loughborough con la mia famiglia, amore?» Sento la voce di Corey e sorrido.
«Tutto bene. Ho aiutato Holly a fare i compiti e Tim è appena crollato sul mio letto. Era distrutto. Fortunatamente, mancano pochi giorni alla fine della scuola. A voi sta andando meglio lì a Nottingham?»
La voce di Corey viene coperta dal rumore di un trapano e lui urla a qualcuno di fermarsi un attimo con il lavoro. «Dicevo che i ragazzi mi stanno aiutando a sistemare la nostra futura casa. A Settembre potremo venire a viverci insieme a Tim. Chris si è quasi tagliato un dito per sbaglio stamattina. Non è portato per i lavoretti manuali.» In sottofondo, il poliziotto protesta, offeso. Rido.
«Duncan, Tim sta dormendo! Abbassa il volume della musica!» , sento urlare a Baylee dal corridoio. Roteo gli occhi, sconsolata.
«Ha gridato Baylee? Amore, tornerò da voi domani, puoi giurarci. Non ti dispiace restare ancora un po' da sola con la mia famiglia, vero?»
Intenerita dalla sua preoccupazione, sorrido. «No, sto bene qui. Ormai mi sento una Collins anche io» , ammetto.
«Lo sei.»
Credo di essere arrossita. Mi guardo allo specchio giusto per averne la conferma. Mi tocco una guancia accalda e sì, è proprio così. «Comunque, non devi per forza ripartire domani. Sei stanco. Stai lavorando molto per rimettere in sesto la casa che abbiamo comprato. Resta a Nottingham a riposare» , cambio discorso, imbarazzata.
«Non se ne parla.»
Sospiro. «Sarebbe bellissimo potersi prendere una pausa dopo una settimana stremante, non credi?» , provo a farlo ragionare. «Sarebbe bellissimo poter rivedere la mia famiglia dopo aver lavorato tanto» , ribatte. «Sei sicuro? I tuoi fratelli litigano costantemente.»
«Parlavo di te e Tim, infatti.» Sorrido come una sciocca e mi copro le labbra con una mano. Ci siamo improvvisati genitori in poche settimane e mi sembra ancora tutto così surreale. Sento Léon urlare. «Lion, che cosa è successo?» , gli domanda Corey, allarmato. «Ti sei fatto male?»
«Mi si è cariato un dente perché sei schifosamente dolce. Chiudi, riprendi il martello e torna ad aiutarci» , gli risponde, seccato.
Rido, divertita.
«Ti prendi gioco di me anche tu?»
«No» , mento.
«No? Bene. Per questa volta, fingerò di crederti. Vado. Ti amo» , mi saluta.
«Anche io» , dico prima di attaccare.

Il timer del forno mi fa tornare in me.
Adam e Faith sbucano dal corridoio con degli album di fotografie fra le mani e mi raggiungono.

«Cercavi questi?» , mi domanda il moro, mostrandomene uno.

Inizio a sfogliarlo e sorrido. Faith, intanto, si affretta a sfornare la torta.
Trovo una foto di me, Corey e Tim appena arrivati nella nostra nuova casa e l'accarezzo con un dito.

Parquet, pareti bianche e mobili chiari. Cucina alla mia sinistra e soggiorno alla mia destra. Le due stanze sono molto vicine fra loro e separate unicamente da una porta a vetri verde. Alla sinistra di un grande televisore appeso alla parete si trova un corridoio che, sicuramente, conduce al bagno e alle camere da letto dell'appartamento, una per il piccolo, una per noi adulti e una per gli ospiti.
Emozionata, sorrido e abbraccio Corey. «Ti piace?» , mi domanda. Mi accarezza la schiena con le dita mentre Tim, euforico, lascia a terra il suo zainetto e inizia a correre qua e là per la casa per esplorarla.
«E' davvero tutta nostra?» Ho gli occhi lucidi. Sono commossa.
«No, abbiamo comprato soltanto la cucina e il soggiorno. Il bagno e le altre stanze sono dei vicini» , mi prende in giro. Gli do un colpetto sul torace e sorride. «Beh, a quanto pare, sì. Adesso viviamo insieme e abbiamo davvero un bambino che si chiama Tim. Ti ricordi quando lo avevamo detto per scherzare a un uomo della sicurezza del centro commerciale?»

