43 - 𝐴𝑛𝑜𝑡𝒉𝑒𝑟 𝑊𝑜𝑟𝑙𝑑
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A discapito dell'urgenza impostaci dal momento, Draco e Harry insistettero perché ci prendessimo ciò che rimaneva della giornata come ore da dedicare a noi stessi. Avevamo mille cose da fare e ancora di più da pianificare, ma eravamo seriamente troppo provati per fare un buon lavoro, e quindi, nonostante le proteste più accanite, alla fine accettammo tutti di seguire le loro indicazioni - anche perché, essendo il primo dell'anno, le nostre possibili azioni erano molto più che limitate.
La questione più spinosa era papà, ma allo stesso tempo, con la dozzina di Auror a sorvegliarlo al San Mungo e quella maledetta pozione che l'aveva costretto a letto, era anche la meno urgente: sì, quella porzione di giornata che passavamo inattivi era pur sempre tempo prezioso sprecato nel cercargli una cura, ma sapevamo anche che, rimanendo sconosciuta l'identità del Lord Protettore, avremmo potuto fare ben poco, e lui ridotto in quel modo non soffriva, perciò lasciammo scivolare la cosa, promettendoci di rimetterci all'opera il mattino seguente, e di non distoglierci più dal lavoro finché non fosse stato portato a termine.
Hugo non si fece pregare e, una volta che zia Ginny gli ebbe promesso che appena tornata a casa avrebbe chiesto a Lily di raggiungerlo, se ne tornò al piano di sopra a dormire, il gatto in braccio e gli occhi già semichiusi.
Draco fu il secondo ad andare via, informandoci che aveva dei sopralluoghi da fare per coprire papà, seguito da zio Harry. Ufficialmente quest'ultimo era un Auror - aveva anche rifiutato il titolo di Capo del suo dipartimento in favore di Draco, che aveva fatto velocemente carriera fino ad arrivare all'Ufficio Misteri - ma spesso aiutava la mamma come Capo dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, e quindi nella gestione di diversi apparati, tra cui l'Uso Improprio delle Arti Magiche, l'ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, il Quartier Generale degli Auror e il tribunale magico Wizengamot. Sarebbe dunque stato occupato per un po' in quelle mansioni più burocratiche, per supportare mia madre in un momento difficile come quello.
Zia Ginny, di contro, si impuntò per portare fuori la mamma. Aveva tre coupon gratuiti per una giornata intera ad una Spa regalatigli per Natale dalla madre, nonna Molly, e non esitò ad offrirli all'amica, la quale ammise che avrebbe potuto trarne giovamento. In realtà detta così suonava abbastanza semplice, ma fu una vera e propria impresa degna di Percy Jackson convincerla a prendersi una giornata di riposo. Lei non avrebbe mai voluto farlo, perché effettivamente poteva sembrare quasi che stessimo rinunciando nel trovare una cura ancora prima di iniziare, però non saremmo riusciti neanche a fare due più due senza un minimo di riposo.
Io e Izzy le aiutammo a scegliere in anticipo che cosa fare tra le mille proposte, - massaggi total body, fanghi, bagni aromatici profumati, yoga, centro fitness, trattamenti termali, cure inalatorie - e poi a preparare le borse con asciugamani, ciabatte, cambi e costumi.
Ero contenta che la mamma stesse un po' fuori con le sue migliori amiche - avevano invitato anche zia Luna - e che si rilassasse, per quanto conoscendola avrebbe potuto farlo con tutto quello che stava accadendo. Aveva bisogno di staccare un po' la spina, come chiunque altro.
Io, Izzy e i ragazzi li salutammo, due diretti a lavoro e due invece al centro benessere, e poi spendemmo un paio di minuti a decidere cosa fare. Ne risultò ben poco dibattito: la conclusione fu che un bel film e un altro gioco da tavolo sarebbero stati migliori di un pomeriggio passato nel caos londinese, soprattutto con Lily e Hugo che si sarebbero uniti a noi per pranzo.
Accesi la televisione, afferrai due coperte e ne lanciai una ad Albus. Izzy si avvicinò allo scaffale dove tenevamo i DVD per sceglierne uno. "Che ne pensate di Titanic?" domandò dandoci le spalle, estraendone uno e sventolandolo.
Albus e Scorpius si guardarono un attimo prima di esclamare un no collettivo, facendomi alzare gli occhi al cielo.
"Le pagine della nostra vita?"
"No."
"Via col vento?"
"No."
"Dirty dancing?"
"No," continuarono imperterriti i due.
"E Pretty Woman? Dai, non si può bocciare Pretty Woman..." commentò Izzy accigliata, il DVD in mano.
Sventolai una mano. "Io lo voglio vedere!"
"Certo che tu lo vuoi vedere, sei la mia ragazza," asserì la mia amica con un occhiolino, e le risposi con un bacio volante che afferrò al volo e si portò al petto fingendo lacrime di commozione.
Scorpius alzò le sopracciglia chiare. "Voi due non siete normali."
"No, infatti," concordò Al, alzando suo malgrado un angolo della bocca. "E poi, non ci vedremo uno smielato film romantico degli anni Cinquanta. Un po' di azione non fa mai male."
"Stai zitto, tu," feci una smorfia, dando una gomitata a Malfoy, che imperturbato me la restituì.
La conversazione proseguì, Albus dalla parte dei film d'azione, io per gli horror, Izzy per quelli romantici e Malfoy che si asteneva, indifferente a tutto come al solito. Ne discutemmo piuttosto a lungo, finché gettai le mani al cielo esasperata e andai in cucina a fare i popcorn. Anche se era a malapena mezzogiorno, nessun film da vedere in compagnia era tale senza una bella ciotola di popcorn.
Certo, non era il massimo dell'igiene ficcare quattro paia di mani nello stesso contenitore, ma immaginai che me ne sarei fatta una ragione.
Non sapevo se già dovermi organizzare per il pranzo, almeno vedere nel frigorifero se c'era qualcosa da cucinare o se dovessimo poi uscire per rimediare cibo. Era indubbiamente presto, però considerando che anche Hugo e Lily si sarebbero aggiunti a noi per il pasto non mi pareva il caso di far rimanere sei persone a bocca asciutta.
Trovai diverse vaschette di plastica contenenti le solite porzioni che inviava la nonna: in primis una enorme di polpettone di tonno, perché sapeva che Hugo era capace di mangiarsene tre chili da solo, poi patate e carote come contorni, peperoni ripieni, pasta al forno da riscaldare e persino un pezzo di crostata su cui qualcuno aveva già messo le mani, perché ne mancava una buona fetta.
Ad ogni modo, con la questione del pranzo risolta, tolsi dal microonde i popcorn salati, li condii con il sale e misi a fare quelli dolci. Non ero mai stata fan di quelli al caramello o al cioccolato, ma papà una volta mi aveva convinta ad assaggiarli, e da quel momento in poi io e Hugo non avevamo più toccato quelli tradizionali. Comunque capivo che fossero un gusto particolare, e perciò per i miei amici mi limitai a fare gli altri.
Con le due ciotole in mano tornai in salotto, gettando come prima cosa un'occhiata alla TV per vedere che cosa avessero scelto i miei compagni. Mi sfuggì un gridolino di eccitazione come vidi partire l'inizio di un horror/thriller inconfondibile, ovvero Shutter Island.
Con quel film erano riusciti a mettere d'accordo tutti: da una parte me per il genere, dall'altra Albus per l'azione e infine Izzy per la presenza di Leonardo DiCaprio, che riusciva a rendere tutto migliore soltanto apparendo sullo schermo.
Poi vidi la sistemazione sul divano. Izzy e Malfoy alle estremità, Albus accanto a lei; ciò significava che il mio posto sarebbe stato quella nicchia vuota tra il corpo marmoreo di Scorpius e quello di mio cugino, tutto però volto in direzione della sua ragazza.
Cercai di non sospirare davanti all'ennesima prova dell'esclusione da parte dei due e mi stampai un sorriso in faccia. "La mirabolante chef Rose Weasley ha preparato per i suoi clienti migliori nientemeno che la sua specialità!" esordii come se fossi all'interno di una pubblicità.
"Io quelli salati!" esclamò Izzy, appena fui abbastanza vicina da vedere che cosa era che tenevo tra le braccia.
Albus li avrebbe divisi ovviamente con lei, e questo significava...
"Non se ne parla neanche!" sbottò subito Malfoy, quando si accorse che avrebbe dovuto mangiare quelli dolci con me.
Mi venne da ridere di fronte alla sua espressione infantile, un bambino che incrocia le braccia al petto e sbuffa con tutta la sua forza per rimarcare il suo disappunto. Sembrò, se possibile, ancora più carino del solito.
Albus scoppiò a ridere, mettendosi le braccia dietro la testa. "Non ci credo che mangi ancora questa schifezza!"
Lo guardai offesa. "Mi pare che anche tu li abbia mangiati ad Hogwarts. Più di un volta, anche."
"In tutte quelle occasioni ero ubriaco," precisò puntiglioso, come a difendere il suo orgoglio minacciato dalla mia - veritiera - affermazione.
Alzai le sopracciglia, con chiara aria risentita. "Mi sento personalmente attaccata, grazie."
"Sono solo dei popcorn, Rose."
"Bene, allora cucinati i tuoi."
Mi sedetti al mio posto tra lui e Scorpius, con le ciotole tra le braccia e guardandolo in cagnesco.
La sua espressione si addolcì immediatamente, un sorriso bonario gli incurvò la bocca morbida. Gli occhi verdi scintillarono anche se eravamo in penombra, perché avevamo socchiuso le imposte delle finestre per dare al salotto un'atmosfera da cinema. Albus mi fece quasi cadere il cibo addosso quando avvolse la mia vita con le braccia e spinse il naso contro la mia guancia.
"Mi perdoni, Ronnie?" chiese a bassa voce, il suo profumo dolce e familiare mi pervase l'olfatto. Se fossimo stati soli l'avrei cinto al collo e abbracciato stretto per mezz'ora, sfruttando la calma che mi conferiva la sua presenza, ma per quanto stessero sorridendo c'erano anche Scorpius e Izzy ad assistere alla scena.
"Mangerai i miei popcorn?" replicai ridacchiando, premendo la fronte contro i suoi capelli scuri e mossi. Odoravano di sapone e trementina, un'essenza non troppo differente da quella dell'amico, anche se ovviamente non poteva eguagliarla.
Albus ridacchiò contro il mio collo. "Se ti farà felice mangerò ogni singolo popcorn in quelle ciotole, a costo di vomitare tutta la notte."
"Che romantico," commentò Malfoy prendendo un popcorn con le lunghe dita da pianista e portandoselo alla bocca con estrema lentezza. Solo Albus tra le mie braccia mi impedì di pensare che quel ragazzo riusciva a far sembrare un'esperienza erotica anche mangiarsi qualcosa di unto e appiccicaticcio.
Okay, no, non me lo impedì neanche lui.
Albus sogghignò, allentando la presa attorno a me per tirarsi indietro e accogliere Izzy nell'incavo formato tra braccio e torace. Le strinse le spalle affettuosamente. "Potrei insegnarti un trucchetto o due, amico."
"Non credo di averne bisogno, Potter, ma grazie per il pensiero," ribatté piuttosto freddo Malfoy, fissando le prime scene del film. Stavo iniziando a chiedermi che cosa ci fosse che non andava, perché avesse risposto così gelidamente, quando un angolo della sua bocca si alzò. Albus ridacchiò e scuotendo la testa dedicò anche lui la sua attenzione al film.
Il mio cuore iniziò a battermi forte quando mi resi conto di quello che avevo appena pensato. Malfoy si era sempre comportato in quel modo, freddo e inespressivo con gli altri, un po' meno con Albus: ero io che ero troppo abituata al suo mostrare delle emozioni, e la maschera di insensibilità che indossava con tutti gli altri mi stava diventando estranea, irriconoscibile.
Quanto diverso era Scorpius Malfoy con me, rispetto a chiunque altro? Perché alla sottoscritta mostrava un lato di sé sconosciuto al prossimo, in parte persino al suo migliore amico?
Era però anche vero che se Albus non si era offeso, ma addirittura aveva riso, significava che comunicavano su un altro livello, a me sconosciuto... troppo complicato capire le dinamiche del rapporto che lo legavano a mio cugino, non aveva senso neanche provarci.
Notò ovviamente che lo stavo guardando, e il suo sorriso appena accennato lasciò spazio ad un'espressione cupa che mi fece aggrottare la fronte. Perché adesso reagiva in quel modo? C'era da sbattere la testa contro il muro per ore con lui.
Non distolse gli occhi dalla TV per un tempo che mi parve infinito, e, nonostante io controllassi regolarmente, era entrato in modalità statua, immobile e perentorio.
Seguii il film senza grosse difficoltà, dato che l'avevo già visto, almeno tre volte. Era anche abbastanza impegnativo, e vidi che mentre i due ragazzi ne erano piuttosto presi, Izzy, inguaribile romantica e tendente alla noia, aveva già rinunciato alla sfolgorante bellezza dell'attore holliwoodiano e aveva chiuso gli occhi, respirando piano contro la spalla di Al e rannicchiata al suo fianco.
Ad un certo punto, impegnata a guardare lo schermo e a finirmi i popcorn dolci che nessun altro aveva toccato, mi dimenticai della questione Malfoy, avvolta nel mio plaid e con le dita inzaccherate di zucchero che richiedevano a gran voce almeno un tovagliolo.
Mi alzai di nuovo solamente verso gli ultimi tre quarti d'ora di film, per lavarmi le mani e i denti e andare in bagno; portai via le ciotole, andai in cucina per prendere un po' d'acqua e mi accorsi, dopo essere ritornata sul divano, che ero rimasta l'unica sveglia.
Mi venne da sbuffare. Com'era possibile che si fossero di nuovo tutti addormentati? Anch'io avevo addosso un velo di stanchezza, e capivo Malfoy che aveva chiuso occhio due ore, ma Albus e Izzy si erano fatti una tirata fino a mezzogiorno prima dell'arrivo dei nostri genitori.
Scrollai le spalle. Alla fine, non avevamo dormito tutta la notte, un po' di riposo era ben più che giustificato.
Accucciata di nuovo accanto il biondo, seguii da sola il film per una ventina di minuti, avvolta nella coperta con lo stemma dei Grifondoro che mi aveva regalato nonna per Natale.
Come al solito però la perfezione del ragazzo al mio fianco mi distrasse da una trama che sapevo benissimo.
Scivolai più vicino accanto a lui, e approfittando del fatto che stesse dormendo profondamente sollevai un dito, leggermente tremante, e gli sfiorai la mascella. Salii sulla guancia, lo zigomo, il naso all'insù, il punto tra le sopracciglia chiare dove spesso e volentieri si formava una ruga d'irritazione.
Accarezzai il ciuffo biondo, poi la fronte, le palpebre, con le nocche la pelle morbida e chiara delle guance, e con particolare attenzione il luogo in cui, quando rideva di gusto, quindi raramente, si creavano le fossette che tanto adoravo.
Scesi lungo la linea del collo, pallido e immacolato, il succhiotto sotto l'orecchio. Passai la punta del dito sulla clavicola scoperta, e non riuscii a trattenermi dal posare un bacio sulla cavità alla base del suo collo, appena sotto la gola.
Ripetei l'azione con un brivido di piacere, percependo ovunque la sua colonia, quel profumo che mi faceva impazzire, che ancora si poteva annusare, seppur vago, dalla sua felpa del Quidditch che non si era più ripreso e che recava la scritta argentata Malfoy sulla schiena, in un mare verde foresta. Quella fragranza meravigliosa, che mi faceva drizzare i capelli in testa, di menta e lavanda.
Quella fragranza meravigliosa, che sapeva di casa.
Risalii con le labbra sfiorando il collo candido, la linea tagliente della mascella, e ripetei di nuovo tutto il percorso tracciato dal dito, solamente che stavolta composto di baci.
Erano baci così leggeri da essere quasi inesistenti, della consistenza delle ali di un colibrì, ma che racchiudevano al loro interno tutto l'amore che quel ragazzo aveva suscitato in me, e che pareva espandersi ogni volta che lo vedevo, toccavo, anche solo sentivo il suo nome.
Mi lasciai sfuggire un sospiro deliziato che gli smosse i capelli sulla tempia. "È così un peccato..." sussurrai, a voce così bassa che a malapena fu udibile alle mie stesse orecchie.
È così un peccato che non mi amerai mai quanto io amo te.
Forse che non mi amerai mai.
Non ero una stolta, mi ricordavo perfettamente le parole che mi aveva gridato contro, nel silenzio della Sala Comune dei Grifondoro deserta, quel pomeriggio in cui per la prima volta avevo manifestato gli effetti della quarta dose della Pozione Vulnerante.
Come io non sono niente per te, tu vali meno di zero ai miei occhi, e questo non cambierà mai, anche se ci eravamo entrambi illusi del contrario.
Erano parole sicuramente dettate dalla cocente rabbia che aveva provato in quel momento, ma quanto di quello che aveva detto era solo furore e quanto invece era verità?
Sapevo di non valere meno di zero per lui, a dispetto di quello che mi aveva sputato contro quel tardo pomeriggio, eppure non potevo fare a meno di chiedermi se effettivamente per lui non sarei mai stata più di quello che ero in quel momento - un'amica, una ragazza con cui condividere le avventure e le esperienze di quel momento, ma che sarebbe rimasta sempre, al massimo, la cugina dell'amico da portare a letto.
Era possibile che quel cuore di ghiaccio, indurito dalla morte della madre, dalle maldicenze del prossimo sin da quando era nato e dai pregiudizi che lo circondavano, potesse ricambiare anche solo in minima parte il mio amore?
Un amore che avevo scoperto da quanto, un giorno?, ma che già risiedeva nel mio cuore da più tempo di quanto non credessi.
Quando mi ero innamorata di Malfoy? Una settimana fa? Due? Un mese? Non potevo saperlo, era stato un processo graduale, composto da mille piccole cose - il prestarmi le maglie, l'accompagnarmi in dormitorio, il riportarmi a dormire da ubriaca, il difendermi dai giudizi aspri, - e da quelle più grandi - lo stare sveglio le ore per cercare qualcosa sulla pozione, il farsi ferire al Ministero pur di prendere il taccuino di Scamander, l'entrata ad Azkaban con tanto di attacco di Dissennatori, i vari rischi di morte, l'andare contro il Ministro... erano troppe le cose che aveva fatto per me, troppe quelle che ogni volta ingigantivano il sentimento che provavo per lui.
E l'essere anime gemelle: significava che eravamo legati in maniera indissolubile, che avevamo un rapporto prioritario, che ci saremmo sempre presi l'una cura dell'altro, ma che avremmo avuto ognuno le proprie vite, i propri dolori, i propri amori, oppure che eravamo davvero destinati allo stare insieme anche sul piano romantico?
L'unica coppia di anime gemelle di cui avevo mai sentito parlare erano Lily e James Potter, i genitori dello zio Harry, che appunto si erano innamorati, sposati, avevano avuto un figlio ed erano anche morti insieme per mano di Voldemort. Stando a questo esempio, forse il futuro mio e di Malfoy era legato, ma come facevo a sapere quello che sarebbe successo?
Magari i Potter si erano innamorati a prescindere dalle loro anime, per quanto mi sembrasse strano, magari era stata una loro scelta.
"Perché ti sei fermata?" domandò quindi Malfoy socchiudendo gli occhi grigi, seminascosti dalle lunghe ciglia.
Non fui sorpresa più di tanto nel vederlo sveglia, nonostante le mie carezze fossero state quasi inesistenti. Lui era sempre pronto a scattare, anche uno scricchiolio bastava per metterlo all'erta. Non sapevo se stimare o temere questa parte di lui, come non sapevo se essere contenta del fatto che pur avendo percepito il mio tocco non si fosse scostato per non farmi smettere.
Rimasi a guardare ammaliata le sue iridi. I nostri nasi si sfioravano, perciò ero ad una distanza tale da poter guardare le sue screziature come se avessi avuto una lente di ingrandimento. In un mare grigio chiaro emergevano delle sfumature di verde limpido, del colore dei prati d'estate. Erano sottili, quasi si perdevano nello sfondo color mercurio, un argento splendente che pareva quasi liquido, dando espressività e movimento a quegli occhi così speciali.
Chissà che colore doveva averli avuti la madre, Astoria. Draco li aveva di un color ferro uniforme e compatto, non certo come il figlio.
"Mi piace quando mi guardi così," mormorò, anche lui consapevole di Albus e Izzy che dormivano - lei praticamente russava, com'era sua abitudine, e anche lui non era troppo silenzioso.
Sollevò la mano, prima abbandonata lungo il fianco, e mi accarezzò il viso. Non riuscii a resistere all'impulso di spingere il volto contro il suo palmo, caldo e morbido, chiudendo gli occhi e concentrandomi sulla sensazione che il suo tocco scatenava in me.
Mi baciò lievemente una palpebra abbassata, poi l'altra, sfregò le labbra contro il mio zigomo, ripetendo lo stesso percorso che avevo compiuto io pochi istanti prima. Il mio cuore iniziò a battere nel petto forte come un tamburo, irregolare, velocissimo.
Proseguì fermandosi all'angolo della mia bocca. Io avevo evitato di baciarlo lì per non svegliarlo, ma capii che lui non aveva alcun motivo per farlo.
Con ancora il palmo della mano a racchiudere una parte del mio viso, si chinò per appoggiare le labbra sulle mie, senza approfondire il contatto, soltanto un breve bacio, che ebbe l'esito di farmi formicolare ogni millimetro di pelle dalla voglia di stringerlo.
Si allontanò scrutandomi negli occhi come alla ricerca di una risposta ad un quesito che albergava dentro di lui. Il gesto appena compiuto era bastato a farmi accorciare il respiro, e gli restituii lo sguardo perplessa e con le gote rosse.
Avvolse un dito attorno ad una ciocca dei miei capelli sciolti, e la arrotolò e srotolò molteplici volte, silenzioso.
A che cosa stava pensando?
"Forse dovresti dormire un po'," concluse, dicendo l'ultima cosa che mi sarei aspettata potesse dire. Lasciò andare i capelli e ritornò nella stessa posizione supina in cui era prima di addormentarsi.
Non me la sentii di rispondere o di fare domande. Se aveva posto fine a quel momento significava che non gli andava di aggiungere altro o di proseguire, e non mi andava di forzarlo in alcun modo.
Mi alzai scrollandomi la scoperta di dosso, e senza guardarlo due volte salii le scale che portavano al piano superiore.
Per quanto il resto di quella giornata fosse adibito al riposo totale, come se potesse essere possibile riposarsi in un'atmosfera del genere, non mi ero certo dimenticata di quello che dovevo fare.
Superai la porta della camera di Hugo, che chiusi bene trovandola accostata, e percorsi tutto il corridoio fino ad arrivare allo studio dei miei genitori. Non era una stanza della casa in cui entravo spesso, la mamma preferiva tenere le sue cose in ordine ed era abbastanza gelosa della sua privacy; l'ultima volta che ero stata lì infatti risaliva al giorno in cui eravamo tornati da scuola, e papà mi aveva detto che Caleb era morto.
Anche in quell'occasione eravamo stati due minuti al suo interno, prima di rifugiarci sotto il ciliegio un centinaio di metri da là, sulla collina.
Quando Draco me l'aveva detto, quella mattina, era parso strano anche a me che mio padre non avesse lasciato nulla di scritto che testimoniasse la sua scoperta. Poteva non essere la persona più organizzata del mondo, ma era praticamente contro l'addestramento Auror non riportare le indagini da qualche parte, e anche se il metodo di papà prevedeva documenti ufficiali scritti su tovaglioli del ristorante messicano o su ritagli di riviste lasciate in casa da Lily e zia Ginny, comunque era sempre stato abituato ad annotare gli eventi da qualche parte.
Mi sedetti alla scrivania. Avevo tutto il tempo del mondo per cercare il suo scompartimento di dolci segreto, ma non avevo la benché minima idea di da dove cominciare. Iniziai ad aprire i cassetti vari, tastando ogni centimetro di legno che li componeva come nei film sui Templari di Nicholas Cage, perché non si poteva mai sapere.
Spulciai la libreria, mi spalmai sul pavimento alla ricerca di assi sconnesse o cose del genere, persino dietro ai quadri, le foto, il cassettone posto contro il muro.
Non c'era assolutamente nulla fuori posto, nulla che tradisse un segreto, niente di niente.
Rimasi seduta alla scrivania fino a perdere la cognizione del tempo, dandole le spalle per osservare, attraverso la parete fatta interamente di vetro, la collina con il maestoso albero spoglio, la strada, le case dei nostri vicini sistemate ordinate.
Era tutto ammantato di neve, persino il cielo era biancastro, formato di nuvole compatte, una cappa color lana che filtrava la luce del Sole.
Mi chiesi se avremmo mai risolto un caso del genere. Volevo diventare Auror da adulta, era vero, ma come avrei potuto gestire una situazione del genere a soli diciassette anni? Tenendo cose fondamentali nascoste? Sapendo che nessuno diceva al prossimo la verità? Finché non fossimo stati sinceri gli uni con gli altri era difficile che giungessimo a qualcosa di concreto.
Perché poi le storie erano così intrecciate? Perché questo tizio si era dovuto accanire proprio su Caleb? Perché Shacklebolt doveva essere così coinvolto? Perché nessuno era capace di farsi gli affari propri?
E adesso, questa minaccia del Lord Protettore incombeva sul nostro futuro, e non eravamo pronti ad affrontarla. Draco, zio Harry e la mamma erano stati colpiti più di noi da ciò che avevano fatto a papà, forse perché erano sempre stati abituati a fare tutto insieme, e adesso si ritrovavano spezzati, disuniti, separati.
Il tutto si stava complicando più del previsto, e per quanto per l'indomani fosse programmato l'interrogatorio generale da parte di ognuno di noi, non era detto che non avremmo fatto uno stratosferico buco nell'acqua. La nostra strategia faceva schifo perché quel mostro era sempre tre mosse avanti a noi, e mentre noi decifravamo un suo piano, lui stava già rifinendo i dettagli del successivo.
Al momento, ripensando a quello che aveva fatto sino a quel giorno il pazzo scriteriato, mi veniva solo in mente che avremmo dovuto rafforzare la sicurezza, non solo per quanto riguardava noi, ma anche per tutti quelli che erano stati ad Azkaban la notte della morte di Caleb: se il nemico aveva fatto in modo di uccidere le guardie, ora, per forza di cose, sarebbe toccato a Sweyn Abraxas e a Peritus Quill, perché al di là delle minacce non poteva essere completamente sicuro della loro omertà.
Abraxas ci aveva detto che l'altro prigioniero non avrebbe parlato, perché sapeva che il Lord Protettore avrebbe agito di conseguenza; e anche lui si era rifiutato di parlare di ciò che era successo quella notte.
Non capivo però come il Lord Protettore potesse sapere chi fossi. Aveva minacciato Caleb dicendo che mi avrebbe uccisa, se non fosse stato lui a togliersi la vita. Perché non l'aveva direttamente ucciso? Perché sapeva che citare il mio nome avrebbe smosso in Caleb un qualcosa che l'avrebbe indotto a fare come voleva?
Mi venne in mente che forse poteva esserci una spia ad Hogwarts, qualcuno che aveva tenuto d'occhio tutto quello che ci era capitato da settembre.
Però anche in questo caso si poneva un quesito: qual era il motivo per cui il Lord Protettore avrebbe dovuto farci sorvegliare da qualcuno? Aveva scelto Caleb come copertura per il suo misfatto soltanto per caso, oppure c'era un disegno più ampio dietro?
Sbuffai, reclinando la testa all'indietro fino a guardare il soffitto. "Questa cosa è troppo più grande di noi," sospirai sfregandomi con veemenza gli occhi, rilassando poi il corpo sulla sedia. Forse essere Babbani non era così male. Avevano sicuramente più grattacapi di noi maghi da un certo punto di vista, ma loro non rischiavano l'intera esistenza della loro comunità ogni tot di tempo che passava.
"Non ti sottovalutare," mi rimproverò affettuosa Izzy, sullo stipite della porta. Era ovviamente bellissima come al solito, anche se si era appena svegliata da un sonno di due ore abbondanti. Come facevano certe persone a conservare capelli perfetti, vestiti perfetti e trucco perfetto ovunque andassero, qualsiasi cosa facessero? Merlino, era così ingiusto.
I suoi grandi occhi scuri mi seguirono mentre feci voltare la sedia girevole e diedi le spalle al panorama dietro di me per ricambiare il suo sguardo.
Mi tirai le ginocchia al petto, abbracciandomi le gambe per conservare calore. "Forse sei tu che sopravvaluti me, Iz."
"Non penso proprio," replicò decisa lei, scivolando all'interno della stanza, chiudendosi la porta alle spalle e sedendosi sulla sedia di pelle di fronte alla scrivania, di fronte a me.
Iniziò a giocherellare con il portapiume lì accanto. "Hai risolto il caso Caleb, rischiato la vita mille volte pur di assicurargli giustizia. Non gli porti rancore, ti batti perché chi se lo merita finisca nelle mani della legge. Onestamente, non so chi meglio di te riuscirebbe ad uscire da questa situazione."
"Harry Potter, forse?"
Izzy tamburellò con le dita sul ripiano in legno chiaro della scrivania, assorta. "Hai visto anche tu che né lui, né tua mamma sono in forma. Non riescono a pensare lucidamente, perché la condizione di tuo padre è troppo nuova per loro, e non sanno come gestirla. Mentre questo a te sprona soltanto ad approfondire le ricerche, loro sono come... bloccati."
Annuii, alzando le gambe per posare i piedi sul ripiano e affondare nello schienale della sedia. Come al solito, Izzy aveva ragione. "Certo, ho visto. Per quanto continuino a rassicurarci sulla dozzina di Auror che lo sorveglia, non sono tranquilli per la sua incolumità."
"Ci credo, questo Lord Protettore è riuscito a far fuori due Auror in un colpo solo nella villa più protetta d'Inghilterra. Casa Malfoy sarebbe dovuta essere impenetrabile ieri notte, e invece qualcuno ha comunque avuto la meglio su due maghi addestrati e pronti a tutto. Non sarei tranquilla neanche io," ammise prendendosi il volto tra le mani.
Incrociai le braccia al petto. "Non ci si poteva Materializzare all'interno della protezione di Malfoy Manor. O qualcuno ha fatto entrare un manipolo di assassini, ma mi pare assurdo che nessuno se ne sia accorto, oppure il colpevole era già all'interno quando è scoccata la mezzanotte. E ciò significherebbe che c'è una spia anche tra di noi."
"Tra di noi?" Izzy alzò un sopracciglio, guardandomi dubbiosa. "Rose, c'erano almeno duecento persone a quella festa. Certo, tutti invitati, e immagino anche ben noti, ma la sicurezza non era preparata a gestire un evento dall'interno, solo a tenere estranei fuori. Non è neanche detto che conosciamo chiunque sia stato."
Le parole di Sweyn Abraxas mi risuonarono nella mente. Certo che lo conoscevo. Lui conosceva me, almeno.
"Il prigioniero ad Azkaban mi ha avvertita dicendo che si tratta di qualcuno che mi è più vicino di quanto io creda," sussurrai più a me stessa che a lei, che comunque mi guardava con gli occhi scuri sgranati, in silenzio religioso.
Allargai le braccia, un velo di esasperazione addosso, sottile ma aderente. "Diamine, potrebbe essere chiunque e nessuno allo stesso tempo. Le persone che amo di più sono la mia famiglia, te, Malfoy, Kalea, Noah, Livia, e a dirla tutta non vedo come qualcuno di voi possa essere un assassino seriale e un maniaco con tendenze omicide."
Izzy scosse la testa. "È vero, ti viene da pensare a noi perché siamo i tuoi amici, e perché il colpevole degli effetti della Pozione Vulnerante era Caleb, ma... non lo so, Rose, non ce lo vedo un diciassettenne a programmare di prendere il potere del Ministero della Magia come sta facendo questo tizio. Certo, non avrei neanche pensato avremmo mai scoperto proprio Caleb," si affrettò a dire, "però da un lato era palese che si trattasse di qualcuno all'interno di Hogwarts, non sarebbe potuto essere nessun altro."
"Qui invece stiamo parlando di un mago che ha fatto suicidare un ragazzo con la forza solo per coprire l'uccisione di un Babbano. Che ha fatto cadere in uno stato comatoso il Vicecapo Auror del Mondo Magico. Che ha ucciso degli Auror e minacciato i prigionieri di Azkaban, che è riuscito a corrompere i vertici del Ministero. È qualcuno di intelligente, di capace, dotato di esperienza. Non può essere un adolescente che ancora non ha conseguito i M.A.G.O., che non ha neanche portato a termine la sua istruzione," continuai sull'onda del suo ragionamento, stringendo tra le dita la pallina anti stress di papà, di gomma rossa.
Me la passai tra le mani, sentendo un piacevole formicolio ai muscoli di mano e braccio man mano che continuavo.
Non mi ci vollero che due secondi per decidere di dire a Izzy che cosa ci facessi nello studio dei miei genitori. "Papà ha un posto segreto in cui nasconde le cose importanti," dissi cambiando argomento. "Penso che possa averci messo dentro un indizio su chi sia il Lord Protettore. Qualcosa che questo bastardo non può far sparire come tutto il resto, perché non sa della sua esistenza."
"Mi sembra una grande idea. Solamente che non sai dove si trova, vero?" intuì Izzy dalla mia espressione sconfitta e nervosa.
Mi limitai a fare cenno di no, fissando la pallina che mi rigiravo tra le mani. Non sentii che si era alzata finché non fece il giro della scrivania e vi si appoggiò di fronte a me. Allungò una mano e me la mise sulla spalla, costringendomi ad alzare gli occhi per guardarla.
"Nessuno conosce tuo padre bene come te. Ci sono certi aspetti che solo tu e Hugo condividete con lui, lati del carattere che sfuggono a chiunque altro. Siete tre gocce d'acqua, Rose, e nessuno meglio di te e tuo fratello può scoprire dove si trova. Però sei stanchissima, e hai bisogno di riposo come tutti gli esseri umani. Vedrai che non appena sarai meno spossata, riuscirai in un batter d'occhio a capire la posizione di questo posto. Va bene?"
La fissai, il suo viso illuminato di ottimismo e di affetto, e mi chiesi come fosse possibile che un angelo di persona stesse al mio fianco. Non ero affatto una persona espansiva, non le dimostravo quasi mai quanto le volessi bene, e sapevo che era convinta che le stessi tenendo il muso da quando si era messa con Al; nonostante questo,, lei si faceva in otto per me, mi aveva spalleggiata quando nessun altro aveva voluto stare al mio fianco, mi supportava in tutto, mi ascoltava, mi aiutava, mi faceva ridere quando era opportuno e mi offriva una spalla su cui piangere quando la tristezza prendeva il sopravvento.
Aveva fatto tante di quelle cose per me che neanche potevo contarle, e senza mai chiedere nulla in cambio. Era però tosta, energica, sicura di sé e fiduciosa nelle capacità altrui. Sapeva lanciare delle fatture tali che avevo sentito qualcuno a scuola paragonarla a zia Ginny, una spada negli incantesimi offensivi.
Insomma, mentre io ero un disastro, lei era semplicemente la persona migliore su questo mondo, ed era capitata proprio a me.
Senza rispondere mi alzai e le gettai le braccia al collo, i lunghi capelli neri mi scivolarono davanti agli occhi come una tenda, mischiandosi al colore acceso dei miei e creando un piacevole e familiare contrasto. Mi cinse anche lei, aggrappandosi a me come io mi stavo aggrappando a lei.
"Scusa, Iz. Tu adesso saresti potuta stare in pace a casa tua, e invece ti ritrovi immischiata in questo casino per colpa mia."
Mi strinse più forte, posando la testa contro la mia. "Non dirlo neanche per scherzo. Sei come sorella per me, non ti lascerei mai in un momento del genere."
Ancora coinvolte in un abbraccio infinito, accettammo di separarci solo quando Hugo venne a bussare annunciandoci che Lily era arrivata con James e Teddy e che il pranzo era pronto.
Il piccolo Weasley protestò non poco quando ridendo lo agguantammo per trascinarlo nel nostro gesto d'affetto, ma alla fine sospirò e lasciò che il nostro calore lo circondasse, segretamente compiaciuto.
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