Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

15 - 𝐹𝑎𝑚𝑖𝑙𝑦

{Cast: Francisco Lachowski as James Sirius Potter}

^^

Quando aprii gli occhi, era notte nell'Infermeria.

Avevo le mani fasciate, ma una sorta di benessere mi assopiva—non mi faceva male nulla, al contrario di quanto mi sarei aspettata.

Con la mente richiamai gli ultimi ricordi che possedevo. Vagamente avevo memoria di Malfoy che accusava Noah Zabini di avermi fatto del male, e che gli tirava un pugno in pieno viso tale da rompergli il naso, e poi una lunghissima conversazione con vari professori e Al; ma nitidi erano i volti di Isabelle e di Albus, quando non ero stata più in grado di mantenermi in posizione eretta, ed ero caduta.

Appena ripensai a loro mi drizzai a sedere, agitata, con la conseguenza di andare a urtare una testa che si era appoggiata sul mio letto in dormiveglia.

"Ah!" gridò Isabelle, tappandosi poi immediatamente la bocca. Mi lanciò un'occhiata sorpresa. "Ti sei svegliata?" chiese, non credendo ai propri occhi.

Corrugai le sopracciglia. "No, stai sognando. Sono un unicorno, in realtà."

"Oh, non scherzare!" mi diede un lieve colpo al braccio facendomi ridere. "Abbiamo aspettato che riacquistassi coscienza per giorni."

"Giorni?" replicai, e fu il mio turno di essere sorpresa. Isabelle annuì, sospirando. Ora che i miei occhi si erano abituati all'oscurità dell'Infermeria, riuscivo a vedere dettagli del suo viso che mi strinsero il cuore. Aveva i capelli spettinati, occhiaie, il volto era pallido e smunto. Le passai le dita nella chioma scura. "Non hai una bella cera. Da quanto non riposi nel dormitorio?"

Scrollò le spalle, accedendo una candela con un sussurro. "Non mi piace starci senza di te," rispose, stringendomi la mano. Sapevo che avrei potuto contare su di lei in qualsiasi momento, anche se litigavamo. Era esattamente ciò che aveva detto James.

Feci una smorfia, prendendomi la testa tra le mani, e Izzy si allarmò. "Che c'è, ti fa male qualcosa? Devo chiamare Madam Pomfrey? Albus è andato a prendere qualcosa da usare come coperta, ma—"

"No, no," mi affrettai a tranquillizzarla, "pensavo solito alla mia famiglia. Di questo passo l'avrà saputo, dubito che non si sia sparsa la voce di quello che è successo."

Alla mia amica sfuggì una risata, fu sinceramente divertita dalla mia osservazione, cosa che mi fece aggrottare la fronte. Notando la mia espressione confusa, mi spiegò. "I tuoi genitori, tuo zio Harry e tua zia Ginny, James e Teddy si sono presentati qua ad Hogwarts senza preavviso e hanno preteso di rimanere finché non ti svegliassi. Madam Pomfrey ha vietato loro di stare qua anche la notte, a costo di chiuderli nelle loro stanze..." soffocò un'altra risata e lanciò un'occhiata alla porta. "Tu sai che a tuo cugino non si può impedire di fare nulla."

Sorrisi, sentendomi pervadere dalla gioia. "James è qui?" Izzy annuì e sorrise anche lei vedendomi così contenta.

"Lui e Teddy sono andati con Al a prendere qualcosa da mangiare e per scaldarsi. Sono stati qua finora."

Passata l'euforia improvvisa per la presenza di Jay e Teddy, fu il turno di contorcermi a disagio sul letto. "Oh, no. Che figura che ho fatto, davanti a tutti. E poi, aggiungici pure i miei genitori e gli zii qui... oh, Merlino. La mia vita sociale è distrutta."

Isabelle rise di cuore. "Se ti può consolare, la loro entrata è stata davvero trionfale. Stavamo mangiando tranquilli all'ora di pranzo, quando le porte della Sala Grande si sono spalancate così forte da far tremare tutta la stanza, e tuo padre che si è voltato verso tua madre e ha fatto, ho sempre voluto farlo, Hermione, non so te!, e tua madre che l'ha sgridato davanti a tutti," fece una pausa perché si stava strozzando a forza di ridere troppo, cosa che fece ridere anche me, "e tua zia, tua zia ha urlato, esigo assolutamente di vedere mia nipote, Minerva, o giuro su tutto quello che ho di più caro che raderò al suolo questa scuola!, mentre tuo zio dietro che cercava di calmarla, dicendo..."