«Possiamo fare un annuncio? Abbiamo perso nostro figlio.» Deglutisco e guardo in basso. E' decisamente impazzito.
«Figlio? Siete due ragazzini.»
«Ho ventitré anni» , afferma lui con sicurezza. «E già molti hanno criticato la nostra decisione di tenere il bambino. Non ci si metta anche lei, la prego.» L'omone, imbarazzato, si gratta il capo privo di capelli e si scusa. «Può lasciarci da soli? Quando parlo con il cuore a Tim mi viene da piangere e mi imbarazza il pensiero che uno sconosciuto possa vedermi in uno stato del genere.»
La guardia del centro commerciale annuisce. «Vado a prendermi un panino, fate con calma. Premete il bottone rosso per attivare il microfono.»

Dopo aver ricordato, incredula, spalanco le palpebre. «E' vero» , mormoro.
«Avevo previsto tutto» , si vanta, accarezzandosi il mento come se avesse una lunga barba bianca e soffice.

Adam mi mostra una foto di Tim. «Era proprio piccolo qui» , commenta, sorridendo.

«Aveva sei anni e adesso sta per farne undici. Era il suo primo giorno di scuola a Nottingham» , dico.

«Ci avete messo un po' di tempo ad adottarlo» , commenta.

«L'importante è avercela fatta» , affermo, felice.

Sorrido guardando Corey che cerca di annodarsi la cravatta. Vado ad aiutarlo e lui mi accarezza una guancia. «Grazie» , sussurra prima di darmi un bacio. «Tim è sveglio?»
Mi sfugge una risata. «Sì e si è anche preparato dopo aver fatto colazione. Stiamo aspettando soltanto te per scendere di casa» , lo informo.
Mortificato, abbassa lo sguardo. «Non è troppo tardi, vero? Volevo soltanto farmi bello per il suo primo giorno di scuola.»
«Stai benissimo vestito così» , lo rassicuro, accarezzandogli le braccia coperte da una camicia bianca.
Sorride e indossa una giacca nera. «Sono pronto. Sarò il papà più bello di tutta la scuola.»
Scettica, inarco un sopracciglio. «Vuoi fare colpo su qualche madre o sulle insegnanti?» Scoppia a ridere. «Sui compagni di classe Tim. Li colpirò così tanto che inizieranno ad invitarci a casa loro la domenica per costruire, insieme ai loro padri, miniature di famosi monumenti, dopo qualche gara di corsa con i sacchi in giardino, ovviamente.» «Stai dando i numeri» , gli faccio notare. «E spero per te che tu voglia davvero impressionare i bambini e non le loro mamme.»
Ride e mi circonda la base della schiena con le braccia per attirarmi al suo torace. «Mi piace quando sei gelosa» , commenta prima di baciarmi.
«Sei un imbecille.»
Sorride sulle mie labbra.
«Andiamo? Non è il momento di farmi un fratellino o una sorellina.»
Sbianchiamo e ci voltiamo verso la porta. Tim, imbronciato, con le mani sui fianchi, ci osserva.
Ci allontaniamo di scatto.
«Tim, chi ti ha insegnato queste cose?» , gli chiedo, allarmata.
«Zio Léon» , risponde con naturalezza. «Ha detto che quando vi date i bacini in camera vostra è perché volete crearmi una sorellina o un fratellino con cui giocare» , aggiunge, cercando di ricordare le parole esatte del fratello di Chris.
«Tesoro, arriviamo subito. Aspettaci davanti alla porta» , gli dico, forzando un sorriso. Mi volto verso Corey che si copre il viso con le braccia, spaventato. «Hai lasciato il bambino a quell'idiota?»
«Due minuti soltanto» , si giustifica. «Alex voleva che giocassi con lui ai videogiochi» , aggiunge.
«Videogiochi?»
«Sì» , mormora, scoprendosi gli occhi.
Prendo un respiro profondo per calmarmi. «Dovresti portarne alcuni anche qui.»
«Sul serio?» , domanda, emozionato al solo pensiero.
«Sì, certo, perché ti intratterrai con quelli per il resto dei tuoi giorni. Fratellini e sorelline? Ne riparleremo quando Tim diventerà maggiorenne, forse» , gli dico, seria.
«No, amore, aspetta» , piagnucola, cercando di farmi ragionare. Forzo un sorriso e raggiungo Tim con Corey alle calcagna che continua a lamentarsi.
Divertita e soddisfatta allo stesso tempo, sorrido.

Tim apparecchia la tavola mentre io e Corey cuciniamo. «Zio Chris è venuto a prendermi a scuola vestito da poliziotto. I miei amici hanno detto che fa un lavoro davvero fico.» Sorrido mentre continuo ad affettare una carota. «Ma io ho detto a tutti che anche i miei genitori sono fichi perché il mio papà disegna fumetti e la mia mamma sa combattere. E' vero mamma? Tu sai dare calci e pugni? Me lo ha detto zio Alex.»
Sorpresa, lascio il coltello sul tagliere. «Sì, tesoro, è così» , mormoro con la voce che mi trema leggermente. Mi volto a guardare Corey. Alcune lacrime gli stanno rigando le guance. Ruota il capo per rivolgermi un'occhiata. «Ci ha chiamati mamma e papà» , sussurro, emozionata.
«Lo so.»
«Stai piangendo? Ti sei commosso?»
Si asciuga gli occhi con l'avambraccio. «No, è colpa delle cipolle» , mente per fare il duro. Intenerita, mi avvicino a lui e gli bacio una guancia.

