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12 - 𝑇𝑒𝑛𝑒𝑟𝑖𝑓𝑒 𝑠𝑒𝑎

{Cast: Sophie Turner as Rose Weasley}

^^

La strada per tornare al Castello non mi era mai parsa così lunga. Continuavo a discutere con Albus—James e Teddy erano dovuti tornare a lavoro, uno da zio George e l'altro a Mielandia—sui pro e sui contro del somministrare di nascosto il Veritaserum a tutti coloro che avevano partecipato alle Selezioni.

"Dobbiamo farlo," insistette Al esasperato, gesticolando. "Altrimenti chi ti fa del male continuerà a riuscirci, indisturbato, e noi non saremo in grado di fermarlo."

"Voglio parlarne prima con la McGranitt," replicai ostinata, e Al gemette.

"No, Rose. È una pozione che non a caso è stata bandita da Hogwarts, e quello su cui ci stiamo basando è pura speculazione, non ci darebbe mai il suo consenso. E senza quello, be', quello che vogliamo fare sarebbe ancora più sbagliato."

Sospirai, frustrata. Perché non capiva? La McGranitt non sapeva che fare, noi, grazie a Teddy, invece avevamo una pista—come avrebbe potuto rifiutarsi di seguirla? E mettermi così ancora più in pericolo?

"Intanto pensiamo al Ballo. Scorpius ti sorveglierà tutta la sera?" domandò, dando un calcio ad un sasso che rimbalzò nell'erba alta. Annuii, lui si incupì e affondò le mani nelle tasche, incurvando le spalle. "Ah," disse solamente.

"Se hai qualcosa in contrario—"

"No!" sì affrettò a dire, con gli occhi verdi sgranati, "no, davvero. È solo che... insomma, lui c'è stato per te quando nessun altro l'ha fatto, me compreso. Mi avevi raccontato di questo problema e io non l'ho preso seriamente, credendo che fosse un episodio isolato, e di questo mi dispiace davvero, Rose. Sei la persona a cui tengo di più al mondo, e se ti fosse successo qualcosa di più grave, se ti fossi fatta male sul serio, allora sarebbe stata colpa mia. Non me lo sarei potuto mai perdonare."

Lasciai scivolare il braccio sotto al suo, e gli calai meglio il cappello di lana sulla testa con la mano libera. "Grazie, Al, ma non devi biasimarti. Del resto non te ne avevo più raccontato, era lecito pensare che fosse un caso isolato. E soprattutto, se le cose si fossero messe davvero male, saresti stato il primo che avrei chiamato. Se ho chiesto l'aiuto di Malfoy è stato solamente perché non volevo farti preoccupare inutilmente. Alla fine, quello che abbiamo fatto noi, è stato solo cercare un po' giro e saltare qualche coprifuoco..."

E baciarsi, mi ricordò il mio inconscio, il che mi fece venire un brivido lungo la schiena.

Albus mi sorrise, un occhio coperto da un ciuffo di capelli neri. Quando mi sorrideva in quel modo era impossibile non provare un'ondata di affetto nei suoi confronti, e all'improvviso mi sentii lo stomaco stringersi all'idea di un possibile cambiamento nel nostro rapporto, magari una volta cresciuti e intrapreso strade diverse, sia a livello lavorativo che abitativo.

Prospettiva che con i M.A.G.O. a fine anno si faceva sempre più vicina e concreta.

Varcammo le soglie del Castello, e intravedemmo subito Gazza ci stava aspettando, un piede che batteva nervosamente a terra. Ci porse stizzito una pergamena, con un milione di nomi sbarrati, tranne i nostri due, vicini. "Venti minuti! Venti minuti vi ho dovuto aspettare, e siete fortunati che la McGranitt mi abbia obbligato, altrimenti avreste passato la notte fuori!" la sua faccia era livida, una ragnatela di innumerevoli rughe che gli solcavano la pelle, evidenziate dal colore di questa, gli occhi acquosi stretti e che mandavano lampi.

Io borbottai delle scuse, mentre Al pressò le labbra tra di loro per non mettersi a ridere. Gazza lo notò e se possibile si arrabbiò ancora di più; Albus però gli fece un occhiolino, e scrollando le spalle lo superò, esibendosi anche in un'ironica riverenza.

Lo seguii a testa bassa, con il fumo che usciva dalle orecchie. Appena svoltammo e fummo fuori dalla vista del custode gli diedi uno scappellotto che lo fece gridare brevemente, dalla sorpresa. "Ahia!" si lamentò, girandosi verso di me con la bocca spalancata e una mano che si massaggiava i capelli scuri. "Perché diavolo l'hai fatto?"

