Il passato
Capitolo 9
Maia era ancora furiosa per quello che era successo. Scott Bailey era uno stronzo, meritava quella morte. Però temeva terribilmente ciò che poteva accadere nei prossimi giorni a lei e alla sua famiglia. A quanto pareva, il capo della congrega delle streghe era un osso duro e sua madre era quel tipo di persona che quando si trovava un muro davanti che gli bloccava il cammino lo abbatteva senza pensarci due volte. Era ostinata e potente come pochi.
Soltanto un altro membro degli antichi aveva un forte ascendente su di lei. Carl Flair. Probabilmente se la battevano alla pari lui ed Elizabeth in quanto a ferocia e perfidia. Ma il vampiro antico non si faceva vedere più da almeno sessant'anni. E l'ultima volta che l'avevano visto, lui li aveva invitati tutti in Polonia per presentare la sua nuova moglie, Svetlana Karkaroff. Una donna alta, bionda e con due occhi di ghiaccio taglienti quanto le schegge di vetro.
Carl aveva lasciato la moglie un centinaio di anni prima, anch'essa un vampiro antico, Maryse White. I loro tre figli erano rimasti col padre. Seth Flair, con cui Maia stessa aveva avuto una storia; Quinn Flair, l'unica ragazza ad essere riuscita a tenere suo fratello Mark al guinzaglio per ben trentatré anni e Mike Flair, probabilmente uno dei vampiri più odiosi che lei abbia mai conosciuto. Comunque sia, Maia adesso era pronta a lasciarsi tutto il passato alle spalle e a vivere in tutta serenità la sua vita. Era perfino arrivata a pensare di scappare via, lontano da tutti, dove nessuno avrebbe potuto riconoscerla. Anche se erano pochi i paesi in cui non era ancora stata.
Maia decise di uscire di casa. Aveva bisogno di pensare. Una piacevole passeggiata pensò che le avrebbe giovato sicuramente. Stava percorrendo il vialetto di casa che portava sulla strada quando sua sorella Arya si piantò con i piedi per terra proprio a un palmo dal suo naso.
- Arya - esclamò, sorpresa. - Sei impazzita? Mi stavi quasi per...
Arya non la fece nemmeno finire di parlare che gli buttò le esili braccia al collo, stritolandola in un abbraccio quasi mortale.
- Credevo fossi morta - sussurrò a bassa voce.
Il viso di Maia si contorse in una smorfia. - Morta?! Ma cosa dici? Arya sciolse finalmente l'abbraccio, tirando un sospiro di sollievo.
- A scuola mi hanno raccontato del cadavere ritrovato in discoteca ieri notte, proprio la discoteca i cui eravate andati tu e Mark. E così ho pensato che fossi tu perchè Mark l'ho visto stamattina. - Si mise le mani fra i capelli d'ebano.
Maia incrociò le braccia al petto. - E credi che se mi fosse successo qualcosa Mark non te lo avrebbe detto?! Che razza di persona credi che sia tuo fratello?!
- Di sicuro una persona capace di una cosa del genere - rispose Arya, un pò stizzita. - E anche di peggio e tu lo sai bene.
- Vedo che riservi ancora molta stima in me. - Era Mark.
Era stato così silenzioso da arrivare alle spalle di Maia senza che le due se ne accorgessero. Arya si era irrigidita visibilmente. Aveva paura del fratello, soprattutto quando era arrabbiato.
- Sorellina. - Un sorriso perfido contorceva le sue labbra.
- Sono sicura che Arya non voleva dire quello che ha detto - intervenne Maia, cercando di calmare le acque. - Era solo preoccupata per me, tutto qui. Ha sentito quello che è successo a Scott ieri notte e credeva che io fossi morta.
- Scott?! - ripetè Arya, un pò confusa. - Scott Bailey?
- Sì, sorellina - rispose Mark, superando Maia e mettendosi di fronte ad Arya, pericolosamente vicino. - Devi sapere che mentre tu eri fuori a fare la scolaretta con qualche umano, il mio amico Scott è stato ucciso da un attacco incrociato di streghe, lupi mannari e cacciatori di vampiri.
Arya fece un passo indietro. - Ma cosa ci faceva Scott, qui?
- Lo avevo chiamato io - replicò Mark, con fare deciso e spavaldo, tipico del suo carattere. - In fondo era pur sempre il mio miglior amico. Come vedi anche io sono abbastanza sensibile da voler trascorrere un pò di tempo insieme al mio più vecchio amico.
- Il tuo miglior amico era una bestia. - Arya capì di aver compiuto un passo più lungo della gamba con quell'affermazione così sconsiderata. Mark era diventato improvvisamente cupo in viso e si apprestava a colpirla violentemente. Ma un attimo prima che il colpo arrivasse a segno qualcuno era intervenuto, giusto in tempo.
Elizabeth era accanto a Mark, che gli teneva il polso bloccato con una delle sue mani curate e affusolate.
Mark si divincolò dalla stretta e compì qualche passo all'indietro, il viso trasformato dalla rabbia. Elizabeth si frappose tra i due. - Mark, non osare mai più fare una cosa del genere - la voce imperativa. - Senza gli accordi con le streghe, i lupi mannari e i cacciatori di vampiri dobbiamo restare più uniti che mai.
- L'accordo è già saltato?! - Arya non credeva alle proprie orecchie. - Ma è durata appena un giorno!
- Mark ha indetto una riunione con le altre specie soprannaturali, spiegando che Scott era un suo amico e che per la nostra famiglia era un affronto troppo grande sorvolare sull'accaduto - spiegò Maia, paziente. - E le streghe, i lupi mannari e i cacciatori di vampiri hanno protestato dicendo che era loro dovere tenere il territorio pulito e che non avrebbero accettato di stare alle nostre condizioni.
- Quindi, praticamente siamo in guerra. - Arya aveva l'aria sconvolta.
- Non necessariamente - ribattè Elizabeth. - Staremo a vedere come si muoveranno. Intanto, mi sono messa in contatto con gli altri antichi. Magari vedendoci insieme e uniti cambieranno idea.
- Così scatenerai una nuova guerra, madre - disse Maia. - Io non voglio rischiare di perdere qualcuno della nostra famiglia, te lo ripeto.
- Non succederà. - Elizabeth era tanto convincente quanto sicura di sè. Riusciva ad instillare sicurezza e forza in chiunque.
- Io sarei felice di staccare la testa a qualche cane bastardo - disse Mark, con il suo solito ghigno beffardo. - Per non parlare degli insulsi cacciatori di vampiri.
Elizabeth ignorò il commento di Mark e riprese la parola. - A ogni modo, Carl Flair in questo momento sta per arrivare a Los Angeles insieme a tutta la sua famiglia. Pare che ci sia anche un nuovo membro che sono ansiosi di presentare.
- Scommetto che è un altro sociopatico come Mike Flair - esclamò Maia, alzando gli occhi al cielo.
Elizabeth ignorò anche quell'affermazione e riprese il discorso. - Dovrebbero arrivare a momenti. Si ristabiliranno nella loro tenuta di famiglia.
Maia pensò che non potesse ricevere una notizia peggiore di quella. La tenuta dei Flair era a cinquecento metri da quella della sua famiglia. E il peggio era che avrebbe avuto il suo ex, Seth, a poca distanza. Di sicuro si sarebbe fatto vivo. Soprattutto per come si erano lasciati e per il motivo che li aveva costretti a dividersi.
- Perfetto - ironizzò Arya. - Non vedo l'ora che arrivino.
- Basta - protestò Elizabeth, con voce roca e aggressiva. Iniziava a spazientirsi. E se lei si fosse arrabbiata non sarebbe stata sicuramente una bella scena da vedere. - Comincio ad essere stanca dei vostri atteggiamenti da bambini. - Mentre parlava, il suo sguardo correva da Maia ad Arya, poi da Arya a Mark e viceversa.
I tre fratelli rimasero paralizzati. Adesso tacevano tutti. Soltanto la voce di Elizabeth riempiva l'aria carica di tensione.
- I Flair stanno per arrivare e non voglio che vi comportiate male con loro. Ci siamo intesi?
Più che una domanda suonava come una affermazione bella e buona. Elizabeth non aspettò nemmeno che qualcuno rispondesse che già era schizzata via, verso casa. I tre fratelli si scambiarono sguardi inquieti.
Fu Mark il primo a parlare dopo quasi un minuto di silenzio.
- Bè, care sorelle - disse, avvicinandosi alle due ragazze. - A quanto pare vi toccherà fare del vostro meglio per non irritare nostra madre. Sempre che tu - indirizzò il suo sguardo fulminante verso Arya - riesca ad evitare di accendere una lite con Mike e che tu - adesso guardava Maia - riesca a tenerti lontana da Seth. Le labbra di Mark si incresparono nel suo solito ghigno beffardo. - Mi sa che a breve rivedremo l'ira di nostra madre impetuosa come non la vedevamo da tempo. - Si girò e sparì oltre la porta d'ingresso.
Le due sorelle rimaste da sole si scambiarono uno sguardo di solidarietà. Poi Arya emise un sospiro stanco e preoccupato.
- Ci toccherà avvisare Nate e Kevin. Il prima possibile.
Maia scosse la testa pensierosa. - Va bene - disse infine. - Penso io a Nathaniel, tu chiama Kevin.
Maia non osava neanche immaginare cosa fosse successo se Nathaniel si fosse trovato Mike Flair davanti ai piedi. Spettava a lei avvisarlo della sua venuta e di cercare di farlo ragionare.
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