37 - 𝐹𝑖𝑟𝑒𝑓𝑙𝑖𝑒𝑠
{Meraviglie}
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"Voglio sapere qualsiasi cosa," fu la prima cosa che dissi a Izzy appena ci svegliammo la mattina della vigilia, sedendomi senza grazia al tavolo della cucina, e quasi facendole rovesciare il caffè dalla sorpresa.
Mi guardò ancora mezza addormentata, ma io ero più che sveglia, e avida di notizie. Quando ero rientrata la sera prima dalla giornata passata in compagnia di Scorpius, ero ancora troppo su di giri per potermi ricordare di chiederle di quello che aveva fatto lei il giorno; ma ora non poteva sfuggirmi.
"Di che stai parlando?" chiese poi sbadigliando, versandosi i cereali nella ciotola di ceramica viola e poi aggiungendo il latte - gesto che mi fece storcere il naso. "Ma che fai? Va prima il latte, e poi i cereali. Sto parlando di Albus."
Mi lanciò un'occhiata intontita. "No, vanno prima i cereali. E non c'è niente da raccontare."
"Certo che c'è, dato che siete stati tutto il giorno insieme," replicai, abbandonando la causa dell'ordine in cui fare colazione e versandomi del succo di frutta da bere.
Izzy sollevò le spalle, prendendo un sorso di caffè bollente. "Davvero, Rose, non è successo niente di che."
La guardai in cerca di indizi che mi lasciassero intuire ciò che non mi diceva con le parole, ma lo sguardo che mi restituì fu il più tranquillo e calmo di sempre, perciò non riuscii a trattenere un sospiro deluso.
Mio cugino era davvero il più impedito del mondo, se sapeva di piacere alla ragazza più bella e fantastica che potesse mai incontrare e poi non era capace di combinare niente. Magari poteva prendere lezioni dal suo amico, che mi sembrava fin troppo esperto nel campo. Avrei dovuto impegnarmi nel farlo svegliare un po', anche perché ero certa che se si fosse messo con la mia migliore amica non ne avrebbe ricavato altro che felicità - e in ogni caso per come si comportavano stavano praticamente già insieme, perché non ufficializzare la cosa?
Izzy prese un cucchiaino di zucchero e iniziò a mescolarlo con il caffè. "Certo, tranne un bacio, niente di che," aggiunse con aria talmente disinvolta che mi ci vollero un paio di secondi per metabolizzare le sue parole.
Mi portai la mano alla bocca, sorpresa e incerta su come dover rispondere, e chiedendomi se stesse dicendo sul serio o no. Non volevo mostrarmi troppo contenta, perché se fosse stato uno scherzo e avessi reagito in quel modo, magari ci sarebbe rimasta male, e non volevo.
Fu il sorriso che comparve sul suo volto e che non la smise di allargarsi finché non si tramutò in una risatina imbarazzata, che mi fece capire che davvero Albus l'aveva baciata, e che lei non poteva esserne più felice.
Mi venne spontaneo cacciare un urlo che avrei benissimo potuto fare di fronte ad un ragno enorme, tanto che fu potente. Hugo, che aveva appena finito di fare le scale per raggiungerci in cucina, si tappò le orecchie con una smorfia, gli occhi socchiusi e le labbra arricciate. "Che cazzo c'è da gridare di mattina presto?"
"Non dire parolacce," lo riprese papà che non mi ero neanche accorta fosse seduto sul divano a leggere il giornale nel suo pigiama blu e bianco a righe verticali, "e poi, mattina presto? È mezzogiorno, Hugo. Hai un orologio biologico più incasinato del mio."
"Sì, be', se finalmente posso evitare di svegliarmi all'alba per vedere il brutto muso di Lumacorno tutti i santi giorni, di certo non mi faccio problemi a farlo," replicò Hugo con tono ovvio, passandosi le dita tra i capelli e poi sedendosi di fronte a me. Afferrò la caffettiera bollente e si versò del caffè. "Si può sapere perché hai urlato come se ti fossi ritrovata davanti Jack lo Squartatore? O ti stavi allenando per un provino di un film horror?"
Sbuffai. "Nessuna delle due. Era un grido di felicità, Hugo. Albus ha finalmente trovato il coraggio di baciare Izzy."
Hugo spalancò gli occhi, e si rovesciò il liquido bollente sulla mano - cosa che gli valse un'imprecazione e una conseguente occhiataccia di papà. "Ma dai! E io che pensavo che avesse una cotta per Scorpius," fece distratto asciugandosi con un tovagliolo la mano zuppa e arrossata, "sono contento per te, Iz."
"Non ci credo che dopo anni Albus si è trovato una ragazza," ridacchiò papà, pettegolo, sfogliando la Gazzetta del Profeta, "non vedo l'ora di vedere la faccia di Harry quando lo saprà. Sicuramente dirà che Izzy ha compiuto un vero e proprio miracolo."
Vidi la mia migliore amica arrossire con un sorrisetto cucito addosso. "Non sarai tu a dirglielo, papà, immagino che Al voglia farlo da solo," osservai spalmando della marmellata di fragole sopra il pane, e poi rivolgendomi a mio fratello. "Che vorresti dire tu con pensavo che avesse una cotta per Scorpius?"
"Quello che ho detto," fu la risposta tranquilla di Hugo, tutto impegnato nel separare i cereali al cioccolato da quelli semplici e poi mettersi nella tazza solo i primi, gesto odioso e disgustoso, "so che è il tuo ragazzo e tutto, Rose, ma non puoi dirmi che non ti sia neanche passato per la testa che lui e Albus - uhm, come dire - condividessero un rapporto più intimo della semplice amicizia."
Lo guardai come se mi avesse appena parlato in Serpentese. Albus e Malfoy, insieme?
"Non è il mio ragazzo," gli feci notare esasperata, dato che non era capace di dire altro.
Hugo alzò scettico un sopracciglio, chiaramente non credendomi. "E lui lo sa? Perché da come lo baci penso che sia lecito che abbia il dubbio," replicò con un sorrisetto fastidioso.
