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30 - 𝑆𝒉𝑎𝑝𝑒 𝑜𝑓 𝑦𝑜𝑢

🌻 ATTENZIONE: temi maturi/espliciti. Saranno, per il corso delle due storie, segnate con degli asterischi, in modo che chi voglia evitarle possa farlo senza problemi. Buona lettura xx 🌻

^^

"Rose!"

Mi svegliai di soprassalto. Mi ci vollero diversi istanti per ricordarmi dove mi trovassi, e poi per mettere a fuoco il volto che avevo davanti.

Malfoy era seduto sul bordo del letto e mi fissava in ansia. Aveva i capelli zuppi e vestiti che profumavano di pulito, e teneva le mani attorno le mie spalle.

"Che - che è successo?" chiesi stordita, portandomi una mano alla testa.

"Hai avuto un incubo," rispose, aprendo le tende del letto a baldacchino e inondando la stanza di un'intensa luce verde acquamarina, frutto della colorazione dell'acqua del Lago Nero.

Gettai uno sguardo agli altri letti, vuoti. Malfoy notò la mia confusione e si sedette di nuovo sulle coperte sfatte di Al, a gambe incrociate e piedi nudi.

"Sono tutti ad Hogsmeade, la Preside ha indetto un'ultima uscita prima del treno di oggi pomeriggio. Al ha pensato fosse meglio lasciarti riposare, non so perché," spiegò scrutandomi con attenzione, ma mantenendo una postura rilassata.

Il grigio antracite della maglietta e quello più chiaro dei morbidi pantaloni della tuta risaltava ancora di più quello degli occhi.

"E perché tu non sei andato?" chiesi con voce roca. Mi schiarii la gola e sistemai la canottiera che si era storta nel sonno.

Malfoy fece spallucce. "Non mi andava. Preferivo farmi un bagno."

Calò un silenzio assordante su di noi. Io ero semplicemente imbarazzata, lui sembrava aspettarsi che dicessi qualcosa. Averlo così vicino di prima mattina sicuramente non aiutava la mia concentrazione.

"Allora," fece infine, sfregandosi le mani l'una contro l'altra, "vuoi dirmi che sta succedendo?"

"Che intendi?" replicai cautamente, legandomi i capelli in uno chignon scomposto. Mi tolsi le coperte di dosso e tirai le gambe al petto. Lo vidi notare la fantasia dei miei pantaloni del pigiama, con pesciolini dal film d'animazione Alla Ricerca di Nemo, ma non commentò.

Si limitò a guardarmi senza cambiare espressione. "A meno che tu non abbia deciso di iniziare una relazione incestuosa con tuo cugino, mi chiedevo perché stanotte tu abbia dormito qui, soprattutto considerando che non vi parlavate da una settimana."

L'ironia della sua voce mascherava pura curiosità, forse anche un certo fastidio.

"Quali sono gli effetti della quarta somministrazione della Pozione Vulnerante?" replicai ignorando la sua osservazione. Corrugò le sopracciglia bionde, piegandosi in avanti fino a poggiare i gomiti sulle proprie ginocchia.

"Perché lo vuoi sapere?" domandò con l'aria di uno che aveva un brutto presentimento.

Non battei ciglio. "Perché penso proprio che mi sia stata data un'altra volta."

Lo vidi letteralmente sbiancare. Le sue dita si strinsero attorno le lenzuola. Deglutì. "Scatti d'ira, sbalzi d'umore e incubi," fu tutto ciò che sussurrò a sé stesso, sgomento. "Cazzo."

"Ti prego, non preoccuparti," cominciai, "ora Caleb è andato—"

"Che cosa mi importa!" gridò bruscamente, facendomi sobbalzare per l'improvvisa reazione. "Soltanto un'altra volta che butti giù quella roba e muori, Weasley! Come puoi dirmi di non preoccuparmi? E come diavolo abbiamo fatto a essere così stupidi da non accorgercene prima?"

Aveva le guance che brillavano di rosso, gli occhi colmi di turbamento. Mi dispiacque vederlo così alterato, ma allo stesso tempo dovevo ammettere che ero contenta che si preoccupasse per me.

"Caleb è andato via," ripetei assumendo il tono più tranquillizzante possibile. "È naturale che non ci sia venuto in mente. Insomma, come avrebbe dovuto fare a darmela quando stava ad Azkaban? Nessuno sta rimproverando nessuno, Malfoy."

Lui sbuffò, la coperta completamente stropicciata tra le sue mani. "Come se fosse quello, il problema. Quello che non capisci è che potresti morire con solamente un'altra somministrazione, e ti perderemmo, e - cazzo, Rose, mi spieghi come diavolo fai ad essere così calma?" era sinceramente allibito.

Come facevo ad essere così tranquilla? Non ne avevo idea. Forse non avevo ben realizzato che mancavano giusto due gocce di un liquido che non potevo riconoscere per impazzire e poi morire atrocemente, forse non vi davo così tanto peso.