"Gazza è in questa scuola da quando c'erano i nostri genitori e persino nonni. Ti sembra davvero il caso di trattarlo così, Albus Severus Potter?"

Al gonfiò il petto e raddrizzò le spalle, lanciandomi un'occhiata gelida. "Prima di tutto, sai che odio quando mi chiamate con il mio nome intero. E poi," disse rilassandosi e assumendo un atteggiamento indolente, "è stato deriso per tutta la sua vita,zio George non riesce neanche più a contare tutti gli scherzi che lui e zio Fred gli hanno fatto... non preoccuparti, ci è abituato."

Lo fulminai con lo sguardo—che razza di giustificazione era?—, lui mi restituì un gran sorriso e mi mise il braccio intorno alle spalle, iniziando a spingermi verso le scale. "E non tenermi il muso, sai che sennò poi sono costretto a farti il solletico."

"Giuro che quando fai così sei uguale a James," alla mia affermazione esasperata strabuzzò gli occhi verde smeraldo, facendomi ridere.

"Non osare insultarmi così pesantemente un'altra volta, Rose. Io e James non ci assomigliamo per niente, ti prego."

Raggiungemmo chiacchierando la Torre dei Grifondoro. Mi piaceva così tanto parlare con Al che avremmo potuto farlo per ore, fino a perdere la cognizione del tempo: stare con lui faceva da balsamo per i miei nervi.

La Signora Grassa ci vide arrivare davanti a lei con un sorrisetto impertinente sulle labbra. "Oh, carissima Rose Weasley, hai cambiato accompagnatore? Dove hai lasciato il bel biondo? Non che questo sia meno affascinante... si vede che hai un debole per i Serpeverde. Chi l'avrebbe mai detto, considerando i tuoi genitori!"

Roteai gli occhi. Quella donna non riusciva a smettere di essere pettegola. Non importava quante guerre avesse vissuto, o quanto fosse vecchia—era sempre in prima fila per fare del gossip.

Albus arrossì appena sugli zigomi. "Siamo cugini," la informò, e la Signora Grassa rise in modo squillante.

"Vi assicuro che non ha mai fermato nessuno!" esclamò con un ghigno malizioso.

"Va bene," terminai quella conversazione imbarazzante, "vado a prepararmi. Malfoy si farà trovare qua alle nove, mi ha detto. Vieni anche tu, con o senza eventuale accompagnatrice, e andiamo tutti insieme, d'accordo?"

Al annuì, mi lasciò un bacio sulla guancia e fece retro-front per scendere nei sotterranei dei Serpeverde. Io entrai dal buco del ritratto nella Sala Comune dei Grifondoro, e trovai Hugo, Louis—mio cugino nonché Corvonero, che si imbucava sempre da noi—e Frank che si facevano una partita di scacchi seduti ad un tavolino.

Lily e un paio di sue amiche parlottavano sprofondate nelle poltrone davanti al fuoco. Quando mi vide, mia cugina balzò in piedi. "Rose!" mi gettò un braccio intorno al collo e mi spinse verso la camera che condividevo con Izzy, Kalea e Livia.

"Hey, Lils. Non ti prepari per il ballo?" chiesi, confusa, aprendo la porta. Trovai Kalea, con addosso il suo abito viola che le risaltava la pelle scura, che si faceva intrecciare i capelli castani da Livia, e Izzy distesa sul letto.

Non mi degnò di un'occhiata quando entrai, seguita dal fuoco d'artificio che mi stava alle calcagna.

"Sono praticamente pronta, mi manca solo il vestito," mi fece notare lei, come misi le buste sul mio letto. In effetti aveva i capelli fatti e anche il trucco applicato perfettamente. "E sono qua per preparare te, insieme alle tue belle amiche."

"Me?" replicai sorpresa.

"Ma certo, ho appena scoperto che hai chiesto a Malfoy di accompagnarti. Be', una mossa azzardata, ma alla fine lui ha accettato, anche a causa di tutte le tue insistenze, per cui—"

"Che cosa?" gridai di colpo, facendo sobbalzare Livia, la più vicina a me. "Chi ti ha raccontato questa enorme stronzata?"

"Malfoy," rispose confusa Lily, e lo fu ancora più vedendomi gettare la busta con il mio vestito dall'altro lato della stanza.

"Allora quell'idiota può andarci da solo al ballo, visto che si diverte tanto a mettere in giro voci false."

"Non essere impulsiva. Tieni, abbiamo trovato questo sul tuo letto quando siamo tornate da Hogsmeade," mi informò Kalea, porgendomi una scatola nera con un grosso fiocco del medesimo colore.

