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39 - Resta con me

Sussulto, spaventata, quando la porta della mia camera si spalanca di scatto.

«Vestiti e usciamo.»

«Selene? Che cosa ci fai tu qui?» Sorpresa, strabuzzo gli occhi.

Lei, divertita dalla mia espressione, ghigna e poi corre a tuffarsi sul mio letto per darmi un abbraccio. «Mi annoiavo al quartier generale senza di voi e sono tornata a casa anche io» , mi spiega. «E, visto che non rispondi da un po' ai miei messaggi e a quelli di Faith, ho pensato di passare a trovarti» , aggiunge.

Intenerita, sorrido. E' davvero una buona amica. «Apprezzo il pensiero, sul serio, ma non ho proprio voglia di uscire.»

La mia affermazione non sembra turbarla affatto e la cosa mi preoccupa abbastanza. «Il mio non era un invito.» Ecco, appunto. «Vestiti, prima che mi venga voglia di trascinarti fuori di casa con la forza.»

Roteo gli occhi. «Non sto male, Selene, non preoccuparti per me. Ho già fatto una passeggiata.»

Scettica, inarca un sopracciglio. «Sul serio? Quando?» Abbasso il capo per non guardarla negli occhi. «Evie?» , mi richiama.

«Tre giorni fa» , confesso. «Ma, domani, accompagnerò Mark ad una festa.»

«A cui io non parteciperò. Ho voglia di stare un po' con te. Non ti dispiace mandarmi via come se nulla fosse?»

«Selene» , mormoro. Triste, mi osserva. «Non fare così» , la supplico.
Sporge in avanti il labbro inferiore e congiunge le mani al petto. Sbuffo sonoramente. Effettivamente, mi dispiacerebbe non accontentarla. Non ho risposto ai suoi messaggi e l'ho fatta preoccupare. Non lo meritava. «Va bene, usciamo» , cedo.

Esulta e mi toglie di dosso le coperte.
Borbottando, prendo dei vestiti dall'armadio e corro in bagno a prepararmi.
Lasciamo casa dopo un po'. Si mette alla guida della sua auto e mi siedo accanto a lei.

«Vuoi un po' di notizie sugli altri?» , mi domanda, dopo aver messo in moto la vettura.

«Selene» , tento di dirle.

«Non sul tuo ex o sul tuo capo, non preoccuparti» , mi precede. «Anche perché di loro non so nulla» , ammette.

«Va bene, allora, parlami dei nostri amici» , l'assecondo.

Felice, sorride. Evidentemente, non vedeva l'ora di farlo. «Tuo cugino ci prova ancora con quella dottoressa, Maya, ma lei continua a non voler uscire con lui. Gabe, però, non demorde. Speriamo tutti che riesca a conquistarla. Fa davvero tenerezza. Faith e Adam continuano a chiamarsi tutti i giorni e, su di loro, non ho nulla di nuovo da dirti. Sono carini e basta. Ivy litiga dalla mattina alla sera, come al solito, con Wade. Secondo me, prima o poi si metteranno insieme. Anche perché Adrian non sembra notarla e la cosa la irrita parecchio.»

«Léon, invece, come sta?» , mi viene spontaneo chiederle.

«Chris mi ha detto che ha contattato Letha.»

«E a Corey la cosa sta bene?»

Selene frena di colpo per fermarsi al semaforo. Mi aggrappo al sedile e lei si volta a guardarmi. «Non so nulla di lui, te l'ho detto. E poi, non dovresti nominarlo. Pensa a goderti la serata.»

Prendo un respiro profondo. «Sì, hai ragione. Allora, parliamo di altro. Chris si è presentato a Cordelia?»

Sono stata pessima in questi giorni. Non ho dato attenzioni ai miei migliori amici per preoccuparmi delle uniche due persone che non hanno minimamente provato a contattarmi. Dovrò farmi perdonare, decisamente.

