5 - 𝑆𝑖𝑛𝑔
{La quiete dopo la tempesta...}
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"Grazie ancora, Iz," stavo dicendo affettuosamente alla mia migliore amica, che aveva avuto la gentile predisposizione d'animo nell'accompagnarmi al Campo da Quidditch per dare il via alle Selezioni.
Izzy non provava il benché minimo interesse nei confronti del nostro sport più famoso, ma non era mai mancata ad una partita per supportare me, James o Albus. Si era subito offerta volontaria per starmi al fianco mentre sceglievo i nuovi giocatori, consapevole che non mi sarebbe potuta essere di alcun aiuto e che non avrebbe fatto nulla per quasi due ore.
Il Quidditch era, inutile dirlo, l'intrattenimento più celebre del nostro mondo, ma non era solo questo. Si trattava di una pratica che riusciva a mettere d'accordo chiunque, che trascendeva la fazione politica, il sesso, la religione e qualunque altra definizione: un giocatore era un Cercatore, non una femmina, non un buddista, non un oligarchico, non un etero, non era niente di niente. Un Cercatore era un Cercatore, e questa era la cosa più bella, che si veniva scelti in base al talento, e nient'altro.
Sapevo che gli studenti ritenevano cosa impossibile entrare nella squadra dei Grifondoro perché, specialmente quando era stato gestito da Jay, era composto prevalentemente da membri della famiglia Weasley e amici; tuttavia questo non era affatto vero, e da quando ne ero a capo io avevo fatto io possibile per superare questo luogo comune—anche se, l'anno precedente metà della mia squadra era uscita, e io mi ero ritrovata a dover ricostruire una squadra intera da capo.
Izzy si legò i lunghi capelli color dell'ebano in uno chignon e mi guardò sfregandosi le mani. "Io sono sempre contenta di stare con te. E poi, sempre meglio di passare il pomeriggio con Kalea e Logan che si sbaciucchiano in Sala Comune."
Mi sarei dovuta offendere per essere l'alternativa, ma in realtà non potevo che concordare con lei. Era terrificante stare sola con quei due, perché, per quanto cercassero di includere il prossimo, si rimaneva sempre la settima ruota del carro. Si finiva per sentirsi quasi come se non ci fosse un'anima al mondo a volerti. Un calo di autostima spettacolare.
"Ma tutta quella gente è qui per fare le audizioni?" chiesi, sbalordita, osservando metà dei Grifondoro affollare il prato del campo di Quidditch. "Con Jay non è mai successo!"
"Perché James ormai aveva la sua formazione da battaglia e non c'erano troppe speranze che chiamasse altre persone, ma adesso che devi rifarla quasi al completo..." mi spiegò Izzy trotterellandomi al fianco. "Che cos'è questa voce che stavi tenendo per mano Malfoy stamattina?"
La guardai, confusa. "Tenendo per mano Malfoy? Io non—" mi bloccai non appena capii di cosa stava parlando, e arrossii dalla rabbia. "Io non stavo tenendo per mano Malfoy!"
"Immaginavo," rispose lei, tranquilla come se stesse commentando il colore delle pareti di una casa. Mi guardò quindi in attesa di spiegazioni.
Sospirai. "Stavo chiedendo un favore e mi sono avvicinata per cercare di convincerlo. Assolutamente non era nessuna effusione romantica."
"Mi era parso strano, infatti," commentò, un sorriso sincero, "di tutta la popolazione femminile della scuola, tu sei da considerare l'ultima che si potrebbe mai prendere una cotta per lui," mi prese sottobraccio mentre arrivavamo al Campo.
"Non succederà mai," le assicurai, testarda. Hogwarts era incredibile: bastava sfiorare qualcuno perché si diffondesse il pettegolezzo di un matrimonio imminente.
Izzy mi diede un colpetto sul braccio prima di ritirarsi sugli spalti, mentre io, varcato l'ingresso del Campo vero e proprio, mi voltai verso il gran numero di studenti che aspettava di ricevere istruzioni, in fibrillazione all'idea di entrare in squadra. "Allora, ragazzi, davanti a me per chi vuole essere Cercatore! Alla mia sinistra i Cacciatori, e a destra i Battitori."
