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17 - 𝐹𝑖𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑎𝑟𝑚𝑠

{Cast: Michael B. Jordan as Caleb Thomas}

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Finii di chiudere le valigie e poi mi lasciai andare ad un sospiro. Mancavano poche ore al mio ritorno a casa tramite la Metropolvere gentilmente offerta dal camino della McGranitt, dato che non potevo Materializzarmi direttamente a casa, e il mio umore andava di pari passo con le mie scarpe.

Non volevo andare via da Hogwarts proprio adesso che stava andando tutto a rotoli: il mio rapporto con Albus, che da quando era accaduto quell'incidente dell'Amortentia non mi rivolgeva parola neanche per sbaglio; quello con papà, che mi stava addosso e che guardava male me e chiunque mi si avvicinasse; quello con Malfoy, che mi evitava pure lui.

Le mie ultime due giornate erano passate in compagnia della mamma, di Izzy e di Kalea, rintanate nella Sala Comune dei Grifondoro. Avevamo riflettuto a lungo su cosa avrei dovuto fare a quel punto, e tutte e tre concordavano sul fatto che io mi sarei dovuta disinteressare per quanto possibile della situazione, andare a casa, seguire le lezioni da privatista con l'aiuto di alcuni professori di Hogwarts e della mamma stessa e disintossicarmi dal clima della scuola, che si era fatto a dire poco appestante.

Una volta al sicuro nelle quattro mura della nostra casa, difficilmente qualcuno sarebbe riuscito a farmi del male, soprattutto se quel qualcuno fosse rimasto a scuola—però io non me la sentivo di lasciare il Castello con tutte quelle questioni irrisolte.

Una cosa invece era andata per il meglio: zio Harry ci aveva visto giusto, e la mamma non era arrabbiata con me. Anzi aveva cercato di dimostrarsi il più solidale possibile, e non era valso a nulla ripeterle che non mi piaceva Malfoy. Era convinta che dato che sentivo il suo odore, ero perdutamente innamorata di lui, e considerando che anche per lui era lo stesso, eravamo destinati l'una per l'altro, o qualche altra idiozia simile.

Io non avevo il coraggio di dirle che quella che sentivo per lui era soltanto attrazione a livello fisico, e perciò avevo lasciato che il suo spirito da ragazzina che credevamo tutti si fosse assopito—o che non fosse mai esistito—avesse la meglio.

Sentii il mio nome risuonare per le scale fino al dormitorio. Chiusi gli occhi e presi un enorme respiro. Indossai la felpa rossa con la scritta Weasley in corsivo dorato sopra la maglietta a maniche corte, mi legai i capelli e presi la scopa, per poi scendere in Sala Comune.

Era incredibilmente affollata, e tutti si voltarono a guardarmi come mi ritrovai in mezzo a loro; non, tuttavia, nel modo incuriosito e pettegolo come avevano fatto da due giorni a quella parte, bensì come se fossi la loro paladina. Ciò non era neanche difficile da credere, perché stavamo per disputare la partita contro i Serpeverde, tra le più importanti della stagione, e dovevamo vincere—soprattutto considerando che come Portiere mi sarei assentata sicuramente alla partita di inizio dicembre con i Corvonero, e che mi avrebbe sostituta Paige Halsey, decente ma non all'altezza di Anderson.

"Capitano, siamo in ritardo. Dicono che i Serpeverde sono già negli spogliatoi," mi fece presente Caleb Thomas con la sua felpa sul braccio. Si era sistemato i capelli scuri e lunghi all'indietro con una fascetta rossa, e aveva uno sguardo di fuoco. Pareva avere tutta l'intenzione di far fuori più Serpeverde possibile, e non potevo che condividere il suo stato d'animo.

Volevo dimostrare a tutta la scuola, ma specialmente alla Casa delle Serpi, che era quella che nonostante la vicinanza con Al più mi dava contro, che ero capace di fare il culo ai loro giocatori pur sotto minaccia di morte.

"Tipico di Malfoy," commentai disgustata scuotendo la testa, e il resto della mia squadra rise.

"Li prenderemo a calci in culo, Capitano," mi assicurò Julian Walker, tra gli unici due Cacciatori che non avevo dovuto rimpiazzare in quanto al quinto anno come me quando James era uscito. Adesso lui era della mia stessa età, ed era senza dubbio uno dei giocatori di Quidditch migliori che avessi mai visto. Ero grata che Jay avesse notato il suo talento.

Gli sorrisi, e lui mi strizzò l'occhio verde chiaro.

"Discorso!" gridò all'improvviso Hugo, e Lily batté l'estremità della scopa sul pavimento.

"Discorso!" echeggiò il suo cugino preferito, e Frank si unì al coro. Lo stesso fecero Julian, Sophia e Caleb.

Li calmai alzando le mani ridendo, e loro tacquero, e così fecero tutti i Grifondoro nella Sala Comune. La mia famiglia si era divisa: papà, James e zia Ginny erano seduti accanto alla finestra che dava sul campo da Quidditch, mentre la mamma, Teddy e lo zio Harry erano andati con Al a prendere gli spalti.