"Oh, Ginny cara, non ti pare di stare un po' esagerando?" terminammo insieme, scimmiottando il cavallo di battaglia dello zio Harry, prima di lasciarci andare all'ennesima risata che ci fece crollare senza respiro sul letto. Per fortuna l'Infermeria era vuota, altrimenti avremmo svegliato pure il Troll nei bagni sotterranei con il casino che stavamo facendo.

Mi morsi il labbro, il divertimento calato di colpo, rimpiazzato da un senso di disagio. "E—" mi schiarii la gola prima di continuare, "e Malfoy?"

Lo sguardo di Izzy si fece incredibilmente furbo. "Non ti ha mai fatto visita se non di notte. Credo di aver beccato più volte lui qua dentro che Albus stesso... vuoi dirmi che cosa c'è tra di voi?"

Guardando i suoi grandi e sinceri occhi scuri, non potei che mettermi comoda e vuotare il sacco, arrivando a raccontare ogni minimo dettaglio di cosa ci era successo dall'inizio della scuola, includendo anche le allucinazioni e ciò che scoprivamo man mano che cercavamo di dare un senso a queste. Chiaramente lasciai fuori la sua proposta, ma quando arrivai alla parte del bacio, Izzy cacciò un grido, incredula. "Che cosa?" urlò, schizzando in piedi, e mi trucidò con lo sguardo. "Non posso credere che tu non mi abbia detto nulla!"

Assunsi un'aria divertita. "Scusa, Iz. Neanche tu mi avevi detto che avevi una cotta per quel troglodita di Caleb Thomas."

"Veramente quel troglodita ti ha salvato la vita," iniziò a dire accendendosi, ma poi si accasciò sulla poltrona sulla quale era seduta, mettendo da parte l'aria offesa. "Però sapevo da subito che non era il mio tipo. Un po' come tu hai capito che ti piace Malfoy," aggiunse ridacchiando malevola, e io la guardai male.

"Non mi piace Malfoy."

"Sì, come no!" disse ironica, e io strinsi la bocca.

"Allora mi piace Malfoy quanto a te piace Albus," dichiarai, e la sua faccia assunse un colorito violaceo.

Scattò a tapparmi la bocca guardandosi ansiosamente in giro. "Non mi piace Albus," borbottò a bassissima voce, nervosa.

"Bugiarda," obiettai, sistemandomi i cuscini morbidi dietro la schiena.

Mi guardò male. "Oh, finiscila. Da quando sei diventata Cupido? Avrai anche baciato il secondo ragazzo più bello della scuola, ma questo non vuol dire—"

"Scusami?" esclamai, punta sul vivo, "lui è il primo."

"Albus è il primo," precisò Isabelle, e rimanemmo a guardarci un secondo prima di scoppiare a ridere. Lei mi abbracciò, affondando la faccia nei miei capelli. "Mi sei mancata, Rose. Una settimana senza di te sarebbe troppo per chiunque."

"Anche tu mi sei mancata," sussurrai, stringendola anch'io. In quel momento entrarono Teddy, James e Albus: come mi videro sveglia cacciarono un urlo molto poco sottotono e si gettarono tutti e tre sul mio letto.

Per tutta la notte non facemmo che parlare, e ridere, e scherzare, tutti abbracciati e di ottimo umore, ma sotto quella facciata di perfezione c'era un malessere che serpeggiava tra di noi, avvinghiato stretto al cuore di ognuno.

Che sarebbe successo di lì in poi? La McGranitt sulla Torre d'Astronomia aveva detto di volermi rispedirmi a casa, almeno fino a quando non avessero preso il colpevole—ma era davvero possibile rintracciarlo? E se non fossero stati in grado? Sarei rimasta a casa tutta la vita, per evitare di diventare pazza e di morire?

Era stato Noah, il dolcissimo Noah Zabini, a somministrarmi quella pozione, o lui era solo colpevole di essersi preso una sbandata per me? E Malfoy, perché Malfoy aveva reagito così male, tanto da spezzare il naso dell'amico?

Di così tante domande non avevamo che pochissime risposte, ma una cosa era certa: Albus e Malfoy dovevano mettersi a lavorare sul Veritaserum, e in fretta.

