58 [𝐴𝑙𝑏𝑢𝑠] - 𝑆𝑡𝑖𝑙𝑙 𝑡𝒉𝑒 𝑜𝑛𝑒
{Albus e Isabelle: nominatemi una coppia migliore di loro... se ci riuscite (; }
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"Ho fame!" piagnucolò Izzy al mio fianco, trascinando gli stivali nella neve con aria stanca. "Ho fame, Al."
"Tu hai sempre fame, stella," le ricordai con un sorrisetto divertito, girandomi a guardarla. Lei si era bloccata in mezzo al corso principale e mi guardava con un sopracciglio alzato. "E con questo cosa vorresti dire?" chiese, piccata.
Ogni volta che Isabelle si trovava nel mio campo visivo, mi rendevo conto di quanto fossi innamorato di lei. Poteva sembrare melenso, esagerato, ma era la verità. E non c'entrava la sua ammaliante ed estrema bellezza, che la rendeva a mani basse la ragazza più affascinante del nostro anno - era il modo in cui la mia anima si legava alla sua che la rendeva così speciale.
Spostò i lunghi capelli neri oltre la spalla, che le accarezzavano la vita, e mi guardò con un sopracciglio alzato. Aveva degli occhi scuri, che alla luce del sole assumevano una sfumatura dorata, e che venivano spesso confusi con del semplice nero. La sua pelle era chiarissima, ed era anche piuttosto alta per essere una ragazza, sul metro e settantacinque. Era slanciata, aggraziata, e sapeva prenderti a calci in culo se voleva.
"Perché mi stai fissando in quel modo?" chiese, perplessa. Mi resi conto che mi ero fermato anch'io, e che la stavo guardando come un maniaco.
Mi venne da sorridere. "Scusa, Iz. Andiamo," feci poi, allungando una mano verso di lei. "Prima di vederci con gli altri ti compro una cioccolata calda."
"L'ho già bevuta," rispose lei, afferrandola tra le sue dita lunghe. "Meglio una ciambella. Di quelle con lo zucchero ovunque."
Scoppiai a ridere, e le accarezzai la testa. "Sei meravigliosa."
"Eh già," replicò, facendomi un occhiolino. "Assolutamente meravigliosa."
Certe volte mi soffermavo a guardarla, e pensavo a quanto fossi fortunato a stare con lei. Okay, altra dolcezza nauseante, però... provate a pensarci su. Ero innamorato di lei da quando avevamo quindici anni, e l'avevo fatto quasi in segreto, tranne che per Scorpius, che sapeva tutto di me. Al sesto anno, dopo tutto il dramma successo a novembre, sotto incitamento del mio amico - anzi, obbligo - gliel'avevo detto, mi ero dichiarato, e lei aveva mandato in frantumi ogni mia speranza, rifiutandomi. Io mi ero consolato con non mi ricordavo chi, per passare il tempo, e solo a metà del settimo anno ero riuscito a farmi dire di sì.
Izzy era una persona speciale, e non lo dicevo perché ero innamorato di lei, ma perché era una cosa oggettiva. L'avevo sempre pensato, l'avevo sempre ammirata. Era la migliore amica di Ronnie da quando aveva undici anni, e si era da subito rivelata una bambina tostissima.
Era una personalità forte, dotata di gentilezza, bontà, spirito di sacrificio, e trattava sempre al meglio il prossimo, preoccupandosi anche per chi non conosceva, ed era sempre caritatevole, compassionevole, dolce.
Questi aspetti di lei saltavano fuori spesso, ma erano le caratteristiche meno ovvie a renderla così unica. Una volta aveva dato un cazzotto in pieno viso ad una ragazzina che aveva insultato Rose in mezzo al corridoio. Era leale come poche, ottimista, ma anche cazzuta da morire, indipendente, feroce, impetuosa, una tempesta in continuo movimento. Non si era mai tirata indietro dal difendere chi amava, non tenevo neanche più il conto di tutte le volte in cui aveva difeso mia cugina da tutte le accuse che le venivano rivolte.
Eccelleva in tutto quello che faceva, ed era soprattutto versata nelle Arti Oscure, o meglio, nella materia di Difesa contro queste. Aveva un'enorme senso della giustizia, e desiderava evitare che le persone intorno a lei soffrissero, spesso e volentieri prendendosi lei il carico delle loro sofferenze.
E poi l'amicizia che aveva con Rose era strabiliante. Loro erano, più che amiche, sorelle. Trascorrevano insieme ogni minuto possibile della loro vita, e a volte si capivano senza parlare, quasi come se condividessero un qualche legame mentale.
A mio modesto parere, comunque, il suo aspetto migliore era il fatto che fosse così aperta. Non risparmiava mai un sorriso a nessuno, una parola di conforto, ma anche un bell'insulto o una frase aspra per chi trattava male lei e coloro a chi voleva bene. Poi, tutti la stimavano, e cercavano i suoi consigli, ed era popolare non per i suoi natali, ma per chi era lei, dentro.
E io ero immensamente felice di averla finalmente al mio fianco.
"Ciao, Al," mi salutò Colin, con accanto Kevin, suo fratello gemello. "Allora tutti alla Stamberga?"
"Ciao, ragazzi," esclamai con un sorriso, dando una pacca sulla spalla di entrambi. "Sì, anche noi ci stiamo andando. Sapete quanto a lungo Norah riuscirà a tenerlo impegnato?"
Kevin e Colin si scambiarono uno sguardo divertito. "Oh, conoscendo nostra sorella piuttosto a lungo," rispose il primo con un sorrisetto malizioso. "Norah sa essere molto... persuasiva."
Scoppiai a ridere. Quella ragazza era un tornado vivente, un concentrato esplosivo di energia e cattiveria. La adoravamo tutti, noi quattro. Era come la versione più dark e più estrema di Ronnie - infatti credevo che sarebbero andate piuttosto d'accordo, se si fossero liberate di quell'insensata faida tra Case che le faceva sempre litigare come cane e gatto.
Vidi Izzy corrugare la fronte, infastidita. "Che intendete?" domandò.
I gemelli la guardarono come la guardava chiunque: immaginandosela nuda. Era una degli aspetti con cui dovevo fare più i conti da quando uscivo con lei, e nonostante questa storia si ripetesse da tempo, comunque non potevo non provare una profonda irritazione di fronte quegli sguardi lascivi.
Colin intercettò la mia espressione dura e distolse in fretta gli occhi dalla mia ragazza. "Credo che Norah non vedesse l'ora, sai, di andarci a letto. È fissata con Scorpius."
"Come lo è qualsiasi altra ragazza della scuola che non pensa ad Albus," aggiunse Kevin, ridendo.
Quelle due risposte non parvero affatto piacere a Izzy, che mise il muso. "E dite che lui lo farebbe? Scorpius ci starebbe?"
"Non lo so, è strano ultimamente, ma è pur sempre sesso, perché dovrebbe tirarsi indietro? È stato con Norah tante di quelle volte..." rispose Colin, facendo spallucce.
Lei abbassò lo sguardo, restando in silenzio, demoralizzata.
Insomma, capivo l'essere nervosa per ciò che aveva detto Kevin, sulle spasimanti che avevo in giro per il Castello, ma perché mai si sarebbe dovuta rabbuiare di fronte l'evidenza di Norah e Scorpius che andavano a letto insieme?
"Va bene, noi ci fermiamo al volo a prendere qualcosa da mangiare," li informai, prendendo Izzy per la vita e iniziando ad allontanarmi da quei due. "Ci vediamo direttamente alla Stamberga."
I gemelli annuirono, e si incamminarono per la strada opposta. Izzy aspettò che fossero fuori dalla portata d'orecchio per sbuffare come una ciminiera. "Io non li sopporto."
"Ma come?" replicai vivacemente, salutando con la mano il Prefetto dei Tassorosso, "loro ti amano."
Ed era vero. Ogni mio amico aveva una cotta per lei. Ma non era colpa loro, era Isabelle che riusciva a piacere a chiunque, una dote naturale.
"Hey, Pat, che mi dici?" esclamai, quando vidi che il Capitano della squadra di Quidditch dei Tassorosso mi stava venendo incontro a braccia spalancate.
Izzy sbuffò di nuovo.
"Mi sei mancato, amico," replicò lui, avvolgendomi in un abbraccio sincero. "Non ci siamo visti da quando sono iniziate le vacanze, non puoi sparire per così tanto tempo."