«Cordelia è stata felice di conoscerlo. La mamma di Chris, invece, è svenuta dopo aver saputo di Léon, ma, adesso, si sta abituando all'idea che suo marito sia un mostro e che stia bene in galera.»

«Svenuta?» , domando, sorpresa e allo stesso tempo dispiaciuta.

«Sì, ma ormai è acqua passata. Pensa che domani parteciperà alla stessa festa a cui andrai con Mark insieme a Chris, Léon e Cordelia.»

«Quindi, è sicuro che ci saranno anche loro?» Mi passo una mano sul volto. «Sono sparita con tutti, Selene, sono stata un mostro» , dico, sentendomi in colpa.

«Un po', ma hai avuto le tue ragioni per farlo e gli altri ti vogliono ancora bene. Adam è dispiaciuto perché crede che tu non abbia apprezzato le sue immagini motivazionali e Chris mi ha chiesto di portarti con me da lui più tardi per salutarti.»

Rassicurata, sorrido. Mi mancano entrambi. «Mi farebbe piacere vederli» , ammetto. Selene riparte e svolta a destra. «Comunque, dove stiamo andando?» , le domando, confusa.

«In un locale a festeggiare il tuo ritorno alla civiltà» , mi risponde con naturalezza.

No. Non voglio vedere nessuno. Perché non sono rimasta a casa? Non ne combino mai una giusta.

«Non possiamo andare in un posto più tranquillo? In pizzeria, magari» , propongo.

Scuote il capo e, con una brusca sterzata, si infila in un parcheggio. Trattengo a fatica un conato di vomito e mi accascio contro lo sportello. Chi le ha dato la patente?

«Scendi. Siamo arrivate.»

Di fronte a noi c'è un locale. Intravedo la sua insegna fluorescente già dalla macchina. Mi stringo nel mio cappotto e seguo Selene all'interno del posto.
Una volta dentro, una fastidiosa puzza di fumo mi invade le narici e mi fa tossire. La stanza rettangolare è piena di persone intente a ballare e a sorseggiare cocktail. Le luci stroboscopiche della pista mi infastidiscono e cerco di non guardarle e di soffermarmi, piuttosto, sulla mia compagna d'avventura.

«Non ho mangiato, Selene. Non possiamo proprio andare in una pizzeria?» , insisto.

Rotea gli occhi e mi aiuta a sfilarmi il cappotto. «Cerca un tavolo vicino alla pista e fatti portare una ciotola di patatine. Lascio le giacche nel guardaroba e ti raggiungo» , mi dice, prima di sparire fra la folla.

Sbuffo e, rassegnata, inizio a sgomitare per farmi spazio fra le persone. Questa serata finirà. Prima o poi, finirà.
Mi cade a terra la pochette. Impreco, mi chino per raccoglierla e, quando mi rialzo, urto con la testa la schiena di qualcuno e precipito sul pavimento.

«Te lo hanno già detto che hai un pessimo senso dell'equilibrio?»

Sollevo il capo e mi ritrovo davanti Léon. Divertito, ridacchia e mi tende entrambe le mani. Le afferro e mi aiuta a rialzarmi.

«Léon» , mormoro, prima di abbracciarlo.

Sorpreso, si irrigidisce, ma poi si scioglie e prende ad accarezzarmi i capelli. «Come stai, ragazzina?»

Mi tocca il fatto che sia stato lui a chiedermelo. Lui che sembra sempre così superficiale.

«Male» , confesso con gli occhi lucidi.

Senza dire nulla, mi prende per mano e mi trascina accanto ad un tavolo. Inspiro ed espiro nel tentativo di calmarmi.

«Corey si è comportato proprio da idiota.»

«Sei il suo migliore amico, non dovresti difenderlo?»

«L'ho detto anche a lui.»

«E il suo quasi cognato» , aggiungo, alludendo al suo aver scritto a Letha.

«Non ti sembra di correre un po' troppo, ragazzina? Mi conosci, lo sai che non riesco ad avere relazioni stabili e durature.»

