Guy
Avevamo studiato la città di Alabaja per praticamente due giorni di fila, usufruendo della possibilità di trovare taverne vuote per dormire e mangiare.
Questo perché, sì, non ci sarà stata un anima viva, ma laddove noi tre ci fermavamo, in un modo o nell'altro il cibo vi era comunque, perlopiù non scaduto, cosa che mi aveva alquanto sorpreso, anche perché tale posto risultava, in maniera totale, isolato e quindi cibo commestibile era particolarmente sospetto... Ma né Luxor né Pandora si facevano troppi problemi ad entrare in edifici vuoti che potevano permettere di dormire su dei letti e non magari per strada... e siccome saremmo rimasti qui per un po', avevamo bisogno comunque di nutrimento, se non volevamo finire con il morire di fame.
Nel nostro avanzare avevamo visto soltanto rovine indecenti di case crollate, statue piene di ragnatele e qualche animale selvatico che passava per poi scomparire tra i vicoli, nulla di importante e soprattutto non qualcosa che potevamo definire utile per trovare nel rifugio dei nostri nemici.
-Forse dovremmo provare a dividerci- commentò di colpo Pandora, una volta dopo aver finito di masticare la propria colazione - una barretta energetica ai frutti rossi accompagnata da una bella mela verde e succo d'arancia - con aria ancora mezza assonnata.
La stanza in cui ci ritrovavamo era palesemente di lusso: tappeto rosso steso su ogni più piccolo centimetro del suolo nella camera, tavolo in vetro, decori oro su muro, sulla testata dei letti, sul comodino con il campanello del servizio in camera, lampadario di cristallo al centro del soffitto... Decisamente qualcosa di abbastanza sfarzoso.
Avevamo scelto di dormire nella sezione da nobili, dopotutto.
Nessuno ci avrebbe detto su se nessuno non c'era, no? Non uno di noi tre era mai stato ad una stanza élite, la voglia di provare per una volta aveva preso il sopravvento.
Pensai brevemente tra me e me su quello che Pandora aveva detto, agitando lievemente la gamba al di sotto della superficie di vetro.
-Perché no- dissi alla fine, alzando le spalle e prendendo una cucchiaiata dalla panna cotta -Ci ritroviamo poi a pranzo, magari... per confrontarci. Così vediamo più luoghi e abbiamo più possibilità di successo, seppur non di molto-
Il Ghiaccio non diede risposta a voce, troppo occupato a curiosare tra gli scaffali della stanza, quasi fosse pronto a trovare roba interessante e a tenersela.
Contro le sue probabili speranze, però, non vi era niente di tutto ciò, anzi, di tutti i mobili che aveva aperto non ve n'era benché uno che tenesse gioielli o roba del genere, solo affetti personali poco importanti come dei fermacarte, sigarette e documenti.
Prese gli ultimi solo per dargli una veloce sfogliata, con il limone che aveva prelevato dalla credenza che aveva ben intrappolato tra i denti.
Seduto a gambe incrociate, con i gomiti ben piantati contro la superficie del tavolo, finii di mangiare, sentendo come quel silenzio fosse estremamente piacevole, ma allo stesso tempo inusuale.
Non ci ero quasi più abituato... Probabilmente per via dell'Acqua che riusciva sempre a tirare fuori argomenti di tutti i tipi.
-Comunque, appena troveremo l'entrata, io partirò per Amberlin- dissi nervosamente, totalmente contro il mio volere, anche perché detestavo l'idea di tornarvi, almeno quanto detestavo l'idea di immaginare l'improbabile ritorno, in futuro, del me oscuro - che sinceramente ero più che deciso ad evitare a tutti i costi -
-Anche perché credo di avere più o meno un idea di dove lì sia, ma... Nel frattempo devo arrivarci e il tempo non è esattamente dalla nostra- aggiunsi
-Vero- sopraggiunse la viola -E a testimoniare il fatto vi è che mancano praticamente quattro giorni al primo di Aprile.-
Mi ritrovai ad annuire con rapidità, stringendo i denti, serio ed alquanto teso per via di tale commento.
