16 - L'anima della festa
Loughborough è ricoperta di neve. Sembra una cittadina abbastanza carina.
Corey attraversa il giardino con i miei bagagli e i suoi fra le mani e io, avvolta nel mio pesante cappotto rosso, lo seguo, affiancata da Léon, Gabe e Alex.
Dovrò cercare di godermi le vacanze di Natale, di ricordarmi di chiamare il rosso con il suo vero nome, Robert, e di non pensare al fatto che un ipotetico assassino sia intenzionato ad incastrare Thomas e a farlo finire in prigione. Semplice, no?
Sorpasso i quattro ragazzi e suono il campanello. Ricordo di non conoscere la famiglia di Corey e, imbarazzata, indietreggio e mi nascondo dietro di lui che, divertito, sorride. Ci apre una signora dai capelli rossi raccolti in una crocchia. E' minuta e non molto alta.
«Mamma, che bello vederti!»
Ruota il capo verso Alex e lo fulmina con lo sguardo. «Non tentare di addolcirmi, Alexander. Sei scappato di casa per andare da tuo fratello, non l'ho mica dimenticato. Ignorerò la cosa per i prossimi giorni e non ti prenderò a padellate perché a Natale sono tutti più buoni e non è mia intenzione traumatizzare i nostri ospiti.» Continuo ad osservarla mentre parla e mi viene naturale pensare che il maggiore dei suoi figli sia la sua copia esatta. Hanno gli stessi lineamenti. Si volta poi verso di me e sorride. «Tu sei Evie, vero?» Annuisco e le tendo una mano per presentarmi. Lei, sorprendendomi, mi abbraccia. Felice, lascio che mi stringa. «Io sono Amie» , dice.
«E' un piacere conoscerla» , affermo, sincera.
«Non essere così formale, tesoro. Chiamami pure per nome.»
A mio agio, le sorrido. Mi invita ad entrare in casa e poi si presenta a Gabriel. Saluta Léon con un abbraccio, Alex con un pizzico su una guancia e poi si sofferma, quasi con gli occhi lucidi, ad osservare Corey. Gli accarezza una gota e poi lascia che lui la stringa.
«Leonard, non vieni a salutare tua madre?» Spostiamo tutti lo sguardo sulle scale che conducono al piano superiore della villetta. Con la coda dell'occhio, intravedo due ragazzini e un bambino seduti in soggiorno. Léon abbassa il capo e raggiunge la donna dai lunghi e setosi capelli castani. Leonard? Tossisco più volte per non scoppiare a ridere. La donna abbraccia il figlio e poi raggiunge me e gli altri. «Sono Cordelia» , mi informa, allungandomi una mano per presentarsi.
«Evie» , dico.
Mi squadra dall'alto con i suoi occhioni scuri. Credo superi il metro e ottanta. E' incredibilmente bella e sembra molto sicura di sé. Saluta poi Corey, Alex e Gabe, che pare particolarmente affascinato da lei. Mentre si allontana, infatti, le guarda il fondoschiena, messo in risalto dal tubino bianco che indossa, e io, prontamente, gli pesto un piede per invitarlo a non farlo. Lui mi rivolge un'occhiataccia, ma non do peso alla cosa.
«Avete fame, ragazzi? E' rimasto un po' di stufato.»
Mi volto verso Amie e mi tocco la pancia. «Non molto, abbiamo mangiato poco fa» , ammetto.
Continuo a rivolgere fugaci occhiate, incuriosita, ai ragazzi e al bambino seduti sul divano che non ci stanno degnando di uno sguardo, troppo presi dalla tv. Cordelia li raggiunge e spegne il televisore. Ignora le loro proteste e li invita a salutarci. Il più grande, sbuffando, si alza dalla sua postazione e si trascina a fatica verso di noi.
«Nolan, fratellino, mi sembri più felice del solito» , lo prende in giro Alex, sorridendo in modo strafottente. «Megan ti ha lasciato di nuovo?»
Il ragazzino dai capelli biondicci arriccia il naso e lo ignora. Sorride a Corey, felice, e lo abbraccia. Léon gli dà una pacca su una spalla.
«Come sta il mio sedicenne preferito? Sei diventato altissimo» , commenta.
Ad occhio e croce, supera il metro e ottanta. E' magro e ha le spalle larghe. Si presenta a Gabe e poi si volta verso di me. Ha gli occhi scuri, come la maggior parte dei membri della sua famiglia che ho già conosciuto. Si passa una mano fra i capelli corti per ravvivarsi il ciuffo e poi sorride. Ha le labbra carnose e le sopracciglia folte.
