38 - 𝑃𝑒𝑟𝑓𝑒𝑐𝑡
{La cara famiglia Weasley}
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"Hugo, se non ti infili i pantaloni invece di girare in mutande ingozzandoti come al solito faremo tardi!" sentii dire da mamma al piano di sotto.
Izzy, che mi stava truccando gli occhi, ridacchiò. "Io adoro tuo fratello. Probabilmente alla fine scaricherò Albus per mettermi con lui."
"Buona fortuna," replicai ironica, le labbra piegate in un sorrisetto, "Hugo è asessuato."
Izzy sbuffò. "Solo perché non l'hai mai visto con una ragazza? Ha quindici anni, Rose, è normale."
Alzai le spalle in risposta, lei mi mollò un pizzico intimandomi di stare ferma per non rovinare la linea dell'eye-liner, che io non riuscivo proprio a fare da sola. "Non c'entra. Lo vedo proprio poco interessato all'universo femminile."
"Forse è gay," suggerì.
"Forse," le concessi, "in ogni caso, spero proprio un giorno si innamorerà di qualcuno, maschio o femmina che sia."
Izzy ridacchiò. "Magari le prossime generazioni di maghi lo shipperanno con qualcuno come noi shippiamo la Wolfstar."
Mi tirai indietro e aprii gli occhi, guardandola con un sopracciglio alzato. "Sai, mi fa sempre impressione che la tua coppia preferita del Mondo Magico è composta dal padrino di zio Harry e dal papà di Teddy. È... strano."
"Dimentico sempre che Teddy è suo figlio," ammise con una risatina, "ma non cambia la sostanza dei fatti. Quello tra Sirius Black e Remus Lupin è stato il vero amore, e nessuno potrà mai farmi cambiare idea."
Non insistetti nel farle notare che Remus aveva avuto una moglie e anche un bambino, tanto che era impegnata a fantasticare come ogni volta che pensava alla Wolfstar. Ci finimmo di preparare in meno di dieci minuti, dovemmo soltanto indossare i nostri maglioni Weasley - lei ce lo aveva dal secondo anno che veniva a casa nostra, - e infilare in due buste enormi tutti i regali che avevamo fatto; riuscimmo finalmente, dopo vari rimproveri per la lentezza primordiale di Hugo e i sacchetti di patatine che aveva lasciato, finiti, sparsi in giro, a uscire di casa e chiudercela alle spalle.
Il Natale, non mi sarei mai stancata di ripeterlo, sarebbe stata la mia festa preferita fino alla fine dei tempi. La gente era più contenta, il cibo era più buono, la neve cadeva a terra; come si poteva non amarlo? Scartare i regali, raccontare di aneddoti divertenti successi durante l'anno davanti al polpettone di nonna Molly, provare a fare giochi da tavolo, e vedere tutti ridere e scherzare.
Soprattutto, ciò che più adoravo era lo stare tutti insieme, una famiglia riunita e felice.
Io adoravo il Natale.
La tradizione di famiglia voleva che tutte le feste fossero celebrate a casa dei nonni, che erano sempre stati abituati ad abitare con una quantità industriale di persone e che quindi quando anche l'ultimo dei figli se n'era andato, zio George, ne avevano risentito. Passare le festività da loro li faceva di nuovo immergere in quel clima caotico e gioioso che era sempre stato caratteristico di casa Weasley.
La nonna preparava cibo in spropositate quantità, addobbava l'albero enorme in salotto con tutte le decorazioni possibili e si metteva già un mese prima a sfornare nuovi maglioni, rimpiazzando quelli bucati o logorati, o semplicemente rifacendoli perché non aveva nient'altro da fare.
Le cose erano cambiate durante il quarto anno ad Hogwarts mio e di Albus. Astoria Malfoy era morta da appena cinque mesi, e zia Ginny vedeva che mio cugino e Scorpius erano diventati grandi amici, e sapeva che sia lui che Draco stavano soffrendo enormemente; perciò li aveva invitati a passare il Natale a casa nostra.
Riteneva però che sarebbero stati a disagio nel presentarsi a casa dei nonni, non essendo mai stati con noi e sapendo che c'erano alcuni membri della nostra famiglia che avevano avuto conflitti con la sua; perciò credette che un territorio neutrale potesse effettivamente convincerli a presentarsi, e allestì casa propria per l'occasione.
Inutile dire che nonna Molly ci restò male, e non le parlò per due giorni, addirittura minacciando di non venire. Per fortuna adorava papà e appena lui, che, sebbene restio quanto lei, era stato minacciato dalla sorella, le aveva fatto un breve discorso su quanto stessero male i Malfoy e che ciò li avrebbe aiutati, allora la nonna aveva acconsentito.
La situazione si era riproposta l'anno seguente, e quello dopo ancora, e ormai avevamo familiarizzato con quel cambiamento.
Io suonai il campanello, sentendo gli sbuffi di Hugo e papà che portavano le due sacche con i regali, e distraendomi nel vedere il mio fiato condensarsi all'aria gelida di fine dicembre. La porta la aprì nientemeno che Teddy, vestito da Babbo Natale e con una lunga barba bianca che sospettavo essere vera e che stonava con il suo viso così giovane.
"È arrivato un altro manipolo di Weasley!" annunciò verso il resto della casa, accarezzandosi la barba e strizzandoci poi l'occhio. "In questo caso immagino dovrei dire, oh oh oh, Buon Natale."
"Anche a te, tesoro mio," rispose la mamma abbracciandolo. "Questo look ti dona."
"Il look dell'eremita e alcolizzato stalker di ragazzini? Che gran complimento, amore," fu la replica di papà che salutò anche lui Teddy, e poi entrò in casa Potter proseguendo la discussione sul modo migliore per definire Babbo Natale.
Teddy stampò un bacio sulla mia fronte, e due sulle guance di Izzy, poi scompigliò i capelli già scompigliati di Hugo e con l'aiuto di Lily, sopraggiunta allegramente a salutarci, prese tutti i nostri cappotti e li portò al piano di sopra, che ospitava le cinque stanze da letto - quella di Lily, quella di Albus, quella di James, quella di Teddy e quella degli zii.
Entrati nel salotto, subito mi pervase il profumo inconfondibile del polpettone tonno e maionese che cucinava sempre la nonna per le grandi occasioni. Infatti comparve in quel momento, la crocchia di capelli bianchi in alto sulla testa e tra le mani una teglia più grande di lei contenente la sua specialità, seguita da zia Angelina e zia Audrey che anche loro portavano vassoi con stuzzichini e antipasti vari.
Seduti sul divano con dei calici di vino rosso in mano, stavano la maggior parte degli uomini della famiglia, quindi gli zii, perché il nonno leggeva il giornale su una poltrona accanto al grosso albero infiocchettato.
Sul tappeto per terra, tutte le mie cugine e i cugini, e ci misi letteralmente un'era geologica per fare gli auguri a tutti i presenti, arrivando all'ultimo, ovvero Louis, senza più fiato e le guance rosse. Zio Harry mi strinse a sé affettuosamente, trascinandomi nella conversazione e impedendomi di chiedere dove fossero finiti i suoi tre figli e Teddy.
Zio George mi ficcò in testa un cappello da Babbo Natale. "Devo dire che questi colori donano particolarmente alla nostra famiglia," osservò indossandone uno anche lui e poi bevendo un sorso di vino. "Dovremmo fare la foto di gruppo con i cappelli addosso."
"Buona fortuna a metterlo a Perce," replicò zio Bill, con un sorriso divertito. Zia Fleur, un braccio attorno al suo bacino, gli schiaffeggiò il fianco rimproverandolo in francese.
Zio Percy, invece, alzò il mento sdegnato. "Veramente, Lucy me lo fa mettere ogni anno e io non dico mai niente."
Papà scoppiò a ridere. "Figurati se diresti di no alla tua bambina!"
"Senti chi parla," replicò zio Harry bonariamente, "non ti ho mai sentito negare niente a Rose in diciassette anni."