La bocca mi si spalancò, e sentii una vampata di calore affluire alle guance. "E tu che ne sai?"
"Pensi che il bacetto della buona notte di ieri sera sia passato inosservato? A momenti ti divorava la faccia - che tra l'altro, sono contento di vedere che sta ancora là. Ho seriamente temuto per la sua incolumità."
Isabelle scoppiò a ridere, io gli tirai addosso un pacchetto di biscotti monoporzione che lui afferrò con un finto cenno di riverenza e scartò, per poi mangiarseli con l'ardire di farmi un occhiolino.
Davvero mi aveva vista baciare Malfoy ieri sera? E comunque non era assolutamente come la raccontava lui, era stato un semplice bacio, forse più passionale del previsto, perché eravamo certi di non essere spiati, ma niente di così esagerato.
"Questa conversazione sta andando oltre," dichiarò papà posando il giornale di lato e voltandosi verso di noi seduti al tavolo. Hugo aveva parlato a bassa voce, quindi non aveva sentito del bacio. "Solo perché due persone sono molto amiche non significa che abbiano una relazione, Hugo, a parte Rose e Malfoy. Guardate me e Harry. È il mio migliore amico, ma non per questo—"
"Veramente," ingiunsi con una risatina, "ho letto un paio di articoli su di voi che non lasciano molto spazio all'immaginazione."
Izzy si mise a ridere. "Ah, sì. Ronald Weasley e Harry Potter, un amore fuori dagli schemi."
Papà aveva gli occhi innaturalmente allargati e la bocca spalancata. "State scherzando, spero. Magari parlava di un amore fraterno," cercò di dire, imbarazzato, ma Hugo si mise a ridere in modo cristallino, mandando con questo solo, piccolo gesto in frantumi le sue speranze.
Mio fratello era davvero fatto per mettere in difficoltà la gente, c'era poco da fare.
"Non so che fratelli abbia tu, ma io e Rose non mettiamo in pratica quelle posizioni descritte in quell'articolo. Erano abbastanza spinte," confessò divertito, dando un morso alla fetta biscottata che avevo appena finito di preparare una volta rubatamela dalle mani.
Gli scoccai un'occhiataccia. "Quella era mia."
Papà sbuffò indispettito. "A parte che non voglio che leggiate porno scritti o in qualsiasi modo si chiamino, e comunque come credono che abbia fatto voi se fossi stato omosessuale? La cicogna ha fatto la sua magia?"
"Inseminazione artificiale," rispondemmo in coro noi tre, scoppiando di conseguenza a ridere, e nostro padre gettò di lato il giornale, stizzito, per alzarsi e raggiungere noi seduti. Quell'articolo aveva fatto il giro della famiglia, a suo tempo. Per quanto ci avesse scandalizzati, non potevo negare che fosse stato anche esilarante.
"Bene, io vado a farmi una doccia. Se vi becco ancora a parlare di questa cosa, non ci saranno regali da scartare per voi, domani," ci minacciò, prima di dirigersi impettito verso le scale. Lo sentimmo borbottare sulla sua virilità messa in discussione dal metodo di procreazione alternativo, cosa che finì per farci ridere ancora di più.
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Quel pomeriggio tornammo a Londra, evitando l'ora buona sui mezzi che io e Malfoy avevamo dovuto affrontare per fare lo stesso, - ma stavolta fu un'uscita solo donne, cioè anche con zia Ginny e Lily.
Ci Materializzammo in una stradina secondaria che portava a Trafalgar Square, e visitammo tutti i negozi di Carnaby e Oxford Street, arricchendoci di buste su buste che divennero insostenibili da portare verso sera. Avevamo fatto la lista delle persone cui fare i regali, ed era spuntata fuori così tanta gente - bastava pensare che la mia famiglia era numerosa come poche - che lo shopping si era prolungato per ore, il tempo che cresceva direttamente proporzionale ai soldi spesi per tutti quei doni.
Per fortuna sia io che Izzy avevamo l'abitudine di mettere da parte tutti i risparmi possibili durante la seconda metà dell'anno sapendo che altrimenti non saremmo riuscite a comprare un decimo di tutte le cose che avevamo in mente. Riuscimmo insieme alle nostre madri e Lily a ridurre l'elenco dei nomi solamente ai più importanti e ai presenti, - io e le ragazze eravamo riuscite a prenderci i regali a vicenda già ad Hogsmeade e quindi non avevamo bisogno di separarci, - perciò lasciammo la mamma e zia Ginny a prendere un tè caldo, e noi proseguimmo dandoci appuntamento per un'ora, scaduta la quale ci saremmo riunite per comprare la cena, e poi tornate a casa per mangiare e andare a letto.
Con Hugo e Izzy avevamo deciso di vedere un film natalizio mentre compivamo la tradizione che più ci piaceva, cioè impacchettare ogni regalo con la propria etichetta e la carta che più si addiceva alla persona, e decorarli con fiocchi e nastrini colorati. Anche a mio fratello, che si atteggiava come un maschio alfa quando i suoi amici erano in giro e soprattutto con Lily, che vedeva come la sorellina da proteggere, piaceva da matti questo rituale, e il clima a casa, con il salotto rischiarato soltanto dalle lucine natalizie del grosso albero, era dei più belli.
Lily si infilò tra me e Izzy e ci prese a braccetto, un sorriso enorme in faccia. "Okay, perché non mi racconti un po' quello che sta succedendo con Albus?"
"Perché, lui che ti dice?" chiese Izzy, curiosa e anche un po' in ansia, tono che divertì Lily.
Mia cugina fece spallucce. "Niente di che, ma sai, i maschi non parlano di queste cose con le sorelle."
"È vero," confermai, "Hugo non mi confida mai niente del genere."
"Perché Hugo ha una vita sentimentale piatta come le mie tette," replicò Lily disinibita, facendoci ridere, "ma comunque non ti direbbe niente, e non lo farebbe neanche con me, perché si vergogna. Però Al la vita sentimentale ce l'ha eccome, e io voglio sapere tutto."
