La rottura
Capitolo 7
Quando Kevin riaprì gli occhi un pensiero fisso lo fece sgattaiolare fuori dal letto in un attimo infinitesimale. Quel pensiero aveva spalle larghe e possenti, braccia muscolose, lineamenti duri e definiti e due attraenti occhi blu. Roman.
Quel giorno era speciale perchè rappresentava il suo primo giorno di lavoro nella biblioteca centrale di Los Angeles e lì, c'era un ragazzo che lo aveva attratto così tanto che quasi si sentiva vivo come lo era stato prima di diventare un vampiro.
Kevin si fece una doccia veloce e indossò dei jeans e una camicia azzurra. Si pettinò i lunghi capelli neri che gli arrivavano alle spalle e uscì dalla sua camera per scendere giù in salotto.
Le pareti della casa erano color panna ed in mezzo correva una fascia marrone chiaro con dei fiori intarsiati all'interno. A lui piacevano le case più moderne: quelle in tech. Però quella era pur sempre casa sua e gli piaceva.
Quando raggiunse la rampa di scale che portava al salotto e all'ingresso, udì delle voci provenire dal basso. Voci maschili e femminili, e anche se non urlavano, le parole uscivano comunque velenose.
- E' inaudito - diceva una voce limpida e femminile. - Il lavoro dei Cacciatori non può essere annullato completamente.
- Ma quello era un mio amico, una mia creazione.
Kevin ricobbe che quella era la voce di suo fratello Mark. Sembrava piuttosto arrabbiato e addolorato, anche se cercava di nasconderlo.
- Il patto non prevedeva lasciare liberi anche le vostre creazioni - ribattè un'altra voce femminile, che risultava tanto calma quanto forte. Emanava una certa aura di autorità proprio come sua madre Elizabeth, pensò Kevin.
- Che stai facendo? - esclamò qualcuno alle spalle di Kevin, che, colto di sorpresa compì un piccolo balzò all'indietro.
Una figura bassa e snella con dei grandi occhi verde foglia era in piedi e con una mano nel groviglio di capelli neri come l'inchiostro, l'espressione aggrottata.
Era Arya, sua sorella minore. Indossava un pigiama blu scuro con degli orsacchiotti disegnati sopra.
- Arya, mi hai spaventato - esclamò Kevin, un pò irritato. Poi sorrise. - Però! Bel pigiama.
- Smettila - rispose Arya con un gesto stizzito della mano. Si avvicinò a lui e tese l'orecchio verso il basso. - Che sta succedendo di sotto?
- Non ne ho idea, ma ho la netta sensazione che Mark centri qualcosa. Scendiamo a vedere?
Arya gli lanciò un'occhiataccia. - Sei impazzito? Se scendessi con questo pigiama adesso e Mark mi vedesse, mi prenderebbe in giro per il resto dell'eternità.
Kevin sorrise. - Potrei sempre suggerire a Mark di vedere se nel tuo armadio c'è qualche pigiama altrettanto ridicolo come questo - ironizzò. Le piaceva scherzare con Arya. Lei era la sua migliore amica.
- Okay - replicò Arya, alzando gli occhi al cielo per la disperazione. - Vorrà dire che da oggi brucerò tutti gli altri pigiamini e mi comprerò qualcosa di più sexy. - Si girò e si allontanò, poi si voltò di nuovo e aggiunse: - Poi non ti lamentare se avrò file e file di spasimanti che mi sbaveranno dietro.
Kevin sorrise e guardò sua sorella entrare nel bagno. Dopodichè decise di scendere a vedere cosa stava accadendo nel salotto.
Al suono dei suoi passi tutti si girarono a guardarlo. Da un lato, vicino alla libreria, c'erano Elizabeth Maia e Mark. Dall'altro, invece, c'erano il capo branco calvo e grassoccio, la cacciatrice di vampiri, Cameron e la strega dalla pelle ramata e gli occhi azzurri, Susan.
- Ecco un altro succhiasangue! - eslamò il capobranco.
Kevin non conosceva neanche il suo nome e trovò ironica la cosa. - Ehm, un'altra riunione di sgangherati?
- Come osi! - urlò il capobranco.
- George, basta! - intimò Susan.
George cercò di controllarsi come gli era stato chiesto. A quanto pareva erano le streghe a governare nel vero senso della parola.
Poi Kevin si rivolse ai membri della sua famiglia. - Potete spiegarmi cosa sta succedendo?
- E perchè dovremmo? Non ti è mai importato niente della nostra famiglia - sbottò Mark.
- Mark, smettila. - ordinò Elizabeth.
Kevin voleva bene a suo fratello Mark, adorava il suo temperamento e il carattere forte e temerario del guerriero che era in lui, però quando c'era Elizabeth diventava improvvisamente un cagnolino da riporto.
- I cacciatori di vampiri, le streghe e i licantropi hanno assassinato Scott, l'amico di Mark - spiegò Maia, che appariva stanca e preoccupata.
- Oh - Kevin era felice per la notizia, ma sapeva perfettamente che se l'avesse detto, Mark l'avrebbe sgozzato lì, davanti a tutti, senza neanche pensarci un istante. - E quale è il vero motivo della riunione?