«Quando la smetterai di fare il duro, le cose cambieranno.»

«Io non faccio il duro, sono un duro» , afferma con orgoglio. Mi sfugge un sorriso e gli do un leggero colpetto sul torace. «E poi, Letha è bellissima, forse mi piace, non so bene ciò che provo per lei, ma so che non è te.»

Sorride. Mi sta provocando.

«Léon, non fare l'idiota» , lo ammonisco, sconsolata, scuotendo il capo. «E trattala bene.»

«Léon?» Riconosco la voce di Corey e mi volto di scatto.

E' a pochi passi da noi e ci sta squadrando da capo a piedi. Perdo un battito e mi porto una mano sul petto.
Perché è qui a Stafford? Perché non è con la sua famiglia?

«Ho lasciato i cappotti!» Selene, euforica, non accorgendosi di Corey, mi raggiunge.

Sorride, sorpresa di vedere Léon, e lo abbraccia. Nota la mia espressione sbigottita e, soltanto a quel punto, ruota il capo e si ritrova davanti il rosso.

«Evie, ciao! Come stai?» , mi domanda lui con naturalezza, come se nulla fosse accaduto fra noi.

Non riesco a crederci. La sua reazione mi ferisce. Mi sta trattando come se fossi una normale conoscente e non riesco ad accettarlo.

«E adesso torno a riprenderli con Evie!» Selene mi afferra una mano e mi trascina verso il guardaroba. Non mi dà nemmeno modo di salutare Léon e di insultare Corey.

«Lo hai visto? Non gli importa più nulla di me! Ha dimenticato la nostra storia! Perché non ha significato nulla per lui?» , inizio a straparlare, sul punto di piangere.

«Perché è un imbecille!» , ringhia lei, infuriata. «E non ti rovinerà la serata. Non pensare più a lui. Cancellalo dalla tua mente e sorridi. Non devi star male per un idiota che ti ha mollata rifilandoti delle scuse poco credibili. Ti porto in un altro locale.»

Indossiamo le giacche e torniamo in auto. La rossa mette in moto e io resto in silenzio per tutto il viaggio. Trattengo a fatica la voglia di piangere perché, anche se tutto questo fa male, so che Selene ha ragione e che non devo versare lacrime per qualcuno che mi ha abbandonata senza darmi spiegazioni plausibili.

Quando la mia amica ferma la macchina, tiro un sospiro di sollievo. «Thai Tanic» , leggo ad alta voce l'insegna del ristorante a pochi metri da noi.

«Avevi fame, no? Mangeremo qui, nonostante l'idea non mi alletti. Voglio soltanto che tu stia bene e credo che non incontreremo nessuno questa volta. Insomma, chi vuoi che frequenti questo posto? Ha un nome indecente e sembra abbastanza squallido.»

Commossa, l'abbraccio. So che sta facendo uno sforzo enorme per me.

«Se vuoi, possiamo ordinare un po' di pizza e mangiarla a casa mia.»

Scuote il capo. «Hai passato troppi giorni chiusa nella tua stanza. Scendiamo dalla macchina, entriamo, ordiniamo e preghiamo che non ci venga un'intossicazione alimentare.»

E' testarda, ma mi sono affezionata a lei. Annuisco e così facciamo.
Una volta dentro, ci sistemiamo ad un tavolo vicino ad un finestrone che dà sulla strada e aspettiamo che un cameriere venga a portarci dei menù. Contro ogni previsione, il locale sembra abbastanza affollato.

«Vado in bagno a sciacquarmi il viso, torno subito» , informo Selene.