"Quella che stiamo per affrontare non è la solita partita Grifondoro contro Serpeverde a cui siamo abituati ad assistere da quando siamo entrati ad Hogwarts," affermai, guardando negli occhi ciascuno dei miei giocatori ma soprattutto ciascuno dei miei Grifondoro, "quella che stiamo per affrontare, è la nostra prima partita come squadra. Ho costruito questa formazione e ho deciso di darvi una possibilità, perché siete stati i più meritevoli durante le Selezioni, ma il vostro vero lavoro inizia adesso. Dimenticatevi degli allenamenti, di ciò che pensavate di sapere sulle partite di Quidditch finora. È la prima volta che entrate in un campo, che partecipate ad una vera partita, e sarà la più bella e la più spaventosa che farete mai. Questo chiaramente non può valere per veterani quali Julian e Sophia, ma posso parlare anche per loro quando affermo che le emozioni che si provano sul campo non si ripetono nella vita reale, che saranno momenti mozzafiato, che vi daranno scosse di adrenalina. Quello che farete lassù sarà solamente frutto del vostro talento, talento che io ho visto, e di cui non dovete dubitare mai. Noi Grifondoro siamo sempre uniti, non importa ciò che succede, se vinciamo o se perdiamo; finché diamo il meglio di noi per la nostra Casa, la vittoria è assicurata in ogni caso, e tra i Grifoni ci sarà sempre, e dico sempre, posto per un vero, coraggioso nobile d'animo, per un vero Grifondoro."

Presi un respiro. Sulla Sala Comune era calato un silenzio di tomba, vedevo come tutti stessero riflettendo sulle mie parole. Decisi quindi di azzardare, e di porre fine ai gossip inutili e spregiudicati almeno in quella che consideravo la mia famiglia al pari dei Weasley-Potter.

"So che molti di voi hanno ora pregiudizi nei miei confronti a causa delle voci degli scorsi giorni," ammisi, fissando con aria di sfida chiunque si azzardasse a ridacchiare e dare di gomito al compagno. I miei ragazzi non cambiarono minimamente espressione, dandomi prova, anche Caleb, dell'impegno che avevano intenzione di portare verso la squadra. "So anche che molti credono che, con i pettegolezzi su me e Malfoy, con tutta quella questione sull'Amortentia, io farò favoritismi nei confronti dei Serpeverde. Volevo dire a queste persone, che è evidente che non mi conoscete. Non starò qua a discutere e aggiornarvi su quello che succede tra me e lui, sia perché non credo siano affari vostri, e sia perché questo non dovrebbe importarvi. Mai, e dico mai," ripetei fermamente, stringendo un pugno, "metterei l'interesse verso un ragazzo prima dell'amore della mia Casa. Voi siete la mia famiglia, e chiunque pensi il contrario non capisce la dedizione di un Grifondoro verso i suoi compagni."

"Oggi ho intenzione di fare il culo ai Serpeverde esattamente quanto ognuno di voi, e questo non cambierà. Voglio che ciascuno di noi salga sulla scopa e sugli spalti, e dimostri a quelle Serpi pieni di sé che siamo noi a comandare, e che i piedi in testa non ce li facciamo mettere da nessuno. Voglio," ribadii sentendo la gola roca da quanto stavo gridando, "che ognuno di noi guardi dentro sé stesso e tiri fuori la devozione verso la nostra Casa, come unica squadra, a prescindere dal fatto che segua o no il Quidditch."

"Vorrei poter dire che non è quello che noi mostriamo agli altri a identificarci, ma è esattamente quello che è. Se dimostriamo di essere uniti, di essere una sola cosa, di non farci dividere dalle maldicenze di quelli che sono gelosi di noi, allora loro capiranno che è impossibile farlo. Noi siamo Grifondoro, siamo dei leoni, e nessuno, nessuno potrà mai toglierci questo. Quindi ora andiamo là fuori, e dimostriamo a quegli odiosi e invidiosi opponenti chi è che comanda!" conclusi, e seguirono attimi di silenzio.

Attimi di silenzio così lunghi che temetti di aver fatto un disastro, di aver rovinato l'unica speranza che avevo di aggiustare le cose con i miei Grifondoro.

Allora papà si alzò dal davanzale della finestra dove era appoggiato. Mi guardò dritto negli occhi, poi sollevò le mani ed iniziò ad applaudire.

Seguirono, allora, tutti gli studenti vestiti rosso e oro, e i fischi di James riempirono la Sala Comune. Zia Ginny spintonò dei ragazzini del primo anno, e saltò agilmente una poltrona per stringermi per prima tra le braccia, saltellando entusiasta.

"Sei la persona più forte e più figa che abbia mai conosciuto, Rose Weasley, e pensare che mio marito è Harry Potter!" gridò suscitando le risate di chi mi stava intorno. Scoppiai a ridere e la abbracciai, e fui subito dopo afferrata per i fianchi da James.

Mi fece fare un giro in aria, mi afferrò la testa e mi baciò la fronte. "Ti giuro, Rose, che il tuo discorso mi ha attizzato così tanto che se non fossi mia cugina ci avrei già fatto un pensierino," scherzò al mio orecchio, facendomi arrossire come un'idiota.