"Questo perché è la mamma che lo fa," gli feci notare, e papà sollevò le sopracciglia. "A parte che non è vero, e poi non sono io che ho permesso a mio figlio di cavalcare un Ungaro Spinato l'anno scorso come regalo del diploma."
"Quello è papà," rise zio George dando una pacca sulla spalla di zio Charlie facendogli sputacchiare il vino per la sorpresa, riferendosi all'amore di nostro zio per i draghi.
Zio Harry sbuffò. "È perfettamente sicuro. Io l'ho fatto a quattordici anni, lui può farlo a diciotto!"
"È stato ricoverato al San Mungo per una settimana!" replicò esasperato papà. "Forse sarebbe stato meglio, se gli avessi detto di no."
"Io l'ho fatto," si intromise zia Ginny con un'occhiataccia al marito, "ma James ha una testa dura come un mulo. Finché non si è rotto ogni osso nel corpo ha continuato a reggersi alla sella."
"Hey!" sbottò offeso il ragazzo in questione, spuntato dietro la madre. "È stata la cosa più maledettamente fica che abbia mai fatto, lo rifarei tutti i giorni."
Era bello come sempre: alto una quaresima, i capelli scuri spettinati, in testa due corna da renna fissate ad un cerchietto e il suo maglione Weasley rosso e oro che faceva risplendere gli occhi castano dorati. Ce l'avevamo uguali, fatta eccezione per la lettera che recavano, perché la nuova generazione aveva scelto i colori in base alla propria Casa ad Hogwarts.
James si sporse verso di me e mi lasciò un bacio sulla guancia, stringendomi il fianco con una mano. "Buon Natale, bambina."
Mi fece un grosso sorriso, e poi mi strappò alla presa di zio Harry per lasciare gli adulti litigare su quale fosse il genitore peggiore tra di loro, e passare ad accarezzare i capelli biondi di Dominique seduta a terra con Lucy e Roxanne. Sempre tenendomi la mano, mi fece fare le scale che conducevano appunto al piano superiore e mi fece entrare nella sua camera, dove erano riuniti tutti.
Hugo stava mangiando come al solito un po' di pane sfuggito al ferreo controllo della mamma, che gli aveva proibito di prendere cibo dalla tavola; Lily stava curiosando nel cassetto di James, e fece una smorfia quando trovò un pacchetto di preservativi che il fratello si affrettò a toglierle dalle mani; Teddy guardava la scena con un sopracciglio alzato e la mascella serrata, le braccia incrociate al petto muscoloso fasciato dal giallo e dal nero della Casa Tassorosso - aveva fatto sparire la lunga barba; Izzy e Albus erano seduti sul letto, le testa vicine, lui le stava mostrando un album fotografico.
Mi chiesi se i Malfoy, effettivamente sempre puntuali, precisi e puntigliosi com'erano, sarebbero arrivati presto, ma non ebbi il coraggio di chiederlo per non sembrare troppo interessata.
"Rose!" esclamò Albus con un sorriso, venendomi incontro a braccia aperte e avvolgendomi stretta, "scusa se non sono sceso, abbiamo ritrovato quest'album e lo stavamo vedendo. Vieni," mi fece cenno di sedermi sul letto al suo fianco, ma James mi fece alzare di nuovo per mettermi in braccio a lui in modo che c'entrassimo tutti comodamente.
La prima foto era di tutta la nostra famiglia, ma anni prima che nascessimo noi, durante la Guerra. I miei genitori dovevano avere all'incirca diciassette anni, la nostra età, era il matrimonio di zio Bill e zia Fleur, ed erano tutti così giovani e belli. Si vedeva però sui loro volti l'angoscia data dal periodo in cui si trovavano, dal potersi ritrovare attaccati dai Mangiamorte in ogni momento - come poi era successo - e di perdere uno dei propri cari. Ciononostante, quello era stato un episodio felice, almeno all'inizio, e soprattutto gli sposi erano radiosi.
La seconda, recava James all'età di un anno e mezzo, su una scopa volante giocattolo nel salotto della stessa casa in cui trovavamo. Si vedevano zia Ginny che rideva e zio Harry che tentava di riacciuffarlo, e un gatto soriano che guardavano scena da sopra il davanzale della finestra.
"Ma non è la McGranitt?" chiesi a bocca aperta indicando l'animale, che aveva attorno gli occhi due cerchi inconfondibili.
James si mise a ridere. "Pare che quando ero piccolo spesso ci venisse a visitare per aiutare i miei a tenermi sotto controllo. Guarda," aggiunse, girando pagina, e rivelando un piccolo sé, attorno ai due anni, che stringeva le braccia attorno al collo dello stesso gatto, - il quale, a dirla tutta, non sembrava proprio entusiasta del gesto d'affetto.
"Ancora non ci credo che ti ha fatto da babysitter," replicò Albus, scuotendo la testa, "uno si sarebbe aspettato saresti cresciuto come un ragazzo modello, e invece sei terribile."
"I geni del grande James Potter che sono in me erano troppo forti per rimanere assopiti. Se poi calcoli anche che sono nipote di zio George, davvero non capisco come la nostra famiglia si possa essere aspettata che uscissi fuori tranquillo," commentò spensierato James, facendoci ridere.
Lo dicevano sempre tutti, che era la reincarnazione del papà di zio Harry, soprattutto la McGranitt. Lei aveva sempre adorato il celebre James Potter, e il rivederlo nel nostro Jay da un lato l'aveva un po' spaventata, comprensibilmente, ma dall'altro le aveva fatto un enorme piacere, tanto che tuttora mio cugino rimaneva il suo preferito, e senza ombra di dubbio, avrei aggiunto.
"E questa, ve la ricordate?" fece Teddy puntando il dito su un'altra foto. C'eravamo tutti noi della seconda generazione, vestiti con le proprie divise di Hogwarts e dei sorrisi enormi, che affollavamo la piattaforma di King's Cross. Teddy era già uscito da scuola, da appena tre anni, James era al quinto, io e Al e Izzy al terzo, e Hugo e Lily al primo; eravamo nervosi ma immensamente felici, come ogni primo settembre, di tornare a scuola.
Era stata scattata appena prima di scoprire che James aveva infilato del fumogeno magico in tutte le nostre valigie, che puntualmente erano esplose una volta saliti sul treno e che per questo avevano rallentato di almeno un'ora la partenza. I Serpeverde ci avevano tirato addosso le peggio maledizioni definendoci degli assoluti e inguaribili combinaguai, ma a sorpresa i più furiosi erano stati i Tassorosso, che non avevano potuto cenare e mettersi a dormire prima delle dieci e mezza di sera.
Per non parlare delle battute di Malfoy, quelle erano state assurde. Aveva preso il mio reggiseno che gli era finito addosso con la punta delle dita, e un'espressione maliziosa poche poche. Mica male, Weasley, aveva commentato.
"Ma che ti avevano messo addosso?" chiese Izzy sgranando gli occhi quando vide la fotografia successiva, rivolta a Teddy, cui sfuggì un sorriso che gli illuminò i bellissimi grandi occhi verdi. "Lily a cinque anni aveva appena ricevuto il suo primo kit per il make-up, ma aveva bisogno di una cavia."
"Non è colpa mia se mamma si è rifiutata di farsi truccare. James e Al non sarebbero stati altrettanto belli con l'ombretto turchese," fu la risposta di Lily che si sporse per strizzare la guancia di Teddy con due dita, e lui fece una smorfia. "Ahia."
Una voce ci distrasse facendoci alzare gli occhi, e trovammo zia Ginny appoggiata con la spalla allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto e il maglione rosso con un'elegante lettera G sopra. "Non è che mi sono rifiutata, semplicemente pensavo mi avresti combinato un casino e quindi ho evitato. Comunque, ragazzi, è pronto in tavola."
"Ma i Malfoy?" chiese Hugo con le sopracciglia corrugate e la bocca cosparsa di briciole di pane. "In genere vengono sempre puntuali."