Rasserenata dal fatto che io sembri un po' più tranquilla, sorride e annuisce.
Mi allontano e la vedo prendere dalla borsa delle salviettine con cui inizia a pulire il nostro tavolo. Mi porto una mano sulle labbra e trattengo a stento una risata. Chiedo ad un cameriere indicazioni per raggiungere il bagno e lui me lo mostra con un dito. Sorrido e lo ringrazio. Sbianco quando mi accorgo che, in fondo al locale, seduti ad un tavolo ci sono Thomas e due suoi amici. Allegri, ridono di chissà cosa. Non ci credo. Non posso essere davvero così sfortunata. Per lo stupore, mi fermo all'improvviso sul posto a guardarlo e urto un dipendente del ristorante.

«Faccia attenzione, signorina!» , mi richiama lui, facendo voltare buona parte del locale, fra cui Thomas.

«Mi scusi!» , dico, imbarazzata.

Thomas, sorpreso, sgrana le palpebre e smette di ridere. Corro verso il bagno e, con la coda dell'occhio, lo vedo alzarsi.

«Evie!»

Mi fermo e, prima di voltarmi, prendo un respiro profondo. «Thomas, che sorpresa!»

«Volevi evitarmi?»

«No» , mento.

«No? Così sembrava.»

«Ti sbagli» , continuo a dire sciocchezze. «E poi, perché dovrei? Ho cercato di contattarti io in questi giorni e tu mi hai liquidata in fretta, non te lo ricordi?»

Imbarazzato, si gratta la nuca. «Ho avuto un po' da fare.»

«Sì, l'ho notato. Non fai altro che postare foto con le tue amiche sui social» , non riesco a trattenermi.

Mi do mentalmente della stupida e mi mordo con forza la lingua. L'ho causata io questa situazione. Devo smetterla di provare fastidio per il fatto che frequenti delle ragazze e di stare male perché il nostro rapporto è peggiorato decisamente nel giro di pochi giorni.

«Sei gelosa di me?» , chiede, sorpreso.

«Che cosa vuoi, Thomas? Perché mi hai fermata?»

«Non voglio che fra noi ci sia tensione. E tu, invece, Evie, che cosa vuoi? Scegli Corey e poi mi fai una scenata di gelosia? Non puoi. Mi sto impegnando per superare la cosa e devi lasciarmi in pace. Non ti è concesso tornare indietro, da me, soltanto perché hai capito che Corey si è finto il Principe Azzurro e che sarebbe stato meglio scegliermi perché, nonostante i miei difetti, ho cercato di migliorarmi per starti accanto.»

Le sue parole mi colpiscono e mi feriscono. Capisco che lui sia arrabbiato, ma ho fatto delle scelte senza mai giocare con i sentimenti di nessuno. Ho seguito il mio cuore in ogni momento e sono sempre stata sincera con entrambi. Ho capito di amare Corey e di aver provato e di provare ancora qualcosa di forte e di indefinito per Thomas. Non voglio tornare da lui perché Corey mi ha presa in giro. Lui non è la mia seconda scelta. E' sempre stato importante per me. Non lo sfrutterei mai per avere un po' di compagnia.

«Non voglio tornare indietro! Non voglio stare con nessuno e basta!» , gli grido, prima di correre via. Scoppio a piangere e torno da Selene. Sono ferita, delusa, confusa. Non so più cosa provo. Mi esplode la testa. La mia amica, agitata, scatta in piedi. «Ti prego, riportami a casa» , le dico.

«Cosa è successo?»

Fa per avvicinarsi a me, ma indietreggio e mi porto le mani sul viso per coprirmi gli occhi.

«Thomas» , mormoro, iniziando a prendere dei respiri profondi. «E' qui.»

«Andiamocene» , afferma, portandomi una mano alla base della schiena e spingendomi verso l'ingresso del posto. «Tanto la cucina thailandese nemmeno mi piace» , aggiunge, cercando di strapparmi un sorriso, con scarsi risultati.

La ringrazio e mi scuso per tutti i disagi che le sto causando dall'inizio della serata.

•••

Selene parcheggia davanti a casa mia. Le do un abbraccio, mi scuso ancora per tutto e la ringrazio di essermi stata accanto. Mi asciugo le lacrime con un fazzoletto e lei mi porta i capelli dietro le orecchie.