Izzy arrossì. "Non è successo niente di che, davvero. Abbiamo passato il pomeriggio tranquillamente, vedendo un film, giocando a carte con Hugo e via dicendo. Ci siamo baciati quando stava per andare via, e l'ho accompagnato all'ingresso," i suoi occhi assunsero la forma di due cuori, il tono immensamente dolce, "e niente, penso sia stato il bacio migliore della mia vita. Probabilmente lo fa meglio di chiunque altro nel mondo."
Lily non trattenne un'espressione schifata; io mi permisi di mostrarmi dubbiosa soltanto per quanto riguardava la seconda affermazione, perché a mio parere, ricordando in particolare il bacio della sera prima sulla pista di pattinaggio, il migliore in quel campo era Malfoy. In ogni caso me lo tenni per me, anche perché non andavo molto fiera della sua esperienza, dovuta sicuramente ad una carrellata di conquiste, né l'avrei fatto se fossi stata in Izzy.
Mia cugina si fermò a vedere una vetrina, con un cenno d'approvazione per un capo esposto e sputando un commento acido su un cappello che indossava una passante che ci aveva appena superate. "In ogni caso, si vede che ha la testa tra le nuvole. Non fa altro che sorridere come un cretino, sembra di parlare con un bradipo, tanto il suo cervello va lento. Non so che casino tu abbia combinato, Izzy, ma ti pregherei di riaggiustarlo, perché deve continuare a farmi i compiti di Astronomia. A meno che non voglia che dica alla mamma che è stato lui a rompere la Firebolt con cui giocava da giovane."
Io adoravo stare con Lily. Lei era un concentrato di sarcasmo, battute squallide e teatralità che, mischiato all'indole da combina guai e la passione per gli scherzi ereditata da James e Fred, diventava una miscela esplosiva. La McGranitt ogni volta che la vedeva parlottare con Hugo, identico a lei, solo che più cinico, diventava sospettosa al massimo grado, e controllava che non stessero progettando nessun pasticcio.
Aveva una personalità solare, combattiva, sapeva tenere testa a chiunque e con il suo sorriso poteva letteralmente costringere chiunque a fare ciò che voleva lei, tanto che non credevo di averla mai, ad esempio, vista fare dei compiti, perché aveva milioni di persone a scuola disposti a farli per lei. Era anche palesemente la preferita di Neville, che si illuminava ogni volta che l'aveva intorno, e la viziava enormemente.
Il fatto che fosse così simile a zia Ginny la faceva entrare spesso in contrasto con la madre, e la faceva automaticamente adorare dal padre. Bisognava starle simpatica, perché non cambiava idea facilmente, testarda come un mulo, altrimenti o avrebbe ignorato a vita il malcapitato, oppure gli avrebbe reso la vita impossibile.
Diciamo che quest'ultimo tratto era leggermente caratterizzante degli Weasley in generale.
"Non ti farebbe male farli da sola," replicai con aria di disapprovazione. "Anche tu hai gli esami, come chiunque, quest'anno. Come pretendi di superarli con un buon voto se non studi mai?"
Lily rise. "Mi dispiace, Rose, ma non tutti hanno la fissa per i voti alti," mi canzonò affettuosamente, "a me basta finire la scuola. Tanto il mio posto nelle Holyhead Harpies ce l'ho di diritto, è scritto nel mio sangue."
Scossi la testa, chiaramente in disaccordo con la sua affermazione. E se avesse cambiato idea sul voler fare la giocatrice di Quidditch professionista? E se la squadra non l'avesse presa soltanto perché era la figlia di zia Ginny? Era un ragionamento che non potevo tollerare, figurarsi immaginare di applicarlo a me stessa, che per diventare un Auror dovevo avere tutti voti altissimi.
"Comunque, ritornando ad Albus," riprese subito, rivolta alla mia amica che dalla sua faccia trasmetteva come avesse sperato che Lily avesse lasciato cadere l'argomento, "che cosa gli regali per Natale?"
"Gli ho preso un articolo da Mondomago cui girava intorno praticamente da settembre, ma che non si è mai deciso a comprare," rispose Izzy, perplessa. "Non so bene cosa sia, ma lui dice che è l'invenzione del secolo."
Lily sventolò la mano. "Carino. Te a Scorpius, Rose?"
Alzai un sopracciglio. "Avrei dovuto fargli qualcosa?"
Tutti gli anni mi aggregavo sempre ai regali che facevano i miei genitori, e tutto il mio contributo consisteva nell'applicare il mio nome sulla carta regalo, ma immaginai che Lily avesse ragione a sussultare, scontenta della risposta, perché effettivamente dall'anno prima il nostro rapporto era cambiato in maniera radicale, e forse era giusto pensare a prendergli qualcosa.
Sì, ma cosa?
"Sei un'enorme delusione, Rose," sentenziò severa mia cugina, questa volta spalleggiata da Izzy, amareggiata quanto lei. "Lui probabilmente sarà impazzito nello sceglierlo o comunque l'avrà già preso, mentre te hai scelto di ridurti all'ultimo, gesto sconsiderato e immaturo e—Dio, sto parlando come mia madre," fece interrompendosi di colpo.
"In ogni caso tu devi fargli qualcosa, Rose, devi," insistette Izzy, adocchiando una camicia da notte con la fantasia ghepardata esposta nella vetrina di Victoria's Secret.
Mi ritornò improvvisamente alla memoria la sua affermazione della sera prima, sul fatto che la proposta che aveva avanzato, quella di diventare scopamici, cioè di avere un rapporto solo basato sul sesso senza coinvolgimento emotivo, fosse sempre valida.
Ero stata restia per tutto quel tempo, e in realtà non ci avevo neanche pensato più di tanto. Mi aveva scandalizzata, all'inizio, l'idea di una relazione del genere, ma in ogni caso sapevo che era solo questione di tempo prima che effettivamente ci ritrovassimo a letto insieme, per cui non vedevo perché continuare a rimandare e rifletterci su, quando alla fine ciò che avevamo ci andava molto vicino già di per sé.