Ringraziai mio fratello per aver posto quella domanda, che mi ronzava in testa da quando eravamo entrati in casa; volevo sapere quando sarebbero arrivati, e soprattutto volevo vedere la faccia di Scorpius quando avrebbe scartato il mio regalo. Mi aspettavo una reazione perplessa, ma poi felice, un bel sorriso, uno sguardo intenso.
Ciò che non mi aspettavo, era la risposta che avrei ricevuto.
"Draco è stato richiamato a lavoro d'urgenza," vi comunicò zia Ginny, "non sono sicuri di riuscire a passare."
Mi si seccò la gola. Lanciai un'occhiata ansiosa a Izzy che me ne restituì una confusa e dispiaciuta. Improvvisamente, un senso di gelosia viscerale mi invase, lasciandomi praticamente senza fiato.
Lei aveva il ragazzo migliore del mondo, il suo sogno romantico si era coronato, poteva viverlo alla luce del sole e tutti non facevano altro che commentare quanto stessero bene lei e Al insieme; stavano sempre attaccati, a qualsiasi ora del giorno, ad Hogwarts come ad Hogsmeade, lui aveva il carattere più gentile e divertente che potesse trovare e la loro perfezione mi dava seriamente sui nervi.
Io, cosa avevo ottenuto? Un ragazzo detestato da mio padre, la cui famiglia era storicamente invisa alla mia, difficile e permaloso ma capace di farmi venire i brividi ovunque. La relazione con lui doveva essere tenuta nascosta per le reazioni delle persone a noi care, e soprattutto era così strana che neanche ci piacevamo a livello sentimentale, era solo fisica, e comunque avevamo più problemi di ogni altra coppia.
Ma che avevo di marcio nel cervello per essermi andata a ficcarmi in una situazione del genere?
Albus dovette notare la mia espressione e chiaramente il fatto che fossi ancora seduta sulle gambe di James, sorda alle sue richieste di alzarmi, nonostante tutti tranne i miei due cugini più stretti fossero già usciti dalla camera. Mi schioccò le dita davanti agli occhi, riportando inevitabilmente la mia attenzione su di lui. "Ronnie? Tutto okay?"
Lo fissai, dapprima in modo gelido, gesto istintivo dato dal repentino fastidio provato nei suoi confronti; poi mi sforzai di prendere un grosso respiro, e di ammorbidire lo sguardo. "Sì. Sì, tutto okay."
Albus lanciò un'occhiata a James. Non mi ero accorta del fatto che le sue mani grandi avevano circondato le mie, più piccole, ed erano appoggiata delicatamente sul mio grembo. Mi voltai appena, incontrando i suoi occhi color nocciola.
"C'è qualche problema? Appena hai sentito il nome Malfoy hai assunto l'aria di Morticia Addams," commentò, con il solito, proverbiale tatto che gli apparteneva.
"Certo, perché odio Scorpius," replicai obbligandomi a fare anche una risatina. "Andiamo, ci staranno aspettando."
Sciolsi la presa su James e mi alzai dalle sue gambe, lisciandomi le pieghe formatisi ai jeans, ma nessuno di loro mi seguì, anzi, quando alzai gli occhi vidi che erano anche parecchio perplessi.
"Che c'è?" chiesi spazientita, mettendomi le mani sui fianchi. "Ho detto qualcosa di strano?"
"Hai chiamato Malfoy Scorpius?" fece interdetto James, e io alzai un sopracciglio. "Perché, come si chiama?"
Al si leccò nervosamente le labbra. "Non l'hai mai fatto, ecco tutto. Letteralmente, tipo, mai."
Mi accorsi che davvero in loro presenza - né in quella di nessun altro, fatta eccezione delle ragazze, - non avevo mai chiamato Malfoy con il suo nome di battesimo. Sebbene per me ormai quando pensavo a lui fosse diventata una consuetudine, tanto che non ci facevo quasi più caso, come successo in quel momento, capivo che per la gente attorno a noi suonasse strano che il disprezzo con cui pronunciavo Scorpius Malfoy si fosse inaspettatamente volatilizzato.
Peccato che quella gente che avevo di fronte, in particolare, era famosa per odiare qualsiasi essere di sesso opposto con cui avessi a che fare, e il loro essere protettivi non solo era fonte di conoscenza generale ad Hogwarts, ma li aveva portati anche a pestare qualche mio ex ragazzo che si era comportato male, finendo spesso e volentieri sia in punizione che in Infermeria.
In più, l'ultima cosa che volevo era rovinare l'amicizia tra Albus e Scorpius - anche se il primo non si era fatto poi così tanti problemi a mettersi con la mia, di amica.
Per questo misi su un sorrisetto. "Che devo dirvi? Ogni tanto ho un lapsus anch'io, in cui mi dimentico quanto profondamente irritante quel ragazzo sia. Andiamo, ho fame," conclusi alzando le spalle.
James si lasciò convincere subito, forse anche persuaso all'idea di andare al piano di sotto e riempirsi la pancia di cibo, Albus invece mise su un cipiglio sospettoso, e non ne fui neanche sorpresa. Lui ragionava come me, mentiva come me e mi conosceva meglio di chiunque altro, perciò sarei stata un'ingenua a pensare che avrebbe lasciato cadere la questione qualora non ne fosse stato pienamente convinto.
Il nostro rapporto era diverso, adesso. L'anno prima non avevamo fatto altro che passare letteralmente ogni ora libera insieme, parlavamo di qualsiasi cosa e non c'erano segreti tra noi. Invece da quando Caleb aveva ideato quel contorto piano per farmi del male e io mi ero avvicinata a Malfoy nello stesso modo in cui lui aveva trovato sostegno in Izzy, pian piano il solidissimo legame tra di noi si era allentato. Non per questo, in ogni caso, era meno capace di comprendermi o altro: lui sarebbe sempre rimasto l'uomo della mia vita, il mio pilastro, e di certo non era necessario stare attaccati ogni momento della giornata per volersi bene come facevamo noi.
"Non so perché tu stia mentendo, ma sappi che di noi ti puoi fidare, Rose," fece Albus, con un tono di voce strano. "E chiaramente non sto parlando solo del fatto di chiamare Scorpius per nome. Siete... siete strani, quando state insieme. Come se nascondeste qualcosa."
Sospirai. Odiavo a volte il suo essere così intuitivo. E non c'entrava il conoscerci come le sue tasche, perché era una capacità innata in lui che poteva applicare a chiunque. Semplicemente percepiva quando c'era qualcosa che non andava, ed era anche così testardo che non mollava l'osso finché non scopriva che cosa fosse.
Mi misi le mani in tasca, con la mezza idea di indorare la pillola: se gliene avessi parlato in modo positivo, se avessi fatto capire che pian piano stavamo diventando amici, forse se fosse venuto a sapere della mia relazione con Malfoy non avrebbe reagito così male. "Davvero, Albus, non è niente. Semplicemente con tutta la questione di Caleb ci ho trascorso più tempo insieme, e ho capito che alla fine non è così male come pensavo, che riesce a mettere il suo caratteraccio da parte per un bene comune, quando vuole. Del resto," aggiunsi piccata, incapace di non cogliere l'occasione per la frecciatina, "tra te e Izzy e Kalea e Logan, non è che mi siano rimaste molte alternative."
Abbassò lo sguardo. "Hai ragione. È solo che quando sto con lei, tutto il resto scompare. Mi ritrovo a pensare che sia il mio posto. Con lei posso essere Al, non il figlio di Harry Potter, non la sua copia sputata, solo Al. Ed è una cosa molto importante, per me, ma... ho come l'impressione che voi siate contrari alla cosa."
Non rimasi stupita nel constatare che come al solito la nostra mente, anche se sarebbe stato più corretto dire il nostro cuore, aveva ragionato allo stesso modo. Anch'io sentivo le stesse identiche cose quando stavo con Malfoy, sia perché anche lui comprendeva la mia posizione, in quanto anche lui aveva un peso sulle spalle cui sfuggire volentieri, sia perché quello era l'effetto sortito dalle sue braccia attorno a me.
