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17 - La battaglia

Baylee grida a gran voce il nome di sua madre e non di certo perché la preoccupa un'emergenza nucleare, un terremoto o una qualsiasi altra catastrofe naturale, ma un semplice brufolo. Holly, seduta accanto a me sul suo letto, seccata, le lancia contro il cuscino. La bionda, prontamente, lo schiva. Amie, allarmata, ci raggiunge.

«Che cosa è successo?» , domanda, agitata.

«Devi aiutarmi a nasconderlo» , le risponde la figlia, indicandosi la bolla rossa sulla guancia destra con un dito.

Sua madre tira un sospiro di sollievo. «Credevo fosse un'emergenza.»

«E' un'emergenza» , puntualizza la bionda. Mi astengo dall'intervenire. Mancano poche ore alla battaglia e continuo a non saper imbracciare un fucile. Dovrei chiamare Chris per chiedergli qualche consiglio. «Non voglio che Cole mi veda in questo stato.»

«Cole?» , chiedo, confusa.

«Il biondino dell'ultimo anno» , mi spiega Holly.

«Sì, il chitarrista» , precisa Amie, sconsolata, passandosi una mano sulla fronte. Va a sedersi sul letto di Baylee e batte le dita sul materasso per invitare la figlia a raggiungerla. La ragazzina l'ascolta. Holly riprende a colorare. «Non faremo nulla per quel brufolo.» Baylee fa per protestare, ma la madre la interrompe subito. «Non devi nascondere i tuoi difetti o trovare una persona che si limiti a tollerarli. Meriti, come tutte, qualcuno accanto che riesca ad amarli.»

«Come si può amare questa bolla? E' enorme, pare abbia vita propria» , ribatte Baylee, quasi sull'orlo di una crisi isterica.

Amie, intenerita, le accarezza i capelli. Incantata, le osservo. «Io riesco a farlo. Ti è spuntata sulla guancia perché mangi troppi dolci e pensare che tu sia una persona golosa mi fa sorride. E poi, la perfezione, a lungo andare, stanca.»

«E' arrivato il nostro pacco.» Corey entra in camera con un cartone fra le mani che lascia cadere sul pavimento.

Sembra furioso. Lancia alla sorella un foglio bianco che la bionda, subito, inizia a leggere.

«Ha messo Cole nella nostra squadra!»

Perplessa, mi alzo dal letto e lo raggiungo. Gli accarezzo un braccio e lui, ancora scosso, mi osserva.

«Puoi spiegarmi ciò che sta accadendo?»

Porto lo sguardo sulla scatola. Dentro ci sono dei fucili, delle improbabili mute da sub e degli orologi.

«Cassie ha scelto le squadre per la battaglia e, ovviamente, mi ha messo nella sua, contro di te.»

Prevedibile. Gli sorrido in modo incoraggiante. «Non importa, non è colpa tua» , lo tranquillizzo.

«Tesoro, è soltanto un gioco» , lo rassicura sua madre.

«No, non lo è! Non se c'è di mezzo Evie.»

Serra le mani a pugno. Preoccupata, mi avvinghio al suo braccio. «Fra qualche ora sarà tutto finito, non accadrà nulla di brutto, calmati.»

«Non sottovalutare Cassie, Evie.» Si morde con forza il labbro inferiore. «E' soltanto colpa mia» , mormora.

«No, non è vero» , tento di dissuaderlo. «Io ho accettato di essere il leader della squadra» , gli ricordo.

«Non sapevi quale fosse la posta in palio e Cassie ti ha sfidata soltanto perché è gelosa. Se ti ignorassi e non cercassi costantemente di proteggerti, non saresti in questa situazione. E' frustrante. Vorrei tenerti al sicuro, ma riesco soltanto a farti finire nei guai.»

Faccio per ribattere, ma Baylee mi precede e mi ricordo che nella stanza non ci siamo soltanto io e il rosso. «Ci penseremo io e gli altri a dare una lezione a quella strega.»

Corey si prende costantemente cura di me. Mi ha salvata più volte da brutte situazioni e mi distrugge il pensiero che, adesso, stia male.

Amie tossisce. «Praticamente, in squadra ci siete tu, Evie, Nolan, Alex, Duncan, Gabe, Léon, Cole, una ragazza che presumo sia amica di Cassie e un certo Peter che non conosco. Tutti tranne Robert» , legge ad alta voce i nomi scritti sul foglio.

«Non rigirare il coltello nella piaga» , l'ammonisce il figlio.

Gli stringo una mano e abbassa un po' la testa per guardarmi negli occhi. «Andrà tutto bene, te lo prometto. Chiamerò Chris e mi farò dare qualche consiglio per usare il fucile.» Fa per ribattere, ma gli porto un dito sulle labbra per zittirlo. Mi sfilo il cellulare dalla tasca dei jeans, sorrido in modo rassicurante e glielo mostro. «Corro a videochiamarlo.»

