46 - La quiete prima della tempesta
Mark esce dal tribunale e i giornalisti lo accerchiano. Chris si allontana da lui cercando di non dare troppo nell'occhio per non essere infastidito a sua volta dalla stampa. Mi faccio spazio fra la folla per raggiungerlo con Adam, Corey e Léon al seguito.
«Allora?» , chiedo, trepidante.
«Sono stati condannati tutti all'ergastolo» , mi risponde, non riuscendo a trattenere un sorriso soddisfatto.
Allegri, ci stringiamo in un abbraccio di gruppo.
Brad, addormentato, mi cade addosso ad una curva. Abbandono i miei ricordi e lo aiuto a risollevarsi. Si stropiccia gli occhi e mi rivolge uno sguardo.
«Scusami» , mormora, dispiaciuto.
Sorrido e gli scompiglio i capelli. «Non preoccuparti.»
«Manca ancora molto?»
«Saremo a Nottingham fra poco» , lo avverto.
La notizia sembra dargli la carica. «Per fortuna! Non vedo l'ora di scendere. Odio i viaggi in pullman.»
Non posso che concordare con lui.
Prendo il cellulare. Ascolterò un po' di musica per ingannare l'attesa.
Noto che Adam mi ha mandato un video e indosso le cuffie prima di iniziare a guardarlo. Quando vedo comparire Rae sullo schermo, do una gomitata a Brad per attirare la sua attenzione.
«Vieni qui.»
Gli porgo una cuffietta. Se la mette in un orecchio e inizia a fissare il mio cellulare.
Rae si trova fra Rex e Mark. Una giornalista li insegue. «Può dirci qualcosa in più sulla sua resurrezione?»
Simpaticissima.
Mark tenta di mandarla via. «La signorina non rilascerà alcuna dichiarazione. Sta bene. Questo è quanto.»
Rae, a quanto pare, dopo un mese dalla condanna di suo padre e suo fratello, è tornata a farsi vedere in giro.
«Secondo te, la polizia riuscirà a proteggerla dalla stampa? Ai telegiornali si parlerà anche della sua gemella, Fran?»
Mi volto verso mio fratello. «Lo scopriremo con il passare del tempo» , gli rispondo. «Spero soltanto che possa tornare al più presto ad avere una vita normale» , aggiungo.
Passo il resto del viaggio a chiacchierare con Brad. Quando il pullman si ferma, una scarica di adrenalina mi attraversa il corpo.
E' il ventesimo giorno di Aprile. Dopo l'arresto di Foster, ho trascorso un mese a Stafford con la mia famiglia, lontana da tutti i miei amici e dai drammi.
Adesso, mi sento carica. La mia vita sta per ricominciare.
Scorgo l'auto di Léon dal finestrino. Sorrido, prendo il mio borsone e mi affretto a scendere dall'autobus. Brad mi segue trascinandosi dietro il resto dei bagagli.
Noto Adam. E' appena sceso dalla macchina del fratello di Chris. Urlo il suo nome. Si volta a guardarmi e sorride. Mi corre incontro. Allargo le braccia e, quando mi raggiunge, lo stringo forte a me.
«Mi sei mancata tanto» , mormora.
«Anche tu, Adam» , gli dico, allegra.
«Guardare "Cuore e batticuore" senza di te è stato orribile.»
Gli rivolgo un'occhiataccia. «Sei andato avanti con le puntate senza aspettarmi?» Inizia a balbettare. Vorrebbe formulare una frase di senso compiuto, ma non ci riesce. «Non ci credo. Adam» , ringhio.
«Le riguarderemo tutte. Non uccidermi, ti prego» , piagnucola.
«Cuginetta!» Gabe corre verso di noi con Alex e Léon al seguito.
Mentre Brad ci raggiunge e inizia a salutare Adam, io mi lascio stringere dagli altri tre.
«Sei ingrassata, ragazzina?» Léon, visibilmente divertito, ghigna.
«A me sembra sempre uguale» , commenta Alex.
«Ti odio» , sibilo, non riuscendo comunque a trattenere un sorriso.
Lo sbruffone mi scompiglia i capelli. «Lo so che ti sono mancato anche io, è inutile negarlo.»
Brad si avvicina per salutare prima Gabriel e poi gli altri due.
«Chris ci aspetta a casa, sbrighiamoci» , ricorda a tutti Adam.
Mi guardo intorno. Thomas è convinto che torni domattina e, per questo, non mi aspettavo certo di ritrovarmelo qui al terminal, ma Corey? Corey perché non è venuto con loro? Non gli sono mancata neanche un po' in questi giorni? Credevo che volesse vedermi. Cerco di non sembrare delusa per non rovinare a tutti l'atmosfera festosa.