Lily mi fece un sorriso enorme e saltellò nel posto dei Cercatori. Era quello più pieno, ma non sembrava preoccuparsi. Hugo e Frank parlottavano a bassa voce con gli altri Battitori e Caleb Thomas aveva un'espressione arrogante e sicura di sé insieme ai Cacciatori.
Speravo davvero di prendere la mia famiglia con me, ma come Capitano avevo dei doveri, e non mi sarei potuta lasciar condizionare dalle simpatie. Questo, sfortunatamente, significava che se Thomas fosse stato bravo abbastanza, l'avrei dovuto far entrare nella squadra senza replicare.
"Sulle scope!" gridai, entrando nella modalità Capitano dei Grifondoro. I ragazzi si sollevarono di un paio di metri uno alla volta, e io, d'istinto, lanciai uno sguardo a Izzy, che sollevò i pollici incoraggiante. Fui poco sorpresa nel vedere il solito gruppetto di Serpeverde in procinto di salire anch'esso sugli spalti accanto a lei: di sicuro volevano capire con chi si sarebbero scontrati nel Torneo il prima possibile.
Mi alzai in volo anch'io, mantenendo l'equilibrio mentre mi legavo i lunghi capelli rossi in un'alta coda di cavallo. "In posizione!"
Avevo visto James negli anni valutare tantissimi giocatori insieme, quindi seguii il suo metodo, decidendo di farli giocare come in una vera partita, a turno. Tutti coloro che mi interessavano di più rimasero a terra la prima volta, permettendomi di giudicare i giocatori senza essere influenzata. Non c'era nessuno che mi sembrasse particolarmente bravo, tranne Amanda Flinch-Fletchley, che essendo una delle favorite di Malfoy esclusi a priori.
Okay—forse mi stavo lasciando influenzare comunque.
"La Flinch-Fletchley sembra la più decente," Lily intuì i miei pensieri, "però non abbastanza brava per entrare."
"Lo so, Lils, ma se prendo te, Hugo e Frank mi accuseranno di favoritismi. E poi non si è mai vista una squadra di Quidditch composta soltanto dalla famiglia e dagli amici più stretti."
"Tu sai che siamo bravi," obiettò Hugo, "ci vedi giocare da una vita. E devi scegliere per il bene della squadra, non a quello che pensano gli altri. Grifondoro deve vincere, e si vince con i più forti."
"Hai ragione. Allora tocca a voi. Sulle scope voialtri! Chi ha già giocato può andare, i nomi usciranno in bacheca entro domani."
I ragazzi rimasti a terra il primo turno si alzarono in volo e io con loro, decidendo stavolta di guardarli da lontano e così andandomi a mettere vicino a Izzy, Al e gli altri Serpeverde. "Vediamo che sanno fare."
Gli altri studenti marciarono verso gli spogliatoi, chi afflitto e chi ridendo. Albus mi circondò le spalle con il braccio. "Spero per te che questo secondo gruppo vada meglio, perché sennò non vincerete neanche contro Tassorosso. Che ruoli ti servono?"
"Il Cercatore, i due Battitori, il Portiere e un Cacciatore," risposi prendendomi il volto tra le mani e guardando attentamente i ragazzi che giocavano. "James si è portato via tutta la mia squadra e chi non è uscito con lui l'ha fatto l'anno scorso. Rimangono solo Julian Walker e Sophie Mendes come Cacciatori, vi rendete conto? E il prossimo anno dovrò lasciare la squadra a qualcun altro—a chi, se tutti i veterani escono—"
"Non preoccuparti di questo, ora," mi interruppe Izzy, indicando il campo. "Scegli bene i tuoi giocatori, questo è l'importante."
Lily girovagava per il campo con espressione concentrata, setacciando l'aria con lo sguardo e guardando male la Cercatrice dell'altra squadra che avevo formato. Frank e Hugo mulinavano le loro mazze come se non avessero mai fatto altro nella loro vita, e non potei che chiedermi quanto si fossero allenati durante l'estate per diventare così bravi. In pochi minuti avevo anche perso il conto di quante volte Thomas aveva fatto punto superando la difesa di Battitori e del Portiere, un ragazzino di terzo anno che forse aveva aspirazioni troppo grandi.
Questa volta erano tutti bravi, davvero bravi. Ero sicura che con una formazione ottimale batterci sarebbe stato difficile anche per i Serpeverde, che vantavano quella migliore ora che James era uscito da Hogwarts.