Presi la confezione. Il pacchetto era leggero, con un biglietto attaccato recante un'elegante scritta: Spero che tu la ami tanto quanto amo io l'idea di vederti stasera.

Sollevai il coperchio, le mie amiche disposte intorno a me, e ci ritrovammo davanti agli occhi la maschera veneziana più bella che avessi mai visto: era azzurra, con delle piume eleganti candide ai lati, e fili d'argento che si intonavano perfettamente a quelli che decoravano anche il mio abito.

Era una maschera da principessa. Da regina.

Io e Lily ci scambiammo un'occhiata. "Chi la manda, secondo voi?"

"Mi verrebbe da dire Malfoy—dopotutto, sarebbe un regalo da accompagnatore, ma non penso che avrebbe scritto qualcosa del genere nel biglietto. Perciò non ne ho idea," concluse Kalea.

"Che importa?" saltò su Lily. "È tardi, dobbiamo prepararci. Rose la indosserà e chiunque gliel'abbia regalata glielo farà sapere."

Così chiuse l'argomento. Livia terminò l'acconciatura complicata di Kalea, Izzy venne truccata da Lily, e ognuna preparò l'altra. L'atmosfera era leggera, densa di risate, anche se la freddezza tra me e Isabelle era palpabile. Eravamo le uniche meno spensierate delle altre, sebbene si prospettasse una serata con i fiocchi, ed evitavamo l'uno lo sguardo dell'altra come se a incontrarlo ci saremmo bruciate.

Mi fidavo ciecamente di James, e sapevo che ogni parola da lui pronunciata riguardo l'amicizia tra me e Izzy era sicuramente vera, e che avremmo risolto; solo che forse era anche giusto che ognuna si prendesse i suoi spazi prima di cercare di riconciliarsi.

Quando Kalea mi chiuse anche gli ultimi bottoni sul fianco—eravamo in ritardo di soli dieci minuti, un record—ed ebbi indossato la maschera veneziana, potei guardarmi allo specchio.

Il vestito era ancora meglio di quanto mi ricordassi da quando l'avevo provato nel camerino: il corpetto azzurro come il mare era solcato da eleganti venature in filigrana argentata, la scollatura era a cuore, le maniche scendevano fino a metà avambraccio. Una volta terminato il corpetto, si apriva una gonna enorme, fatta da veli impalpabili sovrapposti. Kalea mi aveva truccato le labbra di rosso e sciolto i capelli sulle spalle, arricciandoli con la piastra. Nel complesso, stavo davvero bene. Sembravo vagamente una principessa, un angelo celeste tranne per i capelli e la tinta per la bocca, rossi sangue.

Lily scappò a mettersi il suo vestito, dicendoci che ci avrebbe incontrate direttamente nella Sala Grande con il suo accompagnatore, e così rimanemmo soltanto noi quattro. Kalea si lisciò le pieghe del suo abito color prugna, Izzy prese una pochette perfettamente intonata al lillà del suo e Livia si ripassò un'ultima volta il trucco prima che finalmente potessimo uscire dal nostro dormitorio.

Quando attraversammo la Sala Comune, mi sorpresi di vedere che non c'era nessuno. Eppure non eravamo così in ritardo...

Fuori dalla Torre dei Grifondoro c'erano Albus, con appioppata al suo braccio nientemeno che Amanda Finch-Fletchley che sbuffava come l'Hogwarts Express, Caleb Thomas, Noah Zabini e Logan Anderson.

Isolato rispetto a quel gruppetto che parlava animatamente, si trovava Malfoy, appoggiato alla parete e confondendosi con essa: era completamente vestito di nero, camicia e cravatta, pantaloni e scarpe; era riconoscibile unicamente per il colorito della pelle e per il biondo oro dei capelli.

"Ragazze, siete bellissime," si complimentò Albus, venendomi incontro. Mi lasciò un bacio sulla guancia, distraendomi dal guardare Malfoy, che sentendo la sua voce chiamarci si girò verso di noi.

Vidi distrattamente Noah avvicinarsi con un gran sorriso a Livia, Logan prendere per i fianchi Kalea e darle un bacio, e Caleb dire qualcosa a Izzy che la fece ridere; ma in realtà l'unica cosa cui prestai attenzione fu la reazione del mio cavaliere.

I suoi occhi grigi si spalancarono appena, impegnati a percorrermi da capo a piedi, più volte. La bocca cesellata si socchiuse, il corpo alto e slanciato si irrigidì appena. Rimase solo a guardarmi, sorpreso, e non potei non fare lo stesso, perché vestito in nero carbone in quel modo, con la maschera che si rigirava tra le dita, come me—diamine, non l'avevo mai visto più bello di così.