E non importava quanto potessimo opporci, quanto volessimo che le cose cambiassero - quante volte mi ero ritrovata a pensare che se non fossi stata invischiata in quel casino con Malfoy sarebbe stato tutto più facile? - dato che l'attrazione nei confronti delle suddette persone era troppo forte, ci scagliava contro di loro e ci imponeva di percepire quelle sensazioni devastanti, ma anche tremendamente piacevoli.
"So cosa si prova," fu ciò che mi sentii di rispondere. "Per le persone come noi, con la reputazione e i pregiudizi che ci precedono, è difficile trovare qualcuno che ci capisca e che guardi oltre il nostro cognome. Izzy non si è mai vantata del fatto di essere intima con la nostra famiglia, né lamentata perché la gente tende a guardare prima me, la figlia dei due grandi eroi della guerra, che lei. È per questo che, almeno a mio parere, non dovresti lasciartela sfuggire. È speciale, e anche se io e Malfoy ogni tanto ci sentiamo un po' esclusi, sappi che siamo comunque contenti che tu abbia capito quanto valga."
Annullai la distanza che ci separava e gli presi le mani, fissando gli occhi nei suoi, verde limpido come quelli di zio Harry. "Noi vogliamo che tu sia felice, Al. E se lei ti rende tale, come mai potremmo essere contrari?" rafforzai la presa, "magari ogni tanto possiamo non sembrare entusiasti, ma è solo perché è una situazione nuova. Siamo sempre stati noi tre, e voi due con Malfoy, quindi suppongo sia normale sentirsi più soli. Ad ogni modo non ti devi preoccupare, promettimelo."
Mi sorprese aggrottando le sopracciglia corvine. "Davvero non te ne rendi conto, vero?"
"Di cosa?"
"Di quanto tu sia eccezionale. La maggior parte della gente di fronte ai due migliori amici fidanzati tra di loro avrebbe fatto un casino enorme, iniziato una discussione, avrebbe portato rancore. Tu invece reputi che la mia felicità e quella di Izzy siano superiori alla tua, ti poni in secondo piano senza pensarci due volte. Hai affrontato un maledetto inferno, e invece sei qui, ora, con una spada di Damocle sulla tua testa ma comunque intenzionata a non deludere nessuno. Io non so se al posto tuo sarei riuscito a fare lo stesso," terminò passandomi un braccio attorno alle spalle per attirarmi a sé. Pressò le labbra contro il mio orecchio. "So che ultimamente non siamo stati uniti come al solito, anche se era il momento in cui avevi più bisogno di me. Ci siamo entrambi distratti, ma questo deve cambiare. Sei troppo importante perché ti metta da parte, Rose."
Si allontanò quel che bastava per guardarmi negli occhi, senza lasciare la presa spostatasi sui miei fianchi. "Izzy può piacermi da morire, posso arrivare ad amarla come mai ho amato nessuna ragazza, ma la donna più importante per me sei tu, Rose. Tu sei la mia vita."
"Smettila," gracchiai, asciugandomi con la punta del pollice gli occhi, attenta a non mandare all'aria il trucco, "mi stai facendo piangere."
Albus rise appena. "Scusa. Certe volte divento troppo emotivo."
Gli portai le braccia al collo posando la fronte contro la sua spalla. "Non importa se ci sono periodi in cui stiamo meno insieme. Rimarrai sempre essenziale per me. Onestamente, se non ci fossi tu certe volte non saprei proprio dove sbattere la testa. Ti voglio bene, Al."
"Anch'io, Ronnie," rispose, rimanendo in piedi ad abbracciarmi cullandomi dolcemente, "anch'io."
Sapevo che da quel momento le cose sarebbero andate diversamente: Albus, un ragazzo buono e sensibile, avendo i sensi di colpa per la lontananza che i suoi interessi amorosi l'avevano portato a creare, non mi avrebbe lasciata da sola un attimo; e, ad essere completamente onesti, ero contenta di questo.
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La mamma indossava, da almeno venti minuti di cena, quel cipiglio stranito che riservava unicamente per Hugo e papà, e soltanto in una situazione: quella che riguardava il cibo. Quegli animali, infatti, dei maschi con cui coabitavo non avevano smesso un attimo di mangiare per riprendere fiato, divorando portata dopo portata e lasciando a secco gli altri.
"Hugo, sei già alla quarta porzione di polpettone! Posso sapere dove diavolo ti infili tutta quella roba? Un altro bis e scoppierai!" fece rivolta a mio fratello, che sollevò lo sguardo dal suo polpettone con aria colpevole e la bocca così piena che non riuscì a parlare, solo ad emettere strani suoni soffocati. Inutile dire che ciò rese la mamma ancora meno contenta.
Si poteva pensare che fosse davvero una rompiscatole pronta ad aprire bocca su tutto, ma in realtà ci rimproverava sempre sulle stesse poche cose, lasciando correre la maggior parte di ciò che facevamo - anche perché non si poteva dire che fossimo degli scansafatiche o dei cattivi figli. Io venivo sgridata sul disordine, perché la mia camera era un disastro quando ci stavo dentro per più di pochi giorni, quindi d'estate, e sulle risposte acide che sparavo di tanto in tanto. Hugo, sul fatto che mangiasse una quantità spropositata di cibo e sull'umorismo che, apprezzato da papà e me, perché simile al nostro, certe volte faceva uscire lei fuori dai gangheri.
Per tutto il resto eravamo dei figli modello: non fumavamo, non ci drogavamo, prendevamo voti buoni, facevamo sport e non andavamo scalzi in giro per casa quando faceva freddo. Più di così davvero non avremmo potuto fare, neanche impegnandoci.
"Oh, lascialo, Herm," replicò zia Ginny guardandolo con affetto, "è così bello."
Hugo le fece un occhiolino, lei gli mandò un bacio volante. Come mamma adorava James, tanto da considerarlo un figlio al pari nostro, così zia Ginny aveva un debole per mio fratello. Lo venerava, qualsiasi cosa facesse per lei era oro colato, e non perdeva tempo a giustificarlo. In tutta onestà non capivo cosa fosse quest'ossessione provata in generale dalle donne della mia famiglia per lui, ma immaginavo che il suo sorriso, uguale a quello di papà, e gli occhioni blu contribuissero non solo al suo innegabile bell'aspetto, ma anche a quell'aria angelica che lo contraddistingueva e che non poteva dare impressione più sbagliata.
"Sì, bello come uno scaricatore di porto," commentò Lily guardandolo male, seduta accanto a lui. "Diventerai largo come zio Dudley se non la finisci di mangiare."
"Almeno qui qualcuno apprezza la mia cucina!" replicò la madre, fulminando il suo nucleo familiare con un singolo sguardo. Mentre Albus e zio Harry si finsero distratti o sordi, James mise su un sorrisetto indolente. "Mamma cara, lo sai che ti adoriamo. È solo che alcune volte... non tutti i tuoi esperimenti culinari riescono, ecco."
Zia Ginny gli puntò un dito contro. "Finiscila immediatamente di prendermi in giro, James Potter. Sei grande e grosso e se non ti piace quello che ti preparo puoi sempre andare a vivere con Teddy!"
"No, grazie. Non sono tagliato per fare il babysitter," fece il ragazzo in questione, che era ritornato ad un look quasi normale, capelli azzurri e niente barba, continuando a tagliare con coltello e forchetta la sua bistecca. Era una battuta comune, lui e James si sbeffeggiavano da secoli, ma il modo tagliente in cui la pronunciò mi fece domandare se non ce l'avesse davvero con lui per qualche motivo, e dall'occhiata che mi lanciò Albus dal mio fianco, doveva aver fatto esattamente lo stesso ragionamento.
James spalancò la bocca e si girò verso di lui. "Babysitter? Poco coerente, da parte tua. Se io fossi davvero un bambino, saresti accusato di pedo—" si interruppe a causa del calcio che Teddy gli sferrò dall'altro lato del tavolo, con tanto di occhiataccia minacciosa.