^^

Non ero ben consapevole del perché, ma nel momento in cui entrai in classe per Incantesimi mi sembrò un'infinità di tempo che non seguivo una lezione. Tutti si voltarono a guardarmi, come avevano fatto per tutta la settimana. Non avevo passato un singolo istante da quando ero stata dimessa dall'Infermeria senza avere addosso gli occhi di ogni studente presente ad Hogwarts.

Anzi, persino i quadri, per adattarsi alla nuova moda, avevano preso a seguirmi con lo sguardo e a mormorare ovunque andassi.

Il perché non era difficile da capire, in realtà: il primo motivo, era che a pochissimi eletti era dato sapere quel che mi era successo veramente, della Pozione Vulnerante e tutto quello che ne era conseguito, perciò tutta la scuola pensava avessi tentato il suicidio. C'era chi diceva di capirmi, perché ero sottoposta ad uno stress assurdo a causa dei miei natali dal momento in cui ero nata; altri invece erano dispiaciuti, perché stavo loro simpatica; e altri ancora invece borbottavano malignamente che sarei dovuta essere l'ultima persona a lamentarmi, con la famiglia e i ruoli che avevo a scuola.

Il secondo motivo, poi, erano chiaramente i familiari che si erano stabiliti ad Hogwarts da quando mi ero sentita male, cioè dal primo novembre, fino al venti. Mancavano tre giorni e poi sarei andata a casa con tutti quanti, tranne Al, Izzy e i miei amici.

Diciamo che gli eroi della Grande Guerra non passavano proprio inosservati, soprattutto durante i pasti, in cui si mischiavano con gli studenti. Zio Harry non faceva che stare al tavolo dei Serpeverde con Albus e Malfoy, per recuperare il tempo con "i suoi ragazzi", come li chiamava lui, e per dimostrare che, per quanto si fosse scontrato a scuola con la Casata di Salazar Serpeverde, in realtà non aveva nulla contro di loro, e anzi che li ammirava tanto da aver nominato uno dei suoi figli come uno di loro.

La mamma, invece, posata ed elegante com'era, sedeva al fianco della Preside e del professor Longbottom al tavolo degli insegnanti, scambiando una parola con tutti i suoi vecchi maestri, ma soprattutto facendo compagnia ad Hagrid.

Quelli che a dirla tutta facevano più casino e che contribuivano al divertimento di tutta la Sala erano sicuramente papà e zia Ginny. Grifondoro sfegatati com'erano, laddove lo zio e la mamma erano calmi, riflessivi ed equilibrati, loro erano dei tornado viventi. Iniziavano cori di Quidditch—"Weasley è il nostro re" era il più quotato—si lanciavano in sfide di magia con i ragazzi e anche a chi mangiava di più.

Papà aveva addirittura indetto una gara di rutti che mi aveva fatto venire la pelle d'oca.

Su James, poi, era meglio calare un velo pietoso. A ogni ora si sentiva di un qualche guaio che era stato combinato nel Castello—una pozione esplosa? Fumi lacrimogeni a lezione? Una parete crollata? Fuochi d'artificio in cortile? Chi poteva dirlo—e di qualcun altro che veniva puntualmente messo in punizione perché non abbastanza sveglio da scappare in tempo.

Correva anche voce che avesse stregato dei banchi dall'aula di Storia della Magia e che avesse indetto una gara clandestina nel parco una notte, ma era rigorosamente vietato parlarne, con minacce terribili se fosse stato spifferato qualcosa.

Teddy, per fortuna, si era rivelato il più normale di tutti. La McGranitt l'aveva preso come suo assistente per le nostre lezioni, perché con le sue doti di Metamorfomagus ci insegnasse alcuni dei suoi metodi, e lui si divertiva un mondo a farci vedere come colorarci un sopracciglio o farci un nuovo taglio di capelli.

Camminai a testa bassa fino all'ultimo banco, dove mi lasciai andare con un sospiro. Con la testa tra le braccia, osservai Albus acquistare la mia sinistra con un grande sorriso, lasciando Malfoy a sedersi nel banco di fronte a noi, dove si lasciò cadere con grazia.

Si girò poi verso di me, il volto inespressivo. "Giochi la partita domani o dobbiamo trovare un sostituto?" domandò con tono piatto. Osservai i suoi occhi grigi, che non tradirono un'emozione.