«Sono Nolan, e sappi che ti compatisco» , esordisce. «Hai viaggiato con quel cinico di Alex e dividerai la stanza con la mia petulante gemella per i prossimi giorni.»
Amie lo afferra per le spalle e lo invita a tornare sul divano prima che possa dire altro.
«Comunque, sono Evie» , lo informo.
Senza voltarsi, solleva un pollice in segno di approvazione. La madre di Corey chiama a raccolta i due più piccoli. L'adolescente sembra particolarmente allegro. Abbraccia Corey, fa la linguaccia ad Alex, si lascia stringere da Léon, si presenta a Gabe e poi si ferma davanti a me. Ha un sorrisetto furbo e dei grandi occhi azzurri. I suoi capelli rossicci, diversamente da quelli dei fratelli maggiori, sono ricci.
«Sei carina» , afferma. Inarco un sopracciglio e lo ringrazio. E' poco più basso di me. Gli allungo una mano, che subito stringe, e mi presento. «Sono Duncan e, anche se adesso ho soltanto quattordici anni, sappi che un giorno crescerò. Chiamami, semmai ti venisse voglia di provare emozioni forti.»
Confusa, mi lascio sfuggire una risata, ma lo assecondo ugualmente. Amie, sconsolata, si dà un colpetto sulla fronte e mi prega di scusarlo. Duncan ci saluta e torna a guardare la tv. Il bambino rimasto, intimorito, corre verso la madre di Corey. La donna, intenerita, sorride.
«Lui è Timothy, il figlio dei nostri vicini. I suoi genitori sono partiti e passerà le vacanze con noi.»
Corey lo raggiunge e gli scompiglia con una mano i capelli lisci e rossi. Il piccolo solleva il capo per guardarlo. «Quanti anni hai, Tim?»
«Cinque.»
Ha un voce incredibilmente dolce. Il più grande si piega sulle ginocchia per essere meno alto. «Io sono Robert» , si presenta. Devo tenerlo a mente anche io. «E non devi aver paura di noi. Potrai chiamarci per giocare tutte le volte che vorrai.»
Il bambino, allegro, gli sorride. Lo salutiamo con un cenno della mano anche io, Gabe, Léon e Alex. A presentazioni fatte, decidiamo di raggiungere le nostre camere. Mi guardo per un'ultima volta intorno prima di iniziare a salire le scale. Il pianterreno è un vasto spazio aperto. La sala da pranzo si trova alla sinistra del soggiorno e non ci sono pareti che separano le due stanze. Alla cucina, invece, si accede attraversando uno stretto e corto corridoio che parte dalla sinistra della porta d'ingresso. E' divisa, dalla sala da pranzo che l'affianca, per mezzo di un parete. Il pavimento di tutta l'abitazione è in legno e i muri sono dipinti con colori caldi. E' decisamente una casa accogliente. Arrivati al piano superiore, Léon entra da solo in una stanza e Alex e mio cugino, invece, in quella che l'affianca. Corey continua a camminare per il lungo corridoio. Passa una serie di porte, prima di fermarsi con i miei bagagli davanti ad una camera. Qualcuno mi strattona la manica del cappotto e mi volto. Mi ritrovo davanti Tim e gli sorrido.
«Ciao, piccoletto» , lo saluto. «Sono Evie» , mi presento, chinandomi in avanti per raggiungere la sua altezza.
Sorride a sua volta e noto che gli manca un incisivo nell'arcata dentaria inferiore. «Io sono Timothy» , dice. Con una mano mi incita ad abbassarmi ulteriormente. «Vieni, devo dirti una cosa nell'orecchio.» Intenerita, lo ascolto. «Anche tu sei venuta qui senza la tua mamma e il tuo papà?» Mi allontano un po' da lui e annuisco. Ha gli occhi verdi e il naso puntellato da lentiggini. Si alza sulle punte per sussurrarmi di nuovo qualcosa. «Allora, puoi essere tu la mia famiglia? Qui hanno tutti i loro genitori.»
Intenerita, accetto la sua proposta. Lui, allegro, mi abbraccia. Gli scompiglio i capelli e mi libera dalla sua stretta. Mi saluta e poi entra nella stessa stanza di Léon per andare a dormire. Felice, raggiungo Corey. «Ti piace?»
«Chi?» , domando.
«Tim.» Sorride e io faccio lo stesso.
«Mi piace tutta la tua famiglia» , ammetto.
Trattiene un risolino. «Spero che Baylee non ti faccia cambiare idea.»