Sono in videochiamata con Faith, Letha e Selene. Corey è andato a prendere Tim in piscina.
«Quindi, stasera Tim non dormirà con voi per la prima volta dopo mesi?» , mi domanda la fidanzata di Adam.
«Passerà la notte da un amico» , rispondo.
«E tu e mio fratello starete un po' da soli?» , mi chiede Letha, sorridendo in modo malizioso.
Sospiro. «Sì, a guardare una partita.»
Tutte sembrano sbalordite. «Non ci credo» , mormora Faith.
«Il campionato di calcio è importante» , imito Corey.
«Non ti sei ancora pentita di non aver scelto Thomas?» , mi domanda Selene.
Non lo vedo da mesi, a proposito. Continua a girare il mondo e a darci a stento sue notizie. Io e Faith, in ogni caso, stiamo gestendo al meglio l'enoteca.
Roteo gli occhi e faccio per rispondere alla rossa, ma mi interrompo quando suonano alla porta. «Ecco il mio adorabile compagno. Si è dimenticato di nuovo le chiavi.»
Saluto le mie amiche e, dopo aver terminato la videochiamata, vado ad aprire.
«Sorpresa!»
Per poco non svengo alla vista di Thomas e di suo nipote Stewart. Lui e il bambino mi abbracciano. Non riesco a trattenermi e bagno la camicia di Thomas con alcune lacrime. E' tornato.
«Coraggio, ragazzi, entriamo» , dice Corey, spingendoci dentro.
Ci sediamo a tavola e iniziamo a cenare. «Avrei preparato più cibo, se i miei due uomini mi avessero avvertito della vostra visita» , mormoro, mortificata.
Thomas sorride e mi accarezza un braccio. «Volevamo farti una sorpresa.» Annuisco e gli chiedo, incuriosita, per quanto si tratterrà a Nottingham. «Ho lavorato come agente per conto di Dave in vari posti» , ci spiega. «E' stato divertente, ma mi mancate tutti. Resterò qui. Non voglio più andarmene.»
Mi cade la forchetta dalle mani. Felice, sorrido.
Dopo aver mangiato, Corey e Thomas si mettono a guardare in soggiorno la partita e Tim, invece, corre a giocare con Stewart nella sua stanza. Seccata, mi siedo su una poltrona in soggiorno e inizio a leggere un libro.
A fine serata, lascio a Thomas uno zaino pieno di cose di Tim. «Non fargli mangiare dolci prima di metterlo a letto, mi raccomando.» «Va bene, mamma» , mi prende in giro, riuscendo a strapparmi un sorriso. Abbraccio prima lui per salutarlo e poi i bambini. Corey fa lo stesso, allegro.
Quando i tre ci lasciano soli, il rosso torna a tuffarsi sul divano.
«Che stai facendo?» , gli chiedo, confusa.
«Mi preparo a guardare le interviste del post-partita» , mi risponde con naturalezza, senza nemmeno girare la testa per osservarmi.
Il post-partita. «Fai sul serio?»
«Sì, amore. Non c'è altro di interessante da vedere.»
Indispettita, trattengo a stento la voglia di insultarlo e mi metto a riflettere.
Mi viene un'idea.
Mi sfilo la canotta e gliela lancio accanto. Riesco a catturare la sua attenzione. «Che stai facendo?» , mi domanda con gli occhi spalancati per lo stupore.
«Non c'è altro di interessante da vedere» , lo scimmiotto. Mi slaccio il reggiseno e lo lascio cadere a terra. «Sicuro?»
Le sue labbra si increspano in un sorriso.
Soddisfatta, mi allontano dal soggiorno e mi fermo in corridoio a pochi passi dall'ingresso della nostra camera da letto.
Uno. Due. Tre.
Non sento più il rumore della televisione. Corey compare in corridoio e si affretta a raggiungermi. Mi blocca contro la parete alle mie spalle e prende a baciarmi con foga. «E il post-partita?» , lo provoco.
«Chi se ne frega del post-partita» , mormora con voce leggermente roca. Gli sfilo la camicia e lui scende a baciarmi il collo. Mi fa rabbrividire il contatto fra il mio seno scoperto e il suo torace. Mi porta in camera e mi lascia sul letto. «Quindi? Lo facciamo questo fratellino a Tim? O una sorellina, magari.» Rido e gli do un buffetto su una guancia.