Che cosa?
Albus si accostò al mio orecchio. "Ho capito bene?"
Gli restituì la stessa occhiata confusa che lui rivolgeva a me. "Pedofilia? In che senso?"
Stando a metà del tavolo, sentivo tutte e tre le conversazioni portate avanti dai commensali, una di noi piccoli sull'ipotetica relazione tra la McGranitt e Albus Silente, una degli uomini adulti intenti nell'organizzazione di un futuro e improbabile viaggio in Normandia alla ricerca di un drago con lo zio Charlie, e un'altra delle donne sulle ricette di Natale di un libro donato a zia Audrey da nonna Molly.
"Hugo, vuoi un altro po' di polpettone, caro?" chiese proprio lei, spostando l'attenzione su di lei e quindi nuovamente su Hugo, che non perse tempo ad accettare con entusiasmo, tendendo il piatto verso di lei.
"Uhm - Hugh, non pensi sia abbastanza? Ci sono anche i dolci dopo," fece papà osservando l'espressione torva della mamma, che probabilmente stava invocando un fulmine perché colpisse il figlio con lo stomaco bucato.
Suonò il campanello proprio prima che Teddy uccidesse James e che mia madre uccidesse mio fratello, mentre noi iniziavamo ad alzarci da tavola; zia Ginny scattò in piedi con un trillo contento, e il mio stomaco capitombolò quando mi resi conto che erano i Malfoy.
"Il tuo amante ha suonato alla porta," annunciò con un ghigno Izzy, beccandosi una gomitata nel fianco. Improvvisamente mi venne l'ansia per dove farmi trovare: in piedi in salotto? Ma poi non sarebbe sembrato che fossi scattata per salutarlo? Oppure seduta al tavolo del pasto? Però avrei avuto difficoltà ad alzarmi; forse avrei dovuto fingermi impegnata a parlare con qualcuno, anche se avevo un blocco alla gola, ma il panico prese il sopravvento e nel momento esatto in cui zia Ginny li accolse in casa, non riuscii a fare altro che stringere il braccio della mia amica e a trascinarmela in bagno.
"Non posso farlo!" esclamai con voce strozzata, sentendo le viscere attorcigliate su loro stesse e un fastidioso nodo che mi impediva di pronunciare le parole correttamente. "Non posso!"
"Cosa non puoi fare?" chiese lei paziente, prendendomi le mani tra le sue e stringendole. "Puoi fare qualsiasi cosa, tu."
"Non capisci," risposi scuotendo la testa, i denti affondati nel labbro inferiore. "Scorpius mi ha chiesto una cosa. E io ho intenzione di dire di sì."
Se gli avessi davvero dato quel regalo, se avessi confermato che volevo diventare la sua amica di letto, tutto tra di noi sarebbe cambiato radicalmente. Le cose potevano andare in due versi, o continuare finché uno non si fosse stufato o innamorato di un'altra persona, oppure finché uno non si fosse innamorato dell'altro; e considerando che stavamo parlando di Malfoy, l'essere senza sentimenti per eccellenza, non ci voleva grande genio o immaginazione per capire che quel qualcuno starei stata io.
Mi stavo andando a ficcare per mia volontà in una situazione che non avrebbe portato altro che danni, e la cosa peggiore era che ne ero anche perfettamente consapevole, ma decisa a farlo comunque. Continuavo a ribadire che in me doveva esserci qualche rotella fuori posto, non c'era altra spiegazione.
L'aria incerta svanì lentamente dai suoi occhi castani, trasformandosi in pura incredulità. "Non può averti fatto quella proposta. Dai, è assurdo. Leggo troppe fan-fiction, nel mondo reale non esistono le scopamicizie!"
La guardai inespressiva finché non capì di averci azzeccato. Si portò allibita le mani alla bocca. "Che cosa? E tu hai accettato?"
"Ho intenzione di farlo, con quel regalo," risposi alludendo al pacchetto che lo aspettava sotto l'albero, e e lei si appoggiò con la schiena al lavandino, sgomenta. "Non ci posso credere."
Mi venne da ridere. "Lo so, è assurdo che voglia proprio me."
"Non è quello che intendevo," rispose lei velocemente, scuotendo la testa. "Quello che è assurdo, è che Malfoy pensa di avere bisogno di questo espediente, di questo patto, per averti, quando non capisce che tu sei già cotta di lui."
Mi venne istintivo alzare le sopracciglia. "Io sono cosa?"
Izzy piegò le labbra in una smorfia. "Oh, avanti, Rose, non sei stupida. È chiaro che tra di voi c'è qualcosa di più di una semplice attrazione fisica. Voi vi prendete come persone. Non dire che non è vero," mi ammonì duramente vedendomi aprire bocca già sul piede di guerra, "avete due caratteri tali che o vi odiate a morte, o vi amate come pochi, ne sono certa. E dato che state superando la prima opzione, non vedo perché non dovremmo giungere alla seconda."
"Capisco il tuo punto di vista, ma non pensi che me ne sarei accorta, se mi fosse piaciuto Malfoy?"
"Perché, io ho capito subito di essere pazza di Al? No, perché non volevo esserlo, perché credevo di star facendo un torto a te e alla tua famiglia, perché pensavo di non essere ricambiata. E invece adesso ci siamo baciati, e—"
La interruppi, non riuscendo a resistere. "Veramente, io ho baciato Malfoy la prima volta più di due mesi fa, non facciamo altro appena possiamo, eppure non siamo neanche lontanamente vicini al dichiararci il nostro eterno amore. Come te lo spieghi, questo?" ero sicura che non avrebbe avuto modo di replicare. Lei e Albus anche se non se l'erano detto esplicitamente erano già fidanzati, e a loro era bastato un misero bacio. Io e Malfoy invece in breve tempo avremmo fatto sesso, e comunque non ci piacevamo in quel senso.
Almeno pensavo.
Izzy fece spallucce, dirigendosi verso la porta. "Perché siete due carciofi. Anche i quadri di Hogwarts hanno capito che vi piacete, ma voi da buoni vegetali quali siete non riuscite a capirlo. E se sei convinta che fare l'amore con lui la prima volta sarà qualcosa di cui non ti pentirai, e so che non lo farai, perché se ti ha chiesto di farlo vuol dire che non ti scaricherà subito dopo, allora non c'è bisogno di preoccuparsi. Malfoy ti ha protetta e ha fatto di tutto perché fossi salva dalla Pozione Vulnerante, ha preso a cazzotti Noah quando pensava fosse lui a dartela, ha infranto una delle leggi più importanti di Hogwarts per somministrare a mezzo Castello il Veritaserum e si è anche guadagnato una bella Maledizione che lo stava per uccidere, pur di accompagnarti al Ministero. Non c'è motivo di dubitare di lui, perché non avrebbe fatto tutto questo se non tenesse a te. E ora fuori," ordinò perentoria, a mo' di conclusione del suo discorso, "ormai si starà chiedendo dove sei finita."
Non mi permise di ribattere perché praticamente mi cacciò dal bagno, costringendomi a fare il mio ingresso nel salotto dove spiccavano le alte e regali figure dei Malfoy; ad ogni modo, le sue parole mi diedero da riflettere su quanto effettivamente quel ragazzo avesse fatto per me, pur non essendone affatto obbligato.
I miei occhi lo trovarono subito, com'erano abituati a fare. Si era tirato i capelli indietro, scoprendo del tutto il bel viso rimpiazzando il ciuffo, e indossava un pantalone più elegante del solito, grigio, mentre dal maglione nero spuntava fuori il colletto di una camicia. Era così bello che mi dovetti dare un pizzico per confermare che fosse reale, e non solo un bellissimo sogno.
Era impegnato in una discussione con James, Teddy, Albus e Hugo, e rideva. Sapevo che non sarei potuta rimanere a fissarlo ancora a lungo senza destare sospetti, e anche Izzy parve pensare ciò, perché infilato il braccio sotto al mio scelse di iniziare a tirarmi nella sua direzione.
Decisi dunque di prendere tempo, intercettando il signor Malfoy e salutandolo vivacemente, e nel farlo sentii gli occhi chiari di Scorpius fissi su di me. Non registrai praticamente nulla di quello che suo padre mi stava dicendo, in quanto mi prudevano le mani dalla voglia di andare a parlare con suo figlio, e quando Draco venne richiamato da zio Harry e zio George che volevano fargli vedere la foto di un nuovo drago di zio Charlie, simile al celebre Ungaro Spinato che il primo aveva affrontato durante la prima prova del Torneo Tremaghi al quarto anno, mi ritrovai obbligata a raggiungere i miei amici, tra cui c'era anche lui.
Aveva appena finito di dare un breve abbraccio imbarazzato a Izzy, che gli sorrise affettuosamente, e mi fissò con le mani in tasca per tutto il breve tempo che mi ci volle per andargli incontro. Quando gli fui di fronte, fece un sorriso sghembo. "È sempre un dispiacere vederti, Weasley."
Pressai le labbra contro di loro per non ridere. "Ancora entri e già mi attacchi? Forse dovresti rivedere le tue priorità, Malfoy."
"Che c'è, un paio di mesi che non discutiamo e le tue risposte iniziano già a calare? Mi deludi," ribatté, e mi imbronciai. "Oh, perché non la finisci? Non dicono che a Natale si è tutti più buoni?"
Rise piano. "Non penso valga anche per me."
Mi sporsi per prendergli la guancia tra le dita. "Perché tu sei grande grosso e cattivo, non è vero?" feci con il tono di una che stava parlando ad un bambino piccolo, e lui fece una smorfia. "Smettila. Certe volte sei proprio immatura."
Misi su un sorriso allegro. "Va bene, gioia. Dimenticavo che tu, invece, sei sempre un raggio di sole che illumina le giornate di chiunque."
"Quella sei tu," rispose, alzando appena un angolo della bocca, riuscendo a farmi arrossire.
Mi accorsi in quel momento che James, Teddy, e Al ci stavano guardando impacciati e confusi, mentre Lily aveva un'espressione maliziosa cucita in viso. "Stavate flirtando?" chiese sorpresa, ma non più di tanto, come se si fosse aspettata una cosa del genere ma non fosse stata sicura al cento percento della sua attuazione.
"Che dici?" replicai io velocemente, guardando poi Malfoy. "Non potrei mai, non con lui. A meno di tre metri di distanza mi inizia a venire il mal di testa," proferii duramente, quasi vergognandomi nel dire quelle cose quando pochi giorni prima avevamo passato le ore insieme nel suo letto.
Infatti Malfoy non poté trattenersi dall'alzare le sopracciglia: "Ah sì?" disse con aria sbeffeggiante, "non l'avrei detto, da come—"
"Ho voglia di dolci!" ululò Izzy così ad alta voce e così tanto panico in essa da non solo sovrastare quella di Malfoy, ma anche tale che mezzo salotto si voltò nella sua direzione. "Chi mi accompagna?"
Senza aspettare risposta, prese per mano Albus e James e se li portò via, di conseguenza venendo seguita anche da Teddy che aveva al seguito Lily, e quindi rimanemmo soli io e Malfoy.
Gli lanciai un'occhiataccia. "Che c'è, vuoi per caso morire? Stai zitto, invece di fare allusioni varie."
"Pensi che la gente ritenga sia possibile che succeda qualcosa tra noi?" replicò con tono ovvio. "Rilassati, Weasley."
"Già il fatto che sorgano dei dubbi non ti dovrebbe preoccupare?" replicai guardandomi attorno per accertarmi che nessuno stesse ascoltando. Vedendo Roxanne e Dominique fissarci e guardare il ragazzo davanti a me con gli occhi a forma di cuore, lo afferrai per il braccio e lo condussi in cucina, momentaneamente vuota.
Mi appoggiai al tavolo, lui alla parete di fronte a me. "Allora?"
Scorpius fece spallucce, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. "No, non proprio."
"E perché mai?"
"Perché ti stai facendo problemi che non ci sono, ecco perché," rispose in modo molto schietto, "anche se la gente pensasse stessimo insieme, che credi che succederebbe? Anche ad Hogwarts per l'incidente dell'Amortentia si sono sparse le voci del nostro grande amore, eppure gli studenti si sono stancati e hanno smesso di parlarne, e adesso è tutto come prima."
Spalancai la bocca. "Certo che hanno smesso di parlarne, perché io per un mese intero ho continuato a dire in giro che non era vero!"
Sbuffò. "Io invece non ho detto niente, e allora?"
"Non hai detto niente?" ripetei fulminandolo con gli occhi, "ecco perché le persone continuavano a insistere! Potevi smentire, potevi fare qualcosa!"
"Senti, Rose, perdonami, ma davvero non capisco il motivo di tanta agitazione. Che pensi mai che succederebbe se la tua famiglia pensasse che stiamo insieme?" chiese scocciato, allargando le braccia. "Non sono un super cattivo, e tu hai già avuto altri ragazzi, prima."
Mi avvicinai a lui congiungendo le mani davanti a me e prendendo un respiro profondo per mantenere la calma. "Io ho paura per te, okay? Non voglio che James o papà ti trattino male, né sollevare un grosso scandalo a scuola che non ci farebbe più stare tranquilli. Perché non vuoi capirlo?"
"Ma a me non importa. Non voglio nascondermi, non voglio non poter dire al mio migliore amico chi è che mi fa questo succhiotto quando me lo chiede, non voglio dover vedere lui che si fa la tua amica e desiderare te e non poterlo fare. Non voglio—"
Riempii lo spazio tra di noi con pochi passi e gli posai le mani sul petto fasciato dal maglione per fermarlo. "Lo so, so tutto, perché vale la stessa cosa per me. Albus è la persona cui tengo di più al mondo, tenergli segreta una cosa del genere non può piacermi, però per il suo bene e per il tuo è meglio volare basso per un po'. Per favore. Solo per poco."
Mi accarezzò la guancia con le nocche della mano. "Okay. Sai essere molto convincente quando vuoi."
Gli sorrisi, i suoi occhi grigi mi restituirono uno sguardo limpido e affettuoso. "Ho una sorpresa per te, comunque," gli dissi lasciando trapelare un po' di emozione, non riuscendo a trattenermi.
Fece un sorriso dei suoi. "Ah sì?"
"Sì. Ti piacerà," gli assicurai lasciando scivolare le mani sulle sue spalle, e sentendo le sue accarezzarmi la vita. "Ci ho riflettuto, e secondo me è un regalo azzeccato."
"Anche io ne ho uno per te. Mi ci sono impiccato per trovarne uno decente, quindi fai in modo di adorarlo," fece con un ghigno. Si sporse poi per lasciarmi un delicato bacio sulla guancia. "Andiamo, i tuoi mille cugini si staranno chiedendo dove siamo finiti."
Gli sorrisi, aprendo la porta che ci separava dal salotto e trovando così metà famiglia seduta al tavolo a giocare a tombola, e l'altra metà sparsa per la stanza che o mangiava in piedi o guardava la televisione, che dava un altro film natalizio. Io mi diressi verso James e lui verso Albus, che stava parlando con Teddy riguardo del nuovo materiale che sarebbe stato messo in vendita dallo zio George per Capodanno.
"Vieni, gioca con me," fece James tirando indietro la sedia per farmi passare e permettermi di sedermi su una vuota al suo fianco. Lanciai uno sguardo al tabellone: di venti numeri che erano usciti, lui ne aveva messi sì e no una mezza dozzina. "Che disastro," commentai sconsolata.
Ricevetti una gomitata leggera. "Ma smettila. Mica li decido io, i numeri che escono."
"Però ti ostini a prendere sempre la stessa cartella, famosa per essere la più sfigata, nonostante sappia che perderai," lo rimbrottai posizionando una pedina sul cinquantacinque, appena dettato da Lily. Lei aveva un cappello da Babbo Natale sui capelli, l'enorme tabellone davanti a sé, e molta poca pazienza. Tra i nonni che continuavano a chiederle di ripetere e i cugini che le parlavano sopra per infastidirla, sembrava del tutto vicina ad una crisi di nervi.
"Se la smetteste di parlare forse riuscirei a dire due numeri di fila!" sbottò rifilando occhiatacce a destra e a manca, soprattutto a Fred al lato di James, al padre, zio George, alla sorella Roxanne e a James stesso, che aveva addirittura preso a cantare Jingle Bells.
"Ma quale sarebbe il divertimento?" replicò sghignazzando il fratello maggiore, tirandole una pedina e centrandole perfettamente la fronte. Lily gliene ritirò due, arrabbiata. "Finiscila, idiota!"
"Linguaggio!" abbaiò zia Ginny lanciandole anche lei una pedina. "Non vi ho educati come delle bestie!"
"Guarda com'è venuto fuori James e ripensaci!" ribatté con una smorfia la figlia. "Almeno io e Albus abbiamo il cervello più grande di una nocciolina, questo devo riconoscertelo."
James serrò le labbra. "La piccola Lily si fa grintosa, vedo. Perché se hai tanto coraggio non dici a tutti di te e Dave Nott?"
"Dave Nott?" ripetei io prendendo parte alla conversazione, stupefatta. "L'amico di Al e Scorp—Malfoy?" mi corressi velocemente, anche se nessuno prestò molta attenzione a quello che avevo detto, noi cugini tutti troppo impegnati a rielaborare la stupefacente notizia.
Lily digrignò i denti così forte che li sentimmo stridere distintamente. "James giuro che se non stai zitto ti uccido!"
"Avanti, perché non dici loro come ti hanno beccata mentre lo baciavi nell'aula di Trasfigurazione?" continuò James con cattiveria, una luce furibonda e crudelmente divertita negli occhi.
Ma che diavolo stava succedendo? Lily e Nott? Da quanto andava avanti la cosa? Non che avessi diritto di giudicare, però...
"Teddy, fallo stare zitto!" urlò Lily rossa in viso, stringendo a pugno la tovaglia, con il rischio di far rovesciare una scodella di zuppa che aveva davanti.
"James, smettila..." provai a dire, ma lui mi ignorò, non togliendosi quel sorriso arrogante stampato in faccia, che gli distorceva i bellissimi lineamenti. "Che c'è, non dovevo dirlo, Lils? La nostra amata famiglia non può sapere del tuo nuovo fidanzatino?"
Ecco il motivo per cui non volevo che si sapesse di noi due. Eccolo là, servito su un piatto d'argento a Malfoy in persona.
La mano di Teddy finì sulla sua spalla, e James alzò lo sguardo su di lui, quasi sorpreso. "Basta, stai esagerando. Soltanto perché hai problemi nella gestione della tua vita sentimentale, non vedo perché devi mettere in difficoltà anche Lily."
"Non ci pensi che forse sei tu il mio problema, Edward?" replicò James abbandonando l'aria fintamente divertita per assumere una che rispecchiasse il suo umore, cioè del tutto infuriata. "Forse dovresti rifletterci su, che dici?"
La mano di Teddy si serrò attorno alla sua spalla, il volto cinereo. "Te ne pentirai, se continui con questa storia. Parliamone quando siamo da soli."
"Hai paura di cosa, esattamente?" rispose l'altro infuriato, scrollandosi la presa dell'amico di dosso, "se tu avessi il coraggio di tirare fuori le palle e ammettere quello che è successo tra noi, senza preoccuparti di quello che pensano gli altri, forse saremmo tutti e due più felici!"
Non c'era una persona rimasta nel salotto che non li stesse ascoltando, con gli occhi spalancati e le espressioni attonite; la mamma aveva una mano davanti alla bocca, zia Ginny le lacrime agli occhi, la nonna era chinata in avanti come se stesse seguendo la sua soap opera preferita.
Probabilmente avevo capito io male, anche se dalla faccia di Albus, Izzy e Scorpius ebbi l'impressione di averci visto giusto, e cioè che qualcosa era successo tra Teddy e James.
"Ti prego, non peggiorare la situazione. So di non essermi comportato bene con te, ma fare questa scenata non porterà a niente, e lo sai," provò ancora il ragazzo dai capelli blu, sottovoce.
James assunse un'aria tradita che ebbe il potere di spezzarmi il cuore. "Una scenata?" ripeté, quasi confuso, sicuramente stordito.
Si porse in avanti per sussurrargli qualcosa all'orecchio, che riuscì a far sbiancare Teddy. James si ritirò e senza proferire parola afferrò il cappotto e uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle.
^^
"Non so dove sia andato," annunciò lo zio Harry togliendosi il cappello dalla testa e rabbrividendo dal freddo. Era l'ultimo ad essere rientrato dopo papà, Draco, Teddy e gli altri zii che si erano mobilitati a cercare James dopo la sua uscita di scena.
Sentii l'ultimo briciolo di speranza svanire, e mi tirai mogia le gambe al petto, seduta sul divano con Albus al fianco che mi accarezzava soprappensiero un ginocchio. Lily si era barricata in camera sua e non faceva entrare nessuno da almeno un'ora, sessanta lunghissimi minuti in cui James era sparito, Teddy si era chiuso in un mutismo tombale e generalmente l'umore nella casa era calato in modo drastico.
A parte brevi conversazioni tra adulti, nessuno spiccicava granché parola, e nessuno si azzardava a dare voce ai propri pensieri, ma non serviva, perché era evidente che stessimo rimuginando tutti sulla stessa cosa. Che cosa era successo davvero tra loro due? Possibile che condividessero un sentimento amoroso?
Sì, erano sempre stati vicini, ma quanto vicini esattamente? Era come se io e Al ci fossimo dichiarati amore eterno. O forse no, perché loro non erano sul serio imparentati...?
In ogni caso non mi interessava, volevo solamente che fossero felici, ed era chiaro che non lo erano.
"Perché non scartiamo i regali?" propose allora la mamma, battendo le mani, cercando di distrarci dalla litigata cui avevamo appena assistito. L'ora successiva passò nella più totale confusione, ma lo scartare i pacchetti che avevo ricevuto - libri, libri, vestiti, ancora libri - non mi alleggeriva il cuore, gonfio di tristezza a causa del dolore che affliggeva i miei cugini.
Perché non potevamo essere tutti felici? Perché doveva esistere la sofferenza nel mondo? L'amore era qualcosa di bellissimo, non sarebbe dovuto essere fonte di malessere. In più, mai avevo passato un Natale senza James, e mai avrei voluto ripetere l'esperienza. Sentivo che mancava una parte di me, una parte fondamentale.
"Rose, c'è quest'ultimo pacchetto per te," mi informò la nonna passandomi una scatolina foderata di carta rossa. La rigirai in cerca di un biglietto o del nome del mittente, ma trovai soltanto il mio, vergato in una calligrafia che era diventata per me inconfondibile: era quella di Scorpius.
Lo scartai ignorando il cuore che mi batteva forte in gola, e gli sguardi curiosi dei miei parenti. Aprii con dita tremanti il coperchio della scatola, che si rivelò contenere un bracciale d'oro, con un ciondolo a forma di leone.
Sgranai gli occhi, mordendomi le labbra per non gettarmi tra le braccia di Malfoy, che sapevo mi stava guardando, e baciarlo davanti a tutti. Quando tirai fuori il bracciale, vidi che sotto c'era un foglietto ripiegato in due.
"Per una vera Grifondoro. Buon Natale, Rose,
S."
Non avevo mai visto un oggetto più bello. Sapere che lui l'aveva preso pensando a me, sapere che mi vedeva come una leonessa, mi fece pizzicare gli occhi dalla voglia di piangere. Ebbi la conferma che davvero ci teneva a me, che non era una speculazione di Izzy. Potevamo non piacerci dal punto di vista romantico, ma eravamo sicuramente legati da affetto, magari di tipo differente, ma comunque solido. Un affetto di quelli che ti fanno correre dall'altro appena ne hai bisogno, sapendo che lui c'è.