Esco dalla stanza e raggiungo in fretta e furia la cucina. Cerco in rubrica il nome del mio amico e faccio partire la videochiamata. Chris risponde dopo poco. Accanto a lui c'è Adam. Si spingono a vicenda per contendersi il possesso dell'obiettivo. «Come sta la mia bambina?»

«Bene, Adam, e voi?»

«Amo Amsterdam, ma Chris e i suoi sensi di colpa non me la stanno facendo godere appieno.»

Il cugino lo colpisce con una gomitata e io, confusa, inarco un sopracciglio.

«Ti spiegherò tutto quando ci vedremo» , tenta di cambiare discorso il poliziotto.

Poco convinta, annuisco. «Comunque, Chris, hai un po' di tempo per spiegarmi come si usa un fucile?»

Strabuzza gli occhi e lo stesso fa il moro. «Che hai combinato?» , mi domanda, agitato.

«Una ragazza fissata con Corey mi ha sfidata a giocare a paintball nel suo centro commerciale. Se dovessi perdere, potrebbe costringermi a fare qualcosa.»

Il poliziotto, sconsolato, si dà un colpetto sulla fronte.

«Ragazzina, dobbiamo riunirci per elaborare una strategia per stasera!» Léon, dal soggiorno, urla per chiamarmi. Mi raggiunge poi in cucina. Allarmata, colpisco con una manata il telefono che avevo sistemato con cura sul tavolo per farlo cadere dalla parte della videocamera. Chris continua ad invocare il mio nome. Sentendo la voce del fratello, Léon sbianca e solleva le mani in segno di resa. «Allora, vado. Ti aspetto nella mia camera.»

«Fermati!»

Rimaniamo entrambi paralizzati sul posto, sorpresi dal poliziotto. Léon, confuso e, allo stesso tempo, timoroso, mi affianca. Con estrema lentezza, sollevo il telefono.

«Parlavi con lui, Chris?» , chiedo, perplessa.

Adam si copre la bocca con una mano per trattenere una risata. Il poliziotto annuisce.

«Giocherai nella sua squadra?»

Il coinquilino di Corey, spiazzato, e anche un po' imbarazzato, si gratta la nuca. «Sì, perché?»

«Visto che non sarò lì con voi, guardale tu le spalle.»

Léon fa cenno di 'sì' con il capo. «Ci proverò, anche se non sono molto bravo a paintball» , ammette.

«Sei pur sempre mio fratello, sono sicuro che riuscirai a trovare un modo per farcela.»

Sorpresa, mi porto una mano sulle labbra. Léon non batte ciglio. Chris ci dice di dover andare, ci saluta, come fa anche Adam, e chiude la videochiamata. Non mi ha spiegato come si usa il fucile, ma mi importa poco in questo momento. Mi volto, quasi sul punto di piangere per la commozione, verso Léon.

«Gli hai parlato tu?»

Scuoto la testa. «Ha fatto tutto da solo» , ammetto.

Emozionato, mi abbraccia. Felice, sorride contro la mia spalla. Sciogliamo la stretta soltanto quando Alex viene a chiamarci. Bisogna organizzarsi per la battaglia. Raggiungiamo il piano superiore ed entriamo in bagno. Ci troviamo dentro mio cugino e il resto dei Collins seduti a terra a gambe incrociate, eccetto Corey ed Holly. Li affianchiamo. Baylee mi mostra uno degli orologi che avevo visto dentro la scatola di Corey.

«A cosa serve?» , domando.

«Segna la posizione dei membri della tua squadra nel centro commerciale» , mi spiega Nolan.

Gabe, nel tentativo di sistemarsi meglio, colpisce la parete alle sue spalle con una testata. Inizia a massaggiarsi il punto dolente, mentre Alex lo guarda con aria schifata.

«Fantastico, dovrò fare gruppo con un branco di idioti» , commenta. Tutti protestano e Duncan gli dà una leggera spinta. Alex, per niente turbato, prende nuovamente la parola. «Gli orologi saranno il fulcro della nostra strategia.» Confusa, inarco un sopracciglio. «Ne ruberemo uno ad un membro dell'altra squadra per scoprire la posizione degli avversari sulla mappa, li sorprenderemo e li elimineremo facilmente. Poi, torneremo a casa, dormiremo e domani trascorreremo tranquillamente il Natale.»

«Alex, è una mossa scorretta» , lo richiamo.

«E' un'idea geniale!» Léon, allegro, gli dà il cinque.

«Ragazzi, non se ne parla. Non giocheremo sporco» , insisto.

«Ha ragione!» , mi appoggia Baylee. «Non voglio che facciate una brutta impressione a Cole.»

Duncan scoppia a ridere. «Quel chitarrista è terribilmente competitivo. Appena gli spiegheremo il piano, non esiterà ad aiutarci.»

«Gabe, tu verrai con me. Mi aiuterai a rubare a qualcuno un orologio» , gli impone Alex.

«Non possiamo chiederlo direttamente a Robert?» , suggerisce Nolan.