Bussa alla porta ed apre quando una voce femminile gli urla che può entrare. Mi invita a passare per prima e così faccio. Mi affianca e lascia i miei bagagli contro una parete. Una ragazzina dai lunghi ed ondulati capelli biondi è ferma di fronte ad un armadio di legno bianco e sta fissando i vestiti in esso contenuti. Davanti a me si trovano un letto, un comodino con sopra una lampada e una finestra. La stanza è spaziosa e rettangolare con una rientranza, a destra, sul fondo in cui, per quanto si intravede, è stato inserito un altro matrimoniale. La biondina ruota il capo e sorride alla nostra vista. Corre verso di noi e abbraccia suo fratello. Ha uno sguardo vispo e un portamento fiero. Mi squadra con i suoi occhioni color nocciola e poi si presenta. «Sono Baylee e tu sei Evie, giusto? Ti ho lasciato il mio letto. Dormirò io con Holly» , mi informa, come se conoscessi la persona di cui sta parlando.
E' più alta di me ed è minuta come il resto dei membri della sua famiglia.
«Robin!» Ci voltiamo tutti di scatto verso la bambina che è appena comparsa da dietro l'anta aperta dell'armadio. Potrebbe avere una decina d'anni o poco più. Saltella verso il fratello che, allegro, si allontana da Baylee per sollevarla in alto. Stretta fra le braccia di Corey, la bambina mi tende una mano per presentarsi. I suoi lunghi e lisci capelli rossi sono legati in una coda di cavallo. Un nastro, azzurro come i suoi occhi, li tiene fermi. Come Tim, ha il naso e le guance, paffute, puntellate da lentiggini, particolarmente evidenti per via della sua carnagione chiara. «Mi chiamo Holly» , dice.
Le sorrido. «Sono Evie» , mi presento.
Ha uno sguardo furbo. «Lo so, mamma mi ha parlato di te. Alex le ha detto che sei la fidanzata di Robert, ma che fingete di non stare insieme.»
Imbarazzata, arrossisco. «Evie non è la mia ragazza» , si affretta a spiegare il fratello.
«Ecco, appunto.»
«No, sul serio, non stiamo insieme» , cerco di convincerla.
«Come potrebbe?» Portiamo lo sguardo su Baylee. «Anche io mirerei a Léon, se avessi la possibilità di avere a che fare con lui tutti i giorni. E' un fico da paura.»
Faccio per ribattere, ma Holly mi precede. «Smettila! Nostro fratello è più bello!»
La bionda ridacchia. «Oh, sì, giusto, Robert è il suo principe azzurro. Tralascia ciò che dice, non sa essere imparziale.»
«Baylee, stasera non esci?» , tenta di mandarla via Corey.
Lei, divertita, sorride. «Sì, stavo giusto per andare.»
«Devi leggermi prima una fiaba!» , cerca di trattenerla la più piccola. La bionda la ignora. Schiocca un bacio sulla guancia a me, al fratello e alla bambina e lascia la camera. I membri di questa famiglia mi sembrano tutti molto espansivi. Troppo, forse. Holly, quasi sul punto di piangere, si volta verso il fratello. «Se qualcuno non mi leggerà una storia, non riuscirò ad addormentarmi.»
«Te la leggo io» , mi offro volontaria.
La bambina, meravigliata, inizia a fissarmi. «Sul serio?»
«Certo! Ti leggo una favola e poi andiamo tutte e due a dormire.»
Mi sento particolarmente stanca. Sorride e tende le braccia verso di me. Corey me la lascia e lei si avvinghia al mio torace.
«Allora, vi lascio.»
Il rosso, intenerito, ci osserva. Mi limito ad annuire. Scompiglia i capelli della piccola e mi accarezza una gota con il dorso delle dita. Gli sorrido. Ci augura la buonanotte e va via. Raggiungo con Holly il suo letto, mi tolgo le scarpe e mi sistemo con lei sotto le coperte. Sposto sul comodino alla mia destra un orsetto di peluche con una 'L' ricamata in rosso sulla zampa sinistra. Afferro il libro che mi porge Holly e inizio a leggerle Cenerentola. Posiamo la testa sullo stesso cuscino e lei mi abbraccia. Si addormenta dopo un po' di tempo e io, stremata per il viaggio, chiudo gli occhi subito dopo di lei.
•••
Qualcuno mi sta scuotendo. Seccata, apro gli occhi. Me li stropiccio e mi copro la bocca con una mano per sbadigliare. Tim è seduto sul letto accanto a me e in piedi dietro di lui c'è Corey. Holly sta dormendo beatamente. E' notte fonda.
«Che cosa sta succedendo? Perché siete qui?» , domando, confusa.
Cerco di non alzare troppo la voce per non svegliare la sorellina del rosso.