Sospirai. "Gioco," decretai infine, comunicando il verdetto finale che corse veloce tra i banchi della classe.

La discussione per sapere se avrei partecipato o meno alla gara dei Grifondoro e dei Serpeverde del giorno dopo era stata lunga e sfiancante. Considerando che la mia opinione non contava, la mia famiglia si era schierata come se fossimo stati in guerra—zio Harry, mamma e Teddy a supporto della tesi per la quale era troppo pericoloso giocare, e papà, zia Ginny e James che invece sostenevano che non mi sarei fatta assolutamente niente, e che al contrario avrei dato una dimostrazione di forza d'animo e di non essere piegata alla volontà di colui che mi stava facendo del male.

Sospettavo che in verità loro volessero solo partecipare ad una partita di Quidditch Grifondoro-Serpeverde e vedermi fare il culo a Malfoy—soprattutto papà. Lui da quando mi ero svegliata non mi aveva lasciata sola un istante, tranne che a lezione, stando con me durante i pasti, nel tempo libero, durante gli allenamenti e mentre studiavo per rimettermi in pari con tutto il materiale che avevo perso.

In particolare, avendo fatto la ricerca sull'Amortentia con Noah, mi era toccata rifarla daccapo da sola, perché tutta la mia famiglia aveva rigorosamente impedito al ragazzo di avvicinarsi a me.

Addirittura, ogni cosa che bevevo veniva prima assaggiata da qualcun altro per evitare che fossi avvelenata di nuovo. L'unico che ci stava prendendo gusto era James, cui tutta la cosa del bodyguard andava a genio e si divertiva un mondo.

Lumacorno non appena aveva saputo degli Weasley-Potter a Hogwarts aveva pregato zio Harry e la mamma di assistere alle nostre lezioni di Pozioni, perché si ricordava dal loro sesto anno che erano tra i migliori studenti che avesse mai avuto, forse al pari di Severus Piton e Lily Potter, la nonna di Albus, James e Lily.

Infatti, appena finita l'ora e mezza di Incantesimi, mi sarebbe toccata la doppia ora di Pozioni con i Serpeverde, con lo zio e la mamma, per preparare qualcosa sotto la guida di due grandi persone che si erano distinte per coraggio ed esperienza nell'ambito della distillazione di pozioni.

Malfoy alzò le sopracciglia, assumendo un'espressione altamente sarcastica e al contempo scettica, ma non commentò. Si girò di nuovo, e si curò di non rivolgerci la parola. Albus cercava di tenermi il più impegnata possibile e di farmi divertire, però nonostante i suoi sforzi non c'era verso che il malumore del Serpeverde non contagiasse anche me.

Erano precisamente dieci giorni, dal momento in cui avevo aperto gli occhi dopo una settimana in cui ero giaciuta svenuta sul lettino dell'Infermeria, che Malfoy mi trattava come se fossi una cimice. Odiosa e fastidiosa, ma da non schiacciare per non subirne conseguenze; per cui mi parlava soltanto quando era strettamente necessario, come durante le lezioni o per farsi prestare un libro, e mi evitava nel resto del tempo. Certo, la compagnia non mi mancava—non stavo un minuto sola, tra James, Izzy, mio padre e Albus, però avrei apprezzato almeno una spiegazione sul suo comportamento quantomeno bizzarro.

Non sapevo se fosse dovuto alla vicinanza della mia famiglia, che aveva imparato a volergli bene—forse papà un po' di meno, ecco tutto—o perché si vergognava di starmi accanto dopo la scenata che aveva fatto il primo novembre, ma entro tre giorni sarei andata via e non sapevo quando l'avrei rivisto fino a dopo Natale, per cui ci tenevo a risolvere.

"Avanti, dobbiamo far scomparire e riapparire questo libro. Non dovrebbe essere difficile," affermò Albus, incerto ma cercando di sembrare sicuro di sé. Prese la bacchetta in mano e la puntò contro il nostro libro di teoria. Io lo guardai, trattenendo una risata, e lui si spostò un ciuffo di capelli neri all'indietro e mi lanciò un'occhiata in tralice. "Se ti diverti tanto, perché non ci provi tu?" sbuffò abbassando la bacchetta, e io scrollai le spalle.

"Io già lo so fare. Sei tu che devi impararlo, altrimenti come farai ai M.A.G.O.?"