Poi Patrick si voltò verso le due ragazze con cui stava, e che, dallo sguardo tagliente di Izzy, mi resi conto che mi stavano mangiando con gli occhi. "Queste, signore mie, è nientemeno che Albus Potter, il miglior Cercatore che Serpeverde abbia mai avuto l'onore di avere," proclamò, fiero come se stesse parlando di sé stesso.
Stava chiaramente esagerando, ma non mi presi la briga di correggerlo. Preferii invece introdurre a mia volta Izzy come la mia fidanzata, facendo raffreddare appena l'entusiasmo delle due ragazze.
Sapevo per esperienza che Pat non era l'unico a pensare che il ruolo di Capitano dei Serpeverde sarebbe dovuto spettare a me, invece che a Scorpius. La verità era che io sarei stato un allenatore terribile, e avrei sicuramente invitato tutti a bere una Burrobirra ai Tre Manici Di Scopa invece che ad allenarsi come effettivamente avremmo dovuto fare.
Forse potevo sembrare adatto a fare il capo, ma era il mio amico quello più capace.
"E quella meravigliosa donna che è tua cugina dove la trovo?" mi chiese poi il ragazzo, con un sorrisetto malizioso. "Non sia mai che abbia cambiato idea sull'uscire con il sottoscritto."
A questo punto intervenne Izzy, allargando il suo sorriso. Un sorriso finto come il parrucchino di Zio Vernon. "È ad un appuntamento con Julian Walker, il suo compagno di squadra."
Gli angoli della bocca di Patrick si abbassarono, e nascose la delusione facendo spallucce. "Sarà per il mese prossimo. Andiamo, ragazze, la Stamberga ci sta aspettando!" ci salutò con un cenno del capo e poi avvolse le spalle delle sue due accompagnatrici con le braccia, iniziando a fischiettare.
"Io odio anche il fatto di non poter fare due passi senza che tu venga fermato," mi informò la mia ragazza, tetramente. "Sei assurdamente famoso."
"È per mio padre," risposi, scuotendo la mano per minimizzare il tutto. "Perché sono un Potter."
Izzy si piazzò le mani sui fianchi. "Sai benissimo che non è soltanto questo, caro il mio Serpeverde. Guardali," indicò con il mento il gruppetto di Corvonero con cui studiavo ogni tanto, che mi stava salutando dall'altra parte del corso, e cui risposi con un sorriso, "la gente ti venera, Albus. Sei la persona più socievole che sia mai esistita in questo mondo, non sto scherzando. La tua popolarità non può dipendere dal tuo cognome."
Non che avesse torto, però... il suo discorso non mi convinceva del tutto. Essere il figlio dell'eroe del Mondo Magico, che ha salvato le vite di migliaia di persone, non poteva non influire. Certo, il fatto che non fossi una sottospecie di mummia aiutava, però lo faceva anche il mio nome.
Scossi la testa con un sorriso. "Dai, andiamo. Abbiamo una ciambella da prendere."
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La stradina brecciata che portava alla Stamberga Strillante costituiva una delle prime deviazioni da High Street, e conduceva direttamente su una collina. La casa era diroccata e recintata. Le finestre erano tutte chiuse e mancavano delle tegole sul tetto. Nel giardino l'erba cresceva incolta e qualche albero disparato e spoglio si faceva largo qua e là.
Insomma, era il posto perfetto dove andare per far sì che Scorpius non ci trovasse.
"Pensi che ne sarà contento?" domandò Izzy, avvolgendosi meglio una delle sue sciarpe enormi e lunghissime attorno al collo. "Scorpius, intendo. Non ha mai detto niente su questa cosa."
Mi mordicchiai il labbro. "Lo sai com'è fatto. Secondo me gli farà piacere. Non si compiono diciotto anni tutti i giorni."
"Rose dice che non vuole fare niente," insistette, guardandomi con quei suoi meravigliosi ed enormi occhi scuri. "Perché odia stare al centro dell'attenzione."
Mi grattai la nuca. "Non è esattamente così. Scorpius non vuole organizzare e far vedere che ci tiene, ma una volta che ci siamo ne è felice. E lui ora ha bisogno di essere felice, quindi farò di tutto perché possa esserlo."
Izzy mi sorrise, lasciando scivolare la mano nella mia. "Va bene, allora lo facciamo."
Ultimamente Scorpius era stato strano, molto più del solito. Negli ultimi cinque o sei giorni si era rinchiuso in una sorta di mutismo da cui usciva solo per litigare con Rose, ma anche quelle erano delle discussioni spente, fiacche, come se non ci provasse più gusto, e duravano appena due minuti prima che entrambi si voltassero e se ne andassero.
Non capivo che cosa gli fosse successo. Ultimamente l'avevo visto così sereno, tranquillo, aveva anche preso a sorridere quasi sempre, e poi chiusura totale. Come era potuto succedere? Che senso aveva dimostrare di essere contento in un periodo in cui tutto andava male, e poi appena le cose si sistemavano ripiombare in uno stato di malessere?
Scorpius più che il mio migliore amico era una parte di me. Non riuscivo ad immaginare di vivere senza di lui, e il suo dolore era il mio. A dirla tutta, non mi sarei mai aspettato di costruire un'amicizia così importante - e definirla così era riduttivo, davvero, - proprio con lui, eppure da quando ci eravamo incontrati per la prima volta sull'Hogwarts Express, era come se le nostre anime avessero fatto click. Come se avessero scelto di legarsi e di non sciogliersi mai più.
Magari il legame tra di noi poteva allentarsi, di volta in volta, ma non poteva spezzarsi. Era semplicemente impossibile. A prova di rottura. Ci avrei messo la mano sul fuoco.
Comunque ero sicuro che una festa di compleanno gli avrebbe tirato su il morale, ultimamente così basso. Non mi voleva raccontare cosa avesse, tendeva a chiudersi in sé come aveva sempre fatto, come era nel suo carattere. Certe volte avrei voluto parlasse in modo più sincero con me, ma non era nella sua natura, e io non potevo forzarlo. Per le cose importanti non esitava mai, quindi forse era un periodo passeggero. Se fosse persistito, gli avrei chiesto di nuovo di parlarmene.
Arrivammo alla Stamberga Strillante che erano già quasi tutti lì. Noah accanto a Livia, Dave che parlava fitto con Kalea, i gemelli Flint, Wilhelmina e Amanda, e poi un'altra buona trentina di nostri amici che conoscevamo bene o male da quando eravamo entrati a scuola.
Ci guardarono tutti con aspettativa appena entrammo. Avevano lasciato libera la scrivania di fronte a tutte le sedie, e c'era persino qualcuno in piedi. Molti non avevano idea di cosa li avessi convocati a fare, sapevano solo che aveva a che fare con il compleanno di Scorpius, e ciò era bastato a farli venire.
Quel rompiscatole poteva anche atteggiarsi a fare il tenebroso della situazione, ma aveva una bella quantità di gente che gli voleva bene, nonostante tutto.
"Dov'è Rose?" sussurrai a Noah, che si era alzato per venirmi incontro.
Lui scrollò le spalle. "Sarebbe dovuta essere già qui. Magari si è dimenticata."
"Non penso proprio," intervenne secca Izzy. "Non si scorderebbe mai di una cosa del genere."
"Scorpius non è esattamente il suo migliore amico, forse non le andava di fargli un piacere," le feci notare.
E invece Rose mi smentì, ovviamente, come faceva sempre. Quando tutti si aspettavano una certa cosa da lei, mia cugina riusciva a sorprenderti, a fare l'opposto.
Spalancò la porta della Stamberga Strillante con chiara rabbia sul suo volto, e per un attimo tutti si voltarono a guardarla, uno scricciolo con i capelli rossi e lo sguardo furibondo. "Quel cretino non si merita così tanta gente che si sforzi per lui!" esclamò, nervosa, dopo averci lanciato una lunga occhiata per sondare le persone presenti.
Julian al suo fianco aveva un sorrisetto divertito cucito addosso, così diverso dalle espressioni contrariate che indossavamo noi, i suoi amici più stretti. Lui era l'unico che ci prendeva gusto quando discutevano.
Come succedeva per Scorpius, negli ultimi giorni avevo avuto difficoltà anche a comprendere Rose. I miei due migliori amici, le persone più importanti della mia vita, che avevo sempre capito al volo, con cui avevo condiviso così tanto - adesso era come se fossimo sintonizzati su due frequenze totalmente diverse, come se abitassimo in mondi opposti.