Non era che non mi importasse di correre letteralmente il rischio più grande della mia vita, semplicemente credevo che essendo stato rinchiuso Caleb ad Azkaban, nessuno più avrebbe percorso le sue orme nel tentativo di uccidermi.

Doveva avermela somministrata poco prima di andare via, e ciò non era affatto difficile da credere.

Invece di rispondere, con uno slancio fulmineo che lui non poté prevedere gli cinsi il busto muscoloso con le braccia e affondai il volto nell'incavo del suo collo, che profumava di menta e di lavanda, di lui. 

Rimase immobile come una statua.

"Ti prego, tu sei sempre stato quello più inflessibile, quello che era sempre tranquillo. Se adesso anche te mostri paura, non penso di riuscire a farcela," ammisi a bassa voce, e intanto il mio cervello continuava a ragionare senza sosta.

Quadrava tutto in un modo schematico, tanto che non riuscivo a capacitarmi di come non ci fossi arrivata prima. Malfoy sulla Torre d'Astronomia aveva detto che questi sintomi duravano per una settimana esatta, e magicamente erano spariti, puntuali come un orologio, sette giorni dopo la dipartita di Caleb.

Soltanto adesso mi veniva in mente che una volta terminati gli interrogatori che avevamo condotto la notte della festa per mezzo del Veritaserum, avevo bevuto un bicchiere di Burrobirra, senza sapere che Caleb si aspettava un colpo del genere e quindi aveva avuto mille modi per procurarmi la Pozione Vulnerante.

Teoricamente non avrebbe dovuto vedermi, perché ero nascosta dal Mantello dell'Invisibilità, ma evidentemente aveva avuto i suoi mezzi per sapere della mia presenza. Forse i due ragazzini di secondo anno di cui si serviva per i suoi loschi scopi.

Non avevo la sensazione che fosse stato qualcun altro a darmi la quarta dose, dovevo essere sincera. Sapevo che era stato lui e che era stato il suo ultimo tentativo per farmi morire prima che fosse svelata la sua identità, cosa che si era ridotta a questione di ore ormai una volta interrogatolo.

Avrebbe sicuramente cercato anche di darmela la quinta volta, e quindi uccidermi, ma l'avevamo battuto sul tempo ed era stato sbattuto ad Azkaban prima di riuscire a farlo.

Non ci credevo che il primo sbalzo d'umore riguardasse proprio la sua figura: come coloro cui tenevo di più diventavano i bersagli del mio odio, al contrario doveva essere che chi più detestavo riceveva tutti i miei sentimenti positivi, come la voglia di proteggere il prossimo, l'affetto, l'essere combattiva e preservarlo.

Non poteva essere che per quello che mi ero accanita nel difenderlo nonostante avesse cercato di ammazzarmi un numero infinito di volte, perché se fossi stata sana di mente sarei stata solamente contenta di averlo saputo marcire nel penitenziario fino alla fine dei suoi giorni.

Però... però continuavo a pensare che la sua condizione fosse stata del tutto dettata dalla sfortuna. Che non avrebbe fatto niente del genere se ci fosse stato qualcuno accanto a lui ad aiutarlo.

"Tu non hai bisogno di me, non ne hai mai avuto bisogno," mormorò Malfoy dolcemente. Alzai il volto per guardarlo, i suoi occhi grigi mi restituirono uno sguardo assorto e attento.

"Invece sì," ansimai, e in contemporanea prendemmo l'una il viso dell'altro tra le mani, in un gesto veloce, urgente, e unendo le nostre bocche.

Baciare Scorpius Malfoy rientrava sicuramente tra le cose che avrei potuto fare per sempre senza annoiarmi mai - non che al momento me ne venisse in mente un'altra. In tutta onestà ogni volta che mi baciava il mio cervello si spegneva del tutto, e non riuscivo più a pensare a niente e a nessuno che non fosse lui.

Lasciò scivolare una mano dal mio volto al collo e poi alla vita, che afferrò rudemente. Mi alzò di peso senza smettere di baciarmi e con pochi passi mi adagiò su quello che identificai immediatamente come il suo letto sfatto, dal profumo della sua colonia che mi avvolse dolcemente.

"Mi dispiace," ansò sfiorandomi la mascella con la bocca, "ci ero rimasto così male quando mi hai detto che non ero nulla per te che ho preferito non parlarti più. Avrei dovuto starti vicino. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace," ripeté prima di baciare delicatamente la porzione di pelle sotto il mio orecchio, provocando una scarica di piacere nel mio corpo che non si attenuava con il passare dei secondi, anzi aumentava esponenzialmente.

"Non è colpa tua," replicai chiudendo gli occhi per godermi la scia di baci che lasciava sul mio collo. Quando prese tra i denti il mio labbro e lo tirò a sé, gesto che mi fece ammattire, gli afferrai impaziente l'orlo della maglietta e senza tante cerimonie gliela sfilai per gettarla a terra, e poi mi avventai di nuovo sulle sue labbra.