Bussano alla porta e corro ad aprire.
Abbraccio Selene e Chris e li invito ad entrare in casa. Adam accompagna il cugino a lasciare i regali in soggiorno e io costringo la rossa a sedersi sul divano per non affaticarsi.

«Il fatto che io sia incinta non implica necessariamente che debba riposarmi» , mi ricorda.

«Tanto non puoi aiutarci a fare nulla, abbiamo già cucinato per il cenone di stasera» , la informa Faith.

Selene mi tocca la pancia. «Il bambino come sta? Siediti vicino a me» , mi dice.

Le sorrido. «Bene. La tua piccolina, invece?»

«Non vede l'ora di uscire per abbracciare me e il suo papà. Sono diventata enorme» , commenta, accarezzandosi il ventre.

La sua fede nuziale scintilla. Guardo la mia e ricordo il mio matrimonio.

Gabe e Brad continuano a fare brindisi. Sono leggermente ubriachi. Alex e Floyd li sorvegliano per assicurarsi che non cadano nel laghetto.
«Ho preso la giarrettiera!» , urla Léon, euforico, iniziando a sventolarla in alto per mostrarla a tutti i presenti.
Corey, ridendo, torna da me e mi circonda le spalle con un braccio. Si abbassa per baciarmi e io sorrido.
«Lui la giarrettiera e Letha il mio bouquet» , gli faccio notare. «Dobbiamo preoccuparci?» Sospira e forza un sorriso. «Non mi ci far pensare, ti prego. Non oggi.»
Mi rialzo e mi prende per mano. Torniamo al nostro tavolo e, dopo un po', Chris e gli altri ci raggiungono.
Sollevano Corey con la forza e lo portano al centro della pista da ballo dello spazio esterno del ristorante.
Thomas e Adam mi affiancano. «Andiamo a scatenarci anche noi, signorina?» , mi domanda il più grande dei due.
Annuisco e li seguo.
Gli altri ragazzi, intanto, spingono Corey in aria e lo riafferrano, divertiti.
Adam mi fa fare un giro sul posto e mi sorride. «Lo hai già detto a tuo marito?» , chiede, indicando la mia pancia con lo sguardo.
«No, ha preferito prima incastrarlo» , si intromette Thomas nella discussione. Gli rivolgo un'occhiataccia e lui ride e mi accarezza una guancia. «Scherzavo. E' un uomo incredibilmente fortunato, ma già sai che lo penso, non è necessario continuare a ribadirlo»
Gli do un bacio su una gota e lui sorride. «Saremo i suoi padrini, vero? Abbiamo scoperto insieme a te della sua esistenza. Non puoi negarci questo ruolo» , tenta di convincermi Adam, continuando a fissare il mio ventre.
«Vi siete soltanto trovati per caso in negozio quando sono svenuta.»
«Ti abbiamo portata in ospedale. Siamo stati bravi» , mi ricorda Thomas.
Sospiro. «Si vedrà, ragazzi, si vedrà.»

Chris corre ad aprire la porta. I Collins, lentamente, iniziano a riempirmi casa. Thomas, stranamente, è con loro. Dopo un po', arrivano anche mio padre, Gabe e Maya, la dottoressa più grande di lui con cui alla fine è riuscito a fidanzarsi, e Brad con Cassie, l'ex collaboratrice di Mark che, ormai da un po', lavora insieme a mio fratello, con cui fa coppia fissa da parecchi mesi, per Dave.

Mi sposto in cucina a sistemare le ultime cose per il cenone di Natale e Thomas mi segue. «Se ti confesso un segreto, prometti che non ti arrabbi con me?»

Scettica, gli rivolgo un'occhiata. «Dipende.»

«Sto frequentando una ragazza» , ammette.

Sorrido, felice. E' la prima volta che accade dopo anni di solitudine. «Perché dovrei arrabbiarmi, Thomas?»

Inizia ad accarezzarmi il pancione. «Perché questo piccolino potrebbe diventare mio nipote.»

Confusa, inarco un sopracciglio. «Non ti sei intromesso fra Letha e Léon, vero?» , gli chiedo, allarmata.

Scoppia a ridere. «No, ma ti pare? Sto uscendo con Baylee.»

Per poco non rischio di strozzarmi con la saliva. «Sei impazzito? E' una bambina!» , gli ricordo.

«Ha quasi ventidue anni!» , si difende.

«E tu sei sulla soglia dei trenta!»

Inizio a prendere dei respiri profondi. E' Natale, non devo ucciderlo. E' Natale, non devo ucciderlo. E' Natale, devo convincere Corey a non spezzargli le gambe.