«La situazione migliorerà, Evie. Sei forte, supererai tutto questo, lo so.»

Le sorrido, lascio che mi stringa un po' e poi scendo dall'auto e corro per raggiungere in fretta l'interno della mia abitazione. Voglio soltanto sprofondare sotto tre strati di coperte e dimenticare questa orribile serata. La porta di casa sbatte alle mie spalle, ma non do peso alla cosa. Corro nella mia stanza e mi tuffo sul letto senza nemmeno togliermi di dosso il cappotto. Dopo un po', sento la voce di mamma provenire dal corridoio.

«Tesoro, sei tornata? Posso entrare?»

Singhiozzando, le dico di no e, come previsto, lei viene comunque a sedersi accanto a me. Mi accarezza i capelli, mi dice di calmarmi e mi chiede che cosa mi sia successo.

«E' tardi, perché non sei a letto?» , le domando.

Si finge imbronciata. «I ruoli si sono per caso invertiti, signorina? Sei diventata tu mia madre? Stavo leggendo un libro, non avevo ancora preso sonno e, per la cronaca, quando non vuoi che qualcuno ti disturbi, socchiudi la porta di casa e non sbatterla per non far capire ai tuoi genitori che sei rientrata. Devo spiegartele io queste cose? Davvero?»
Le sue parole mi strappano un sorriso. Mi metto seduta e l'abbraccio. Inizio a parlarle di Corey, di Thomas e dei miei dubbi e lei, dolcemente, mi accarezza i capelli e, in silenzio, mi ascolta. «Prenditi del tempo per te stessa e non piangere, tesoro. Prima o poi, tutto si sistemerà. Adesso, non puoi fare nulla per aggiustare le cose perché sei la prima persona confusa che ha bisogno di schiarirsi le idee. Se tornassi con Corey, avresti ancora dubbi su Thomas e non saresti serena nemmeno se, in questo momento, ti mettessi con il tuo capo. Lasciali entrambi in pace. Rifletti, arriva ad una conclusione e, soltanto a quel punto, inizia a combattere per ciò in cui credi. Lascia che Thomas ritrovi un equilibrio e che Corey si decida a parlarti. Non credo che ti abbia davvero lasciata per i motivi che mi hai detto.»

Mi asciugo gli occhi e prendo dei respiri profondi per calmarmi. Il tempo, magari, sistemerà tutto. «Grazie, mamma. Ti voglio bene.»

Mi sorride e mi dà un bacio sulla fronte. «Te ne voglio anche io e, adesso, dormi. Non arriverai stanca alla festa di domani. Voglio che sia fantastica, non ho mai partecipato ad una sottospecie di serata di gala» , dice, euforica. «Mark è stato gentile ad estendere l'invito anche a me e a tuo padre. Se dovesse andare male con Corey e con Thomas, tesoro, potresti prendere in considerazione l'idea di tornare con lui? E' proprio il tipo di ragazzo che ogni madre vorrebbe vedere accanto alla propria figlia.»

«Mamma!»

Solleva le mani in segno di resa e, dopo avermi dato un altro bacio, si alza e si avvicina alla porta della stanza. «Buonanotte, tesoro. A domani.»

•••

Con questo lungo abito rosso, mi sento un po' una principessa. Una principessa che sta per partecipare ad una festa organizzata in un castello, fra l'altro. Ancora non riesco a crederci e non potrò mai ringraziare abbastanza Mark per aver dato a me e alla mia famiglia l'opportunità di presenziare con lui a questo evento.
Mamma e papà camminano davanti a me tenendosi la mano e, intenerita, sorrido.

Mark mi affianca e mi prende sottobraccio. «Sono felice che abbiate accettato il mio invito. Siete un po' la mia famiglia, anche se non stiamo più insieme» , ammette e gli sorrido.