"Che dire," sussurrò, l'accenno di un sorriso indolente, "non sarà poi così difficile non perderti d'occhio stasera."

Si allontanò dalla parete scura per accarezzarmi fugacemente la guancia mentre gli altri erano distratti. Si chinò al mio orecchio. "Spero tu voglia accettare la mia proposta, Rose."

Non mi morsi un labbro solo perché avevo il rossetto e non volevo rovinarlo, ma mi maledii, perché non avevo pensato a quello tutto il giorno. Malfoy vide la mia espressione—dovetti sembrare caduta dalle nuvole—perché rise debolmente. "Non c'è fretta. Hai tutto il tempo per pensarci."

Alzai lo sguardo e trovai i suoi occhi grigi già a guardarmi. Si incastrarono nei miei e rimasero in quel modo, immobili, come se non vedessero altro, mentre le sue dita corsero al mio mento e lo alzarono.

Il cuore mi saltò un battito. Mi stava per baciare? La gola mi diventò secca: lo desideravo come un viandante, perso nel deserto, cerca l'acqua.

Abbassò la testa quel poco che bastava, e all'improvviso non me ne importò nulla del casino che sarebbe successo, potenzialmente distruttivo tanto da scuotere persino le fondamenta del Castello, se i nostri amici ci avessero visti, perciò alzai anche io la mia verso la sua.

"Rose, Scorp!" la voce di Albus ci gelò sul posto.

Malfoy si ritrasse come bruciato, lasciandomi con la gola secca e il petto contratto, e mi girai verso Al, dotato di un grande e ignaro sorriso. Indossava anche lui una camicia, ma bianca, e una cravatta che necessitava assolutamente di una sistemata. Lo raggiunsi e lasciammo gli altri procedere mentre gliela aggiustavo.

"E così... hai ripiegato sulla Finch-Fletchley," commentai distrattamente, con un sorriso obliquo, e Al sbuffò.

"Sapevo che sarebbe arrivata la predica."

"Non è una predica," risi lasciando le mani scivolare dalla cravatta sulle sue clavicole, le spalle e poi le braccia. Intrecciai le dita con le sue. "Assolutamente. È solo che puoi avere di meglio, Albus."

Strinse la presa sulle mie dita, guardando il terreno a disagio. Si schiarì la gola. "La ragazza che volevo accompagnare era impegnata."

"Izzy ti vuole un gran bene, lo sai. Quando capirà che non potrebbe mai trovare nessuno come te, che sei il ragazzo migliore sulla faccia della Terra, allora vedi che starete insieme e sarà tutto perfetto. Fidati di me, va bene? Siete i miei due migliori amici, vi conosco come le mie tasche. Non può non succedere."

Albus mi sorrise. Portò le mani ai lati del mio collo e mi sfiorò le guance con i pollici. "Tu sei la ragazza più speciale che abbia mai conosciuto, Rose Weasley. E anche se litighiamo e possiamo non andare d'accordo, sappi che non avrei potuto chiedere per una sorella e una migliore amica migliori di te."

"Ti voglio bene, Al," alla mia affermazione mi diede un bacio delicato sulla fronte. Ci bastò svoltare il corridoio per raggiungere il resto dei nostri amici. La Finch-Fletchley si aggrappò al suo braccio, fissandomi in cagnesco, mentre Izzy ci guardò a malapena, riniziando a camminare insieme a Caleb in testa al gruppo.

Io le lanciai un'occhiata sconsolata, ma si girò prima che potesse coglierla, quindi acquistai la destra di Malfoy senza fare altro. Iniziavo a provare un senso di malessere all'idea che la mia migliore amica fosse arrabbiata con me: era strano, perché non eravamo mai rimaste arrabbiate a lungo, dato che molto presto una di noi alla fine si pentiva sempre e lo ammetteva all'altra, che provava lo stesso identico senso di colpa.

Desiderai prenderla da parte per parlarle, almeno per non passare l'intero ballo separate perché arrabbiate, però lei, stretto Thomas sotto il braccio, varcò le porte della Sala Grande, e così fecero tutti i nostri amici, lasciando me e il mio accompagnatore non soltanto ultimi, ma anche da soli.

"Prima di entrare," lo fermai, con una mano sul suo braccio, "se provi di nuovo a dire che ti ho assillato perché venissi al ballo con me ti uccido, Malfoy. Sono seria."

Ridacchiò. "Era divertente. Rilassati, Weasley, o almeno provaci. Del resto, dovevo giustificare in qualche modo questa apparizione insieme sul palcoscenico, no?"