Alex, sorpreso, si volta a guardarlo. «Ti lascio per qualche giorno e mi diventi intelligente?»

Il biondo lo colpisce con una gomitata.

«Basta, ragazzi!» , li zittisco tutti. «Non giocheremo sporco e vi ricordo che in squadra abbiamo un'amica di Cassie che non ci permetterà mai di attuare questo piano.»

Léon rotea gli occhi e mi circonda le spalle con un braccio. «Ci penso io ad Evie, non preoccupatevi e occupatevi del resto. Vinceremo la battaglia, costi quel che costi.»

Rivolgo un'occhiata complice a Baylee che scuote la testa per farmi capire che, a quanto pare, non c'è modo di ragionare con i ragazzi. Dopo la riunione, passo il resto del pomeriggio ad allenarmi ad usare il fucile in giardino. Verso le nove di sera, mi decido a prepararmi per lo scontro. Indosso una delle tute consegnateci da Cassie per la battaglia. E' nera con delle strisce rosse ai lati delle braccia e delle gambe. Sembra una muta da sub ed è terribilmente aderente. La detesto. Metto al polso l'orologio e lo accendo. Dei puntini rossi compaiono sullo schermo. Sono i miei compagni di squadra. Indosso il mio cappotto ed esco di casa con Baylee e Gabe dopo aver salutato Amie, Cordelia, Tim e Holly. Léon ci dice di salire in macchina. Corey, intanto, sta entrando da solo nella vettura di sua madre.

«Non vieni con noi?»

Si volta a guardarmi e si ferma davanti allo sportello. Rivolge un'occhiataccia al suo coinquilino e scuote la testa. «La tua squadra vuole parlare durante il viaggio di una strategia di cui non posso venire a conoscenza.»

Divertita, lo raggiungo e mi sollevo sulle punte per baciargli una guancia. Sorpreso, sorride.

«Buona fortuna» , gli auguro.

«Se mi andasse bene la sfida, non sarebbe controproducente per te?» , mi fa notare.

«Sì, ma non mi importa. Non riuscirei mai a vederti come un avversario.»

Duncan, dai sedili posteriori dell'auto di Léon, mi chiama. «Non socializzare con il nemico!» , mi ammonisce. «Vieni qui a parlare con me, sono più interessante di lui» , aggiunge.

Scoppio a ridere alla vista dell'espressione sconsolata di Corey. «Buona fortuna anche a te, amore. Con quel piccoletto in macchina, te ne servirà.»

Lo ringrazio, sorrido e raggiungo la mia squadra. Entro in auto dopo Baylee e mi ritrovo costretta a sedermi sulle gambe di Gabe per l'assenza di posto. Léon, come Corey, mette in moto e partiamo, pronti a raggiungere il centro commerciale.

•••

Una sirena segna l'inizio della competizione che Cassie ha deciso di organizzare nell'ipermercato del centro commerciale e non in tutto l'edificio. La squadra ha un minuto esatto per sparpagliarsi in tutto il vasto spazio a disposizione. Alex corre via con Gabe, Nolan con Duncan, Baylee con Cole e l'amica di Cassie, che pare si chiami Piper, fugge a nascondersi con l'unico membro della squadra di cui non so ancora il nome, il ragazzo alto e muscoloso dai capelli scuri che non si è nemmeno presentato una volta radunato il nostro team. 

«Vieni con me, ragazzina.» Léon mi afferra una mano e mi trascina via con sé.

Iniziamo a correre fra gli scaffali del supermercato. I secondi passano. Li conto in mente. Sessanta. E' il momento di combattere. Cammino con il fucile puntato verso il pavimento. Non vorrei mi partisse per sbaglio un colpo. A quanto pare, se un proiettile colpisse la mia tuta, verrei eliminata e la mia posizione sparirebbe dagli orologi dei miei compagni di squadra. Secondo quanto ho capito, la sirena udita poco prima suonerà ogni volta che qualcuno verrà colpito ed escluso dal gioco. Tutto questo mi ricorda un po' Hunger Games, con l'unica differenza che la mia vita non è in pericolo, o almeno credo. Non ho pensato a cosa vorrei che facesse Cassie se vincessi, ma, probabilmente, lei ha già elaborato un piano per farmi fuori. Sì, forse la mia vita è in pericolo ora più che mai. Beh, non è una novità. Non vivo tranquillamente da mesi e, quando tornerò a casa, dovrò sempre guardarmi le spalle perché l'assassino di Rae, un giorno, potrebbe venire a cercarmi. Ruoto il capo verso Léon. Ha un sorriso sghembo dipinto in volto.

«Perché hai quella faccia da maniaco?»

Si passa una mano fra i capelli. «Sto soltanto eseguendo gli ordini di mio fratello.» Si morde il labbro inferiore. «Ti sto guardando le spalle, la schiena, il fondoschiena» , inizia ad elencare alcune parti del mio corpo.

Furiosa, ringhio il suo nome. Scoppia a ridere. Prima che possa dirgli qualcosa, vengo zittita dal suono della sirena. Un puntino rosso scompare dal mio orologio. Dopo qualche istante, la sirena suona ancora. Abbiamo già perso due compagni di squadra, fantastico.

«Che cosa facciamo?»

Léon non mi ascolta. Fissa un punto indefinito alle mie spalle. Mi spinge contro uno scaffale e delle scatole di cereali cadono a terra per l'impatto. Spara e ruoto il capo. Ha mancato di poco un membro della squadra avversaria.

«Dobbiamo nasconderci» , afferma con sicurezza.
Mi prende il polso e mi costringe a seguirlo. Corro dietro di lui guardandomi costantemente intorno. Vedo il bancone della macelleria in lontananza. Lo raggiungiamo e ci scivoliamo dietro. Il mio orologio indica che due dei nostri stanno per arrivare da noi. Infatti, Alex e Gabe, sorridenti, sbucano da dietro lo scaffale in cui sono state esposte delle pagnotte.  Nonostante sia esattamente di fronte a loro, sollevo lo stesso in alto le braccia per farmi notare. Vengono a nascondersi con me e Léon e, vittoriosi, ci mostrano un orologio. I puntini indicati sulla mappa sono blu. Deduco sia di un avversario.
«A chi lo avete rubato?» , domanda il coinquilino di Corey, curioso.

«A Piper» , risponde, allegro, Gabriel.
Sconvolta, sgrano le palpebre. «L'abbiamo vista scambiarsi l'orologio con Cassie e farsi eliminare da lei. L'abbiamo costretta a cedercelo in cambio del nostro silenzio» , mi spiega.

«La competizione è falsata! Dobbiamo annullare tutto!» , grido, irritata.

Léon mi porta una mano sulle labbra per farmi stare zitta. «Andremo avanti e prenderemo a calci la squadra blu, ragazzina. Vogliono giocare sporco? Beh, hanno scelto di ingannare la persona sbagliata perché sono più bravo di loro a farlo.»

Alex, soddisfatto, ghigna. Mi passa l'orologio di Cassie e mi invita ad indossarlo.

«No, non lo voglio. Sono una persona corretta» , sentenzio, sicura.

La sirena suona non una, ma ben quattro volte. Si spengono due puntini sul mio orologio e due su quello che sta reggendo Alex.

«Uno scontro fra team» , ipotizza Gabriel.

«Hanno sicuramente fatto fuori mia sorella, non sa nemmeno reggere il fucile.»

«E poi? Chi altro?» , chiedo al secondogenito dei Collins.

«Non Duncan, è troppo furbo. Cole, forse.»

Sono rimasti sei giocatori della mia squadra e ben otto di quella di Cassie. Cassie che conosce la nostra posizione e che, probabilmente, sta venendo a cercarci.

«Due dei nostri non sanno che l'altra squadra li troverà facilmente grazie a Piper» , mi fa notare Léon.

Furiosa, mi conficco le unghie nei palmi delle mani. Sottraggo ad Alex l'orologio di Cassie e lo indosso.

«Andiamo a salvarli» , affermo, alzandomi in piedi.

Sorridenti, i tre mi seguono a ruota. «E' esattamente quello che volevo sentire» , sentenzia Gabe, allegro.

Superiamo il bancone della macelleria e ci nascondiamo fra gli scaffali dei detersivi. Alex e mio cugino sono in testa alla fila. L'orologio di Cassie segna che, nella fila di scaffali alla nostra sinistra, ci sono due avversari. Corro verso Gabe e gli faccio notare la cosa. Colpisce la spalla di Alex con una gomitata per avvertirlo e il ragazzino, alla vista dei due puntini blu poco lontani da noi, sorride. Si apre un varco fra i detersivi e aspetta i suoi bersagli. Quando si ritrova davanti un ragazzo, ghigna.

«Guarda un po' qui, biondino!»

Il malcapitato, spaventato, ruota di scatto la testa. Alex lo colpisce con una pallina di vernice in pieno volto e poi su una spalla. La sirena suona.
Sei contro sette.
La ragazza che accompagnava il nostro avversario inizia a correre via. La seguo e sparo prima che possa girare l'angolo. La prendo ad un polpaccio.
Sei contro sei.
Guardo il mio orologio. I miei compagni di squadra stanno per essere accerchiati da tre avversari fra cui, sicuramente, c'è Cassie. Allarmata, inizio a correre per raggiungerli. Mi si parano davanti due ragazze con una tuta simile alla mia, ma con delle righe blu ai lati delle gambe e delle braccia. Gabe mi raggiunge. Mi spinge dietro di lui per proteggermi da un proiettile e viene colpito al mio posto.
Cinque contro sei.
Alex spara ad una delle due.
Cinque contro cinque.
L'altra, spaventata, fugge via. La inseguo e la colpisco all'altezza della schiena.
Cinque contro quattro. Siamo in vantaggio. Faccio per esultare, ma le grida di Alex mi fanno voltare e zittire. Viene colpito da un ragazzo alle spalle. Stava cercando di dirmi di scappare.
Quattro contro quattro.
Léon, correndo, lo sorpassa e mi prende la mano. Fuggiamo via fra gli scaffali. La sirena suona per due volte. Dal mio orologio sono spariti altri due compagni di squadra.
Due contro quattro.

«Possiamo farcela!» , mi rassicura il teppista.

Con l'affanno, mi volto a guardarlo per protestare. «Siamo rimasti soltanto noi e loro sono in quattro. Abbiamo già perso.»

Scuote la testa. «Ne abbiamo eliminati quattro e so per certo che fra i due che gli altri hanno fatto fuori non c'è Corey.»

«Tre contro tre» , constato.

Sorride e mi lascia andare le dita. «Liberati di Cassie, vado a cercare il ragazzo che ha eliminato Alex.»

Presa dal panico, invoco il suo nome, ma non si ferma. Corro continuando a guardare Léon e vado a sbattere contro qualcuno. Cado a terra e il fucile mi scivola dalle mani. Agitata, provo a riprenderlo, ma il mio avversario mi precede. Lo raccoglie e me lo porge.

«Corey» , mormoro.

Sorride. Mi tuffo fra le sue braccia e lui, sorpreso, mi stringe con due armi fra le dita. Afferro il mio fucile per alleggerirlo e mi allontano da lui.

«Puoi ancora farcela» , dice con il sorriso sulle labbra.

«Devo trovare Cassie e altri due avversari.»

Faccio per sorpassarlo, ma mi porta una mano su una spalla per fermarmi. Si punta contro l'estremità del mio fucile.

«Prima di andare, eliminami.»

Scuoto con vigore il capo. «Non se ne parla.»

«E' soltanto un gioco, amore.»

«Non ti colpirei nemmeno per finta» , tento di dissuaderlo.

Sorride e mi accarezza una guancia. «Ti ricordo che devi vincere.»

«Non ti eliminerò. Colpisciti da solo o lascia che lo faccia Léon.»

«Robin? Che cosa stai facendo?» Ruotiamo di scatto la testa. In fondo ai due scaffali che formano la fila in cui ci troviamo, c'è Cassie con il fucile puntato contro di noi. Contro di me, se proprio vogliamo essere puntigliosi. Pesta un piede contro il pavimento. «Sei in squadra con me, non con lei!» , urla, furiosa.

Spara. Istintivamente, chiudo gli occhi. Due braccia mi circondano la vita. Schiudo le palpebre. Il fucile di Corey cade a terra e mi ritrovo schiacciata contro il suo torace. Sollevo la testa per guardarlo negli occhi. La sirena suona. E' stato colpito al mio posto.
Due contro tre.

«Non riuscirei mai a vederti come un'avversaria.»

Sorride. Cassie ricomincia ad urlare. La sirena suona ancora e ci voltiamo entrambi. Léon è dietro di lei e l'ha colpita.
Due contro due.
Tutto sta andando alla perfezione. Qualcosa di liquido inizia a colarmi lungo un fianco. Ruoto la testa. Un ragazzo ghigna. Il ragazzo che ha eliminato Alex, per la precisione. La sirena suona.
Léon è solo contro due avversari. Furioso, spara e fa fuori il mio carnefice.
Uno contro uno.
La sirena suona per l'ultima volta. Corey mi lascia andare. Corro verso Léon. Una ragazza, dietro di lui, imbraccia un fucile. Noto la vernice blu sulla schiena del mio compagno soltanto quando si gira a guardare la sua avversaria.
E' finita. La mia squadra ha perso. Cassie, euforica, inizia a saltellare sul posto.

«Prendetemi una sedia e delle forbici!» , grida. «Ti taglierò i capelli» , mi informa.

Felice, corre via. Resto immobile. Poteva andarmi peggio, lo so, ma mi sento comunque triste. Sto male con i capelli corti. Ci ho messo anni per farmeli crescere fin sotto al seno.

«Ragazzina, mi dispiace» , si scusa Léon.

Gli sorrido. «Non importa, sei stato incredibile» , affermo, sincera. «Chris sarà orgoglioso di te» , aggiungo.

«Anche quando ti vedrà con il caschetto?»

Rabbrividisco. «Non dire mai più quella parola» , gli ringhio contro, cercando di ignorare momentaneamente il mio destino.

«Ti rimarrà comunque un bel fondoschiena.» Ammicca e gli rivolgo un'occhiataccia.

•••

Il vento pungente mi fa volare i capelli, quei pochi che mi sono rimasti, davanti al viso. Adesso mi arrivano un po' sotto le spalle e li detesto. Cassie ha inflitto un colpo decisivo alla mia scarsa autostima. La porta alle mie spalle si spalanca. Corey viene a sedersi a terra a gambe incrociate accanto a me sul portico.

«Ricresceranno» , mi rassicura. Annuisco. «E resti comunque bellissima.»

Sorpresa, arrossisco e mi volto a guardarlo. «Non devi mentire per consolarmi» , lo ammonisco.

Sospira. «Lo penso realmente» , ribatte.

«Sì, certo» , taglio corto, ironicamente.

«Smettila, Evie!» Deglutisco. Mi ha chiamata con il mio nome. Allora, è davvero serio. «Non sto scherzando» , tenta di convincermi. «Se potessi guardarti per un attimo con i miei occhi, ti accorgeresti di essere splendida e la smetteresti di essere triste.» Imbarazzata, ruoto la testa verso di lui. Mi accarezza una guancia. «Sei dannatamente bella e non te rendi conto.» Prende un respiro profondo. «Ho deciso di ricominciare a disegnare» , mi confessa. «E, per esercitarmi, preferirei abbozzare i tuoi lineamenti su un foglio e non lo stupido paesaggio innevato che si vede dalla mia finestra perché per me sei uno spettacolo. Tutto di te lo è, perfino le rughette che si formano ai lati dei tuoi occhi quando sorridi.»

«Hai notato anche quelle?» , chiedo, commossa e meravigliata.

«Sono un artista, amore, faccio attenzione ai dettagli.»

Gli porto entrambe le mani sulle guance e poso la mia fronte contro la sua. Il cuore mi batte forte e un pensiero, che mai avrei immaginato potessi formulare, inizia a farsi spazio nella mia mente. Desidero baciarlo, ardentemente. Baciarlo e passare il resto della notte stretta fra le sue braccia. Anche il resto del giorno. Voglio stargli accanto. Voglio sorridere guardandolo negli occhi e trascorrere il giorno di Natale a poltrire con lui sotto le coperte. So che mi sentirei a casa, pur non essendo con la mia famiglia, al suo fianco. I nostri nasi si sfiorano. Mi spingo un po' in avanti e chiudo gli occhi. Prima che le nostre labbra possano toccarsi, Baylee, gridando, ci raggiunge e, spaventati, ci allontaniamo di scatto. Sorride in modo malizioso.

«Ho interrotto qualcosa?» Arrossisco vistosamente. Io e il rosso rispondiamo all'unisono, lui in maniera affermativa e io negativa. «Fate pace con il cervello» , ci rimprovera la bionda. Sospira. «Comunque, Evie, volevo soltanto dirti che ti ha chiamata un ragazzo. Un certo Thomas» , mi informa.

Thomas. Mi alzo di scatto e rivolgo un'occhiata a Corey.

«Vado» , dico, in difficoltà.

Lui sorride amaramente e abbassa la testa. Supero Baylee e, agitata, corro in casa. Raggiungo la stanza che condivido con la biondina ed Holly per prendere il mio cellulare. Subito dopo, vado a chiudermi in bagno. Ho perso una telefonata da un numero non salvato in rubrica. Lo richiamo. Dopo un po', mi risponde Thomas.

«Come stai, combinaguai?»

Mi sento soltanto in colpa. «A chi appartiene questo numero?»

Sospira. «A mia madre. Avevo paura che, se ti avessi chiamato con il mio, qualcuno avrebbe potuto intercettare la nostra telefonata.»
L'assassino di Rae, giusto. Casa di Corey, in confronto a Nottingham, è un luogo ameno, ma, prima o poi, dovrò tornare alla realtà ed è meglio che ricordi che cosa mi aspetta. «Comunque, non mi hai detto se stai bene.»

Ho un groppo in gola. Deglutisco e cerco di non piangere. Ricordo il nostro ultimo incontro, il nostro ultimo bacio e la sua promessa di risolvere la situazione per assicurarci un futuro. Sono un mostro.

«Sì, sto bene» , mento. «E tu?»

Tossisce. «Bene anche io, ma un po' mi manchi. Insomma, mi manca più che altro il tuo rimettere in ordine la mia scrivania. Dovresti vedere adesso quella della mia stanza. E' piena di carte.» Mi sfugge una lacrima, ma cerco di mascherare il mio imminente crollo emotivo con una risata. «Stai piangendo?» Perfetto, l'ha notato. «Stavo scherzando» , si affretta a spiegare, allarmato.

Ho bisogno di vederlo. Di vederlo per capire che tengo a lui come sempre, che non è cambiato nulla e che va tutto bene. Che tengo a lui e basta. A lui e a nessun altro. A lui e non anche a Corey. Non a Corey.

«Mi manchi, Thomas.»

Scoppio inevitabilmente a piangere. «Vorrei essere lì con te, Evie, te lo giuro. Asciugati le lacrime, ti prego. Troveremo un modo per vederci.»

«Promettimelo.»

«Te lo prometto.» Cerco di calmarmi e di prendere un respiro profondo, ma i singhiozzi non vogliono saperne di cessare. «E comunque, buon Natale, piccoletta.»

•••

Ho detto a tutti di stare male e ho passato la colazione e il pranzo a letto. Sarò costretta a scendere per cena, è pur sempre Natale ed Amie vuole che scarti con lei e gli altri i regali. E poi, in fin dei conti, mi piacerebbe consegnare personalmente a Corey la valigetta piena di colori che gli ho comprato.

«Ti senti meglio?»

Baylee entra in camera e si richiude la porta alle spalle. Mi porto il lenzuolo fin sopra le labbra.

«Non molto.»

Si toglie la ciabatte e si infila con me sotto le coperte.

«Stai evitando mio fratello?» Deglutisco e mi volto a guardarla. Scuoto la testa e lei ride. «Mi dispiace avervi interrotti ieri sera. Robin se l'è presa a morte. Un po' lo capisco. Quando gli ricapiterà l'occasione di baciare una ragazza così bella?»

«Non devi scusarti» , affermo, sincera. «Anzi, ti ringrazio per avermi fermata. Avrei dato inizio all'irreparabile.»

Si distende su un fianco. «Chi è Thomas? Il tuo ragazzo?»

«No, ma è una persona speciale.»

«Hai una sua foto? Voglio vederlo!» Euforica, sorride. Divertita, allungo la mano per prendere il mio cellulare abbandonato sul comodino. Trovo un'immagine di Thomas e gliela mostro. Sgrana le palpebre. «E' un fico da paura!» Rido e lei fa lo stesso. «Dimmi che l'hai sbattuto con prepotenza contro una parete e gli sei saltata addosso, ti prego.»

Congiunge le mani al petto. «Baylee!» , la richiamo, divertita. Sconsolata, scuoto la testa. «Non sono così violenta» , affermo e lei sbuffa. «Ma è comunque successo qualcosa di particolarmente dinamico fra noi.»

Si riprende dalla momentanea delusione e sorride in modo malizioso. «Perché ne stiamo ancora parlando? Corri da lui!»

Sospiro. «Non è così semplice» , spiego. «E poi, qui sto bene» , ammetto. «Mi sento a casa» , aggiungo.

Sorride. «Perché c'è Robert?» Arrossisco e lei scoppia a ridere. «Non ci credo, Pel di carota ha fatto colpo!» La invito a fare silenzio, spaventata dall'idea che qualcuno, tipo Corey, possa sentirci. Si morde il labbro inferiore. «Quindi, ricapitolando, eri convinta che Thomas fosse l'amore della tua vita, ma mio fratello ti sta facendo venire dei dubbi e, in tutto questo, sei single.»
Mi ritrovo costretta ad annuire. «Bene, sai cosa faremo? Vivrai serenamente giorno dopo giorno e, quando sarai sicura dei tuoi sentimenti, sceglierai con chi stare. Io, invece, adesso ti preparerò per la cena. Ti renderò una strafica» , mi informa, euforica. «Mio fratello cercherà di saltarti addosso e dovrai scegliere se respingerlo o darti con lui alla pazza gioia. Non mi stai amando in questo momento? Ti sto già aiutando a fare chiarezza.»

«Baylee!» , le grido contro, diventando paonazza.

Ammicca. «Rilassati, tesoro. Farò in modo che, questa volta, nessuno vi interrompa.» Mi sfilo il cuscino da sotto la testa e la colpisco.

«Smettila» , ringhio.

Scoppiamo entrambe a ridere e iniziamo una battaglia a colpi di cuscinate a cui si aggiunge Holly una volta tornata in stanza.

•••

Raggiungo la sala da pranzo con Baylee accanto.

«Era necessario l'abito?»

Si volta verso di me e, soddisfatta del suo lavoro, annuisce. Profondamente a disagio, abbasso lo sguardo. Il vestito rosso con le maniche in pizzo tocca terra. La biondina mi ha sistemato i capelli. Sono ondulati, al momento, e sciolti su una spalla. Al nostro arrivo, Corey si alza in piedi. Schiude leggermente le labbra.

«Noto con piacere che stai meglio, tesoro» , commenta Cordelia, ammiccando.

Amie congiunge le mani al petto e mi sorride. «Ti ha davvero prestato un abito? Le stai proprio simpatica, Evie.»

«Mamma, non sono gelosa delle mie cose.»

Si alza un mormorio di protesta da parte di tutti i fratelli di Baylee. Lei, irritata, colpisce Nolan sulla nuca con uno schiaffetto. Duncan finge di portarsi un immaginario telefono accanto all'orecchio e dal suo labiale percepisco che mi ha appena detto di chiamarlo.

«Ti sei data una ripulita» , commenta Alex, ghignando.

«Sembri una principessa» , afferma Holly.

Tim l'appoggia. Sorrido, intenerita, ad entrambi i bambini. Gabe solleva in alto un pollice in segno di approvazione. A testa bassa, vado a sedermi fra Corey e Léon.

«Il vestito ti sta bene, ma era apprezzabile anche la tutina di ieri» , commenta il fratello di Chris. «Se te lo sfilassi, poi, sarebbe ancora meglio» , sussurra.

Cordelia lo colpisce con un calcio e gli rivolge un'occhiataccia. Lui, divertito, solleva le mani in segno di resa. Corey mi accarezza il dorso della mano per catturare la mia attenzione. Un brivido mi attraversa la spina dorsale. Mi volto verso di lui e mi sorride.

«Sei bellissima» , dice.

«Anche tu» , mi lascio sfuggire.

Lo è, nella sua semplicità. Indossa una comune camicia bianca, una cravatta rossa e dei bizzarri pantaloni del medesimo colore che starebbero, probabilmente, male a chiunque, ma non a lui. Sorpreso, sorride. Imbarazzata, porto lo sguardo sul mio piatto. Ceniamo e poi ci spostiamo in soggiorno per aprire i regali. Gabe scarta il mio pacco e inizia a saltellare per la casa, euforico, con in mano le bretelle che gli ho comprato. Tutti mi ringraziano per i semplici pensierini che ho preso prima di partire e addirittura Léon sembra gradire l'orologio che gli ho regalato.

«Ares non ci ha mai fatto regali così belli. Anzi, Ares non ci faceva nemmeno regali a Natale. Perché stavo con quell'uomo?» Il figlio, sorpreso, si volta a guardarla. «Perché non avevo la forza di ribellarmi» , afferma, forzando una risata. «Leonard ci ha salvati, ma le cose, adesso, sono cambiate. Sono più forte di prima e ti proteggerò io, tesoro. Nessuno ti farà più del male. Nessuno mi farà più del male.» Léon ha gli occhi lucidi. «Comunque, Ares è veramente orribile. Sapete che la sua ex moglie, per fare in modo che i suoi figli non avessero più nulla a che fare con lui, ha cambiato loro cognome? Adesso, hanno il suo. Evans, credo» , ci racconta l'aneddoto per smorzare la tensione venutasi a creare.

Il coinquilino di Corey, fortemente turbato, la convince a cambiare discorso. Anche io e il rosso ci riprendiamo e torniamo ai nostri regali. Lui mi porge un pacchetto e io, invece, gli consegno la sua enorme scatola.

«Apri prima il tuo» , dice.

Sorrido e lo faccio. Mi ritrovo fra le mani un braccialetto con un ciondolo di Mrs. Bric e Chicco.

«E' bellissimo!» , grido, felice. «La Bella e la Bestia è in assoluto il mio film preferito» , confesso, quasi sul punto di piangere. «Come facevi a saperlo?»

Solleva le mani in alto con fare innocente. «Non lo sapevo» , ammette. «L'ho preso perché hai sempre la collana che la tua governante ti ha regalato per il tuo compleanno al collo e, se te ne avessi regalato un'altra, probabilmente non l'avresti messa» , spiega. «E perché mi hai chiesto una tisana appena ci siamo conosciuti. Volevo rievocare il momento e fare in modo che pensassi a me guardandolo.»

Istintivamente, lo abbraccio e lo ringrazio almeno altre dieci volte. Divertito, scoppia a ridere. Apre il mio regalo per lui e, sorpreso, sgrana le palpebre. «Adesso, dovrai per forza ricominciare a disegnare» , affermo.
Allegro, sorride e mi stringe una mano. Restiamo seduti sul divano mentre Amie e Cordelia lavano i piatti, le posate e i bicchieri usati a cena. Gabe, Léon, Tim e i fratelli Collins si avviano a letto. Le due madri, dopo una mezz'ora abbondante, li seguono a ruota e lasciano soli me e Corey. Mi alzo dal mio posto. «Userai i miei colori?»

Si mette in piedi anche lui. «Vorrei farlo proprio ora» , ammette. Mi osserva in silenzio. «Sei stanca?»

«Non molto, perché?»

«Vuoi farmi da modella? Mi piacerebbe ricominciare a disegnare partendo da un tuo ritratto.»

Arrossisco e abbasso il capo. «Non ho mai posato per qualcuno» , confesso. Sorride. «Lo trovi divertente?»

«No, ma ti trovo adorabile e mi piace pensare che avrò un'esclusiva.»

Mi mordo il labbro inferiore e accetto la sua proposta. Mi prende per mano e mi conduce in cucina. Mi chiede di sedermi sul davanzale della finestra e così faccio. Inizio a guardare il cielo e lui, dopo essersi sistemato sul tavolo, inizia a tracciare dei segni su un foglio. Di tanto in tanto, lo guardo con la coda dell'occhio. Non posso negare a me stessa che, anche in questo momento, vorrei che lasciasse il suo lavoro e mi raggiungesse per stringermi fra le sue braccia.
Sono in un bel guaio.
Sai che novità.

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Salve, gente! Prima di tutto, vi mostro Cole.

Ross Lynch

Non posso dilungarmi molto e quindi vi dico che spero solo che il capitolo vi piaccia. Aggiornerò fra una settimana. Grazie a tutti voi che state continuando a seguire/votare/commentare la storia.
Un bacio e a presto!

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