«Thomas!» Mio marito entra in cucina e mi sorride in modo smagliante.

«Non ho fatto niente!» , grida lui, terrorizzato, sollevando le mani in segno di resa.

«Sì, lo vedo che non stai aiutando. Vieni in soggiorno a sistemare l'albero di Natale che abbiamo comprato io e Léon insieme ai bambini.»

Victoria entra in cucina con Tim e corre da me. La prendo in braccio e lei mi bacia una guancia. Le sposto i riccioli rossi dalla fronte e sorrido. Ha preso i colori dei Collins.
Thomas, intanto, sbiancato, segue Corey e ci lascia.

«Papà e zio Léon ci hanno comprato l'albero più grande di tutti» , mi informa la piccola, allargando le braccia per indicarmi la sua dimensione.

Tim dà un bacio a me e poi al mio ventre prima di prendersi un bicchiere di succo d'arancia dal frigorifero.
Corey torna in cucina e mi raggiunge. Copre gli occhi di Victoria con una mano e mi bacia. La bambina, divertita, ride e prova a togliersi dal volto le dita del padre.

«Ho messo Thomas a sistemare l'albero» , mi avverte. «Da solo» , precisa. «Deve farsi le ossa» , aggiunge. «O spezzarsele.»

«Come mai tutta questa cattiveria?»

«Baylee mi ha detto che escono insieme.»

Deglutisco, preoccupata. «E la cosa ti sta bene?»

«Sì» , confessa. Tiro un sospiro di sollievo. «Più o meno, insomma. E' un bravo ragazzo, in fin dei conti.»

«Sa che lo sai?» «No, e non dirglielo. Mi teme e la cosa mi piace particolarmente. Si è addirittura offerto di aiutarci a pulire i piatti dopo cena. Non possiamo non approfittare di un'occasione del genere.»

Ride e io faccio lo stesso. Torniamo dai nostri amici e familiari in soggiorno e li troviamo tutti intorno all'albero di Natale. Victoria corre ad attaccare a un ramo la prima pallina e tutti gli altri, dopo un po', iniziano a decorarlo insieme a lei.
Corey si posiziona dietro di me e mi porta le mani sulla pancia. Mi dà un bacio a fior di labbra e poi appoggia il mento sulla mia spalla.
Guardo i miei amici e sorrido prima di prendere mio marito per mano per trascinarlo accanto all'albero. Accarezzo i lineamenti del suo volto con un dito e mi abbandono ai ricordi.

Sono delusa da me stessa. Mi sono lasciata ingannare da un idiota che crede di poter ottenere dalle donne tutto ciò che desidera con un semplice sguardo ammaliante. Tossisco e affondo le unghie nei palmi delle mani.
Stai bene, Evie. Sei forte, Evie. Ne sei sicura, Evie?
«Va tutto bene?»
«E' la voce della mia coscienza?» , domando, spaventata.
Una risata cristallina mi fa voltare. «No, sono Corey, il ragazzo del secondo piano.» Viene, senza chiedermi il permesso, a sedersi accanto a me.
Mi ispira, per non so quale motivo, fiducia. Imbarazzata, mi affretto ad asciugarmi le lacrime con la manica della felpa bordeaux. «Comunque, no, non sto bene» , affermo.
«Lo avevo intuito» , sentenzia, sarcastico.
Preme le mani contro le piastrelle rosse su cui siamo seduti e inclina leggermente indietro la schiena. 
«Allora perché me lo hai chiesto?» , domando, singhiozzando.
Ride. «Mi sembrava scortese e invadente chiederti perché stessi male.» Sorrido anche io e annuisco. «Posso fare qualcosa per te?»
Ci penso un po' e poi, con sincerità, rispondo. «Puoi farmi una tisana calmante? Non ho voglia di tornare nel mio appartamento, ho litigato con Christopher» , affermo, dando per scontato che lui lo conosca.