Credevo fosse a causa dell'esperienza del Lord Protettore, del legame che inevitabilmente si era andato a creare tra di loro, ma entrambi erano stati molto schietti e decisi nel negare ogni possibile implicazione romantica tra di loro, e così avevo lasciato stare.
Rose si accorse degli sguardi perplessi di buona parte del gruppo e arrossì. "Scusate. Siamo tanto in ritardo?" fece poi, avvicinandosi ad un tavolino e sedendocisi sopra, accanto a Dave.
"Siamo appena arrivati," rispose Wilhelmina, che noi soprannominavamo Mina. "Stavamo aspettando che Albus ci spiegasse il perché di tutta questa cosa."
Mi sfregai le mani, cercando di acquisire un po' di calore all'interno di quel posto gelido. Lasciai scorrere gli occhi sulla quantità di gente stipata nella Stamberga, incrociando i loro. "Sì, be', come tutti sapete, tra dieci giorni è il compleanno di Scorpius. Lui non vuole organizzare nulla, e non si aspetta che lo facciamo noi, quindi gli organizzeremo una festa a sorpresa."
Il venticinque gennaio il mio migliore amico avrebbe fatto diciotto anni. E io, da bravo nostalgico qual ero, mi ricordavo ancora della Cioccorana che era scappata dal finestrino del nostro scompartimento, quel lontano primo settembre del primo anno.
"Difficile superare quello che abbiamo messo insieme l'anno scorso," ghignò Colin, "neanche Potter era mai riuscito a farne una altrettanto forte."
"Ci proveremo," replicò Izzy, accanto a me.
"Ma sì, al massimo rimediamo un po' di droghe pesanti e via," suggerì Kevin. La sua fu presa come una battuta, e molti risero, ma non ero sicuro di quanto stesse scherzando. I gemelli sapevano essere pericolosi da morire quando ci si impegnavano.
"Dov'è ora Malfoy? Cerchiamo di assicurarci che non entri qui dentro a rovinare la sorpresa," borbottò Troy, il migliore amico di Julian, appoggiato con le spalle alla parete dell'edificio. Loro due erano come le erbacce: sempre insieme, sempre ovunque. Non poteva starcene uno senza l'altro - e sapevo che l'intera Hogwarts diceva lo stesso di me e Scorpius.
Un risolino malizioso scosse i Serpeverde.
"Non preoccuparti di questo, Walker," rispose Mina, "se ne sta occupando Norah. Chissà se li rivedremo più."
La reazione preoccupata di Izzy attirò la mia attenzione; la ragazza si scambiò uno sguardo con Rose, che era impietrita. Merlino, quelle due non le avrei capite mai.
"Dobbiamo decidere prima di tutto il posto," Noah cambiò argomento.
"La Stanza delle Necessità?" propose una voce dal fondo del locale.
"Banale," la bocciò subito Colin. "Facciamo ogni santa festa là. Forse è ora di cambiare un po'."
Kalea aggrottò la fronte. "Cambiare?" gli fece eco, scettica.
"Dobbiamo fare una festa come si deve, è vero, ma comunque in sicurezza," la appoggiò Izzy, accavallando le gambe. "La Stanza delle Necessità ci permette di fare quel che ci pare."
Trevor Collins, il Prefetto di Tassorosso che Rose aveva baciato a settembre, ridacchiò. "Abbiamo Rose Weasley dalla nostra parte. Con tutti gli incantesimi che sa fare, non sarà certo un problema decidere un altro posto."
Vidi Rose sorridergli, compiaciuta, e Trevor le fece un occhiolino. Che cosa voleva quel deficiente ancora? Non mi ero certo dimenticato come l'avesse incitata a spogliarsi mentre era ubriaca. Difatti, il pugno che gli avevo tirato in seguito a quell'evento avrebbe dovuto tenerlo buono almeno per un altro po' di tempo.
"Sì, ma quale?" insistette Noah.
"Le Serre, magari?" fece Mina.
Scossi la testa. "Sono troppo difficili da incantare, e poi con tutte le piante sarebbe un vero casino. Se combiniamo qualche danno è la volta buona che Neville ci uccide."
"Pensiamo a Scorpius," ci spronò Livia. "Cosa gli potrebbe piacere?"
"La Torre di Astronomia," rispondemmo in coro io e Rose, senza pensarci due volte.
La fissai con tanto d'occhi, lei mi restituì uno sguardo sorpreso e imbarazzato. Ma quanto bene erano arrivati a conoscersi quei due?
"È una buona idea," dichiarò Izzy, ma con fare esitante. "Solo che... insomma, forse siamo troppi."
"Come troppi?" chiese Dave. "Chi abbiamo intenzione di invitare che non si può stare nella Torre?"
Rose dondolò le gambe oltre il banco, pensierosa. "È una festa, e soltanto per questo dobbiamo calcolare tutti quelli di sesto e settimo anno. E poi è la festa di Malfoy, che è popolare pure tra quelli più piccoli, ovviamente, e perciò direi anche quarto e quinto. Senza contare i ragazzini di primo, secondo e terzo, che riusciranno sicuramente a imbucarsi. Sono pieni di risorse quando si parla di andare a dormire oltre le dieci di sera," aggiunse scherzando, e le sue parole fecero ridere pure me.
Noah scosse la testa con un sorrisetto. "Che assatanati."
"Io non ero così a dodici anni," dichiarò Colin, ma noialtri lo guardammo con un sopracciglio alzato.
"Infatti tu eri molto peggio," constatò Dave, e Colin gli tirò addosso una pallina di carta con cui si stava tenendo occupato dall'inizio di quella riunione.
Per qualche istante nessuno disse niente, tutti impegnati nel rimuginare per trovare qualcosa di epico che potesse piacere al mio amico.
Per quanto ultimamente fosse stato strano, non avrei mai voluto che non festeggiasse il compleanno, o che lo passasse sentendosi triste o poco amato. Anzi, era proprio questo il punto: volevo che questa festa gli dimostrasse quanto tenevamo a lui, e quante persone erano disposte a rimboccarsi le maniche per la sua felicità.
Bisognava trovare qualcosa di speciale, qualcosa che non si era mai visto in tutta Hogwarts. Qualcosa che avrebbe fatto rimanere chiunque a bocca aperta, che James mi avrebbe invidiato fino alla fine dei tempi.
"Usiamo la Sala Grande."
Ogni singola persona presente si girò nella mia direzione, chi lievemente sorpresa, chi con la bocca spalancata. Non riuscivo neanche a credere a quello che avevo detto, ma lo intendevo.
"Usiamo la Sala Grande," ripetei. "La maggior parte di noi è del settimo anno, sappiamo come muoverci. Se ci mettiamo insieme possiamo farcela."
Izzy non credeva alle proprie orecchie. "La Sala Grande, Albus? È... non esagerato, di più."
"Secondo me ci sta," intervenne Noah, sghignazzando. "Sarà leggendario."
"Sarà anche leggendario vedere come la McGranitt espellerà ogni studente del Castello," replicò Julian con una smorfia, ma nessuno di noi gli prestò attenzione.
Si poteva fare.
"Se ci beccano abbiamo chiuso, ne sei consapevole?" mi domandò Rose, restia come il suo amico nel mettere in atto la mia proposta sconsiderata.
Annuii. "Sì, ne sono consapevole. Sarà la festa migliore che Hogwarts abbia mai visto."
"Bene," disse allora mia cugina, e vidi lentamente la parte Weasley che era in lei prendere il controllo su quella Granger, man mano che il suo sorrisetto si allargava, "allora è ora di rimboccarsi le maniche."
Per tutta la settimana successiva, lavorammo duramente. Con i miei amici passammo le ore a spulciare i libri nella biblioteca per trovare incantesimi che isolassero completamente la Sala Grande e l'intero corridoio, che non facessero sentire la musica, vedere le luci, che nascondessero gli invitati che entravano ed uscivano.
Ognuno si divise i compiti: chi, appunto, come me e Rose, faceva ricerche, e chi si occupava degli aspetti pratici come ordinare l'alcol e il cibo, e la torta di compleanno, il tutto senza farsi beccare dalla McGranitt o da qualsiasi altro insegnante.
Avevamo sperato nell'aiuto di Teddy, ma lui a parte le lezioni e i pasti non aveva nessun tipo di contatto con noi. Spariva appena aveva un secondo libero, e avrei scommesso mille galeoni che passava ogni minuto che poteva cercando di parlare con James, o comunque di farci pace.