«Ho avuto un incubo» , risponde il più grande. «E sono venuto ad accertarmi che stessi bene» , aggiunge. «Ho incontrato Tim in corridoio. Stava correndo da te.»
«I temporali mi spaventano» , mi informa il bambino. «Posso restare a dormire qui?»
Intenerita, sorrido e gli faccio posto sotto le coperte. Corey, rasserenato, fa per andarsene, ma Tim lo richiama. Baylee, dall'altra parte della stanza, ci urla di fare silenzio e poi, infastidita, si gira su un fianco e si copre il volto con un cuscino, prima di chiudere nuovamente le palpebre. Il rosso le rivolge un'occhiataccia e poi si siede accanto al suo piccolo vicino di casa.
«Dimmi, Tim.»
Gli accarezza i capelli e mi viene spontaneo pensare che, insieme, sono adorabili.
«Dormi con noi.»
Corey, in difficoltà, punta gli occhi su di me.
«Non posso, piccoletto. Dovremmo stringerci e le ragazze starebbero scomode.»
Il bambino mette il broncio. «Holly sta dormendo, non protesterebbe, e a me non daresti alcun fastidio» , intervengo per risolvere la situazione. Imbarazzata, mi copro le labbra con una mano e abbasso il viso. «Fai ciò che ti senti di fare, non voglio costringerti a restare.»
Corey scosta le coperte e si posiziona accanto a Timothy. «Se proprio insisti, amore, vi farò compagnia.»
Allegro, sorride. Tim, felice, gli prende una mano, se la porta sulla pancia e chiude gli occhi. Fa lo stesso con la mia e arrossisco quando le mie dita toccano quelle di Corey. Io e il rosso, sorpresi, ci rivolgiamo uno sguardo.
«Non muovetevi e proteggetemi» , ci impone il piccoletto.
Mi sfugge una risata e anche il coinquilino di Léon, divertito, sorride. La pioggia, intanto, continua a battere sui vetri. Non sposto gli occhi dal rosso e penso che, in fin dei conti, adesso sto veramente bene. I problemi mi sembrano lontani anni luce. Corey, con la mano libera, mi sposta una ciocca di capelli dalla fronte e me la porta dietro l'orecchio.
«Stai bene?» , sussurra. Annuisco e sorrido. L'assassino di Rae mi sembra lontano anni luce. «Dormi serena e non lasciarti turbare da nulla, proteggerò anche te.» Sembra che, anche questa volta, mi stia leggendo nella mente, ma no, non è possibile. Corey ignora ciò che sta accadendo. Ha soltanto citato Timothy. Le sue parole mi hanno comunque tranquillizzata, lo ammetto. In cuor mio sento che, se gli raccontassi tutto, farebbe il possibile per tenermi al sicuro, ma non voglio coinvolgerlo nella situazione. Non voglio che l'assassino di Rae gli faccia del male e, oltretutto, ho promesso a Thomas di mantenere il suo segreto. Mi limito a ringraziarlo e gli sorrido. Chiudo gli occhi e mi sfugge una lacrima. Non vorrei nascondergli mai nulla. Vorrei poter chiedere l'aiuto dei miei amici e non dover mantenere segreti. Non è semplice stare accanto a Thomas. Fa male. Mi piacerebbe che le cose fossero meno complicate di così. Il rosso sposta le nostre mani intrecciate verso il mio volto e mi asciuga la lacrima con il pollice. «Andrà tutto bene, te lo prometto.» Non potrei mai fare a meno di lui. Riesce a capirmi prima ancora che possa spiegargli come mi sento. Poso la guancia sul dorso della sua mano, stretta alla mia, e mi mordo il labbro inferiore per trattenere un singhiozzo. E' il mio modo di chiedergli di restarmi accanto. «Fino a quando lo vorrai, starò al tuo fianco.» E sorrido. Rasserenata, mi addormento.
•••
Schiudo le palpebre e mi ritrovo faccia a faccia con Corey. Holly e Tim non sono più con noi sotto le coperte. Le lancette della sveglia, posta sul comodino, segnano le dieci del mattino del ventitreesimo giorno di Dicembre.
«Svegliati, è tardi!»
Inizio a scuoterlo. Apre gli occhi e sorride.
«Ciao, amore. Hai dormito bene?»
«Dobbiamo scendere a fare colazione» , gli ricordo.
Provo a mettermi seduta, ma mi circonda la vita con un braccio e mi riporta al suo fianco. Posa il mento sulla mia spalla e arrossisco.
«Siamo in vacanza, riposa ancora un po'» , tenta di convincermi.