"Mi rilasserò quando tutta questa messa in scena sarà finita, e quando avremo beccato chi è che si diverte a torturarmi così," comunicai a bassa voce, sfregandomi le braccia con evidente disagio.

Lui abbandonò il suo ghigno e indurì l'espressione del volto. "Non posso neanche immaginare quanto sia pesante ciò che stai passando, ma posso prometterti che troveremo questo bastardo, e che verrà espulso da Hogwarts. Fino ad allora sei ufficialmente obbligata a essere la mia partner, perciò è il momento di dimostrare a quell'idiota chi è che comanda."

Erano sporadiche le volte in cui lo avevo visto così serio, così determinato a perseguire il suo obiettivo—obiettivo poi che non lo riguardava strettamente, e che per questo mi riscaldava da capo a piedi. Da quando mi aveva trovata nel corridoio dopo la prima apparizione, e con eccezione costituita dalle partite di Quidditch che gli richiedevano attenzione costante in quanto Cacciatore e Capitano, si era comportato in quel modo solo nelle due brevi convocazioni nell'ufficio della Preside. Vederlo in quel modo, deciso a vendicarsi o quantomeno scoprire l'identità del mio assalitore, era strano quanto rincuorante. Non mi doveva nulla, non eravamo nemmeno amici, eppure quel semplice e forse vano aiuto mi dimostrava quanto torto avessi avuto sul suo conto in quegli anni.

Mi appoggiai alla parete, incrociando le caviglie. Eravamo accanto all'ingresso della Sala Grande, le porte spalancate, ed era probabile che qualcuno ci avesse già visto, ma non ero ancora del tutto pronta ad entrare. E poi, dovevo dirgli del piano a cui ero approdata quel pomeriggio con i miei cugini.

"Il progetto della McGranitt non funzionerà mai," dichiarai, serrando le braccia al petto. La sua reazione fu minima alle mie parole: doveva averci pensato anche lui. "Crede di poter cogliere in flagrante chiunque mi versi da bere, ma non sappiamo il metodo di somministrazione della pozione, né è detto che chiunque sia il colpevole decida di agire anche stanotte e in mezzo a così tanta gente, insegnanti compresi. L'importante è riuscire a ottenere dei sospettati," proseguii, decisa, "e con Al, James e Teddy siamo arrivati alla conclusione che si possa trattare di un Grifondoro, e che possa aver partecipato alle Selezioni. Parliamo con chi non è stato preso in squadra, e se non troviamo niente estendiamo il raggio d'azione, e applichiamo una contromossa."

"Carino da parte tua non includermi nei piani cospiratori della tua famiglia di psicopatici," commentò, freddo. "Almeno hai già pensato a quale dovrebbe essere questa contromossa, Sherlock?"

Inarcai entrambe le sopracciglia, divertita dal fastidio che avevo provocato in lui menzionando i miei cugini. Allungai una mano e gli diedi un colpetto sul braccio, un sorriso fiero. "Perdonami, stai parlando con Rose Weasley. Secondo te posso non averci già pensato?"

Mi scoccò un'occhiataccia, facendo il gesto di passare la mano dove lo avevo toccato per distendere le immaginarie pieghe della sua giacca. "Non toccarmi. Quale sarebbe questo brillante piano?"

Mi piazzai le mani sui fianchi, incredula. "Ti sei davvero offeso perché ne ho parlato con altre persone?"

"Non essere ridicola," sibilò, stringendo gli occhi grigi. "Dimmi che cosa ti è saltato in mente e fallo in fretta, perché non mi faccio scrupoli a mollarti qua, hai capito bene?"

Roteai gli occhi. "Siamo acidi, stasera."

"Weasley," mi ammonì con un'occhiata obliqua.

"E va bene," sbuffai, e mi guardai attorno per accertarmi che nessuno fosse nei paraggi prima di dire: "voglio preparare il Veritaserum."

Mi guardò come se fossi impazzita tutto d'un tratto. "Il cosa?" domandò, incredulo. "Vuoi avvelenare la tua Casa, incosciente che non sei altro? Non hai le minime abilità nel fabbricare una pozione così complicata, senza contare che è del tutto illegale e che la Preside—"

Gli schioccai le dita davanti agli occhi. "La Preside non lo verrà a sapere, Malfoy. E so di non averne le capacità, è per questo che lo sto dicendo a te."

"Ma non ce le ho nemmeno io," ringhiò lui, indurendo i tratti del volto, adesso visibilmente più preoccupato. "Rischiamo Azkaban per una cosa del genere, lo vuoi capire?"

