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31 - Il tradimento

Schiudo le palpebre e mi ritrovo a fissare una scrivania piena di oggetti e una parete bianca. Mi sforzo di ricordare ciò che mi è accaduto.

«Hai trovato qualcosa?» Pierce è tornato in biblioteca. Non mi ero accorta di lui.
«Non ancora» , ammetto. Afferro uno dei tanti fogli sparsi sul tavolo. Il signor Anderson, intanto, mi raggiunge. All'improvviso, mi circonda la vita con un braccio e mi schiaccia contro il suo torace. Prima che possa gridare, mi copre la bocca con un fazzoletto. La testa inizia a girarmi. «Sei una piccola ficcanaso, ma, fra un po', non sarai più un problema, così come non lo saranno più neanche i tuoi amici» , lo sento dire, prima di perdere i sensi.

Mi sento stordita. Dove sono? Che cosa mi ha fatto il signor Anderson? I miei amici sono in pericolo?

«Aiutatemi!» , grido. Agito le braccia e mi rendo conto di essere legata ad una sedia. Il panico mi sta assalendo. «Aiuto!»

«La stanza è stata insonorizzata da poco, non ti sentiranno.»

Riconosco la voce impastata dal sonno e dei brividi mi attraversano il corpo. Non è possibile. Prendo un respiro profondo e cerco di ruotare appena il busto e la testa per guardare alle mie spalle. Quando vedo Alex sorridermi flebilmente, non riesco a trattenere, emozionata, alcune lacrime. Invano, tento di liberarmi i polsi. Vorrei abbracciarlo.

«Che cosa ci fai tu qui?» , gli domando.

Sorrido come una sciocca, nonostante la situazione non sia delle migliori. Alex è vivo e questo è ciò che conta.

«Io, non lo so» , mormora, confuso. «Ricordo soltanto di essermi svegliato in questa stanza dopo essere stato portato via dalla fabbrica il giorno dello scambio.»
Sempre più confusa, mi sforzo di riflettere nel tentativo di trovare un senso a tutto ciò che sta accadendo. C'è un collegamento fra Pierce e Dorian Evans? Devo liberarmi. Thomas, Chris e Léon potrebbero essere in pericolo. «A te, invece, che cosa è accaduto? Perché sei qui?»

Noto soltanto adesso un taglio sulla guancia di Alex. Tossisce e, subito dopo, strizza le palpebre, si piega un po' in avanti e si morde il labbro inferiore come se l'azione gli avesse provocato un dolore lancinante.

«Che ti hanno fatto, Alex?» , chiedo, allarmata.

«Nulla» , mormora, ancora ad occhi chiusi, cercando di forzare un sorriso. Sussurro il suo nome per incitarlo a parlare e lui prende un respiro profondo. «Mi hanno torturato» , ammette.

Furiosa, colpisco la scrivania davanti a me con un calcio e smuovo appena un pugnale. «Chi?»

«L'ometto inquietante che ti ha portata qui. Non conosco il suo nome.»

Sta forse parlando di Bastian? Mi coglie, improvvisamente, un lampo di genio.
Bastian non si è mosso dalla villa in questi giorni, quindi, se ha davvero torturato lui Alex, lo ha fatto all'interno del casale.
Le urla che ho sentito di notte, probabilmente, appartenevano proprio al fratellino di Corey e, per non farcelo trovare, sicuramente, lui, il signor Anderson e gli altri suoi dipendenti hanno insonorizzato questa stanza, hanno cercato di controllarci per non farci esplorare la casa, hanno messo qualcosa nel nostro cibo per farci dormire e Pierce, inoltre, si è inventato la storia del casale infestato per depistarci.

«Siamo a casa del signor Anderson» , dico con convinzione.

«A casa di chi?» , chiede, confuso, Alex.

Scivolo sulla sedia e approfitto del fatto che le mie braccia siano legate ad essa per darmi lo slancio, senza cadere a terra, e allungare le gambe per toccare la scrivania con i piedi.

«Del padre di Chris e Léon, ma non posso spiegarti adesso perché ci troviamo qui. Dobbiamo liberarci e correre a salvare gli altri prima che sia troppo tardi.»

Raggiungo con il tallone il pugnale abbandonato sulla scrivania e lo trascino fino al bordo di essa. L'oggetto scivola a terra provocando un rumore metallico.

«Che stai facendo?» , mi domanda, perplesso, il ragazzino.

«Ti fidi di me, Alex?»

«Sei abbastanza strana, quindi, non esageratamente. Perché me lo chiedi?»

«Dobbiamo buttarci a terra con le sedie.»