Mi fece l'occhiolino e mi lasciò andare. Ricevetti i complimenti della mia squadra, che mi promise di fare il massimo, poi gli studenti iniziarono a scemare verso il campo, e gli ultimi a chiudere la fila furono Jay, Lily e zia Ginny.

Mi ritrovai quindi sola con papà.

Non sapevo cosa pensare. Erano tre giorni che non mi voleva parlare, ma era stato anche il primo a dare il via all'applauso, e avrei giurato di vedere i suoi occhi color cielo umidi. Il litigare con lui era tra le pochissime cose che non potevo tollerare senza sentire malessere ovunque, insieme all'idea che qualcuno di coloro cui volevo bene si facesse del male.

Così tante volte dall'inizio dell'anno avevo vissuto esperienze così brutali da farmi desiderare la sua presenza, per rincuorarmi, assicurarmi che sarebbe andato tutto bene, e adesso che finalmente l'avevo là con me, ero riuscita a fare in modo che non mi parlasse più.

Sentii uno spiazzante senso di repulsione verso me stessa, che portò i miei occhi a bruciare. Lui continuava a guardarmi in silenzio, con le labbra serrate come se una parte di lui volesse dire qualcosa, ma l'altra, più forte, gli imponesse il silenzio.

Azzardai infine un passo verso di lui. "Papà..." lo pregai.

Lui indietreggiò e spostò lo sguardo. Fu come una lama che mi trapassò il petto. "Scusa, Rose, non ce la faccio. Mi serve altro tempo."

"Ma ti giuro, ti giuro che non c'è niente tra me e Malfoy, papà," allungai una mano per afferrare la sua, ma la spostò bruscamente e poi la lasciò cadere lungo il fianco.

Trattenni il respiro. "Perdonami," ripeté, "ma io non ce la faccio a guardarlo e a non rivedere i suoi nonni. Sai bene chi sia Bellatrix Lestrange, vero?"

Ero perfettamente a conoscenza chi avesse detenuto quel nome: una dei seguaci di Voldemort, i Mangiamorte, più fedeli. Aveva ucciso Sirius Black, il padrino dello zio Harry, nonché uno dei celebri Malandrini cui James tanto faceva riferimento con Teddy, durante la Battaglia al Ministero della Magia, e Dobby, l'elfo domestico più buono del mondo.

Aveva persino tentato di usare l'Avada Kedavra su zia Ginny quando Voldemort aveva invaso Hogwarts, e per questo aveva ricevuto in cambio la stessa sorte da nonna Molly.

Ma soprattutto, ed era questa la cosa che premeva a papà, aveva torturato la mamma nella casa dei Malfoy, la sua casa, in quanto sorella della madre di Draco Malfoy, Narcissa Black.

Papà colse il lampo di comprensione che mi illuminò gli occhi. "Esatto. Io mi fido del tuo giudizio, sei mia figlia e mi getterei tra i carboni ardenti per te, ma quella donna ha cercato di uccidere tua madre, la persona più importante della mia vita. E io non posso, né voglio, stare a vedere o tantomeno permettere come l'ennesimo Malfoy faccia del male alla nostra famiglia, per quanto tu possa pensare Scorpius sia diverso."

Se ne andò infossando le spalle e infilando le mani in tasca.

Avevo passato due giorni e più a ribadire in giro a chiunque me lo chiedesse che non era vero che io e Malfoy stessimo insieme di nascosto, ma in quel momento desiderai ardentemente che invece fosse così.

Che razza di reazione era quella di mio padre? Prendersela con un ragazzino di diciassette anni e con la propria figlia, solamente perché lui apparteneva ad una famiglia che aveva commesso degli errori?

Lui era Ron Weasley, l'eroe della Guerra, conosciuto nel mondo per la sua bontà e la capacità di far fronte a qualsiasi cosa, e si lasciava spaventare dal ricordo di una parente di quello che, rispetto a lui, era un bambino.

Soprattutto, se la mamma, colei che era stata torturata dalla Lestrange, era riuscita a diventare anche amica di Draco negli anni e a supportare il figlio, davvero non capivo perché mio padre dovesse essere così ottuso e cieco da non capire che Scorpius non era Draco, e che Draco non era Lucius.

Volevo dimostrare a papà che si sbagliava, a prescindere dal fatto che se la stesse prendendo con qualcuno che detestavo. Malfoy poteva essere un idiota irritante ma non era un Mangiamorte, e nonostante il timore iniziale che potevo anche comprendere, a papà non sarebbe neanche dovuto venire in mente. La cosa più ridicola era l'amicizia che invece lo legava a Draco, con cui collaborava in ambito lavorativo da anni e anni.

Vivere di pregiudizi era qualcosa contro cui aveva dovuto lottare lui stesso, con le prese in giro che la sua famiglia numerosa e in condizioni economiche non ottimali aveva dovuto sopportare durante gli anni ad Hogwarts, e quindi con che coraggio si permetteva di averli verso Malfoy?

