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3 - Nessuno tocchi le Jimmy Choo

«Mi state ascoltando?»

Mando giù una manciata di patatine e volto appena la testa per portare il mio sguardo su Christopher. E' il ventiduesimo giorno di Ottobre e, ormai, viviamo insieme da ben due settimane.

«Fai silenzio» , lo ammonisce Adam. «Sta parlando Pablo.»

Io e il cugino del mio amico, inoltre, abbiamo legato molto. Passiamo la maggior parte del nostro tempo libero stesi sul divano a vedere serie tv.
Il poliziotto, seccato, rotea gli occhi.

«Quando guardate "Cuore e batticuore" siete insopportabili.» Adam, nuovamente, lo zittisce. Chris sbuffa. «Vado in ufficio. Non toccate le scarpe che ho lasciato in camera» , ci raccomanda.

Indossa il suo cappotto blu e lascia l'appartamento.

«Scarpe?» , chiedo.

Adam si massaggia una tempia. «Non lo so» , risponde con una scrollata di spalle. «Del suo racconto ho capito soltanto le parole 'furto', 'refurtiva' e "Johnny Choo".»

Strabuzzo gli occhi e mi metto seduta. «Jimmy Choo?»

Il moro, distrattamente, annuisce. «Sì, una cosa del genere.»

Mi catapulto nella stanza di Chris. Sorrido quando vedo quella che ad un comune mortale potrebbe sembrare una semplice scatola grigia. E, in realtà, lo sarebbe anche, se non ci fosse sopra la scritta dorata "Jimmy Choo". Mi avvicino ad essa con cautela e ne sollevo la parte superiore. Mi innamoro subito degli eleganti stivaletti bordeaux con tacco della nuova collezione che potrei permettermi soltanto dopo aver ricevuto lo stipendio di due mesi. Afferro le scarpe e corro da Adam.

«Devo provarle.»

Il moro sbarra le palpebre. «Chris ci ha detto di non toccarle» , mi ricorda.

«Chris ci dice di fare tante cose e non sempre lo ascoltiamo» , gli faccio notare.

Prova a ribattere, ma lo zittisco e, intimorito, deglutisce.

«Evie, sono soltanto degli stivaletti» , tenta di dissuadermi.

«Zotico!» , gli urlo contro. «Sono delle Jimmy Choo» , preciso. «Stava scherzando» , affermo, iniziando ad accarezzare le scarpe.

Adam schiaccia di più la schiena contro il divano. «Scusami» , sussurra, spaventato.

Vado a sedermi accanto a lui e mi tolgo le ciabatte pelose fucsia. Indosso gli stivaletti e poi mi metto in piedi. «E' una sensazione meravigliosa» , commento, commossa, portandomi entrambe le mani al petto. «Adesso, mi sento meno povera del solito.»

Adam sorride. Si è tranquillizzato. «Ti stanno bene.» Gli sorrido a mia volta. «Ma riesci a camminare? Non porti mai i tacchi.»

Sospiro.

«Certo» , rispondo con poca convinzione. «Ti faccio vedere.»

Inizio a sfilare per il soggiorno. Adam sembra fiducioso. Lo sembra per poco. Perde le speranze quando inciampo nel tappeto e finisco a terra. Si alza di scatto dal divano e corre verso di me. Mi afferra le mani e mi aiuta a mettermi seduta. Mi massaggio una tempia e poi mi guardo le scarpe. Deglutisco e sbarro le palpebre. Adam, quando nota il tacco rotto, fa lo stesso. Sono nei guai. Sono nei guai fino al collo.

«E adesso che facciamo? Hai appena distrutto la refurtiva recuperata.» Refurtiva recuperata. Non credo di sentirmi bene. Già mi immagino dietro alle sbarre. Il panico assale anche il moro. «Credi che potremmo aggiustarlo?» Afferra lo stivaletto e me lo mostra in cerca di una risposta.

Scuoto la testa.

«La polizia noterebbe il danno» , affermo. Prendo un respiro profondo. «Tenterò un'impresa impossibile.»

Confuso, Adam mi rivolge un'occhiata e inarca un sopracciglio.

•••

«Mi serve un anticipo.»

Thomas sbuffa, abbandona la lettura dei suoi documenti e solleva di poco il capo per guardarmi.

«Quanto ti occorre?»

Imbarazzata, mi gratto la nuca. «Circa duemila sterline.»