Quel sabato Izzy, Kalea e Livia avevano approfittato della gita ad Hogsmeade per ordinare tutto da Mielandia, e accordarsi con mio fratello perché fosse lui a prendere da bere dai Tre Manici Di Scopa per non far insospettire più di tanto la sin troppo permissiva Madama Rosmerta. Noah e Dave, invece, con l'aiuto di Colin, Norah e Kevin, si erano incaricati di allontanare Scorpius dal Castello e dai negozi occupati ad organizzare la festa, portandolo in giro per distrarlo.
Io, Lily, Hugo e Rose infine eravamo come al solito in biblioteca, mia sorella e mio cugino che si occupavano degli incantesimi come i fuochi d'artificio magici e la decisione su cosa chiedere allo zio George dai Tiri Vispi Weasley, e noi due invece su quelli di protezione della sala.
"Credi che il Muffliato riesca a coprire una zona così estesa?" domandò scettica Rose, sfogliando le pagine dell'enorme libro che aveva preso in prestito da Vitious come approfondimento per prepararsi agli esami. Si mordicchiò appena le labbra, gesto che faceva spesso.
"Be', penso di sì," mormorai, appuntandomi sul retro del mio libro di testo il nome di un fiore utile a far cambiare il colore dei drink. "Lo spero."
"Santo Godric," esclamò, nervosa. "Siamo a fine gennaio, Al. Dovremmo starci preparando per i M.A.G.O., non cercare di infrangere ogni possibile regola del Castello e mettere su un festino clandestino nel cuore della scuola."
Mi venne da ridere. "Oh, lascia per un attimo che l'influenza di zio Ron abbia il sopravvento. Questo compleanno sarà pazzesco."
Mi sarei aspettato avrebbe fatto un sorriso e scosso la testa con quella sua solita aria da mamma apprensiva, ma lei invece aggrottò la fronte e alzò gli occhi chiari dal testo che stava leggendo. "Perché fai tutto questo?"
"Che intendi?" feci io di rimando, con fare evasivo. "Scorpius è il mio migliore amico."
"Al, c'è qualcosa che non va?"
Ecco il mio legame con Rose. Servito su un piatto d'argento. Lei era capace di dedurre come stavo semplicemente dal modo in cui sbattevo le palpebre. Mi conosceva meglio di quanto conoscesse se stessa, e viceversa - anch'io la conoscevo meglio di quanto conoscessi me stesso.
Non c'entrava il fatto che non avessimo passato un giorno separati da quando eravamo nati, noi eravamo così. Lei era il pilastro portante della mia intera vita, se non ci fosse stata non sarebbe stata la stessa cosa.
Questo aveva i suoi lati positivi come negativi. Da un certo punto di vista, non dovevo sforzarmi di farmi comprendere, o prenderla da parte per dirle qualcosa, perché era lei che da un minuscolo mio gesto riusciva a leggermi dentro. Non le poteva sfuggire nulla. Dall'altro, però, proprio il fatto che non le sfuggisse nulla rappresentava, rarissime volte, per me, un problema. Nasconderle qualcosa, come ad esempio il mio amore per Isabelle, era stato un qualcosa in cui mi ero dovuto impegnare anima e corpo, altrimenti mi avrebbe capito al volo.
Da quando era iniziata la scuola, a settembre, fino a dicembre, dovevo ammettere che questo rapporto quasi simbiotico si era appena allentato. Io ero preso dalla mia storia con Izzy, lei da Caleb - e non c'era singolo giorno in cui non mi pentissi di aver tardato a fornirle il mio appoggio - e ognuno aveva sviluppato altre priorità.
La verità era che sapevo che stava affrontando qualcosa, ma non avevo mai insistito, per due motivi: il primo era che se non era venuta lei a confidarsi, io non volevo forzarla; e il secondo era che, da egoista qual ero, avevo capito che si stava avvicinando a Scorpius, e non mi ero voluto mettere in mezzo. Avevo desiderato andassero d'accordo con tutto me stesso, nel corso degli anni, e temevo che una mia eventuale intromissione avrebbe rovinato le cose.
Poi, invece, da dicembre in poi le cose erano cambiate drasticamente. Io mi ero avvicinato a Izzy, ma mi ero comunque impegnato nel non trascurare mai più mia cugina, e tutti e quattro, anche con Scorpius, ovviamente, ci eravamo cimentati in una serie di indagini che neanche Nancy Drew. Per quanto infatti il Lord Protettore avesse rappresentato per noi la questione più pressante, con annessi e connessi, eravamo riusciti lo stesso a trovare tempo per noi, e la nostra amicizia si era rinforzata in un modo che non avrei neanche ritenuto possibile.
Ne ero stato seriamente contento, mi ero reso conto di come fosse possibile dedicare del tempo alla mia ragazza senza dover mettere da parte i miei migliori amici, un concetto che spesso e volentieri sfuggiva alle neo coppie. Credevo che le cose si fossero sistemate, stabilizzate, che adesso saremmo andati tutti d'accordo, che ci saremmo potuti godere il nostro ultimo anno.
Ciò che c'era di bello però non sembrava destinato a durare, e infatti non avevamo fatto in tempo a mettere piede dentro scuola che l'equilibrio si era spezzato, e tutti erano tornati a litigare come cani e gatti - Noah e Livia, Kalea che aveva rotto con Logan, e soprattutto Rose e Scorpius. E l'aspetto peggiore di tutta la storia era che io non sapevo il perché.
Cosa poteva aver spinto mia cugina e il mio amico a discutere così pesantemente da non riuscire più a guardarsi in faccia? C'era da diventare matti.
Mi resi conto che Rose mi stava ancora guardando, ora con una sottile ruga di preoccupazione tra le sopracciglia eleganti, in attesa di una risposta.
Mi passai le dita tra i capelli, nervoso. "Non lo so. Non lo so se c'è qualcosa che non va."
"Che intendi?" chiese, in chiara apprensione. Era di fronte a me, quindi dovette allungarsi per mettere la mano sulla mia.
Accolsi il suo tocco con sollievo. Il suo affetto aveva su di me un effetto particolare: quello di Izzy mi faceva riempire di amore, quello di Scorpius mi suscitava una sensazione simile a quella che si prova nello stare a casa, magari a Natale, circondato dai propri cari, in un attimo di pura gioia. Rose aveva il dono di farmi sentire come se tutto andasse per il verso giusto. Quando mi sentivo sconvolto o turbato o anche solo preoccupato, e lei mi sfiorava o mi abbracciava, circondando il mio busto con quelle sue braccia esili, tutto passava. Non c'era nulla che potesse essere sbagliato se lei era nei paraggi.
E da quello che mi raccontava Izzy, dalla quantità di gente che le ronzava attorno, da come era adorata, era facile rendersi conto del fatto che questo non valesse solo per me.
Papà - che stravedeva per lei, era palesemente la sua preferita di tutti i nipoti - ripeteva sempre che avrebbe fatto grandi cose nella vita, che era destinata a costruirsi un nome e ad essere ricordata. Non sapevo però se lo dicesse perché era la copia femminile di zio Ron, che considerava un fratello, con influenze della sua migliore amica, zia Hermione, oppure perché davvero credesse in lei.
"Perché non me ne parli?" insistette. "Magari posso aiutarti."
"È questo il punto Rose," sospirai. "Tu vuoi aiutare tutti, ma chi aiuta te?"
La confusione le inondò il volto. Come avrei fatto a spiegarle che volevo a lei e Scorpius così bene che proprio il fatto che non si rivolgessero più parola era ciò che mi faceva stare male?
Non era come negli anni passati. Fino al settimo avevo semplicemente dovuto accettare il fatto che non si prendessero caratterialmente, che ci fosse un'antipatia di fondo sulla quale era difficile lavorare. Poi erano riusciti a smentire me quanto loro stessi, e sembrava fossero in grado di costruire un bel rapporto, o comunque uno civile. E ora di punto in bianco, questo.
La prova provata della mia tesi arrivò mezzo secondo dopo. Scorpius sbucò da dietro uno scaffale, con Noah e Dave che, nel panico, cercavano di convincerlo ad andare via, beccandosi i rimproveri di Madama Pince.
Mi rivolse un sorriso quando mi vide, uno di quei sorrisi caldi che per me erano all'ordine del giorno, ma che chiunque altro non faceva che ripetere quanto fossero rari. Aprì la bocca per dirmi qualcosa, forse per salutarmi - poi però vide Rose seduta di fronte a me, e la richiuse di scatto, immobilizzandosi a metà strada.
Rose si girò per vedere che stesse succedendo, e come lo notò sobbalzò. Per un attimo rimasero a guardarsi, come Pietrificati, entrambi sorpresi, e con una nota dolente negli occhi.