"La mini Potter ha preso il Boccino!" gridò Zabini balzando in piedi e additando Lily che faceva esaltata un giro della morte con la scopa che terrorizzò Albus. Teneva stretto tra le dita il Boccino e cucito addosso il sorriso più grande che le avessi mai visto.
Mi sentii rincuorata: si era rivelata una Cercatrice provetta, che in cinque minuti di gioco sarebbe riuscita a far vincere la squadra, e quindi avrebbe sicuramente giovato alla formazione.
Improvvisamente non vedevo l'ora di disputare la terza partita della stagione, e la prima dei Grifondoro, contro nientemeno che i Serpeverde. Ero sicura che avremmo avuto la meglio, con la formidabile composizione che avevamo messo su. Li avremmo sterminati.
"Ti darà filo da torcere, Albus," rise Nott, e l'altro sospirò.
"Non voglio immaginare cosa sarà casa mia dopo le partite Grifondoro-Serpeverde. O prima. O durante, per quel che vale."
"James sarà così fiero," esclamò Izzy, e montai a cavallo della scopa per raggiungere gli altri che non sapevano bene cosa fare dopo che Lily aveva preso il Boccino. Io però avevo le idee già abbastanza chiare, anzi: non mi serviva altro tempo per scegliere.
"Grazie, ragazzi, come ho già detto domani troverete la bacheca con la lista della nuova squadra," li congedai con un sorriso, e loro salutarono e se ne andarono.
Solamente Frank, Hugo e Lily rimasero con me una volta scesi a terra, tutti soddisfatti delle proprie prestazioni. Lily mi gettò le braccia al collo. "Mi hai vista, Rose? Vuoi mettere con quella Flinch-Fletchley? Per tutte le zucche secche, devo dirlo subito a mamma e papà!" e così corse via senza darci possibilità di replicare.
"Ha finalmente preso la sua rivincita su James," commentò Frank, "lui diceva sempre che non c'era posto per due Potter nella stessa squadra."
"Con voi e quel Caleb Thomas abbiamo messo su proprio una bella squadra," concordai, e gli occhi di mio fratello e di Frank si illuminarono. Se ne andarono solo dopo avermi abbracciata, saltando e gridando, impegnati a parlare tra di loro con enorme entusiasmo.
Dissi ai ragazzi sugli spalti che mi sarei andata a cambiare e che in pochi minuti li avrei raggiunti per studiare insieme nella Sala Grande come ci eravamo messi d'accordo per fare. Zabini aveva implorato il mio aiuto in un saggio di Pozioni sull'Amortentia, infuso che avremmo dovuto preparare a novembre, e che Lumacorno ci aveva richiesto di fare per arrivare tutti preparati sull'argomento.
Io poi, che in Pozioni sì prendevo sempre Eccezionale ma con qualche difficoltà, avrei potuto usare Malfoy per farmi dare una mano negli effetti dei singoli ingredienti. Lui aveva una facilità quasi innaturale in questa materia, era incredibile. Sicuramente si trattava di un'eredità del padre Draco, che era riuscito a mettere in difficoltà anche mia madre ai loro tempi.
Non era stata mia l'idea di formare un gruppo di studio così vario, bensì di Albus e Izzy. Avevo l'impressione che volessero studiare insieme, ma che non avessero il coraggio di farlo da soli, e quindi Al aveva trascinato Malfoy, e Izzy me. Capendo, però, che io e lui ci saremmo soltanto presi per i capelli, avevano coinvolto anche Zabini, Nott, Flint e Kalea.
Mi chiedevo che cosa avrebbero detto gli altri studenti vedendoci insieme, ma poi realizzai che non mi importava. Volevo divertirmi e passare pomeriggi con le persone a cui volevo bene—Malfoy come eccezione—e non volevo stare a sentire le malelingue.
Entrai nello spogliatoio e posai di lato la scopa. Per fortuna non c'era più nessuno dentro, quindi mi avvicinai al mio borsone e mi spogliai indossando il cambio. Stavo finendo di abbottonare la camicia quando notai un pezzo di pergamena strappato sotto la panca.
Mi chinai per prenderlo e buttarlo, e accidentalmente lessi ciò che vi era scritto sopra: "Valeriana, Aconito, Piuma di Jobb—" .
Avrei detto essere una lista della spesa.
Corrugai la fronte. Probabilmente non voleva dire nulla, e non doveva essere necessariamente collegato alle mie allucinazioni, ma avrei avuto un punto da cui iniziare. Sia perché erano ingredienti di pozioni, e io ero stata avvelenata secondo la McGranitt e Malfoy, sia perché mi sembrava strano che un pezzo di pergamena con questi ingredienti potesse essere caduto da un borsone con il cambio di Quidditch.
Lo strinsi in pugno e arraffai borsone e scopa. Iniziai a correre verso il Castello, salii al volo nel dormitorio e lasciai le cose, e poi continuai a correre verso la Sala Grande. In quanto mercoledì pomeriggio tardi c'erano abbastanza studenti rimasti indietro con lo studio, ma non ci misi nulla ad individuare Albus e Izzy con gli altri. Per fortuna avevo i muscoli formati dal Quidditch, altrimenti sarei rimasta stravaccata per terra per ore dopo la corsa che avevo fatto.
Arrivai alle spalle di Zabini che sobbalzò appena mi vide, ma non avevo tempo per occuparmi di lui. "Malfoy," afferrai senza pensarci due volte il braccio del Serpeverde e lo tirai all'indietro. "Ti devo far vedere una cosa."
Lui mi guardò, indifferente e anche parecchio infastidito dal mio arrivo piuttosto impetuoso. Poi abbassò gli occhi gelidi sulla mia mano, e io, bruciata come se fossero stati di fuoco, lasciai andare il suo braccio muscoloso.
Tuttavia, senza lasciarmi scoraggiare ignorai gli sguardi confusi dei miei compagni e mi sedetti al fianco di Malfoy. Lanciai un'occhiata al libro che teneva aperto davanti—Erbologia—e lo tirai verso di me. "Mi sono dimenticata i libri," gli bisbigliai, e lui alzò un angolo della bocca.
"Avevo notato."
Aspettai che gli altri tornassero alle proprie occupazioni e poi tirai fuori dalla tasca il pezzo di pergamena, facendoglielo scivolare davanti. Ci sbattei l'indice sopra, per concentrare lì la sua attenzione.
Lesse velocemente i tre nomi e poi mi guardò. "Quindi?"
"Quindi non ti sembra un po' sospetto che qualcuno si porti dietro una pergamena con ingredienti di Pozioni nello spogliatoio? E poi perché cercare di buttarla proprio là?" sussurrai con eloquenza.
Malfoy sembrò indeciso, ma alla fine sospirò. "Va bene, è appena sospetto," ammise, e poi rilesse gli ingredienti. "L'aconito è velenoso. Ma sei sicura che non hai il minimo ricordo di come te l'abbiano somministrata?"
Gemetti, posando la testa sulle braccia incrociate sul tavolo e lo guardai in tralice. "Sì, te l'ho detto."
Prese a sfogliare il libro di Pozioni. Non avendo niente da fare, dato che non mi aveva neanche detto che cosa stava cercando, il suo volto concentrato attirò la mia attenzione. Il naso era perfettamente dritto, come se fosse stato disegnato da un artista. La pelle chiara era resa ancora più pallida dai capelli biondissimi e dal contrasto con il verde scuro della sua divisa, mentre le sue labbra sembravano scolpite. Ogni tanto vi faceva affiorare la lingua, e lo conoscevo abbastanza per poter dire che era un segno che stava meditando.
Lui mi lanciò un'occhiata veloce mentre sfogliava le pagine con delicatezza. Aveva notato che lo stavo fissando, perché non ero stata abbastanza pronta da distogliere lo sguardo, però non disse nulla. Le sue iridi, poi, erano qualcosa da far accapponare la pelle. Non mi sarei mai stancata di guardarle, le screziature verdi nel grigio chiaro erano fenomenali.
"Eccolo," disse, facendomi tornare alla realtà. Alzai la testa avvicinandomi e lui fece scorrere il libro sul tavolo più vicino a me. "L'aconito è anche detto luparia o napello ed è l'ingrediente fondamentale della, tra le tante, Pozione Occhiopallato," lèsse sottovoce, "anche detta Pozione Risvegliante, è l'antidoto per il Distillato di Morte Vivente. Previene il sonno, e fa rinvenire da svenimenti, o commozioni cerebrali. E la valeriana," continuò, incuriosito, riprendendo a sfogliare le pagine e fermandosi davanti l'immagine di una piantina dai petali biancastri, "è l'ingrediente della Pozione Scordarella, nonché del Distillato Soporifero. Non può essere una coincidenza."
"La valeriana serve per farmi dimenticare di aver preso questa pozione, ma ha come secondo effetto quello di farmi addormentare, e quindi è stata aggiunto l'aconito per farmi restare sveglia..." commentai, incredula e piuttosto inquietata. Chiunque si fosse messo dietro questa cosa ci doveva aver riflettuto a lungo, e l'unico scopo era quello di farmi soffrire. Ma perché? E chi era il colpevole?
Malfoy si accorse della mia espressione e chiuse con cautela il libro. "Sei sicura di voler andare a fondo con questa storia?" domandò, sottovoce.
"Se non so chi è stato non posso difendermi," replicai, scrollando appena le spalle.
Lui non sembrò convinto, ma non insistette. Si premurò che nessuno del gruppo stesse prestando attenzione a noi prima di continuare. "Delle piume di Jobberknoll, invece, dice soltanto che sono usate nelle pozioni di memoria, ma c'era già la valeriana per questo. Perché usare entrambe e darsi pure la noia di aggiungere l'aconito, che essendo velenoso potrebbe anche mandare a monte la pozione? E poi l'effetto rimane uguale, non viene potenziato aggiungendo due ingredienti con lo stesso fine. Deve servire a qualcos'altro, ma qui non c'è nulla."
Era frustrato, per il non trovare niente riguardo le piume e per l'avere solo quello straccio di carta per trovare qualcuno che non voleva far altro che nuocermi.
"Possiamo provare nella Sezione Proibita," avanzai, e lui sorrise. Un sorriso vero, accompagnato da una risatina.
"Rose Weasley, così trasgressiva da provare la Sezione Proibita? Che cosa sarà mai successo?"
Gli schiaffai piano il libro sulla spalla, mio malgrado sentendo anche la mia bocca piegarsi in un sorriso. "Smettila, non sei affatto divertente."
"Io penso di esserlo," disse, superbo, "anzi, penso di farti impazzire."
"Decisamente," annuii, "e infatti non ti tollero più di dieci minuti."
Malfoy, cogliendomi alla sprovvista, si prese il labbro inferiore tra i denti avvicinando il volto al mio. Senza che il mio sistema nervoso fosse pronto ad ordinare qualche altra reazione, rimasi immobile, tanto da permettergli di abbassarsi al mio orecchio e sfiorarmelo con la bocca, sussurrando: "sai che non è quello che intendo."
"E cosa intendi?" replicai con aria di sfida. Volevo provocarlo, ma non per farmi urlare contro. L'idea di continuare a stuzzicarci in quel modo segreto e lascivo scatenava in me una sensazione strana. Avevo voglia di suscitare in lui una qualche reazione che non fosse soltanto noia o fastidio o rabbia.
Forse, più di ogni altra cosa, volevo dimostrare che anche lui poteva pensare che fossi attraente. Volevo piacergli.
Mi spostò i capelli dal lato del viso, sfiorandomi anche la pelle accaldata. "Intendo che se tu non fossi così ostinata avremmo già passato decine di notti insieme, Weasley."
Sgranai gli occhi e lo spinsi via, e il rossore che si diffuse sulle mie guance lo fece scoppiare a ridere. Offesa, incrociai le braccia al petto girandomi dall'altra parte, mentre lui procedeva con quella reazione sguaiata—una che davvero non mi ero aspettata. Una risata roca, coinvolgente, in grado di far sorridere anche contro il proprio volere, ma non crudele, sarcastica e tagliente come al solito.
Non solo il nostro gruppo si voltò a guardarci sbalordito, come se non avesse mai sentito Malfoy ridere—cosa che per me, Izzy e Kalea era vera—ma tutti coloro che nella Sala Grande erano a portata d'orecchio. Neville, che stava al tavolo dei professori con dei libri aperti davanti, ci fissava a bocca aperta, letteralmente.
"Va bene," disse con lentezza Zabini, facendo del suo meglio per mettere da parte la faccia allibita, "faremo tutti finta che non sia successo niente di assurdo. Rose, mi aiuteresti con questo tema?"
"Qualsiasi cosa pur di non stare a sentire questo imbecille," dichiarai impettita, avvicinandomi a Zabini e afferrando il suo libro di Pozioni.
Appena la platea attirata dalla risata di Freddy Krueger si distrasse, Malfoy si chinò a raccogliere la piuma che aveva fatto cadere intenzionalmente poco prima. "Stasera alle undici ho la ronda come Caposcuola. Ti vengo a prendere alla Torre dei Grifondoro, alle undici e mezza," sussurrò, e io, con una strana sensazione a pesarmi sullo stomaco, annuii e mi dedicai allo scritto con Zabini.
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Ero in immenso ritardo. Bastava pensare che mi ero svegliata a mezzanotte meno venti, e che per trovare il Mantello dell'Invisibilità e la bacchetta ci avevo messo un altro quarto d'ora, dovendo fare attenzione a non svegliare nessuna delle mie compagne di dormitorio.
"Weasley," ringhiò Malfoy, scontroso come al solito, appena mi vide uscire trafelata dal buco del ritratto, "è mezz'ora che ti aspetto."
Mi venne la brillante idea di fargli cenno di stare in silenzio, il che non fece che accrescere il suo fastidio— sempre se possibile. "Te lo ricordi che io ho la ronda e che posso parlare quanto mi pare, vero? Se volessi potrei anche mettermi a ballare in mezzo al corridoio e nessuno potrebbe dirmi nulla."
"Per quanto sia una scena che non vorrei perdermi, Malfoy, io non sono di turno, e poi stiamo andando in un posto dove neanche i Capiscuola possono stare. Per tale motivo devi stare zitto. E comunque," aggiunsi, sorridendo compiaciuta, " io almeno ho portato questo," e qui gli sventolai sotto il naso il Mantello dell'Invisibilità perfettamente ripiegato.
Lui lo fissò incredulo. "Albus ha cercato di scoprire chi ce l'aveva per settimane, quest'estate."
"E non deve sapere che ce l'ho io," replicai con tono di avvertimento, "James non voleva passarlo a lui perché ha detto che perfettino com'è non gli sarebbe mai servito, e pensava che Lily fosse troppo piccola."
"E tu non sei sia piccola che perfettina?" chiese innocentemente reclinando di poco il capo, e io lo guardai male.
"Ho la tua stessa età. E poi James mi conosce meglio di quanto credi, o di quanto faccia tu."
"Volete andare via?" intervenne la Signora Grassa togliendosi la sua mascherina dagli occhi, spazientita. "C'è chi vuole dormire, qua, e non passare la notte a parlottare e pomiciare come voi."
Le orecchie mi divennero rosse. Guardai Malfoy, che era divertito, e capendo che non avrei mai ricevuto supporto da lui, mi rivolsi io stessa alla Signora Grassa. "Noi non pomiciamo!" esclamai, punta sul vivo.
"Saprò di aver toccato il fondo quando mi ritroverò a baciare te, Weasley," mi disse Malfoy, senza alcun motivo, beccandosi in cambio una gomitata.
"Ci vado da sola nella Sezione Proibita, e grazie mille per il disturbo," sentenziai, incamminandomi verso la biblioteca a passo veloce.
Ecco ritornato, prepotente, l'odio che avevo pensato si fosse attenuato in questi giorni. Era proprio impossibile passare tempo con lui senza che riuscisse a toccare i miei nervi, non era assurdo?
La sua mano mi afferrò il braccio da dietro, strattonandomi verso di lui e perciò obbligandomi a fermarmi. "Avanti, perché te la prendi tanto? Abbiamo sempre scherzato così," esclamò, confuso.
"Se tu non mi trovi affascinante non significa che puoi dirmelo ad alta voce senza che mi offenda, solo perché ci stuzzichiamo di solito," replicai offesa, liberandomi dalla sua presa. "Non fa mai piacere sentirsi dire da un ragazzo che si è ripugnanti, anche se quello stesso ragazzo è un fottuto decerebrato come te."
Lui mi guardava, sinceramente incredulo. Gli occhi grigi, illuminati dalle fiamme nelle torce appese alle pareti, mi scrutavano quasi a capire se stessi davvero intendendo quel che stavo dicendo. "Spero tu non stia dicendo sul serio, o dovrò rimangiarmi tutto quello che ho detto a mio padre sulla tua intelligenza."
"Sì che sto dicendo sul serio, ma ti pare che—aspetta, hai parlato a tuo padre di me?" ora era il mio turno di essere incredula.
Avevo sempre saputo che Draco aveva un debole per me, perché ero la figlia del suo collega più stretto e di una sua cara amica, ma non avevo neanche mai considerato che Malfoy potesse parlare bene di me alla sua famiglia. Insomma, eravamo abituati a stare insieme perché i nostri genitori lavoravano insieme, ma il nostro rapporto al di fuori di Hogwarts finiva lì.
"Sì, e allora? Ormai sei diventata parte integrante delle mie giornate, Weasley, senza mia madre di cosa vuoi che—" si interruppe di colpo, colto alla sprovvista dalla direzione che aveva preso il suo stesso discorso.
Io distolsi lo sguardo, non sapendo come reagire, e lo sentii prendere un respiro profondo. "Io non penso tu sia ripugnante, Weasley, per quanto possa sembrare assurdo sia alle mie che alle tue orecchie."
"Non pensi che io sia ripugnante," ripetei, il tono fortemente scettico. Probabilmente stavo sognando, o ero nel bel mezzo di un altro incubo: non c'era altra spiegazione a ciò che mi stava dicendo Malfoy. Era impazzito, per caso? Noi non ci trovavamo attraenti, non ci aiutavamo l'un l'altra in un caso segreto, e non uscivamo di nascosto nel bel mezzo della notte.
Che cosa ci stava succedendo?
Dovevamo tornare assolutamente alla normalità, era imperativo.
"Whoa, dopo diciassette anni hai addirittura imparato l'arte del ripetere le parole altrui," fece, sarcastico, e lo guardai con un sopracciglio alzato.
"Non servono queste battute, ho afferrato il concetto. E non sei spiritoso. Non c'è bisogno di dirmi queste cose solo per sfottermi."
Me ne stavo andando di nuovo quando lui mi fece girare un'altra volta verso di sé, il suo viso illuminato a malapena, ma gli occhi lampeggianti come il fuoco. "Smettila di andartene così. Sei ancora più irritante del solito quando lo fai."
"Io lo faccio per non stare a sentire le stronzate che dici," chiarii, incrociando le braccia al petto, e Malfoy sospirò pizzicandosi il ponte del naso con le dita.
"Vuoi davvero dirmi che non te ne sei accorta, di come ti guardano i ragazzi? Sei cieca, stupida o semplicemente molto più innocente di quanto pensassi?"
"Sì che me ne accorgo, ogni tanto mi lanciano qualche occhiata come fanno con tutte le ragazze," sbottai con ostinazione. Malfoy si stava sempre più innervosendo; indietreggiai quando fece un passo in avanti e lo feci finché non arrivai con le spalle al muro. Non aveva smesso un attimo di guardarmi con insistenza.
"Non ti lanciano qualche occhiata e basta, ti mangiano con gli occhi. Non sai quante volte i tuoi cugini hanno dovuto far tacere gli altri che facevano commenti sul tuo conto—Potter ha pure preso a cazzotti qualcuno. Noah parla continuamente di te, pure Dave dice che hai il sorriso più bello di tutta Hogwarts," disse con fervore, il suo corpo muscoloso e slanciato sempre più vicino al mio, esile ma tenacemente dritto contro la parete.
Non avrei mai creduto a quello che mi stava dicendo a spada tratta, senza un minimo di prove, soprattutto perché in genere erano Dominique e Victoire che in famiglia attiravano così tanta attenzione; tuttavia, non potevo essere sincera nel dire che non me ne ero accorta. Anzi, me ne ero accorta, ma non ci avevo mai dato così tanto peso: pensavo mi guardassero tutti perché a scuola rivestivo diversi ruoli importanti, e perché ero figlia di Ron ed Hermione Weasley.
Non avevo mai ritenuto possibile che qualcuno mi guardasse per il mio aspetto esteriore. Non era da me, non con amici e parenti così più appariscenti.
"Non ti sei mai vista, vero? Certo che no," rise poi nervosamente, "tu pensi solo al Quidditch e a rintanarti in Biblioteca e a stare con i tuoi cugini mezzi matti."
"Ora stai esagerando, Malfoy, e spero vivamente tu non lo faccia soltanto per rimediare alla gaffe di prima," dissi per togliermi dall'imbarazzo dato da ciò che stava dicendo e da quanto stesse vicino.
"Ti sto solo dicendo come stanno le cose, e cioè che sei fottutamente seducente in ogni cosa che fai. Come il modo in cui ti sta la divisa del Quidditch, così aderente da permetterci di vedere le forme del tuo corpo," abbassò la voce come se stesse dicendo un segreto, "oppure ti mordi il labbro mentre pensi, o quando durante le lezioni ti metti quel burrocacao che ti colora la bocca di rosso, o se ti leghi i capelli in alto sulla testa. Anche quando arrossisci come stai facendo adesso," concluse, abbassando la testa e distogliendo lo sguardo come se si vergognasse di quello che stava dicendo.
"E anche tu ti senti così?" domandai, incapace di trattenermi, con gli occhi sgranati e le guance color del tramonto.
Lui annuì, chiaramente di controvoglia. "Non me ne ero mai accorto prima di quest'anno. Sentivo i miei amici che parlavano di te, ma non riuscivo a vedere che cosa ci fosse che suscitasse tanto clamore. Poi—Dio, che ne so. Sarà stato il modo in cui ballavi la sera della festa, o quello in cui mi guardavi, o hai accarezzato la bocca. In ogni caso, da lì è stato impossibile non vederlo."
Mi faceva strano ammettere che la stessa cosa valeva per me. Che adesso la sua figura mi attraeva invece di farmi allontanare. Che se passava per il corridoio, seppur controvoglia rimanevo a guardarlo. Che quando mi fissava in quel modo mi faceva venire voglia di baciarlo.
Baciare Malfoy?
Sollevai tremante le mano, appoggiandola sulla sua guancia pallida. Aveva la pelle liscia, gli accarezzai lo zigomo guardando ipnotizzata i suoi occhi.
"Hai davvero degli occhi bellissimi," sussurrai, incapace di trattenermi. Lui li sgranò, come se non credesse alle sue orecchie. Poi lasciò scivolare la mano sulla mia spalla, d la fece scorrere sul mio braccio, lentamente, per prendere dimestichezza con il mio corpo. Feci lo stesso passando sul suo petto muscoloso, gli addominali forgiati dal Quidditch.
"Rose..." il mio nome uscì dalla sua bocca socchiusa e provocò una scarica elettrica nel mio corpo.
Rose.
Perché non mi ero mai accorta di quanto suonasse bene? Era un bel nome. Soprattutto quando pronunciato da lui.
L'incantesimo si ruppe quando due risate giunsero dritte alle nostre orecchie. Due ragazzini del secondo anno, di Serpeverde e Grifondoro, ci passarono davanti, non si erano accorti di noi due a ridosso della parete.
Malfoy drizzò la schiena, entrando in modalità Caposcuola, e li guardò con severità. Rimasi immobile e in silenzio mentre li rimproverava e toglieva loro i punti. Gli ordinò gli ritornare ognuno nei propri dormitori, ma loro non facevano una piega, anzi, non lo ascoltavano nemmeno.
Guardavano me, come se mi avessero riconosciuta. La ragazzina di Grifondoro mi sorrise, quello di Serpeverde se ne andò salutandola con una breve stretta al gomito, la testa bassa.
Anche lei allora se ne andò, non smettendo di lanciarmi occhiate, pensando di non essere vista, per tutto il tragitto fino alla Signora Grassa, che parve scocciata come non mai nel doversi levare di nuovo la mascherina dagli occhi per farla entrare.
"Andiamo," dissi stringendo al petto il Mantello e allontanandomi dalla parete. Malfoy annuì e con un Lumos fece strada fino alla Biblioteca.
Non riuscivo a levarmi dalla testa lo sguardo di quella ragazzina. Assomigliava a qualcuno che conoscevo, e, sopratutto, dal suo sorriso aveva dato l'idea di aver trovato qualsiasi cosa stesse cercando.
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