«Stai scherzando, vero? Non voglio lussarmi una spalla!» , protesta.

«Vuoi uscire di qui sì o no?» Biascica parole incomprensibili. «Bene, allora cerca di collaborare. Tuffati verso sinistra.»

Sospira. «Ci provo» , cede.
Porto i piedi dietro alle gambe anteriori della sedia e mi do la spinta per cadere verso destra. Tocco terra insieme ad Alex e mi mordo il labbro inferiore per non gridare. Mi fa male la spalla. Incredibilmente. Allungo la gamba per raggiungere il pugnale caduto sul pavimento e lo spingo fino alle mie mani legate. Lo prendo fra le dita e libero prima me e poi il fratellino di Corey dalle corde. «Ce l'hai fatta!» Incredulo, si tuffa fra le mie braccia e io, ancora un po' dolorante, ma felice, lascio che mi stringa.

Gli tocco la spalla sinistra e lui sussulta. «Mi dispiace» , sussurro, mortificata.

«Non fa niente.» Mi libera dall'abbraccio e si avvicina alla porta. «Dobbiamo forzare la serratura» , dice.

Tento di inviare, intanto, alcuni messaggi a Thomas, Chris e Léon per avvertirli della situazione, ma non c'è segnale. Maledico la pessima ricezione.  Prima o poi li riceveranno, o almeno lo spero. Mentre Alex continua a guardare l'uscita, io, intanto, faccio un giro per la stanza quadrata. Le pareti bianche sono state coperte da dei pannelli di isolamento blu e spessi e il pavimento è composto da delle piastrelle grandi e grigie. Ad eccezione della scrivania, delle sedie e di un armadietto bianco e metallico chiuso a chiave, non ci sono altri mobili. Alex si piega un po' in avanti e la maglietta gli scopre leggermente un fianco su cui vedo incisa una 'v' e dei graffi. Corro da lui e gli tocco la lettera con un dito. «Che ti hanno fatto?»

Si ricopre in fretta e furia, mi spinge via e si rialza. «Nulla» , dice.

«Alex, non mentirmi» , lo supplico, preoccupata.

Imbarazzato, abbassa il capo. «Mi hanno marchiato.»

Il sangue mi ribolle nelle vene. «Me la pagheranno» , sibilo.

«Non importa, Evie. Mi hanno torturato perché volevano che rivelassi la posizione del nostro quartier generale, ma non ho parlato e adesso tu sei qui e siamo liberi. Questa 'v' non conta nulla. La riguarderò, quando saremo al sicuro, e mi ricorderà soltanto che sono un vincente e che Dorian Evans e i suoi complici non potranno mai abbattere me o i miei amici.»

Ha gli occhi lucidi. Gli accarezzo una guancia e lo abbraccio. «Non permetterò mai più che ti accada qualcosa di brutto, te lo prometto.»
Alle sue spalle scorgo una frase incorniciata e appesa alla parete. Dice che, certe volte, le soluzioni più semplici sono le migliori. Guardo prima la porta e poi le sedie abbandonate sul pavimento. «Torniamo a sederci e fingiamo di legarci di nuovo i polsi.»

Alex, confuso, mi porta le mani sulle spalle e mi allontana dal suo corpo. «Hai battuto anche la testa prima?»

Divertita, sorrido. «Ho un'idea, fidati di me, di nuovo.»

•••

La porta alla mia sinistra si spalanca. Bastian, una volta dentro, sorride, soddisfatto, e se la richiude alle spalle. Non so dire con certezza quanto tempo siamo stati qui seduti ad aspettarlo, ma non importa. Quando si avvicina a me con un bastone di legno, scatto in piedi e lo spingo contro la parete alle sue spalle. Sorpreso, si massaggia la nuca. Anche Alex si alza dal suo posto e mi raggiunge. Schiviamo entrambi la mazza con cui l'ometto inizia a fendere l'aria e, con un gesto rapido, gli colpisco i genitali con una ginocchiata. Si piega in due e mi affretto a raccogliere il bastone che gli scivola via dalle le dita. Alex si inginocchia e gli porta una mano intorno al collo.

«Mi dispiace per tutto» , mormora il criminale, con voce strozzata, intenzionato, probabilmente, a chiedergli di non fargli del male.

«A me no» , dice il ragazzino. Gli spinge la testa contro la parete e gli allontana poi le dita dalla gola.

Bastian perde i sensi. Gli sfilo le chiavi della porta dalla giacca e le lancio ad Alex. Mentre il fratellino di Corey armeggia con la serratura io tocco il polso dell'ometto per sentire il suo battito.