"E io rischio di morire continuando così," replicai ferocemente. "Ti sto informando proprio perché tu adesso possa tirarti indietro senza essere connesso a nulla di quello che farò da questo momento in poi. Prendi la tua decisione, torna sui tuoi passi, fa' quello che vuoi, Malfoy, ma se credi che mi farò scrupoli a capire chi mi sta facendo del male e perché, allora davvero non mi conosci."

Si passò entrambe le mani tra i capelli con un luccichio dei molteplici anelli che gli ornavano le dita lunghe. Era combattuto, lo sapevo—non si faceva scrupoli a fare gite notturne nel Reparto Proibito o a girovagare nei dormitori femminili con le sue conquiste o a indire feste clandestine nel Castello, ma non era uno sconsiderato, e non ignorava affatto i rischi che comportava la somministrazione di una pozione del genere. Il Veritaserum era stato bandito dall'insegnamento scolastico a Hogwarts e in tutte le scuole, e non era più uno strumento accettabile nei processi giudiziari come lo era stato in passato. Più ci pensavo, più capivo che Albus aveva ragione, che mai avrei potuto parlarne alla Preside e aspettarmi il suo appoggio.

Era qualcosa che dovevo fare da sola o, in alternativa, con l'aiuto dei miei amici e di Malfoy.

"Ormai ci sono dentro," confessò infine, la lingua stretta contro i denti in un sibilo che di convinto aveva ben poco. "Sarei comunque passibile di omessa denuncia di reato, tanto vale aiutarti a non sterminare cinquanta persone."

Un sorriso fece capolino sul mio volto, un sorriso entusiasta e grato, il che lo imbarazzò; agitò la mano in aria a minimizzare e disse: "sì, sì, ma non farci l'abitudine. Posso aver deciso di aiutarti e posso averti permesso di baciarmi, ma questo non vuol dire che—"

"Permesso di baciarti?" ripetei con una risata ironica, spiazzata e divertita. "Spero tu stia scherzando, dannazione."

Il suo volto era stato scolpito nel marmo fino a quel momento, ma non riuscì a risparmiarsi a sua volta un ghigno compiaciuto. Mi prese per il polso e mi tirò in avanti, fino a potersi accostare al mio orecchio e sfiorarmelo con le labbra. "Non preoccuparti," mormorò, "ti permetterei di rifarlo."

Lo allontanai con una spinta sul petto, e lui, ridendo sincero, sfruttò la vicinanza per prendermi il braccio e condurmi di nuovo davanti l'ingresso della Sala Grande.

"Sei pronta?"

"Sarò mai pronta per una cosa del genere?" replicai con una smorfia contrita. "Speriamo di limitare i danni."

"Preoccupati di non ingerire nulla e sarai già a buon punto. E comunque, secondo il tuo infallibile progetto questa sera è solo di ricognizione in attesa della somministrazione della pozione, no?"

Annuii, cercando di calmare il mio cuore imbizzarrito. "Sì, giusto. Per una volta hai detto una cosa sensata, Serpeverde."

"Mi concedi l'onore di entrare al tuo fianco, Grifondoro?" motteggiò, il tono sarcasticamente solenne, il che mi portò ad alzare gli occhi al cielo.

"Andiamo," dissi, scuotendo la testa e tirandolo in avanti, "abbiamo del lavoro da fare."

^^

Avrei voluto con piacere concentrarmi sulla bellezza della Sala Grande, le cui decorazioni riuscivano ad unire un tema tipicamente di Halloween come le parlanti zucche intagliate o i pipistrelli vivi svolazzanti sul cielo scuro e nuvoloso; avrei voluto salutare i miei amici di altre Case, lanciare uno sguardo di più al buffet imbandito, al centro della stanza privo di tavoli a mo' di pista da ballo, avrei voluto sorridere ai Fantasmi di Grifondoro che generalmente mi avrebbero accolta con un sorriso di rispetto e di sincera contentezza, ma non successe nulla di tutto ciò.

Se non fosse stato per la musica che vibrava nell'ambiente, sarebbe calato un silenzio immenso su tutti i presenti. Studenti, Fantasmi, insegnanti, poche volte nella vita avevo avuto gli occhi di così tanta gente su di me in quel modo. Erano tutti confusi, nervosi, infastiditi, terribilmente sorpresi, maliziosi, sghignazzanti. Vedevo Isabelle, poco più in là, cercare di radunare su di sé quanta più attenzione possibile, e lo stesso facevano Albus e i nostri amici, ma nulla avrebbe potuto impedire a chi ci fissava stralunato di smettere di farlo.

Sentii un groppo in gola. Sebbene la mia più immediata reazione fu quella di drizzare ulteriormente la schiena, serrare i denti e affilare lo sguardo in direzione delle occhiate più malevole, il mio corpo diverte irrigidirsi in modo sensibile, perché Malfoy—pur ostentando una costante e imperturbata indifferenza—voltò il capo in basso, verso di me.