Ci riesce. Sotto le coperte sto bene. Mi terrorizza quasi l'idea di lasciare il letto. Chiudo gli occhi, ma li riapro quando Gabe, urlando, entra in camera.
«Sveglia, piccioncini!» Corey, seccato, borbotta. «Holly e Timothy vi stanno aspettando per giocare, Amie vi ha preparato la colazione e c'è una ragazza al piano di sotto che ti cerca, Robin.»
Il rosso schiude una palpebra. «Cerca me?»
«Sì, una certa Cassie.»
Corey sbuffa. Dopo poco, mi lascia andare, si dà lo slancio e si mette seduto. «Che cosa vuole?»
Si alza in piedi e con un cenno della testa mi invita a fare lo stesso. Mi faccio coraggio ed esco dal letto. Indosso ancora i vestiti che avevo il giorno precedente. Mi sono addormentata senza prima mettermi il pigiama. Gabe si gratta il mento con fare pensieroso.
«Parlava con tua madre di una festa.»
Il rosso arriccia il naso. «Continua a fare ogni anno le stesse cose» , commenta.
Ma chi è Cassie? Un momento, perché lo sto soltanto pensando? «Corey, chi è Cassie?»
Usciamo dalla stanza e attraversiamo il corridoio. «La figlia del proprietario del centro commerciale. Da bambini, eravamo amici.»
«Eravate?» , chiedo.
Iniziamo a scendere le scale. «Lo siamo ancora, credo, ma ci vediamo soltanto quando torno a casa.»
«Ciao, splendore.» Mi volto verso il soggiorno. Duncan ammicca e mi saluta con un cenno del capo.
Gli sorrido, divertita. Léon e Nolan, presi dalla playstation, non ci degnano di uno sguardo.
«Robin!»
Una voce squillante mi perfora un timpano. Una ragazza, dalla sala da pranzo, inizia a correre verso Corey e si tuffa fra le sue braccia. Amie, in piedi dietro di lei, mi sorride e mi indica con lo sguardo il tavolo apparecchiato per due per la colazione. Dalla cucina accorrono Alex, Baylee, Holly, Tim e Cordelia.
«Falso allarme, ha squittito lei, non un topo.»
Alex dà una pacca sulla spalla alla sorella maggiore e la invita a tornare nell'altra stanza. La sconosciuta si allontana da Corey e rivolge un'occhiataccia al secondogenito dei Collins.
«Non fai ridere» , lo ammonisce.
«Pensa un po', quando ti sento parlare mi viene voglia di piangere.»
«Alex!» , lo richiama Amie.
Lui alza le mani in segno di resa e torna in cucina. La bionda, poi, punta gli occhi su di me.
«Sono Cassie, piacere di conoscerti.» Mi allunga una mano e gliela stringo.
«Evie» , mi presento, accennando un sorriso.
La guardo e la mia autostima svanisce nel nulla. I suoi lunghi e ondulati capelli biondi sono sciolti sulle spalle, i miei, invece, sono gonfi e raccolti malamente in una crocchia. Indossa un elegante abitino bianco e io, invece, la camicia rossa a quadri che avevo anche ieri, su cui noto soltanto ora una macchia di caffè, e dei comunissimi leggings scuri. Ha le gote arrossate e le labbra carnose coperte da del rossetto color pesca. Lei ha avuto il tempo di truccarsi e io nemmeno mi sono ancora lavata i denti. Mi copro la bocca con una mano e alito sul palmo. Spero non lo abbia notato. Il suo naso, un po' all'insù, è perfetto. Il mio, invece, è arrossato ai lati perché ho il raffreddore e passo la maggior parte della giornata a soffiarmelo. In breve, lei sembra Barbie magia delle feste e io una copia malriuscita del Grinch. «Sei la fidanzata dell'amico di Robert?»
Indica Gabe con un cenno della testa.
«Gabriel è mio cugino» , mi affretto a spiegare.
«Stai con Léon?» , azzarda.
«No, siamo soltanto amici» , preciso.
«Perché, allora, sei qui?»
Corey mi circonda le spalle con un braccio. «L'ho invitata io» , viene in mio soccorso, percependo il mio disagio.
Cassie sorride e annuisce. «Capisco» , sussurra. Prende un respiro profondo. «Comunque, Robin, ero soltanto passata a salutarti e ad invitarti alla festa che darò stasera a casa mia.» Gli porge un cartoncino azzurro e lui lo afferra. Squadra me e mio cugino da capo a piedi. «Puoi venire con i tuoi amici» , aggiunge. «E con i tuoi fratelli, ovviamente.»