«E' ancora vivo» , dico, rasserenata. Dovremo sempre risparmiare tutti. Abbiamo una coscienza, diversamente dai cattivi di questa situazione, e conosciamo la pietà. E' importante tenerlo a mente.
Lasciamo la stanza e richiudiamo a chiave la porta alle nostre spalle per imprigionare Bastian. Siamo, come avevo previsto, all'interno del casale. Corriamo per raggiungere l'ingresso dell'abitazione e, prima che possa dirigermi verso il piano superiore per andare a cercare i miei amici, mi fermo quando vedo Pierce scendere le scale. Sbianca alla vista di me ed Alex e inizia ad urlare il nome di Bastian in cerca di aiuto. L'uomo, ovviamente, non accorre e un sorrisetto divertito mi compare sul volto. Faccio roteare il bastone di legno sottratto al dipendente del signor Anderson con una mano. «Che cosa ha intenzione di fare, Pierce? Si sposta lei e mi fa passare o la butto giù io?»

La porta di ingresso alle mie spalle si spalanca. Dalya e l'altra dipendente del padre di Chris e Léon, allarmate, iniziano a guardare prima me e poi Alex.

«Catturateli!» , urla il signor Anderson.

Dalya corre verso di me e la sua collega, invece, si avvicina con fare minaccioso ad Alex.

«Fermati! Non combatto contro le ragazze!» , le urla il mio amico. Lei lo colpisce con un pugno in pieno volto. Il ragazzino, barcollando, indietreggia e si asciuga un rivolo di sangue che gli cola dall'angolo sinistro della bocca con il dorso della mano. «Ho cambiato idea» , ringhia, furioso.
Spezzo con una ginocchiata il bastone di legno e lancio una delle due metà ad Alex che, prontamente, l'afferra e la usa per colpire su un fianco la sua avversaria. Dalya approfitta della mia momentanea distrazione per mettermi le mani al collo. Ride, divertita e io, furiosa, per non soffocare, la colpisco con una testata. Sorpresa, indietreggia e inizia a massaggiarsi la fronte. Faccio lo stesso. Mi sono fatta male anche io. Prima che possa riprendersi, mi avvento contro di lei. Blocca con entrambe le mani la mazza che tento di darle sul torace e approfitto del fatto che la stia reggendo per darmi lo slancio e colpirla con entrambi i piedi all'altezza dello stomaco. Lascia andare il mio bastone e cado a terra, ma, subito, mi rialzo. Lei, stremata, si piega in due. Il signor Anderson ci raggiunge al piano inferiore e fa per correre verso la cucina. Anche Alex, intanto, ha sconfitto la sua avversaria. «Dove credi di andare, bastardo?» Il fratellino di Corey è su tutte le furie.

Pierce, intimorito, indietreggia.

«Che sta succedendo?» Sollevo la testa. Thomas, Chris e Léon, attirati dal trambusto, sono usciti dalle proprie stanze.

Sbiancano alla vista di Alex e corrono verso di noi. Lascio cadere a terra la mazza e mi tuffo fra le braccia di Thomas. Lui mi accarezza i capelli.

«Pierce ha a che fare con Dorian Evans» , lo informo, agitata.

Léon, felice, abbraccia Alex e il ragazzino sussulta. «Piano, mi hanno torturato» , lo avverte.

«Che cosa gli hai fatto, mostro?» Il coinquilino di Corey, con gli occhi iniettati di sangue, si volta a guardare il padre.

Mi allontano da Thomas e lui mi circonda le spalle con un braccio. «Dobbiamo andarcene, ragazzi» , ci incita a scappare.

Prima che qualcuno possa dire qualcosa, la porta della cucina si spalanca di colpo. Ruotiamo tutti la testa di scatto e mi sfugge un grido quando noto che, scortato dall'anziana Colleen, Ares, armato, ci ha appena raggiunti. Imbraccia con orgoglio il suo fucile e sorride, divertito, alla vista dell'espressione sbigottita di Léon.

Pierce, sollevato, scoppia a ridere. «Ce ne hai messo di tempo ad arrivare, amico» , afferma.

Ares ghigna. «Devo ricordarti forse che sono evaso e che mi sta cercando la polizia? Che c'è, Pierce? Non sai gestire qualche ragazzino?»

Léon, su tutte le furie, si volta verso il padre. «Stai scherzando, vero? Ares ha tentato di uccidermi!»

Pierce riduce gli occhi a due piccole fessure e sorride. «Peccato che non ci sia riuscito» , sibila.

Presa dall'ira, mi allungo in avanti per colpirlo, ma Thomas mi circonda il corpo con le braccia e mi schiaccia contro il suo torace per tenermi ferma. «Non fare mosse azzardate, non adesso» , sussurra.

«E a chi importa?» , grido, mentre le lacrime iniziano a rigarmi le guance. «Moriremo comunque.» Mi mordo il labbro inferiore con forza. «Lasciami almeno la soddisfazione di prenderlo a pugni.»

Ares carica il suo fucile e Léon si prepara a fare da scudo con il suo corpo a Christopher, pur sapendo che, alla fine, sarà lui la prima vittima del criminale. Chiudo gli occhi. Non voglio vedere i miei amici morire.
Quando tutto sembra perduto, un tonfo ci fa cadere a terra. Una nuvola di polvere avvolge la stanza. La porta di ingresso si è staccata dai cardini perché un SUV ci si è appena schiantato contro.
Approfitto del trambusto per rialzarmi e correre verso Ares. Afferro il fucile e mi allontano da lui. Mi volto verso la vettura e sorrido, emozionata, alla vista di Corey che, seduto accanto al guidatore, mi fa l'occhiolino e mi dice di raggiungerlo in macchina con un cenno della testa.

Laszlo suona il clacson e si sporge dal finestrino. «Hai visto, Evie? So essere esplosivo anche senza dinamite!»

«Fratellone!»

«Alex!» Corey, incredulo, sembra stia per piangere per l'emozione.

Punto il fucile prima contro Ares e poi contro Pierce.
Dalya, Colleen e la sua collega, terrorizzate, corrono a nascondersi in cucina. «Salite tutti in macchina!» , urlo ai miei amici.
Léon, Alex e Thomas si tuffano sui sedili posteriori e, con l'arma in mano, mi avvicino anche io alla vettura. Fisso, confusa, Chris che se ne sta fermo sul posto. «Chris, sbrigati, dobbiamo andare!» , lo incito a raggiungermi.

Scuote la testa e sento il mondo cadermi addosso. «Io non vengo, Evie» , mormora.

Ha gli occhi lucidi. «Chris!» , grida Léon dall'interno del SUV.

«Christopher, non dire sciocchezze!» , tento di dissuaderlo.

Indica Pierce con un cenno del capo. «E' pur sempre mio padre, non posso abbandonarlo.»

Punto il fucile contro il signor Anderson, furiosa. «E' soltanto un mostro» , ringhio.
Chris si posiziona davanti a lui per fargli da scudo con il suo corpo. Un proiettile fende l'aria e a stento lo schivo. Mi volto verso le scale e noto che Bastian sta reggendo fra le mani una pistola. Barcollando, avanza. «Christopher!» , urlo, disperata.

«Thomas, prendi Evie!» , impartisce ordini Corey, prima di saltare giù dal SUV con una pistola fra le dita. Mi spinge dietro di lui e si inginocchia per schivare un proiettile.

Inizia a sparare ripetutamente in direzione del muro alle spalle di Bastian. L'uomo, spaventato, indietreggia.
Thomas, contro la mia volontà, mi carica in spalla, facendomi cadere il fucile dalle mani, e mi trascina in macchina. Léon, visibilmente scosso, urla il nome di suo fratello e io, fra le lacrime, faccio lo stesso. Thomas mi tiene sulle sue ginocchia e Corey si volta a guardare indietro. Quando i nostri sguardi si incrociano e si accorge che sono in auto, sorride. Si rialza e salta accanto a Laszlo. Il piromane rivolge un'occhiata a Chris e, triste, ignora le mie urla e quelle del fratello del poliziotto e fa retromarcia. Alex abbraccia Léon. Corey allunga la mano per accarezzarmi un ginocchio e io gli stringo le dita.
Laszlo, intanto, si allontana dal casale.
Thomas mi sposta i capelli, un po' bagnati dalle lacrime, dietro le orecchie e lo ringrazio con voce flebile.

«Non è possibile!» , ringhia Léon, all'improvviso, colpendo lo sportello con un pugno. «Non è possibile che, nonostante tutto, abbia scelto lui! Come può amarlo? E' un mostro!»

Delusi tanto quanto lui e incapaci di rispondergli, restiamo tutti a soffrire in silenzio fino all'arrivo al quartier generale.

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Dunque, Chris è passato al lato oscuro. Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto.
Ringrazio, come sempre, tutti coloro che stanno continuando a leggere la storia. Scusate se ci ho messo molto ad aggiornarla. Cercherò di postare il prossimo capitolo domenica prossima e di non tardare mai più negli aggiornamenti.
A presto!

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