28 - Case
L'allenamento di oggi è stato estenuante. Non sento più le braccia, le gambe e nemmeno la fame, visti i broccoli che ci hanno rifilato a mensa per pranzo.
«Andremo ad una festa.»
Sollevo lo sguardo dal mio piatto per puntare gli occhi su Léon. Compiaciuto, sorride. Si volta verso Corey e gli circonda le spalle con un braccio, convito del fatto che lo asseconderà.
«Abbiamo un coprifuoco da rispettare, Léon» , gli ricordo. «Non se ne parla.»
Sbuffa e mi rivolge un'occhiataccia. «Ho i miei bisogni da rispettare, ragazzina.»
Scettica, inarco un sopracciglio. «E cosa ti occorre?» Mi pento, dopo poco, di averglielo chiesto.
«Calore umano.» Sconsolata, scuoto la testa e torno ad infilzare i broccoli con la forchetta. «Sono diventato io lo sfigato del trio e non mi sta bene. Addirittura tu e Corey vi siete fidanzati, fra voi, ma quella è un'altra storia, ed è impensabile che negli ultimi mesi abbia baciato soltanto te per togliermi il suo sapore dalle labbra.» Guarda il suo migliore amico e, schifato, arriccia il naso.
Corey gli dà una gomitata. «Non ricordarmelo.»
«Cosa, esattamente? Che ho baciato te o la tua attuale ragazza?» Léon sorride in modo strafottente e, infastidita, gli colpisco lo stinco con un calcio. Mugugna per il dolore e si accascia sul tavolo.
«Comunque, l'idea della festa non è male.» Incredula, mi soffermo a guardare il mio ragazzo. Léon, allegro, esulta e gli batte il cinque. «Coraggio, amore, ci divertiremo» , tenta di convincermi. Sorride e mi accarezza una mano, ma la ritraggo subito.
«Non provarci. Siamo appena diventati agenti e non ho intenzione di farmi già cacciare dal quartier generale.» Mi alzo dal mio posto e sollevo le mani in segno di resa. «Me ne tiro fuori.»
«Troveremo un complice migliore!» , mi urla Léon, mentre mi allontano, facendo voltare la maggior parte dei presenti a mensa.
•••
Bussano alla porta e, stanca, supplico Selene di andare ad aprire. Lei, sbuffando, si alza per farlo. Chiudo nuovamente gli occhi, ma li riapro quando sento la voce di Léon. Scosta la rossa per fare irruzione nella nostra stanza insieme a suo fratello, Corey, Alex, Adam e Thomas. Confusa, mi metto seduta sul materasso e mi preparo a chiedere spiegazioni.
«Abbiamo trovato addirittura quattro complici migliori di te.»
Mi volto verso Adam, sconvolta. Credevo che, almeno lui, avesse ancora un po' di sale in zucca. «Vuoi andare ad una festa anche tu? Siete impazziti? C'è Dorian a piede libero. Non possiamo violare il coprifuoco e passare la notte in giro come se nulla fosse. E' pericoloso» , tento di farli ragionare.
Selene, euforica, inizia a spostare il peso del corpo da un piede all'altro. «Festa? Io voglio venirci!»
Mi do un colpetto sulla fronte e mi lascio cadere, afflitta, sul letto. Non riesco a credere che siano davvero tutti così incoscienti.
«Preparati, allora. Faith è quasi pronta» , la informa Adam.
«Avete intenzione di chiedere un passaggio ad Adrien? Non vi riporterà mai a Nottingham» , affermo, sicura.
Léon scoppia a ridere, divertito.
«Non diremo a nessuno di questa serata. Se non vuoi venire con noi, resta qui con Gabe, ma non fare la spia. Prenderemo in prestito uno dei furgoncini dal parcheggio» , mi spiega il folle piano Alex. Mi viene in mente l'accaduto di qualche giorno fa.
«No, non se ne parla.»
«Ma siamo agenti anche noi, adesso. Potete dirci dove si trova il quartier generale.»
Letha si volta verso Léon e, infastidita, lo squadra in silenzio da capo a piedi. Alex circonda le spalle della sorella con un braccio. «Coraggio, puoi fidarti di noi. Lavoriamo insieme, adesso» , la rassicura.
Lei sbuffa, ma cede. «Nei pressi di Calver. Siamo nascosti nei pressi di Calver.»
Si pentirà di aver parlato. Era meglio lasciare ad Adrian il compito di scarrozzarci in giro e tenerci all'oscuro di tutto.
Mi soffermo ad osservare Thomas. Si sta sistemando la camicia bianca all'altezza dei polsi. Non riesco a credere che si sia lasciato coinvolgere dagli altri in questa follia e mi meraviglia anche il comportamento di Christopher.
Chi li controllerà, se sono tutti ugualmente irresponsabili?
Sospiro. «Verrò con voi» , dico.
Un sorriso smagliante compare sul volto del mio ragazzo.
«Bene, allora, ragazze, cambiatevi in fretta. Vi aspettiamo nell'atrio, non possiamo restare qui in corridoio. E' rischioso. Potremmo svegliare tutti» , ci informa Léon.
So già che mi pentirò molto presto della mia decisione, ma non posso tirarmi indietro. Devo assicurarmi che tutto vada per il meglio.
•••
«Bene, torniamo nelle nostre stanze.» Spero che il dover inserire un codice per aprire la serranda del garage in cui gli agenti custodiscono i mezzi del quartier generale destabilizzi i miei compagni d'avventura, ma, a quanto pare, nessuno sembra particolarmente turbato o intenzionato a rinunciare all'impresa.
Adam si avvicina alla piccola scatola quadrata attaccata accanto alla serranda ed inizia ad osservare con attenzione la tastiera metallica su cui dovrà digitare la password giusta. Alex gli lancia una lucetta laser e il ragazzo dai capelli corvini la punta contro i tasti.
«Non mi hanno chiesto di fare l'hacker per nulla.» Sorride, compiaciuto e noto che su quattro numeri sono comparse delle impronte digitali. «Codice a quattro cifre» , informa il resto del gruppo. «Datemi un attimo.»
Sbuffo e mi avvicino a Corey. Regge fra le mani la busta in cui ha infilato i costumi, che ha intenzione di riportare a casa, utilizzati alla festa in maschera organizzata per il ritorno di Thomas e Christopher. «Sei ancora arrabbiata, amore?» Divertito, sorride.
«Sei un incosciente» , lo rimprovero.
«E Léon è il mio migliore amico. Il mio frustratissimo migliore amico. Non potevo mica lasciarlo da solo ad affrontare questa impresa.»
Afflitta, sospiro. Non riesco ad avercela con lui. Gli passo una mano fra i capelli e gli sorrido flebilmente. «No, non sono arrabbiata con te.»
Si sporge un po' in avanti per baciarmi la fronte. Un 'click' ci fa voltare. A quanto pare, Adam ha inserito il codice corretto e la serranda sta iniziando a sollevarsi da sola. Il garage è molto largo e profondo. Credo ci sia ogni genere di mezzo possibile ed immaginabile dentro. Léon corre verso un furgoncino e lo seguiamo. Si mette alla guida e noi ci posizioniamo tutti dietro di lui.
«Si torna a Nottingham, ragazzi» , dice, euforico.
Noto il suo sorrisetto compiaciuto dallo specchietto e ricomincio a pregare affinché non accada nulla di terribile stasera.
•••
«Devo lasciare i costumi a casa e basta, non agitatevi.»
«Non possiamo dividerci» , ricorda Alex al fratello.
«Ragazzi, il locale in cui abbiamo deciso di andare è a due isolati da casa nostra. Vi raggiungerò fra qualche minuto» , tenta di rassicurare tutti Corey.
«Ti accompagno» , affermo, preoccupata.
«E' proprio necessario, amico?» , domanda Léon.
«E' necessario farmi perdere altro tempo?»
Il fratello di Chris sbuffa e accosta. Scende dal furgone e apre il portellone a me e al suo migliore amico. Rivolge al rosso un'occhiata seccata e poi si prepara a tornare alla guida del mezzo.
«Fate in fretta» , ci raccomanda prima di ripartire.
Mi soffermo ad osservare il palazzo prima di entrare nel cortile. Non mi sembra vero di essere di nuovo a casa. Salgo le scale insieme a Corey e, una volta raggiunto il suo pianerottolo, mi faccio passare la busta con i vestiti per reggerli mentre apre la porta. Entro per prima nell'appartamento e corro a lasciarli nella sua stanza. Mi tuffo sul letto e Corey mi raggiunge. Sorride, divertito, e apre l'armadio. Sistema su una gruccia la sua felpa e anche la maschera prestata ad Alex. Mi alzo e lo raggiungo. Gli porto le mani sui pettorali, quasi per nulla accentuati, e appoggio il mento sulla sua spalla.
«Perché ti sei mascherato per venirmi a salvare?»
Non si volta. Guarda in basso e gli sfugge una risatina. «Non parliamone, ti prego. Mi sento incredibilmente stupido.»
«Non lo sei. Ti ricordo che, quel giorno, mi hai salvato la vita.»
Ruota un po' il capo e ne approfitto per dargli un bacio a fior di labbra. Lo prendo per mano e lo trascino sul suo letto. Mi siedo a gambe incrociate sul materasso e lo incito a parlare. Sospira e, dopo un po', cede. «Il Delirium non è un bel posto. Ho trovato il tuo invito in casa e sono corso a recuperarti.»
«Ecco che fine aveva fatto» , ragiono ad alta voce.
Lo invito a spiegarmi il perché del travestimento e, imbarazzato, si copre il viso con le mani. «Credevo che ci fosse qualcosa fra te e Léon. Vi ho sentiti parlare del vostro bacio, insomma.» Si lascia sfuggire un sospiro. «E volevo assicurarmi che stessi bene senza, però, intromettermi fra voi. E' per questo che mi sono travestito. Avresti potuto tranquillamente scambiarmi per lui e non avrei compromesso il vostro rapporto, nonostante il nostro bacio.»
Sorrido al ricordo e gli accarezzo una guancia. «Non dovevo baciarti, ma non sono stato in grado di resisterti.»
In imbarazzo, arrossisco. «Già ti piacevo» , constato.
«Mi sono legato subito a te» , confessa. Si lascia cadere sul materasso e mi distendo al suo fianco. «Volevo averti sempre intorno e non perché ti trovassi bellissima, ma per la tua capacità di farmi stare bene.» Sorride e mi viene spontaneo fare lo stesso. «Credi che io sia un idiota, vero? Puoi dirmelo.»
Commossa, scuoto la testa. «Mi hai sempre fatta sentire allo stesso modo. In qualsiasi posto ci trovassimo, accanto a te, mi sembrava ogni volta di essere a casa.»
Raggiante, mi bacia. Colpisce con una gamba la busta con il resto dei costumi che cade a terra, ma poco importa. Mi accarezza la schiena con una mano e io affondo le dita nei suoi capelli. Gioco con qualche ciocca mentre sale su di me e prende a baciarmi il collo. Estasiata, chiudo gli occhi. Dopo un po', gli porto una mano su una guancia e lo invito a far combaciare nuovamente le nostre labbra. Si stacca di scatto e nasconde il viso nell'incavo del mio collo.
«Dovremmo raggiungere gli altri, prima che non riesca più a trattenermi» , sussurra.
Mi mordo il labbro inferiore e gli sbottono la camicia color lavanda. «Non voglio che tu ti trattenga» , ammetto, mentre gliela lascio scivolare lungo le braccia.
Guido le sue mani fino alla zip del mio vestito e lo aiuto ad abbassarmela. Inarco istintivamente la schiena quando le sue dita gelide sfiorano la mia pelle e, involontariamente, faccio scontrare i nostri bacini. Si gratta la nuca quando noto il rigonfiamento nei suoi pantaloni e, imbarazzata, arrossisco. Non ci eravamo mai trovati in una situazione del genere.
«Sei sicura di volerlo fare?»
Mi faccio coraggio e lo aiuto a sfilarmi via il reggiseno. Le sue gote si tingono di rosso e distoglie lo sguardo. «Sì, ne sono sicura. Mi sembri tu quello indeciso» , lo provoco, cercando di ostentare sicurezza.
Sospira e poi torna ad osservarmi. Scorgo un luccichio nei suoi occhi. Si avventa sulle mie labbra e, con fare possessivo, mi circonda la schiena e mi spinge ulteriormente verso di lui. Scende ad accarezzarmi con delicatezza un fianco e una coscia e poi cerca di togliersi i pantaloni con una mano. Lo aiuto e, quando l'indumento finisce a terra, inizio ad accarezzargli la schiena. Risalgo con le dita fino alle sue spalle. «Quindi, sei sicuro di volerlo fare?»
Sorrido in modo strafottente e anche lui si lascia sfuggire una risata. «Sì, sono sicuro di voler fare l'amore con te.»
•••
Schiudo le palpebre, irritata, quando il telefono di Corey ricomincia a squillare per la terza volta. Continua a circondare il mio corpo, avvinghiato al suo, con un braccio, mentre allunga l'altra mano per prendere il cellulare abbandonato sul comodino. Chiudo gli occhi quando risponde. I miei capelli gli accarezzano il torace scoperto.
«Che fine avete fatto?» La voce squillante di Léon raggiunge anche me.
Improvvisamente, mi ricordo dell'esistenza degli altri e del fatto che avrei dovuto controllarli, ma che, in realtà, sono stata, insieme a Corey, più incosciente del resto del gruppo per essermi separata da loro per isolarmi in un appartamento non sorvegliato da nessuno degli agenti dei Servizi Segreti. Riapro di nuovo di scatto le palpebre.
Corey non riesce a trattenere un'imprecazione. «Che ore sono?»
«Quasi le tre di notte e spero per voi che abbiate una valida motivazione per essere spariti per ore.»
Al rosso sfugge un sorriso e, complici, ci rivolgiamo un'occhiata. Si morde il labbro inferiore e tenta di ricomporsi. «Arriviamo.»
•••
Adam richiude la serranda del garage e, in punta di piedi, attraversiamo l'atrio per raggiungere l'ascensore.
«Non ci hanno scoperti!» , festeggia Chris, euforico.
Con la coda dell'occhio, noto che Thomas mi sta osservando. Non mi ha rivolto la parola per tutta la durata del viaggio di ritorno. Anzi, non ha rivolto la parola a nessuno. E' stato in silenzio a guardare, per la maggior parte del tempo, il paesaggio dal finestrino.
«Già canti vittoria?» Ci giriamo tutti verso le scale. Letha le sta scendendo in fretta e furia con Gabe accanto. Lo trascina da un orecchio. Spaventata, sbianco. La rossa spinge contro Alex mio cugino e poi si ferma esattamente davanti a Léon.
«Mi ha costretto a parlare con la forza» , piagnucola Gabe.
«Rammollito» , si limita a commentare Alex.
Letha solleva il capo per cercare lo sguardo di Léon. «Vi siete comportati da incoscienti» , lo rimprovera. «Ma la cosa più grave è che non avete nemmeno preso in considerazione l'idea di invitarmi a venire con voi.»
Adam balbetta parole incomprensibili.
«Volevamo soltanto festeggiare il compleanno di Chris» , mente Selene.
Guardo il display del cellulare.
26 Gennaio
04:23
Mancano quattro giorni al compleanno di Christopher.
Letha non si lascia incantare dalla scusa. «Non dirò nulla a nessuno, ma, per punizione, oggi vi allenerete duramente in palestra per ore. Dalle otto del mattino in poi.»
«Ma abbiamo bisogno di dormire» , protesta Adam. «E non ho lezione a scuola, non è giusto. Voglio godermi la mia giornata libera.»
La rossa gli ride in faccia. «Avresti potuto pensarci prima.» Ci dà le spalle e si prepara a risalire le scale. «Ci vediamo più tardi e, la prossima volta, ricordatevi che, adesso, faccio parte anche io del vostro gruppo e che mi piace festeggiare.»
Si allontana, lasciandoci pietrificati sul posto. Mentre Alex insulta Gabriel, Léon ghigna. «Che donna!» , commenta.
•••
Mi trascino, stremata, fino al buffet con Alex accanto. L'allenamento di oggi è stato davvero distruttivo. Il ragazzino, mentre mi riempio il vassoio di cibo, si sofferma ad osservare Shaw che è appena entrato a mensa.
«Come vanno le cose con lui?»
Alex mi rivolge un'occhiata. «Secondo te? Male, ovviamente. L'ho salutato, tempo fa, ma non ha nemmeno ricambiato. E non è tutto. Adesso, tutte le volte che parlo con qualcuno, si intromette nella conversazione per prendermi in giro. E' veramente insopportabile.»
Guardo alle sue spalle mentre parla. «E sta anche venendo qui da noi. Comportati in modo naturale. Sii gentile.» , gli dico. «Anzi, comportati in modo innaturale e sii gentile» , mi correggo.
Finge una risata. «Che simpatica» , commenta.
Il biondissimo lanciatore di coltelli si ferma esattamente accanto ad Alex, che finge di non vederlo e si concentra, invece, su un pezzo di pizza. Allunga una mano per prenderlo, in contemporanea con il nipote di Ozzy. «Te lo cedo» , quasi sussurra, imbarazzato, con un insolito fare gentile, ascoltando ciò che gli ho detto.
Orgogliosa, sorrido, cercando di non farmi vedere da Shaw. Il biondo, senza ringraziarlo, afferra il trancio con una pinza e se lo posiziona con cura al centro del piatto. «A quanto pare, mollare qualcosa, o qualcuno, è ciò che ti riesce meglio fare.»
Sorride in modo strafottente e si allontana. Lascio il vassoio sul tavolo e inizio a trattenere Alex prima che possa corrergli dietro per saltargli addosso. «Lo detesto» , sibila.
Gabe, confuso, ci passa accanto. «Che sta succedendo? Perché sembra un chihuahua nervoso?»
«Nulla» , mento.
Gabriel, tranquillizzato, mi sorride. «Meglio così. Dobbiamo preoccuparci di altro. La polizia ancora non ha trovato Dorian e Dave ha deciso che ci intrometteremo nelle indagini. Visto che casa di Rae, l'ultima volta, ha dato i suoi frutti, domani, insieme ad altri agenti, tornerai lì per un sopralluogo» , mi informa.
Fantastico. Non si può mai stare un po' tranquilli.
•••
«Fatemi scendere qui.»
Adrian ferma la macchina e Letha, confusa, si volta a guardare Alex. «Non vuoi venire con noi a casa di Rae?»
Il ragazzino, convinto, scuote il capo, apre lo sportello e scende, lasciando libero il posto avanti accanto a sua sorella. «Allora, perché sei venuto con noi?» , domanda lei, confusa.
«Voglio starmene un po' tranquillo nell'appartamento di Corey. Il quartier generale è pieno di insopportabili vipere.»
Roteo gli occhi. Sta parlando di Shaw, ma faccio finta di non saperlo.
Letha, perplessa, lo lascia andare. «Non addormentarti e fatti trovare giù fra un paio di ore» , gli dice.
Il ragazzino, senza nemmeno voltarsi, solleva un pollice in segno di assenso.
Adrian riparte e, scortato da Thomas, raggiunge casa di Rae. Si ferma qualche metro prima del portone e ci fa scendere. «Chiamaci se noti qualche movimento sospetto» , gli raccomanda Letha.
Lui annuisce. Ci incamminiamo verso l'appartamento. «Siamo noi quelli sospetti» , le ricorda Léon, divertito.
Lei trattiene a stento la voglia di dargli una gomitata nello stomaco. Thomas li sorpassa ed estrae dalla giacca le chiavi del portone per aprire.
«Perché non ci avete più raggiunti alla festa?» Chris mi sorride in modo malizioso.
«Dobbiamo parlarne adesso?» Solleva le mani in segno di resa e ridacchia.
Entriamo nel palazzo e poi nell'appartamento di Rae cercando di non dare nell'occhio. Ci chiudiamo con delicatezza la porta alle spalle e accendiamo le torce dei nostri cellulari. Thomas, fermo sul posto, inizia a guardarsi intorno. Mi avvicino a lui e gli accarezzo una spalla, preoccupata. Questo posto, logicamente, gli mette sempre tristezza e non voglio per alcun motivo al mondo che soffra. «Come stai?»
Ruota il capo per guardarmi. «Io bene, e tu? Splendidamente, credo, visto che ieri non hai nemmeno sentito il bisogno di raggiungerci alla festa.» Sorpresa dalle sue parole, resto in silenzio. Abbassa lo sguardo mentre Letha inizia ad esplorare, con Léon al seguito, le stanze in fondo al corridoio. «Scusa, non so cosa mi sia preso. Non sono affari che mi riguardano. Spero che tu sia stata bene.»
Si gratta la nuca, con le mani coperte dai guanti, e si allontana per iniziare ad esplorare il soggiorno. Chris viene verso di me. Persa nei miei pensieri, ignoro ciò che sta dicendo. Tossisce per schiarirsi la voce e rinsavisco. «Ci sei, Evie? Dicevo, da dove iniziamo?»
Resto un po' in silenzio a riflettere. «Da qui. L'ultima volta, abbiamo trovato un indizio dietro ad una foto.»
Chris si volta a guardare Thomas che si è chinato per aprire un mobiletto pieno di videocassette e poi annuisce. «Va bene, iniziamo dal soggiorno mentre Letha e Léon controllano le altre stanze. Troveremo qualcosa di utile che ci aiuterà a scovare Dorian, prima o poi, o almeno lo spero.»
•••
Il soggiorno sembra non contenere qualcosa che possa servirci. Afflitta, sospiro. Léon e Letha, quasi correndo, ci raggiungono. La rossa ci mostra, vittoriosa, una chiavetta USB.
«Dove l'avete presa?» , chiedo.
«Nella stanza di Rae» , mi risponde lei, continuando a sorridere.
«Siete incredibili, ragazzi, sul serio. Avete trovato una chiavetta sicuramente piena di foto di qualche compleanno» , commenta Chris, sarcastico.
Letha gli rivolge un'occhiataccia e fa per parlare, ma Léon la precede. «Chi nasconderebbe una chiavetta piena di semplici fotografie sotto ad una doga leggermente rialzata del parquet?»
Sorpresa, spalanco gli occhi. «Siete stati bravissimi» , mi complimento.
«E' tutto merito mio» , mi informa Léon.
La gemella di Corey gli rivolge un'occhiataccia. «Sei soltanto inciampato» , dice.
Tratteniamo tutti a stento una risata. Lui, infastidito, rotea gli occhi. «Non perdiamo altro tempo. Troviamo un computer e vediamo che c'è qui dentro.»
Thomas sorpassa i due e raggiunge il corridoio. Entra in una stanza e ne esce dopo un po' con un portatile fra le mani. «Non abbiamo qui Adam. Come faremo ad indovinare la password?» , si chiede Léon ad alta voce.
Ha ragione. «Potremmo analizzare il contenuto della chiavetta al quartier generale» , propongo.
Thomas ci ignora e posa il computer su un tavolo. «Rae non usava password» , ci informa, accendendo il portatile.
Letha, su di giri, gli passa la chiavetta. Thomas la inserisce nel computer e, dopo un po', apre un video che ci trova dentro. Quasi cade a terra quando, sullo schermo, compare Rae. Chris, prontamente, lo afferra e lo risolleva.
Dietro la bionda c'è una semplice parete bianca. Si sporge in avanti per sistemare meglio la telecamera e resto colpita dai suoi occhi. Sono incredibilmente azzurri. A lavoro compiuto, si lascia cadere su una sedia e si schiarisce la voce con un colpo di tosse prima di iniziare a parlare. «Spero che questa chiavetta l'abbia trovata tu, Tom.»
Mi volto istintivamente verso Thomas. Ha gli occhi lucidi e si porta una mano sulle labbra.
«E' probabile, se stai guardando questo video, che io non ci sia più. Ho sentito mio fratello, l'altro giorno, parlare a telefono. E' interessato all'eredità che mi ha lasciato nonno. Dorian non è un tipo tranquillo. So che potrebbe farmi del male.» Si ferma per un istante e guarda in basso. «E, per questo motivo, ho preso precauzioni. Non vincerà. Mai.» Si passa le mani sul volto e interrompe un attimo il discorso per legarsi i capelli in una coda alta. «Ti ho lasciato qualcosa a Mablethorpe. Non specifico dove, potrai capirlo soltanto tu. C'è sempre la possibilità che qualcuno trovi questa chiavetta prima di te, in fin dei conti. In ogni caso, è al sicuro, per ora, ne sono certa, ma promettimi che la prenderai al più presto, è importante.» La batteria della telecamera inizia a lampeggiare. Rae sorride. «Non mi resta tanto tempo, a quanto pare, ma credo sia meglio così, sai che non mi piace dilungarmi troppo.» Guarda in basso e poi torna a fissare la telecamera. «Non ti ho mai tradito, Tom. Ti ho mentito per proteggerti. Starmi accanto, adesso, è pericoloso.»
Il video si interrompe di colpo. Nessuno osa fare commenti. Thomas fissa il vuoto. Léon, in silenzio, estrae la chiavetta dal portatile e lo spegne. Chris scuote Thomas, ma il mio capo non gli rivolge nemmeno un'occhiata. Mi faccio spazio fra Letha e il poliziotto e porto le mani sulle guance di Thomas per costringerlo a guardarmi. Sembra tornare in sé.
«Tu non hai colpe, ricordatelo.»
Deglutisce e una lacrima gli riga una gota. «Non mi ha mai tradito» , mormora. «L'ho abbandonata nonostante non mi avesse tradito.» Il suo respiro è diventato irregolare.
«Non potevi saperlo. Non hai colpe. Non avresti potuto salvarla» , scandisco bene le parole.
«Non ne hai la certezza» , mi contraddice.
«Hai ragione, ma Rae ti ha protetto per un motivo preciso. Sapeva, come noi adesso, quanto fosse pericoloso suo fratello. Avrebbe potuto uccidervi entrambi» , gli faccio notare. Resta in silenzio e si morde con forza il labbro inferiore. Gli altri ci guardano e non dicono nemmeno una parola. «Tu stai bene ed è ciò che Rae avrebbe voluto.» Scoppia a piangere e lo abbraccio. Gli accarezzo i capelli e tento di tranquillizzarlo. «Non darti colpe, ti prego, non ne hai» , continuo a ripetergli, triste. Stringe con forza le mie spalle. «Andremo a Mablethorpe. Riusciremo a far finire Dorian in galera. Lo troveremo, te lo prometto, Thomas.»
•••
Letha sbuffa. Alex non è ancora sceso di casa e non risponde alle sue chiamate.
«Si è addormentato» , affermo con sicurezza.
«E come l'apriamo la porta dell'appartamento? Dobbiamo svegliarlo e correre al quartier generale» , mi ricorda.
«C'è un mazzo di chiavi di riserva nascosto nel vaso sul pianerottolo» , la rassicuro.
«E se avesse usato quello per entrare? Io non gli ho lasciato le chiavi di casa e credo che non l'abbia fatto nemmeno Corey. Non sapeva che non sarebbe venuto con noi da Rae» , mi informa Léon.
«Dobbiamo sfondare la porta?» , chiede Chris.
Thomas sbuffa. «Ci penso io» , dice, uscendo dall'auto. Io e Letha lo seguiamo.
«Posso forzare la serratura» , ci informa Léon, correndoci dietro.
Il cancello d'ingresso è spalancato. Raggiungiamo l'appartamento di Léon e, per sicurezza, controllo il vaso lasciato accanto alla porta d'ingresso. Ci trovo dentro le chiavi che, confusa, mostro agli altri.
«Ha forzato la serratura?» , si domanda Letha.
Apro la porta e, una volta entrati, iniziamo ad urlare il nome di Alex, non ricevendo alcuna risposta. Noto il suo cellulare sul tavolo e corro a prenderlo.
«Lo ha dimenticato qui e si è andato a fare un giro?» , chiede, confuso, Thomas.
«Non è possibile» , mormora Léon.
Non sapendo come sbloccarlo, mi limito ad aprire la fotocamera. Mi scivola il dispositivo dalle mani quando noto, nell'anteprima della galleria, il volto di Dorian. Letha, prontamente, lo afferra prima che possa toccare terra.
«Che cosa sta succedendo?» , mi domanda, perplessa.
Indietreggio, sconvolta, e mi ritrovo con le spalle premute contro la parete. Balbetto parole incomprensibili e sia Thomas che Léon, preoccupati, si avvicinano a me.
«I video» , mormoro.
Letha guarda il display e, improvvisamente, sbianca. Apre la galleria e fa partire l'ultimo video registrato. Sentendo la voce di Dorian, tutti ci avviciniamo a guardare.
«Vi piace particolarmente casa di mia sorella, eh?» Ride di gusto. Accanto a lui, legato ad una sedia ed imbavagliato, c'è Alex. Si agita, ma non riesce a liberarsi. «Fortunatamente, sono una persona previdente e ho occhi dappertutto.» Ghigna.
Un brivido mi attraversa il corpo. Mi porto le mani sulle labbra e mi costringo a non piangere.
«E sono anche una persona magnanima. Vi proporrò uno scambio. Se mi darete la chiavetta che avete trovato a casa di Rae, vi restituirò il ragazzino.» Solleva il mento di Alex con un dito e il fratellino di Corey, schifato, scuote la testa per liberarsi dal suo tocco.
Letha scoppia a piangere e Léon, con gli occhi lucidi, la stringe in un abbraccio. La rossa, disperata, grida. Léon le dice di stare tranquilla e le promette che risolverà la situazione.
«Non so che farmene di lui, ve lo dico chiaramente. Presentatevi con la chiavetta domani sera alla fabbrica abbandonata nella periferia di Nottingham o tenetevela e preparatevi a non rivederlo mai più.» Scoppia a ridere. Alex, invece, ha gli occhi lucidi. «Ricordatevi di pensare bene a quali sono le vostre priorità.» Per provocarci, bacia l'obiettivo e il video si interrompe di colpo.
Grido, piena di rabbia, e mi lascio cadere a terra sulle ginocchia. Thomas si tuffa accanto a me e inizia a stringermi fra le braccia. «Lo salveremo» , tenta di rassicurarmi.
-
Salve! Spero che il capitolo vi piaccia. Ho aggiornato con un po' di ritardo perché ho avuto problemi con il computer.
Alex si salverà? Lo scoprirete nella prossima parte che pubblicherò fra una settimana.
A presto!
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