I suoi genitori si sono separati anni fa e non sono stati mai molto presenti per lui.
Entriamo nella sala da ballo addobbata a dovere per l'occasione e inizio a guardarmi intorno. E' immensa e, per quanto è spaziosa, sembra vuota anche se, al suo interno, ci sono una marea di persone. In lontananza, vedo il sindaco della città. Sta conversando con alcuni ragazzi che, come Mark, indossano la divisa della polizia di Nottingham. Un cameriere passa davanti ai miei genitori con un vassoio colmo di tartine e mia madre coglie l'occasione per prendersene una. L'addenta e mio padre le rivolge un'occhiataccia. Divertita, sorrido.

«Vuoi che ci riconoscano subito? Siamo in mezzo a delle persone chic, perché non ti prendi un piatto prima di mangiare?»

Mark ridacchia e mi lascia un attimo per avvicinarsi ai miei genitori. Accarezza con una mano la schiena di mio padre e con l'altra la spalla di mia madre. «Non preoccupatevi di essere formali, divertitevi e basta, siamo qui per questo» , ricorda loro.

Scorgo Chris, Adam e Léon fra la folla e sorrido. «Vado a salutare i miei amici, scusatemi» , congedo Mark, mamma e papà.

Raggiungo i tre e abbraccio Adam da dietro. Spaventato, sussulta, ma, quando si accorge del fatto che sia io a stringerlo, euforico, si volta.

«Hai avuto una cotta per me e adesso nemmeno mi saluti?» Fulmino Chris con lo sguardo.

«Non puoi dimenticartelo?»

Scrolla le spalle. «No, ho intenzione di prenderti in giro a vita.»

Gli do un buffetto su una guancia e poi lascio che mi abbracci.

«Con chi sei venuta qui?» , mi chiede Léon, mentre lo saluto.

«Con Mark, il commissario della polizia di Nottingham. Ha invitato me e i miei genitori alla festa» , rispondo. «Voi, invece, siete qui tutti insieme perché l'invito era esteso alla famiglia di Chris, giusto?»

Léon, con orgoglio, annuisce e gonfia il petto.

«Ci sono anche mia madre e Cordelia» , mi informa il poliziotto.

Felice, sorrido. Fino a qualche mese fa, Chris nemmeno accettava il fatto che Léon fosse suo fratello e, adesso, invece, tutto è cambiato. Nel loro caso, il tempo ha decisamente sistemato la situazione.

«E Thomas e Corey» , mi avverte Adam, indicandomi i due in fondo alla sala.

Sussulto. Perché c'è anche Corey? Potevo aspettarmi la presenza di Thomas, ma non la sua.

«Che cosa ci fanno tutti e due qui?» , chiedo, confusa.

«Thomas è stato invitato dal sindaco e Corey da Thomas» , mi risponde Léon.

Strabuzzo gli occhi. «Perché? Da quando sono così amici? Da quando hanno deciso di chiudere entrambi con me?» , domando, spazientita.

Léon, sconsolato, si porta una mano sulla fronte e scuote il capo. «Non credo che siano grandi amici. Thomas l'ha invitato perché riteneva giusto che a questa festa ci fosse anche lui. Se Ares, Dorian, Pierce e i loro scagnozzi, adesso, sono in carcere, è anche un po' merito di Corey, no?»

I due ci notano e, spaventata, saluto i miei amici e corro via.
Sbatto contro qualcuno e mi rendo conto, quando l'individuo si volta, che è Mitch.

«Mitch? Chi ti ha invitato?» , chiedo, visibilmente sconvolta.

«Perché mi discrimini, ragazzina? Credi che io non possa avere le giuste conoscenze come te?» Faccio per ribattere, dispiaciuta dall'idea di averlo mortificato, ma scoppia a ridere e mi zittisco all'istante. «Dovresti vedere la tua faccia in questo momento, è davvero buffa» , mi informa. Sempre più confusa, inarco un sopracciglio. «Non mi ha invitato nessuno. E' un castello e ci sono dei passaggi segreti appositi per i poveri sfigati come me che non hanno il permesso di partecipare a questi eventi e che vogliono imbucarsi a tutti i costi.»