La mia lingua incontrò la sua con quasi violenza, totalmente opposta alla delicatezza con la quale le mani grandi avevano alzato il bordo del mio pigiama e stavano percorrendo il mio stomaco.

Aveva un sapore dolce, che non mi avrebbe mai stancata. I capelli biondi si attorcigliarono attorno alle mie dita come se fossero stati fatti appositamente per quel gesto.

*** tema maturo ***

Quando sentii le sue dita infilarsi al di sotto del lembo dei miei pantaloni, invece di fermarlo come avrei fatto se fossi stata lucida - e se qualcuno fosse entrato? Albus? - l'eccitazione che aveva preso il controllo di me mi obbligò ad alzare il bacino verso il suo.

Le solite pulsazioni nel basso ventre mi stavano facendo impazzire dalla voglia di soddisfarle, sentivo un calore immenso sia là che sul volto. Quando la parte inferiore del suo corpo aderì con la mia, sentii in maniera distinta una scarica elettrica attraversarmi e costringermi a gemere all'interno della sua bocca.

"Rose," ansimò con voce profonda, "ti prego, se non vuoi fare niente non continuare, io - non ce la farei—"

"Girati sulla schiena," replicai perentoria, e invertì le posizioni. Aveva le guance chiazzate di rosso, il respiro spezzato, ed era esplicitamente eccitato. Posai le gambe ai lati del suo bacino, mettendomici a cavalcioni.

Malfoy non mi staccava gli occhi di dosso, ma si era morso un labbro e leggevo nel suo volto un desiderio enorme.

Per la prima volta eravamo soli veramente, i nostri compagni erano in un altro villaggio e nessuno sarebbe entrato da quella porta. Difficilmente, tutto sommato, avremmo avuto un'altra occasione del genere, e io non volevo sprecarla.

Mi chinai in avanti, sentendo la sua intimità premere contro la mia nonostante i diversi strati di tessuto che ci separavano. Prima gli baciai a lungo la bocca, accarezzandogli le spalle, poi corsi lungo il collo, soffermandomi sotto l'orecchio, posto che avevo imparato gli piaceva da morire, e mi fermai per rinnovare il succhiotto della settimana prima, di cui non era rimasto altro che una piccola macchia leggermente scura.

"Togliti i pantaloni," mi disse afferrandomi i fianchi per abbassarmeli, e io con una risatina mi tirai a sedere e accolsi la sua richiesta, faticando un po' per fare come aveva detto senza sembrare una foca spiaggiata, e poi scalciandoli via una volta riuscita nell'impresa.

Ripresi da dove avevo lasciato, lasciandogli una scia di baci umidi e bollenti sul petto, lungo la curva degli addominali. Non avevo la minima idea di che cosa stessi facendo, perché con i miei vecchi ragazzi non ero mai andata oltre al bacio, per quanto piccante potesse essere stato, ma sentivo di volerlo fare.

Io e Malfoy eravamo stati interrotti fin troppe volte, e adesso che c'era la possibilità di continuare in pace non volevo lasciarmela sfuggire di mano.

Toccai appena la pelle degli addominali in rilievo con la lingua, e vidi le sue mani stringere le lenzuola spiegazzate a pugno. Mi venne da sorridere nel constatare che poteva fare il grand'uomo quanto gli pareva, ma alla fine non riusciva neanche lui a nascondere certe reazioni.

Incontrai la sottile striscia di peli biondi che scompariva all'interno dei suoi pantaloni della tuta, e vi lasciai un altro, minuscolo succhiotto appena sopra. Appena lo feci alzò involontariamente il bacino verso di me, e lo dovetti afferrare per i fianchi per non perdere l'equilibrio e cadere di lato, con una risata spontanea.

"Scusa, piccola," mi sussurrò, con lieve imbarazzo e un sorriso ampio. Mi prese le mani e mi fece abbassare sul suo corpo fino a portarsele attorno al collo, poi passò i suoi palmi dai polsi agli avambracci e poi per tutte le braccia e il busto, senza smettere di guardarmi negli occhi.

Era talmente bello che soltanto l'averlo davanti a me - sotto di me, - mi toglieva il respiro. L'avermi chiamata piccola, poi, mi aveva mandata in brodo di giuggiole. Non l'aveva mai fatto prima, eppure quell'unica volta era bastata per farmi sciogliere, e farmelo trovare il mio nuovo soprannome preferito.

"Vorrei fare io qualcosa per te, e poi tu quando e se vorrai ricambierai il favore, va bene?" domandò a bassa voce. I nostri nasi si sfioravano, i suoi occhi non lasciavano i miei neanche per sbaglio. E io non volevo lo facessero mai.

"Okay," replicai docilmente, lasciando che mi girasse in modo che fossi di nuovo io ad avere la schiena premuta contro il letto e non viceversa.

"Brava ragazza," disse scherzosamente posandomi un bacio a stampo.