Abbattuta, entro in cortile. Cammino per raggiungere la scalinata che porta ai piani superiori e, quando sollevo il capo, alla vista di Corey seduto sul terzo gradino, intento ad accarezzare la pancia del gatto nero che ho incontrato il primo giorno in cui ho messo piede a casa di Christopher, sorpresa, urlo. Il rosso alza la testa di scatto e l'animale, terrorizzato, fugge via. «Bessy!» , prova a richiamare quella che, a quanto pare, è una gatta, senza però ottenere alcun risultato. Sbuffa e punta lo sguardo su di me. Sembra serio, ma poi inizia a ridere. Si alza in piedi e con un salto mi affianca. Spaventata, indietreggio e lui mi porta una mano dietro la schiena per fermarmi prima che possa cadere nel prato. «Sei maldestra, amore» , commenta.
Sentendo il nomignolo che mi ha affibbiato, arriccio il naso, ma, non avendo voglia di discutere, annuisco semplicemente e mi allontano da lui per iniziare a salire. Mi segue fino al primo piano e poi mi afferra un polso per fermarmi. Mi volto e mi porta una mano sotto il mento per sollevarmi il viso. Il suo gesto mi coglie alla sprovvista. Inclina il capo da un lato e poi si gratta il mento con fare pensieroso. «Non stai bene» , commenta.
Mi libero dalla sua presa. «Non è vero» , tento di convincerlo.
Non mi sembra pericoloso, ma cerco di seguire il consiglio di Christopher e di non essere troppo ingenua. Lo conosco da poco, non posso fidarmi di lui. «Ti ho già vista in questo stato, non prendermi in giro. Che cosa è successo?»
Il fatto che si preoccupi per me, però, quasi mi commuove. Sospiro. Sorride in modo amichevole e mi incita a parlare. «Ho distrutto le scarpe che Christopher mi aveva detto di non toccare. Ho provato a ricomprarle, ma il negozio non le aveva» , cedo.
Ghigna. «Dovevi dirlo subito, amore. Ho io una soluzione per il tuo problema.»

Sollevo il capo e mi ritrovo faccia a faccia con Corey. Mi stringe una mano e si siede accanto a me. Mi mancano le forze per lamentarmi del contatto. «Stai tremando» , constata. Non rispondo nulla. «Sei claustrofobica, vero?» Mi limito ad osservarlo e ad annuire. Mi circonda un fianco con il braccio e io, inizialmente sorpresa, poso poi la testa sulla sua spalla, rasserenata dal fatto che si sia accorto del mio problema e che sia, probabilmente, intenzionato ad aiutarmi.
«Ho paura» , mormoro, quasi sul punto di piangere.
«Non devi, amore. Andrà tutto bene.»
Voglio fidarmi di lui adesso e sento di poterlo fare.

«Oggi sarebbe stato il compleanno di mio padre.» Guarda il vuoto e io, invece, lui. «E' un giorno che passo sempre insieme alla mia famiglia. Mia madre, quest'anno, però, mi ha impedito di tornare a casa. I gemelli hanno il morbillo e hanno contagiato gli altri miei fratelli. Ha paura che possa ammalarmi anche io.» Stringo con più forza la sua mano, che è ancora congiunta alla mia, e lui si volta a guardarmi.
«E' normale essere tristi e capisco tua madre.»
«Promettimi che non dirai a nessuno che posso essere vulnerabile anche io.» «Tranquillo, non dirò a nessuno che ti ho visto piangere.»
Strizza gli occhi. «Non mi piace quel termine.» Mi fermo un po' a pensare. «Lacrimare?» , propongo. Scuote la testa. «Sudare dagli occhi?»
Sorride e fa cenno di 'sì' con la testa. «Mi sembra una scusa assurda» , commento.
«Non fa niente, tanto non dovrai raccontare questa cosa a nessuno» , mi ricorda.

«Che cosa ti è successo? Sei bagnata e ferita» , constata, preoccupato. Tende una mano verso di me e la posa sulla mia spalla. Guardo dietro di lui e scorgo sul tavolo da pranzo una cassa piena di birre.
«E tu sembri intenzionato ad ubriacarti» , affermo.
Abbassa la testa e indietreggia. «Sai che non sono perfetto» , si difende.
«E io sono un totale disastro.» Allargo le braccia e faccio una piroetta sul posto sotto il suo sguardo confuso. «In due non facciamo una persona sana, ma non mi importa. Ho bisogno soltanto di te. Tutti potranno aiutarci, ma nessuno potrà mai comprendere fino in fondo il nostro dolore. Non mandarmi via. Lascia che ti rimanga accanto.»

«Tieni molto ad Evie, eh?» Quando sento il mio nome, il cuore inizia a battermi forte. Ha parlato Léon.
«Io? Sei tu che l'hai baciata.»
Una risata.
«Chris, dovremmo andare» , lo chiamo. «Torniamo da loro più tardi» , gli suggerisco. Il castano si volta verso di me. «Non sei curiosa?»
«Come fai a saperlo, Corey?»
«Vi ho sentiti parlare, giorni fa, in cucina.» «Sei geloso?»
«Scherzi? Non mi importa di lei.»