«Ci staremo in macchina? Non siamo un po' troppi?» , domanda Brad, pensieroso, mentre ci avviamo verso l'auto.
«E' ovvio che non verrete tutti con me» , gli risponde Léon con naturalezza.
Confusa, aggrotto le sopracciglia. «Vuoi farci tornare a casa a piedi con i bagagli?»
Si ferma di colpo e si volta a guardarmi. Sorride. «Certo che no, ragazzina.»
Tiro un sospiro di sollievo. Toglie la valigia a mio fratello. «Questa entrerà tranquillamente nel bagagliaio.»
Protesto, ma mi ignora. Si gratta il mento con fare pensieroso e si guarda intorno. «Che fine ha fatto? Oh, eccolo.»
Si sbraccia per farsi notare. «Siamo qui! Corey!»
Sento il suo nome e il cuore inizia a martellarmi nel petto.
Noto il rosso in sella alla sua moto. Viene verso di noi e si ferma accanto alla macchina di Léon. Scende, si toglie il casco e mi sorride. Raggiunge mio fratello e gli dà un'amichevole pacca sulla schiena. «E' un piacere vederti, Brad. Ti sei riposato a Stafford?»
«Soltanto un po'. Mi sono allenato parecchio in questi giorni.»
Iniziano a chiacchierare e io, incantata, li osservo.
Adam finge un colpo di tosse. «Chris ci aspetta» , ricorda.
Corey si dà uno schiaffetto sulla fronte. «Sì, giusto, Chris» , dice. Si avvicina a me e mi circonda le spalle con un braccio. Sollevo il capo per guardarlo negli occhi. Mi tremano le gambe. «Andiamo?»
«Dove?» , gli chiedo in stato di trance. Mi indica la moto con un cenno della testa. Torno in me. «No, non esiste» , dico, spaventata, iniziando a scuotere il capo.
«Preferisci tornare a piedi, ragazzina?» Léon, ridacchiando, si appoggia con la schiena allo sportello a braccia conserte. «Io in auto non ti faccio entrare.»
Corey mi toglie dalle mani il borsone e lo passa al coinquilino. «Carica tutto in macchina, a lei ci penso io. Ci vediamo a casa.»
Non faccio in tempo a dire nulla. Il rosso mi prende per mano e mi trascina accanto alla sua moto. Sorridendo, mi fa indossare il casco. Si mette alla guida e io, in silenzio, mi posiziono dietro di lui. «Reggiti bene» , mi raccomanda.
Chiudo gli occhi e mi stringo forte al suo torace. Parte e non riesco a trattenere un gridolino. Scoppia a ridere. «Smettila, idiota!»
Il mio richiamo sembra divertirlo ulteriormente.
«Scusami, amore, non posso rallentare.»
Amore. Un brivido mi attraversa la schiena. Quel nomignolo mi farà per sempre uno strano effetto, se detto da lui?
Riapro gli occhi soltanto quando Corey si ferma. Siamo davanti al nostro condominio. Scendo e mi tolgo il casco.
«A cosa ti è servito correre? Ad arrivare prima di Léon?» Annuisce. Lo fulmino con lo sguardo. «Mi hai fatto rischiare di avere un infarto per vincere una stupida gara contro il tuo coinquilino?»
Mi prende il volto fra le mani. Sussulto e, per un attimo, mi sento mancare il fiato. «Devo farti vedere una cosa prima che arrivino gli altri. Ti fidi di me?»
«Sì» , sussurro, addolcendomi di colpo.
Sorride e mi lascia andare. «In tal caso, sbrighiamoci!»
Inizia a correre e lo inseguo, sempre più confusa. Si ferma davanti al suo appartamento e apre la porta. Mi invita ad entrare in casa e così faccio. Mi conduce nella sua stanza e mi chiede di sedermi sul letto e di aspettarlo. In silenzio, mi lascio cadere sul materasso. Lui, intanto, si avvicina alla scrivania e si china per prendere una pila di fogli da un cassetto. Si toglie le scarpe, si siede accanto a me a gambe incrociate e me la porge. «Ho iniziato a lavorare in un negozio di fumetti» , mi informa. Sorpresa, sorrido. «E questo l'ho scritto io» , aggiunge, prima che possa complimentarmi con lui. «Leggilo e dimmi se ti piace.»
Guardo il primo foglio. Ha disegnato una serie di vignette che ritraggono un ragazzo dai capelli color biondo fragola intento a sfilarsi un costume da supereroe e a infilarlo in un armadio. «E' la storia di un ragazzo un po' impacciato di nome Heron» , inizia a dire.
Heron. Come suo padre. Gli rivolgo un sorriso e poi torno a guardare i disegni. «Heron, sei in camera? Apri tu o butto giù io la porta?» , leggo ad alta voce.
Mi sfugge una risata. La frase l'ha pronunciata un ragazzo che ricorda molto Léon. Indossa una canotta bianca, ha dei grandi occhi verdi, una sigaretta fra le dita e i capelli castani tirati indietro e tenuti fermi da un po' di gel.
«Dicevo, è la storia di un ragazzo, un supereroe, di nome Heron che vive con il suo migliore amico, Leonard. Nessuno sa che di notte se ne va in giro a sistemare i criminali. Credono tutti che sia uno sfigato, ma in realtà è molto intelligente, abbastanza forte e riesce addirittura a saltare da un tetto all'altro.»
«Quindi non ha i superpoteri, fa semplicemente parkour» , constato.
Ride e io faccio lo stesso. Torno a guardare i disegni e lo invito a continuare a parlare. Mi colpisce una vignetta che ritrae Heron seduto su una scalinata con una ragazza che mi assomiglia.
«Ha una cotta per la sua vicina di casa, ma lei non lo considera minimamente. Le piace Leonard e nella maggior parte del tempo che passa con Heron si sfoga perché il suo capo vecchio, brutto e odioso le crea tanti problemi a lavoro.»
«Thomas non è vecchio, brutto e odioso» , lo provoco.
«Ho forse detto che quella ragazza disegnata che ti assomiglia tanto è ispirata a te?» Serio, mi guarda, ma poi scoppia a ridere. «Sì, lo ammetto, è ispirata a te. E poi, lo so che Thomas non è vecchio, brutto e odioso» , tenta di farmi il verso. «Se lo fosse, darebbe meno problemi» , aggiunge.
Leggo il nome di mia madre. Victoria. Ha chiamato un personaggio ispirato a me come lei? Sento gli occhi inumidirsi.
Corey è di nuovo qui con me. Ha scritto un fumetto ispirandosi alla nostra storia e ha chiamato il suo protagonista come suo padre e la ragazza per cui ha una cotta come mia madre. Mi ha fatto leggere una sua creazione e, in questo momento, mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, indietro a quando tutto fra noi andava bene. Commossa, lo abbraccio e scoppio a piangere. Mi accarezza i capelli. «E' bello riaverti qui» , mormora.
Sento la porta di casa aprirsi. «Ragazzi, siete in casa? Chris mi ha detto che da lui non è salito nessuno, ma ho visto la tua moto fuori, Corey!» , grida la voce squillante di Léon. «Siamo venuti a lasciare i bagagli di Brad!» , insiste, forse per darci modo di ricomporci, credendoci intenti a fare chissà cosa.
Ci allontaniamo di scatto. Il rosso tossisce. «Dobbiamo andare» , mormora.
•••
Gabe si ingozza senza prestare attenzione a nessuno.
«Léon, lasciane una fetta anche a noi!» Chris toglie al fratello il vassoio con la torta al cioccolato da lui amorevolmente preparata per la serata.
Selene non è qui con noi. E' tornata a Stafford qualche giorno dopo di me. Siamo uscite spesso insieme nell'ultimo mese e, ora che sono qui, un po' mi manca. Spero che venga a trovarci presto.
«Ti tratterai molto qui a Nottingham? Quando ripartirai, verrò con te al quartier generale» , si rivolge Alex a Brad.
«Ti manca Shaw?» , lo prende in giro Adam.
Il ragazzino lo fulmina con lo sguardo. Corey, divertito, ridacchia. Osservo tutti in silenzio. Sono felice di essere tornata qui in città.
Mi vibra il cellulare. Thomas mi ha scritto un messaggio. Sorpresa, lo apro.
Buon viaggio, scricciolo.
Sorrido e gli rispondo.
Sono già qui a Nottingham. Io e Brad abbiamo preso un pullman nel pomeriggio. Ci vediamo domani in negozio.
Chris mi dà una leggera gomitata. «Dunque, si torna alla normalità» , sussurra per non farsi sentire da nessuno. Indica il telefono con un cenno del capo e poi mi sorride in modo malizioso.
«Impiccione» , sibilo. «E poi, non mi ha scritto nulla di che.»
«Che cosa avete fatto a Roma in bagno mentre io e Mark parlavamo con la polizia?»
Lo colpisco con un calcio e lui mugugna per il dolore. Rivolgo un'occhiata a Corey. Sta parlando con Léon e non sta prestando attenzione a noi, fortunatamente.
«L'ho medicato» , mormoro.
«L'Italia ha cambiato le carte in tavola fra voi due, ammettilo.»
«No.»
«Confessa.»
«Ti butto giù dal balcone, smettila» , lo minaccio, infastidita.
«Perché non posso tormentarti? Sei mancata per un mese.»
«Ti prendo a schiaffi» , ringhio.
«Davvero avevi una cotta per me?» Scoppia a ridere. Avvampo e lo colpisco con una gomitata. «Mi sei mancata» , dice, prima di lasciarmi un bacio fra i capelli.
«Tu, invece, no» , mento, non riuscendo a trattenere un sorriso.
«Più tardi mi racconterai di te e Thomas a Roma?»
«Non c'è nulla da raccontare.»
«Voglio sapere anche io che cosa è successo fra voi due» , si introduce Adam nel discorso, cercando di non farsi sentire da nessuno.
Esasperata, sbuffo. I due cugini scoppiano a ridere. E' davvero un bene essere tornata?
La serata passa in fretta.
Léon, Corey e Alex tornano nel loro appartamento insieme a Brad. Si sono offerti di ospitarlo per un po' di tempo e ne sono molto felice. Mi metto a letto e Adam, Chris e Gabe si tuffano sul materasso insieme a me e mi accerchiano.
«Che cosa volete?» , domando, tirandomi le coperte fin sopra la testa.
«Aggiornamenti sull'Evieful» , mi risponde Gabriel, facendo ridere gli altri due.
Roteo gli occhi. Adam si stende accanto a me e incrocia le braccia dietro la testa. «Comprendici, siamo tornati alla solita routine dopo giorni di vita avventurosa, abbiamo bisogno di racconti avvincenti.»
«Sul serio, ragazzi, non ho nulla da dirvi» , tento di mandarli via. «E ho sonno. Devo dormire. Domani tornerò a lavorare.»
A Chris brillano gli occhi. «Domani ci sarà il grande incontro con il capo» , constata.
Rido e lo colpisco con una cuscinata. «Siete snervanti» , commento.
«E tu, Corey e Thomas, invece, noiosi. Non ho ancora mai visto quei due fare a pugni per te. Quando ci farete divertire un po'? Cerca di combinare qualcosa in ufficio domani, ho voglia di ascoltare racconti piccanti.»
«Gabriel!» , lo richiamo. Gli altri due concordano con lui. Provo a mandarli tutti via nuovamente, ma mi ignorano. Accendono la tv e iniziano a guardare Wipeout. Mi addormento nonostante il rumore e al mio risveglio me li ritrovo ancora tutti intorno. Sorrido. In fin dei conti, sono felice di essere di nuovo insieme a loro e posso accettare il fatto che mi tormentino con la loro curiosità. Preferisco la nostra routine alla vita movimentata e pericolosa di prima.
Sposto Gabe per scendere dal letto. Mugugna qualcosa, ma non si sveglia. Sono le sette del mattino. Corro in bagno a prepararmi e bacio a tutti una guancia prima di avvicinarmi alla porta per uscire. «Non fate tardi a lavoro, mi raccomando!»
Chris solleva un pollice in segno di approvazione senza nemmeno staccare la testa dal cuscino o voltarsi. Sconsolata, scuoto il capo e vado via.
Raggiungo l'enoteca a piedi. Faith e Thomas ancora non ci sono. Mi chiudo in negozio e inizio a ripulire un po' gli scaffali. Mi sento particolarmente allegra.
La mia collega arriva dopo un po'. Felice, mi abbraccia. Iniziamo a chiacchierare. E' molto presto. Manca poco alle otto.
«Non riesco a credere che tu sia già qui» , commenta. «Sei una ritardataria cronica» , aggiunge.
Le do un colpetto su un braccio, ma mi lascio sfuggire una risata. So che ha ragione. «Non vedevo l'ora di tornare» , ammetto.
«Per il lavoro o per Thomas?» Mi sorride in modo malizioso. «E' successo qualcosa fra voi due in Italia? Mi sembra tornato tutto alla normalità, tranne lui. E' terribilmente stucchevole. Ha riempito di 'x' il calendario. Ogni giorno che passa è un giorno in meno al suo ritorno» , prova ad imitare la sua voce.
«Faith, smettila, potrebbe presentarsi qui in negozio da un momento all'altro!» , l'ammonisco, divertita. Mi sento le guance andare a fuoco. «Lo ha fatto sul serio?» , chiedo subito dopo.
«Siete irrecuperabili» , commenta.
Sospiro. Le racconto dell'Italia. Le parlo dei miei dubbi su Corey e su Thomas. «Ho bisogno di un po' di tempo per me. Quello a Stafford non mi è bastato. Negli ultimi mesi è successo di tutto. Sono confusa. Dovrei schiarirmi le idee, ma adesso non mi sento pronta a prendere decisioni importanti, anche se è difficile far finta di nulla se poi continuo ad avere a che fare con quei due. Ho cercato di sentirli entrambi pochissimo nell'ultimo mese, ma, ora che sono di nuovo qui, non so come andranno le cose.»