Avevo già gettato i miei pantaloni giù dal letto, per cui non trovò ulteriore resistenza nel percorrermi dolcemente con l'intero palmo della mano il basso ventre, dall'ombelico in giù.

Ebbi un fremito quando lo sentii afferrare il bordo leggero dei miei slip e tirarli anch'essi via, facendoli scivolare tra le mie gambe, appena prima delle ginocchia.

Posò la mano tra le mie cosce, accarezzandole con gentilezza. L'idea che stesse per toccare la mia intimità, che nessuno aveva mai neanche visto prima, mi faceva meno strano di quanto avrei creduto.

Il fare questo con lui mi dava l'impressione dell'essere la cosa più naturale e giusta del mondo, qualcosa cui non mi opponevo semplicemente perché non sentivo il bisogno di farlo.

Sapevo che non avrebbe sbandierato nulla, che teneva a quell'esperienza tanto quanto ci tenevo io, che magari non ne avrebbe fatto tesoro come me, perché già evidentemente esperto, però cui avrebbe ripensato con piacere nel tempo.

Per tutto il tempo che passò a mettermi a mio agio sfiorando altre zone vicine non smise un secondo di guardarmi, e io me ne accorsi soltanto quando aprii gli occhi che non mi ero neanche resa conto di aver chiuso.

"Sei bellissima," mormorò, e strinsi forte le labbra tra di loro per non gemere di nuovo quando percepii le sue dita leggerissime nel mio punto più delicato.

Accarezzò piano la mia pelle, studiando le mie reazioni. Ero sicura di essere rossa come un pomodoro nel tentativo sia di non fare rumore che di rimanere ferma il più possibile, anche se ormai le pulsazioni si erano fatte così forti da essere dolorose.

"Per favore," sbottai, afferrando con una mano il suo braccio e affondandovi le unghie, che per fortuna avevo tagliato per non ferirmi troppo da sola durante gli incubi.

Alzò le sopracciglia, divertito. "Per favore cosa, Rose? Dillo ad alta voce."

Godeva irrimediabilmente nel sentirmi pregare per il suo tocco, ed in una situazione normale non gliel'avrei permesso senza allontanarmi, - però quella era tutto fuorché una situazione normale.

Quando vide che tentavo di non rispondere e di non cedere alle sue istigazioni, allontanò le dita togliendomi quel sollievo che seppur minimo attenuava il calore bruciante che sentivo.

Con l'altra mano presi la sua, stringendola. Lo guardai fisso negli occhi. "Voglio che mi tocchi, Scorpius."

L'uso del suo nome di battesimo e la maniera esplicita in cui avevo parlato bastarono perché si precipitasse a baciarmi, e la sua lingua si fece spazio di nuovo nella mia bocca, che la accolse con estremo piacere.

Mi ero quasi dimenticata di ciò che stava facendo prima del bacio che tale fu la sorpresa quando un suo dito si fece spazio senza preavviso dentro di me, che dalla mia gola fuoriuscì il gemito più gutturale, roco e forte che avessi mai cacciato, e che temetti si fosse sentito persino nelle cucine.

Allargai d'istinto ancora di più le gambe per mettergli di lavorare meglio, e la sensazione strana che avevo provato nell'atto immediato, quasi fastidiosa, si dissolse non appena mi abituai alla sua presenza.

Iniziò a fare con lentezza estenuante dentro e fuori, accrescendo a dismisura il piacere che stavo provando ma anche la frustrazione nel non sentirlo abbastanza. In quel momento avrei voluto ci fosse lui in tutta la sua pienezza al posto di un semplice dito, ma immaginai fosse meglio così, almeno per iniziare.

Almeno per iniziare, perché era inutile illudersi che avremmo smesso presto di fare ciò che stavamo facendo. Soprattutto adesso che stavo avendo un assaggio ben fatto, e assumendo una visuale più completa sul mondo del sesso, ero sicura che non avrei mai più voluto finirla di punto in bianco.

"Scorpius," emisi un grido soffocato, che Malfoy si apprestò a tappare baciandomi un'altra volta. I suoi baci e al contempo il movimento del suo dito stavano rendendo impossibile per me il pensare lucidamente, in particolare quando ne aggiunse un altro.

Mi iniziarono a tremare le gambe. "Dio, Scorpius," lo chiamai di nuovo, sentendo le terminazioni nervose sull'orlo del cortocircuito, le terribili pulsazioni raggiungere un livello improponibile e il piacere inondarmi dalla punta dei piedi fino a quella dei capelli.

"Dimmi, Rose," sussurrò con un sorrisetto impertinente. Non mi importò neanche del suo orgoglio nell'avermi scatenato una reazione del genere: semplicemente smisi di lottare contro il mio corpo e mi lasciai cullare dalle sue carezze, che si erano fatte molto più veloci e intense.