"Sì, be', mancano ancora mesi. Non mettermi ansia già da ora," brontolò. Socchiuse gli occhi e si concentrò. "Evanesco!" sussurrò, e con sua grandissima sorpresa, il libro scomparve davvero.

"Whoa," commentammo, stupefatti, insieme. Ci guardammo un secondo, poi Albus scattò in piedi facendo sobbalzare il professor Vitious e agitò i pugni per aria. "!" gridò distraendo l'intera classe, e facendo ridere qualcuno. "Signori e signore, ecco Albus Potter, Ordine di Merlino, Prima Classe—"

"Il più buffone di Hogwarts," terminai fingendo una riverenza, e Al mi fulminò.

"Puoi anche ammetterlo che ho fatto un incantesimo impeccabile, cara Ronnie."

Gli rivolsi un sorriso enorme. "Ma io sono fierissima di te, Al."

Albus mi guardò diffidente, soppesando se stessi scherzando o meno, poi replicò il sorriso e mi abbracciò stretta facendomi fare un giro in aria, con una mia risatina.

"Signor Potter, signorina Weasley! Vi prego di mantenere un comportamento adatto ad un'aula di lezione," sbottò Vitious asciugandosi nervosamente la fronte ampia con un fazzoletto ricamato.

Albus mi posò delicatamente sulla sedia e poi annuì. "Ci perdoni, professore," disse in tono rispettoso. Poi alzò maliziosamente un angolo della bocca rosea. "Ma lei, l'ha visto quanto sono stato bravo?"

^^

Era la prima volta in cui la mamma si sedeva al tavolo dei Grifondoro da quando era arrivata ad Hogwarts, e sicuramente si stava pentendo della sua scelta e del posto tra il suo amico Neville e Hagrid.

Fissava papà disgustata, la bocca serrata in una linea sottile, gli occhi che mandavano lampi.

Era la solita espressione che faceva quando lui combinava un guaio o qualcosa di imbarazzante in pubblico.

"Ronald," scandì infatti, lenta e minacciosa, "non ti sembra di aver mangiato abbastanza?"

Papà sollevò lo sguardo azzurro come il mio dal suo piatto di pollo con aria colpevole. "Ma, cara," cercò di dire in tono conciliante, quello che usava sempre per non far arrabbiare ulteriormente la mamma, mandando giù un boccone di cibo, "il pollo di Hogwarts... sai come la penso. Non è paragonabile neanche a quello di mia madre."

La mamma incrociò le braccia al seno. "Be', Molly sarà molto felice di saperlo. E solo perché sei tornato qua non significa che puoi ingozzarti come facevi da giovane."

Le gote di papà si imporporarono. Raddrizzò la schiena, con aria superba. "Io sono ancora giovane," la sfidò a replicare, e lei rise malignamente.

"Hai quarantatré anni. Non sei esattamente un ragazzino."

"Tu ne hai quarantaquattro, se è per questo," ringhiò papà, mettendosi altre due ali di pollo fritto nel piatto e un cucchiaio di patate arrosto. "E io mangio quanto mi pare. Caso chiuso."

La mamma si voltò verso di me esasperata, in cerca di aiuto, ma trovò soltanto me e Hugo che facevamo a gara a chi metteva più marshmallows in bocca, e posò rumorosamente le posate sul piatto. "Ma insomma! Io ho educato dei ragazzi o degli animali?" chiese retoricamente, e io, mio fratello e papà ci scambiammo uno sguardo.

In mezzo secondo eravamo crollati sul tavolo, in preda ad un attacco di risate troppo intenso per rimanere seduti.

La mamma chiuse gli occhi, respirò contando fino a dieci. Poi riaprì gli occhi castani, e si ritrovò davanti un pezzo di pollo tagliato rozzamente a forma di cuore che papà le sventolava sotto il naso con il sorriso più carino del mondo. "Dai, amore," fece papà facendolo ondeggiare avanti e indietro, sotto lo sguardo allibito della mamma, "mangia un po' di pollo."

La faccia della mamma diventò rossa come un peperone. Sapeva benissimo che non c'era persona che non li guardasse ad ogni ora del giorno, e che il tavolo dei Grifondoro era in attesa di una sua reazione. Si schiarì la gola e poi mangiò il cibo che papà le stava porgendo.