"Quattro giorni e... la barriera attorno a tutti noi che il mio Elemento ha fatto prima di reincarnarsi in me cederà. Quattro giorni e sarà il nostro compleanno..."
Sembrava strano.
Troppo strano per poter risultare anche solo in modo parziale come realistico.
Gennaio, Febbraio e Marzo erano letteralmente volati via davanti ai miei occhi.
Aprile era alle porte e sembrava pronto a sbatterci in faccia la conclusione della protezione, più che della felicità del nostro aver un anno in più... Non che io avessi mai percepito il mio compleanno come una gioia da poter accompagnare con regali, torta e candeline su cui soffiare per esprimere un desiderio... Non lo avevo mai festeggiato.
L'immagine festa la avevo avuta soltanto dai miei compagni di classe alle Elementari che erano abituati a portare tutto a scuola come se fosse stata la cosa più bella del mondo...
"Quando ero piccolo volevo festeggiare anche io con i miei compagni, siccome sembravano tutti così felici quando lo facevano... Ma senza torta, senza amici e senza neppure il più piccolo pensierino... Neppure dalla famiglia... Non ha mai avuto molto senso"
Avevo preso a raschiare il fondo della panna cotta nel mentre che tali pensieri erano affiorati, per poi cacciarli alla sola idea che, almeno, se fossimo riusciti a non morire a causa 'distruzione- del- globo' , l'anno prossimo avrei magari avuto un motivo per provarci... A festeggiare... E probabilmente anche con degli invitati che avrebbero festeggiato a loro volta.
Era un idea che mi faceva piacere, anche se, molto probabilmente, se fosse capitato davvero, non sarei riuscito a mostrarlo nel migliore dei modi, a mio solito.
Finimmo dunque di mangiare definitivamente, tutti e tre, io e Pandora alzandoci dalle nostre iniziali postazioni, Luxor semplicemente affiancandosi a Pandora con le mani che giocherellavano con un portachiavi luccicante.
"Alla fine ha veramente trovato qualcosa da portare via, eh" pensai, alzando gli occhi al cielo.
-Che c'è, problemi?- fece di netto lui a Pandora, la quale ridacchiava di rimando, stringendosi nelle spalle, come per dire 'nah. Semplicemente me lo aspettavo'
-E tu- mi chiamò in causa con tono seccato -Non fingerti esasperato-
Lo guardai parecchio storto -Anche se fingessi, molto probabilmente, saresti capace di farmi diventare tale in tre secondi solo aprendo quel forno di commenti acidi e totalmente indesiderati quanto gratuiti che ti ritrovi al posto della bocca-
-Mi sa tanto che ti ha chiuso- bisbigliò Pandora con un sorrisetto a cui il biondo le lanciò un occhiataccia, per poi esibire una smorfia offesa a cui risposi con un ghignare soddisfatto.
-Non mi ha chiuso- borbottò lui, guardando di colpo altrove -Semplicemente parlava con sé stesso, non con me. Sai, é così giù di testa che ne sarebbe capace-
-Parlando di giù di testa, temo fortemente che ci sia una differenza abissale tra il tuo esserlo ed il mio.-
-Su questo non posso darti torto- sopraggiunse -Lo sei almeno dieci volte di più-
Se avessi potuto, gli avrei mollato una testata, ma prima che potessi anche solo avvicinarmi a lui, ringhiandogli contro vari insulti e ribattendo con tutti i motivi per cui era il contrario, Pandora fece un verso strozzato, andando ad afferrarci di colpo per le braccia e facendoci appiattire contro il muro.
Entrambi la guardammo confusi, poi ci bastò allungare leggermente la testa e vedere la finestra per capire.
Riuscimmo ad intravedere le figure di una lunga schiera di "persone" che scivolavano per la strada proprio davanti ai nostri occhi.
Non si potevano definire minimamente umane, questo perché erano di un azzurro chiaro e volteggiavano nell'aria, più o meno della dimensione di dei bambini, ruotando attorno a loro stessi ad oltranza.