Le ginocchia mi iniziarono a tremare, volevo aprire la bocca per rispondergli ma sapevo che avrei soltanto urlato dal piacere e perciò mi costrinsi a tenerla chiusa, oppure qualcuno si sarebbe fiondato nella stanza pensando che mi stessero uccidendo.

Avvolsi una gamba attorno a lui, e l'accesso offerto da quella posizione gli permise di toccare un punto così sensibile che il mio grido strozzato si sentì anche se mi stavo tappando la bocca. La vista mi si riempì di puntini neri che danzavano davanti ai miei occhi, e una scarica di piacere così violenta mi travolse che mi levò il fiato.

Rimasi immobile per alcuni secondi, Malfoy smise di accarezzarmi e mi posò un bacio sul basso ventre prima di tirarsi su e spostarmi con la mano pulita i capelli zuppi di sudore che si erano incollati al mio volto.

Mi guardò senza dire niente, lasciando che mi riprendessi dalla mia prima, vera esperienza, e facendo sì che riprendessi il respiro.

Si mise a sedere, prese il lenzuolo leggero, lo strinse tra le mani e poi mi ci asciugò le gambe doloranti e umide. Lo fece con tale attenzione che mi si strinse il cuore, e appena gettò la stoffa sporca in un angolo della stanza mi allungai per accarezzargli lo zigomo.

Alzò gli occhi nei miei, e si sdraiò al mio fianco, silenzioso, attirandomi contro di sé in modo che fossi accoccolata al suo fianco, con un braccio attorno la sua vita, e tirò il piumone a coprirci.

Rimanemmo in quel modo per diverso tempo, l'unico rumore era la sua mano che sotto la coperta accarezzava il mio fianco nudo, e il mio piede che, inserita la gamba tra le sue, gli accarezzava delicatamente la caviglia.

Improvvisamente sentii una terribile stanchezza addosso. Tutte quelle emozioni che avevo provato da quando mi ero svegliata e le notti di sonno arretrato si fecero sentire d'un colpo, e scivolai in un sonno tranquillo, cullata dalla dolcezza del ragazzo accanto a me.

*** fine tema maturo ***

^^

Appena mi svegliai capii immediatamente che mi trovavo nel mio posto preferito nel mondo.

Sorrisi contro la sua pelle calda e profumata, e gli lasciai un bacio delicato che mi prese in contropiede. Quando esattamente il nostro rapporto era diventato così bello? Così tenero, dolce, armonioso?

Aprii gli occhi. Ero adagiata sul fianco di Malfoy, con la testa appena sopra la sua spalla, e un braccio attorno alla sua vita. Lui aveva il capo posato sul cuscino, che era appoggiato alla testiera del letto. Con una mano accarezzava distratto la mia schiena, e con l'altra reggeva un libro che stava leggendo con grande attenzione.

"Che ore sono?" chiesi sbadigliando. Lui distolse gli occhi dal libro per guardarmi. "Le undici. Hai dormito un'oretta."

Lasciò scorrere ciocche dei miei capelli sciolti fra le dita, assorto. "Come ti senti?" domandò a bassa voce. Quasi con timore.

Mi rivenne in mente ciò che avevamo appena fatto, le emozioni che avevo provato e il benessere che mi aveva pervasa, e mi sentii arrossire. "Bene," risposi a bassa voce, posando il mento sulla sua spalla.

Mi lasciò un bacio sulla fronte, e sorrise. "Non mi dire che adesso ritorneremo a litigare, cara Weasley."

"Dipende," lo stuzzicai con un sorrisetto, "ora che so già due tuoi punti deboli, chi dice che non li userò contro di te?"

Gli sfiorai con la punta delle dita i due succhiotti che gli avevo fatto, uno sotto l'orecchio e l'altro sulla parte bassa dello stomaco, e lui inspirò bruscamente.

Mi prese la mano che stava sotto le coperte e la strinse. "Non vorrai mica iniziare di già un secondo round, vero?" chiese divertito, le guance rosee.

Intrecciai le dita alle sue, ridendo. "Dipende da te."

"Non dirmi così, perché poi lo faccio davvero," replicò gettando il libro di lato e portandomi le mani dietro la testa, sollevandosi per premere il corpo contro il mio. Accarezzò le mie labbra con le sue senza approfondire il contatto.

Era davvero di buonumore, e questo non poteva che sollevare anche me. Risi sulla sua bocca socchiusa, non riuscendo a muovermi perché bloccata dal suo fisico.

"Aspetta," si tirò improvvisamente su, e si allungò verso il comodino al lato del letto. Aprì un cassetto, ne estrasse qualcosa e si girò nuovamente verso di me. Mi misi anch'io a sedere, ringraziando di avere la maglietta - anche se ero contenta che lui invece non l'avesse.

Nelle sue mani brillò qualcosa; si sporse per alzarmi i capelli, e me li legò con un elastico sfilato dal mio polso in una coda morbida.

Vidi in quel momento che tra le mani aveva la catenina d'oro bianco della madre. Il medaglione con la stella a sei punte si posizionò perfettamente al centro del mio petto, rimandando un bagliore verdastro per la luce che entrava dalle finestre.

"Vorrei la tenessi tu," fece semplicemente a mo' di spiegazione. Mi girai, gli posai una mano sulla guancia e gli diedi un bacio sulla pelle delicata. "Grazie," risposi in un soffio, "so quanto significa per te."

Accennò un sorriso. "Mi fido. Sai," aggiunse in tono fintamente distratto, "l'avrei data ad Albus in segno dell'enorme amore che provo nei suoi confronti, però lui ha scelto di tradirmi con la tua amica, perciò..."

Per quanto mi venne da ridere per la prima parte della frase, notai la punta di amarezza con cui l'aveva conclusa. Mi passai la lingua tra le labbra.

Era ovvio che stesse male per l'improvvisa vicinanza tra Albus e Izzy, perché io sentivo la stessa identica cosa. Loro non stavano ancora insieme ufficialmente, ma era chiaro che non mancasse molto al dichiararsi reciprocamente.

Erano in quella fase che personalmente era la mia preferita quando ne leggevo nei libri romantici: quella che precedeva il fidanzamento ma in cui l'interesse era reciproco da entrambe le parte, e per cui si tramutava in un flirt continuo ed automatica esclusione di terzi.

Chiaramente era bello avere a che fare con la bolla d'amore di due persone finché erano personaggi fittizi oppure ero io stessa, ma quando si trattava dei miei due migliori amici, be', la questione si faceva spinosa.

Non avevo dubbi che Malfoy stesse scherzando sul voler donare quella collana ad Albus, però che gli fosse venuto così naturale, il tirar fuori come l'amico stesse preferendo la compagnia di Izzy alla nostra, o a quella di chiunque altro, era solamente sintomo di come ci stesse un minimo soffrendo.

Lui e Albus erano stati inseparabili da quando si erano conosciuti, raramente avevano dato spazio anche ad altre persone, eccetto magari me, e Noah e Dave. Avevano avuto tutte le prime esperienze insieme, il Cappello Parlante, l'estrazione che conseguiva in Serpeverde, il Quidditch, l'andare a caccia di ragazze insieme, il dormitorio. Passavano insieme pure le vacanze, erano l'equivalente mio e di Izzy, solamente che noi avevamo anche Kalea che un po' allentava il rapporto ferreo tra me e la mia amica, mentre tra Albus e Malfoy questo mancava.

Si erano entrambi rifugiati in quell'amicizia non poco criticata, sia dagli studenti che dal mondo esterno, per sfuggire ai problemi: Malfoy con la morte della madre aveva trovato in Albus un porto sicuro, e Albus stesso ogni volta che litigava con lo zio Harry e sentiva il bisogno di sfogarsi sapeva di poter contare su Malfoy.

Che adesso avesse messo il suo amico in secondo piano per stare con la ragazza che gli interessava ci poteva anche stare, ma sapevamo tutti che in una situazione normale Al avrebbe costretto Malfoy ad uscire con lui a costo di tirarlo fuori dal letto, mentre quel giorno l'aveva lasciato ad Hogwarts senza costringerlo. Mi chiedevo se avesse almeno insistito.

Io avrei senza dubbio dovuto sentire il doppio la mancanza che provava lui, perché entrambi Albus e Izzy erano i miei migliori amici, ma con Al avevo recuperato da poco il rapporto, e in realtà stare tra le braccia di Malfoy onestamente mi bastava. Non sentivo il bisogno di pensare o cercare altro, perché avevo tutto ciò che volevo.

Eppure, ero sicura che una volta andata via dal posto sicuro che Malfoy rappresentava per me, la consapevolezza di essere più sola di quanto non fossi stata un mese prima mi avrebbe investita come un treno. Evidentemente lui semplicemente la percepiva di più.

"So come ti senti," sussurrai a bassa voce. giocherellando con l'orlo della coperta. "Non è esattamente facile vedere i tuoi due migliori amici innamorarsi e lasciarti fuori."

"Non ci si può fare niente," replicò lui alzando le spalle. Evitò il mio sguardo, girando appena il capo e dandomi da vedere la mascella affilata, il naso leggermente all'insù e lo zigomo alto.

Non voleva far vedere che c'era rimasto male, anche se era ovvio che era così. "Tu non sei solo, Scorpius," dissi fissando le eleganti decorazioni del baldacchino sopra di noi. "E Albus non ti avrebbe mai permesso di rimanere qua se avesse pensato ci saresti stato male. Lui ti vuole così bene."

Mi lanciò un'occhiata in tralice. "Non è che abbia esattamente la fila di gente che vuole stare con me. Ho chi vuole scoparmi, chi vuole essere mio amico per popolarità, per fama. Ma Al è l'unico che mi vuole davvero bene, senza riserve."

Non è vero. Anch'io, ti voglio bene, avrei voluto dirgli, scuotendolo per le spalle fino a farlo rinsavire. Mi colpiva la fragilità che l'assenza di Al provocava in lui. Avevo sottovalutato il legame che li univa.

Mi accigliai. "Sei tu che non ti accorgi di quanta gente tenga a te. Noah farebbe di tutto per te, anche se a momenti lo uccidevi sulla Torre d'Astronomia, e anche se girava la voce che gli avevi fregato da sotto il naso la ragazza che gli piaceva. Dave, poi, anche lui ti vuole bene. Per quanto vale, persino Amanda. Ti venera, crede che tu sia perfetto. E non è l'unica."

"E tu?" chiese appena, continuando a non guardarmi negli occhi. Gli presi il mento obbligandolo a farlo. Le sue iridi grigie e verdi mi restituirono uno sguardo intenso.

"Io anche tengo a te," risposi lievemente, arrossendo, prima che mi prendesse il volto tra le mani e mi baciasse. Mi abbandonai alla sua stretta e lasciai schiudere le labbra permettendo alla sua lingua di congiungersi con la mia, dolcemente.

Era un bacio diverso da quello di poche ore prima. Per quanto sapessi e percepissi la sua voglia di spingersi oltre, non faceva nulla che non fosse accarezzarmi con delicatezza.

Passai i palmi delle mani dalla vita stretta in alto fino alle clavicole, i cui muscoli si tesero piacevolmente sotto il mio tocco, le spalle larghe e poi giù sui pettorali modellati. Sentii con dispiacere la linea frastagliata della cicatrice lasciata dal Sectumsempra.

Si separò con premura da me per respirare, e inalai a fondo il suo profumo che aveva iniziato a sapere di casa. Mi circondò con le braccia forti, sostenendosi su un gomito per guardarmi.

Gli sistemai la ciocca di capelli biondi che gli cadeva sugli occhi grigi all'indietro per scoprire il volto innaturalmente bello.

Il suo sguardo ardente su di me provocò dei brividi lungo la schiena, che gli provocarono un sorriso sghembo nel vedere la pelle d'oca.

Sfiorai con il pollice il piccolo succhiotto sotto l'orecchio che gli avevo fatto, sorridendo tra me e me. "Ti ricordi la proposta di ottobre?" chiesi a bassa voce.

I suoi occhi brillarono. "Sì, certo," replicò con tono quasi eccitato. Il suo entusiasmo mi divertì. Mi allungai per posargli un bacio sulla guancia, poi sistemai la fronte nell'incavo del suo collo.

Le dita gli si infilarono pigramente tra i miei capelli.

Quello che stavo per dire avrebbe cambiato radicalmente il nostro rapporto, portandolo ad un gradino superiore. Era vero che non ci piacevamo in senso romantico, ma la sua presenza mi faceva stare semplicemente bene e sapevo che valeva anche per lui, quindi tanto valeva chiarire le cose tra noi, dare loro un nome.

Poi, con quello che avevamo fatto quella mattina non era che ci fossero molti dubbi riguardo la situazione, però avrei acconsentito a compiere un passo che per me non era indifferente.

Mi resi immediatamente conto che se non ci fosse stato lui, non avrei mai considerato un altro ragazzo adatto. Senza Malfoy, dubitavo che sarei andata a letto con qualcun altro tanto presto.

Sentimmo però ridere affannosamente appena fuori dalla porta della stanza. Tirai su la testa di scatto, vidi Scorpius tendere le orecchie e assumere un cipiglio attento.

Quando le voci furono abbastanza vicine da distinguerle e capire a chi appartenevano, fu troppo tardi per fare niente. La porta si spalancò e due delle persone che meno avrei voluto vedere in quel momento entrarono.

Sulle prime Noah e Livia non ci notarono, perché con mio grande stupore, erano troppo impegnati a baciarsi come se ne valesse la loro stessa vita, a tratti ridendo, mordendosi giocosamente e poi con schiocchi sonori.

Ero consapevole del fatto che i miei occhi si fossero allargati in modo innaturale, ma né io né Scorpius avevamo il coraggio di muoverci. Come secondo il ragionamento dei bambini, se rimanevamo immobili, loro non potevano vederci.

"Finalmente un po' di spazio per noi," ridacchiò Livia alzando le braccia e permettendo a Noah di sfilarle la maglia. Avrei voluto coprire di getto gli occhi di Malfoy, ma ero congelata sul posto, catturata dalle sue braccia. Sentivo il suo cuore, su cui era poggiata la mia mano, battere velocemente tra le mie dita.

Noah le percorse la vita con le mani, e le sorrise. Mi chiedevo come fosse possibile che ancora non ci avessero visti. Erano letteralmente immersi nel loro momento, e non avevano occhi che l'una per l'altro.

Mi sorse spontanea una domanda: anche io e Malfoy eravamo così?

Ero certa di no.

"Non so dove si siano cacciati gli altri, ma meglio così," replicò Noah baciandole la bocca con dolcezza. "Ti amo, amore."