Mi accarezza una spalla. «Non arrovellarti il cervello. Adesso, cerca di non pensare a nulla e goditi ogni singolo istante della tua vita. Ne abbiamo passate troppe. Non puoi star male anche per amore, per qualcosa che dovrebbe renderti felice. Ciò che dovrà accadere capiterà.»
La ringrazio e l'abbraccio.
La porta dell'enoteca si apre. Thomas, fermo sulla soglia, mi osserva e sorride. Corro verso di lui. Lascia cadere a terra la sua valigetta e mi abbraccia. «Sei di nuovo qui» , mormora, quasi incredulo, accarezzandomi una guancia. «In orario, fra l'altro» , aggiunge, divertito.
«E ho pulito anche il negozio» , lo informo, allegra.
Sgrana gli occhi e mi tocca la fronte. «Stai bene? Vuoi un'altra settimana per riprenderti?»
Gli do un buffetto su una guancia e sorrido. «Dai, smettila, sono sempre stata efficiente.»
Inizia a guardarsi intorno. «Se facessi commenti, rovinerei quest'atmosfera allegra. Vado a lasciare il capotto e la valigetta nel mio ufficio.»
«Thomas!» , ringhio.
Ridacchia e si allontana. Faith, divertita, scuote il capo.
Passiamo la giornata a sistemare gli scaffali e a servire clienti. Pranziamo tutti insieme in un ristorante poco distante dal negozio e poi riapriamo l'enoteca anche il pomeriggio. Faith termina il suo turno e va via.
Prima che possa indossare il capotto per lasciare il negozio, Thomas mi ferma.
«Aspettami un attimo nel mio ufficio.»
Annuisco. Lo vedo chiudere la porta di ingresso dell'enoteca per evitare che entrino clienti e prendere una costosa bottiglia di vino da uno scaffale. Sorridendo, mi raggiunge. Lascia il vino sulla sua scrivania e poi si allontana nuovamente per tornare dopo poco con dei calici. «Festeggiamo» , mi dice.
«Con quello?» Scettica, indico la bottiglia con un dito. «Vale poco meno della metà del mio stipendio» , gli faccio notare.
«Il tuo ritorno è un'occasione importante» , afferma con naturalezza.
Non deve comportarsi in modo dolce. Non deve accadere nulla di strano. Ho bisogno del mio tempo. Voglio stare da sola. Non sono pronta a prendere decisioni importanti. Devo rovinare questo momento.
«Smettila. Berremo un sorso di vino ogni volta che diremo qualcosa di sentimentale. Non vuoi ubriacarti, vero?»
Scoppia a ridere. «Credi che io sia sdolcinato? Meglio così» , commenta. «Ti piacciono le persone romantiche. E' bello sapere che pensi che io abbia un cuore, proprio come Corey» , aggiunge.
«Bevi» , gli dico.
Ride e versa un po' di vino prima nel suo bicchiere e poi nel mio. «Brindiamo prima?»
Cedo. Beviamo entrambi. Lui manda giù un ulteriore sorso.
«E poi, non è vero che mi piacciono le persone romantiche. Ti ricordo che c'è stato qualcosa anche fra noi due e non mi sembrava che avessi un cuore all'epoca.»
Ridacchia. «Prenderò questo richiamo al nostro passato come un qualcosa di sentimentale. Bevi anche tu, scricciolo.»
«Scricciolo? Versati un altro po' di vino.»
Mandiamo giù un bicchiere a testa. Devo smetterla. Non voglio perdere il controllo. All'improvviso, lo sguardo mi cade su una foto appoggiata sulla sua scrivania. Ritrae me, lui e suo nipote alla fiera di Corncob.
«Ti piace?»
Mi volto ad osservarlo. «Perché ci hai incorniciati?»
Mi guarda con aria di sfida. «Ti ho incontrata in un bosco e abbiamo passato la fine dell'anno insieme e in quel periodo volevo proteggerti tenendoti lontana da me. La fotografia mi ricorda che, per quanto fugga, in qualche modo la vita mi riporta da te. Non credo sia una coincidenza.» Allontana dal vetro lo scatto e me lo porge. «Tieni, è un regalo.»
Prima che possa dirgli qualcosa, beve da solo un generoso sorso di vino. Ne mando giù uno anche io. Thomas, divertito, sorride. «Perché lo hai fatto? Non hai detto nulla» , mi fa notare.
«Sono troppo sobria per reggere tutto questo.»
Seri, ci guardiamo e scoppiamo poi a ridere entrambi. Si siede alla scrivania e mi allunga un'agenda rilegata in pelle. Confusa, la apro. Ci sono pagine zeppe di scritte da Gennaio in poi. «Parlare con i fornitori» , leggo ad alta voce.
«E' dell'anno scorso. Arriva agli ultimi mesi» , mi dice.
20 Novembre
• Risistemare il negozio
• Andare alla mostra
Per quanto ancora potrò tenere Evie lontana da me? Voglio stare con lei, ma devo proteggerla da me stesso.
9 Dicembre
• Comprare una nuova agenda
Ha visto il peggio di me e non mi ha abbandonato. Dio, è così speciale. Non credo di poter più fare a meno di lei.
25 Dicembre
Mi manca. Mi manca. Mi manca. Mi manca. Mi manca. Mi manca. Mi manca. Mi manca. Mi manca. Mi manca. E potrei continuare così all'infinito.
• Comprare una nuova agenda
Mi costringo a chiudere il diario. Una lacrima mi riga una guancia. Thomas, serio, mi osserva. «Ti avevo sempre in mente, anche quando sembrava che non avessi un cuore.»
Verso ad entrambi del vino. Gli sfugge un sorriso. «Hai pensato qualcosa di sdolcinato?»
Mi mordo il labbro inferiore e annuisco. Beviamo. Sto perdendo i freni inibitori. Ho avuto una pessima idea.
Faith mi chiama a telefono. Mi viene da ridere senza alcun apparente motivo. A Thomas accade lo stesso. Rispondo a fatica. Non vedo bene i tasti.
«Tesoro, dove sei? Adam mi ha detto che non sei ancora tornata a casa. Abbiamo organizzato a te e a Brad una cena per festeggiare il vostro ritorno. Dobbiamo andare in un ristorante.»
«Sono in enoteca.» Scoppio a ridere e Thomas anche.
«Che sta succedendo? Sei con Thomas? Non dovrebbe già essere al locale?»
Copro il telefono con una mano. «Faith dice che dovresti già essere al ristorante. E' vero che tu e gli altri avete organizzato una sorpresa a me e Brad?»
Si dà un colpetto sulla fronte. «E' vero!» Ha le lacrime agli occhi per le risate.
«Evie? Sei ubriaca?»
«Un pochino» , ammetto.
La sento imprecare. «Mando Léon a prendervi. Non muovetevi dal negozio.»
•••
Thomas apre la porta a Léon.
«Che cosa vi è saltato in mente?» , ci chiede, furioso. Io e il capo scoppiamo a ridergli in faccia. Lui, sconsolato, si passa le mani sul volto. «Non ti sopporto, lo so che è stata colpa tua» , piagnucola guardando Thomas.
Si volta poi verso di me. «Perché dobbiamo sempre portarcelo dietro?»
Gli sfugge un grugnito di frustrazione. Si fa passare le chiavi del negozio e poi ci ordina di entrare in macchina e lo ascoltiamo. Ci raggiunge dopo aver chiuso l'enoteca. Mette in moto l'auto e chiama Chris. «Fratellone, sei in vivavoce» , lo avverte.
«Ciao, Christopher!» , lo saluta Thomas, allegro.
Léon gli dice di fare silenzio. Il poliziotto ricambia il saluto e poi torna a rivolgersi al fratello. «Dove siete? State arrivando? Sono già tutti seduti a tavola.»
«Sì, siamo quasi al ristorante. Devo chiederti di fare una cosa.»
«Cosa, Léon?»
«Devi far bere Corey. Fallo ubriacare.»
«Sei impazzito?»
«Vuoi che tutto finisca in tragedia? Credi che non se la prenderebbe, se vedesse Evie e Thomas arrivare ubriachi alla serata?»
«No, Léon, non lo faro. E' l'idea peggiore che tu abbia mai avuto.»
Rido. «In realtà, lui ha sempre pessime idee. Te la ricordi la volta in cui ti sei nascosto in un casale per farti uccidere da Ares?»
Il castano si volta a guardarmi. «Non eri ubriaca?» , ringhia. «Chris, fallo bere e basta» , torna a parlare con il fratello.
«No.»
«Fallo bere. Deve ubriacarsi e non accorgersi del pietoso stato di questi due.»
«Ehi!» , ci lamentiamo io e Thomas, offesi.
«Léon» , mormora il poliziotto.
«Vuoi che Corey passi il resto della sua vita in carcere insieme a nostro padre? Vuoi tenerti Thomas sulla coscienza?»
«Va bene, gli darò da bere. Sbrigati ad arrivare» , cede, infine, Chris, seccato.
Attacca senza dar modo al fratello di dire altro. Léon, compiaciuto, sorride. Fissa il suo riflesso nello specchietto retrovisore e si sistema i capelli.
Raggiungiamo il ristorante dopo un po'. Léon ci aiuta ad uscire dalla macchina.
Christopher, in attesa nel parcheggio, ci viene incontro. «Che cosa avete combinato?» , ci squadra da capo a piedi, visibilmente sconvolto.
