7 - Fidanzati per una notte
Ho chiesto a Corey spiegazioni sull'affermazione di Laszlo, ma lui mi ha invitata a non preoccuparmi per le parole del suo amico, perché, a quanto pare, dice costantemente cose senza senso e, inoltre, per chiarire ogni mia perplessità, mi ha anche assicurato che, se ci fossimo incontrati in passato, sicuramente se ne sarebbe ricordato. Ciò che mi preoccupa adesso, quindi, è soltanto il fatto che mi sia accorta di essere attratta da Thomas.
E' il mio capo, non può diventare la mia ossessione!
Mi terrorizza il fatto che non lo trovo unicamente affascinante. Inizio ad apprezzare particolarmente la sua compagnia e lo trovo coraggioso e determinato. Inoltre, credo che abbia un cuore d'oro. Si fa sempre in quattro per tutti e il fatto che mi abbia assunta ne è la prova. Non aveva bisogno di una commessa, ma mi ha presa nel suo negozio per dare una mano ad un suo amico. In tutto questo, ormai, quasi non mi dispiacciono più i nostri battibecchi.
Sospiro. Mi affeziono troppo facilmente alle persone, dannazione! Quando mi conquista il contenuto e non semplicemente l'aspetto di qualcuno è la fine.
Prendo un respiro profondo e sistemo il cellulare davanti alle mie gambe incrociate.
«Se la nostra compatibilità astrale non è sufficiente, non puoi piacermi.»
Deglutisco e poi ingrandisco con le dita l'immagine sul display che mostra, attraverso una tabella in cui sono inseriti numeri da uno a dieci, il livello di affinità fra i segni zodiacali. Sospiro. Sei su dieci. Può piacermi. Sono nei guai.
«A quanto pare, sai anche comportarti come le altre ragazze. E' abbastanza consolante.» Spalanco le palpebre, spaventata, e mi volto verso la scalinata, che conduce ad un ingresso secondario del cortile, che si trova dietro la piscina. Léon, divertito, mi osserva a braccia conserte. Regge fra le mani una bustina bianca di plastica.
Imbarazzata, avvampo e, dopo aver chiuso la foto e bloccato lo schermo, ripongo il telefono in tasca. Con aria spavalda, il castano mi si avvicina. Si inclina in avanti per far incrociare i nostri sguardi. «Non mi sembra di averti detto la mia data di nascita» , constata. «Come fai a conoscere il mio segno zodiacale?»
Sbuffo e soffio via dal mio volto una ciocca di capelli ribelle sfuggita dalla coda di cavallo.
«Egocentrico» , lo apostrofo.
Inizia a ridere di gusto. Mi alzo in piedi e lo sorpasso per tornare a casa. Mi segue e mi affianca.
«Non devi vergognarti, piaccio a molte ragazze» , sentenzia con superiorità.
E' il diciottesimo giorno di Novembre. Lo conosco da poco più di un mese e continuo a non tollerarlo.
Gli rivolgo un'occhiataccia. «Non a me.»
Aggiriamo l'edificio e raggiungiamo la scalinata esterna che conduce ai piani superiori, pronti per salire. Un gridolino mi fa fermare sul posto. D'istinto, sollevo in alto la testa. Mi ritrovo qualcosa sugli occhi. Qualcosa che rimuove Léon. Scorgo Adam con la mia valigia fra le mani al secondo piano. Anche lui mi nota e si affretta a scomparire dal mio campo visivo.
«E' roba tua?»
Mi volto verso lo sbruffone alla mia destra. Regge fra le mani una mutandina rossa di pizzo. Avvampo e gliela strappo via dalle dita. Lui inizia a ridere.
«Smettila» , ringhio.
«Credevo che sulla tua biancheria intima ci fossero soltanto pasticcini e orsetti» , ammette, divertito.
«Questa è per le occasioni speciali» , mi difendo.
Si asciuga una lacrima e cerca di ricomporsi.
«Hai anche tu occasioni speciali?»
Serro i pugni e, irritata, inizio a salire le scale a due a due. Le salgo invocando il nome di Adam. Léon mi corre dietro. Arriviamo davanti alla porta di casa sua che, stranamente, è spalancata.
«Ciao, amore» , mi saluta Corey, pallido in volto.
Adam si sta nascondendo dietro di lui. La mia valigia si trova, aperta, accanto al tavolo da pranzo.
«Che cosa sta succedendo?» , sbotto, furiosa.
Il rosso si porta una mano sulle labbra e tossisce. «Ho la febbre» , afferma. «E ho mandato Léon a comprarmi delle medicine.»
Scuoto il capo. «Non stavo parlando di te» , spengo il suo entusiasmo.
Aggrotta le sopracciglia. «Grazie per la considerazione» , dice.
Sospiro. Gli porto una mano sulla spalla per spostarlo verso la mia sinistra e poi afferro il colletto della camicia bianca di Adam. «Che cosa stai facendo con i miei vestiti?»
Chiude gli occhi e congiunge le mani al petto.
«Non pestarmi» , mi supplica. «Mi ha detto Chris di farlo» , aggiunge.
«Ti ha detto di fare cosa?» , domando, sempre più confusa.
«Di portare le tue cose da loro. Dormirai qui per qualche giorno.»
Sbarro gli occhi. «Mi stai prendendo in giro?» , gli grido.
Mi accorgo della presenza di Léon alle mie spalle perché del fumo inizia ad invadermi le narici. Credo si sia acceso una sigaretta.
«Non prendertela con me» , continua a supplicarmi il moro. «E' colpa di Chris. Lo ha fatto perché sta arrivando.»
Sospiro. «Chi? Adam, chi sta arrivando?»
Uno stridio di freni ci fa voltare tutti verso la strada. E' l'auto di Chris. Il poliziotto esce e sbatte lo sportello. Aiuta qualcuno a scendere dalla vettura e poi raggiunge il portabagagli per prendere due enormi valige scure.
Spalanco la bocca, sorpresa. Selene invita il fidanzato ad affrettare il passo. Si sistema gli occhiali da sole in testa e, con una mano, fa oscillare i suoi lunghissimi e, attualmente ondulati, capelli rossi.
«Che gran bel bocconcino.»
Léon getta a terra la sigaretta e la calpesta con una scarpa per spegnerla. Si morde il labbro inferiore e segue il cammino della ragazza con lo sguardo.
Christopher le sta dietro. Sospira e inizia a trascinare con fatica i bagagli lungo la prima rampa di scale. Ci raggiungono entrambi. Prima lei e poi lui.
«Eveline, che piacere vederti» , squittisce la rossa. Forza un sorriso e lo stesso faccio io. Non è un piacere per lei come non lo è per me. «E' strana la vita. Ti trasferisci e trovi un fidanzato che abita sotto il mio.»
Mi mordo la lingua. Fidanzato? Il poliziotto, dietro di lei, lascia le valige a terra e congiunge le mani al petto. Mi guarda in modo supplichevole.
«Sì, davvero strana» , affermo con un tono di voce più acuto del normale.
Deglutisco e stringo con più forza la mia mutandina, che lei, schifata, sta osservando, nel palmo della mano. Sorride ad Adam e poi si sofferma ad analizzare Léon e Corey.
«Chi è? Quello malaticcio?» , chiede, visibilmente divertita.
Sento il sangue ribollirmi nelle vene. «Quello in salute» , mi affretto a contraddirla.
Il sorrisetto strafottente scompare dal suo volto. «Beh, tanti auguri, ragazzi. Ci vediamo stasera a cena.»
Si toglie i capelli dalle spalle con una mano per portarseli sulla schiena e, dopo aver salutato i presenti, ricomincia a salire le scale. Chris la segue e Adam anche.
«Quale cena?» , ringhio.
Il poliziotto mi rivolge un'occhiata. Mormora uno 'scusami' e poi, ad alta voce, dice che mi scriverà i dettagli della serata in un messaggio.
«Messaggio?» , squittisce Selene.
Chris sospira. «Passerò più tardi a casa vostra.»
Casa nostra. Penso che lo prenderò a calci dopo la partenza della sua fidanzata. Léon, visibilmente divertito, sorride e solleva una mano in cenno di saluto.
«Dunque, dire bugie alle proprie donne è un vizio di famiglia.»
Mi volto verso l'insopportabile coinquilino di Corey. «Come, scusa?»
«Entrate in casa, ho freddo e voglio chiudere la porta» , ci interrompe il rosso.
Sbuffando, lo ascolto. Léon mi segue e, una volta dentro, si tuffa sul divano e incrocia le braccia dietro la testa. Corey chiude la porta alle nostre spalle e, furiosa, mi lascio sfuggire un grido.
«Non farmi fare brutta figura con Selene!»
Rivolgo un'occhiataccia allo sbruffone dagli occhi verdi.
«Quando?» , chiede.
«Stasera» , rispondo, ovvia.
Lui scoppia a ridere. «Chi ti ha detto che verrò a cena con voi?»
Irritata, mi mordo il labbro inferiore e mi volto verso il suo coinquilino in cerca di sostegno. Lui scrolla le spalle. «Non guardare me, sei tu che lo hai scelto» , mi ricorda. Si passa una mano fra i capelli. «Fingendoti la mia ragazza, avresti potuto evitare la serata appellandoti alla mia salute precaria.» Sospira. «E, se può interessarti, anche in questo stato pietoso, se avessi voluto, ti avrei accompagnata a quella cena.» Mi do mentalmente della stupida e mi pento della mia scelta. Léon ci sa fare con le ragazze. Volevo che Selene mi invidiasse. Non la sopporto. «Ma hai scelto lui. Adesso, sono problemi tuoi. Vado a riposare.»
Corey ci saluta con un cenno del capo e si trascina fino alla sua camera, corrispondente, se mettessi a paragone questo appartamento con quello di Christopher, alla stanza del poliziotto.
«Aiutami, per piacere. Ti ripagherò, te lo prometto. Quando avrò lo stipendio, ti darò la somma che desideri.»
Mi volto verso Léon per supplicarlo.
Divertito, sorride. «Non mi occorrono soldi. Con tutti quelli che ho, potrei comprarti e ridurti in schiavitù.»
Roteo gli occhi. «Sei un imbecille» , commento.
Sghignazza e si mette seduto. Intreccia le dita sotto il mento. «In cambio del mio aiuto, voglio sapere chi ti interessa.»
Sbarro gli occhi e, sconvolta, schiudo le labbra. «Non se ne parla!» , rifiuto. «Sono affari miei» , aggiungo.
Chiude per un attimo le palpebre e poi le riapre. «Anche questa cena è affar tuo» , mi fa notare. «Non vedo perché dovrei fingermi il tuo fidanzato.»
Lancio la mia mutandina nella valigia con un gesto rapido. Irritata, serro i pugni. Mi guarda con aria strafottente e mi costa ammettere che ha ragione. «E va bene» , cedo. «Accetto.» Sorride, soddisfatto.
•••
Léon si sta facendo una doccia e Corey, invece, sta sorseggiando qualcosa. «Che cosa stai bevendo?» , domando.
Solleva gli occhi dalla tazza. «Una tisana» , risponde con voce roca.
Mi mordo il labbro inferiore. «Non ne avevate in casa» , gli ricordo il nostro primo incontro.
«Le ho comprate perché so che ti piacciono. Adesso, hai una scusa per passare a trovarci più spesso.»
Mi fa l'occhiolino e io, intenerita, gli sorrido dal divano. Bussano alla porta. Sbuffo e vado ad aprire. Mi ritrovo davanti Chris con una scatola di biscotti fra le mani. Fingo un sorriso e gli risbatto in faccia la superficie in legno.
Suona il campanello. Riapro la porta, lo guardo e poi la richiudo. Chris bussa di nuovo.
«Chi è?» , domando, quasi sperando che, per miracolo, qualcuno abbia preso il suo posto.
«Posta» , risponde. Apro di nuovo e inclino la testa verso sinistra. «Perché continui a chiudere?»
Sospiro. «Speravo ti arrendessi e andassi via.»
Sconsolato, il poliziotto scuote il capo. «Devo parlarti.»
«Ho di meglio da fare.»
«Cosa?» , chiede.
Mi guardo intorno. «La mucca sul cartone del latte ha iniziato a muoversi. Devo monitorare la situazione.»
Faccio per chiudere la porta, ma la blocca con un piede. «Ti ho portato questi per farmi perdonare.» Nel piccolo spazio rimasto aperto, mi allunga il pacco di biscotti.
«Pensi di comprarmi con un po' di cibo? Dovrai fare di più per farti perdonare.»
Gli calcio via il piede e richiudo la superficie in legno. «Ho prenotato in un ristorante alle otto! Verrete in macchina con me e Selene!» , lo sento urlare.
Che gioia.
•••
Léon mi circonda la vita con un braccio mentre Chris e Selene parlano con il proprietario del locale.
«Stai approfittando della situazione?» , sussurro, infastidita.
Si volta verso di me e sorride in modo beffardo.
«Chi non lo farebbe?» Mi accingo ad allontanare le sue dita dal mio fianco, ma rende la presa più possessiva. «Sto scherzando» , mi rassicura. «Lasciami lavorare» , aggiunge.
Sospiro. «Sai già come comportarti?»
Scuote la testa. «Sono il ragazzo da una notte soltanto, non ho mai avuto un vero e proprio appuntamento. Improvviserò.»
Prima che possa fargli presente che questo non è un vero appuntamento, Chris ci fa segno di muoverci perché il nostro tavolo è pronto. Ci accomodiamo in fondo alla sala. E' decisamente troppo affollata per i miei gusti. Léon tiene ferma la mia sedia e mi invita a sedermi. Lo ringrazio e poi si accomoda anche lui. Le vetrate alle mie spalle, appena coperte da delle spesse tende rosse, lasciano intravedere il cortile del posto. L'erba è perfettamente falciata e le aiuole sembrano particolarmente curate.
«Sai già cosa prendere, Eveline?»
Arriccio il naso. Detesto chi mi chiama così. Tranne Thomas. Lui lo fa in modo seducente.
«No, Selena, e tu?»
Sbaglio appositamente il suo nome.
«Selene» , mi corregge, infastidita.
«Christopher, Selene, Selena o Léon, non fa alcuna differenza» , affermo, sollevando verso l'alto i palmi delle mani.
Le sorrido in modo innocente e lei, stizzita, si fa versare dal fidanzato un po' d'acqua.
Il cameriere ci porta i menù e lo ringraziamo. Chris si volta verso di me con la caraffa colma di liquido trasparente fra le mani.
«Evie, ne vuo...»
«No.»
«Non mi hai nemmeno fatto finir...»
«No.»
«Vuoi...»
«No.»
«Un po' d'acqua?» , urla, facendo voltare la metà dei clienti presenti nella sala.
Léon corruga la fronte e anche Selene, confusa, si gira a guardare il suo ragazzo.
«Oh, volevi chiedermi questo?» Sorrido in modo innocente. Chris, seccato, annuisce. «Beh, no. Da te non voglio niente.» Dice qualcosa che non sento. La mia mente è concentrata su altro. Alle sue spalle è appena comparso Thomas. Il cameriere sta indicando a lui e a due suoi probabili amici un tavolo. Deglutisco. Non voglio che mi veda insieme a Léon. Non voglio che si faccia strane idee. Afferro un menù e mi copro il volto. Quando il mio capo ci dà le spalle, scatto in piedi. «Vado in bagno» , informo i tre.
«Con il menù?» , chiede Selene, divertita e , probabilmente, desiderosa di umiliarmi.
Le sorrido. «Sì, con il menù. Mi serve qualcosa da leggere.»
La lascio sbigottita e corro via. Mi copro il volto ed esco dalla stanza per dirigermi verso i bagni. Li raggiungo, entro e lascio il menù accanto al lavandino. Mi rinfresco un po' e poi raggiungo di nuovo il corridoio. Mi scontro con Léon.
«Che ti è preso? Non puoi lasciami da solo con quei due» , mi ammonisce.
Diamo il via ad un acceso battibecco. Sento la voce di Thomas che chiede della toilette ad un cameriere e sbianco. Spingo Léon, senza dargli spiegazioni, nel bagno degli uomini e mi chiudo dentro con lui. Lo trascino verso l'ultimo gabinetto e blocco la porta alle nostre spalle. Dei passi si fanno sempre più vicini. Porto una mano sulle labbra di Léon e, con aria minacciosa, mi avvicino al suo volto e gli intimo di fare silenzio.
«E' libero?»
Thomas bussa alla superficie in legno che ci separa dal suo campo visivo. Allontano le dita dalla bocca del castano, ma lui non parla. Vedo la maniglia abbassarsi e gli tiro un orecchio. Lui geme e mormora un 'occupato'. Continua a mugugnare per il dolore.
«Non fare questi versi» , sussurro. «Sembra che tu stia facendo qualcosa di poco casto con me.»
Prima che possa ridere, gli spingo una mano contro le labbra e, accidentalmente, gli faccio sbattere la testa contro le gelide piastrelle bianche della parete alle sue spalle. Qualcuno, intanto, apre un lavandino.
«Ti piace farlo in modo violento» , commenta il ragazzo dagli occhi verdi, portandosi una mano sulla nuca.
Ridacchia e io, quasi sul punto di piangere, gli dico di fare silenzio. Lo scroscio dell'acqua cessa e la porta del bagno sbatte. Sollevata, sospiro. Esco e trascino Léon fuori con me. Cerchiamo di raggiungere nuovamente il nostro tavolo, ma noto Chris e Thomas, intenti a conversare, all'ingresso della sala. Faccio per tornare indietro, ma l'insopportabile coinquilino di Corey mi porta una mano alla base della schiena e mi spinge in avanti. In cerca di aiuto, guardo l'aragosta che, dal suo gigantesco acquario, posto su un bancone di legno, mi osserva.
«Evie?»
Thomas, sorpreso, si volta verso di me. Sorrido in modo innocente.
«Che fine avevate fatto?» , ci domanda Chris, confuso.
Pronuncio uno "stavamo guardando le aragoste" in contemporanea con l' "eravamo in bagno" di Léon. Thomas corruga la fronte, confuso.
«Ci siamo andati a lavare le mani dopo aver guardato le aragoste!» , cerco di rimediare.
Il capo indica me e il castano con il dito indice.
«Uscite insieme?»
«A quanto pare» , commenta Léon, divertito, circondandomi le spalle con un braccio.
«No, assolutamente no!» , mi affretto a spiegare, liberandomi dalla presa del moro.
«Non fare la difficile, ragazzina» , mi ammonisce lo sbruffone. «Tu dici in giro che siamo fidanzati, non io.»
Mi porto una mano sulla fronte e abbasso lo sguardo. Vorrei scomparire. Adesso.
«Fingono di stare insieme per colpa mia» , interviene Chris. «Selene è molto gelosa. Le ho detto che Evie non abita con me, ma con il suo ragazzo che ha un appartamento sotto il mio.»
Sollevata, inizio ad osservare il poliziotto e cerco di non farmi sfuggire un sorriso. Ha decisamente trovato un modo per farsi perdonare. Thomas si porta una mano sotto il mento e annuisce.
«Selene è sempre gelosa o ha qualche valido motivo per preoccuparsi di voi due?» , domanda.
«Nessun motivo!» , gridiamo io e Christopher all'unisono.
«E' così di suo» , affermo, facendomi roteare un dito accanto alla tempia destra. Chris mi fulmina con lo sguardo e io sollevo le mani in segno di resa.
•••
Selene e Christopher, prima di iniziare a salire le scale per raggiungere l'appartamento di quest'ultimo, ci salutano. Finalmente, la serata è terminata e Thomas non pensa che io stia insieme a Léon.
Lo sbruffone dagli occhi verdi apre la porta di casa e mi lascia passare per prima. Una volta dentro anche lui, se la richiude alle spalle. Deglutisco. Devo mantenere la mia promessa.
«Vuoi ancora sapere chi mi interessa?»
Ride. «Hai un'imbarazzante cotta per il tuo capo, l'ho già capito da solo.»
Serro i pugni. «Non è vero!» , mi viene spontaneo urlargli contro.
Sorride in modo beffardo. «Tranquilla, ragazzina, non farò commenti sui tuoi pessimi gusti.» Si porta una mano sulle labbra e finge un'espressione sorpresa. «Scusa, l'ho appena fatto.» Si toglie l'elegante giacca nera e la lancia sul tavolo. Allunga poi una mano verso il mobiletto all'ingresso ed afferra il suo pacchetto di sigarette. Mi mordo il labbro inferiore e cerco di non insultarlo. Mi scompiglia i capelli con una mano e si sbottona la camicia bianca. Mi dà le spalle e si dirige verso la porta che conduce nell'altra metà della casa. «Scegliti una stanza» , mi dice, prima di lasciarmi sola.
Sospiro. Mi ritrovo al buio e mi sento a disagio. Avrò mai un appartamento tutto mio? Abbasso la maniglia della porta alla mia sinistra, la prima che mi capita a tiro, ed entro nella camera. Urto un comodino e cado a terra. Nella penombra, scorgo un letto matrimoniale con dentro qualcuno. Qualcuno che, mugugnando, si mette seduto.
«Evie?» Corey preme un interruttore alla sua destra ed accende la luce. Vado a sedermi accanto a lui. Allungo una mano verso la sua fronte e noto che non scotta. «Che cosa fai qui?» Sbadiglia e si copre le labbra con una mano.
«Mi sono persa. Già che ci sono, però, voglio controllare le tue condizioni di salute.»
Mi dà le spalle e si stende di nuovo su un fianco. «Sto bene» , mormora.
«Non fare i capricci» , insisto.
«Ho sonno» , si lamenta.
«Voglio soltanto misurarti la temperatura.» Mi ignora. «E scusarmi per oggi. Non mi sarebbe dispiaciuto averti come fidanzato, ma ho scelto Léon perché, per quanto mi costi ammetterlo, ci sa fare con le ragazze e volevo che Selene mi invidiasse, che non mi ritenesse inferiore a lei e non mi trattasse con sufficienza come al suo solito. Sono stata una sciocca.»
Lo sento ridacchiare. Sospira e si volta ad osservarmi. «Ti sarebbe piaciuto avermi come ragazzo?» Inarca un sopracciglio, divertito, e io avvampo.
«In un contesto del genere. Tollero più te che Léon» , mi affretto a spiegare.
Chiude gli occhi e, sorridendo, scuote la testa. «C'è altro?»
Inizio a guardare l'armadio alla mia sinistra.
«Posso restare qui?» Senza dire nulla, scosta le coperte e mi invita ad infilarmici dentro. Allegra, lo ringrazio. Mi dà poi le spalle e spegne la luce. Mi tolgo le scarpe e mi distendo. Inizio a torturarmi le mani. Come si fa a dormire? Come, invece, a respirare? Inizia a mancarmi il fiato. «Posso stare davvero qui? Mi sento un'intrusa in questa casa. A dirla tutta, mi sento un'intrusa anche da Christopher. Sei una delle persone più amichevoli che abbia mai incontrato da quando sono arrivata a Nottingham e, averti accanto, mi fa sentire meglio» , ammetto, agitata, iniziando a straparlare. «Ma sto occupando una piazza di questo letto e ti sto togliendo del prezioso spazio vitale, quindi, se vuoi che mi cerchi un altro posto in cui dormire, non farti problemi a dirmelo.»
Corey si volta di scatto verso di me. Mi circonda le spalle con un braccio e mi attira al suo torace. Avvampo, imbarazzata, ma al buio non lo nota. Posa una guancia sui miei capelli e il suo profumo mi invade le narici. Stringo la sua maglietta grigia fra le mani e chiudo gli occhi. Li riapro poco dopo. Detesto essere così paranoica. Continuo a temere che la mia presenza in questo appartamento non sia gradita. Sospiro e mormoro il nome del rosso. Lui schiude le palpebre e mi guarda con espressione divertita. Mi bacia la fronte e io, sorpresa dal suo gesto, serro ancora di più le dita intorno alla sua t-shirt.
«Va tutto bene, amore. Dormi serena.»
Tranquillizzata, mi decido ad ascoltarlo.
-
Salve! Da questo momento, potete trovare Selene nella pagina dedicata al cast. La gif che ho creato per l'inizio di questo capitolo vi farà capire già da chi è interpretata. Spero che la storia vi piaccia e ringrazio tutti coloro che la stanno seguendo. Aggiornerò, come al solito, lunedì. Alla prossima!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro