23 - Chi è realmente Letha?
Rivolgo occhiate fugaci a Corey e sorrido quando lo scopro già intento a guardarmi. Oggi non fa eccessivamente freddo, nonostante sia il quarto giorno di Gennaio, e, per questo motivo, io, Selene e altri membri della S.R.D. abbiamo deciso di trascorrere la mattinata nel prato antistante al quartier generale. Mitch, al momento, in piedi a qualche metro da me, sta osservando Corey giocare con sua figlia Alexa. Il rosso solleva la bambina da terra e la fa volteggiare in aria. Mi soffermo a guardarlo, incantata.
«Che cosa è successo fra voi?» Selene chiude il suo libro e mi rivolge uno sguardo. Lascia cadere il volume sul telo fucsia su cui è distesa e inizia a far oscillare in aria le gambe. «Lo stai fissando e sembri estasiata.»
«Sarebbe un buon padre. Lo stavo immaginando con un suo ipotetico figlio» , ammetto.
«Con un vostro ipotetico figlio, magari.»
Avvampo e rischio di strozzarmi con la saliva. Inizio a guardarmi intorno e i miei occhi si posano su Wade, seduto poco distante da me sull'erba. Mi fissa per assicurarsi che non provi ad avvicinarmi a Corey. Ci sta tenendo separati da ieri sera.
«Nulla» , mento, imbarazzata.
«Non le sai dire le bugie.»
«Sì che le so dire» , mi difendo. Mi rivolge un'occhiata divertita e, capendo di essermi tradita da sola, sbuffo. «Ci siamo baciati» , confesso.
La rossa mi punta un dito contro. «Hai visto? Ho sempre ragione.»
«Ma non ne abbiamo parlato» , continuo a raccontare, ignorando la sua affermazione. «perché quel dottore idiota sta cercando di dividerci in ogni modo e ci tiene sotto controllo da ore.»
«Vuoi che rubi a Judy uno dei suoi sedativi per liberarmi di lui?»
Sospiro e mi passo le mani sul volto. «Mi sento uno schifo. Thomas è in carcere, le cose fra noi non si sono ancora risolte e io ho baciato Corey. Non pensi anche tu che io sia una persona orribile?»
Scuote la testa, poggia i gomiti a terra e incrocia le mani sotto il mento. «Penso che tu abbia un'evidente cotta per Corey e che dovresti seguire un po' il tuo cuore invece di pensare a come non spezzare quello degli altri.»
Faccio per risponderle, ma vengo interrotta dall'arrivo di Alex. Tossisce per schiarirsi la voce e inizia a guardarsi la punta delle scarpe. «Dobbiamo parlare» , dice.
«Di cosa?»
Mi rivolge un'occhiataccia. «Lo sai benissimo.»
In silenzio, mi volto verso Selene. «Ti aspetto qui» , mi precede.
Annuisco e mi alzo per seguire il ragazzino dentro il quartier generale. Mi conduce nella sua stanza e si chiude la porta alle spalle.
«Hai letto la mia agenda?»
«Una frase di una pagina a caso» , ammetto.
«Quindi hai letto la mia agenda» , constata. «Perché ho scritto soltanto quello su tutti i fogli» , confessa. Sorpresa, schiudo le labbra e strabuzzo gli occhi. «Lo hai detto a mio fratello?»
«Certo che no! Non sono affari che mi riguardano.»
«Ti ho vista con lui ieri sera.»
«Ieri sera eri l'ultimo dei miei pensieri, ragazzino.»
«E' evidente che tu e lui abbiate soltanto parlato e che nella vostra vita non facciate altro insieme, vista la sua frustrazione. Sicuramente, scossa, gli hai anche detto che sono gay fra una cretinata e l'altra che vi siete raccontati.»
Irritata, gli punto un dito contro. «Non ci raccontiamo cretinate e lui non è frustrato.»
Alex strabuzza gli occhi. «Fai sul serio? Difendi mio fratello? Ti piace lui e non Léon? Hai dei gusti strani.»
«Pensa ai tuoi di gusti strani!»
«Credi che io sia strano perché sono gay?»
Mi copro gli occhi con una mano e scuoto la testa, sconsolata. «Non c'è nulla di strano nell'essere gay. E' strano che ti piaccia uno squilibrato che lancia coltelli contro le persone.»
Alex si lascia cadere sul suo letto. Si toglie le scarpe bianche da ginnastica e incrocia le gambe. «Sul serio non ti destabilizza il fatto che io sia omosessuale?»
Sembra sinceramente sorpreso. Sospiro e vado a sedermi accanto a lui sul materasso. «Mi destabilizza il fatto che tu ti faccia questi problemi. Che ti piaccia un ragazzo, una ragazza o un criceto, sappi che a me non interessa perché prima di tutto sei Alex, il fratellino strafottente e scorbutico di Corey che mi ha rapita per farsi accompagnare al centro commerciale, e io continuerò a non sopportarti. Il tuo orientamento sessuale è secondario ed è superfluo che tu debba specificare che hai una cotta per un ragazzo perché sei libero di amare chi vuoi.»
Abbassa il capo di scatto e inizia a pizzicarsi un braccio con le dita. «Grazie» , mormora.
«Per cosa?»
«Per non avermi fatto sentire sbagliato.»
«Non lo sei.»
Sospira e solleva la testa per guardarmi. Ha gli occhi lucidi. «I ragazzi che mi riempivano di calci fuori da scuola non la pensavano come te.»
Preoccupata, gli porto istintivamente una mano su una spalla. «Ne hai parlato a qualcuno? Corey non ti ha protetto?»
«Sei impazzita? Non lo sa mica. E non lo saprà mai, o almeno non sarò io a dirglielo. Perché credi che io sia scontroso con tutta la mia famiglia? Se scoprissero che sono gay, mi odierebbero e, per paura che qualcuno possa spifferarglielo, ho iniziato ad allontanarmi da loro per non soffrire semmai, da un giorno a un altro, venisse a mancarmi il loro affetto.»
Sento gli occhi pizzicarmi. «Il mondo è pieno di idioti, ma, fortunatamente, in giro non ci sono soltanto loro. La tua famiglia ti ama e ti amerebbe a prescindere da tutto, ne sono sicura, ormai la conosco.»
Mi prende per mano. «Credi che dovrei dirlo a Corey?»
«Dovresti dirlo a tutti.»
Sospira. «E se agli altri non piacesse Shaw?»
«Non credo che a qualcuno piaccia Shaw» , mi lascio sfuggire, ricevendo in cambio un'occhiataccia. «In ogni caso, che ti importa? Non devono mica fidanzarcisi loro. Per sicurezza, però, quando parli con lui, assicurati che non ci siano coltelli nei paraggi.»
Ride. «Shaw è stato il mio primo ragazzo. Ci siamo incontrati in un campeggio quando ero in vacanza con dei miei amici, ma l'ho lasciato prima di tornare a casa. Non volevo che la mia famiglia sapesse di lui. Credo che mi odi.»
«Ti piacciono i ragazzi con i capelli lunghi o corti?»
Confuso, inarca un sopracciglio. «Che razza di domanda è?»
«Rispondimi e basta.»
Sbuffa. «Corti.»
Sorrido. «Credo che tu gli piaccia ancora.»
«Perché?»
«Conosce i tuoi gusti?»
«Sì, certo.»
Incrocio le braccia dietro la testa e mi lascio cadere sul letto. «Vi siete incontrati poco dopo il nostro arrivo qui al quartier generale?»
«Sì, ma non mi ha nemmeno salutato.»
«Ma aveva i capelli lunghi, no? E adesso, invece? Sono corti. Non credo nelle coincidenze.»
«Non è possibile» , afferma.
Ribatto e devia il discorso. Mi chiede di suo fratello e io, imbarazzata, inizio a fissare il soffitto. «Siamo amici.»
«Vi piacete.»
Arrossisco. «Non importa, non possiamo stare insieme.»
Si stende accanto a me. «Perché?»
Penso a Thomas. Penso ai miei sentimenti contrastanti per lui e al non volerlo ferire. «Perché non possiamo e basta.»
«Cazzate.» Lo fulmino con lo sguardo. «Se vuoi qualcosa, combatti per ottenerla e basta. Per quanto mi dispiaccia l'idea di averti come cognata, visto che sei insopportabile» , inizia a dire, rivolgendomi un'occhiata divertita. Gli do un affettuoso buffetto su una guancia. «penso che dovresti correre subito da mio fratello, se desideri realmente averlo accanto. La vita è imprevedibile. Ho salutato mio padre poco prima che uscisse di casa per andare a lavoro, convinto che l'avrei rivisto dopo qualche ora, e, invece, non è più tornato da noi. Segui il tuo cuore. Fai tutto ciò che ti senti di fare. Cogli ogni attimo perché è prezioso e irripetibile.» Resto in silenzio a riflettere, colpita dalle sue parole. Dopo un po', lo abbraccio e lo ringrazio. Lui fa un'espressione schifata e mi spinge via. «Non sono una persona affettuosa, ricordatelo.»
«Non sono una persona affettuosa, ricordatelo» , lo scimmiotto.
Ride e mi butta giù dal letto. Gli faccio un gestaccio e mi alzo da terra.
«Mi piaci» , ammette. «E ti voglio anche un po' di bene, ma non dirlo a nessuno, potrebbero pensare che io abbia addirittura un cuore.»
Sorridendo, mi avvicino alla porta della stanza, pronta ad uscire. «Il tuo segreto con me è al sicuro» , gli dico.
•••
Corey non era più giù con Mitch e Alexa. Raggiungo il terzo piano del quartier generale con l'ascensore e poi percorro in fretta le scale che conducono al tetto, speranzosa di trovarlo lì. Una volta arrivata alla mia meta, una folata di vento mi scompiglia i capelli. Noto Corey steso a terra. Ha gli occhi chiusi e le braccia incrociate dietro la nuca. Sente i miei passi e schiude le palpebre. Alla mia vista, sorpreso, sorride. Mi posiziono, come lui, al suo fianco.
«Che ci fai qui, amore?»
Arrossisco, per la prima volta, sentendo il nomignolo, a cui dovrei essermi ormai abituata, che continua ad affibbiarmi da mesi.
«Ti cercavo» , ammetto. «E tu, invece?»
Sorride. «Pensavo a mio padre» , risponde. «Me lo ha ricordato l'evidente amore che prova Alexa per Mitch.» Continua a guardare il cielo con una luce particolare negli occhi. Non sembra triste o malinconico, ma stranamente felice. «Mi chiedevo spesso come avrei potuto affrontare anche soltanto una giornata senza di lui e mi sembra inutile dirti che, quando l'ho perso, ero terrorizzato dal pensiero di dover passare addirittura tutto il resto della mia vita senza poterlo abbracciare. Dormivo sul suo lato del letto matrimoniale per sentirlo più vicino a me e piangevo ricordando i bei momenti passati insieme, ma poi ho accettato la sua scomparsa. E sai perché l'ho fatto? Perché lo amavo e lo amo immensamente e quando ami qualcuno sei disposto a lasciarlo andare e a mettere la tua felicità dopo la sua. Papà ha perso i suoi genitori in un incidente stradale. Era un bambino, aveva soltanto sette anni. Gli mancavano terribilmente e mi parlava di loro ogni singolo giorno. Ho accettato la sua morte soltanto dopo averlo immaginato finalmente ricongiunto con loro e felice. E poi, lo sento comunque vicino a me, sempre, forse più di quando era in vita. Ci lasciava spesso per lavoro. Adesso, invece, so che ci è costantemente accanto.»
Una lacrima gli riga una guancia. Si affretta ad asciugarsela e sorride. Commossa, gli accarezzo un braccio.
«Sei speciale, Corey.»
Sorride e si volta a guardarmi. Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Perché mi stavi cercando?»
Arrossisco e abbasso lo sguardo. Faccio per rispondergli, ma mi zittisco quando, dal prato al pianterreno, partono le note di Shut Up and Dance.
«La mia cassa funziona! E il microfono, a quanto pare, anche» , sento dire a Gabe.
Corey scoppia a ridere. «Che imbecille» , commenta. «Non ci dicono dove si trova il quartier generale per non dare nell'occhio e poi tuo cugino trova un modo per farsi notare da tutte le persone non appartenenti ai Servizi Segreti.»
Amo questa canzone. Euforica, gli prendo un braccio e gli sorrido. «Zitto e balla con me!»
Si lascia trascinare, ridacchiando, al centro del tetto. Il vestitino scuro che mi ha prestato Ivy ondeggia ad ogni mio passo. Corey mi fa volteggiare sul posto e poi mi afferra le mani e mi getta contro il suo corpo. Mi solleva in alto e, dopo un giro completo, mi rimette a terra.
«Belle scarpe» , commenta.
Guardo le sneakers bianche un po' grandi che ho ai piedi e gli sorrido. «Grazie, le ho rubate a Selene stamattina» , lo informo.
«Spegni la musica!» Delle grida provengono da giù. Rido e Corey fa lo stesso.
«I knew we were bound to be together» , inizia a canticchiare all'improvviso, continuando a ballare. Mi tiene stretta al suo torace. Avanziamo e indietreggiamo con fare spensierato, leggiadri. «Bound to be together.»
Gli porto le mani sulle guance e lo bacio. Lui, spiazzato, si ferma sul posto. Mi accarezza i fianchi con le dita e lo sento sorridere sulle mie labbra. Mi bacia con dolcezza e ci allontaniamo soltanto dopo un po' di tempo per riprendere fiato. Ho l'impressione che il cuore stia per esplodermi. Felice, gli sorrido e poi nascondo la testa nell'incavo del suo collo. Fa per dire qualcosa, ma si interrompe quando sul tetto arriva anche Floyd. Resto stretta a lui e mi limito a rivolgere un'occhiata al biondo. Corey resta in silenzio e mi accarezza la schiena. Aspetta che il proprietario del Delirium se ne vada, ma lui non si muove.
«Devi venire in palestra ad allenarti. Dicono che potresti servire agli altri stasera per la missione all'ospedale di Sheffield.»
«Chi lo dice?»
«Letha, forse» , risponde, pensieroso, il biondo.
L'espressione di Corey cambia di nuovo. Si fa improvvisamente serio e io mi rattristo. Perché quel nome gli fa questo effetto? Sento la gelosia assalirmi.
«Chi è Letha? Voglio vederla.»
«Basta con le domande, vieni con me e basta» , lo liquida Floyd.
Si allontana e ci lascia soli. Corey, turbato, mi libera dalla sua stretta. «Vado con lui» , dice. Delusa, mi limito ad annuire in silenzio. Si allontana e io gli do le spalle. Mi afferra per mano e mi fa voltare. Mi dà un leggero bacio a fior di labbra e mi sorride. Mi viene spontaneo fare lo stesso. «Ho molto da dirti» , ammette. «Mi libero e corro da te.»
•••
E' ormai sera. Io e Corey non ci siamo più visti. Lo stanno trattenendo da ore in palestra e non è venuto nemmeno a pranzare e a cenare a mensa. Selene, notando la mia espressione turbata, mi accarezza la schiena e mi invita a stare tranquilla. E' incredibile come io stia bene con lei ultimamente. Sono felice che sia diventata mia amica.
«Partiranno tutti fra poco per Sheffield. Magari, non lo sceglieranno per la missione e avrete un po' di tempo per stare insieme.»
Continuiamo a camminare per i corridoi del primo piano. La camera di Judy, Leanne e Letha dovrebbe trovarsi poco distante da quella di Léon. La nipote di Ozzy e la sua ragazza hanno organizzato un pigiama party per passare la serata, approfittando dell'assenza della loro compagna di stanza. Saremo fra le poche che non andranno a Sheffield a salvare Faith.
«Può darsi» , sospiro, speranzosa. «Comunque, dobbiamo proprio partecipare a questo pigiama party? Mi sento un po' stanca» , la informo.
Strabuzza gli occhi. «Stai scherzando, vero? Certo che dobbiamo!» Sbuffo, seccata. «Siamo state invitate nella tana del nemico. Approfittiamo dell'occasione e analizziamola da cima a fondo.»
Roteo gli occhi. «Letha è una nostra alleata» , le ricordo.
«Lo è, ma soltanto in questa guerra contro Dorian. Ti ricordo che vuole rubarti il fidanzato.»
Mi affretto a coprile la bocca con una mano, ignoro le sue proteste e la spingo con delicatezza contro la parete alle sue spalle. «Corey non è il mio fidanzato» , la correggo. «E poi, non è sicuro che ci sia un qualche tipo di rapporto fra loro. Magari, non si conoscono nemmeno» , dico, quasi più per convincere me che lei.
Sento un cigolio e mi volto a guardare la fine del corridoio. Una porta si spalanca. Leanne si sbraccia per farsi vedere. «Da questa parte, piccole cavie di Judy!»
Ruoto di nuovo il capo verso Selene. «Vuoi davvero passare la serata con quella squilibrata?»
Spinge via la mia mano dalle sue labbra. «Non possiamo più tirarci indietro, ormai, piccola cavia di Judy» , mi ricorda, quasi divertita dalla situazione.
Sfodera un sorriso e si volta verso la ragazza che ha, come al solito, i capelli legati in due trecce. Inizia a camminare verso di lei e si ravviva, di tanto in tanto, i lunghi ed ondulati capelli rossi con le mani. Afflitta, la seguo. Raggiungiamo la camera di Letha e Leanne ci invita ad entrare. La rossa non c'è. Noto soltanto Judy distesa su uno dei due matrimoniali, intenta ad armeggiare con un portatile.
«Sedetevi sul letto di Letha e aspettate che finisca di scaricare un film. Se vi va, iniziate anche a mangiare i pop corn che ho preparato, ma sempre sul letto di Ariel. Sporcate quello e non il pavimento, insomma.»
«Ariel?» , domanda, confusa, Selene.
«Sì, Letha è rossa» , le risponde la dottoressa, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo e Selene fosse soltanto poco sveglia.
In silenzio, andiamo a sederci sul matrimoniale che ci ha indicato la squilibrata. La sua fidanzata la raggiunge e si tuffa al suo fianco. Le solletica il volto con una treccia e la fa ridere. Selene inizia a guardarsi intorno e io faccio lo stesso. Dopo un po', mi colpisce con una gomitata. Inclina la testa verso il comodino alla sua sinistra e io, confusa, la osservo senza dire nulla.
«Guarda la foto» , sussurra.
Ha gli occhi spalancati e sembra, per qualche strano motivo, sconvolta.
«Che cosa è successo?» , chiedo, usando il suo stesso tono di voce.
Mormora qualcosa che non capisco.
«C'è qualche problema?» , richiama la nostra attenzione Judy.
Ci voltiamo entrambe a guardarla. Ci fissa come se io e la ragazza di Christopher fossimo due squilibrate. Da che pulpito, insomma.
«Nessuno» , risponde la mia compagna di stanza, forzando un sorriso. Mi colpisce di nuovo con una gomitata. «La foto sul comodino» , ringhia. «Guardala.»
Devo comportarmi in modo naturale per non destare sospetti.
Non sto realmente analizzando la stanza di Letha, fra l'altro uguale a quella che condivido con Selene, per scoprire qualcosa di utile sul suo conto, no, per carità.
Mi stendo sul letto e porto lo sguardo sul comodino della rossa. Al contrario, inizio ad analizzare la foto incorniciata e tenuta in vista. Quasi mi strozzo con la saliva quando riconosco le persone immortalate nello scatto. Ruoto sul materasso per ritrovarmi con la testa dritta. Un uomo, una donna e sette ragazzini, cinque con i capelli rossicci. Mi colpisce il più grande di loro. Ha uno sguardo vispo. E' seduto a terra e ha la testa appoggiata alla gamba dell'uomo che, sicuramente, è suo padre. Sorriderei alla vista di un Corey adolescente, se nella foto, insieme ai Collins, non ci fosse anche Letha. Chi è realmente questa ragazza?
«Devo tornare un attimo in camera.» Si voltano tutte verso di me. Ignoro le loro domande ed esco di corsa dalla stanza. Mi manca il fiato e sento un peso all'altezza del petto. Barcollo e mi appoggio al muro per non cadere. Raggiungo l'ascensore e mi ci fiondo dentro. Premo il bottone del piano interrato e, quando le porte si chiudono, mi accascio contro la parete alle mie spalle. Mi porto una mano sul cuore e prendo dei respiri profondi. Arrivata a destinazione, mi rialzo e corro verso la palestra. Non c'è nessuno, ad eccezione di Corey. E' disteso su un materasso rosso a pancia in giù. «Corey!»
Si volta di scatto. Sorride e, a fatica, si rialza. «Sono appena partiti e non mi hanno scelto per la missione» , mi informa. «Stavo riprendendo fiato prima di venire a parlarti.»
Allegro, cammina verso di me. La maglietta bianca a maniche corte che indossa è madida di sudore e incollata al suo torace. Sto per scoppiare a piangere, lo sento.
«Parlarmi di cosa? Di Letha? Chi è e perché ha una foto con te e la tua famiglia in camera sua?»
Sbianca di colpo.
-
Salve! Questa volta, lascio a voi i commenti. Chi pensate che sia Letha?
Lo scoprirete fra una settimana.
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