Capivo perché destassimo così tanto stupore insieme: ci eravamo odiati e insultati per sei anni, e ora, a uno degli eventi più importanti degli ultimi mesi, ci presentavamo insieme, a braccetto, come se non si fosse mai verificato alcuno screzio tra di noi.

Ma, d'altro canto, se fossi stata una persona esterna e una coppia fosse comparsa così... be', l'avrei guardata anch'io. Eravamo l'opposto, io vestita completamente di azzurro, una maschera veneziana capace di rapire ogni sguardo, e accanto un vero e proprio angelo della morte, nero in ogni suo aspetto. E poi era così alto, e affascinante, al fianco di una ragazza che poteva anche essere considerata attraente, ma che l'aveva denigrato per anni.

Onestamente, pure io sarei rimasta a bocca aperta; questo però non giustificava il tono di accusa leggibile in parecchi occhi, soprattutto quelli dei Grifondoro e Serpeverde dell'ultimo anno.

Gli occhi argentei di Malfoy mi scrutarono a lungo, poi con mia sorpresa rise appena e scosse la testa. "Chi l'avrebbe mai detto, Rose Weasley-Granger atterrita dagli sguardi di una calca di ragazzini. Non dirmi che non hai mai affrontato di peggio, Caposcuola."

Lo guardai aspramente. "Certo che ho affrontato di peggio. E non sono atterrita. È solo che—non lo so. Capisco l'incoerenza del presentarmi qui con te."

Il ragazzo sorrise ancora, prima di lasciar scivolare un braccio attorno alla mia vita e sospingermi in avanti per attraversare la folla che si stava aprendo come le acque al nostro ammirato passaggio. "Pensa che direbbero allora se sapessero che ci siamo baciati," disse, un angolo della bocca curvato maliziosamente all'insù. "Cerca di non farti distrarre da questioni così insignificanti, o perderai la testa. La gente ne parlerà e se ne stancherà, come succede per ogni cosa qui a Hogwarts. Temo," aggiunse ritornando dritto, gli occhi fissi davanti a sé, "che nemmeno tu sia così interessante da rimanere sulla bocca di tutti."

"Non saprei," replicai, cercando di evitare di sorridere dato che la sua attenzione era slittata su di me. "Magari insieme riusciamo a fare lo scoop del secolo."

Scosse la testa con l'accenno di un ghigno, senza smettere di condurmi in avanti verso il nostro gruppo di amici. "Hai scoperto il mio segreto più nascosto—finire come protagonista sulla prima pagina dei giornali scandalistici più famosi del Mondo Magico."

Mi venne da ridere in modo sincero e spontaneo, il che parve accrescere il suo compiacimento. Dovevo riconoscergli almeno questo, oltre all'enorme aiuto che mi stava fornendo: non era affatto il tipo di persona da consolare o rincuorare qualcuno di spaventato o a disagio come potevo essere io nell'intera situazione, ma aveva i suoi modi di far sentire meglio la gente. Non solo, difatti, era riuscito a farmi dimenticare la molteplicità di occhi fissi su di noi e sulla vicinanza dei nostri corpi, ma anche a farmi pensare all'immagine fiera e decisa che volevo dare di me.

Eravamo quasi arrivati a metà della sala, entrambi—e io soprattutto—impaziente di rincontrare i nostri amici e sfuggire alle parole brutali che mi giungevano alle orecchie, quando la Preside ci venne incontro, obbligandoci a fermarci. Indossava un abito scuro lungo fino ai piedi, e si era tolta il solito cappello a tesa larga, permettendo di far vedere il suo chignon argentato. Gli occhi verdi ci guardarono con urgenza, e anche l'intero corpo era in tensione.

"Seguitemi," disse soltanto, scoccandosi un'occhiata attorno per costringere la gente a tornare ai propri affari. Ci dirottò dal nostro gruppo, che ci guardava confuso: solo Albus parve capire, e mi fece un cenno del mento per indicare che ci avrebbe pensato lui a spiegare tutto.

Per il resto, non potemmo che seguire la McGranitt, sfruttando anche l'ingresso in Sala di una celebre band di Maghi che assunse su di sé l'attenzione dei presenti fino a permetterci di passare inosservati. La donna ci fece girare attorno alla pedana rialzata dove in genere stava il lungo tavolo degli insegnanti, e aprì con un colpo di bacchetta una porta minuscola, dello stesso colore del muro e pertanto particolarmente ostica a vedersi.

