9 - 𝑰 𝑠𝑒𝑒 𝑓𝑖𝑟𝑒
("Dormigliona come al solito... non sta mai attenta")
("Perché non riesco a concentrarmi?!")
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Era arrivata la mattina prima di Halloween. Scivolai giù dal letto che le altre ancora dormivano, e in punta dei piedi raggiunsi il bagno per lavarmi i denti. Accesi la luce e mi guardai nello specchio.
Soliti capelli rossi scompigliati dal sonno, occhi blu semichiusi per l'illuminazione improvvisa, e soprattutto la felpa verde di Malfoy addosso, con il logo di Serpeverde, il rettile verde e argento la cui coda era attorcigliata su se stessa, all'altezza del cuore.
Malfoy, da quando aveva impedito che il Bolide mi colpisse, mi aveva ignorata completamente. Era passata una settimana, e per lui era stato come se non fossi esistita: entrava tardi in classe e usciva per primo; se mi incontrava per il corridoio cambiava strada; se mi vedeva parlare con Albus se ne andava e aspettava che mi allontanassi per parlarci lui.
Mi sciacquai il viso, e mi lavai i denti velocemente. Quando finii era ancora presto e perciò mi infilai nel letto di Izzy, la quale sospirò e mi abbracciò posando la testa sulla mia spalla. "Vogliamo parlare del fatto che hai ancora la felpa di Malfoy? Ormai è diventata il tuo pigiama," mugugnò con la voce impastata, e poi sospirò di nuovo. "Perché vi ignorate, Rose? Non l'avete mai fatto, non così."
"Non lo so," risposi sinceramente, sussurrando per non svegliare nessun altro, "pensavo stessimo provando ad andare più d'accordo, e invece adesso è come se non esistessi. Ma onestamente non mi interessa," aggiunsi.
Izzy sbuffò. "Non indosseresti la sua felpa e non saresti angosciata come sei stata questa settimana se non ti interessasse."
"Cosa stai dicendo, che mi piace Malfoy?" chiesi leggermente ostile, e lei scosse la testa stiracchiandosi.
"Questo lo stai dicendo tu. Io dico soltanto che non ti è più così indifferente come un tempo."
All'improvviso le tende del baldacchino di Izzy si spalancarono e Livia e Kalea si gettarono sopra di noi, mettendo fine a quella breve conversazione.
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Entrai nella classe di Storia della Magia che non mi reggevo in piedi. La notte prima c'era stato un incontro con la nuova formazione di Quidditch di Grifondoro, composta da me in qualità di Portiere, Lily come Cercatrice, Hugo e Frank come Battitori, e Caleb Thomas, Sophia Mendes e Julian Walker nel ruolo di Cacciatori. Alla fine Thomas l'aveva spuntata—si era rivelato un Cacciatore ottimo, e non avevo potuto permettere al mio orgoglio e alle mie simpatie di minare la potenza di tutti i Grifondoro. Eravamo, quindi, davvero una bella squadra, ma difficile da gestire: la sola Lily era un vulcano sul punto di eruttare.
Le era sempre interessato il Quidditch, fin da quando giocavamo tutti insieme alla Tana, ma ero stata sicura lo facesse soprattutto per entrare in competizione con James, e dimostrargli che era perfettamente capace di essere in squadra—e in generale perché i Potter, compresa zia Ginny che aveva giocato nelle Holyhead Harpies, erano formidabili nel gioco sin dal padre di zio Harry, James Potter.
Mi gettai sulla sedia, incrociai le braccia sul banco e vi seppellii la testa. Non avevo la minima intenzione di ascoltare Rüf, che avrebbe soltanto ripetuto le cose scritte dal libro. E poi chi meglio di noi Weasley-Potter sapeva della Prima Guerra Magica? Con tutte le storie dei nostri genitori e di zio Harry, la sapevamo bene quasi quanto la Seconda.
Non vedevo l'ora, poi, di arrivare alla parte dell'amore di James e Lily Potter, che mi aveva sempre affascinata e coinvolta al massimo, e del loro sacrificio per lo zio Harry, che gli aveva permesso di diventare uno dei maghi più celebri di tutti i tempi e sconfiggere una volta per tutte Voldemort.
Mi misi perciò a dormire, senza prestare attenzione a nulla intorno a me. Sentii, invece, dopo circa tre minuti di pace, l'odore di menta e lavanda di Malfoy, e aprii pigramente un occhio. Si era messo vicino a me, dopo giorni e giorni di silenzio e fuggite.
Osservai il suo profilo. Continuava a non guardarmi, addirittura stava attento a Rüf pur di non darmi attenzione. Se non aveva intenzione di spiccicare parola, tanto valeva recuperare il sonno perduto, perciò cercai di tornare a dormire.
E peccato che non riuscivo a farlo, e ciò mi stizzì.
"Vattene, Malfoy," sbuffai con la voce attutita dal tessuto della mia divisa contro cui posavo la faccia, "non c'è spazio per entrambi. E io sono arrivata prima."
"Rilassati, acida che non sei altro. Non avevo intenzione di darti fastidio, per quanto strano possa sembrare. Anzi, neanche di rivolgerti la parola," replicò annoiato lui vergando qualche frase del discorso del docente nella sua calligrafia elegante ed impeccabile.
"Davvero? E pensare che questa settimana non hai fatto altro che parlarmi, no?" feci con ironia pungente, non scatenando in lui alcuna minima reazione. Continuò a prendere appunti come se non mi avesse neanche sentito. Sbuffai con forza per accertarmi che lui sentisse il mio disappunto e tornai a dormire. Non aveva senso stare dietro a lui e ai suoi sbalzi d'umore.
"Pensavo che ignorarti avrebbe sistemato le cose," la sua voce fu un sussurro così flebile che era più probabile me lo fossi immaginato che altro. Aprii gli occhi per vedere se aveva effettivamente pronunciato quelle parole, ma lui stava scrivendo con la stessa espressione impassibile di prima.
"Fantastico, ora sento anche le voci," sbadigliai, e feci sparire di nuovo il volto nelle maniche del mio maglione. Detestavo quell'essere accanto a me, e questo non sarebbe cambiato mai.
Stavo finalmente riuscendo a riposare in modo ottimale quando un tonfo di libri alla mia sinistra, il lato opposto dove stava Malfoy, mi obbligò a riaprire gli occhi. Guardai senza interesse Zabini acquistare il posto al mio fianco, con il fiato corto e le guance chiazzate di rosso. Vicino a lui, Albus con la stessa espressione, nonché dieci minuti abbondanti di ritardo.
"Vi sembra ora di arrivare in classe?" chiese l'insegnante con tono vagamente irritato, ma più piatto che altro, e Albus chinò il capo mortificato.
"Ci scusi, professore. Non accadrà più."
Rüf annuì e non stette a prestargli attenzione, tanto che riprese a spiegare i dettagli conosciuti sull'infanzia di Voldemort, che tanto io sapevo a memoria.
"Svegliarsi in ritardo è controproducente," feci notare a due che visibilmente più rilassati stavano aprendo il libro alla pagina segnata sulla lavagna.
"Anche dormire in classe lo è," replicò Malfoy con noncuranza, facendomi girare verso di lui.
"Ora parli?" chiesi, aggressiva, e lui scrollò le spalle.
"Quando devo."
"Ed è così importante sputare un commento pungente su di me da distrarti dall'imperdibile lezione, e farti aprire bocca? Whoa, davvero, sono onorata," fu la mia risposta, densa di ironia.
Mi lanciò una breve occhiata continuando a prendere appunti con la voce noiosa del professore di sottofondo. "Ci siamo alzate dal lato sbagliato del letto, Weasley?"
Sbuffai, lasciando andare la schiena contro la sedia e incrociando le braccia al petto. "Veramente, Malfoy, non ho chiuso occhio. Ho la sensazione che domani notte chiunque mi stia dando quella pozione non si limiterà a questo," commentai abbassando la voce. Mi morsi un labbro.
Detestavo il non sapere quello che stava accadendo, il non potermi preparare. Il non potermi difendere.
"Né io né la McGranitt siamo disposti a farlo accadere. Non ti succederà niente, rossa, te lo prometto," disse tranquillo, poi realizzò le sue parole e come facevano sembrare che tenesse, in qualche modo, a me. La punta della sua piuma si fermò sulla carta e formò una piccola macchia d'inchiostro blu. Si schiarì la gola e riprese a scrivere. "Insomma, lo sai, la McGranitt mi ha incaricato—"
"Ho capito," risposi stanca. Quella notte, quando ero riuscita a ficcarmi sotto le coperte dopo l'incontro di Quidditch, ero stata di nuovo tormentata dagli incubi come succedeva da giorni, in cui rivivevo ogni istante delle visioni indotte dalla pozione. Avevo chiesto a Madam Pomfrey un calmante—anzi un sonnifero—per riposare, adducendo come scusa lo stress per le lezioni, ma in realtà mi avevano indotto un sonno durante il quale sognavo comunque, però al contrario del solito non mi era concesso risvegliarmi. Era stata un'esperienza orribile, e soprattutto ero stata perfettamente cosciente ogni secondo.
Mi ero chiesta anche se non potesse essere uno degli effetti della Pozione dato che non sapevamo quale fosse, ma in ogni caso cambiava poco.
"Tutto bene?" domandò Zabini notando la mia espressione.
Gli rivolsi un mezzo sorriso. "Certo, sono solo stanca. Ah," dissi poi colta da un lampo di genio, "noi dobbiamo finire la ricerca sull'Amortentia, che la prossima settimana dobbiamo consegnarla."
Zabini annuì e fece un sorriso imbarazzato. "Dato che domani c'è l'uscita ad Hogsmeade, mi chiedevo se non ti andasse di finirla fuori da qua, magari ai Tre Manici di Scopa. Se non hai nessun altro con cui esci, ovviamente," aggiunse in fretta distogliendo gli occhi dai miei. Le guance gli si colorarono di rosso.
Malfoy ridacchiò. "Caschi male Noah, la Weasley non fa queste cose."
"Quali cose?" domandò Albus con un sopracciglio alzato, specchio della mia espressione che però era anche sulla difensiva.
"Appuntamenti, appuntamenti romantici," specificò Malfoy non smettendo di scrivere, e sentii Zabini sussultare.
"Non la sto invitando ad un appuntamento romantico," disse con voce strozzata, ma io lo ignorai e così fece Malfoy.
"E tu che ne sai?" chiesi ironicamente colma di veleno.
Malfoy sorrise, sfacciato. "Non è così?"
"No," replicai furiosa. Mi girai verso Noah. "Accetto il tuo appuntamento!"
"Non—non è un appuntamento—oh, per l'amor del cielo, chi voglio prendere in giro. Ti vengo a prendere alle dieci alla torre dei Grifondoro," annuii e gli sorrisi, prima di lanciare un'occhiata soddisfatta a Malfoy che mi fissava duramente.
Mi venne irrazionalmente da sentirmi in colpa per aver acconsentito ad uscire con Noah. Che poi non c'era niente di male, perché mi trovavo bene con lui e non era il primo ragazzo con cui uscivo, ma da come Malfoy mi aveva squadrata, come se avessi fatto qualcosa di male, non potevo che pensare di averlo in qualche modo deluso.
"Ringraziami dopo," disse secco rivolto a Zabini, prima di prendere le proprie cose tra le braccia e spostarsi al banco davanti senza dire altro. Fissai arrabbiata la sua testa biondo platino e mi venne da lanciargli qualcosa.
Questo oggetto misterioso si rivelò essere il mio libro di Storia della Magia, che gli colpì le spalle larghe. Anche la scorsa sera, quando gli avevo preso a pugni la schiena... dovevo seriamente iniziare a controllare le mie stesse reazioni.
Lui si voltò con le labbra strette. Finalmente ero riuscita a farlo arrabbiare; guardando la sua faccia, però, non poté non venirmi da ridere. Sfuggì una risata anche a Noah e Albus, e guardandomi Malfoy si ammorbidì. Recuperò il libro da terra e me lo consegnò, lasciandolo scivolare sul mio banco.
Mi lanciò un ultimo sguardo, si passò la lingua tra le labbra e si girò di nuovo, lasciandomi sì divertita, ma anche stordita dal battito accelerato del mio cuore.
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"Che dici, dovrei infilarmi un altro maglione per sicurezza?" domandai preoccupata a Izzy, che mi osservava annoiata fare su e giù per il nostro dormitorio.
Era sdraiata a pancia in giù a mettersi lo smalto alle mani. "No Rose. È il trentuno ottobre, non gennaio. Non farà un freddo polare come credi."
"Sei sicura di non voler venire con noi?" chiesi tentando un'altra volta.
Lei scosse la testa soffiandosi sulle dita. "E rischiare che Zabini mi uccida? Muore dalla voglia di uscire da solo con te, quindi non voglio mettermi in mezzo. E poi, è un appuntamento," mi fece notare, al che sbuffai prendendo la spazzola e iniziando a pettinarmi e poi legandomi i capelli in una treccia.
"Va bene, però potresti uscire con Kalea?"
"Sta con Logan," replicò con tono ovvio.
"Albus?" tentai di nuovo, e lei si morse il labbro.
"Non so se esce con qualcuna."
"Mi ha detto che sta in biblioteca per avvantaggiarsi i compiti. Raggiungilo, mi raccomando, così mi fai sentire meno in colpa," le stampai un bacio sulla guancia e infilato mantello e stivali corsi giù, attraversando la sala Comune e poi raggiungendo il portone del Castello.
Ero contenta all'idea di uscire con Noah. Era già un passo avanti che lo chiamassi con il suo nome di battesimo invece che con il cognome come avevo sempre fatto, e stavo sempre bene in sua compagnia, era capace di farmi ridere—anche se non era poi così difficile, sia io che Hugo che papà avevamo la risata facile—e poi non mi sentivo mai a disagio con lui.
Certo, mi aveva sorpreso il fatto che nutrisse per me un interesse così diverso da quello che avevo immaginato, ma alla fine era probabile che mi stessi facendo soltanto castelli in aria. Non era detto che solo perché mi aveva invitata ad uscire ad Hogsmeade allora gli interessavo dal punto di vista amoroso. Dopotutto, dovevamo fare insieme la ricerca sull'Amortentia.
Scesi finalmente anche l'ultimo gradino che portava al cortile e alzai gli occhi. Davanti a me, insieme a Noah, parlavano Malfoy e Amanda Finch-Fletchley. Malfoy aveva il braccio avvolto attorno alle spalle della ragazza, che era andata in brodo di giuggiole. Davvero, non avrei potuto scegliere espressione più pregnante per descriverla. Un vago rossore era sparso sulle sue guance, e gli angoli della bocca parevano incollati in alto dallo stupido sorriso che teneva addosso.
Già da come il Serpeverde si voltò a guardarmi, e mi fece quel suo solito sorriso sghembo malizioso che sembrava voler dire che aveva vinto lui, capii che c'erano guai in arrivo.
Non mi feci incantare dai suoi lineamenti illuminati dalla morbida luce del primo pomeriggio, solo perché ero profondamente disgustata dalla totale mancanza di dignità di Amanda che gli si era aggrappata addosso. Va bene: sapevo che aveva una cotta assurda per lui e che spesso e volentieri ci finiva a letto insieme, ma così non faceva che aumentare le voci sul suo conto, di quanto fosse l'ennesima ragazza ad essere caduta per Scorpius Malfoy, il seduttore dei Serpeverde.
Raggiunsi Noah, guardinga. Lui mi salutò, dandomi un bacio sulla guancia, e mi posò la mano sulla spalla. "Stai benissimo, Rose," mi sorrise. Indicò con un cenno Amanda e Malfoy che mi guardava beffardo, in attesa di una mia reazione.
Che stava succedendo? Avevo un pessimo presentimento.
"Scorpius ha proposto un'uscita a quattro, per rompere un po' il ghiaccio tra noi e per imparare ad andare d'accordo con te, soprattutto adesso che abbiamo unito i gruppi... e in realtà mi è sembrata una grande idea. È un problema?" chiese dolcemente, guardandomi con quei suoi enormi occhi scurissimi. Avrei voluto gridargli che sì, era un problema, perché non avevo la benché minima intenzione di spendere con Malfoy più tempo di quanto fosse lo stretto necessario.
Avrei voluto gridargli che io odiavo quel ragazzo, e il peso morto che non si era capito come diavolo fosse finita in Grifondoro, la Casa del coraggio e della forza d'animo. Avrei voluto gridargli che quello di Malfoy era tutto un piano per darmi fastidio, sicuramente non per capire come fare a non azzannarci ad ogni occasione.
Avrei voluto fare tutte queste cose, ma la verità era che non potevo, perché sulla sua faccia campeggiava l'espressione più dolce e buona del mondo, e pareva davvero credere nella riuscita di un'uscita del genere.
Perciò mi morsi la lingua e chinai il capo, giusto in tempo per vedere Malfoy, che era insoddisfatto dalla mia resa, i lineamenti contratti e la bocca serrata. Che c'è, voleva che facessi una scenata in mezzo al cortile e lo insultassi senza motivo, unicamente per sembrare cattiva con Noah? Non l'avrei mai fatto.
"Va bene," sussurrai, flebilmente, e Noah mi portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli color fuoco sfuggita alla treccia.
"Sei sicura che non ci siano problemi?" chiese preoccupato, e io annuii.
"Non preoccuparti, nessun problema. Difatti, non vedevo l'ora di uscire con Malfoy e la sua ganza," esclamai ironica con un tono fintamente vivace.
Noah corrugò la fronte, gli occhi della Finch-Fletchley risultarono più vuoti del solito. Malfoy invece si portò una mano alla bocca per non far vedere che stava sorridendo. "Amore mio, che vuol dire quello che ha detto la Weasley?" cinguettò Amanda.
Io e Noah ci scambiammo un'occhiata.
Amore mio.
"Significa amica," Malfoy anticipò la mia risposta lanciandomi un'occhiata da farmi capire che dovevo tacere. "A Rose piacciono i latinismi."
"Ganza non è un latinismo—" intervenni, piccata, e stavo per far notare che probabilmente Amanda non sapeva cosa significasse neanche latinismo quando una voce che non apparteneva a nessuno di noi quattro si intromise.
"Significa concubina," mi voltai verso Caleb Thomas, che era fastidiosamente comparso alle mie spalle. Solo perché ero stata costretta a prenderlo in squadra non significava che mi stesse tutto d'un tratto simpatico.
"Sono colpito, Thomas. Adesso sai anche il significato delle parole in disuso..." sorrise fintamente Malfoy, inclinando di poco il capo, "pensa, ero rimasto che non sapevi scrivere nemmeno il tuo nome."
Thomas era un ragazzone di almeno due metri dalle spalle larghe come un furgone e i bicipiti grossi quanto il mio bacino. Rispetto al fisico slanciato di Malfoy era un macigno, e, rispetto a me che gli arrivavo al gomito, era Hagrid. Malfoy riusciva però a tenergli testa, anche se era di almeno dieci centimetri più basso. Thomas alla sua provocazione non reagì. Mi prese per la spalla, si chinò al mio orecchio.
Mi venne istintivo dargli una ginocchiata, ma mi bloccai quando mi sussurrò qualcosa. "Preparati per stasera, Capitano. Non vedo l'ora di vedere le tue belle gambe come la scorsa festa, e magari di più."
Spalancai la bocca, non credendo alle mie orecchie, quando Malfoy lo spintonò bruscamente all'indietro, allontanandolo da me. "Non ti azzardare a starle così vicino. E se ti sento ripetere quello che hai detto ti faccio a pezzi, Thomas," lo minacciò afferrandolo per il colletto della camicia.
Thomas si liberò con un gesto veloce. "Pensi che non sappia che ci sei sempre tu di mezzo, eh? Ma stanotte cambierà tutto, e tu non sarai in grado di farci niente," si allontanò, veloce come si era avvicinato.
"E chi lo sapeva che Thomas si era preso una bella cotta per la piccola Weasley," commentò scrollando le spalle, voltandosi di nuovo verso di noi. Che cosa diavolo voleva dire con quella frase? Non ci credevo neanche lontanamente che fosse perché gli interessavo ed era geloso di Malfoy.
Insomma, nessuno con un briciolo di cervello avrebbe mai pensato che Malfoy e io ci piacessimo a vicenda. Era—era assurdo.
"Sembrava quasi fosse geloso di te," rifletté Noah, in una perfetta eco dei miei pensieri.
Malfoy rise aspramente. "Dubito che ci sia motivo di essere gelosi di me e lei. Lei è... è quello che è, e io sono perfetto."
Roteai gli occhi. "Ma pensa."
"Che c'è, zuccherino, non convieni?" chiese lui strafottente punzecchiandomi con il dito, e io scacciai infastidita la sua mano.
"Sei peggio di un tafano."
"Vogliamo andare?" intervenne la Finch-Fletchley, annoiata e stizzita dal nostro irrisorio scambio di battute.
Malfoy schioccò la lingua e mi guardò. "Veramente non mi va più di uscire con loro due. Andiamo nel mio dormitorio, piccola, mi è venuta voglia di fare un po' di movimento."
Da come mi stava fissando dritto negli occhi pareva quasi lo stesse dicendo di proposito per farmi arrabbiare. E detestavo ammetterlo, ma ci stava riuscendo. "C'è il campo da Quidditch, per quello," dichiarai, anche se mi pentii di aver detto queste parole appena uscirono fuori dalla mia bocca.
Un'espressione vittoriosa fece capolino sul volto di Malfoy, come se avessi detto esattamente ciò che voleva farmi dire. "Oh, piccola Weasley, non è quel tipo di movimento che intendo," replicò sfacciatamente. Noah si schiarì la gola a disagio e ad Amanda era decisamente sul punto di avere un infarto dalla contentezza.
Strinsi le labbra. Non sapevo neanche perché fossi così infastidita: oltre la sua faccia, che esprimeva tale soddisfazione da farmi voler dargli un ceffone, io sapevo perfettamente che andava a letto praticamente ogni giorno con una ragazza e non me ne era mai importato. Finché avesse tenuto le sue zampacce lontano dalle mie amiche e dalle mie cugine, per me aveva sempre avuto la libertà di farsi chi gli pareva...
Questo però il prima. Adesso, con mio sconcerto, ero arrabbiata perché non ero io al posto di Amanda, e ciò mi faceva soltanto rabbrividire. Se fosse stato brutto non ci sarebbe stato alcun problema, ma era dannatamente attraente, e potevo anche essere Rose Weasley, il Caposcuola perfetto, ma gli ormoni li avevo anch'io. E odiavo esserne in balìa.
Vide che non rispondevo, e sorrise. "Tranquilla piccola, non essere gelosa... arriverà il tuo turno prima di quando credi," mi sussurrò, e io alzai il mento verso di lui.
"Così non sei molto diverso da Thomas, Malfoy."
Allargò il sorriso. "Io sono estremamente diverso da Thomas," ribatté invece. Noah e Amanda si erano sentiti decisamente esclusi dalla conversazione, e perciò si erano messi a parlare di Quidditch tra di loro.
"Ah, sì?"
"Sì, perché io ti piaccio, e tu non vuoi ammetterlo a te stessa per colpa del tuo stupido orgoglio," il suo tono era suadente, voleva convincermi di ciò che stava dicendo. D'altro canto io sapevo che tra di noi c'era una certa attrazione fisica, ma piacermi? Doveva essere impazzito.
"Diamine, Weasley, se fossi meno altezzosa porterei te in dormitorio invece della Finch-Fletchley, e invece ti ostini a non volermi dare retta," adesso era frustrato, teneva la voce bassa per non essere sentito dalla sua amante e dal suo amico, e questo non faceva che rendere le sue parole più intime.
Era chinato al mio orecchio, allora indietreggiai di un passo per poterlo guardare dritto negli occhi grigi. "Non mi hai rivolto parola per una settimana, Malfoy, come pretendi adesso—"
Mi afferrò per il braccio, interrompendomi e cogliendomi di sorpresa. Girò il capo biondo platino verso Noah e Amanda. "Rose si è dimenticata di prendere pergamena e piume e inchiostro, torniamo subito," informò i nostri amici iniziando a trascinarmi di nuovo dentro il Castello. Nascosi agli occhi attenti di Noah la mia borsa, che invece conteneva il necessario per la ricerca.
Non avevo la minima idea di che cosa stesse facendo Malfoy, ma volevo saperlo. Il modo in cui stringeva il mio braccio mi incuriosiva.
Mi sospinse in un corridoio laterale, abbastanza stretto per gli standard del Castello, e ci fermammo sulla rampa delle scale che conduceva al piano inferiore, dove stavano le cucine e il dormitorio dei Tassorosso. Si sentivano vagamente i rumori degli elfi domestici che si davano da fare laggiù, ma per il resto non c'era anima viva.
"Malfoy, posso sapere che diavolo stai facendo?" chiesi, scorbutica, liberandomi della sua presa. Si appoggiò al corrimano delle scale con i gomiti, guardandomi adesso con indifferenza.
"Non potevo mica parlare di quanto vorrei portarti a letto con il mio amico, a cui piaci, lì accanto," sottolineò, senza il minimo accenno di imbarazzo.
Voleva portarmi a letto? Allora anche i suoi ormoni erano impazziti.
"Tu—tu mi odi. E io—ti odio," non sapevo bene cosa dire, quindi tirai fuori il mio mantra. C'era chi utilizzava tre cose non possono essere nascoste, il sole, la luna, la verità, e io avevo che odiavo Malfoy. Era sempre stato così. E non intendevo cambiare la situazione per cedere agli impulsi sessuali, non sarebbe mai successo. Che razza di persona sarei diventata? Un'ipocrita, sicuramente—per dirlo in maniera elegante.
"Io non ti odio. Semplicemente, mi irriti con molta più facilità di chiunque altro. E tu non mi odi, a te piace litigare con me. Ti mette di buonumore. Sembra che ti faccia innervosire, ma in realtà ti scarichi e sei più rilassata," sgranai gli occhi vedendo quanto bene mi conosceva, "ma sai cosa? Ci sono altri modi per ottenere lo stesso effetto, e sono più piacevoli."
Mi venne fuori una risatina nervosa che lo stupì. Le labbra rosee gli si schiusero leggermente, inclinò la testa come faceva sempre quando era curioso.
"Che mi stai dicendo?" chiesi, leggermente a disagio, guardando altrove, verso il buio delle scale, non illuminate interamente dalle torce appese alle pareti, per non fissare l'attenzione sulla maglietta che gli si era alzata rivelando le pelle dello stomaco. In quella posizione, allungato com'era, diventava difficile non essere consapevoli dell'effetto che provocava su di me.
"Sto dicendo che è diventato chiaro che ci intrighiamo dal punto di vista fisico. Tu mi trovi attraente, io ti trovo attraente. Onestamente, non vedo perché non dovremmo trarne il meglio," non aveva notato la mia reazione, ed era sicuramente un bene.
"Mi stai chiedendo di diventare la tua puttana personale?" ringhiai una volta compreso il suo scopo.
Ma certamente, quale poteva essere se non quello di avere per sé la ragazza impossibile, per conquistarla e sbandierarla con gli amici. In questo caso, gli amici gli avrebbero fatto un occhio nero, specialmente Al, che era così protettivo nei miei confronti.
Sgranò gli occhi. "Ma che dici? Non è minimamente il punto. Sto proponendo di andare a letto insieme, Weasley, e non so se sai come funziona, ma non ci guadagno certo solo io," lo disse esplicitamente, in modo così schietto da farmi spalancare la bocca.
Non che non avessi capito a cosa voleva arrivare, ma sentirlo in quel modo mi spiazzò.
Qual era il termine Babbano... scopamici?
"Tu stai scherzando," ero basita, "tu devi star scherzando, o saresti fuori di testa."
Scuotendo la testa feci per andarmene, ma con uno scatto felino prese il mio polso, e mi tirò a sé così forte che finii tra le sue gambe. Io ero in piedi, e lui appoggiato sul corrimano riusciva a risultare comunque più alto.
"Smettila di combatterlo," ansimò sulla mia bocca. Con una mano mi teneva i polsi dietro la schiena e con l'altra percorse la linea del mio collo. "Ci vogliamo a vicenda, Weasley, e questo non c'entra con le nostre famiglie o i nostri gruppi di amici o se ci stiamo simpatici. Ti trovo intollerabile, ma anche dannatamente affascinante, e so che provi lo stesso oppure adesso staresti con Noah o con chiunque altro, e invece sei qua con me."
"Non che tu mi abbia lasciato scelta," osservai. Mi morsi il labbro, e i suoi occhi vi scattarono famelici.
"Lasciami baciarti," sussurrò, e sentii le gambe molli nel percepire le sue mani scivolare sui miei fianchi, e il suo naso dritto sfiorare con delicatezza la curva del mio collo. Ma era legale stringere una persona così? Toccava una minuscola porzione di pelle e mi sembrava che stesse toccando tutto il mio corpo allo stesso modo e allo stesso tempo.
"Rose, sto per farlo," mi avvertì, forse perché non avevo risposto, forse perché non aveva intenzione di aspettare.
E poi, pensando a quanto fosse esperto in quel genere di cose, mi colpì come un treno la realizzazione che aveva toccato decine di ragazze in quel modo, e che non sarei mai stata l'ultima. Non che mi interessasse avere una relazione amorosa con lui, anzi, rabbrividivo al pensiero, però non ero entusiasta all'idea di andare a letto con lui—la prima volta, poi—con la consapevolezza che nel frattempo a sua volta andava con qualcun'altra.
Non ero bigotta, o altro, solamente non era il modo in cui avevo sempre pensato mi sarei approcciata al sesso.
Anzi, da piccola pensavo che avrei sposato prima papà e poi Al, non avevo proprio mai contemplato un simile rapporto con qualcuno. Tantomeno con Malfoy.
Stava per posare la bocca sulla mia, sentivo già il suo respiro fresco sulle mie labbra, quando a malincuore mi divincolai tra le sue braccia, e gli mormorai di lasciarmi. Lui non oppose resistenza, anzi, mi diede l'impressione che se lo aspettava, tanto che non era neanche sorpreso, soltanto esasperato.
"Che c'è ora?" chiese infastidito guardandomi male.
Abbassai gli occhi. "Scusa, Malfoy, ma non è il genere di relazione che voglio."
"E che cosa vuoi, che stiamo insieme e ci teniamo per mano e ci scambiamo teneri baci in pubblico?" replicò con una dose di sarcasmo che se non fosse stata diretta a me avrei trovato interessante. Era sinceramente stupito, come se gli avessi detto che tenevo un drago sotto il letto.
"No, certo che no!" risposi in fretta arrossendo furiosamente. Come poteva venirgli in mente una cosa del genere? Non saremmo durati due ore! Senza contare, inoltre, che nessuno dei due provava niente di genere per l'altro.
"E allora?" insistette, nervoso, cercando di capire, e si pizzicò il ponte del naso con due dita. Era un gesto di stizza che faceva solo quando parlava con me. L'unica persona cui avevo visto fare lo stesso movimento, e nelle stesse condizioni di stress, era suo padre Draco.
Giocherellai con l'orlo della mia divisa, senza rispondere, perché non sapevo come spiegargli che volevo la mia prima volta essere speciale, o perlomeno che fosse con qualcuno che amavo e che mi amava.
Lo sentii sospirare e avvolse le mie mani con le sue, infinitamente più grandi, pallide e morbide, fermando il mio tic dato dall'ansia. "È giusto. Ti capisco, siamo troppo diversi. Mi dispiace di averti messo in una posizione così scomoda, fai finta che non sia accaduto," disse a bassa voce, con tono abbastanza tranquillo.
"No, non è questo," cercai di trovare le parole per esprimermi in modo che capisse e che non sembrassi gelosa. Il tocco sulle mie mani mi faceva sentire meglio di quanto avrebbe dovuto. "Solo, non voglio andare a letto con qualcuno che magari la sera dopo sta già con qualcun'altra. E non c'entra il sentimento amoroso," mi affrettai a spiegare prima che si facesse strane idee, "è proprio il concetto che non mi quadra. L'ho sempre visto come una conseguenza dell'amore, non degli ormoni. E poi, io sono vergine."
"Vergine?" ripeté Malfoy incredulo sgranando gli occhi grigi. "Stai scherzando, non è vero?"
"No," risposi corrugando le sopracciglia, e lui fu ancora più sorpreso.
"Non ci credo," fu il commento, e lo guardai stranita.
"Puoi credermi se ti dico che non sono mai andata a letto con nessuno, Malfoy. Ho diciassette anni, mica quaranta."
"Scusa, è che onestamente sei troppo sexy perché ti creda," si strinse nelle spalle facendomi sfuggire una risatina. Che cretino.
"Ho capito il tuo punto, ma non lo condivido," riprese all'improvviso interrompendomi, "penso che la prima volta non debba essere con una persona che ami, ma con una di cui ti fidi. Anzi, se lo fai con il tuo ragazzo, e poi smetti di amarlo, magari avrai anche un ricordo brutto dell'esperienza. E se davvero ti dà così fastidio che vada con altre ragazze non lo farò," aggiunse, squadrandomi da sotto le ciglia biondo chiaro.
Questo non me lo aspettavo. Davvero voleva così tanto venire a letto con me? E poi, quello che aveva detto sull'amore con un ragazzo che si smette di amare pensavo fosse vero, però...
"E io mi devo fidare di te?" chiesi sincera.
Mi guardò negli occhi. "Sì, non sono un mostro. So che non mi hai mai sentito parlare in giro delle ragazze che mi porto a letto, e non voglio far nulla che ti faccia stare peggio di quanto tu stia già per la questione delle visioni."
"Ci penserò, Malfoy," dissi infine allontanandomi, cercando di distanziarmi da quella parte di me che avrebbe voluto gettarsi fra le sue braccia senza dignità.
Malfoy sogghignò e mi afferrò la vita, invertendo le posizioni e facendo aderire la mia schiena allo spesso corrimano in pietra delle scale.
"Permettimi di mostrarti quello che potrai avere se dici di sì," sussurrò, arrogante e pieno di sé come al solito, e mi baciò.
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