Afferrai la scopa e mi diressi verso il campo. Tutta la rabbia che provavo, nei confronti di mio padre, che nonostante quello che aveva passato era prevenuto e non riusciva a vedere al di là del proprio naso, nei confronti di Malfoy e di Albus che non avevano il coraggio di rivolgermi parola, nei confronti di chi mi stava obbligando a lasciare la mia vera casa e nei confronti degli studenti del Castello che mi parlavano male alle spalle, tutta quella rabbia si stava trasformando in adrenalina e in voglia di vincere.

Avrei stracciato i Serpeverde e dimostrato che nulla era cambiato, e che ero capace di fare a pezzi i miei avversari anche nelle peggiori delle condizioni.

Per fortuna mi ero già cambiata, altrimenti non ce l'avrei fatta ad arrivare in tempo per l'inizio della partita senza far aspettare l'intera scuola. Passai accanto agli spalti più bassi, occupati da Izzy, Kalea, Logan Anderson e Livia. Dietro di loro stavano diversi Corvonero, ma soprattutto un mare rosso e oro che gridò al mio arrivo.

Le mie amiche si sporsero dalle panche di legno per darmi il cinque; raggiunsi la metà del campo insieme alla mia squadra, che si agitava in fibrillazione. Io, per quanto il mio cuore stesse minacciando di schizzare via dal petto, cercai di mostrarmi sicura di me.

"Signori e signore, eccoci riuniti per un'altra, esaltante, coinvolgente, appassionante partita di Quidditch!" esclamò Kyle Jordan una volta preso possesso del microfono. Il suo sorriso bianco scintillò fino a noi.

Kyle era il Grifondoro più socievole e divertente che la nostra Casa avesse mai visto. Aveva la stessa vocazione del padre Lee Jordan, la cronaca, ma considerando che lui aveva tenuto Radio Potter durante gli anni della Rivolta, rischiando ogni giorno di essere ammazzato... be', speravo che Kyle non andasse mai incontro a nulla del genere.

"Sul campo è già presente la squadra dei Serpeverde, che praticamente hanno aperto le porte dello stadio, dato che il Capitano Malfoy ha deciso di arrivare con due ore d'anticipo," commentò sarcasticamente Kyle, ricevendo un coro di risate dagli spettatori, qualche fischio dai Serpeverde e un'occhiataccia da Malfoy che mi fece soltanto ridere. "La formazione ormai è quella da battaglia, che non ha subito grandi cambiamenti da ormai tre anni," proseguì il commentatore, "e vede il Capitano Malfoy nel ruolo di Cacciatore, insieme a Noah Zabini e Dave Nott. Come Battitori, Colin Flint e Wilhelmina Goyle, un duo da far vedere le stelle; Norah Flint, aka il Portiere, mentre il compito di Cercatore spetta ad Albus Potter. Si è sempre battuto fino a sudare sangue per strappare il Boccino d'Oro al leggendario fratello James, e d'ora in poi si ritroverà a fare lo stesso con la sorellina Lily!"

Un grido da parte di tutti i Grifondoro si alzò prorompente sentendo nominare i fratelli Potter. Albus sbuffò vedendo James alzarsi in piedi dalla panca dov'era seduto e allargare le braccia, con un sorriso orgoglioso, ricevendo altri applausi. Pallone gonfiato, lo sentii borbottare, ma io come tutti ero troppo rapita dalla sua bellissima figura superba.

Dubitavo che in tutti i secoli in cui Hogwarts aveva accolto degli studenti, ci fosse mai stato qualcuno più popolare di James—neanche zio Harry lo era stato così tanto, con costanza e con gioia.

Kyle cercò di richiamare l'attenzione. "Signore, signore, un po' di calma! James firmerà le vostre parti segrete con piacere una volta finita la partita, non c'è bisogno di fare così."

Si misero letteralmente tutti a ridere, professori compresi, eccetto la McGranitt, che fulminò Kyle. Lui si schiarì la gola. "Dall'altra parte, invece, in una tenuta rossa e oro che le sta da Dio, troviamo Rose Weasley, il Portiere dei Grifondoro, con la sua squadra nuova fiammante. Hugo Weasley e Frank Longbottom come Battitori, la bellissima Cercatrice Lily Potter, e per i Cacciatori Caleb Thomas, Julian Walker e Sophia Mendes! Non so voi, ma a me questa pare una formazione a prova di bomba."

Sorrisi a Kyle accennando ad un inchino, e lui fece finta di svenire. "Oh Merlino, Rose Weasley mi ha sorriso. Giuro, potrei morire in questo istante, la mia vita è completa, mi si sono aperte le porte del Paradiso. Rose, sei la mia ispirazione! Ti amo," gridò Jordan, e se da un lato potei vedere zia Ginny e James sganasciarsi dalle risate, dall'altro mi fu possibile distinguere anche l'espressione che assunsero papà e la McGranitt, come se Jordan avesse appena rivoltato il loro giardino.

"Prima che mi arrivi una Maledizione Senza Perdono dal signor Weasley, fortunatamente Madama Hooch decide di salvare il suo commentatore preferito," e qui partì l'occhiolino verso l'implacabile insegnante di Volo e arbitro di Quidditch, "facendo segno ai rispettivi Capitani di stringersi le mani secondo l'uso tradizionale."

Infatti la professoressa aveva puntato i suoi occhi gialli come quelli di un falco su me e Malfoy. Sentii le mani sudare, ma per fortuna erano avvolte dai guanti in pelle di drago e lui non avrebbe potuto notarlo.

Quello che invece non riuscii a non notare io, fu quanto diamine stesse bene con la sua divisa di Quidditch. Io avevo optato per quella a maniche lunghe, perché come Portiere non mi sarei dovuta muovere come gli altri, e in alto tirava impietoso il vento, ma sapendo che si sarebbe dato da fare lui aveva scelto quella aderente a mezze maniche, che gli fasciava in modo meticoloso i pettorali e gli addominali, i quali si intravedevano benissimo al di sotto del leggero tessuto verde.

Mi morsi furiosamente un labbro per non lasciar trapelare niente di ciò che stavo pensando, e avanzai un paio di passi verso di lui. Per quanto quella divisa gli calzasse a pennello, era anche innegabile la sua faccia inespressiva, e che portava un cipiglio piuttosto duro che mi sorprese.

Quando fu a mezzo metro da me, con una distanza misurata meticolosamente, mi tese la mano. Fissai i suoi occhi grigi gelidi come il ghiaccio, cercando di capire se non fosse una scena che stava montando sul momento, quando un leggero sbuffo lasciò le sue labbra dal disegno perfetto.

"Che c'è, Weasley, me la stringi questa mano? Oppure vuoi rimanere a fissarmi tutto il pomeriggio?"

Digrignai i denti. Non potevo permettere che la mia squadra, cui avevo appena fatto un discorso degno di un premio Oscar, mi vedesse soccombere a causa di quell'idiota.

"Preparati a mangiare la mia polvere, Malfoy," replicai furiosamente stringendogli la mano, e poi voltandomi per riprendere la scopa che Lily mi stava gentilmente tenendo.

Mia cugina mi prese ansiosamente il braccio. "Non ti deluderò, Rose. Ci sono i miei genitori a guardare, devo far vedere loro che sono al pari di Albus e James," disse con nervosismo, abbassando gli occhi, "non posso permettermi di sbagliare."

"Io ti ho vista all'opera, e mai, neanche James, ha mai preso un Boccino d'Oro velocemente quanto hai fatto tu alle Selezioni. Non dubitare di te stessa, Lily, perché il Quidditch ce l'hai nel sangue," le dissi fiduciosa. La squadra si era silenziosamente posta intorno a me, per ascoltare le mie ultime parole d'incoraggiamento.

Sentivo Malfoy fare un discorso accorato, e ripetere tattiche da gioco che conoscendolo aveva fatto imparare ai suoi fino alla nausea, ma l'unica cosa che mi venne da dire non fu neanche lontanamente paragonabile a ciò che avevo in mente, e che si tradusse in una rima perciò di questo tipo: non importa cosa ci rompiamo finché vinciamo!

I miei ragazzi mi guardarono, leggermente disorientati, ma Lily fece spallucce. "Mi sembra giusto."

Evidentemente le mie doti da oratrice si erano esaurite nella Sala Comune.

"Madama Hooch fa segno ai giocatori di salire sulle scope dopo l'elettrizzante stretta di mano dei Capitani, e le due squadre prendono il volo, posizionandosi ognuno al proprio posto," continuò Kyle, descrivendo per filo e per segno ogni movimento che compivamo. Appena mi piazzai davanti agli anelli e mi sistemai il casco in cuoio, alzai lo sguardo in tempo per notare lo sguardo di Noah fisso su di me.

Gli rivolsi un sorriso, cercando di non lasciar trasparire l'imbarazzo, e voltai gli occhi. Nonostante avessi pensato che sarebbe stata la figura mozzafiato di Malfoy ad attirare la mia attenzione, in realtà lo fecero Albus e Lily, posizionati al centro del campo l'uno di fronte all'altra, le espressioni sui volti apertamente di sfida.

Mi dispiaceva che dovessero sentire la loro come la peggiore delle rivalità solo perché gareggiavano in squadre opposte, e perché c'era la loro famiglia a guardarli. Avrei voluto che capissero che non sarebbe successo niente se avessero perso, ma per quanto potessi parlare liberamente con Lily come avevo fatto fino a prima della partita, adesso Albus mi teneva il broncio, ed era come sbattere la testa contro un muro. Non mi avrebbe mai dato retta, e invece gli sarebbe stato utile essere rasserenato.

La competizione non derivava soltanto dal Quidditch, perché la loro era una gara continua. Come figli di Harry Potter sentivano il bisogno di distinguersi a loro volta, e dato che James non aveva bisogno di farlo, visto che eccelleva in tutto quello che faceva, e perciò riusciva a primeggiare senza neanche accorgersene—bellezza, ragazze, sport, lavoro—ad Al e Lily non restava che battersi per chi risaltasse di più dopo il fratello maggiore, che aveva inoltre la strada spianata dal fatto di essere il primo tra i figli.

Se solo avessero capito che agli occhi dello zio Harry e della zia Ginny erano tutti e tre uguali, magari avrebbero smesso di prendersi per i capelli e si sarebbero più goduti il rapporto tra fratelli che si meritavano di avere, come quello tra me e Hugo.

Non c'era cosa che non potessi dire a mio fratello, perché era la copia sputata di papà, e perciò parlarci era la cosa più semplice che potessi fare. Non se l'era presa quando aveva scoperto delle visioni per ultimo, aveva solo insistito perché mi ricordassi che con lui potevo confidarmi sempre, ed era stato davvero confortante, soprattutto nel clima in cui eravamo inseriti fino al collo.

La verità era che a Hugo non importava di fare a gara con me per chi fosse il preferito dai nostri genitori e chi fosse tra i due il Weasley-Granger fiore all'occhiello, perché sapeva che lo eravamo entrambi in ambiti diversi.

Anche se ad Hogwarts lui aveva il suo gruppo e io il mio, e non ci beccavamo spesso se non la sera in Sala Comune o il pomeriggio per studiare, comunque il nostro rapporto era speciale, perché potevamo anche non uscire insieme così spesso, ma ogni volta che lo facevamo era come se il tempo separati non fosse mai trascorso.

Nel momento in cui distolsi lo sguardo da Lily e Albus mi accorsi che Madama Hooch aveva appena fischiato, dando inizio alla partita, e provocando un coro dagli spalti che considerando che già mi perforava le orecchie a quell'altezza, più in basso doveva essere assordante.

"Madama Hooch dà il via, lanciando in aria Pluffa e Bolidi, e la vera chicca di ogni partita, il Boccino d'Oro!" la voce di Kyle Jordan tornò a farsi sentire dopo essere stata per alcuni attimi surclassata dal coro. Ogni volta che giocavo cercavo di estraniarmi da tutto il resto che non fosse tenere d'occhio i Cacciatori e parare ogni volta che cercavano di segnare, e dovevo ammettere che avere una scusa per fissare Malfoy all'opera era a dir poco soddisfacente.

Lo vidi prendere sotto braccio la Pluffa lanciatagli da Noah e dirigersi veloce verso di me. Hugo con la sua mazza gli tirò un Bolide contro, che però Wilhelmina parò senza nemmeno fargli deviare la sua corsa.

Secondo le regole dello sport, soltanto un Cacciatore poteva entrare nell'area del Portiere per segnare; Noah e Dave, che stavano spalleggiando Malfoy, dovettero dunque ripiegare per lasciargli campo libero.

Lui aveva ancora la Pluffa che reggeva con una mano e il manico di scopa con l'altra, e ci fu un momento in cui rallentò, probabilmente per prendere una mira migliore. Aveva puntato con gli occhi verso l'anello di estrema destra che non riuscivo a coprire benissimo, essendo comunque alta come uno gnomo, e mi preparai psicologicamente ad un suo tiro.

Mi ero fatta fare punto unicamente sedici volte in cinque anni che giocavo a Quidditch nella squadra, e non gli avrei permesso di farmi contare la diciassettesima a tre minuti dall'inizio della partita, e soprattutto non da lui e non dopo avergli arrogantemente detto come ultima cosa che avrebbe mangiato la mia polvere.

Però quel suo momento di esitazione bastò perché Caleb gli arrivasse da un lato senza essere visto; diede una poderosa manata alla Pluffa che scivolò da sotto il braccio di Malfoy e cadde sotto, dove Julian era pronto ad intercettarla.

Malfoy assunse l'aria di disapprovazione più severa del mondo quando se ne accorse, ma ormai era troppo tardi, perché passandosi la palla tra di loro come se avessero giocato insieme da una vita, Caleb, Sophia e Julian riuscirono ad eludere Battitori e Cacciatori Serpeverde e segnare nell'anello centrale dell'avversario.

Mi accorsi allora che Kyle stava gridando. "Caleb Thomas e Julian Walker riescono a sottrarre la Pluffa al Capitano Malfoy, che era già entrato nell'aria di tiro dei Grifondoro, ma che pareva essersi imbambolato, come razzi! Con l'aiuto della terza Cacciatrice Mendes segnano, portando la loro squadra in vantaggio di dieci punti. Ben fatto, ragazzi!" aggiunse soddisfatto il commentatore, che si girò appena verso la Preside al suo fianco che fissava intensamente il gioco.

"Preside, non mi dica che ho finalmente detto una cosa consona... non vuole darmi un abbraccio?" allungò le braccia verso la McGranitt che inspirò come a trattenersi dall'ucciderlo e scosse la testa, dicendogli di tornare al gioco.

"Fa niente!" garantì Kyle, "una volta di queste riuscirò a farla ridere, glielo assicuro. E poi le chiederò di uscire. Nel frattempo, Grifondoro è nuovamente in possesso della Pluffa, e torna a sfrecciare verso gli anelli dei Serpeverde, quando Dave Nott, con una mossa del tutto imprevedibile si cala dall'alto tra la Mendes e Walker, che procedevano vicini, e sfila la Pluffa ai Cacciatori. La lancia il più lontano possibile, dove Colin Flint con un colpo di mazza—non sono sicuro si possa fare? Non è la sua palla, quella—la indirizza di nuovo verso Malfoy, che dunque riprova a segnare alla Weasley."

Era impressionante come Kyle riuscisse sul momento a tradurre in parole la sequenza velocissima di eventi che i nostri occhi vedevano, ma se un attimo prima Sophia stava andando a segnare a Norah Flint, quello subito dopo Malfoy si era riposizionato davanti a me e stavolta, senza indugiare, tirò la Pluffa verso l'anello di destra.

Mi gettai il più velocemente possibile a recuperare la Pluffa, senza avere il tempo di curarmi di stabilizzare il mio equilibrio sulla scopa, e per questo una volta deviata la rotta della palla rischiai di cadere. Mi aggrappai con tutte e due le mani al bordo di ferro dell'anello centrale tenendo la scopa tra le gambe, e mi issai su in tempo per deviare un secondo tiro per un soffio, con la punta del piede.

"Il Capitano Weasley ancora una volta ha dimostrato le sue eccellenti capacità come Portiere, impedendo ai Serpeverde di segnare attraverso gli anelli dei Grifoni. Non so voi, ragazzi, ma io un paio di quelle mosse le farei insegnare volentieri... comunque," si affrettò a continuare prima di beccarsi un ceffone dalla Preside, "le sue magiche parate hanno permesso alla sua squadra di prendere una posizione di vantaggio rispetto ai Serpeverde, segnando altri due punti e quindi portando la partita trenta a zero per i Grifondoro."

Sorrisi vittoriosa, notando la Pluffa dall'altro lato del campo e quindi permettendomi per un solo secondo di lasciar vagare lo sguardo sulla stupefacente massa di sciarpe e vestiti rossi e oro che acclamava il nome della nostra Casa.

Continuando di questo passo, prevedevo un'intera nottata di festeggiamenti nella Sala Comune.

Scacciai il pensiero derivante dalla consapevolezza che non ne avrei fatto parte, e ritornai a prestare attenzione al gioco. Con i tre punti che avevano appena preso, i Serpeverde si erano scaldati, e le loro espressioni nuvolose e agguerrite mettevano non poco in soggezione.

Colin Flint fece ruotare con esperienza la sua mazza da Battitore, e si gettò all'inseguimento di un Bolide; soltanto che non lo mandò contro uno dei miei Cacciatori, bensì contro Hugo, cogliendolo alla sprovvista, colpendolo allo stomaco e spedendolo diversi metri più in basso.

"Hugo!" gridai, e, distratta, balzai all'indietro appena in tempo per evitare di essere presa in faccia con la Pluffa. Questa mi passò così vicino all'orecchio da farmi fischiare le orecchie, e roteando passò perfettamente nell'anello di sinistra.

Incurante del fatto che ci fossimo presi un punto, ma infuriata per la slealtà di Flint, feci per gettarmi verso Hugo, che sputando un grumo di saliva e sangue alzò una mano. "No, Rose. Non vogliono altro che farmi male per distrarre te. Rimani agli anelli, stai ferma," gridò per superare l'ululato del vento, e io mi imposi di fare come diceva, nonostante aver visto il Bolide colpirlo in pieno mi avesse fatto venire voglia di vomitare, e al contempo di prendere a calci qualcuno.

Come si poteva essere così meschini da fare del male ad un ragazzino per vincere una stupida partita?

Mi piazzai davanti agli anelli. I Serpeverde fecero il grosso errore di sottovalutarmi, perché mi iniziarono a bombardare di Pluffe, contando sul fatto che fossi deconcentrata a causa di Hugo. Se pensavano mi sarei fatta fare anche un solo punto di più, si sbagliavano eccome.

"Hugo Weasley dice qualcosa alla sorella, che si blocca dal soccorrerlo e ritorna agli anelli. Poche volte ho visto il Capitano dei Grifondoro così incazzato, e pare proprio che questa sua rabbia la stia trasformando in un Portiere professionista, perché neanche la mira infallibile del Capitano Malfoy riesce a scalfire la determinazione della Weasley! Fagli il culo, Rose!" urlò allora balzando in piedi, e ignorando il richiamo scandalizzato della Preside.

Noah mi tirò una Pluffa così bassa che non l'avrei mai presa con i piedi, né con le mani; mi aggrappai perciò saldamente alla scopa, e ruotai su me stessa scendendo in picchiata, e parando la palla con la testa. Nonostante il casco, l'impatto fu così violento da farmi scuotere tutto il corpo, e temetti mi potessero saltare via tutti i denti.

Intanto, però, la Pluffa che avevo parato finì tra le mani di Caleb, che con una risata per la mia azione sorvolò Colin Flint—premurandosi di dargli un accidentale calcio anche da parte mia—e con una mossa delicata come se stesse danzando in aria segnò nuovamente negli anelli dei Serpeverde.

La mia ira verso Flint si placò leggermente, sovrastata dall'euforia che provavo per aver parato tutti quei colpi.

"Davvero, gli Weasley devono avere qualcosa di speciale nel sangue..." fu il giudizio trasognato di Kyle, "poche volte ho avuto l'occasione di assistere a partire così coinvolgenti, belli. E voi, Serpeverde, non guardatemi così, solo perché state perdendo cinquanta a dieci! Sì, sì, continuate pure a fare i bambini immaturi con i vostri fischi," li esortò sarcasticamente alzandosi in piedi, "antisportivi babbuini decerebrati che non siete altro—Boccino d'Oro!"

Non fu il solito grido che Jordan faceva sempre per informare i Cercatori ogni volta che la partita di stava prolungando tanto a lungo. Era sempre d'avvertimento, sì, ma non per Albus e Lily.

Era per me, che appena alzai gli occhi mi accorsi di avere il Boccino sotto al naso, e per Malfoy, che era nuovamente entrato nella mia area di tiro per segnare e che adesso si ritrovava quindi sulla traiettoria dei due Cercatori che si stavano fiondando sul Boccino.

Loro non davano impressione di voler rallentare, affatto. Li conoscevo e sapevo benissimo che per loro rinunciare a prendere il Boccino sarebbe equivalso a perdere la gara che stavano portando avanti da quando Madama Hooch aveva fischiato l'inizio della partita.

Mi sarebbero venuti addosso con la potenza di un treno, travolgendomi in pieno pur conquistare i centocinquanta punti che avrebbero messo fine alla partita—nonché decretato il Cercatore migliore.

Malfoy era nella mia stessa identica situazione, e anche lui aveva ragionato come me, evidentemente, perché ci bastò guardarci per un solo secondo negli occhi, e poi scartare di lato con così tanta violenza che entrambi perdemmo il controllo della scopa.

La mia con un percorso a zig zag la riuscii a tenere abbastanza a lungo da poter crollare sull'erba del campo da soltanto due metri d'altezza, mentre lui da un po' più su.

Finimmo l'uno accanto all'altra sul prato, con i polmoni svuotati dell'aria a causa dell'impatto secco con il terreno, e dall'alto guardammo increduli Lily e Albus fiondarsi sul Boccino contemporaneamente, come se non ci avessero appena disarcionati.

Il bagliore dorato scomparve, loro finirono addosso all'anello centrale, e con una caduta degna di un cartone animato atterrarono in modo repentino accanto a noi, con tale violenza da schiacciare tutta l'erba attorno.

Rimanemmo tutti e quattro a fissarci, increduli per quello che era appena successo.

"Ci avete davvero buttati giù dalla scopa per il Boccino d'Oro?" chiese lentamente, allibito Malfoy. Le dita della sua mano destra erano intrecciate alle mie, un gesto automatico per assicurarsi che stessi bene. Appena se ne accorse le levò, come scottato, ma nessuno di noi fece nulla per alzarsi in piedi.

Sentivo un rumore sordo, come se improvvisamente tutto il caos che ci aveva accompagnato durante la partita si fosse spento all'improvviso. La schiena mi faceva male come se fossi caduta da mille metri, e la testa mi girava vorticosamente, eppure tutto sommato poteva essermi andata peggio.

Lily e Albus non risposero, sembravano in trance. Dopo qualche secondo, mi accorsi che davvero tutti gli spettatori avevano smesso di parlare, perché la voce di Jordan risuonò cristallina.

"Lily e Albus Potter... si stanno tenendo per mano?" terminò con tono interrogativo. Non c'era alcun bisogno di commentare come ci fossimo fatti un bel volo giù dalle scope. Le nostre squadre ci circondarono, verde e rosso mescolati insieme, e anche Madama Hooch ci raggiunse con il fiato corto.

Fissavamo tutti quanti Albus e Lily, che effettivamente sembrava si stessero tenendo per mano, ma non era esattamente così. Quella di Albus era posizionata sotto, semichiusa, a coppa, e quella di Lily sopra.

Insieme le mani chiuse formavano una specie di contenitore, concavo all'interno.

Io e Malfoy ci guardammo. Se era quello che pensavo che fossi, sarebbe stato difficile da spiegare.

"Okay, su, aprite le mani," sbottò Madame Hooch, da sopra le spalle dei due fratelli Potter. Accanto a lei comparvero la Preside, con gli occhi che luccicavano dalla curiosità, e Kyle con il microfono in mano.

"Non penso sia mai successo nella storia del Quidditch," proferì parlando con chiarezza per farsi sentire da tutti gli spettatori rimasti zitti ad aspettare un responso, "ma come Harry Potter catturò il suo primo Boccino con la bocca, qui Albus e Lily lo hanno fatto insieme..."

Infatti, appena i miei due cugini aprirono la conca che avevano fatto con i loro palmi, vedemmo chiaramente il luccichio dorato del Boccino, posizionato perfettamente a metà.

"E ora chi vince?" fu la domanda di Kyle, cui nessuno rispose.

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