Divertito, inizia a ridere. «Sei impazzita? Non raggiungeresti quella cifra nemmeno sommando lo stipendio di due mesi.»

In preda al panico, mi porto le mani sul viso e inizio a straparlare. «Ho distrutto la refurtiva recuperata che Christopher aveva lasciato a casa e, adesso, devo sostituirla perché, se mi limitassi a ripararla, la polizia noterebbe comunque il danno.»

Thomas sbarra le palpebre. «Hai distrutto cosa?»

«Non volevo» , tento di giustificarmi. «Ma gli stivaletti dicevano chiaramente 'provami' e non ho saputo resistere e, adesso, per colpa mia, licenzieranno Chris e mi manderanno in prigione.»

«Sai che perdita.»

Lo fulmino con lo sguardo. «Aiutami, per piacere. Fallo per Christopher che non ha colpe.»

Thomas sbuffa. «Perché non ne combini mai una giusta?» , chiede, visibilmente esasperato. Rotea gli occhi e poi si alza. «Che cosa devi ricomprare?» , domanda.

«Delle Jimmy Choo.»

Mi sorpassa ed esce dal suo studio.

«Indossa il cappotto e andiamo.»

Sorpresa, schiudo un po' le labbra. «Dove?» , chiedo.

«Seguimi e basta.»

Corro dietro di lui e, soddisfatta, trattengo a fatica un sorriso.

•••

«Frena!»

Thomas inchioda e poi si volta verso di me per rivolgermi un'occhiataccia. «Che cosa è successo?»

«C'è un gatto che vuole attraversare la strada.»

Sbuffa e riporta la mano sulla marcia. «Sei completamente pazza.»

Copro le sue dita con le mie. Il micio, intanto, ci guarda con aria spaesata. «Visto che ti sei fermato, lascialo passare.»

Guarda le nostre mani e io avvampo e lo libero dalla mia stretta. Mi rivolge un'occhiata e poi cede. Sbuffa e lascia che il suo corpo aderisca allo schienale del sedile. Faccio segno al gatto di procedere e lui inizia a correre per raggiungere l'altro marciapiede.

«Adesso possiamo andare?»

Annuisco. Thomas riparte.

«Grazie» , sussurro.

Non risponde, ma trattiene a stento una risata. «Sei veramente incredibile» , commenta.

Non so se prendere la sua affermazione come un insulto o un complimento. Dopo pochi metri, accosta. Scendo dalla sua costosa auto grigia e richiudo lo sportello alle mie spalle. Thomas si stringe nella sua giacca di pelle nera e mi invita ad entrare per prima nel negozio. Saluto le commesse e lui mi affianca. Una ragazza con i capelli rossi legati in una coda alta ci raggiunge subito. Indossa un tailleur nero e non riesco a non pensare al fatto che la sua divisa, con molta probabilità, costa più di tutti i miei vestiti. Guardo le piastrelle lucide di marmo sotto ai miei piedi e poi punto nuovamente lo sguardo su di lei.

«Posso aiutarvi?»

«Stiamo cercando un paio di stivaletti bordeaux» , risponde Thomas.

Inizia a descrivere la scarpa che ho distrutto e io mi soffermo ad osservarlo. E' incredibilmente sicuro di sé. Ha una mano ferma nella tasca dei pantaloni beige e regge con l'altra i suoi occhiali da sole. La commessa raggiunge una sua collega per chiederle qualcosa e lui la segue con lo sguardo. I suoi capelli scuri, come sempre, sono in ordine e un po' tirati verso l'altro. Ha le gote leggermente arrossate per il caldo. La ragazza torna da noi e mi rivolge un'occhiata.

«Mi dispiace, ma abbiamo regalato l'ultimo paio di quegli stivaletti ad un poliziotto che stamattina ha sventato un furto in negozio.» Regalato? La rossa si volta poi verso Thomas. «Ma abbiamo altre bellissime scarpe che alla sua fidanzata potrebbero piacere ugualmente.» Deglutisco. Fidanzata? Anche lui, come me, sembra spiazzato. Mi rivolge un'occhiata e io gli sorrido in modo innocente. «Vi lascio un po' di tempo per pensare» , ci congeda la giovane commessa.

Inizio a guardarmi intorno per non trovarmi faccia a faccia con Thomas. Mi circonda la parte anteriore del corpo con un braccio e mi avvicina le labbra all'orecchio. Mi vengono i brividi. «Non guardare troppo gli scaffali perché non ti compro nulla.»

Non sopporto il fatto che sia costantemente scontroso con me. Sembra che mi detesti, per qualche strano motivo, dal primo giorno in cui ho messo piede nel suo negozio.

«Le altre scarpe non mi piacciono nemmeno.»

Ridacchia. Ringraziamo le commesse ed usciamo. «Mi hai fatto perdere tempo per un regalo» , mi fa notare.

«Credevo che quelle scarpe fossero la refurtiva recuperata» , mi giustifico.

E il fatto che io mi sia sbagliata, per un po', mi fa anche sentire bene. Poi però, penso che probabilmente, l'intenzione di Christopher era quella di regalare gli stivaletti a Selene. Il pensiero mi fa raggelare il sangue nelle vene. Chris mi ucciderà o lo farà la sua ragazza quando mi vedrà. Entro in macchina e Thomas mette in moto. Resto in silenzio, afflitta.

«Va tutto bene?»

Mi volto verso Thomas. «Christopher mi ucciderà» , mormoro. Confuso, il castano aggrotta le sopracciglia. «Ho distrutto il regalo per la sua fidanzata» , spiego.

Ride, nonostante la situazione non sia divertente. «Hai intenzione di tenere il muso tutto il giorno?»

«Forse» , rispondo.

«Ti riaccompagno a casa.»

Sbarro le palpebre. «Ti stai preoccupando per me?» , chiedo, sorpresa, portandomi una mano sul petto.

Sposta per un attimo lo sguardo su di me e poi torna a concentrarsi sulla strada. «Mi sto preoccupando per me. Non ho intenzione di sorbirmi le tue lamentele a lavoro.»

Roteo gli occhi. «Mi toglierai questo turno pomeridiano dallo stipendio?»

«No.» Sorrido. «Se tenessi in conto i tuoi ritardi, il tuo carattere, il tempo che mi fai perdere e il fastidio che mi arrechi, non l'avresti nemmeno una paga mensile.»

Sbuffo. Lui, invece, soddisfatto, ridacchia. Lo guido fino a casa e, una volta arrivati, accosta per farmi scendere.

«Grazie di tutto» , dico con sincerità.

«Non ringraziarmi. Pensa a riprenderti. Domani ti voglio allegra, pimpante ed efficiente.»

Seccata, annuisco. «Come vuoi tu, capo.»

Chiudo lo sportello e lui, prima di ripartire, mi saluta con un cenno della testa.
Abbattuta, entro in cortile. Cammino per raggiungere la scalinata che porta ai piani superiori e, quando sollevo il capo, alla vista di Corey seduto sul terzo gradino, intento ad accarezzare la pancia del gatto nero che ho incontrato il primo giorno in cui ho messo piede a casa di Christopher, sorpresa, urlo. Il rosso alza la testa di scatto e l'animale, terrorizzato, fugge via.

«Bessy!» , prova a richiamare quella che, a quanto pare, è una gatta, senza però ottenere alcun risultato. Sbuffa e punta lo sguardo su di me. Sembra serio, ma poi inizia a ridere. Si alza in piedi e con un salto mi affianca. Spaventata, indietreggio e lui mi porta una mano dietro la schiena per fermarmi prima che possa cadere nel prato. «Sei maldestra, amore» , commenta. Sentendo il nomignolo che mi ha affibbiato, arriccio il naso, ma, non avendo voglia di discutere, annuisco semplicemente e mi allontano da lui per iniziare a salire. Mi segue fino al primo piano e poi mi afferra un polso per fermarmi. Mi volto e mi porta una mano sotto il mento per sollevarmi il viso. Il suo gesto mi coglie alla sprovvista. Inclina il capo da un lato e poi si gratta il mento con fare pensieroso. «Non stai bene» , commenta.

Mi libero dalla sua presa. «Non è vero» , tento di convincerlo.

Non mi sembra pericoloso, ma cerco di seguire il consiglio di Christopher e di non essere troppo ingenua. Lo conosco da poco, non posso fidarmi di lui.

«Ti ho già vista in questo stato, non prendermi in giro. Che cosa è successo?»

Il fatto che si preoccupi per me, però, quasi mi commuove. Sospiro. Sorride in modo amichevole e mi incita a parlare.

«Ho distrutto le scarpe che Christopher mi aveva detto di non toccare. Ho provato a ricomprarle, ma il negozio non le aveva» , cedo.

Ghigna. «Dovevi dirlo subito, amore. Ho io una soluzione per il tuo problema.»

Schiudo leggermente le labbra, sorpresa, e spalanco gli occhi. «Sul serio?»

Sorride in modo beffardo ed estrae con un gesto rapido il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni scuri e aderenti. Compone un numero e, dopo aver fatto partire la chiamata, si porta il telefono all'orecchio. «Léon, prendi la macchina, dobbiamo andare da Ozzy.» Sentendo il nome del castano, sbuffo. «Evie ha bisogno di aiuto.» Non riesco a percepire la risposta del suo amico, ma, andando ad intuito, deduco non abbia detto qualcosa di carino. «Sì, la ragazzina.» Mi avvicino al rosso per protestare, ma mi porta un dito sulle labbra per zittirmi. Infastidita, scuoto la testa e indietreggio. Dopo un po', chiude la chiamata. «Fatto.» Sollevo le sopracciglia, poco convinta. Resto per un po' in silenzio e scrivo un messaggio ad Adam per dirgli di raggiungermi. Non mi piace l'idea di restare da sola con un criminale, a detta di Chris e il suo scontroso coinquilino. «Sorridi, amore. Sta per risolversi tutto.»

Mi volto verso il rosso e sospiro. «Perché continui a chiamarmi così?» , domando.

Ghigna e fa aderire la schiena alla parete alle sue spalle. «Perché non dovrei? Non ti piace?» , chiede a sua volta.

Mi gratto la nuca. «Mi sembra strano. Non sono la tua ragazza.»

Ridacchia e abbassa lo sguardo. «Credevo fossi anticonvenzionale» , commenta. Solleva di nuovo il viso. «Ti piace l'amore?»

La sua richiesta mi confonde. Le sue affermazioni, di solito, mi fanno lo stesso effetto. «Certo» , rispondo. «A mio parere, è il più nobile fra i sentimenti.»

«Allora pensa soltanto che ti ho affibbiato il più nobile fra i soprannomi e non badare al fatto che, di norma, ci si chiami così fra fidanzati.» Mi sfugge un sorriso. «Pensi che io sia strano, vero?» , chiede, divertito.

«Un po'» , ammetto. «Ma in senso buono.»

Mi sorride a sua volta e restiamo in silenzio a guardarci per un po'. Per la precisione, fino all'arrivo di Adam.

•••

«Perché è venuto anche lui?»

Léon guida la sua Range Rover bianca con una mano e con l'altra, invece, regge una sigaretta. Squadra Adam da capo a piedi e poi torna a concentrarsi sulla strada.

«Perché guidi con una mano?» , domando io, agitata.

«Dovrei usare i piedi?» Seccata, grugnisco e lui, divertito, ride. «Non preoccuparti, ragazzina, so quel che faccio.»

Adam mi dà una gomitata. Mi avvicino a lui e Corey ci guarda dallo specchietto retrovisore interno. «Perché frequenti questa gente?» , mi sussurra in un orecchio.

«Si sente tutto» , ci informa il rosso dal sedile anteriore.

Sbuffo e mi allontano da Adam. «Corey sa come aiutarci.»

Léon getta via la sigaretta e chiude il finestrino. «Non chiamarlo mai più così» , mi ammonisce.

«E' il suo nome» , ribatto, irritata. Non voglio essere rimproverata da lui.

«Perché siamo in questo quartiere malfamato?» , domanda Adam, seduto alla mia destra.

Non riceve risposta.

«Da queste parti, quasi nessuno sa il nostro vero nome. Corey è conosciuto come 'Volpe'» , spiega il guidatore dagli occhi verdi.

«Perché?» , chiedo, curiosa e, allo stesso tempo, confusa.

«E' rosso e furbo.»

«Léon è conosciuto come 'Gatto'» , mi informa Corey.

«E noi chi dovremmo essere?» , domando, perplessa.

«Tu sarai Pinocchio e lui, invece, un tuo amico» , mi risponde con naturalezza il rosso.

«Pinocchio non può farlo Adam?»

Il moro mi fulmina con lo sguardo.

«No. Lui non fa parte del nostro trio.»

Corey sembra convinto delle sue parole.

«Noi non siamo un trio» , gli faccio notare.

Lui, divertito, ride. Léon fa lo stesso. «Lo siamo dal giorno in cui hai messo piede in casa nostra, amore. Il fatto che tu, adesso, sia in questa macchina, sta soltanto consolidando ulteriormente la cosa.»

«E' così che fate amicizia di solito? Aiutate una volta qualcuno e lo considerate automaticamente parte del vostro gruppo?» , chiedo, seccata.

Si rivolgono un'occhiata d'intesa.

«Sì» , rispondono con naturalezza all'unisono.

Non ribatto. Qualcosa mi dice che farlo non servirebbe a molto. Porto lo sguardo su Adam. Indica i due seduti davanti con un cenno della testa e poi rotea un dito accanto alla sua tempia. Annuisco con convinzione.

«Non hai paura che qualcuno possa rubarti la macchina? Non mi sembra esattamente il quartiere migliore della città» , domando dopo un po'.

Léon mi rivolge un'occhiata dallo specchietto.

«Qui ci conoscono tutti. Noi rispettiamo loro e loro rispettano noi. Nessuno torcerà un capello a te e al tuo amico, se ci resterete accanto, ragazzina.»

Rimango in silenzio per il resto del viaggio. Léon parcheggia la vettura davanti a una casetta di legno. Scendiamo tutti e chiudiamo con cura gli sportelli alle nostre spalle.

«Sei ricco.» Léon mi rivolge un'occhiata e il suo coinquilino fa lo stesso. «O almeno così sembra dai tuoi vestiti e dalla tua auto. Perché un ragazzo come te frequenta le persone che vivono qui, in uno dei quartieri più poveri della città? E' insolito.»

Fa per rispondermi, ma il rosso lo precede. «Non c'è tempo, adesso. Rimandiamo le spiegazioni alla prossima volta.»

Subito dopo, si allontana e Adam gli corre dietro. Léon prende la scatola con gli stivaletti dal portabagagli e me la porge per richiuderlo. Solleva la parte superiore del cartone per controllare l'entità del danno e poi ride. «Le hai rotte tu?» , mi chiede.

«Che cosa te lo fa pensare?» , domando a mia volta con una punta di fastidio.

Divertito, mi squadra da capo a piedi. «Mi sembri maldestra.»

Vorrei prenderlo a schiaffi. «Beh, ti sbagli.»

«Vuoi farmi credere che le ha rotte il tuo amico?»

Indica Adam con un cenno della testa. Resto in silenzio e lui ridacchia.

«Sono cadute e si sono rotte» , mento.

«Non sono mica di porcellana» , commenta. Serro i pugni e gli do le spalle. Inizio a raggiungere gli altri e lui mi segue. E' incredibilmente alto e quando mi affianca mi fa sentire uno gnomo da giardino.
Si porta le mani nelle tasche dell'elegante capotto grigio e mi rivolge uno sguardo. «Non serve a nulla mentire, le ragazze, per me, sono come un libro aperto.»

«Ne conosci tante?»

«Una diversa ogni notte.»

Schifata, arriccio il naso e affretto il passo. Non mi piacciono le persone come lui. Mi raggiunge con qualche falcata. Ha le gambe incredibilmente lunghe e sottili.

«Ci avete messo un'eternità» , commenta Adam.

Corey dà qualche colpo alla porta e poi ci dice di fare silenzio.

«Gelato al pistacchio.»

Una voce roca proviene da dietro la serratura.

«Granella di nocciole» , afferma con sicurezza il rosso.

«E' una parola segreta?» , domanda Adam, confuso.

Corey annuisce. «E' il gusto di gelato preferito da Ozzy» , spiega, come se qualcuno lo conoscesse.

«Se avessi sbagliato la parola, che cosa sarebbe accaduto?» , chiedo.

«Il cecchino sul tetto ci avrebbe eliminati.» Resto in silenzio. Non capisco mai quando è serio e quando, invece, scherza. Adam ride. Corey si volta verso di lui. «Sul serio, c'è un cecchino sul tetto.»

Punta il dito verso l'alto e io e il moro alziamo la testa. Un ragazzo, che potrebbe avere, dall'aspetto, all'incirca diciotto anni, imbraccia un fucile. Terrorizzata, deglutisco. Alle mie spalle, Léon alza la mano in segno di saluto.
La porta davanti a noi si apre, ma non si intravede nessuno all'orizzonte. Il rosso entra ed Adam lo segue. Esito e Leon mi porta una mano alla base della schiena per spingermi in avanti. Gli rivolgo un'occhiataccia e cammino. Lui mi segue e poi si chiude la superficie in legno alle spalle.

«Ragazzi miei, che piacere vedervi!»

A parlare è stato un uomo mingherlino e barbuto. E' sbucato da dietro la porta. Ha dei folti e spettinati capelli bianchi e due piccoli occhi chiari coperti da un paio di occhiali dalla montatura grigia e sottile.

Corey gli dà un'amichevole pacca sulla spalla.

«Ozzy, lei è la nostra nuova piccola socia.»

Mi indica con un cenno del capo e poi strizza l'occhio e mi sorride. Tendo una mano all'uomo che, subito, me la stringe.

«Avevano proprio bisogno di qualcuno che li mettesse in riga.»

Léon ride di gusto dopo l'affermazione dell'anziano.

«Ozzy è un eccellente falsario.» Corey mi circonda le spalle con un braccio. «Avrà sicuramente ciò che cerchi.»

«Rifornivo, ogni tanto, i negozi» , mi informa l'anziano. Prima che possa mostrare il mio disappunto, mi dà le spalle per dirigersi verso il fondo della stanza rettangolare e ricomincia a parlare. «Ma ho smesso, da quando ho avuto problemi con la giustizia. Adesso, faccio scarpe soltanto per gli abitanti del quartiere che non possono permettersele.»

Rassicurata, lo raggiungo con gli altri. C'è una botola sul pavimento e lui la apre. Entra e Adam lo segue. Corey si accoda e io scendo le scale che portano al piano inferiore dopo di lui con Léon dietro. Inciampo nell'ultimo gradino, ma, prima che possa toccare il suolo, Léon mi afferra per un polso e mi riporta in una posizione stabile. Mi volto verso di lui, sorpresa, e lo ringrazio. «Hai sicuramente distrutto tu le scarpe. Perdi l'equilibrio con un paio di ballerine, figuriamoci su dei tacchi.»

Mi libero con gesto rapido dalla sua stretta e gli rivolgo un'occhiataccia. Affianco Adam e lui, ridendo, mi segue. Mi toglie la scatola con gli stivaletti dalle mani e la porge ad Ozzy.
Non lo sopporto. Non lo sopporto. Non. Lo. Sopporto.
L'anziano inizia ad osservare le scarpe e poi annuisce.

«Le ho» , sentenzia.

Sollevata, sorrido. Corey ammicca nella mia direzione. «Hai visto? Tutto risolto» , afferma.

•••

Chris sta per tornare a casa. Lascio la scatola con i nuovi stivaletti sul letto e poi corro a tuffarmi sul divano accanto ad Adam. Il moro accende la tv con il telecomando e mi passa la coperta blu di pile. La porta d'ingresso si spalanca e il poliziotto fa il suo ingresso nell'appartamento.

«Avete guardato "Cuore e batticuore" per ore?» , domanda, visibilmente sconvolto.

Rivolgo uno sguardo d'intesa a suo cugino. «Certo» , rispondo.

«Che c'è di male?» , chiede Adam con una scrollata di spalle.

Chris si porta una mano sulla fronte e scuote il capo. «Siete incredibili» , commenta. «Non avevi un turno a lavoro oggi pomeriggio?» , domanda poi, rivolto a me.

«Thomas mi ha dato la giornata libera. Se non ci credi, chiedi a lui.»

Annuisce con poca convinzione e si toglie il cappotto per appenderlo all'attaccapanni. Raggiunge la sua stanza e ne esce poco dopo con le ciabatte ai piedi e la scatola di Jimmy Choo in mano che, subito, lancia accanto a noi sul divano.

«Che stai facendo?» , chiedo.

«Le butto. A Selene non piacciono.»

Si dirige verso il frigorifero per prendere una bottiglia d'acqua. Mentre versa il liquido trasparente in un bicchiere di plastica, mi volto verso Adam. E' sconvolto tanto quanto me. Apre la scatola e afferra uno stivaletto per lanciarlo al cugino, intenzionato più che mai a colpirlo. Manca, però, il bersaglio.
Chris lascia cadere il bicchiere a terra e si porta una mano sul volto. «Che cosa state facendo?»

«Imbecille!» , gli grido con l'altra scarpa in mano. Urlando, corre a chiudersi nella sua stanza. Colpisco la porta e non lui e il tacco si stacca dallo stivaletto. Adam mi rivolge un'occhiata. «No, tranquillo, non ne cercheremo altre. Non mi piacciono più» , lo rassicuro.

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Salve! Come al solito, prima di tutto, ringraziato voi che state continuando a leggere/votare/commentare la storia. Da questo momento in poi, aggiornerò ogni lunedì.
Potete trovare Ozzy nella pagina dedicata al cast.
Alla prossima!

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