La ringrazio per l'invito e lo stesso fa Gabriel. Si ravviva con una mano i capelli e poi, senza dirci più nulla, ci dà le spalle si fa accompagnare da Corey nella sala da pranzo per salutare Amie.
«Vipera» , bisbiglia mio cugino.
Lo colpisco con una gomitata. «Gabe, non la conosci nemmeno, non insultarla. E poi, è stata gentile ad invitarci a casa sua.»
Cassie ci passa di nuovo davanti, con il rosso al seguito, per raggiungere la porta per uscire. Lui gliela apre e lei, prima di lasciare la villetta, gli butta le braccia al collo. Mi rivolge un'occhiata e sorride. Arriccio il naso. Sta forse marcando il territorio? Una sensazione di fastidio mi assale.
«Brutta str...»
Gabe mi guarda con aria altezzosa. «Cuginetta, non la conosci nemmeno, non insultarla. E poi, è stata gentile ad invitarci a casa sua» , mi scimmiotta.
«Ti prendo a calci» , lo minaccio.
Mi solleva il mento con un dito e riduce gli occhi a due piccole fessure. «Non corrucciare la fronte, ti farai venire le rughe e poi sembrerai ancora più vecchia di Cassie. Ha vent'anni, lo sai? Me lo ha detto Nolan.»
«Allontanati, prima che mi venga voglia di spingerti contro la parete con un manrovescio.»
Ride e raggiunge Léon in soggiorno. Prendo un respiro profondo quando Corey chiude la porta. Non devo pensare a Cassie. Devo godermi la giornata. E così, effettivamente, faccio. Ignoro la sua esistenza durante il pranzo e la colazione. Dimentico la sua vocina irritante mentre aiuto Holly a fare i compiti e quando gioco con Tim, Gabe, Nolan e Duncan in giardino a nascondino. Sorvolo sul fatto che si sia avvinghiata a Corey mentre Alex mi spenna a poker e suo fratello maggiore e Léon, divertiti, se la ridono. Ricordo il suo volto soltanto quando Baylee mi lascia fra le mani un vestitino rosso.
«I ragazzi ci stanno aspettando in macchina, indossalo.»
Sì, giusto, la festa. Non ho davvero voglia di andarci. «Credi davvero che mi entri?»
Annuisce. «Vuoi che ti trucchi?»
Scuoto il capo. «Preferisco restare così.» Mi incita di nuovo a vestirmi. «Voglio restare a casa, Baylee» , ammetto. «Non mi piacciono le feste.»
Inclina il capo da un lato. «Le feste o Cassie?»
«Entrambe.»
Scoppiamo a ridere. «Non sta simpatica nemmeno a me e ad Alex. Al resto dei miei fratelli, invece, credo sia indifferente.»
Mi porto una mano sullo stomaco e abbasso lo sguardo. «E' mai stata con Robert?»
E' dura non chiamarlo con il nome con cui si è presentato quando ci siamo conosciuti, ma devo fare uno sforzo. Corey non vuole che la sua famiglia sappia che, adesso, si fa chiamare così per un motivo ben preciso. Non vuole che sua madre e i suoi fratelli scoprano che ha derubato delle persone per riuscire a mantenerli in passato.
«Sei impazzita?» La sua sembra una domanda retorica. «Cassie è viziata ed è abituata ad avere tutto. Robin l'ha sempre vista come un'amica e lei, adesso, più per un capriccio che per altro, vuole che lui cada ai suoi piedi.» Si batte una mano sul petto con fare orgoglioso. «Ma mio fratello non è sciocco, non cederà.» Mi sento stranamente sollevata. «Adesso, puoi metterti quel vestito o vuoi dare una soddisfazione a Cassie? Le piacerebbe molto non vederti alla sua festa, ne sono sicura.»
Infastidita, stringo il tessuto rosso con più forza fra le dita. «Andiamo a divertirci» , enuncio. Complice, mi sorride.
•••
In questa casa, presumo ci siano tutti i ragazzi di Loughborough. E' davvero troppo piena di persone. Gabe è sparito chissà dove, Léon e Corey stanno parlando con un mucchio di gente e, dalle loro risate, deduco si stiano divertendo, Baylee sta chiacchierando con delle amiche e Nolan, invece, è seduto su un divanetto di pelle bianca accanto ad Alex. Riempio un bicchiere di plastica rosso con del liquido del medesimo colore e raggiungo i due fratelli meno socievoli. Nolan mi fa spazio fra loro e Alex arriccia il naso.
«Devi per forza stare qui?»
«Sì, ho voglia di infastidirti.»
Sorride, divertito, ma abbassa la testa per non farmelo notare. Mi guardo intorno. Ci troviamo in un seminterrato grande più o meno quattro volte casa di Christopher. Lontani da noi, ma sempre nella nostra direzione, si trovano un tavolo da ping-pong e una piscina enorme. Nella stanza alla mia sinistra è stato improvvisato un angolo bar intorno a cui si stanno radunando fin troppe persone. Sparsi per la stanza ci sono dei divanetti, simili a quello su cui mi trovo adesso, e dei tavoli su cui Cassie ha lasciato bibite e ciotole piene di cibo. La musica che sta mettendo il dj non mi piace. La techno non è proprio il mio genere. Arriccio il naso, disgustata, notando che alcune coppiette stanno cercando di procreare contro le pareti, bianche come il pavimento in legno sotto i miei piedi.
«Andiamo a ballare?» Baylee, raggiante, si ferma davanti ad Alex.
Il castano le rivolge un'occhiata schifata e non le risponde nemmeno.
«Sono un nerd, il ballo non rientra nelle mie competenze» , spegne il suo entusiasmo Nolan.
La bionda sbuffa e mi rivolge un'occhiata speranzosa. «No, non pensarci nemmeno.»
«Coraggio, Evie!»
Faccio per ribattere, ma mi interrompo quando noto Cassie venire verso di noi. Mi alzo in piedi e affianco Baylee. La padrona di casa forza un sorriso.
«Vi state divertendo?»
«Sì» , mento.
Sbatte le sue lunghe ciglia e si sistema meglio i capelli sulle spalle. «Davvero? Hai passato la maggior parte del tempo seduta sui divanetti che ho lasciato in giro per la sala.» Si stira il vestito turchese con le maniche in pizzo, che le arriva poco sopra le ginocchia, con una mano. «Sei così diversa da Robin» , commenta. «Lui è l'anima della festa e tu, invece, sei soltanto un'anonima ragazza che se ne sta in un angolo a guardare il resto del mondo che va tranquillamente avanti senza di lei.» Sorride. «Non capisco cosa ci veda di bello in te» , aggiunge. Il dj la chiama alla consolle. «Scusate, devo andare» , ci congeda. Mi colpisce con una spallata, prima di superarmi, e il contenuto del mio bicchiere mi si rovescia sull'abito. Fortunatamente la macchia, avendo il liquido lo stesso colore del vestito, si nota poco.
«Non ci credo!» Baylee pare su tutte le furie.
Serro le mani a pugno per contenere la mia ira.
«Non sopporto le ragazze come lei» , commenta Alex.
«Tu non sopporti nessuno» , gli ricorda Nolan.
«Acuta osservazione» , dice il castano.
«Questa sera, assisterete ad un entusiasmante torneo di beer pong!» La voce di Cassie riecheggia per tutto il seminterrato.
«Devi darle una lezione» , ringhia Baylee, infastidita.
«Robert sarà il primo sfidante!»
La bionda lo indica con il microfono. Corey, dall'altra parte della sala, sorpreso, si volta a guardarla. Agita un dito in aria per dissuaderla dall'idea, ma lei convince tutti i presenti a trascinarlo accanto alla piscina e lui, seccato, cede e accetta di giocare.
«Lui è l'anima della festa e tu, invece, sei soltanto un'anonima ragazza che se ne sta in un angolo a guardare il resto del mondo che va tranquillamente avanti senza di lei.»
«Mi offro volontaria per sfidarlo!» Grido per farmi sentire e tutti ruotano il capo verso di me.
Cassie fa per ribattere, ma dalla folla emerge Gabe che la zittisce per ricordarmi che sono astemia.
«Meglio ancora, ci sarà da divertirsi!»
Nolan colpisce Alex con una gomitata. Gli invitati sembrano felici tanto quanto il secondogenito dei Collins e mi incitano ad avvicinarmi a Corey. Porto per un attimo lo sguardo su Léon. Scuote la testa per dissuadermi dall'idea di gareggiare, ma lo ignoro. Raggiungo il rosso e mi preparo a posizionarmi dalla mia parte del tavolo da ping-pong. Mi afferra per un polso per trattenermi.
«Perché lo stai facendo?»
«Perché so essere anche io l'anima della festa.»
Confuso, mi osserva. Il dj lo invita a sistemarsi. Lancio per prima la pallina e manco i suoi bicchieri. Tira lui e ottiene lo stesso risultato. Ha mirato male di proposito. «Gioca seriamente» , sibilo.
Centro un bicchiere e lui lo afferra per bere. Dentro non trova nemmeno un goccio di birra, ma soltanto un bigliettino. Lo legge ad alta voce. «Permetti al tuo avversario di lasciarti a torso nudo.»
Imbarazzato e in difficoltà, solleva lo sguardo. Presa dal panico, strabuzzo gli occhi. Cassie aveva organizzato la partita per lei e Corey. Conficco le unghie nei palmi delle mani.
«Non sono abbastanza ubriaca per farlo.»
Mi volto verso Gabe e gli strappo un bicchiere pieno di birra dalle mani. Lo mando giù in un sorso e gli invitati, divertiti, mi acclamano. A passo spedito, raggiungo Corey. Sollevo la testa per guardarlo negli occhi.
«Possiamo ancora andare via» , cerca di convincermi.
«Non se ne parla» , affermo, sicura. Non darò soddisfazioni a Cassie. Sbottono con decisione la camicia azzurra del rosso e gliela lascio scivolare lungo le braccia. Gli accarezzo il torace con le dita e una scarica di adrenalina mi attraversa il corpo. Avvicino le labbra al suo orecchio e lui mi stringe un fianco. «Resteremo qui fino a quando non mi batterai. Gioca seriamente, io non ci andrò piano con te.»
Gli accarezzo la mandibola con un dito e poi mi allontano da lui di scatto. Si accende una scintilla nei suoi occhi. Ghigna. «Come preferisci.»
Soddisfatta, sorrido e torno al mio posto. Lui fa lo stesso. Lancia e centra un bicchiere pieno di birra. Bevo tutto e scaglio la pallina contro la sua parte di tavolo. Cade a terra. La pulisce, la raccoglie e poi la getta verso i miei bicchieri. Centra quello in cui Cassie ha inserito un bigliettino.
«Lascia che il tuo sfidante ti sfili il vestito.» Il vociare intorno a me si intensifica. Mi faccio coraggio e raggiungo Corey. «Toglimelo» , gli dico.
«No, questo non lo faccio» , ribatte, iniziando ad indietreggiare.
Gli afferro le mani e gliele porto sulla lampo dietro la mia schiena. «Sfilamelo» , insisto.
«Ti guarderanno tutti» , mi ricorda.
«E a chi importa?»
«A me!»
Continua ad indietreggiare.
«Se non me lo togli tu, me lo sfilo da sola.»
Raggiungo la cerniera con le dita. Corey mi blocca i polsi per tenermi ferma. Avanzo verso di lui fino a quando non si ritrova sul bordo della piscina. Cade in acqua con me addosso. Riemergiamo e io mi abbasso la zip.
«Tutti in acqua!» Un ragazzo dai capelli biondicci si tuffa per primo e altri trenta invitati lo seguono a ruota.
Corey mi spinge dietro di lui e mi schiaccia contro il muretto alle mie spalle. Mi accarezza la schiena con le dita e gli stringo con forza un braccio. Mi risolleva la cerniera del vestito e poi mi porta le mani sui fianchi. «Adesso, torniamo a casa.»
Ha un tono di voce fermo, deciso. Non l'ho mai visto così serio. Mi solleva per farmi sedere sul bordo della piscina e poi si dà una spinta per ritrovarsi fuori al mio fianco.
«Evie, sei davvero combattiva!» Cassie ha preso possesso del microfono. Sorrido, orgogliosa. «Che ne dici di essere il leader della tua squadra nella battaglia della Vigilia di Natale?»
Non so di cosa stia parlando. «Sì, va bene» , accetto senza pensare. Mi sento un po' stordita.
«Non puoi farlo!» , le grida Baylee.
«L'ho appena fatto, tesoro, e lei ha accettato.»
Mi volto verso Corey. «In che cosa consiste questa battaglia?»
Furioso, si morde il labbro inferiore. «Paintball nel suo centro commerciale. Il leader della squadra perdente sarà costretto a fare una cosa che gli ordinerà quello della vincente.»
Un po' confusa, annuisco. Sembrano tutti abbastanza preoccupati per me. «Chi sfiderò?»
Cassie sorride. «La sottoscritta.»
Perfetto, sono nei guai. Non so nemmeno come si imbraccia un fucile.
-
Salve! Prima di tutto, vi lascio con i personaggi comparsi in questo capitolo.
Tasha Bertram
Famke Janssen
Levi Miller
Spencer List
Jakob Davies
Peyton List
Summer Fontana
Sasha Pieterse
Aggiornerò, come al solito, fra una settimana esatta.
Grazie a tutti coloro che stanno seguendo la storia. Grazie, soprattutto, per i commenti che lasciate ai capitoli. Mi rende davvero felice ricevere un feedback da parte vostra.
Per qualsiasi domanda, curiosità o anche semplicemente per chiacchierare, non esitate a contattarmi. Alla prossima!
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