Mi si strinse il cuore. Non sapevo se lo shock che provavo era dovuto al sapere che nel giro di pochi secondi il mio rapporto con Malfoy sarebbe diventato di dominio pubblico, oppure nel constatare che Noah non solo non aveva più una cotta per me, ma anzi era impegnato in una relazione clandestina con Livia, mia compagna di dormitorio nonché amica stretta.

Non avrei mai detto sarebbero potuti stare insieme, eppure mi vennero in mente momenti cui non avevo dato peso, ma che a rifletterci su potevano essere considerati spie del loro amore: sia durante l'ultima lezione di Erbologia, alle prese con il Pugnacio, che Noah mi aveva scaricata per stare con lei, sia la notte della somministrazione del Veritaserum, quando erano stati tutto il tempo a parlare vicini.

Come al solito mi resi conto di essere troppo ottusa e di non riuscire a guardare al di là del mio naso, dei miei interessi. Okay che avevo la scusa che avevo temuto di stare per impazzire, ma la verità era che ogni volta che stavamo in gruppo, irrimediabilmente la mia attenzione veniva catturata da Malfoy, e non facevo più caso a nient'altro.

Prima o poi mi sarei cacciata nei guai per questa rovinosa abitudine.

"Ti amo anch'io," sorrise Livia. Noah si abbassò per baciarle il collo, e in quel momento lei fece scivolare gli occhi su me e Malfoy. Mi si bloccò il respiro in gola; Scorpius si irrigidì, divenendo un pezzo di legno; Livia spalancò la bocca e automaticamente le uscì un urlo stridulo.

Si chinò velocemente a recuperare la maglia da terra e se la strinse addosso. Nel farlo scaraventò via Noah, stordito dall'urlo e con scarso equilibrio, che prima acquistò un'aria confusa e poi scioccata nel vederci.

Non doveva sembrare una bella situazione, dovevo ammetterlo. Malfoy era nudo eccetto un paio di boxer, io non avevo i pantaloni. Le sue braccia erano strette attorno a me, e i capelli biondi sparati in mille direzioni diverse.

Rimanemmo tutti e quattro a fissarci in silenzio, ciascuno congelato dalla consapevolezza dell'essere stati beccati, dell'aver mandato all'aria un segreto.

Avevo l'impressione che Livia fosse sull'orlo di un attacco isterico, Noah era appoggiato alla parete e aveva una mano sul cuore. Malfoy sciolse velocemente la presa attorno a me e si alzò in piedi.

"Cerchiamo di stare calmi, va bene?" fece con tono moderato, alzando le mani. Non che potesse fare altro, ma non mi parve una cosa molto intelligente da dire.

Livia fece un verso di scherno. "Come no. Noi non abbiamo appena visto te e Rose mezzi nudi nel tuo letto, dopo tutto quello che vi tirate contro ogni volta che vi vedete, e voi non avete visto Noah spogliarmi e me dirgli che lo amo. Perfetto, facciamo finta di niente."

Per quanto apprezzassi il sarcasmo pungente che aveva tirato fuori, non trovai il comportamento di Livia adatto per la situazione. Fare così non migliorava le cose.

Mi tirai nervosamente le coperte sulle gambe. Evitavo accuratamente lo sguardo di Noah, perché aveva assunto un'espressione tradita. In effetti, fossi stata in lui mi sarei quantomeno chiesta da quanto il suo amico si facesse la ragazza che gli piaceva. Anche se non gli interessavo più romanticamente, comprendevo come il tutto risultasse un imbroglio, una mancanza di rispetto.

"Se l'avete tenuto nascosto anche voi significa che avete i vostri buoni motivi," cercai di dire in tono diplomatico, "e anche noi abbiamo i nostri per farlo. La cosa più ragionevole è impegnarsi nel mantenere il segreto, e fare finta che questo non sia mai accaduto."

Noah dopo un attimo di silenzio annuì, Livia si infilò velocemente la maglia. "Va bene. Fingeremo di non sapere niente, se voi farete lo stesso."

Malfoy alzò un angolo della bocca. "Immagino che adesso dovremo fare i turni per venire nei dormitori, tra noi, voi e Albus e Isabelle."

La battuta in sé non era affatto divertente, anzi, incredibilmente fuori luogo; eppure nel vedere la reazione di Livia - allargò le narici, fulminò con lo sguardo Malfoy e serrò la bocca in una perfetta imitazione della McGranitt, - non potei che nascondere una risata.

Livia afferrò Noah per la mano, aprì la porta e se lo trascinò via, sbattendosela alle spalle.

Mi voltai verso Malfoy che stava ancora in piedi al lato del letto. "Dovevi proprio farlo?" chiesi esasperata, guardandolo male. "Adesso mi odierà."

Rise alzando le spalle. "Ti prego, l'hai vista la sua faccia? Ne é valsa la pena," replicò prima di sorridere e chinarsi per baciarmi ancora.

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