«Ero a casa di Thomas.»
Si irrigidisce e mi lascia libera. «Ti ha soltanto offerto una cioccolata calda, vero?» Abbasso lo sguardo. «Non ci credo! Sei andata a letto con lui!»
Gli chiedo di abbassare la voce.
«Fratellone, possiamo prendere il pollo per cena?» Ci voltiamo verso il centro commerciale. Alex si sta sbracciando per farsi vedere. Dietro di lui ci sono Adam, Léon e Gabriel.
«Fila in macchina!» , gli urla il rosso, lasciandolo di stucco.
«Cuginetta, andiamo a casa?»
Stringo i pugni. «Non ora, Gabe!»
«Non siamo fidanzati» , ci scimmiotta Alexander.
«Sparite!» , urliamo, all'unisono, io e Corey. I quattro sollevano le mani in segno di resa e si allontanano.
«Si, è accaduto» , ammetto, esitante. Per quale motivo mi sento in colpa?
«Sei andata a letto con quel sociopatico mentre ti cercavo, disperato, per tutta la città!»
«E io che cosa ne potevo sapere? Avevi detto che non ti importava nulla di me!»
«Certo che mi importa di te, Evie!» Si porta le mani sul viso e prende un respiro profondo.

Il cuore mi batte forte e un pensiero, che mai avrei immaginato potessi formulare, inizia a farsi spazio nella mia mente. Desidero baciarlo, ardentemente. Baciarlo e passare il resto della notte stretta fra le sue braccia. Anche il resto del giorno. Voglio stargli accanto. Voglio sorridere guardandolo negli occhi e trascorrere il giorno di Natale a poltrire con lui sotto le coperte. So che mi sentirei a casa, pur non essendo con la mia famiglia, al suo fianco. I nostri nasi si sfiorano. Mi spingo un po' in avanti e chiudo gli occhi. Prima che le nostre labbra possano toccarsi, Baylee, gridando, ci raggiunge e, spaventati, ci allontaniamo di scatto.

Corey fissa il vuoto.
«Ti ho mentito» , affermo.
«Lo so, per questo ti ho attaccato una microspia addosso.»
Incredula, sbarro le palpebre. «Stai scherzando, vero?»
Si volta a guardarmi, serio. «Come avrei dovuto trovarti, altrimenti, se ti fosse accaduto qualcosa?»
«Mi dispiace» , sussurro, triste. Resta in silenzio. «Ma avevo promesso a Thomas di non parlare a nessuno del caso di Rae.» «Thomas ti ha coinvolta in una missione suicida!» , grida. «Perché continui a fare di tutto per lui e a non fidarti di me?»
«Io mi fido di te!»
«Mi hai mentito!»
«E' giusto che tu sia arrabbiato.»
Faccio per dire altro, ma inizia a parlarmi sopra. «Io non sono arrabbiato, Evie.» Viene verso di me. «Sono incazzato» , precisa. «E deluso.» Mi blocca contro la parete metallica dell'ascensore. «Ed è un bene che tu sia viva e che Thomas sia al sicuro in carcere perché, se lo avessi fra le mani in questo momento, ci finirei io in prigione e sentiresti parlare di noi su tutti i notiziari.» Una vena gli pulsa all'altezza della tempia. Non l'avevo mai visto così infuriato. Si allontana da me e mi dà le spalle. «Ti ha messa in pericolo e la polizia ti ha trovata drogata in un portabagagli» , mormora, incredulo, passandosi le mani sul volto.
«Sai che ti dico?» Una scarica di adrenalina mi attraversa il corpo. «Se avessi potuto, non ti avrei comunque parlato di Rae perché preferirei rischiare di morire e combattere da sola contro un criminale, piuttosto che chiederti aiuto e metterti in pericolo.»

«Dimmi, guardandomi negli occhi, che quello che è accaduto fra noi in questi giorni è stato uno sbaglio. Dimmi che tutti i momenti passati insieme, i momenti che mi hanno fatta innamorare di te, per te non hanno avuto alcun significato. Dimmelo e io me ne farò una ragione e me ne andrò. Me ne andrò e ti lascerò solo su questo tetto.»
In silenzio, inizia a camminare verso di me. Affretta il passo e, quando mi raggiunge, mi afferra il volto con entrambe le mani. Mi bacia e mi lascia senza fiato.

«Tu ami ancora Thomas» , dice. Serra i pugni. «Sei andata a Mablethorpe con lui per proteggerlo. Hai deciso di partire con gli altri agenti e Rae per andare a salvarlo.»
«Io amo te. Ho scelto te.»
«E allora, se mi ami, rinuncia alla missione e rimani qui al quartier generale.»
Resto in silenzio per un po' e poi scuoto il capo. «No, non posso abbandonare Thomas e Chris.»
Corey ride amaramente. «Sai cosa ci impedisce di stare insieme? Tu. Schiarisciti le idee e torna da me soltanto se un giorno dovessi scoprire che nel tuo cuore ci sono solo e unicamente io.»

Spaesata, mi volto verso Thomas. «Perché?» , chiedo, ferita. «Perché hai tradito la mia fiducia?»
«Era la cosa giusta da fare. Non potevi lasciarlo all'oscuro di tutto, non di nuovo. L'ho chiamato stamattina mentre dormivi per farlo venire qui e per spiegargli la situazione. Adesso, forse, mi odierai, ma un giorno, magari, mi capirai.»
Corey avanza e, a testa bassa, lo raggiungo. Quando i miei occhi incontrano i suoi, il cuore inizia a battermi all'impazzata nel petto. Nelle sue iridi leggo delusione mista a dolore. Delusione per essere scappata di nuovo con Thomas senza avvertirlo e dolore per me, per il fatto che io abbia sopportato da sola il peso dei miei dubbi su mio padre. «Perché non mi hai detto nulla?»
Scoppio a piangere. Mi stringe a sé con forza e fa lo stesso. Sono una stupida. Non vorrei ferirlo, ma continuo a farlo per cercare di proteggerlo. E lui? Lui mi ripaga con il suo amore. Mio padre potrebbe essere la causa delle sue sofferenze e lui? Lui cosa fa? Mi stringe fra le sue braccia e si preoccupa più di me che di se stesso.

«Perché hai lasciato l'albergo con Thomas?» Mi blocco sul posto. Il cuore inizia a battermi forte. Ruoto il capo per guardarlo. Si tortura le mani a testa bassa. «Avete scoperto di Roma insieme. Fate sempre tutto insieme e io ho paura perché sento che ti sto perdendo. Fra noi si è rotto qualcosa, ma il vostro legame, invece, sembra inscindibile. E fa male. Mi ero allontanato da te perché mi terrorizzava l'idea di poter provare il dolore che sto sentendo in questo preciso istante.»

«Posso aggirare la trave» , inizia a dire, agitato. Si passa le dita fra i capelli, preso dal panico. «Ce la farò, verrò a prendervi.»
Una parte del pezzo di legno è rimasta bloccata dal soppalco. L'inclinatura dell'asse avvolta dalle fiamme lascia aperto un piccolo passaggio sotto di essa, ma attraversarlo sarebbe rischioso perché la trave potrebbe crollare da un momento all'altro e schiacciarci. L'edificio, inoltre, sta per sgretolarsi completamente. «No, Corey, non c'è più nulla da fare» , mormoro a malincuore. Trattengo a fatica le lacrime. «Corri sul tetto dagli altri e salvati.»
Thomas, in silenzio, ci osserva.
«Non me ne vado senza di voi!»
Mi mordo una mano. Prendo la pistola e la punto contro il pavimento. «Vivi e sii felice.» Sparo a terra. Corey non può vedermi. Fingo di accasciarmi al suolo e lo sento gridare. «Evie! No!»

Corey si volta a guardarmi. «Va tutto bene, amore?»

Annuisco, sorrido e mi sollevo sulle punte per baciarlo. «Benissimo.»

Ho mantenuto la promessa fatta a mamma. Sono felice e so con certezza che è orgogliosa di me.

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Salve a tutti!
Posso svelarvi, finalmente, il senso degli ultimi tre capitoli. Ho scritto più di un epilogo per questa storia e siete liberi di scegliere come conclusione della vicenda il vostro preferito.
Questo non è il mio, anche se sono particolarmente legata alla coppia. Ho provato a mettermi nei panni di Evie ripercorrendo un po' in mente tutta la storia e credo sia il più giusto fra tutti, per questo ho deciso di pubblicarlo per primo.
Evie e Corey, secondo me, sono anime gemelle e il loro amore è puro. Lei è stata capace di dargli la forza di perdonarsi e lui è stato il suo spiraglio di luce nel buio sempre. Si sono sostenuti e protetti a vicenda in ogni occasione. Corey è in grado di capirla prima ancora che lei possa spiegarsi e Evie è capace di prendersi cura di lui che si è sempre addossato il peso di ogni responsabilità. Non riescono mai a lasciarsi andare e sarebbero disposti a sacrificarsi l'una per la felicità dell'altro.
Corey fa vedere a Evie il mondo con meraviglia e ottimismo e lei è capace di farlo ragionare, di calmare i suoi pensieri tormentati.
Non è stato, quindi, difficile immaginare un finale del genere per loro. Spero che vi sia piaciuto.
Fatemi sapere che cosa ne pensate, mi raccomando!
Aggiornerò domani. A presto!

Se non vi ricordate i Collins potete rivedere i loro volti alla fine del capitolo 16.

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