Continuavo a pensare che non fosse il mio genere di relazione ideale, che l'essere fidanzati mi calzava di più, perché sapevo essere affettuosa quando volevo, però non mi veniva proprio in mente qualcuno che mi attirasse anche solo la metà di quanto facesse Malfoy, quindi immaginai che mi sarei dovuta accontentare.
E poi, ad essere sinceri, non è che fosse poi chissà quale gran peso. Insomma, ci guadagnavo anch'io nella cosa.
Dovevo comunque ammettere che l'idea mi spaventava, oltre ad avere l'ansia che la prima volta mi facesse male, perché se uno dei due si fosse stufato avremmo rovinato il rapporto che avevamo, ed era praticamente ovvio che sarebbe successo, se non avevamo un fine amoroso. Prima o poi uno dei due si sarebbe invaghito di qualcun altro e avremmo finito tutto là, cari saluti e felicitazioni, e l'altro inevitabilmente ci sarebbe rimasto male.
Oppure, il peggiore dei casi, mi sarei innamorata di lui, e quindi avrei voluto di più; ringraziando il Cielo era anche l'ipotesi più improbabile che potessi fare, perciò mi costrinsi a smetterla di rifletterci su e a pensare al regalo da fare.
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"Non posso credere che tu abbia davvero comprato quello," fece Izzy con una smorfia, depositando la miriade di buste sulla mia scrivania, e lasciandomi spazio per fare lo stesso. Mi venne da ridere. "Non ti preoccupare, credo proprio che apprezzerà."
Alzò le sopracciglia, sospettosa. "C'è chiaramente qualcosa che non mi stai dicendo, perciò sputa il rospo."
"Che cos'era che hai preso ad Albus?" replicai facendo finta di non averla sentita, estraendo i regali e mettendoli in fila sul letto, pronta a portarli al piano di sotto e sistemarli in salone, dove dopo cena li avremmo tutti incartati.
"Rose."
"Isabelle."
"Rose," ripeté con più marcata aria di rimprovero, divertendomi ancora di più.
"Isabelle," echeggiai il suo tono imperioso, beccandomi un pizzico sul braccio che mi fece saltare. "Ahia!" gridai, più per la sorpresa che per il dolore in sé, "perché l'hai fatto?"
"Voglio sapere perché cavolo hai regalato a Scorpius Malfoy quell'obbrobrio per Natale!" esclamò esasperata indicando il pacchetto che tenevo in mano. "Non potevi davvero sforzarti di trovare qualcosa di più carino?"
Sospirai pazientemente, aspettando che finisse di sgridarmi. "Stai tranquilla, Iz, c'è tutta una storia, dietro. Fidati che gli piacerà, e che comunque capirà subito di che si tratta."
Ero sicura che avrebbe gradito eccome, e che non avrebbe tardato a comprendere il vero significato di quel regalo da strapazzo. Comunque, non vedevo l'ora di vedere la faccia che avrebbe fatto una volta scartatolo.
Izzy strinse le labbra. "Perché non vuoi dirmi di che si tratta?" si lamentò gettandosi di peso sul suo letto, con il broncio. Spalancò le braccia fissando il soffitto decorato di stickers a forma di gufo che si illuminavano al buio sopra di lei. "Io te lo direi."
"Posso anche dirtelo, ma non ti cambierà la vita, e soprattutto sembrerebbe strano, isolato dal suo contesto. In sostanza, fidati, non vuoi saperlo," conclusi in modo spiccio prendendo tutti i regali tra le braccia e facendole cenno di scendere. "Andiamo, dobbiamo prendere tutte le cose per impacchettare."
A quelle parole un sorriso si allargò sul suo volto. Mi meravigliavo sempre di come bastasse una frase ben piazzata per farle tornare subito il buonumore, ma sicuramente era meglio di quelli che riuscivano a tenere il muso per giorni, permalosi come pochi - ad esempio, Malfoy, tanto per citarne uno.
Ci mettemmo poco tempo per prendere le forbici, la carta da regalo, nastrini, coccarde, etichette, bigliettini e una scatola di pennarelli, e mettemmo tutto da parte per farne uso dopo cena. Mangiammo velocemente il cibo take away che avevamo preso al ristorante italiano, il preferito di papà, anche perché non volevamo perderci il solito film di Natale.
"C'è Fred Claus - Un fratello sotto l'albero," ci informò Hugo con tono piatto, non proprio soddisfatto, di fronte alla tv, una volta che fummo tutti avvolti ognuno nella propria coperta, noi tre per terra e i nostri genitori sul divano. "Perché non potevano farne uno con i cuccioli di cane? A tutti piacciono i cuccioli di cane."
"Fermo!" gridammo in contemporanea io e Izzy con talmente tanta enfasi che Hugo sobbalzò, a momenti tirando il telecomando addosso a Grattastinchi, che stava dormendo vicino all'albero decorato. Scorrendo i canali, mio fratello non si era accorto di aver saltato uno dei film più belli del mondo. O forse se n'era accorto e l'aveva fatto di proposito, ma comunque al nostro occhio romantico non era sfuggito.
"Lascia Love Actually," feci tirandomi la coperta fino al naso.
Hugo mi guardò male. "L'avremo visto centocinquanta volte. Letteralmente, centocinquanta volte."
"È l'occasione per la centocinquantunesima, allora," replicai con un sorriso elettrizzato, "Natale non è Natale se non si vede quel film."
"Io sono d'accordo," dichiarò la mamma con il braccio di papà attorno alle spalle e la coperta a coprire entrambi, così quest'ultimo e Hugo dovettero accettare la superiorità numerica e lasciare il canale che dava il suddetto film. L'unico veramente insofferente era mio fratello, perché papà era una di quelle persone che a meno che non fosse davvero interessato in quello che stava vedendo finiva per addormentarsi nel giro di dieci minuti.