Pensai - sperai - stessero per rivolgersi la parola. Ero arrivato ad un punto tale che avrei preferito persino vederli insultarsi piuttosto che quel silenzio doloroso per tutti. Rose però deluse le mie aspettative, e raccolse con un solo gesto tutti i suoi libri, e se ne andò senza dire nulla.
Vidi Scorpius seguirla con lo sguardo finché non fu scomparsa, allora sospirò profondamente e si sedette sulla sedia che lei aveva lasciato libera, cadendo come un peso morto. Noah e Dave si unirono a noi, con delle espressioni rattristate che dovevano rispecchiare la mia.
"Quindi la situazione non si smuove," provai a commentare. Erano quindici giorni che quella storia andava avanti, e noi non sapevamo più che fare. Avevo ormai perso il conto delle volte in cui avevo domandato ad entrambi che cosa stesse succedendo, e ogni giorno la risposta era la stessa.
"Non mi va di parlarne," rispose infatti Scorpius, come da copione. Agitò in aria la mano inanellata a minimizzare l'accaduto. "Rinuncia, Al."
"Parlarne ti farebbe bene, invece," ribadì testardo Noah, giocando con l'elastico per capelli che Rose aveva dimenticato sul tavolo.
Mi sarei aspettato Scorpius si sarebbe infastidito, invece corrugò le sopracciglia, come prendendo in considerazione la sua proposta. "Non in questo caso."
"Non capisco cosa potrebbe esserci di diverso dalle altre litigate," intervenni. "Insomma, discutete ventiquattro ore su ventiquattro. Perché stavolta è andata così?"
Dave mi scoccò un'occhiataccia. "Non hanno litigato su chi si merita un voto più alto a Pozioni, Albus. C'eri anche tu sulla Torre di Astronomia."
"Sì, e non—"
"Basta, ragazzi, per favore," sbottò Scorpius, gli occhi incollati al tavolo, le mani a sorreggere il viso. "Ho detto che non mi va."
Fu solamente la sua espressione stravolta che mi fece fermare. Mi sporsi in avanti per osservarlo meglio. Aveva delle occhiaie violacee che facevano quasi paura, e la cravatta storta, i capelli più disordinati del solito.
"Sei sicuro?" chiesi per l'ultima volta, pronto a ricevere l'ennesimo rifiuto. Io dovevo provarci, era vero, non potevo permettere che stesse male e che non si sentisse amato o in grado di confidarsi, ma sarebbe stata una violenza se l'avessi obbligato a farlo.
Lui alzò il capo, e piantò i suoi occhi grigi nei miei. Mi fissò per un attimo, poi si sforzò di sorridere. "Assolutamente."
^^
Adoravo le Serre. Erano il mio posto preferito nell'intera Hogwarts, battevano persino il campo da Quidditch, e questo per due motivi: il calore, e Neville Longbottom.
Dave aveva portato via Scorpius con la scusa di aver bisogno di una mano a fare un compito per Lumacorno, e Noah ne aveva approfittato per raggiungere le ragazze ad Hogsmeade prima che facesse buio. L'avrei fatto anch'io volentieri, ma il mio compito per la festa di Scorpius mi attendeva, e avevo un paio di ingredienti da dover recuperare per ultimare i miei incantesimi.
Le piante necessitavano di costanti cure e di una temperatura ottimale, ben superiore ai tre gradi che incombevano sulle pianure scozzesi, e perciò Neville si occupava sempre di tenerle al caldo.
Per quanto sapessi che aveva un debole per mia sorella, e che le avrebbe permesso anche di farsi saltare in aria con un suo scherzo pur di farla contenta, dovevo ammettere che anche io gli andavo particolarmente a genio.
"Al!" mi salutò quando entrai nella Serra Uno, con un brivido per lo sbalzo termico tra interno ed esterno. Aveva soltanto una camicia addosso, e le maniche rimboccate fino al gomito per far spazio a due ingombranti e pesanti guanti in pelle, con cui stava maneggiando una Mandragora.
Mi iniziai a spogliare dei venti strati di vestiti necessari alla sopravvivenza. "Hey, Neville. Disturbo?"
"Scherzi? Sono sempre contento di avere compagnia," disse, porgendomi un paio di paraorecchie. "Tieni, non vorrei portarti da Hannah d'urgenza."
Hannah Abbott-Longbottom era sua moglie, la madre di Frank e Alice: lavorava con Madama Chips nell'Infermeria, e avrebbe preso il suo posto come direttrice quando lei fosse andata in pensione. Era una donna gentilissima e cortese, dai lunghi capelli biondi come quelli dei figli e un sorriso luminoso. Ormai era abituata a riceverci dopo le partite di Quidditch, ma il suo cliente abituale era stato sicuramente James, che era arrivato a chiamarla per nome e a farle l'occhiolino nei corridoi.
Mi infilai il paraorecchie protettivo. Neville afferrò ben stretta la Mandragora e poi con uno scatto deciso la tirò fuori dalla terra, rivelando il suo brutto muso. Si trattava di un arbusto dalle medie dimensioni, con delle foglie verde brillante durante tutto il periodo di coltura ed appuntite, mentre la radice era costituita da un grande bulbo color marrone che assomigliava ad un neonato, dalla pelle grinzosa e con numerose estroflessioni, che nelle erbe comuni rappresentavano più o meno le radici.
Iniziò a gridare come una forsennata, dimenando quelle piccole membra deformi con forza, e non accennando a fermarsi finché Neville non l'ebbe gettata dentro un altro vaso, e coperta di nuovo con del terriccio.
"Maledette," sibilò, asciugandosi la fronte con l'avambraccio. "Mi avranno fatto svenire almeno dieci volte. Se non fossero nel programma del Ministero non le farei mai studiare."
Poi, voltatosi verso di me, si accorse che non lo stavo granché ascoltando, e si iniziò a levare i guanti. "Posso esserti d'aiuto, Al?"
Mi fece sedere sulla sua scrivania insieme a lui, e incantò la teiera là vicino perché preparasse il tè. Neville era sempre stato un punto di riferimento per me da quando ero entrato ad Hogwarts. Avevo mio fratello e i miei cugini, all'inizio, sì, ma avevo sentito il bisogno di trovare un confronto con un adulto che mi sapesse indirizzare. La McGranitt era amica di famiglia, ma non ci avevo mai avuto un gran rapporto - come al solito, era James che aveva avuto l'abitudine di prendere il tè delle cinque nel suo ufficio con lei, nei rari pomeriggi in cui non era stato in punizione - ed era anche strano perché era la Preside. Hagrid era la persona più buona su questa terra, ma non la migliore cui confidare i propri dubbi esistenziali; e Lumacorno, oltre ad essere un insegnante, pensava solo a mettere noi della seconda generazione sui suoi scaffali di eccellenze.
Neville invece ci supportava sempre in tutto, e ci adorava sia in quanto studenti che come ragazzi che aveva visto crescere, figli dei suoi migliori amici. Avevo perso il conto delle occasioni in cui mi aveva offerto la sua spalla, un consiglio intelligente, una battuta per tirarmi su il morale. Ero davvero contento che fosse lui il mio padrino.
"Volevo chiederti un parere, come qualcuno di esterno, ma non troppo," gli dissi, e lui sorrise. "Dimmi tutto."
I suoi occhi verde chiaro, di mille sfumature più chiari dei miei, erano colmi di gentilezza e apprensione. Tirò all'indietro i capelli biondi, che si erano già iniziati a tingere di grigio sulle tempie nonostante la giovane età. Lui ispirava bontà, Neville sapeva di casa. Non c'era niente che non potessi confidargli.
E io non potevo parlare di questo con nessun altro. Non con Izzy, che sarebbe stata imparziale per la sua vicinanza a mia cugina, non a Noah e Dave, che non avrebbero capito il mio dilemma, né a Lily, troppo persa nei suoi vagheggiamenti romantici, né a James, occupato con il suo dramma con Teddy per darmi retta, e soprattutto non a Scorpius e Rose.
"Credo che ci sia qualcosa tra loro due, Neville," mormorai.
"Tra Rose e Scorpius?"
"Sì. Penso si stiano innamorando."
Dirlo ad alta voce mi fece un effetto strano, come se qualcuno avesse afferrato il mio stomaco e l'avesse ribaltato con violenza.
Neville fece levitare due bustine di tè da una scatola su una mensola, e le immerse nelle nostre tazze. "E cosa te lo fa pensare?"
Mi grattai la nuca. "Loro sono diversi. Non si comportano più come prima."
"Spiegati."
"Non lo so neanche io, capisci? Prima non facevano altro che darsi contro, ma non si insultavano sul serio, almeno la maggior parte delle volte. E comunque non erano discussioni che duravano a lungo," spiegai, e lui sorrise distrattamente.
"Me lo ricordo."
"Be', adesso è tutto diverso!" esclamai, irritato. "Con tutta la questione del Lord Protettore, loro si sono avvicinati. Sono diventati amici, o se non amici si tollerano, molto più di prima. E io all'inizio ne ero contento, perché avevo sempre odiato essere diviso tra loro due, vedere litigare due persone così importanti per me, ma ora..." scossi forte la testa, e il tè ondeggiò pericolosamente nella tazza.
Neville aggrottò la fronte. "Cosa è cambiato, Albus?"
Presi un respiro profondo per calmarmi. "Ci sono certi giorni in cui vanno d'accordo. Si fanno quelle battutine stupide di sempre, ma poi ridono e scherzano e sono felici. Sono loro stessi che spingono per vedersi, e in tutto il gruppo c'è un clima perfetto. E poi ci sono altri giorni, come quelli che stiamo vivendo ora, in cui discutono."
"E lo fanno in modo diverso?"
Annuii con vigore, prendendo un sorso di tè. Era al limone e zenzero, il mio preferito, e lui lo sapeva bene. "Loro... prima era un continuo punzecchiarsi e fingersi infastiditi, ma non c'erano ripercussioni sul loro rapporto. Adesso praticamente arrivano alle mani, e poi non si parlano per giorni, e sono sempre arrabbiati e tristi, e non vogliono neanche parlarne."
"E su cosa litigano?"
"È qui il problema," risposi, fissando lo sguardo sulle due file infinite di piante che affollavano la serra, colorate e ingombranti e - la maggior parte - bellissime. "Ora su cose serie. Dieci giorni fa, Scorpius ha accusato Rose di essere infedele, e di temere per lei. E Rose ha risposto che dopo tutto quello che hanno affrontato insieme, quello che dice non ha senso, e che il pensiero di tradirlo non l'aveva neanche mai attraversata."
Neville mandò giù un sorso di tè. Eravamo seduti sulla cattedra, l'uno di fronte all'altro, le gambe incrociate e le schiene ricurve. Perché non lo venivo a trovare più spesso? La sua presenza era un vero balsamo per la mia anima, per chiunque.
"Un vero litigio da coppia," commentò, perplesso. "E loro che dicono a riguardo? Gliel'hai mai chiesto?"
Mi sfregai gli occhi con la mano che non reggeva la tazza. "Certo, tutti i giorni! E la loro risposta è stata sempre la stessa, ovvero che tra di loro non c'è e non ci sarà mai nulla."
"Perché pensi che dicano così se invece sotto c'è effettivamente qualcosa?"
Mi tirai le gambe al petto, incrociando le caviglie. "Non lo so."
"Io penso di sì," mormorò Neville con dolcezza, mettendomi una mano sulla spalla.
Lo guardai senza nascondere la sorpresa. "Per colpa mia?"
Lui alzò le spalle. "Non devi parlare di colpa, la questione è diversa. Perché non mi dici come ti senti tu a riguardo, considerando l'ipotesi che si mettano insieme?"
Ci avevo riflettuto così a lungo negli ultimi tempi che ormai mi ero quasi imparato il discorso a memoria, però doverlo dire a qualcuno mi fece strozzare con le mie stesse parole.
"Immagino di dover essere sincero," dissi, cercando di trovare il coraggio necessario. "La verità è che vorrei che non accadesse mai."
Ipocrita, mi rimproverai. Sei un assoluto ipocrita.
Neville annuì. "Spiegati."
Non riuscendo a stare fermo un istante di più, posai la tazza ancora piena e scesi dalla scrivania, iniziando così a fare avanti e indietro lungo lo stretto spazio tra la cattedra e il primo banco.
"Io voglio solo che siano felici, Neville, lo giuro. E se pensassi che stare insieme sia la scelta migliore per loro, allora la approverei senza battere ciglio. Il problema è che so che non è così."
"Perché sono troppo diversi?"
"Sì e no," risposi, con una vena di esasperazione. "Non sto pensando solo al bene del nostro gruppo, al fatto che nessun equilibrio verrebbe mai ripristinato se si dovessero lasciare. Io vedo come stanno dopo una singola litigata, come siano afflitti dalla mattina alla sera, e continuo a ripetermi che è mio dovere impedire che si facciano ancora del male, più seriamente."
Neville si mordicchiò il labbro. "Ma perché pensi che finirebbe così? Non c'è nessuna possibilità che—"
Mi passai entrambe le mani tra i capelli. "Ora ti dico come la vedo io. Io vedo da un lato Scorpius Malfoy, il mio migliore amico, il ragazzo più desiderato di Hogwarts, che riesce a rimediare una studentessa diversa ogni notte, quando ne ha voglia. Che non si fa scrupoli a mollare qualcuno dopo averci trascorso delle ore insieme, e su cui si può fare ben poco affidamento quando si parla di una relazione stabile. E poi vedo Rose, la mia migliore amica, una ragazza sensibile, dal cuore d'oro, che non vorrei vedere soffrire mai nella vita, a costo di affrontare chiunque si sia impegnato nel farle del male."
Neville aprì la bocca per replicare, ma io alzai la mano, con foga. "Non ho finito. Sarebbe facile dire che la situazione è questa, ci sarebbe poco da fare: tenere Scorpius lontano e convincerlo a lasciar perdere Rose, perché non fatti per stare insieme. Molto semplice. Potrei spiegare il tutto ad entrambi e poi lasciare che se la sbrighino loro."
Presi un altro respiro. "E invece è molto più complicato, perché c'è, come al solito, una parte della storia che non si coglie subito. Perché io, che conosco questi due come le mie tasche, so che Rose non è così santarellina come vuole far credere e come appare, ed è capace di prendere qualcuno a calci se c'è il motivo, senza necessità di alcuna protezione. Basti pensare a come è riuscita a sfuggire alla minaccia di Caleb, trasformandosi in Animagus mentre stava precipitando dalla torre. E so anche che Scorpius è così indifferente perché ha perso tanto nella vita. È cresciuto sentendo i pettegolezzi sulla sua famiglia, ascoltando le cose orribili che hanno fatto i Malfoy, e credendo fermamente che sia suo dovere rimediare a tutti gli sbagli commessi. So che lui ha un disperato bisogno di essere amato veramente, senza riserve, con tutto il cuore, e ho paura che Rose non sia in grado di capire che quella con lui non potrà mai essere una storia veloce, indolore. Lei non ha mai avuto una relazione seria: ma una volta che un Malfoy ama, lo fa incondizionatamente, e per sempre."
Mi accorsi di avere il fiato corto. Neville davanti a me teneva gli occhi spalancati, e mi fissava stupito.
Mi fermai davanti a lui. "Lo vedi, adesso? Da un lato, se Scorpius non si dovesse innamorare sul serio, allora Rose verrebbe ferita in modo irreparabile. E se invece lo facesse, e lei non dovesse capirlo, allora lui ne sarebbe distrutto. Capisci perché io non posso permettere che si mettano insieme? In ogni caso non andrebbe a finire bene."
Il professore mise da parte la tazza, e incrociò le braccia al petto. "Io comprendo il tuo punto di vista, Albus. Da come parli, traspare perfettamente come tu tenga ai tuoi amici più di qualsiasi altra cosa, ed è ammirevole. Però tu vuoi preservarli da qualcosa che potrebbe portar loro anche grande gioia. Non puoi sapere come andranno le cose."
"Ma li hai visti? Non riescono a stare nella stessa stanza per più di dieci minuti senza battibeccare e darsi contro come dei bambini—"
Neville si mise a ridere. "Ma quello è il loro modo di dimostrare all'altro che si vogliono bene. Loro si divertono, e sono felici così. Solo perché è una forma d'affetto un po' alternativa, che magari non si addice a te e Isabelle, o a me ed Hannah, allora non vuol dire che non sia valida," mi spiegò. Poi fece un'altra risata, divertita. "Se ci pensi bene, non vale lo stesso per i tuoi zii?"
Ci pensai su. Chiaramente si stava riferendo a zio Ron e zia Hermione, che non avevano fatto altro che bisticciare per anni e poi avevano scoperto di essere profondamente innamorati.
"Però è diverso. Per loro c'era il fattore guerra, e per Scorpius e Rose te l'ho spiegato—"
Neville scosse la testa. "So che sembrano aspetti fondamentali, ma sono solo dettagli minori, Al. Quello che conta è che due caratteri che tutti ritenevano incompatibili, almeno per quanto riguardava il romanticismo, si sono trovati a tal punto da costituire una delle coppie più belle e felici del Mondo Magico. Tu immagineresti mai uno dei due senza l'altro?"
"No," dovetti ammettere. Avevo sempre ammirato così tanto il loro amore, come fossero riusciti a superare ogni difficoltà, come fossero ancora così innamorati dopo trent'anni insieme. Associare Rose e Scorpius a loro mi diede da pensare.
"E se le cose vanno male? Se dovessero
mettersi insieme, e poi lasciarsi, e starci malissimo?" insistetti, disperato.
Lui fece spallucce. "Sicuramente la possibilità c'è, ma non credo sia giusto privarli della felicità perché potrebbero soffrire in seguito. È come scegliere di non innamorarsi mai perché ogni relazione potrebbe potenzialmente finire. Alla fine così non vivi."
Mi rivolse un sorriso. "Credi che loro sceglierebbero di rischiare, oppure di tenere la testa nascosta sotto la sabbia e di perdersi qualcosa che potrebbe essere meraviglioso?"
Mi ficcai le mani in tasca, deglutendo a forza. "Immagino sia una loro decisione."
"Esatto," approvò Neville. "Il massimo che tu possa fare, ragazzo mio, come amico, è aprirti con loro, e parlare dei tuoi dubbi e delle tue insicurezze. E se le cose dovessero andare male come dici, come hai timore che succeda, allora tu starai loro vicino giorno dopo giorno, supportandoli e offrendogli la tua spalla su cui piangere, e vedrai che andrà tutto per il verso giusto. Sei un amico eccezionale, Albus, vedrai che saprai come comportarti di fronte ogni evenienza."
"Se sono un amico così eccezionale, allora perché una parte di me non vuole che si mettano insieme per paura di essere messo da parte?" sussurrai, gli occhi fissi sul pavimento. Mi vergognavo immensamente di quel pensiero, ma Neville meritava di sapere tutto, non solo i miei pensieri cavallereschi.
Vedendo che non rispondeva, mi costrinsi a guardarlo, e lo trovai che sorrideva.
"È questo il nocciolo, allora," disse con voce morbida. Si alzò e mi mise le mani sulle spalle, deciso. "Potrei starti a parlare ore infinite di questa storia, Al, e di come sia naturale che tu ti senta così, ma non sono la persona giusta per farlo."
Corrugai le sopracciglia, confuso. "Cosa—"
"Forse dovresti scrivere a tuo padre. Chi meglio di lui ha vissuto quello che stai vivendo tu? I suoi migliori amici, innamorati, e la sensazione di essere potenzialmente trascurato," strinse appena la presa. "Confidati con lui, e se ancora non sarai deciso, allora potrai ritornare da me quando vorrai, e spero di essere in grado di aiutarti."
Non avevo scritto prima a mio padre perché avevo avuto bisogno di un confronto più immediato, essendo quello un tarlo che mi tormentava da tempo. Adesso però l'aspetto più pressante era stato più o meno sollevato, o comunque ero più leggero e convinto di quando non fossi entrato, perciò la risposta a quella domanda poteva aspettare anche una giornata.
"Grazie, Neville," dissi allora, seriamente riconoscente. "Non avrei potuto richiedere uno psicologo migliore di te."
Lui scoppiò a ridere, e mi batté affettuosamente la mano sul braccio. "Sono qui per questo. Ricordatelo ogni tanto."
^^
Appena misi piede nella Sala Comune, verso le sei del pomeriggio, mi sorpresi di trovare buona metà del gruppo della Stamberga Strillante stipato su divani e poltrone verde e argento.
Dovevano stare aspettando me, perché come mi videro smisero di chiacchierare e mi salutarono.
Izzy si alzò e mi venne incontro insieme a Rose. "Che succede?" chiesi. Ero salito letteralmente dieci minuti in Guferia per mandare la lettera a mio padre, come diavolo avevano fatto a riunirsi tutti così in fretta?
Rose fece un ghigno. "Abbiamo pochi minuti prima che ritorni quello stupido, quindi passiamo al dunque. C'è stato un problema con il regalo."
Mi sfuggì un lamento rumoroso. "Dio, no."
"Nessuno è riuscito a trovare quei biglietti, Al," mi disse Lucian Diggory, il Prefetto di Tassorosso. "Mio zio, che lavora all'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, ha detto che un gruppo di francesi è riuscito a fare incetta. Se ne riparla a giugno, quando metteranno in vendita una seconda ondata."
Di male in peggio. Scorpius voleva andare alla Coppa del Mondo del Quidditch da anni, da quando non ci era potuto andare l'ultima volta, nel 2019, quando sua madre si era ammalata. Era probabilmente una delle cose che voleva di più, e noi tutti ci eravamo scervellati per raccogliere i soldi e recuperare due biglietti per lui e Draco.
"E ora?" sbottai, sconsolato, lasciandomi cadere sul bracciolo del divano accanto a Norah.
Lei mi mise la mano sulla gamba, con uno sguardo incoraggiante. "Troveremo qualcosa, Al."
"In tre giorni?" le fece eco Rose, scettica. "Buona fortuna, Captain Marvel."
"Dobbiamo riuscirci," replicò Mina.
"Qualcuno ha un'idea su cosa fare?" fece Dave, alzandosi in piedi. "Dovrà pur esserci qualcosa."
Decisi di non lasciarmi abbattere. Avremmo trovato qualcosa di altrettanto pazzesco, ne ero certo.
Annuii. "Giusto. Pensiamo a ciò che piace fare a Scorpius."
Ci furono svariati minuti di proposte e bocciature, strane e assurde, oppure fattibili ma non convincenti, come un nuovo telescopio, un animale domestico, e un cappotto di quelli che portava lui.
Io sapevo che amava viaggiare, che sarebbe andato ovunque, ma mancavano tre giorni al compleanno, e poi prenotare un viaggio in un qualche posto esotico senza il consenso - né i soldi - dei genitori non era il massimo. Poi Scorpius sarebbe voluto andare in luoghi come il Giappone o il Sud America, non certo Glasgow o Edimburgo, quelli che potevamo permetterci da soli.
"Secondo me non dobbiamo andare così lontani," fece Rose, pensierosa. Si sedette sul lungo tavolo dove in genere i Serpeverde facevano i compiti, analogo in tutte le Sale Comuni, e incrociò le gambe.
Julian le fu al fianco in un istante. In genere ogni forma di adulazione eccessiva le dava sui nervi, ma non sembrò affatto infastidita dalle attenzioni del suo amico. Non ebbi tempo per pensarci. "Che intendi?" le chiese quello, ponendo la domanda che era sorta in tutti noi.
Rose sorrise. "Be', Malfoy ama il Quidditch. Forse non possiamo farlo andare alla Coppa del Mondo, ma non vuol dire che non gli possiamo regalare qualcosa che desidera da tantissimo tempo," sentenziò, emozionata all'idea di aver trovato qualcosa.
Gli altri le restituirono sguardi confusi, perché non conoscevano Scorpius bene quanto noi.
Letteralmente sentii i miei stessi occhi illuminarsi. "La Firebolt Last..." sussurrai.
Rose annuì. "Me ne aveva parlato una volta," commentò, con fare evasivo.
"Ma è un'ottima idea!" gridò allora Noah, alzandosi in piedi. "Scoppierebbe a piangere se se la ritrovasse di fronte."
"No, non lo farebbe, ma solo perché è Scorpius. Chiunque altro avrebbe quella reazione," chiarì Mina, ridendo.
Izzy alzò un sopracciglio, le mani piazzate sui fianchi. "Per noi comuni mortali, non sfegatati come voi di Quidditch, qualcuno ci spiega di che state parlando?"
In molti annuirono. Giusto, probabilmente non tutti conoscevano a memoria ogni prototipo di scopa come noi appassionati.
"La Firebolt Last è l'ultimo modello che ha proposto la Firebolt," spiegai. "Quella del '93 era celebre perché l'aveva usata mio padre, e andava ad una velocità estrema per l'epoca, raggiungendo i 240 chilometri orari. È stata sorpassata, negli anni, dalla Firebolt 2, dalla Supreme, dalla S2 e dalla S3, fino a raggiungere la vera perfezione."
"L'ultimo modello, la S3, può raggiungere i 270 chilometri orari ed è tra le scope più gettonate dai Cercatori," intervenne Mina, posandomi una mano sul braccio. I capelli scuri luccicavano come bronzo colato. "In generale sono abbastanza stabili ma hanno rinunciato ad una grande resistenza agli urti per renderle competitive in velocità, e danno il meglio di loro solo in mano a maghi esperti che sanno sfruttarne le capacità. Il legno del manico è in ebano, la saggina è di nocciolo o betulla e tutti i modelli sono dotati di incantesimi autofrenanti e di poggiapiedi, per appoggiarsi durante le attese dei Cercatori in partita, che possono rivelarsi anche molto lunghe, prima di avvistare il Boccino. Non proprio le scope più sicure quando si tratta di condizioni metereologiche avverse," aggiunse, e non potei evitare di notare come a quell'ultima frase Rose e Izzy si fossero stranite, e scambiate un'occhiata preoccupata.
Kalea smise di mordicchiarsi l'unghia del pollice. "E questa Firebolt Last?"
Dave si mise le mani in tasca. "È il modello ideale per i Cercatori professionisti, sia di prestazioni che di prezzo. Molto più maneggevole e bilanciata rispetto ai suoi predecessori, ne vengono fabbricati davvero pochissimi esemplari, per colpa dei frequenti scioperi dei goblin, che ne costruiscono le piccole parti in metallo che fanno di questa scopa una delle migliori. Anche questa raggiunge, adesso, anche i 270 chilometri orari, pur restando abbastanza sicura."
"Ne sarà davvero contento," esclamò Norah, unendo le mani davanti a sé per la gioia.
Rose la fulminò con lo sguardo, però poi dovette rendersi conto che l'altra ragazza stava solo pensando al bene di Scorpius, e ammorbidì i lineamenti, annuendo. Possibile che non mi fossi mai reso conto di queste piccole reazioni? Scorpius le aveva uguali?
"E per il costo?" intervenne l'amico di Julian, quello occhialuto, Simon, forse. No, Troy, quello che aveva baciato Kalea. Dio, che confusione.
"Sono 4900 galeoni," risposi. "Ne abbiamo già raccolti oltre 3000 per i biglietti per la finale. Dobbiamo riuscire a convincere ogni singolo studente di Hogwarts a partecipare a questo regalo, ragazzi," dichiarai, deciso, senza lasciarmi bloccare dai loro sguardi vacui.
Lo sapevo, erano tantissimi soldi. Avrei scritto a Draco e ai miei genitori per chiedere di contribuire, e qualsiasi persona mi avesse fermato per chiedermi cosa potessero fare l'avrei indirizzata verso il pagamento della Firebolt. Potevamo farcela.
"Va bene," rispose Norah, severa. "Qualsiasi ragazzino proverà ad imbucarsi alla festa dovrà versare almeno un galeone. Ce ne occuperemo noi," fece, con un cenno verso Wilhelmina, che annuì.
"Noi ne rimedieremo altri," disse Noah, con una mano sulla spalla di Livia, appoggiata al suo petto. "Ogni spicciolo necessario."
"Un galeone per una notte di festa mi pare un prezzo più che ragionevole," dichiarò Rose, con un sorriso furbo.
Norah rise. "Assolutamente. Troveremo ogni singolo bastardo che non ha pagato, e Scorpius avrà quella maledetta scopa."
^^
Caro Albus,
sono contento che tu mi abbia scritto. Prometto di non dire niente a Ron e Draco di quello che mi hai scritto, ma non a tua madre (conoscendola, saprai che appena Diomede ha portato questa tua lettera me l'ha strappata dalle mani e l'ha letta prima di me). Comunque, conosco perfettamente la situazione in cui ti trovi: io l'ho vissuta per anni. Da quando mi sono accorto che Ron ed Hermione erano innamorati l'uno dell'altro, ho avuto un periodo in cui non mi trovavo più bene con loro. Avevo paura che mi abbandonassero, che mi mettessero da parte, di ritrovarmi solo, e questo paradossalmente mi ha fatto allontanare ancora di più. Ci è voluto tempo perché realizzassi che non avevo motivo di sentirmi così, e fidati, tu ne hai ancora di meno di me. Ad un certo punto arrivi a capire che, se ci pensi bene, non potrebbe esserci nulla di meglio. Tu conosci queste persone in tutte le loro sfaccettature, come le tue tasche, sai che sono buone, altruiste, che rinuncerebbero a tutto a costo di proteggere l'altro - Ron ed Hermione durante la Guerra, Rose e Scorpius adesso con il Lord Protettore. È questo che ti fa capire quanto vale il loro rapporto: proprio in un momento così difficile, in cui non si riesce neanche più a capire chi si è veramente, hanno trovato la forza e il coraggio di fare affidamento l'uno sull'altra, di difendersi a vicenda. Ma in questo processo di avvicinamento, loro non si sono mai dimenticati di te, e mai lo faranno. Tu sei il collante che li tiene insieme, Al, sei quello che hanno in comune, il loro amore per te è ciò che fa loro capire che possono andare d'accordo, e che devono farlo, per il tuo bene. Tu pensi di essere tu che devi proteggere loro? Invece sono loro che lo fanno con te. Non sono usciti allo scoperto per paura che tu potessi restarci male, si confidano con te, tu sei il loro migliore amico, loro fratello. Un rapporto come quello che condividete voi tre non l'ho mai visto, e non lo vedrò mai, a mio parere. Siete un tutt'uno, pronti a morire per l'altro (non ti azzardare a farlo, perché io e la mamma ti uccidiamo) e a soffrirne le conseguenze. Loro non ti abbandoneranno mai, e non solo perché senza di te difficilmente starebbero insieme, ma perché ti vogliono bene. Tu sei stato vicino a Scorpius quando Astoria è venuta a mancare, l'hai aiutato a inserirsi nella nostra famiglia e a scuola, ad abbattere i pregiudizi che lo circondano da quando è nato, a mostrare a tutti che è una gran bella persona; e hai sempre supportato Rosie, da quando era una bambina minuscola e cadeva a faccia in avanti nella pozzanghere, quando c'era una qualche ragazzina che la trattava male, o un ragazzo che le dava fastidio. Tu sei cresciuto insieme a loro, Al, e non siete mai stati separati, mai; il fatto che loro adesso possano essere innamorati, non cambia il bene che ti vogliono, niente lo cambierà.
Spero di esserti stato un minimo utile, sai che puoi scrivermi quando vuoi, io per te ci sarò sempre. Non dirlo a Lily, perché mi sono dimenticato di rispondere ad una sua lettera, e quella teppista è capace di farti fuori.
Ti voglio bene anch'io Al, sono fiero di te, di come affronti le cose cercando un confronto, invece di chiuderti in te e fare di testa tua. Per qualsiasi cosa io sono qui,
Papà.
Mi infilai la lettera di papà nella divisa e buttai fuori un respiro profondo, che si condensò nella gelida notte di fine gennaio. Richiusi la finestra, accarezzai la testa di Diomede e quella di Glauco, le civette mie e di Rose, che mi avevano seguito nel dormitorio, e lanciai un'occhiata a Scorpius, che stava giocando a scacchi con Noah sul suo letto, e a Dave, che con i suoi occhialetti da lettura rubati alla bisnonna leggeva un qualche libro donatogli da Kalea.
Guardandoli, mi resi conto di quanto fossi fortunato, e mi chiesi cosa avessi fatto per meritarmi degli amici del genere. Noah, energico e permaloso, leale come pochi; Dave, gentile, colto, di un'empatia infinita; e Scorpius, mio fratello, astuto, forte, pronto a sacrificarsi per chi amava.
Sì, papà aveva ragione. Nessuno si sarebbe potuto prendere cura di Rose meglio di quanto fosse in grado di fare Scorpius, e in quelle ultime settimane me l'aveva dimostrato continuamente. Era tempo di mettere da parte le mie paure e di fidarmi di chi avevo intorno, delle persone che rappresentavano tutto per me.
Sentimmo bussare alla porta, e le teste delle ragazze fecero capolino, tutte in pigiama e con dei sorrisi maliziosi addosso.
"Vi va di combinare qualche guaio?" chiese Izzy, la mia Izzy, entrando per prima e raggiungendo il mio fianco, per cingermi il busto con le braccia e sporgersi per darmi un bacio.
La accolsi accarezzandole i capelli lisci e morbidi, e sorrisi anch'io. "Perché no?"
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