Non avevo parole per esprimere quanto quel piccolo ciondolo significasse per me, ma non volevo neanche averne. Mi bastava l'emozione di pura gioia e piacevole sorpresa che mi aveva invasa, non avevo necessità di definirla.
"È bellissimo..." sussurrò Izzy dal mio fianco, sorridente. Lanciò un'occhiata in tralice a Malfoy. "Deve proprio tenerci," commentò fingendo indifferenza, ma poi allargando il sorriso quando vide il mio, così grande che mi facevano male i muscoli.
"Ho dimenticato un regalo," aggiunse poi, accentuando un tono sbadato, "mi accompagnereste di sopra?"
Afferrò Albus e Scorpius per le braccia, facendomi cenno di seguirla, e nessuno badò a noi, dato che bene o male si era ritornati alla televisione e ai giochi da tavolo. Comunque, prima di entrare in camera di Al Izzy prese il gomito del suo ragazzo e gli mormorò qualcosa all'orecchio che lo fece arrossire.
"Perché intanto voi non cercate la cosa di Izzy? Noi vi raggiungiamo subito," disse Albus, schiarendosi la gola lievemente imbarazzato. Io lanciai uno sguardo a Scorpius che con un cenno del mento entrò nella stanza dell'amico senza degnarlo di troppa attenzione, e io vista l'espressione di Al non potei che lasciarmi sfuggire un sorrisetto divertito e fare come il biondo.
Lo trovai, una volta chiusa la porta, che con le mani in tasca fissava attentamente ogni foto sulle mensole della libreria di Al, come se non fosse mai stato là dentro - quando invece ci stava le intere settimane, d'estate.
"È stato troppo, come regalo?" chiese sottovoce, nonostante in camera ci fossimo soltanto io e lui. "Non volevo esagerare, ma ho pensato si addicesse a noi."
"A noi?" chiesi corrugando appena le sopracciglia.
Lui irrigidì appena le spalle. "A te."
Si girò appena, guardandomi con la coda dell'occhio. "Spero ti sia piaciuto."
Mi avvicinai, passandogli un braccio attorno alla vita e circondandogliela, seppellendo il viso nel suo maglione, che profumava di menta e lavanda come lui. "Grazie, Scorpius."
Sentii le sue dita, dopo un attimo di esitazione, infilarsi nei miei capelli, avvolgendosi attorno lunghe ciocche rosse scuro. Mi tirai indietro solo per sollevarmi sulla punta dei piedi e far incastrare le nostre labbra come pezzi di puzzle, perfetti per stare insieme. Non tentò di approfondirlo, semplicemente ci beammo l'uno del tocco dell'altra, sapendo che entro poco saremmo dovuti tornare al piano di sotto per non far notare la nostra assenza.
Mi accarezzò lievemente la schiena da sotto il maglione, dandomi piccoli baci a stampo. "Mi sei mancata."
Risi. "Ci siamo visti l'altro ieri."
"E non è per caso questa la prova che dimostra che la tua irritante presenza è per me fondamentale?" chiese con un velo di ironia e un sorrisetto a curvargli la bocca.
Mi illuminai. "A proposito, devo darti il tuo regalo!" esclamai, emozionata e sorridente. Il mio entusiasmo lo fece ridere. Feci il giro attorno al letto di Albus e presi la scatola in cui era contenuto il dono e glielo porsi. "Ti avverto, è... particolare."
"Particolare?"
"Diciamo che ha un significato, e che non sono pazza io."
Aggrottò la fronte nel togliere gli strati di carta, e sollevò il coperchio della scatola. Lo guardò, e man mano che un'aria perplessa invadeva il suo volto, il suo sopracciglio si alzava. "Hai ragione, è particolare."
Mi coprii la bocca per non ridere sonoramente di fronte alla sua reazione.
Sollevò il paio di boxer rosa fluorescente mettendo il resto da parte, e allora non riuscii a non ridere, perché erano oscene. "Girale," gli suggerii.
Quando lo fece, poté leggere le due lettere che erano stampate in bianco sul tessuto, scoppiò in una risata divertita. Mi guardò. "Questo significa che...?"
"Accetto la tua proposta, Scorpius," gli dissi esplicitamente, e il sorriso che gli inondò il volto rendendolo luminoso e felice mi bastò per capire che visto giusto con quell'orribile capo di vestiario.
Lanciò le mutande rosa con la scritta OK sopra e mi afferrò per i fianchi, facendomi fare un giro in aria. "Cazzo, Rose!" proruppe elettrizzato. "Finalmente!"
Non perse tempo a depositarmi sul letto di Albus e riempirmi il viso di mille baci, tra le nostre risate. E di fronte alla sua reazione così estrema, come avrei potuto pentirmi mai di quella scelta?
^^
"Com'è possibile che tuo padre sia un mago così abile - cioè, era sempre il secondo dopo mia zia, ha padroneggiato l'Occlumanzia e non ha nessun problema con gli incantesimi non verbali, - e comunque non può evocare un Patronus?" chiese Albus, che stava in piedi davanti al divano, dov'eravamo sedute io, Izzy e Lily.
Scorpius era appoggiato al bracciolo, e sorseggiavamo tutti del tè caldo, in attesa che zio Harry trovasse il dvd di A Nightmare Before Christmas, il film della tradizione natalizia Weasley.
Scorpius, l'interpellato, rimase sorpreso della sua affermazione. "Chi dice che non può?"
La mamma, con un cappello rosso con un vistoso pompon bianco in cima, si avvicinò unendosi alla conversazione. "Quindi può?" chiese curiosa. "E il suo Patronus qual è?"
Lui, se si sentì intimidito da come la mamma gli si era rivolta, non lo diede a vedere: "Oh, è davvero bellissimo... Da piccolo me lo faceva cavalcare, qualche volta. È un—"
Draco, spuntando letteralmente fuori dal nulla, corse a tappare la bocca del figlio prima che terminasse la frase. "Scorpius! Ti ho esplicitamente detto di non dirlo mai a nessuno! Non ti ricordi tutto il casino che faceva tua madre, ogni volta che lo vedeva?"
Iniziai anch'io ad incuriosirmi. Cosa poteva mai essere?
Mia madre si sporse in avanti e sussurrò qualcosa all'orecchio di Scorpius, che annuì, la mano del padre ancora sulla bocca; Draco allora sospirò e lo lasciò andare, arreso.
"Non ci credo!" esclamò mamma attonita ed emozionata, "voglio vederlo!"
"Qual è?" chiese zia Ginny, e allora lei sussurrò anche all'amica qualcosa che noi non potemmo sentire. Io e Al ci scambiammo uno sguardo. Volevo saperlo anch'io!
Gli occhi castano chiaro della zia si sgranarono. "Davvero? Devo vederlo! Per favore, Draco, per favore!"
Il signor Malfoy si voltò verso il figlio, le labbra serrate in una linea in una posa che assumeva anche il figlio quando era fintamente arrabbiato. "Ecco, ora il danno è fatto."
Papà prese posto a fianco della mamma, accarezzandole la schiena. "Avanti, Malfoy, non fare l'idiota e facci vedere il tuo dannato Patronus."
"Sì," intervenne zio Harry, aggiustandosi gli occhialetti sul naso, "dubito che qualcuno sarà spaventato dal tuo dragone, o qualsiasi cosa sia."
Draco con un sorrisetto estrasse la bacchetta, e pronunciò sottovoce l'incantesimo: con un lieve movimento di questa, dalla punta fuoriuscì un abbagliante, quasi accecante, brillante e argenteo unicorno, che iniziò a saltellare per tutto il salotto.
"È bellissimo!" gridammo in coro io, Lily, Izzy, mia madre e zia Ginny, e in quel momento, vedendo tutti estasiati e sorridenti, non potei fare a meno di sentirmi grata per la fantastica famiglia che mi era stata data.
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