Ho un brutto presentimento. «Poveri sfigati? Tipo chi?»

«Laszlo, Floyd e buona parte degli agenti del quartier generale.»

«Mitch!»

Si guarda intorno e poi mi prende in disparte. «Credi che mi piaccia starmene qui? Dave mi ha mandato a controllarvi insieme agli altri. Siete spariti da giorni. Vi siete dimenticati che c'è un criminale in cerca di vendetta a piede libero? Non è sicuro partecipare ad eventi pieni di persone in tali circostanze.»

E, in fin dei conti, ha ragione. Ha ragione, ma nessuno di noi aveva dato peso alla cosa e, probabilmente, la maggior parte del gruppo, adesso, sta continuando a non farlo. Sono stata una sconsiderata. I miei problemi mi hanno totalmente assorbita e ho dimenticato le mie priorità. Devo combattere il crimine. Sono un agente.
Faccio per dire qualcosa, ma, pietrificata, chiudo la bocca quando sento uno sparo. Delle urla iniziano a riecheggiare per la sala.
Mi volto di scatto e noto che degli uomini vestiti di nero, armati e incappucciati, sono appena entrati da un ingresso secondario. Sparano a raffica. Qualcuno si accascia a terra. Si scatena il panico generale.
Mitch mi spinge dietro di lui e mi dice di percorrere il corridoio alle mie spalle, quello verso cui si stanno dirigendo tutti gli invitati, e di lasciare il castello.

«Non posso, Mitch» , mormoro, presa dal panico. «I miei genitori e i miei amici sono ancora qui dentro.»

«Evie, scappa!»

Mi spinge in mezzo alla folla che mi travolge come un fiume in piena. Mi ritrovo, contro la mia volontà, nel corridoio indicatomi dal padre di Alexa. Cerco di percorrerlo al contrario per tornare nella sala. La gente, accidentalmente, mi colpisce con delle gomitate. Fanno male, ma mai quanto il pensiero che le persone a cui tengo di più al mondo siano in pericolo.

«Evie! Dove stai andando?» Corey emerge dalla folla. Mi spinge contro la parete alle mie spalle e mi tiene ferma.

«Lasciami! Lasciami andare! I miei genitori sono lì dentro! Mark, Chris, Thomas, Adam e Léon sono lì dentro!»

Mi porta le mani sulle guance e mi costringe a guardarlo negli occhi. «Chris e il tuo amico hanno portato in salvo il sindaco insieme agli altri poliziotti» , mi spiega. «Ho visto tuo padre scappare e anche Léon, Adam e Thomas, sicuramente, stanno bene. Dobbiamo andarcene, adesso.»

«Mamma» , mormoro.

«Sarà con tuo padre. Dobbiamo andarcene, Evie! Adesso!»

Gli pesto un piede e corro di nuovo verso il salone. Ignoro i suoi richiami.

«Che stai facendo? Scappa!» Volto appena la testa e mi rendo conto di avere accanto Brad.

«Devo assicurarmi che i miei genitori, Léon, Thomas e Adam stiano bene!»

Lo sorpasso. La folla si dirada. Vedo Mitch correre nella direzione opposta alla mia con delle persone al seguito. «Dove stai andando, ragazzina?»

Lo ignoro e non mi fermo.
Raggiungo di nuovo il salone e, terrorizzata, grido quando mi accorgo che il pavimento è pieno di sangue e corpi.
Passo accanto a ciascuno di loro e mi inginocchio ad esaminarli sperando che qualcuno sia ancora vivo. Piango quando mi rendo conto che sono tutti senza vita. Chiudo gli occhi alle vittime e prego per le loro anime. Gli uomini armati non ci sono più.

«Evie!»