"Tranquilla, signorina Weasley," proferì la donna tenendoci aperta la porta, vedendo che mi guardavo intorno. "Nessuno ci può vedere entrare qua dentro. E confido che sarete altrettanto discreti circa la notizia di questa entrata," aggiunse con tono severo.

Seguii Malfoy all'interno del condotto, che si rivelò un lungo corridoio che percorreva una rampa di scale scarsamente illuminate. Era chiaro come stessimo scendendo nei sotterranei, e difatti quando la Preside aprì una delle varie porte sul fondo del corridoio, sbucammo nell'Aula di Pozioni. Situata nei sotterranei del castello, era piuttosto ampia, di forma rettangolare. Nella parte opposta rispetto alla porta d'ingresso, posizionata sulla destra, c'era la cattedra, dietro cui delle piccole finestre poste molto in alto, all'altezza del terreno del giardino, lasciavano entrare dall'esterno una luce flebile. Era chiaramente insufficiente per illuminare bene l'intera aula, piuttosto fredda nei mesi invernali: ci si serviva, quindi, di torce o candele, le ultime galleggianti e sparse per tutta l'Aula. Lungo le pareti, sopra dei mobili in legno o all'interno di scaffali, erano poggiati i più svariati barattoli contenenti ingredienti di vario genere per le pozioni, insieme a calderoni in peltro e ampolle di vetro. I banchi, uno ogni due o tre persone, erano disposti orizzontalmente dinanzi alla cattedra, uniti l'uno con l'altro; ai lati della cattedra e al centro dell'aula due grosse colonne in marmo sorreggevano l'alto soffitto.

Confusa nel ritrovarmi in quell'aula—e soprattutto temendo che l'allusione alle pozioni potesse essere collegata con il mio piano in erba di preparare il Veritaserum—saltai come un grillo nel notare la presenza del professor Lumacorno, seduto su una poltrona vicino all'angolo della libreria. Mi portai una mano sul cuore, cercando di calmarmi, mentre Malfoy, stizzito da quella deviazione rispetto al progetto di rimanere in Sala Grande, si era già visibilmente adombrato.

Dalla poltrona che ci dava le spalle si alzò Lumacorno, il quale indossava una vestaglia blu e aveva in testa un paio di occhialetti rotondi, che si affrettò a riportare sul naso. "Buona sera, ragazzi miei," ci salutò con il solito tono caldo e vivace. "Vi trovo bene. Eravate diretti al ballo? Spero di non avervi distratti dalle danze."

"Horace," ringhiò la McGranitt, e Lumacorno rabbrividì.

"Certo, certo, Minerva," annuì il professore di Pozioni, prendendo da uno dei libri sul primo banco una pergamena ripiegata, che srotolata era all'incirca della stessa lunghezza del mio braccio. La porse a Malfoy, che si avvicinò al fuoco che crepitava nel camino per poterla leggere. Il ragazzo la tese verso di me perché potessi leggerla, anche se già ne avevo intuito il contenuto.

Vergata in una calligrafia obliqua e stretta, sulla pergamena era disegnata una tabella scandita minuziosamente secondo varie voci in alto: alunno, anno, ingrediente, uso, data.

"Ne ho già fatto una copia," ci informò Lumacorno tamponandosi la fronte con un fazzoletto ricamato. Il suo nervosismo mi fece accapponare la pelle in maniera fastidiosa e imprevista. Avevo saputo di essere un pericolo per me stessa e per gli altri quando mi ero accorta che avrei potuto affatturare la Preside e nemmeno rendermene conto, ma il docente sembrava temere per qualcosa di molto più grosso.

Malfoy continuava a rileggere con le sopracciglia aggrottate la lista, per cui decisi di darvi un'occhiata anch'io.

"Che c'è, signor Malfoy? Qualcosa non va?" chiese la Preside, che scrutava le nostre reazioni. Spalancai la bocca anche io sullo stesso nome su cui si era soffermato il mio compagno. Malfoy mi lanciò un'occhiata in tralice.

"Nulla," disse alla donna, che serrò le labbra ma non protestò. Il ragazzo ripiegò la pergamena e se la mise nei pantaloni, poi alzò un angolo della bocca nella mia direzione. "Ora hai la tua lista dei sospettati. Basta che non bevi nulla, e non ci saranno problemi."

Parlò in modo che nessuno dei due professori lo sentisse, ma loro non ci stavano prestando attenzione, impegnati a parlare tra loro; e io dal mio canto a malapena lo sentii, perché avevo soltanto un nome in mente, che spiccava nella lista di chi aveva di recente preso ingredienti rientranti nella lista trovata nello spogliatoio.

Noah Zabini.

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