«Corey non dovrà sospettare nulla. Rideremo e piangeremo insieme a questi due deficienti per far sembrare tutto normale. Ti è chiaro, Chris?»
«Sono ubriachi?» Ci voltiamo tutti. Alex, visibilmente divertito, viene verso di noi. «Corey se la prenderà con Thomas» , dice.
«Sono io la responsabile di tutto» , spiego.
«Io ho preso il vino per primo» , precisa il mio capo.
«Ma è colpa mia se abbiamo bevuto tanto» , insisto.
Alex, ridacchiando, ci ascolta. «Ripeto, Corey se la prenderà con Thomas.»
«Non deve accorgersi di nulla» , dice Léon.
Alex gli rivolge un'occhiata di sfida. «No? Va bene. Puoi comprare il mio silenzio con venti sterline e la mia complicità con trenta.»
Léon arriccia il naso e gli passa delle banconote. «Complicità, mi piace» , commenta il ragazzino, rigirandosele fra le mani.
«Alex, sei una persona orribile» , afferma Chris.
Il fratellino di Corey gli sorride. «Grazie, sul serio. Neanche Shaw mi dice cose così carine.»
Entriamo nel ristorante. Tutti sono già seduti a tavola. Léon mi tiene sottobraccio e Chris, invece, aiuta Thomas a stare in piedi.
Corey, confuso, ci osserva.
Adam e Faith, invece, sembrano preoccupati. Scoppio a ridere alla vista delle loro espressioni. Léon rivolge un'occhiata complice a Chris. Si mettono a ridere anche loro e lo stesso fanno Thomas e Alex.
Ci accomodiamo a tavola.
Gabe dà una gomitata ad Adam per attirare la sua attenzione. Sorridendo, mi guarda. «E' bello non essere il membro idiota della famiglia per una volta, non credi?»
«Facciamo un brindisi!» , propone Brad, sollevando in alto il suo bicchiere colmo di vino.
Faccio per riempire il mio calice, ma Léon, seduto fra me e Corey, mi ferma. «Tu no» , ringhia. Si volta poi a guardare il coinquilino. «Tu, invece, bevi.»
«Mandalo giù, fratellone» , gli dice anche Alex con falso entusiasmo. Ammicca a Léon. Gli mima un "così sono abbastanza complice?" con le labbra.
Il castano, seccato, gli lancia, un'oliva. Thomas, seduto fra me e Chris, scoppia a ridere. Il poliziotto, agitato, gli rivolge un'occhiata e poi ride a sua volta. «Sì, bella battuta!» , quasi grida. In difficoltà, mima un 'aiutami' a Léon.
«State bene?» , domanda Brad, preoccupato.
Faith, seduta accanto a lui, sbianca. «Stanno benissimo. Sai che oggi Evie ha ripulito tutto il negozio?»
«Ho voglia di aragosta» , dico, improvvisamente, vedendola disegnata sulla bavetta di un bambino seduto al tavolo accanto al nostro.
«Non c'è sul menù» , mi fa notare, cercando di mantenere la calma, Léon.
«Evie, sei allergica ai crostacei» , mi ricorda Gabe.
«Voglio l'aragosta!» , insisto.
«Non c'è sul menù!» , ribatte Léon.
«E' tutto così poetico» , commenta Alex, allegro, mettendosi in bocca una mozzarellina impanata.
Gabe squadra me e Thomas, che sembra intento a fissare il vuoto. Dà un colpetto sul braccio ad Adam. «Ma che hanno fatto? Perché sono così strani? Qualcosa di piccante? Si sono drogati? Chris potrebbe arrestarli?» , sussurra.
«Ordiniamo!» , urla il poliziotto seduto alla mia destra. «Cameriere! Cameriere!» , lo chiama, disperato.
«Scelgo io per te, ragazzina» , mi avverte Léon. «Tu prendi qualcosa al sociopatico, Chris. Un bicchier d'acqua, un tozzo di pane, quello che più ti ispira.»
«Voglio ordinare io!» , mi ribello.
«Ma che sta succedendo?» , si intromette Corey, confuso, nella discussione.
«Ciao, Corey!» , lo saluto. «Spostati, Léon, voglio stare fra lui e Thomas» , piagnucolo.
«Per 'piccante' intendevo qualcosa del genere» , afferma Gabe, beccandosi un'occhiataccia da Adam.
Faith chiede una Margherita a testa e manda via il cameriere. Alex e Brad, confusi, protestano, ma lei li zittisce. «Volete che si accorga che siamo strani?»
«Sei ubriaca?» , mi domanda il rosso.
«Che significa 'ubriaca'?» , si intromette nella discussione anche Thomas.
Corey sospira e si passa le mani sul volto. Léon sbianca. «Alzatevi, tutti e due» , ci dice il fratello di Alex mettendosi in piedi. «Venite in bagno con me.» Si volta poi a guardare Léon e Brad. «Portatemi delle bottigliette d'acqua.»