Lui si alzò di scatto, fece il giro del tavolo e una volta raggiuntala la afferrò per la vita. Le sussurrò qualcosa che la fece ridere, poi le prese il mento tra le dita e la baciò nel modo più appassionato che avessi mai visto, tanto che non ci fu un singolo studente Grifondoro e anche di altre tavolate che non si mise ad applaudire e fischiare. 

Nel casino che era scoppiato, fu inevitabile per me ridere e istintivamente girarmi verso il tavolo dei Serpeverde, dove trovai gli occhi grigi di Malfoy già a guardarmi. Rimasi a fissarlo, mentre il rumore intorno a noi imperversava e non rimaneva che il nostro sguardo ad unirci.

Non importava quanto arrabbiato o nervoso fosse, mi trasmetteva desiderio, sentivo la gola secca soltanto a guardarlo.

Volevo sapere perché ce l'avesse con me, che cosa fosse successo per non parlarmi più. Stavo per chiedergli di uscire dalla Sala Grande per parlarne, quando l'applauso si spense, i miei genitori ridacchiando tornarono seduti, e lui distolse lo sguardo.

^^

"Mi era mancata l'aula di Pozioni," commentò emozionata la mamma, con il braccio sotto quello dello zio Harry, che ridacchiando si aggiustò gli occhialetti sul naso.

"Anche a me. Te le ricordi, te, le cene del Lumaclub?"

Mamma rise di cuore, camminando al fianco dello zio e di me e Al per gli stretti corridoi bui che portavano alla stanza. Già potevo immaginare Lumacorno danzare tra i calderoni in fibrillazione per l'arrivo dei suoi due pupilli. "Come potrei dimenticarle? Quando Cormack McLaggen mi faceva la corte, e una volta Draco si è infiltrato ad una delle cene?"

Sgranai gli occhi. "Il signor Malfoy non era invitato? Ma—"

"Oh, amore mio, solo perché Scorpius eccelle in Pozioni non significa che sia derivato dal padre... basti pensare che la famiglia da parte del papà dello zio Harry aveva addirittura inventato la Pozione Scacciabrufoli, e invece lo zio non riusciva neanche a tagliare correttamente un bezoar," poche volte avevo visto la mamma così di buonumore; era davvero emozionata all'idea di tornare tra i banchi di scuola.

"Voi sapete già che cosa prepareremo oggi?" domandai allora ai due adulti, che si lanciarono un'occhiata furba senza rispondere.

"Lo capirai appena sarai entrata, Rosie," mi assicurò lo zio, e io e Al li lasciammo andare avanti per raggiungere i nostri amici rimasti indietro.

"Stanotte è il turno di Scorpius di controllare il Veritaserum," mi avvertì Albus, parlando sottovoce.

Io annuii. "Io faccio domani."

"Speriamo sia pronto in tempo per le vacanze di Natale, altrimenti dovremmo portarlo a casa per finirlo, e lì sarebbero guai," fece una smorfia mio cugino.

"Sarà sicuramente pronto, ci vuole un mese," gli ricordai, "e poi Malfoy sa quel che fa. O almeno spero."

"Mi dispiace che non ci sarai per quando lo daremo a tutti i partecipanti di Quidditch, era il tuo momento per scoprire la verità... però entro Natale sarà tutto finito, e tu tornerai ad Hogwarts con noi. Ci occuperemo io e Scorp di dare una bella bastonata a chi ti sta facendo questo," esclamò Al ottimista, facendomi ridere.

Entrammo nell'aula; lui prese un banco della fila centrale, io quello speculare della fila di destra, e ci mettemmo sopra le borse, ognuno riservando il posto al suo amico. Izzy si mise a fianco a me, Kalea e Livia dietro, e Noah e Dave dietro Albus.

Noah mi rivolse un sorriso timido che ricambiai subito. Mi diressi verso di lui mentre tutti prendevano i loro posti, ignorando l'odore familiare all'interno della stanza. Di Lumacorno ancora non c'era l'ombra.

"Hey, Noah," lo salutai, appoggiandomi al suo banco mentre tirava fuori i libri dalla borsa. Estrasse anche una pergamena arrotolata, che si guardò bene dal mettere vicino a me.

"Ciao, Rose. Come stai?" mi chiese, premuroso, a disagio per le occhiate che mandava Albus nella nostra direzione. Lui non era affatto arrabbiato con Noah, perché l'ira che lo aveva colto quando aveva saputo che voleva somministrarmi di nascosto dell'Amortentia si era dissipata subito, messa in secondo piano rispetto alla mia condizione fisica. E c'era anche la priorità di trovare il vero colpevole.

Soltanto, tendeva—anche un po' senza accorgersene, sospettavo—a tenermi d'occhio quando stavo nei suoi paraggi, per evitare che mi succedesse qualcosa. Si era fatto iperprotettivo, tale e quale a James, che insieme a papà non mi lasciava respirare un attimo.

D'altronde, neanche io ce l'avevo con Noah, anzi; una parte di me era anche lusingata dalle sue attenzioni. Mi dispiaceva e mi sentivo in colpa per come Malfoy l'aveva trattato, perché non se l'era meritato. Certo—ero stata io la prima a dubitarne, a chiedermi se non fosse stato davvero lui a farlo, però come amico Malfoy aveva esagerato. Prenderlo così a pugni era stato inutile, perché non solo gli aveva fatto del male, ma non aveva nemmeno permesso di giungere a nulla di rilevante.

Per fortuna Noah era stato intelligente, e aveva capito che l'aveva fatto unicamente in quanto si sentiva in dovere di difendere la cugina del suo migliore amico, membro di una famiglia in cui lui si era inserito da poco, e non gli serbava rancore.

Il vero problema non era infatti lui, ma Malfoy stesso. In mia presenza non si era mai detto nulla, anzi, quando uscivamo in gruppo—le rare volte in cui le mie due guardie del corpo si ritiravano, lasciando che fosse Al da solo a gestire la situazione—si comportavano sempre in modo impeccabile. Il biondo non spiccicava una parola e Noah non mi si avvicinava a meno che non ci fossero anche mio cugino, o Dave.

La questione sorgeva quando erano da soli, come in dormitorio o durante le lezioni che non condividevano con i Grifondoro. Albus mi raccontava che bastava una parola per far scattare i nervi di Malfoy, che si sarebbe alzato e se ne sarebbe andato chissà dove, oppure che l'avrebbe minacciato, o addirittura messogli le mani addosso.

In gruppo riusciva anche a sopportare la sua presenza, ma una volta soli non si riusciva a contenere, e quando Albus cercava di parlarci era come sbattere la testa contro un muro. Noah, da persona sveglia qual era, cercava di tenersi il più lontano possibile da lui quando non c'era altra gente intorno, almeno in attesa che la situazione sbollisse da sola.

Parlando del diavolo, fece il suo ingresso il ragazzo. Aveva un libro sotto il braccio, la divisa stropicciata e i capelli sparati in mille direzioni diverse. Mi chiesi se quest'aria sensuale non fosse data da una qualche ragazza baciata all'ombra del corridoio, e dall'occhiata che mi lanciò Izzy capii che aveva avuto la stessa identica impressione.

Mi vennero i brividi soltanto a pensarci.

Non riuscì a evitare di schernirmi non appena fu abbastanza vicino da potermi parlare. "Merlino, Weasley, ci sei andata giù pesante a metterti il profumo oggi," commentò storcendo il naso. "Quasi non si respira."

Vidi mia madre tendere le orecchie, ma stava parlando con zio Harry vicino alla scrivania del professore, per cui se gli avessi risposto per le rime magari non avrebbe sentito tutto.

Scattai in piedi, fulminandolo con lo sguardo. Oltre la sua provocazione e il fatto che mi stesse ignorando, si aggiunse anche la sensazione che avesse baciato un'altra, e parlai con il tono di voce più aspro che mi fossi mai sentita usare. "Hai evidentemente un problema olfattivo, oltre che psicologico," ringhiai, "considerando che l'unico odore qua dentro è quella tua disgustosa colonia. Vedi di pensare meno a farti bello e più a cercare di non soffocarci tutti."

Parve sorpreso dalla mia reazione. Ci eravamo ritrovati faccia a faccia, come non succedeva da parecchio tempo, in effetti—almeno dalla festa di Halloween.

Sentii lo zio Harry soffocare una risata, lo ignorai continuando a fissare Malfoy duramente. Vidi distrattamente Noah assumere un colorito verdastro, prima che sia io che il mio compagno fossimo presi per le spalle da Lumacorno ed esposti alla classe.

"E questo, ragazzi miei," esclamò il professore, con un tono orgoglioso e parecchio divertito, "è esattamente il modo in cui funziona il filtro d'amore più potente del mondo, l'Amortentia."

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro