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52 - 𝑅𝑒𝑎𝑑𝑦 𝑡𝑜 𝑟𝑢𝑛

{«Grazie a Dio hai preso il cervello di tua madre»}

^^

E così tutto tornò alla normalità.

I due giorni che ci separavano dalla partenza ad Hogwarts li passammo tutti e cinque insieme, ogni tanto andando a trovare i Potter o i nonni, ma in gran parte godendoci semplicemente il tempo che avevamo a disposizione. 

Un paio di volte, non di più, e certamente non da noi, a papà era stato chiesto cosa si ricordasse dell'aggressione, della pozione o dell'identità del Lord Protettore - adesso conosciuto come Brierley - ma non era mai stato in grado di rispondere. La sua memoria era stata spazzata via dal coma, non ricordava assolutamente nulla. Ad ogni modo, a me non importava affatto, e neanche a nessuno della famiglia: Brierley era morto, lui stava bene, e le cose non sarebbero potute andare meglio di così.

Guardammo film, cucinammo, ci svagammo con giochi da tavolo, organizzammo alla Tana persino una partita di Quidditch, e per noi fu impossibile anche solo il pensiero di stare separati.

Quelle ultime ore di vacanze mi avevano fatto ricordare quanto bello fosse tornare a casa per Natale, ed esclusi Lord Protettore e morti violente, si trattava delle prime vere e proprie giornate di riposo.

"È la terza volta che dite di no ad Albus e Scorpius," commentò ad un certo punto la mamma tagliando il suo pasticcio, rivolta verso me e Izzy. "Non vi va di uscire neanche l'ultima sera?"

Ne avevamo discusso, se fare un'uscita con i ragazzi oppure rimanere a casa. Certo, Londra era bellissima e non l'avremmo vista per sei mesi, eccetto la pausa di Pasqua, ma non mi sarebbe affatto mancata, considerato il luogo dove stavamo per tornare; e poi non volevamo sprecare neanche un minuto che avremmo potuto passare con papà e lei.

Del resto, una volta ritrovatrici di nuovo ad Hogwarts, avremmo avuto tutto il tempo del mondo per stare da soli.

"Stiamo bene così," rispose Izzy anche per me, "alla fine non è niente di imperdibile. Tanto domani mattina abbiamo il treno, dobbiamo fare ancora le valigie."

"Finiti i compiti?"

"Noi sì," risposi lanciando un'occhiataccia a Hugo.

Lui, sentendosi attaccato, inasprì i lineamenti. "Spiona del cazzo."

"Pagare i Corvonero per farti fare i compiti sul treno all'ultimo minuto non ti serve a niente, Hugo!" replicai, "hai i G.U.F.O. quest'anno!"

Papà, con in mano il barattolo di Nutella e un cucchiaino in bocca, ridacchiò. "Mi eravate mancati, ragazzi."

La mamma si girò verso Hugo con un sopracciglio alzato. "Che vorrebbe significare che ti fai fare i compiti da altre persone? Non mi pare che tu contribuisca così tanto dentro casa da non poter trovare un'ora di tempo al giorno da dedicarla allo studio."

"Io veramente faccio un sacco di cose," provò a obiettare lui.

"Sì, mangi per metà della giornata e dormi per l'altra metà. Sei come un panda, ma almeno loro sono carini," gli feci notare con un sorriso ironico.

Papà sventolò in aria il cucchiaino. "E non dimenticare tutto il tempo che passa chiuso in bagno."

"Basta! Questa vita mi distrugge," esclamò Hugo melodrammatico, alzandosi da tavola. "Penso che mi farò una partita a GTA per distrarmi..."

Il battibecco andò avanti, ovviamente, ma c'era un'aria talmente rilassata e felice in casa che alla fine ci ritrovammo tutti a ridere. La famiglia per me non avrebbe mai smesso di rappresentare il valore più alto nell'esistenza dell'uomo, e sapere che c'era gente in giro che non la pensava così mi riempiva di tristezza. Non c'era niente di più bello di vedere le persone a cui si voleva bene contente: e non si trattava necessariamente di un legame di sangue, ma principalmente di affetto.

Iniziammo a vedere un film tutti insieme, ma poi io e Izzy augurammo a tutti una buona notte e ci ritirammo in camera per fare i bagagli. Io impiegai un'eternità nel rimettere nel baule pergamene, libri, piume e inchiostro in modo che non si rovinasse nulla, mentre lei ci mise un'era geologica intera a decidere quali vestiti portare, quali mettere sul fondo con la consapevolezza che si sarebbero spiegazzati, e via dicendo.

"Io penso che dovresti dire ad Albus della tua relazione con Scorpius," mi avvertì Izzy, prendendomi in contropiede. Alzai gli occhi dal libro di Aritmanzia, perplessa. "Cosa?"

"Hai capito benissimo."

"Iz, non stiamo neanche insieme. Cosa gli dovrei dire? Sono andata a letto con lui una volta e quando siamo sicuri che non ci veda nessuno ci baciamo? Al lo ammazzerebbe di botte," sospirai, alzando le spalle.

Le avevo raccontato della notte trascorsa insieme appena le acque si erano calmate, quindi un paio giorni prima; lei aveva reagito portandosi una mano alla bocca e poi iniziando a saltare in giro per la stanza in preda alla pura gioia. Mi aveva confidato anche che quando ci aveva visti sparire alla festa, si era immaginata che fosse successa una cosa del genere, ma non il pacchetto completo. Poi mi aveva mollato senza remore un pizzico perché non l'avevo avvertita prima, invece di aspettare giorni interi.

"Non pensi che invece sarebbe meglio che gliene parlassi tu invece che correre il rischio che lo scopra da solo? Fatevelo dire, non siete esattamente dei ninja. È facile entrare in una stanza e beccarvi," aggiunse ridacchiando.

Roteai gli occhi, riponendo il libro. "Per quanto gli voglia bene, Albus è uno sprovveduto su queste cose. Non si è accorto di essere innamorato di te finora, non si è accorto di Lily e Dave, e non si accorgerà di me e Malfoy. Non ha il minimo dubbio a riguardo, davvero."

"E se glielo dicesse qualcun altro?" insistette lei, preoccupata. "Comprometteresti il vostro rapporto, e potresti rovinare la sua amicizia con Scorpius."

Nel sentire le sue parole non potei fare a meno di indispettirmi. "Buffo, perché lui non si è fatto scrupoli a mettersi con la mia, di migliore amica. Non vedo perché io dovrei farmene a stare con il suo."

"Infatti se gliene parlaste lui non avrebbe nessun buon motivo per prendersela. È se lo venisse a sapere da terzi, che allora potrebbe arrabbiarsi. Perderebbe la fiducia in voi Rose," mormorò facendo levitare il suo baule strapieno sul pavimento per liberare il letto. Avere diciassette anni e poter usare la magia per queste piccole cose era il paradiso.

Contai tutte le mie pergamene ripiegate e infiocchettate che contenevano i compiti per le vacanze per controllare che ci fossero tutte, e poi le inserii con cura nella scatola che conteneva anche piume e inchiostro. "Il problema resta. Noi due non stiamo insieme, non posso inventarmi una bugia del genere, e quindi come faccio a spiegare a mio cugino, il più protettivo nei miei confronti e che mi vede ancora come la bambina di sei anni con cui rubava le Cioccorane, che ho una relazione di scopamicizia con Scorpius Malfoy? Che potrà anche essere il suo amico, ma che è anche conosciuto come il puttaniere peggiore di Hogwarts?"

Izzy rimase in silenzio, cercando una risposta, ma non la trovò. "Esatto," proseguii sfruttando il suo tacere a mio favore, "lui farebbe un vero casino, e allora sì che il suo rapporto con Scorpius avrebbe un crollo. E poi, hai visto a Natale come James ha attaccato Lily per la sua relazione con Dave? I Malfoy hanno solo noi adesso, con Lucius e Narcissa in esilio e Astoria morta, e non metterò in pericolo questo solo perché sono innamorata di lui. Per non parlare di papà," aggiunsi con la voce incrinata, "non ha avuto il coraggio di parlarmi per un mese dopo l'episodio dell'Amortentia durante Pozioni. Non voglio che lo trattino male, che lo attacchino, lui non se lo merita."

Izzy sospirò, poco convinta. "Secondo me ti stai invece facendo troppi problemi. Pensi che la tua famiglia taglierà i rapporti con quella di Scorpius solo perché state insieme? Non credo proprio andrà così. D'altro canto hai ragione su una cosa," dovette ammettere alla fine, "finché non vi fidanzate non c'è modo di dire ad Al quello che sta succedendo. Se sapesse che sei andata a letto per la prima volta con Malfoy, sarebbe capace di staccargli la testa."

La conversazione dunque si esaurì e per questo preferimmo spostarla sui dettagli per la partenza di domani, quali ad esempio dove incontrare Kalea e Livia, a che ora alzarci per fare tutto con calma - pur sapendo che alle fine avremmo fatto tardi, - e come andare alla stazione. La macchina era sconsigliabile, ci avremmo messo troppo tempo, ma anche la Materializzazione sarebbe stata difficile, dato che avevamo i bauli e i gufi e ognuno poteva portare solo una persona con sé.

La mattina dopo, quando scendemmo per fare colazione, non sapevo bene come sentirmi. Lasciare papà e mamma soli dopo così poco tempo passato insieme mi distruggeva, ma ero anche sollevata perché lui stava finalmente bene; non vedevo l'ora di tornare ad Hogwarts, però sapere che si trattava del mio ultimo viaggio d'andata e dell'ultimo semestre al Castello mi deprimeva.

Il pasto si svolse in silenzio, e non avevo neanche così fame. Hugo mangiò anche per me e Izzy, beccandosi l'ultimo rimprovero delle vacanze natalizie da parte della mamma, velato quindi di nostalgia. Papà, che leggeva il giornale seduto al tavolo nel suo pigiama a righe bianche e azzurre come al solito, aveva incantato forchetta e coltello perché tagliassero da sé i pancakes in modo da non dover mettere giù la Gazzetta del Profeta.

"Allora, siete contenti di andare a scuola?" chiese la mamma sforzandosi di sembrare entusiasta, e non triste all'idea che saremmo presto ripartiti.

Izzy spiluccò il suo pezzo di pancake. "Ma sì."

"Però?" la incitò lei, cogliendo del non detto.

La mia amica mise giù le posate, rinunciando. "È brutto andare via. Sono finite le vacanze, e presto sarà finito pure il nostro periodo ad Hogwarts."

"Crescere è la cosa più bella. È normale che vi dispiaccia, ma anche naturale che questa fase della vostra vita sia finita," ingiunse papà sfiorandole la testa con un sorriso grande, "vedrai che quando sarai nel mondo degli adulti e ne farai parte a tutti gli effetti, ripenserai al Castello come ad una bellissima esperienza, ma senza rimpianti."

Hugo afferrò la bottiglietta di sciroppo d'acero e annaffiò direttamente tutti e tre i pancakes che aveva in bocca, con un gorgoglio spaventoso. "Io sono contentissimo di tornare."

"Certo, perché la cucina degli elfi è paradisiaca," fece papà, alzando un sopracciglio. "Mi tornerai largo come zia Marge."

"Rischio scongiurato," ribatté Hugo, masticando a fatica tutto quello che aveva in bocca, "sono nella squadra di Quidditch, ricordi?"

Izzy mi toccò il braccio. "A proposito! Tu dovrei rifare le Selezioni per il posto di Cacciatore, no? Adesso che Caleb non c'è più."

Gemetti. "Non me lo ricordare. Che stress che sarà."

"Lascerai a me l'anno prossimo il ruolo di Capitano vero Rose?" mi chiese mio fratello, con un grande sorriso.

Mi alzai per mettere il mio piatto nel lavandino, e presi anche quelli di Izzy e della mamma. "Uhm, me l'ha chiesto anche Lily. Dovrete sbrigarvela da soli," gli annunciai.

"Ma io sono sangue del tuo sangue!" obiettò con un'espressione orripilata.

"Anche Lily lo è," gli fece notare Izzy, divertita.

"Sì ma i fratelli valgono di più," asserì lui, imbronciato. "Al le avrebbe lasciato il posto, se fosse stata in Serpeverde."

Papà si fece passare lo sciroppo d'acero. "Veramente James l'ha lasciato a Rose, che è sua cugina. E poi una buona squadra non si costruisce sulle parentele e i favoritismi, Hugo. Se vuoi il posto da Capitano, dovrai fare in modo di essertelo guadagnato," stabilì. "Giusto Posie?"

Izzy e Hugo scoppiarono in una risata quasi violenta di fronte al mio soprannome di quand'ero piccola. Sbuffai rumorosamente. "Giusto, papà."

E così quella fu la nostra ultima colazione insieme prima di dirigerci alla stazione. Come previsto, riuscimmo a fare tardi: non c'era modo che l'incasinatissima famiglia Weasley fosse in qualche modo influenzata dalla puntualità di Hermione Granger. Ad essere pignoli, però, eravamo stati io e Hugo a far rallentare tutto. Lui perché ci aveva messo venti minuti buoni a svuotare tutto il suo nascondiglio dove teneva i prodotti dei Tiri Vispi Weasley, e io perché non ero riuscita a trovare il plico di lettere lasciatemi da Caleb.

Non le avevo mai lette, e neanche aperte, a dir la verità. L'unico momento in cui le avevo tenute in mano per più di qualche secondo era stato quando le avevo consegnate a Malfoy poco prima del nostro viaggio ad Azkaban, cosicché potesse un minimo prepararsi su ciò che avrebbe dovuto chiedere ai prigionieri. Non ero mai andata fiera di questo mio patologico rifiuto per le sue parole, ma non ero nemmeno riuscita a spiegarmelo in due settimane e passa di tempo.

Adesso però, stretta nella Mercedes regalata alla mamma dal suo ex capo, con le lettere strette al petto e lo sguardo fuori dal finestrino, compresi quasi subito il perché della mia insofferenza. La sensazione era identica a quella che avevo provato quando avevo messo piede, per la prima e ultima volta, nella stanza d'ospedale di papà al San Mungo. Se non l'avevo fatto prima, era solo perché non sarei riuscita a sopportare con lucidità il vederlo in stato comatoso, senza avere certezze sul suo risveglio.

Lo stesso valeva per Caleb: non avevo potuto leggere gli ultimi pensieri che aveva deciso di rivolgermi, con la consapevolezza che il suo assassino era ancora là fuori, pronto a mietere altre, innocenti vittime. Adesso però la situazione era radicalmente diversa, con Brierley morto e il suo nome e la sua memoria ripuliti, ed ero pronta a fare ciò che non avevo avuto il coraggio di provare tempo prima.

"Eccoci!" esclamò papà quando riuscì a parcheggiare. "Il vostro treno parte esattamente tra otto minuti, quindi se non volete farvela a piedi è il momento di muoversi! Niente macchina volante per voi..."

Non ci impiegammo più di cinque minuti di numero a raggiungere il muro posto fra i binari 9 e 10 della stazione di King's Cross. La piattaforma 9 e ¾ ci si presentò come al solito in tutta la sua bellezza. "Andate, andate!" gridò la mamma, invitandoci ad unirci a Noah e Albus che si sbracciavano dal finestrino di una carrozza per farci sbrigare.

Ci abbracciammo e salutammo in fretta e furia, con il fumo bianco dell'Hogwarts Express che aleggiava sopra le nostre teste e gli sbuffi del treno in partenza. Gridammo un saluto anche agli zii, che affollavano la piattaforma poco più in là, e fummo in grado di salire a bordo pochi istanti prima che il macchinario si mettesse in movimento.

"Ci si becca più tardi," mi fece Hugo con un cenno del mento, afferrando il baule e iniziando a trascinarselo per il corridoio alla ricerca dello scompartimento dove stavano i suoi amici.

Io e Izzy con i nostri gufi e i bagagli facemmo lo stesso, dirigendoci verso la metà del treno, da dove avevamo visto Al e Noah salutarci.

"Eccoli," mi informò Izzy, pochi passi avanti a me. Fece scorrere la porta della carrozza, e subito ci accolsero le grida entusiaste delle nostre amiche, che ci gettarono le braccia al collo prima che potessimo dire nulla.

Kalea mi prese per le spalle, emozionata. "Mi sei mancata tantissimo, Rose!"

"Anche tu, Kelz," le risposi con un bacio sulla guancia.

Anche qui i saluti furono veloci, perché tranne per Livia e Kalea avevamo visto tutti da pochissimo. Noah mi strinse forte facendomi ridacchiare, Dave mi scompigliò i capelli con un bel sorriso ad illuminare i suoi occhi chiarissimi.

Poi Al baciò teneramente Izzy, Zabini circondò le spalle di Livia con un braccio e Nott uscì per salutare Lily, cosa che mi spinse inevitabilmente a cercare Malfoy.

Non c'era.

"È appena uscito," mi disse Livia con un sorrisetto malizioso, notando il mio sguardo deluso. "Vallo a cercare, ti stava aspettando," aggiunse sottovoce per non farsi sentire dagli altri.

Lasciai tutto lì da loro e senza pensarci due volte seguii il consiglio della mia amica. Soltanto per fare un paio di metri nel corridoio del treno mi ci vollero almeno dieci minuti, con tutta la gente che mi fermò per salutarmi, augurarmi buon anno o chiedermi come fossero andate le mie vacanze, ma mi fece piacere distrarmi un po', riprendere i rapporti sociali.

Nelle ultime settimane ero sempre uscita con i miei amici più stretti, che adoravo, ma mi mancava essere popolare tra i Grifondoro e in tutta la scuola, e non vedevo l'ora di impossessarmi di nuovo dei miei ruoli.

L'anno era finito in modo brusco e iniziato ancora più bruscamente, ma quelli erano gli ultimi mesi che avrei passato al Castello, e volevo godermeli al massimo.

Adesso che ero molto più tranquilla, i nervi distesi e una costante aria rilassata, era il momento di riprendere in mano la mia vita. Niente più Lord Protettore, niente più minacce, niente più morte, dolore, distruzione: solo gioia, allegria, Quidditch e tanto, tanto studio.

Forse anche un po' di amore.

Riuscii a intravedere Malfoy solo arrivata verso il fondo del treno, che in genere occupavano i Serpeverde. Ovviamente era così alto che sarebbe stato impossibile non vederlo, soprattutto considerati i capelli biondi che alle luci fredde delle lampade sopra di noi parevano bianchi, e il fisico statuario.

Stavo per richiamarlo, quando il capannello di persone che ci separava si diradò, e vidi che stava parlando con Amanda Finch-Fletchley, la più famosa e abituale delle sue amanti da una notte, l'unica con cui non aveva un legame di amicizia di fondo.

Lui, sotto i miei occhi, allungò una mano e le accarezzò la guancia, il capo chinato nella sua direzione; lei invece aveva il palmo poggiato sul suo petto, e lo sguardo, ovviamente, adorante.

Mi rivenne in mente il ragionamento che avevo sviluppato quando Shaw aveva provato a baciarmi pochi giorni prima, al San Mungo. Avevo pensato che Malfoy sarebbe sempre rimasto Malfoy, che avrei scelto di godermi l'attimo che stavo vivendo con lui, anche se una volta tornati ad Hogwarts avrebbe ripreso la sua vita prima della mia influenza.

Sapevo che c'era quella probabilità, ma forse una parte di me non l'aveva mai ben compresa, o comunque non si era aspettata che l'avrebbe fatto due minuti dopo essere partiti.

Velocemente, per non correre il rischio di essere vista a fissarli come un'idiota, ma con gli intestini corrosi dalla gelosia, mi voltai e mi affrettai ad allontanarmi.

Bentornata ad Hogwarts, Rose, pensai con amarezza, superando le varie carrozze per tornare a quella dei miei amici, il territorio di caccia di Scorpius Malfoy. Non eri tu che già ti aspettavi di vederlo baciare sconosciute negli anfratti del Castello? Bene, eccoti servita, con ore di anticipo.

"Hey, Cap!" mi distrasse dalle mie acide elucubrazioni Julian Walker, con la testa fuori dal suo scompartimento. Lo maledii profondamente, perché non eravamo abbastanza lontani da non far sentire il suo saluto a Malfoy.

Che figura ci avrei fatto se mi avesse vista a pochi passi da lui e Amanda? Era palese che avevo visto il suo gesto d'affetto, e non volevo che pensasse che stavo scappando.

Ancora una volta, ti fai troppi problemi. Con ogni probabilità non ci sta neanche pensando, a te.

"Ciao, Julian," lo salutai nervosamente, intrecciando le dita dietro la schiena. "Passate buone vacanze?"

"Ho dormito due settimane di fila," rispose lui con sfacciata onestà, che mi fece ridere. Almeno lui lo ammetteva.

Non volevo sembrare paranoica, ma sentivo distintamente lo sguardo di Malfoy su di me. Mancando del coraggio di controllare in maniera diretta, lanciai un'occhiata al vetro del finestrino accanto al ragazzo della mia squadra. Per poco non trasalii nel vedere i suoi occhi grigi, riflessi ma non per questo meno intensi, fissarmi.

Julian si fece più serio. "Ho saputo di Caleb. Nonostante quello che ti ha fatto, sono certo fosse un bravo ragazzo, mi dispiace che si sia tolto la vita così. Tu come stai?" chiese, allungando una mano e posandola sulla mia spalla, vicina al collo.

Non sarà stato giusto nei confronti di Malfoy, ma non resistetti all'impulso di stringerla con la mia, colpita dalle sue parole. "Sono stata al funerale. Il padre mi ha accusata di essere stata io la causa della sua morte," gli raccontai, mordendomi il labbro. "Immagino che non sia l'unico ad averlo pensato."

Julian si incupì, e mi prese per le spalle. "No, Rose, non pensarci neanche. C'eravamo tutti il giorno in cui Caleb ti ha Cruciata, e cercata di uccidere sulle torri. Avresti potuto lasciarlo bruciare là, ma hai deciso di salvarlo. Quello che poi ha fatto ad Azkaban non c'entra con te," insistette, avvicinandosi. Era un bel ragazzo, dai grandi occhi verde chiaro, i capelli castani e la carnagione chiara. Magari un po' troppo magro per i miei gusti, ma non mi riguardava.

Sospirai. "Forse hai ragione."

"Ma certo che ho ragione!" dichiarò con enfasi, facendomi sorridere. "E poi direi qualsiasi stronzata per farti ridere, perché sei bellissima quando lo fai."

Lo fissai stupita, lui ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli a dissimulare l'imbarazzo. "Dio, l'ho detto ad alta voce, vero?"

Mi venne da ridere anche a me di fronte la naturalezza della sua ammissione.

Scosse poi la testa come a lasciar perdere. "Comunque, ti va di sederti un po' con noi?" mi propose, indicando il resto della squadra nella carrozza dietro di lui. All'appello mancava solo Hugo. "Ci aggiorniamo, svaligiamo il carrello dei dolci, parliamo di Quidditch."

Generalmente avrei declinato, perché i miei amici stavano da tutt'altra parte: però con Malfoy che flirtava con Amanda e il mio scompartimento pieno di coppie affiatate, decisi di unirmi a loro per staccare un po' la spina.

Annuii, così lui mi avvolse la vita con un braccio trascinandomi dentro, e come ultima cosa colsi di sfuggita l'occhiata gelida di Malfoy.

^^

"Ma si può sapere dove diavolo sei stata?" mi apostrofò Izzy appena scesi dall'Hogwarts Express. Vidi Hagrid in lontananza alle prese con i ragazzini del primo anno, che dovevano vedersela per la prima volta con le barche.

Quasi non sentii il richiamo della mia amica, impegnata nel sorridere a Julian che stava raggiungendo il suo gruppo di amici più avanti, e io mi accorsi che i miei, invece, erano rimasti per ultimi perché mi stavano aspettando.

"Scusate," bofonchiai, prendendo la mano che Livia mi stava porgendo per aiutarmi a salire sulla carrozza. "Stavo con Julian."

La malizia invase il volto di Kalea. "Uh-uh. Non siamo ancora al Castello che Rose già rimorchia il più carino del settimo anno. Ben fatto, Weasley."

Eravamo solo noi quattro, dato che i ragazzi dovevano essere andati avanti. La nostra carrozza iniziò quindi a muoversi. Se da un certo punto di vista ero grata perché non potevo vedere i Thestral, dato che non avevo mai visto nessuno morire, dall'altro mi rammaricava non riuscire a farlo, perché sentivo che si trattava di una specie molto sottovalutata e ritenuta spaventosa, quando in realtà era solo poco compresa.

"Mi dispiace per Rose," dichiarò Livia implacabile come al solito, "ma Julian Walker è ben lontano da essere il più carino del settimo anno."

Kalea ridacchiò. "E chi lo dovrebbe essere, allora? Fidanzati esclusi, ovviamente."

"Non è colpa mia se Albus è il più bello!" obiettò Izzy, divertita. "Questa regola non ha senso, Kelz."

"E chi non è fidanzato può dire i fidanzati delle altre?" chiesi, godendomi per un attimo l'espressione perplessa delle mie amiche. "Io voto per Al," aggiunsi quindi.

Livia scosse la testa. "Assolutamente no. Anche i familiari sono esclusi."

Avevo provato a scampare parteggiando per Albus, ma a quanto pare la situazione non era a mio favore. Anche se dovevo ammettere che, nel cercare un candidato adatto al ruolo di più bello del nostro anno, c'era un unico nome che mi era venuto in mente. Peccato che quella persona era Scorpius Malfoy.

La carrozza, in movimento, si stava sempre più avvicinando al Castello, meravigliosamente illuminato. Non potevo credere che, essendo ultime, alcuni studenti erano già arrivati, mentre noi avevamo le pure tenebre alle spalle ed eravamo ancora circondate di neve.

Con un brivido affondai il viso nella sciarpa, le mani in tasca. "Non ci stai lasciando molta scelta," le feci notare, e Livia fece un ghigno. "Ti rimane sempre Malfoy."

Roteai gli occhi. "Ecco dove volevi arrivare."

"Certo! Nella miriade di lettere che ci siamo spedite durante le vacanze non hai mai accennato a lui, nonostante le nostre esplicite richieste. Persino Izzy è riuscita a fidanzarsi finalmente con Albus," e allora l'interpellata si espresse con un hey!, offesa, "e tu mi vuoi dire che non hai combinato niente con quel figone?"

Kalea allora, seduta al mio fianco, infilò un braccio sotto il mio. "Diciamo che tutte abbiamo qualcosa da raccontarci. Non stressare, Livia. Rose lo farà quando sarà pronta."

"Oh, avanti, non stiamo parlando di un segreto del Pentagono. E poi non è che abbiamo nient'altro da fare, qua fuori, al freddo e al gelo," insistette l'altra, di fronte a me.

"Sempre meglio che stare zitte a sognare ad occhi aperti il banchetto," la appoggiò allora Izzy, "almeno così ci distraiamo un po'." 

Livia sfregò le mani tra di loro, non seppi dire se per il freddo o per l'eccitazione. Aveva appena iniziato a nevicare, e i fiocchi di neve volteggiavano nell'aria posandosi lievi sul terreno, e sui nostri capelli e volti congelati. Di bene in meglio, insomma.

La lanterna appesa alla carrozza mandò un bagliore poco confortante.

"Rimango dell'idea che non dobbiamo forzarla," ripeté ostinata Kalea.

"Lasciala parlare!"

"A me non pare abbia intenzione di farlo."

"Questo perché non stai un attimo zitta."

"Io?"

"Basta!" esclamai, non trattenendo una risata. "Cosa volete sapere?"

"Tutto!" esclamarono allora in coro sia l'una che l'altra, guardandosi subito dopo in cagnesco.

"Pensavo non ti interessasse!" sghignazzò Livia, dando un colpetto sul ginocchio di Kalea. Lei mise il broncio. "Solo perché sono una buonissima amica e rispetto i suoi tempi, non significa che non mi interessi. Non sono mica invadente come te."

Quella conversazione non sarebbe mai giunta alla fine se non avessi raccolto il coraggio necessario a sbottare: "Ci sono andata a letto!"

Il silenzio calò sul gruppo come la neve sui nostri capelli. Si sentivano solo gli schiamazzi delle carrozze davanti alla nostra, e il calpestio delle ruote sulla neve.

Dirlo ad alta voce, per la prima volta in assoluto da giorni, mi sembrò sbagliato, e questa riflessione mi fece contrarre lo stomaco dalla paura.

Inserita nel contesto di Hogwarts, dopo averlo appena visto provarci con una delle sue amanti preferite e aver pensato che fosse normale, mi pentii di aver compiuto un passo così importante con lui.

E se invece non si fosse comportato affatto in maniera diversa con me? Se i baci, gli abbracci, le parole piene di sentimento, in realtà fossero per lui la solita prassi?

Se fossi stata soltanto un numero per lui? Anche l'ultima ragazza, che tanto gli si era opposta e che l'aveva odiato per anni, alla fine aveva ceduto al suo fascino.

E dalle facce di Livia e Kalea dedussi che anche loro la pensavano esattamente come me.

"Be', questa sì che è una notizia," osservò Livia, abbassando gli occhi sulle proprie mani inguantate.

Izzy sgranò gli occhi di fronte le loro reazioni. "No, no, no!" esclamò sinceramente sorpresa, "non è come pensate. Malfoy ha seri sentimenti per Rose, ne sono certa."

"Come fai a dirlo?" chiesi, piatta. "Come fai a sapere che non è il suo solito metodo di rimorchio?"

"Prendersi una fattura mortale nel tentativo di salvarti la vita?" ribatté Kalea, perplessa. "Un po' estremo, come metodo di rimorchio."

Lo sguardo di Izzy era vivace e deciso. Incontrai i suoi occhi scuri, convinti. "Sai che non è l'unica cosa che ha fatto per te."

"Allora come te lo spieghi che stava accarezzando la guancia di Amanda Finch-Fletchley sul treno?" replicai con astio.

Eccola lì: la bruciante gelosia di cui avevo letto in milioni di libri, e che mi avevano descritto così tante volte. Mi sorprese quanto fosse forte, intensa, come emozione. Avrei voluto prendere a calci sia lui che la sua "amica".

"Pure te hai passato tutto il viaggio insieme a Julian, non per questo provi qualcosa per lui, o hai già dimenticato Malfoy," disse Livia, con tono ovvio. "Avete passato letteralmente tutte le vacanze insieme, appiccicati come il culo alla sedia. È anche normale voler riprendere i rapporti con altre persone dopo tanto tempo."

"Io però non sono andata a letto con Julian," ricordai loro, anche se la mia argomentazione reggeva poco rispetto alle loro.

Izzy, con aria vittoriosa, mi prese il polso e lo girò, perché fosse illuminato dalla fioca luce della lanterna, la nostra unica fonte di luce. Sullo sfondo quasi perlaceo della mia pelle, si ergeva il piccolo ciondolo a forma di leonessa che Malfoy mi aveva regalato per Natale.

"Whoa," fece Kalea, sfiorandolo con la punta del dito. "Ma è meraviglioso. È la tua forma di Animagus."

"Me l'ha regalato a Natale," mi difesi, abbassando la manica. In realtà, simboleggiava i nostri Patroni, il nostro legame - almeno per me. "Avrebbe regalato qualcosa a chiunque."

Anche se appena pronunciai quella frase, mi resi subito conto che non era vero. Ricordavo bene la conversazione che avevamo avuto quando avevamo fatto soli quella magnifica passeggiata per Londra, prima della festa: lui non faceva regali.

"Non è affatto vero," sibilò indispettita Izzy. "A me ha regalato un pacchetto di Cioccorane."

Kalea e Livia si misero a ridere. "Certo, ti lamenti sempre che Albus te le finisce," le rammentò la prima.

"E va bene! Allora ecco la prova suprema," la mia amica si allungò verso di me e, ignorando le mie proteste, scostò la sciarpa dal mio collo e delicatamente mostrò alle altre due la mia collana. La collana di Astoria.

"Dio mio!" proruppe Livia, gli occhi innaturalmente allargati. "Ma questa..."

"È della mamma di Scorpius, il gioiello cui teneva di più, che ha lasciato al figlio," spiegò Izzy, soddisfatta. "Non credo che di questo abbia una copia per ogni ragazza con cui esce."

Kalea batté le mani con evidente eccitazione. "Malfoy si è innamorato!" decretò, entusiasta. "Non posso crederci!"

I gridolini e le risate durarono per i restanti minuti di quel viaggio infinito. Quando varcammo i cancelli e Gazza sganciò i Thestral - per tutte noi invisibili, fortunatamente, - mi fu possibile vedere il Castello. Ogni volta era come se fosse la prima: un enorme edificio a sette piani, che si teneva per magia, la cui costruzione era stata guidata dai mitici Quattro Fondatori e che ospitava la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, celebrata come la più importante scuola di maghi nel mondo.

Il Castello era costruito in una valle circondata da alte montagne, dove si trovava il Lago Nero - con tutte le creature magiche che Hagrid vi aveva liberato nel corso degli anni, - a sud del fabbricato; e le enormi porte in rovere che conducevano alla Sala d'Ingresso si affacciavano ad ovest, dove si aprivano prati in pendenza. Sempre ad ovest, si estendeva la Foresta Proibita, cupa e terrificante, la cui visita era vietata agli studenti.

Dalla nostra visuale era possibile anche osservare il campo da Quidditch. Era un campo regolamentare di forma ovale, al centro del quale c'era un'area circolare da cui l'arbitro, ossia Madama Hooch, liberava le palle all'inizio del gioco. Alle due estremità, le aree da punteggio, dentro il quale si trovavano tre anelli in cima ai pali che servivano come le mete. Le tribune tutt'intorno venivano decorate in modo diverso per ogni partita, tanto da riportare i colori delle due squadre che si dovevano sfidare.

La prossima partita, secondo il calendario, sarebbe dovuta essere Serpeverde-Tassorosso a inizio febbraio, e non vedevo l'ora di assistervi. Non avrei tifato per la Casa di Salazar, in genere, ma dopo la cocente sconfitta di dicembre non vedevo l'ora di vedere i figli di Tosca Tassorosso sudare sette camicie.

"Dio, grazie," esclamò Kalea con un brivido quando entrammo nell'edificio e un calore meraviglioso ci avvolse.

Mi tolsi la sciarpa e il mantello, zuppo per la neve su cui aveva strusciato. Ormai avevamo fatto tardi per il discorso della Preside, ma nessuno ci avrebbe impedito di partecipare al banchetto.

Raggiungemmo di corsa la Sala Grande. Generalmente sarei rimasta abbagliata come ogni volta che vi mettevo piede dalla sua maestosità, dalle migliaia di candele sospese a mezz'aria sopra i quattro lunghi tavoli, apparecchiati con piatti e calici d'oro scintillanti, e poi quello rialzato degli insegnanti. Non potei farlo, però, perché fu altro a catturare la mia attenzione.

La Preside era ancora in piedi, e stava facendo gli auguri di buon anno. Cercammo di fare meno rumore possibile nel sederci al tavolo dei Grifondoro, per non disturbarla.

La McGranitt ci lanciò un'occhiata veloce, ma non commentò. Scelse invece di allungare il braccio e di indicare l'ultima persona che mi sarei mai immaginata potesse sedere lì, al tavolo degli insegnanti.

"Vorrei, inoltre, che deste un caloroso bentornato ad uno degli alunni più diligenti e dotati che la nostra scuola abbia mai visto, e che da questo semestre in poi prenderà il mio posto come insegnante di Trasfigurazione. Edward Lupin!"

Teddy, imbarazzato, si alzò in piedi. I capelli erano bianchi con le punte scure, le guance accese dall'emozione. Un applauso scrosciante si generò da ogni studente nella stanza, compresi Hugo, Lily, Frank e via dicendo. Teddy era sempre stato ben visto ad Hogwarts, sia da chi era più tranquillo perché un Tassorosso esemplare, Caposcuola e Prefetto a suo tempo e diplomato con massimo dei voti, sia da chi lo era di meno, perché a tempo perso era la mente dietro i piani malefici di James e Fred.

E poi suo padre era stato anche lui un eroe della guerra, era morto per difendere Hogwarts e il Mondo Magico, e lui gli assomigliava in tantissime cose... anche se pure la madre, Tonks, aveva lasciato la sua impronta.

Paradossalmente, però, chi non lo applaudì fummo proprio noi, coloro che più avrebbero dovuto celebrare un successo del genere, dato che non tutti diventavano professori di una scuola così prestigiosa, sopratutto non così giovani.

"Ma tu lo sapevi?" mi chiese Izzy, confusa, quando l'applauso scemò e comparve il buonissimo cibo sui tavoli.

"No," risposi, accigliata, guardando Teddy sedersi di nuovo e intavolare una conversazione con Hagrid.

Mi voltai verso Albus, dall'altro lato della stanza, seduto al tavolo dei Serpeverde. Mi restituì subito uno sguardo nervoso. Neanche lui ne era a conoscenza.

Incrociai solo per un istante gli occhi limpidi di Malfoy accanto a lui. Era rilassato, un braccio attorno alle spalle di Wilhelmina Goyle seduta al suo fianco, che civettuola come al solito gli sistemò i capelli dietro l'orecchio, ridendo.

Ebbe il coraggio di farmi un sorriso sfrontato che mi fece raggelare.

Che diamine gli prendeva?

"Smettila di fissarlo," mi redarguì subito Livia, costringendomi con un pizzico a voltarmi di nuovo.

Le mie tre amiche avevano arie di rimprovero.

"Quel cretino vuole farti vedere che ha ancora una qualche dignità, dimostrare a sé stesso che sei tu che sei caduta ai suoi piedi e non il contrario," mi fece presente la ragazza, ostinata. Aveva anche una traccia di veleno nella voce, che riconobbi subito come quella che mi contaminava il cuore. Non mi era sfuggita, infatti, Norah Flint, la seconda delle ragazze Serpeverde, che teneva una mano sul braccio di Noah.

Izzy si ficcò in bocca un pezzo di torta salata e lo masticò avidamente. Vivendo con Hugo e papà, che erano due pozzi senza fondo, mi dimenticavo sempre che anche lei era un'ottima forchetta. Anzi, se l'avessimo lasciata sola un'oretta avrebbe ripulito l'intero tavolo. "Sì, Rose," disse, appoggiando Livia, le parole che si distinguevano a malapena a causa della quantità spropositata di cibo che stava mandando giù, "fagli vedere chi comanda."

Mi rivolsi a Kalea, la più saggia e riflessiva tra noi. "Tu che dici?"

"Dico che il bambino ha bisogno di essere messo faccia contro la lavagna," replicò combattiva.

Ridendo, scelsi di dar loro retta. Adocchiai subito la mia preda. Come al solito, era circondato da un sacco di gente con cui rideva e scherzava.

Mi alzai e lo raggiunsi, poche persone più in là rispetto a noi. Sophia Mendes, la abilissima Cacciatrice dei Grifondoro, fu la prima a notarmi. Non avevamo chissà quale rapporto, ma sapevo che mi stimava come Caposcuola e come Capitano della squadra, quindi parve sinceramente contenta quando mi chiamò. "Rose! Come stai?"

Ero alle spalle di Julian, che nel sentire il mio nome si voltò e mi sorrise.

"Bene, grazie," dissi con vivacità, "e tu?"

"Tutto bene, anche se un po' stanca dal viaggio," rispose sincera. "Vieni, siediti con noi!"

Julian fu il primo a farmi spazio, e gli altri si strinsero sulla panca per permettermi di infilarmi vicino a lui. Come avevo sperato, mi mise un braccio intorno alle spalle, e feci del mio meglio per rendere animato il discorso, ridere e scherzare.

Dopo qualche minuto, gettai un'occhiata alle mie amiche, più in fondo, che alzarono i pollici nella mia direzione e risero tra di loro. Mi sentii quindi autorizzata a controllare se Malfoy stesse guardando o no.

Non rimasi delusa: il suo sguardo gelido era fisso su me e Julian, la postura rigida, e nonostante le dita di Wilhelmina gli stessero carezzando il collo, lui non sembrava neanche notarle.

Mi ricordai dei baci che vi avevo lasciato io, e con superbia gli lanciai lo stesso sorriso che lui aveva rivolto a me, convinto di potermi incastrare.

^^

"A me non l'aveva detto," mi ripeté per la milionesima volta Albus, affondato nella poltrona rossa e oro, vicino al fuoco che ardeva nel caminetto.

Era mezzanotte passata, e la Sala Comune dei Grifondoro era completamente vuota, fatta eccezione per noi quattro ragazze e Albus. In genere sarebbe stato difficile vedere tutti a dormire prima delle due di notte come minimo, ma erano tutti a pezzi per il lunghissimo viaggio in treno, e poi ognuno voleva infilarsi nel proprio letto per aggiornarsi con i compagni più cari. Le lezioni dell'indomani, peraltro, sarebbero state particolarmente traumatiche, dopo due settimane di pausa.

Stavamo ancora parlando del posto di Teddy come professore di Trasfigurazione. Mi aveva sorpresa anche come la McGranitt avesse annunciato a cuor leggero il suo ritirarsi dall'insegnamento, dopo anni e anni di duro lavoro. Perché poi aveva scelto proprio lui? Aveva venticinque anni, e poteva anche essere un Metamorfomagus, ma non ci credevo che non esistessero persone più adatte al ruolo.

Ero preoccupata per i miei esami, per come avrei dovuto svolgerli con un altro insegnante, ma dovevo ammettere anche che sentivo un pizzico di risentimento verso di lui. Dopo la scenata di James a Natale, in cui era stato chiaro come mio cugino stesse soffrendo, non potevo non avercela con Teddy per tutto il dolore che gli aveva causato, anche se non sapevo con precisione di cosa si trattasse.

"Forse voleva che fosse una sorpresa," suggerì Izzy, "non c'è bisogno di prendersela."

Livia mise il gomito sul bracciolo della sua poltrona e sospirò. "Non credo se la stia prendendo nessuno, però... be', è qualcosa che personalmente avrei voluto sapere, se fosse stato mio cugino."

Mi tirai le gambe al petto, la testa reclinata all'indietro a fissare il soffitto decorato da ghirigori dorati. "Non è questo. Sono contenta per lui, Trasfigurazione è sempre stata la sua materia, ma Teddy ha fatto davvero di tutto, provato qualsiasi cosa e abbandonato ogni tentativo in pochi mesi."

"Hai ragione," infierì Al, "vi ricordate di zio Charlie? Ha passato due mesi con lui e i suoi draghi, e poi ha mollato. Tre settimane a Mielandia, quattro con zio George, un paio di colloqui per un posto al Ministero, dieci giorni come giornalista per la Gazzetta del Profeta insieme a mia madre."

"Il professore non è un mestiere che si può lasciar perdere all'improvviso, non si accetta se non si è convinti. E Teddy non è mai stato convinto su nulla," ripresi, con uno sbuffo infastidito.

Izzy, l'unica che ancora lo difendeva a spada tratta, aggrottò la fronte. "Perché non volete dargli un po' di fiducia? È di Teddy, che stiamo parlando. Lui farebbe qualsiasi cosa per voi."

"Abbiamo gli esami quest'anno, Iz," le ricordò Albus, poco contento. "E se scappa poco prima? Se ci manda a puttane l'esame di Trasfigurazione, come facciamo?"

Lei scosse la testa. "Vi state lasciando prendere dal panico. Lui non è uno sprovveduto, sa che si è preso una grossa responsabilità, e voi siete la sua famiglia. Non vi caccerebbe mai nei guai."

"E poi, suo padre non è stato anche lui professore?" si aggiunse Kalea, inserendosi nella conversazione e mettendo da parte il suo libro. "Magari ha trovato anche lui la sua strada con questa professione."

Albus si alzò e si aggiustò la maglietta stropicciata. "Non so, credo che però sia meglio parlarne con lui. È tardi, dovrei andare," concluse, sbadigliando. "Iz, mi accompagni?"

Lei annuì e insieme si allontanarono verso il ritratto della Signora Grassa. Anch'io mi alzai, stiracchiandomi. Non vedevo l'ora di andare a dormire, di mettermi sotto il piumone caldo e abbandonarmi ad un dolce sonno...

Dovevo ancora fare i conti con la sensazione di terribile normalità che continuavo ad avere da quando avevo messo piede nel Castello. Avevo passato mesi e mesi minacciata a morte, prima da Caleb e poi dal Lord Protettore, e le mie vacanze le avevo trascorse all'insegna di un ritmo frenetico. Adesso, fare ritorno al solito orario delle lezioni, alla solita routine, ai soliti allenamenti di Quidditch, ai soliti compagni... mi sentivo non vuota, ma quasi privata di qualcosa.

E poi l'aver lasciato papà dopo soli due giorni passati in sua compagnia mi distruggeva. Sapevo che non avrei potuto fare nulla di diverso, ma era lo stesso terribile.

Ero già con il pensiero nel mio bellissimo letto a baldacchino rosso e oro, che sentii dei bisbigli insoliti, seguiti da schiamazzi e risatine, e dalle minacce della Signora Grassa.

"Che sta succedendo?" chiese Kalea, strofinandosi gli occhi.

"Vado a vedere," le risposi, raggiungendo in pochi passi il ritratto, spalancato, che dava sul corridoio del settimo piano.

In quel momento era occupato da Albus e Izzy, che discutevano con Noah, Dave, Lily e Malfoy.

"Hey Rosie!" mi salutò mia cugina agitando la mano, un sorriso smagliante che quasi mi accecò. "Sei pronta?"

"Pronta?" ripetei, disorientata, stringendomi nel mio pigiama troppo leggero per le temperature più fredde dei corridoi.

Noah mi venne incontro con le braccia spalancate. "Tesoro, ti abbiamo mai detto quanto ti vogliamo bene?"

Mi sottrassi alla sua presa con aria sospettosa. "Che avete combinato?"

"Questi schizzati vogliono festeggiare il primo giorno a scuola andando nella Foresta Proibita!" mi informò Izzy, terrorizzata.

"Assolutamente no!" risposi decisa, incrociando le braccia al petto. "Mai nella vita."

"Oh, avanti," mi disse Lily, indispettita dal mio rifiuto. "Se non ricordi, l'hai già fatto."

Era vero: terzo anno, trascinata da Malfoy e mio cugino. Non a caso era un'esperienza che non volevo ripetere.

Il biondo in questione, appoggiato con le spalle alla parete e le mani in tasca, alzò un angolo della bocca nel suo solito sorrisetto sghembo. "Lascia stare, Lily. Evidentemente la Weasley ha paura."

Gli rifilai un'occhiataccia, ignorando i brividi lungo la spina dorsale. "Non ho affatto paura!" ringhiai, scostandomi i capelli dal viso oltre la spalla. "È solo che è una vera stupidaggine. Noi siamo Caposcuola, te lo ricordi? Dovremmo dare il buon esempio, idiota."

Malfoy si allontanò dal muro venendomi in contro ghignando. "Per una notte non succederà niente."

Lo fissai, contrita. "Sai che non è vero. E poi, perché dovremmo andare nella Foresta Proibita? Se dobbiamo infrangere le regole, tanto vale andare al caldo nelle Serre."

Lily, con un braccio attorno alla vita di Dave, ridacchiò entusiasta. "Ma è questo il bello. Nella Foresta Proibita non ci sono gli unicorni!"

"Uni—Lily, dimmi che stai scherzando," la implorai, battendo i denti. "È la cosa più stupida del mondo."

Noah, che non mi ero accorta si era allontanato, ritornò con Livia e Kalea. "Non resta che votare," annunciò.

Ovviamente i voti mi fecero capire che ero in netta inferiorità. Albus, Malfoy, Lily, Dave, Noah e Livia votarono per il sì; io, Izzy e Kalea per il non andare.

Mi diedero cinque minuti di tempo per vestirmi in modo pesante e recuperare il mantello, poi Al e Noah mi presero di peso per tirarmi fuori dal dormitorio.

"Pensavo che aveste almeno un briciolo di sale in zucca, voi!" mi lamentai, brontolando. "Invece come al solito mi ritrovo circondata da un branco di idioti."

"Fai meno la splendida, Weasley," mi apostrofò Malfoy, immensamente divertito da tutta quella situazione.

"Tu stai zitto," sbottai, la mia lucidità ridotta ad un cumulo di risentimento verso quel ragazzo.

Albus mi scompigliò i capelli con la mano che non aveva intrecciata a quella di Izzy. "Vedrai che ti divertirai, Ronnie. È esattamente come al terzo anno, no?" disse, alludendo a quando lui e il suo migliore amico mi avevano trascinata a tredici anni sempre alla ricerca di unicorni in quel posto spaventoso.

Peccato che all'epoca eravamo solo noi, senza gruppo, e io non ero innamorata di un cretino puttaniere che non riusciva a tenersi i pantaloni addosso.

Ma per il resto, sì, Al, esattamente come al terzo anno.

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