Mi volto di scatto. Brad è alle mie spalle ed è sconvolto tanto quanto me. Si porta in tasca la pistola e si copre la bocca con una mano. Un mormorio, all'improvviso, attira la mia attenzione. Ruoto il capo e, soltanto a quel punto, la vedo.

«Mamma!» Corro verso di lei e mi lascio cadere a terra accanto al suo corpo. Del sangue sgorga dal suo ventre. Cerca di coprirsi la ferita con una mano e tossisce. Lascio che appoggi la testa sulle mie gambe e le accarezzo i capelli. «Andrà tutto bene» , le dico. Piango, ma cerco di calmarmi per non farla agitare. «Chiama un'ambulanza!»

Brad, come uno zombie, si trascina a fatica fino a noi due. «Mamma?»

Stordita, gli rivolgo un'occhiata. Che cosa sta farneticando?
I suoi genitori sono morti, me lo ha raccontato. Che cosa vuole da mia madre?

«I miei genitori sono morti in un incidente stradale. Ho sofferto molto, ma non potevo far altro che abituarmi alla cosa. Vorrei che nessuno stesse male come lo sono stato io e cerco sempre di far capire a chi prova dolore che, fino a quando non c'è di mezzo la morte, tutto può essere risolto.»
Mi ritrovo ad osservarlo senza saper bene cosa dire. Mi ricorda Corey. Mi viene spontaneo prendergli una mano. «Brad, non lo sapevo» , mormoro, dispiaciuta.
Si divincola dalla mia stretta e forza un sorriso. «Sono passati parecchi anni da allora, l'ho superato» , tenta di terminare la conversazione.

«Brad» , mormora mamma con un filo di voce.

Sbigottita, la osservo. Brad si lascia cadere a terra e l'abbraccia. Lei gli accarezza i capelli.

«Che cosa sta succedendo? Mamma?» , chiedo, con la voce rotta dal pianto.

«Credevo che tu fossi morta!» , ammette lui in preda ai singhiozzi. Si mette seduto e le accarezza le guance. «Perché mi avevano detto che eri morta? Che cosa ti hanno fatto? Non è giusto! Non può finire così!» Disperato, grida e mi viene spontaneo portargli una mano su una spalla.

Con gli occhi pieni di lacrime, in silenzio, ci guardiamo.

«Siate l'uno la forza dell'altra e proteggetevi sempre a vicenda. Vi amo.»

Ci voltiamo verso mamma. Accarezza ad entrambi le mani e poi, sorridendo, chiude gli occhi.

«Mamma?» La scuoto. «Mamma!» , grido. Urlo e mi accascio sul suo corpo. «Non lasciarmi, ti prego! Torna da me!»
Brad mi attira a sé. Più cerco di divincolarmi dalla sua presa, disperata, e più lui mi stringe con forza. «Chi sei, Brad? Sei mio fratello?» , gli domando fra i singhiozzi.

«Io» , mormora. «Io non so nulla. Credevo che i miei genitori fossero morti e invece mia madre era qui e me l'hanno portata via di nuovo.»

Trema e smetto di opporgli resistenza. Lascio che mi abbracci, porto le mani sulle sue guance, faccio combaciare le nostre fronti e piango con lui.

«Evie!»

Ci voltiamo. Corey, Thomas, Léon, Chris, Adam, Mark e mio padre sono a pochi passi da noi.
Papà fissa Brad e poi mamma. Si porta una mano sul petto e una sulle labbra.
Mark, intuendo la situazione, si porta le mani fra i capelli e poi si lascia cadere sulle ginocchia.
Mio padre grida e io chiudo gli occhi.
Vorrei che tutto questo fosse soltanto un incubo.
Non sono pronta a vivere la mia vita senza di lei al mio fianco.

-
È strano pubblicare un capitolo drammatico in un periodo drammatico. L'ho scritto tempo fa. Non immaginavo che sarebbe accaduto tutto questo.
Non ho molto da dire. Spero che la situazione si risolva al più presto e che la vita di tutti torni alla normalità.
Vi mando un abbraccio. A presto!

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