Gli occhi grigi di Mark scintillarono pericolosamente, ma cercò di trattenersi. - Il motivo per cui sono tutti qui è che, questi signori - disse indicando gli altri esseri soprannaturali - hanno assassinato un vampiro creato da me, oltre che un mio amico
- Ma il patto non prevedeva lasciare liberi anche i vampiri creati dalla vostra famiglia - scattò Susan irata.
- Inoltre, come potevamo anche solo minimamente immaginare che quel vampiro era stato creato da te? - aggiunse Cameron che sembrava veramente spaventata.
Kevin sapeva perfettamente che Cameron non aveva paura di un vampiro qualsiasi, ma stare di fronte a un Antico la rendeva nervosa.
- Allora - cominciò Elizabeth, passando di fianco al divano e alla poltrona - creiamo un nuovo patto e io vi prometto che sorvolerò sull'accaduto. Kevin alzò le sopracciglia. Non poteva credere alle proprie orecchie, sua madre aveva davvero detto quello che aveva sentito? Lei. Lei che non sorvolava mai nessun affronto, anche se minimale, stupido o banale. Niente intaccava la sua reputazione di donna dura e severa.
- Ma - proseguì Elizabeth - in caso contrario dovrò chiamare a raccolta il Consiglio Supremo degli Antichi.
Ecco, pensò Kevin, questa è Elizabeth.
- E' inaudito - tuonò George. - Queste sono minacce.
- E' intollerabile e oltremodo un affronto - sibilò Susan.
- Madre non.. - fece per obiettare Maia, ma Elizabeth la zittì con un gesto fermo della mano.
Kevin sapeva cosa aveva intenzione di dire Maia, che era pura follia quella di mettersi contro i cacciatori di vampiri, i licantropi e le streghe in una guerra all'ultimo sangue, ma si costrinse a non aprir bocca.
Mark adesso sfoggiava un sorriso smagliante e beffardo.
L'unica persona che non aveva aperto bocca, notò Kevin con un misto di pena e divertimento, era Cameron. La ragazza aveva gli occhi sbarrati dal terrore, l'espressione sgomenta.
- Ascoltami bene, Elizabeth - ribattè Susan, facendosi avanti per fronteggiare Elizabeth, gli occhi azzurri erano simili a due pietre di ghiaccio e l'espressione sembrava scolpita nella roccia. - Se credi di spaventarci non sei sulla strada giusta. I nostri popoli sono tanto antichi quanto saggi e sai benissimo che non vincerai mai una guerra contro di noi.
Le due donne erano talmente vicine che quasi si toccavano.
- Le mie non sono minacce, ma semplici e accurate precauzioni - dichiarò Elizabeth, in tono mellifluo.
Quello che spaventava Kevin più di ogni altra cosa era sua madre e soprattutto quando lei mostrava quella sua calma apparente. Lui sapeva che, in realtà, era un mostro, quella donna. Ormai non la chiamava madre o mamma, da anni, anzi, se poteva evitarlo non la chiamava proprio.
- Spero sia come dici - riprese Susan. - Altrimenti sai che non finirà a tuo favore tutta questa faccenda.
- Quindi devo dedurre che non volete stipulare un altro, ma più valido accordo?
- Esattamente. - Detto questo, Susan si avvicinò alla porta d'ingresso, la spalancò e uscì, seguita da Cameron, che sembrava ancora spaventata a morte e George, che aveva un ghigno schifato stampato sul viso tondo e brutto.
Kevin notò altre persone fuori della villa e immaginò che fossero altri membri della congrega, del branco o dei cacciatori.
Quando la porta si richiuse con uno scatto, Kevin si voltò a guardare Elizabeth. - Credo che il patto stretto ieri abbia raggiunto un record, durando un solo giorno - scherzò.
- Madre, sei stata grandiosa! - esclamò Mark entusiasta. - Adesso sanno con chi hanno a che fare.
Maia avanzò verso le scale a testa bassa.
- Maia, dove vai? - chiese Elizabeth.
- Sono stanca, vado a dormire.
- Maia non devi preoccuparti.
Maia si girò e guardò dritta negli occhi sua madre. - Non dovrei preoccuparmi?! - ripetè, l'espressione sconvolta e furiosa. - Io non voglio affrontare un'altra guerra. Non voglio altre perdite. Ti ricordo che quando affrontammo le streghe e i licantropi perdemmo in una maniera penosa. Pensa cosa possono fare adesso che hanno dalla loro parte anche i cacciatori di vampiri.
- Non essere così melodrammatica - disse Mark, alzando le braccia al cielo.
- Abbiamo perfino perso nostro padre, idiota - gridò Maia a Mark. - Credi che sia melodrammatica?
- Tesoro, non preoccuparti, non ci sarà alcuna guerra - assicurò Elizabeth. - Il mio avvertimento è stato un modo per metterli in guardia.
Ci mise quasi un minuto Maia per rispondere. - Bè, allora mi rincresce dirti che i tuoi modi non mi piacciono affatto. - Si girò e schizzò verso il piano superiore.
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