Hugo le cose romantiche non le digeriva proprio. Iniziava a sbuffare come una locomotiva, a muovere una gamba impazientemente o picchiettare le dita in attesa che finisse il film d'amore per potersi godere uno d'azione. Bastava pensare a quando io e la mamma gli avevamo fatto vedere Orgoglio e Pregiudizio: papà si era messo a russare alla seconda scena, quella in cui gli uccellini cantano e Keira Knightley sta nel prato, e lui aveva passato centoventi minuti a lamentarsi e a criticare ogni singola parola detta dai personaggi, facendogli il verso, tanto che per contro ci aveva obbligate a vedere il remake, Pride + Prejudice + Zombie, la parodia dell'originale posto in un contesto apocalittico, dove le dolci e tenere signorine Bennet erano diventate delle implacabili cacciatrici di morti viventi.
Riuscivamo a raggiungere un compromesso con i thriller. Erano il mio genere preferito in assoluto, potevo seguire anche le trame più complesse senza battere ciglio, mi appassionavano come pochi. Il tema romantico non mi affascinava più di tanto, ma c'erano certi film che prescindevano dal genere e che era impossibile non apprezzare.
Come Love Actually.
"Ah, che cos'è Hugh Grant," sospirai teatralmente, seguendo la scena in cui era il Primo Ministro Britannico - come Shaw, - mentre tagliavo la carta nera con i fiocchi di neve azzurro pallido per il regalo del nonno. "È proprio una categoria superiore. Di uomini così se ne vedono raramente in giro."
"Non lo conosci," mi fece notare Hugo, cinico.
Izzy girò appena il mento. "Non c'è bisogno di conoscerlo di persona. È un'istituzione."
Mamma sorrise docilmente. "Pochi ci furono nel mondo fighi quanto lui."
Hugo emise un lamento. "Mamma, non mettertici pure tu. Credevo che con la menopausa gli ormoni delle donne si placassero."
"Menopausa?" ripeté lei con gli occhi spaventosamente allargati e il tono stridulo. "Ho quarantatré anni! Te la do io la menopausa, Hugo Weasley—"
Il suono del campanello le impedì di prendere il figlio a schiaffi, e fece scattare in piedi di colpo papà, che sbatté le palpebre. "Sono sveglio!" annunciò, facendoci scoppiare a ridere.
Con molta poca grazia ondeggiò, assonnato, verso la porta. "Stiamo aspettando qualcuno?" chiesi alla mamma, che si stava sistemando i capelli.
Lei sorrise imbarazzata. "Non ti ricordi che stamattina ti ho detto dei Malfoy?"
"Oh, ma tu guarda! Gli scapoli rubacuori nella nostra umile dimora! Chissà che non ci scappi una seconda proposta di matrimonio, non è vero Rose?" fece Hugo deridendomi, e non ebbi tempo di strangolarlo che papà aprì la porta, e ci ritrovammo Scorpius e il padre sulla soglia della nostra casa.
Mentre Draco si fermò a salutare tutti in modo cordiale, ringraziando per l'ospitalità e via dicendo, Scorpius si scambiò un pugno con Hugo, strinse la mano di mio padre, diede due baci sulle guance di mia madre, e solamente allora si accorse di me e Izzy, congelate dalla sorpresa sul pavimento.
Ero abbastanza certa che mamma non mi avesse infornata affatto della cosa, altrimenti me lo sarei ricordata eccome.
Un ghigno gli si allargò automaticamente sul bel volto, pallido e dalle guance arrossate dal freddo. "Davvero un bel pigiama, Weasley."
Guardai le piccole pecore bianche sullo sfondo blu del pantalone e arrossii. "Si vede che non ci capisci niente di moda."
"Sono certo che siano all'ultimo grido," replicò ironico levandosi la sciarpa e il cappotto, rivelando un jeans nero e un maglione grigio perla che risaltava perfettamente quello dei suoi occhi, e il biondo dei capelli. Mi venne da sospirare arrendevole di fronte alla sua innegabile bellezza, ma mi diedi un contegno, così mi alzai dal tappeto spingendo tutti i pacchi ancora da incartare - compreso quello per lui - sotto l'albero e passai a salutare il padre.
Draco mi sorrise. "Ho saputo che hai fatto colpo con Shaw, Rose," fece affettuoso, "sapevo che mandare te sarebbe stata la scelta giusta."
"Rose sa essere molto affascinante quanto non si ingozza di caramelle gommose dalla mattina alla sera," considerò Hugo, ironico, beccandosi subito un'occhiataccia da noi ragazze.
"Disse quello che mischia patatine e cioccolata, vero?" borbottai stizzita, incrociando le braccia al petto.
Hugo si sporse per strizzarmi una guancia tra due dita. "Oh, non te la prendere, cara Rosie," mi prese in giro, "sai che comunque ti vogliamo tutti discretamente bene, qui."
Si beccò uno scappellotto dalla mamma, che ero sicura avesse usato la cattiveria verso di me soltanto come scusa per vendicarsi del commento sulla menopausa, che poi invitò i due ospiti a sedersi a tavola.
Io presi il mio solito posto al lato destro di una delle estremità, che occupò Draco sedendosi a capotavola, di fronte a lui papà, accanto a me Izzy, davanti Scorpius. Era un tavolo da sei, quindi Hugo fu costretto a prendere un pouf dal salotto e trascinarlo vicino alla mia amica.
Scorpius mi rivolse un'occhiata veloce. Immaginai fossero lì per discutere delle novità, dato che due giorni prima, quando eravamo andati a Malfoy Manor, eravamo rimasti che loro ci sarebbero venuti a trovare il prima possibile per aggiornarci a vicenda.
Rimproverai mentalmente i miei genitori che non mi avevano avvisata, e perciò mi avevano vista in pigiama, ma alla fine non c'era niente di cui vergognarsi, quindi per quanto avessi voluto un po' di preavviso, mi dimenticai in fretta della faccenda.
"Ragazzi, vogliamo iniziare da voi?" chiese Draco congiungendo le lunghe dita sotto il mento per sorreggerlo. Era davvero affascinante, non mi meravigliavo che Scorpius fosse così bello. Aveva tratti piuttosto spigolosi, i capelli così chiari da sembrare bianchi e qualche ruga d'espressione, ma rimaneva comunque tra gli uomini più attraenti che avessi mai visto.
"Shaw ha accettato di fornirvi il pretesto per indagare sul caso di Caleb, sentendo minacciata la sua comunità da quest'uomo sconosciuto. Ha solo richiesto di essere messo al corrente dei progressi," esposi con un'alzata di spalle. "Sì è rivelato molto collaborativo."
"Perché gli fa comodo," osservò la mamma. "Non vuole che ci siano scandali in Gran Bretagna, soprattutto se importanti come un pazzo che toglie la vita delle persone, non all'inizio del suo mandato. Gli rovinerebbe la reputazione. Non rimane che da sperare che continui a stare dalla nostra parte e non da quella del Ministro."
"Scorpius si è occupato di questo," replicai semplicemente, facendo corrugare le sopracciglia di tutti ma non fornendo ulteriori dettagli. Non pensavo che gli adulti sarebbero stati poi così contenti di scoprire che aveva preso a parolacce il Primo Ministro, per non parlare del fatto che Hugo l'avrebbe venerato ancora di più.
"Tu invece, Ron?" chiese Draco allora, e mi voltai a guardare mio padre, che dall'espressione lasciava trasparire come fosse turbato da qualcosa.
Serrò la mascella. "Hanno voluto un'autorizzazione scritta dal Ministro per farmi entrare. Senza, non mi sono neanche potuto avvicinare alla porta."
Sentii un groppo in gola. "Da quando vogliono l'autorizzazione?"
"È necessaria per tutti gli esterni, ma non è mai servita per gli Auror. Abbiamo un permesso per andare," rispose Draco pensieroso. "Evidentemente qualcuno vuole nascondere qualcosa."
"Farsene fare una dal Ministro non è possibile, vero?" chiese Hugo, poco convinto. La mamma scosse la testa. "Difficile. Anzi, impossibile, senza dirgli che cosa stiamo progettando."
Mi venne quindi un'idea. Parlare con il Ministro di ciò che stavamo facendo era semplicemente inconcepibile, in quanto il nostro poteva benissimo essere identificato come un gesto di ribellione, un complotto ai danni dello stato. Non che in realtà volessimo fare nulla di male, ma difficilmente sarebbe stato preso come atto non sovversivo, e perciò le chance di ottenere quell'autorizzazione erano zero.
Sicuramente c'era il modo per procurarsela, magari con un incantesimo che falsificava la carta spacciandola per un qualche documento di routine, ma eravamo nel periodo natalizio, il Ministro non stava quasi mai nel suo ufficio, e poi sarebbe stato semplicemente un rischio troppo grande da correre.
Fu per questo che ripensai al modo in cui facevo qualcosa di "illegale" ad Hogwarts, per vedere se potessi trovare qualcosa, e non poté non venirmi in mente il modo per eccellenza di fare danni senza essere beccati, o meglio, visti.
"Vado io," proposi infrangendo il silenzio meditabondo che era caduto sulla tavola. Alzando gli occhi, oltre le espressioni stupite e perplesse degli adulti, potei vedere solo quelli di Malfoy, che dal luccichio che li animava doveva aver capito.
Quando si trattava di fare danni, lui intuiva immediatamente cosa avevo in mente, perché ragionava come me.
"Non se ne parla," sbottò subito la mamma, contraria. Sfortunatamente, anche lei mi conosceva come le sue tasche. "James e Harry non ti hanno dato quel mantello per far sì che ti cacciassi nei guai."
Alzai un sopracciglio. "Ah, no? Di che James stai parlando, tu, allora?"
Lei sbuffò esasperata. "Sai benissimo cosa intendo! Non utilizzerai il Mantello dell'Invisibilità per andare ad Azkaban, Rose, è troppo pericoloso!"
Papà incrociò le braccia al petto con aria meditabonda, e arretrò fino a posare la schiena contro la sedia. "Hermione, non può farlo neanche nessuno di noi. Non abbiamo tempo da perdere al Ministero, e siamo sempre sotto i riflettori. Pensi che se iniziassimo a parlare con i prigionieri di Azkaban passeremmo inosservati? Serve qualcuno che non viene riconosciuto ovunque, qualcuno che riesce ad indurre la gente a parlare, che ispiri fiducia."
Poi sospirò, infrangendo ogni mia speranza. "Ciò non toglie che non esiste che tu vada, Rose. Forse ci stiamo dimenticando che si tratta dell'unica prigione per maghi, un carcere di massima sicurezza da cui nessuno osa scappare. Ci sono persone rese folli da anni di tortura ad opera dei Dissennatori, individui che hanno compiuto stragi, anche vecchi Mangiamorte. Non permetterò che nessuno di voi entri in quel posto."
"Ma ora ci sono gli Auror come custodi, i Dissennatori sono stati cacciati da Shacklebolt," obiettò Hugo ragionevole, inclinando la testa appena, "non si correrebbe alcun rischio."
"Per noi, almeno," continuai. "Come hai detto tu, papà, se qualcuno vi vedesse sarebbe un grosso guaio, no? Specialmente gli Auror. Ma se loro invece dovessero beccare noi, che potrebbero fare, se non rispedirci al Ministero dal loro Capo?" guardai il signor Malfoy, quello che non si era ancora schierato contro la mia tesi. "È il solo modo. E lo sapete benissimo.
Mamma mi lanciò un'occhiata torva. "Possiamo anche evitare di andarci! Non è l'unica soluzione."
Draco finalmente si decise ad aprire bocca. "Magari non è l'unica cosa che possiamo fare, ma è proprio da lì che hanno iniziato ad insabbiare la morte di Caleb e a proteggere questo criminale. Senza un quadro completo di ciò che è successo, non potremmo mai sperare di trovarlo. E non possiamo neanche chiedere ad un collega in servizio, perché potrebbe tradirci."
"Non mi dire che anche tu sei favorevole a questa pazzia!" esclamò la mamma incredula. "È di Azkaban che stiamo parlando, Draco, non di un parco divertimenti!"