Dalle loro bocche uscivano lamenti sgraziati e doloranti, a volte ad alto volume, tanto da risultare gridati, a volte in una sottospecie di sussurrare struggente.
Nel momento in cui vedemmo un braccio di essi che attraversava la parete, come per istinto, ci catapultammo tutti e tre nell'enorme armadio a minima distanza da noi, chiudendone le ante appena vi fummo dentro nella maniera più frettolosa possibile, cosicché se questi avessero avuto brutte intenzioni e fossero entrati, almeno avremmo potuto avere una chance per evitare lo scontro.
Finimmo dunque nel guardaroba in quattro e quattr'otto, il quale era praticamente vuoto, se non per le grucce a cui facemmo ben attenzione a non prendere contro per non provocare il più piccolo rumore.
Mi misi dalla parte più a sinistra, appostato vicino ad uno dei buchi della serratura, mentre Luxor guardava nel secondo, con Pandora che, al centro, osservava tramite lo spiffero.
Sentivo una tensione assurda, tanto che mi mancava l'ossigeno e lo spazio in quell'armadio si era fatto caldo e soffocante, tanto che non potevo non sudare freddo, provando a non ansimare e ad inghiottire decentemente e non a vuoto come un pesce fuor d'acqua.
All'inizio non accadde nulla, non sembrava esserci niente di differente e mi dissi che magari avevamo esagerato a preoccuparci, ma proprio nel mentre in cui la viola faceva per aprire uno degli sportelli, provando a spingerlo in avanti, la mano di Luxor andò a fermarla, afferrandola di netto, scuotendo la testa ed indicando con un rapido gesto di continuare con l'attesa.
E molto probabilmente fu un bene, siccome riuscimmo, tutti e tre, a visualizzare una delle figure azzurre che superava la nostra visuale, così di colpo che quasi non sussultammo tutti e tre.
Più di tanto non si vedeva quello che essa faceva, ma, nel mentre che stavamo lì, a così stretto contatto con il legno ed in generale tra di noi, con l'ansia di chi si preparava all'ipotesi peggiore, non potevo non farmi domande, cercando però di stare calmo abbastanza da ragionare per ipotizzare un piano d'azione se l'armadio fosse stato aperto... Ma con mancanza di risultati.
Perché? Beh: Uno, non avevo la più pallida idea di cosa fosse fatto quella sottospecie di creatura azzurrina, due, eravamo in un armadio, tre, non avevo la più pallida idea di che poteri potesse avere quel coso.
Rimasi dunque accovacciato lì dov'ero, senza muovere un muscolo, neppure sentendo le gambe brontolarmi a dietro, formicolando fastidiose, con un certo desiderio che la permanenza di questo ospite sgradito non fosse ancora così lunga.
Si udí un rumore strano, simile ad un crollare di sassolini, il quale si ripeté più e più volte, per poi interrompersi di colpo e far passare di nuovo l'essere nella direzione opposta, sparendo probabilmente da dove era arrivato.
"Finalmente" pensai, rimanendo ancora lì dov'ero, aspettando più o meno una decina di minuti prima che potessimo finalmente mettere piede al di fuori dell'armadio con atteggiamento alquanto cauto.
Tutti e tre uscimmo da esso il più silenziosamente possibile, lanciando un occhiata alla finestra, laddove non sembrava esserci più nessuno.
Cercai con lo sguardo la possibile destinazione da cui era provenuto il rumore, ma non visualizzai nulla.
Non a primo impatto, almeno, anche perché Luxor tornò ad avvicinarsi alla dispensa, aprendola e tirando fuori un sacchetto, lo stesso sacchetto da cui avevo preso la panna cotta... E da cui era ricomparsa come per magia.
-Come immaginavo- fece lui tra sé e sé.
Sia io che Pandora lo guardammo, decisamente confusi da tale commento.
-Ah. Niente di che. Quegli esseri che avete visto sono le anime delle persone di cui il Lui prende le sembianze, strappandone la vita più le occupa- fece una pausa, agitando la mano a destra e manca - E le anime di tali disgraziati fanno principalmente l'azione che era la maggior abitudine che avevano quando erano umani. Anche se fossimo stati fuori dall'armadio, probabilmente non ci avrebbero attaccati, ma una volta ritornati dal Lui, avrebbero comunicato la nostra presenza, seppur non volontariamente. Sono legate a lui, non hanno più una volontà-
-E lo sai perché...?- iniziò Pandora, lasciando cadere lo frase in un interrogativo che chiedeva la conclusione della frase da parte del Ghiaccio.
Lui ebbe un lieve sospiro -Beh, nel viverci assieme per tutta l'infanzia, qualcosa di Lui lo ho imparato. Ma non sapevo che le Anime avessero questo preciso aspetto-
Io e la viola annuimmo praticamente all'unisono, mostrando la nostra comprensione.
- In questo caso, siccome siamo entrati in una parte di lusso, l'obbiettivo dei probabili lavoratori è quella di mettere il cibo nei mobili, così da non disturbare i clienti. Poi non ho idea perché ieri non fossero venuti. Non sono un esperto, okay? Quindi non mettetevi a farmi domande irritanti, grazie.-
-In realtà, il motivo è abbastanza chiaro.- intervenne Pandora, intrecciando le braccia dietro alla schiena - Il cibo viene cambiato regolarmente ogni quattro, cinque giorni, dipende dal posto in cui si è. Alla montagna noi facevamo lo stesso nelle cucine. Il cibo vecchio non verrà mai servito a coloro che vengono serviti...- concluse poi la ragazza, guardando prima me e poi il Ghiaccio.
-Okay. Chiaro- feci io -Anime per la città che fanno i loro lavori... Il Lui deve aver colpito molte persone per riuscire a fare una fila del genere-
-Sai com'è, é un essere più che millenario porta-stragi. Che si sia divertito a fare i suoi comodi è abbastanza ovvio- Luxor, giocherellando nuovamente con il porta chiavi, ebbe un espressione che sapeva palesemente di teatrale, per poi piegarla in una smorfia irritata -Ed è alquanto bravo a metterti in gattabuia ogni qualvolta fai qualcosa contro il suo volere. Basta veramente poco-
Aveva utilizzato un tono sarcastico, ma questo era stato smorzato da della gelidità lugubre.
Tale frase mi fece alquanto accigliare, ritrovandomi a fare l'ovvio due più due sottointeso.
Né io né la ragazza gli rispondemmo a voce, però lei appoggiò la mano alla sua spalla, guardandolo come per rassicurarlo, abbastanza da farlo riprendere.
Vi furono vari istanti di silenzio, poi decidemmo di uscire dalla stanza, pronti a dividerci e a riprendere la ricerca della meta prefissata.
Oltrepassammo dunque una smisurata quantità di corridoi, ritrovandoci poco dopo difronte al cancello e scegliendo le vie da prendere.
Una volta divisi, mi ritrovai a guardarmi attorno nella strada che avevo scelto e che si diramava in innumerevoli vicoli che però parevano essere tutti chiusi guardandoli così ad occhio, o collegati tra di loro, come in un vero e proprio labirinto.
Presi a camminare quasi completamente a vuoto, tenendo però conto della strada fatta grazie ad alcuni punti di riferimento che avrei utilizzato per orientarmi.
Questo mio avanzare, cacciando le mani nelle tasche, mi lasciò alquanto teso, sempre pronto a girarmi con il più piccolo rumore, ma senza mai trovare qualcosa.
Quella città sembrava proprio morta, come lo scheletro di un essere vivente che tempo addietro aveva avuto molto, molto di più, sia da mostrare, sia da dare e ricevere.
Calciai un sassolino senza neppure farvi troppo caso, facendolo scontrare con le pareti dei vicoli, così da schizzare altrove quasi di corsa, lasciandomi lì, sempre in attesa, sempre alla ricerca di quell'entrata che, tra la sporcizia e la polvere formatasi al di sopra delle mura, sembrava non esservi minimamente.
"É una bella gatta da pelare. Potrebbe essere veramente ovunque, stiamo solo cercando a vuoto, fino ad ora."
Mi passai le mani ripetutamente tra i capelli, cacciandoli all'indietro, per poi ficcare le dita tra le tasche dei pantaloni, seppellendovele.
Domande e domande sugli altri prendevano a torturarmi la mente, infiltrandosi nel mio momentaneo cercare e basta, portandomi a sospirare e ad assistere, davanti ai miei occhi, un ennesimo vicolo cieco.
"Stupendo" pensai con pieno sarcasmo, indeciso se provare a scavalcare il muro o meno, siccome non era troppo alto e probabilmente lo avrei raggiunto senza troppi problemi, per vedere se oltre ad esso vi fosse qualche cosa di interessante.
Decisi di provarci, anche soltanto per fare un tentativo, finendo quindi con l'arrampicarmi rapidamente, tendendo bene le braccia e tirandomi su fino a raggiungere con i piedi la destinazione, deciso a non perdere l'equilibrio sulla superficie.
Appena dopo averlo fatto, mi guardai attorno con occhio critico.
Sembrava un vicolo dei tanti, nulla che catturasse la mia attenzione di preciso nel suo sboccare in altre stradine, se non per un entrata a forma circolare coperta da una tendina viola.
Scesi dunque dal muro, facendo un balzo in avanti ed entrando dunque definitivamente in tale vicolo, dirigendomi a passo spedito nell'entrata circolare, spostando la tenda con entrambe le mani.
Era un ambiente per nulla male: sembrava il rifugio di una bambina, difatti vi erano vari peluches, delle coperte in lana, qualche libro e delle provviste, con vari vestiti affianco.
Le pareti riprendevano lo stesso colore della tenda e su quella di sinistra vi era un foglietto appeso con uno spillo ben piantato: una lettera in un corsivo frettoloso, schizzato con inchiostro sbavato.
Una parte di me voleva provare a leggere per vedere cosa vi fosse scritto, l'altra semplicemente si chiedeva se dunque, tale posto, fosse abitato davvero.
Risultava infatti totalmente diverso dalla taverna-albergo che avevamo preso io, Ghiaccio e Pandora, il quale era stato povero di oggetti e di abiti.
Era più... Caldo... Più umano...
"É dunque possibile che ci sia ancora davvero qualcuno in questa città? O è solo un impressione mia?"
Mi grattai la testa, volendo provare comunque a leggere per curiosità di saperne di più, voltandomi però di scatto nel momento in cui udii un tonfo, talmente tanto di colpo da farmi prendere un accidente.
Una bambina dai capelli color biondo platino, dalla pelle bianca come la neve e dagli occhi indaco era immobile sulla soglia, guardandomi con aria stralunata, con addosso abiti palesemente mal ridotti e sporchi.
Io stesso la guardai più o meno nella stessa maniera in cui lei mi osservava, anche perché mi ricordava in maniera assurda Diana... E la cosa non era normale.
"Ma che diamine...?"
La piccola aveva smesso letteralmente di respirare, trattenendo il fiato e mi osservava come se fossi una creatura sconosciuta o roba del genere, forse terrorizzata, forse solo confusa.
Ero decisamente indeciso su cosa dire o fare, al momento.
Se mi fossi avvicinato, probabilmente sarebbe scappata via di corsa e allora, beh, l'unico essere vivente trovato in una città desolata e distrutta sarebbe totalmente sparita, come la possibilità di venire a conoscenza rapidamente di possibili entrate sotto terra.
Se provavo a parlare, mi sembrava vivamente strano asserire anche solo la più piccola frase senza sembrare inquietante o robe simili... Certo, potevo provarci, ma... Cosa diavolo dovevo dirle?...
'Ciao, bambina, scusa se sono entrato nel tuo probabile rifugio, non voglio farti del male, vorrei solo avere informazioni, tra cui il motivo per cui assomigli troppo ad una mia conoscente. Che ne dici di dirmi il tuo nome?'
Non sarei sembrato molesto? Probabilmente sì, e anche molto, a mio parere.
No, io con i bambini non ci sapevo fare proprio.
"Sono una causa persa" pensai, sbattendomi la mano in faccia.
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