In silenzio, io e Thomas lo ascoltiamo. Ci circonda le spalle con le braccia per sostenerci e ci conduce in bagno. Ci lascia sedere su una panca di legno e ci lancia dell'acqua in volto. Tossisco.
«Non volevo che finisse così, scusatemi» , mormoro, quasi sul punto di piangere.
Corey mi scompiglia i capelli e io, seduta, lo abbraccio. «Non è successo nulla. Adesso ce ne andiamo tutti a casa» , prova a tranquillizzarmi.
Léon e Brad ci raggiungono. Passano sia a me che a Thomas due bottigliette d'acqua e Corey ci dice di bere. «Tornate in sala, resto qui con loro.»
«Ti faccio compagnia» , gli dice Brad.
Il rosso scuote il capo. «Non preoccuparti, sul serio. Verremo presto da voi. Devono soltanto un po' riprendersi.»
Mio fratello, agitato, mi guarda.
«Brad, ascoltalo» , sussurro, allontanando la bottiglia dalle labbra.
Lui, sconsolato, annuisce. Prima che possa andare via anche Léon, Corey lo ferma. «Non possiamo farlo tornare a casa in questo stato. Dormirà da noi stanotte» , afferma, indicando Thomas con un cenno del capo.
Léon strabuzza gli occhi. «Per forza?»
«Sì, per forza. Starà con me nella mia stanza.»
«Agli ordini» , cede, sbuffando, il suo coinquilino, prima di andare via.
Thomas inizia a tossire. Corey, preoccupato, si volta a guardarlo. «Stai bene?»
«La parte del cavaliere senza macchia e senza paura ti riesce perfettamente, complimenti. Potresti iniziare a piacere anche a me, sai?» Al rosso sfugge un sorrisetto divertito. In silenzio, li osservo. «Mi ero scordato della cena. Non volevo che andasse a finire tutto così.»
«E' capitato, Thomas, non darti troppe colpe. So che vuoi solo il meglio per Evie.»
«Ho sbagliato io. Ci siamo ubriacati a causa mia» , intervengo.
Corey mi accarezza i capelli. «Basta, smettetela tutti e due, non è successo nulla di grave. Bevete, riprendetevi e torniamo dagli altri.»
•••
Stanca, mi reggo a Gabriel per attraversare il cortile.
«Faith con noi, Thomas e Brad con voi» , ripete ad Alex la disposizione degli ospiti Adam.
Léon cammina accanto a Chris. Gioca con le chiavi della macchina. Se le fa roteare attorno a un dito.
Corey fa per dire qualcosa, ma un grido, proveniente dalla piscina, sovrasta la sua voce. Allarmato, inizia a correre con gli altri verso la fonte delle urla. Gabriel mi lascia per seguire il resto del gruppo e resto sola con Thomas, Faith e Alex.
Lentamente, raggiungiamo tutti. Non riesco a correre. Mi sento ancora un po' stordita. Quando arriviamo in piscina, ci ritroviamo davanti una scena terribile.
Chris, con i vestiti bagnati e incollati al corpo, sta cercando di rianimare Rae, distesa a terra e fradicia come lui.
«Chiama la polizia!» , grida Adam, già intento a parlare a telefono, a Gabriel.
Faith, terrorizzata, urla. Alex e Thomas si accasciano accanto a Rae e io stringo la mia amica in lacrime fra le braccia. «Ci serve un'ambulanza, urgentemente» , inizia a dire Adam al cellulare.
«Che cosa è successo?» , chiedo a Brad, non staccando nemmeno per un attimo gli occhi dal corpo esanime della bionda.
Delle lacrime mi rigano le guance. Mi tremano le gambe e il cuore mi batte all'impazzata nel petto.
Corey e Léon, con l'affanno, rientrano dall'ingresso secondario del cortile. «Ci abbiamo provato a prenderlo, ma è scomparso nel nulla» , dice il rosso, stremato, lasciandosi cadere a terra insieme al coinquilino.
«Brad, che cosa è successo?» , insisto.
«Qualcuno ha tentato di affogarla.»
-
Salve! Faccio di nuovo gif per i capitoli. Spero vi piacciano. Riguardo a quanto accaduto in questa parte, mi sento soltanto di dire che Alex è il mio spirito guida. Gli altri commenti li lascio a voi.
La cosa più sensata che ho da dirvi è che sto terminando l'ultimissimo capitolo della storia proprio in questi giorni e che, per questo, potrei iniziare a pubblicare due parti e non più soltanto una dalla settimana prossima in poi.
Detto questo, vi lascio.
A presto e grazie ancora a tutti coloro che stanno leggendo/votando/commentando la storia!
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