"Se hai un'alternativa migliore ti ascolto," replicò quello scrollando le spalle. "Sei sempre stata la più ingegnosa tra noi."
Lei non seppe bene cosa rispondere, perché tacque, testa bassa. Mi dispiacque tantissimo per lei, l'idea dei propri figli coinvolti in una cosa del genere doveva essere terrificante, però non c'era altra scelta. Il tempo non permetteva di indugiare: più attendevamo, più era concreta la possibilità che il vero colpevole colpisse ancora, stavolta per uccidere.
E anche se fosse stato un semplice mago che, scappato, aveva ucciso per sbaglio - per quanto si potesse effettivamente uccidere per sbaglio - quel Babbano, comunque si meritava di essere assicurato alla giustizia - alla vera giustizia, - e di non infangare un minuto di più la memoria di Caleb.
Per questo volevano tenere tutto nascosto e non dire pubblicamente che era stato il figlio di Dean Thomas ad evadere: sia temevano la reazione del padre che avrebbe potuto dire tutto, smentire la sua morte, sia avrebbe attirato l'attenzione di mille giornalisti con la storia precedente di Dean, suscitando clamore mediatico e aumentando il rischio di vedere fallito il loro piano.
Incrociai gli occhi di Scorpius, di nuovo. Stavolta era lui a voler dire qualcosa, tanto che con la sua seguente affermazione, "Vado io," mi spiazzò.
"No!" rantolò la mamma, prendendosi il viso tra le mani. "Perché non volete capire? Se vi dovesse succedere qualcosa, noi - noi—"
"Voi avete fatto mille cose molto più pericolose di questa. Nascosto dal Mantello e protetto dagli Auror, non mi succederà niente. E comunque, Caleb si è sacrificato per noi andando in prigione. Ripulire la sua memoria è il minimo che possiamo fare," concluse deciso.
Mamma lo guardò disperata. "Non sai neanche che cosa devi fare, Scorpius! Non sei mai stato ad Azkaban, non sai com'è, e poi non puoi neanche fare incantesimi in casi estremi. È un no."
"Veramente posso," replicò indifferente lui. "Ho diciassette anni."
Lei spalancò gli occhi, la bocca le assunse la forma ovale dalla sorpresa. "Hai - hai ragione. Perdonami."
Forse la mamma si dimenticava che non eravamo più i bambini di un tempo, che necessitavano della protezione dei genitori. Eravamo cresciuti.
"Non voglio nasconderti che è una cosa che dobbiamo fare, Scorp, e sarebbe utile. Però, Hermione ha ragione," Draco ora era più titubante. "Dovremmo trovare un altro modo."
"Avete tutto il tempo per istruirmi. Domani è Natale e non andrò almeno fino al ventisette, quando riaprirà ufficialmente la prigione, perciò è una cosa del tutto fattibile."
La conversazione non andò molto per le lunghe. La mamma dovette arrendersi, altamente contraria, e ci mise il muso, ribadendo per l'ennesima volta che era una stupidaggine, ma non poté dire nulla. Scorpius era fin troppo ostinato, il signor Malfoy, più razionale di lei ma comunque preoccupato, papà con una smorfia. I miei genitori sapevano che la decisione finale spettava a Draco e che non potevano opporsi ulteriormente, perciò dovettero mordersi la lingua per quanto riguardava Scorpius.
Sfortunatamente ciò li rese ancora più risoluti nell'impedire la mia partecipazione nella maniera più assoluta. Avevo cercato di convincerli in tutti i modi, con toni gentili, poi pressanti, irritati e infine furiosi, ma erano stati irremovibili.
Non potevo credere che loro avessero compiuto le opere più imprudenti e sconsigliate del mondo alla mia età e anche prima, che avevano corso il rischio di morire ogni anno da quando ne avevano undici, e che fossero così ciechi da non capire che era una cosa che mi riguardava in prima persona. E poi io avrei iniziato il corso d'addestramento per Auror l'anno seguente, che cambiava anticipare il pericolo di dodici mesi?
Comunque era un peccato, perché si sarebbero arrabbiati enormemente, quando avrebbero scoperto del mio viaggio ad Azkaban.
"Devi sapere le domande da porre," fece infine Draco, dopo un'ora ulteriore passata a rifinire i dettagli dell'operazione. Lui e papà si erano messi d'impegno per ricostruire al meglio la piantina di Azkaban, tradottasi in un terribile abbozzo su un foglio di carta, a spiegare dove fossero le celle della sezione di Caleb, l'ufficio del direttore e via dicendo.
"Può saperlo soltanto con le lettere che Caleb ha lasciato a Rose," rispose pratico papà. Non mi offese che la privacy riguardo quelle missive sarebbe stata infranta una volte lette, sia perché era per uno scopo più grande, sia perché io stessa non avevo idea di che cosa contenessero, non avendo avuto il coraggio di leggerle.
"Vieni," feci infine allora, rivolta a Scorpius. "Me le ridarai quando le avrai lette."
Senza aspettarlo mi alzai dal tavolo e salii in camera mia, sentendo i suoi passi dietro di me.
Appena fummo del tutto sicuri di essere soli, mi afferrò il polso tirandomi all'indietro e mi scrutò a lungo. "Che ti prende?"
"Che vuoi dire?" replicai cercando di allentare la sua presa.
Malfoy corrugò appena le sopracciglia. "Sei strana. Hai lasciato perdere troppo facilmente. Che ti prende?"
"Mezz'ora di proteste non è abbastanza?" replicai roteando gli occhi. Non volevo capisse che avevo in programma di andare con lui. L'avrebbe scoperto solo alla fine, quando si sarebbe trovato anche me sotto il Mantello dell'Invisibilità.
Fece una risata poco divertita. "Per i tuoi standard, no."
"Forse sono solo stanca di essere continuamente esclusa da una cosa importante come quella di Caleb. Lui ha voluto lasciare le lettere a me, ha voluto proteggere me, quindi perché non dovrei essere coinvolta?" sbottai, e mollò la stretta sul mio polso, lasciandomi libera di sedermi sul bordo del letto.
"Hanno paura per te, Rose. Proprio perché hai a che fare in prima persona con questa situazione, e il Ministero sta facendo di tutto per cercare di nascondere il fatto, e perché ci sono ancora così tante incognite e potenziali pericoli, allora è ovvio che provano a tenerti lontana," spiegò chinandosi sulle ginocchia davanti a me. Iniziò a sfregare delicatamente il pollice sulla mia gamba, rivestita dal tessuto morbido del pigiama, senza smetterla di guardarmi con quegli occhi grigio chiaro.
"Non vogliono che diventi un bersaglio. E neanch'io," aggiunse abbassando la voce. Mi vennero le farfalle nello stomaco nel vederlo leccarsi appena le labbra continuando con le carezze.
Portai una mano sulla sua guancia, sfiorandogli lo zigomo affilato. "Allora perché puoi esserlo tu?" insistetti, "perché tu puoi esporti e io no?"
Prese un breve respiro. "Lo so che siamo abituati a fare queste cose insieme, almeno da settembre, ma stavolta è per il tuo bene. Devi permettermi di andare e aiutare te e Caleb. Se è l'unica cosa che posso fare, allora devo."
Allargai stupita gli occhi. "Tu non devi proprio niente! Non hai nessun obbligo verso di me, Scorpius. Già ti sei fatto carico di tutta la questione della Pozione Vulnerante, delle allucinazioni, dei sospetti, gli interrogatori, le ricerche... Non fraintendermi, ti sono grata del tuo aiuto, ma—"
"Se mi sei grata dimostralo," mi interruppe coinciso.
"Come?" feci in un sussurro, improvvisamente consapevole del fatto che ci eravamo avvicinati l'un l'altra. Riuscii a vedere l'acciaio trasparente delle sue iridi illuminato dalla morbida luce calda della mia camera, le screziature verdi. Erano gli occhi più belli che avessi mai visto, e non mi sarei mai stancata di ripeterlo.
Lasciò scivolare le mani lungo le mie cosce e le posò sulla parte bassa della mia schiena, spingendomi contro di sé. "Lasciami andare, e baciami."
"Per il primo punto dovrò vedere," risposi leggermente ansimante, vedendolo accostare piano il viso al mio. "Ma per il secondo, va bene."
Con un sorrisetto spinse la bocca sulla mia, che la accolse di buon grado, socchiudendosi per incontrare la sua lingua. Sentii le mani accarezzarmi la schiena al di sotto della maglietta, le mie stringere il tessuto morbido del suo maglione a pugno sul suo petto.
Mi pervase l''impellente bisogno di averlo più vicino a me, così lo tirai a me finché non si sdraiò sul letto, e mi misi a cavalcioni sul suo bacino. Mi mordicchiò il labbro inferiore in segno di apprezzamento prima di prenderlo tra i denti e succhiarlo appena.
Gli alzai il maglione percorrendo i decisi solchi degli addominali con la punta delle dita, senza smettere di baciarlo avidamente, stringendolo con le cosce in un riflesso involontario. La sua mano si infilò tra i miei capelli tenendomi il viso vicino al suo, e invertì nuovamente le posizioni facendomi ritrovare con la schiena contro il materasso, le gambe aperte per accoglierlo e le caviglie incrociate dietro di lui.
Passai delicatamente le unghie lungo la sua schiena, prima dall'alto verso il basso e poi viceversa, al di sotto del maglione, mentre lui procedeva a baciarmi il collo, spostando la maglia del pigiama. Le affondai nella sua pelle istintivamente quando scostò la coppa leggera del reggiseno e mi posò un bacio sul seno, ansimando forte, e alzai il bacino in un movimento che fece sfregare bruscamente le nostre intimità.
Questa reazione lo indusse a non fermarsi, anzi prese a succhiare la pelle bagnandola di tanto in tanto con la lingua, in un posto che avrebbe potuto vedere solo lui.
"Potrebbe entrare qualcuno," gemetti piano in un momento di lucidità. Per qualche secondo mi ignorò, impegnato nel lasciarmi un marchio, poi quando lo richiamai si tirò velocemente su e in due passi raggiunse la porta, non mancando di sottolineare il suo disappunto con uno sbuffo.
Appena vi fu davanti, con il chiaro intento di chiuderla, quella si aprì, rivelando per fortuna Izzy. Mi tirai giù la maglia alla velocità della luce, ma era impossibile che non notasse la nostra aria stavolta, la labbra rosse e gonfie, gli abiti stropicciati e un rigonfiamento non trascurabile dei jeans di Malfoy.
Ci guardammo per un attimo tutti e tre, io ancora stesa sul letto; poi io rotolai poco elegantemente giù, Malfoy si schiarì la gola e Izzy sgranò gli occhi.
"Giuro che non mi abituerò mai a tutto questo."
"Nessuno ti ha chiesto di farlo," replicò Malfoy acido. "Ora, ti serve qualcosa o semplicemente ti andava di rompere le palle a qualcuno?"
"Scorpius!" lo rimproverai basita dalla sua maleducazione.
"Fa' niente, Rose, capisco che la frustrazione sessuale faccia dire cose che non pensiamo davvero. Comunque, sono venuta a informarti che il signor Malfoy ti sta chiamando per andare a casa, ma ora capisco perché non l'hai sentito," aggiunse, rivolgendo a Scorpius un ghigno che lui non apprezzò per niente.
Mentre rifilava una rispostaccia alla mia amica, che la fece soltanto solo, io presi il plico di lettere nel cassetto della mia scrivania e gliele diedi. Malfoy poi si girò verso di me, catturandomi il mento con due dita per farmelo alzare verso il suo e poi posarmi un bacio delicato sulla bocca.
"Ci vediamo domani," sussurrò, prima di lasciarmene un altro, ed uscire dalla camera facendo il dito medio a Izzy, il cui sorriso, nel vederci, si era allargato ancora di più.
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