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10 - 𝐾𝑖𝑠𝑠 𝑚𝑒

{Li adoro}

^^

Durò solamente un istante—un timido, tenero bacio a stampo, come quelli che davano i bambini piccoli agli amici.

Lo ricevetti ad occhi sgranati, e fui ancora più sorpresa quando si scostò immediatamente. Rimase ad una distanza minima dal mio volto e mi guardò, in attesa, le iridi chiare illuminate da una luce morbida, il naso dritto che quasi sfiorava il mio, e quelle labbra piene socchiuse, così invitanti che mi pareva impossibile potessero aver anche solo accarezzato le mie.

Era bastato un unico istante a mandare tutto all'aria. Tutto il mio odio per quel ragazzo svanì immediatamente, e non capii neanche il motivo, se non che quell'unico minuscolo contatto aveva messo tutto in prospettiva.

La tensione tra di noi, come ci fissavamo quando l'altro pensava non guardasse, e il fatto che ogni scusa fosse buona per sfiorarci—eravamo stati così stupidi a non capire che era perché era cambiato quello che c'era tra di noi. Eravamo noi stessi ad essere cambiati, e anche se non l'avevamo realizzato subito, i nostri corpi se ne erano accorti da quando ci eravamo rivisti, quando le menti erano state ingenue, e le lingue, anziché rincorrersi l'un l'altra, erano state troppo prese a gridarsi contro.

I suoi occhi grigi mi continuavano a guardare. Non erano speranzosi, niente del genere; sapevo che non era quello il sentimento che lo stava animando. Malfoy stava soltanto aspettando, aspettando di vedere cosa sarebbe successo.

C'erano due possibilità, e una avrebbe per sempre rovinato il nostro rapporto, tanto che avremmo perduto l'intimità e l'intesa tra noi, ma l'altra... l'altra avrebbe cambiato tutto.

Malfoy era in attesa di scoprire quale scelta avrei compiuto, stava affidando il nostro futuro e la nostra relazione nelle mie mani, aveva rimesso la decisione unicamente a me facendo il primo passo, e poi fermandosi.

Forse sapeva quello che avrei fatto, forse no, in ogni caso non persi più tempo del dovuto. Lo afferrai per la maglietta, e spinsi le labbra sulle sue, le quali mi accolsero con un sospiro di sollievo. Schiuse la bocca e approfondì il bacio, mentre le sue mani si posarono sui miei fianchi stringendomi contro di sé.

Portai le mie tra i suoi capelli, l'odore di lavanda e menta incredibilmente forte, la chioma soffice. Sfiorai le sue guance arrossate con la punta delle dita, poi la mandibola affilata, il collo bianco, e la sua lingua non la smetteva di cercare la mia, il suo sapore era intenso, come tutto quello che lo riguardava.

Mi sollevò per farmi sedere sul pilastro quadrato di pietra, all'inizio delle scale e del corrimano, e si posizionò tra le mie gambe, inclinandomi la testa all'indietro per continuare a baciarmi meglio. 

Il buio e il silenzio quasi assoluto ci permetteva di apprezzare al meglio ciò che stavamo facendo, il quale aveva un che di proibito che ci catapultava nelle braccia dell'altro.

Sentivo solo la bocca calda sulle mia, l'odore del suo corpo e il suo tocco, che mi distraevano da qualsiasi altra cosa. Lasciai scivolare le gambe fasciate dalle calze fino a incrociare le caviglie dietro le sue, le dita gli si infilarono tra i miei capelli tirando delicatamente le ciocche.

Bruciavamo di passione, lo sentivo bollente e voglioso e sospettavo che, come me, avrebbe voluto avere mille mani per poterle avere ovunque sul mio corpo. Ed ero anche sicura che nonostante ci stessero andando a fuoco i polmoni, nessuno volesse fermarsi, perché una volta finita la magia non avremmo saputo come comportarci.

Alla fine fu lui ad allontanarsi, solo di pochi millimetri, per poi posare la fronte sulla mia. "Pensavo non ce l'avremmo mai fatta, Weasley," disse incredulo, facendomi ridere. "Hai deciso quello che vuoi fare?" sussurrò poi, sfiorandomi la guancia con il pollice.

Gli rifilai un sorrisetto. "Mah, penso che ti lascerò penare un po'. Sai, devo ripagarti di tutti gli anni che abbiamo passato a litigare."

"Quando invece potevamo fare questo?" mormorò, dandomi un altro bacio a stampo.

Ridacchiai, sorprendendo anche me stessa, oltre che lui. Dovevo ammettere di non essere mai stata così di buon umore nei suoi paraggi. "Intendevo che sei stato una bella sfida per i miei nervi, ma anche quello che dici tu," annuii.

Si esibì in un sorriso sghembo. "Vuoi ancora uscire con Zabini adesso?"

Lo guardai divertita. "Non sarai mica geloso."

Scrollò le spalle, indifferente. "Ma no, soltanto non mi sembra giusto che io se vengo a letto con te non posso andare con altre, e tu invece puoi con il mio migliore amico. Sarebbe molto ipocrita da parte tua."

"Peccato che tu non venga a letto con me," gli feci l'occhiolino, "e dopo questo commento acido penso non succederà per molto altro tempo."

Ecco una proposta sulla quale avrei dovuto rimuginare a lungo. L'idea di andare a letto con Malfoy suonava tanto buona quanto assurda, e non me ne era mai importato tanto della mia verginità, però perderla con lui mi pareva strano, e anche fuori luogo. Se anche solo Albus o James avessero scoperto la cosa, poi, io sarei stata chiusa in un convento e il ragazzo in questione ucciso brutalmente. Lasciando perdere papà, che avrebbe avuto finalmente l'occasione per sgozzare Draco Malfoy.

"Posso cercare di corromperti?" domandò con tono suadente, afferrandomi le cosce per portarmi contro di sé e iniziando a lasciarmi dei baci sul collo.

Scoppiai a ridere e scossi la testa, beandomi delle sue carezze delicate. "No, sono una persona onesta, io."

Scivolò a baciare la clavicola, scostando il colletto della camicia. Lo senti sorridere contro la pelle. "Sei sicura?" le sue dita leggere mi sbottonarono il primo bottone, correndo poi sul secondo, e i baci si fecero più lenti e lunghi.

Non capivo più niente. L'unica cosa che percepivo era il suo tocco, ero in fibrillazione. Non sapevo che cosa stesse per fare, ma non vedevo l'ora che lo facesse. Il respiro mi si appesantì e bramai il momento in cui sarebbe sceso a baciare più giù, ma si fermò all'improvviso.

Lo guardai colta alla sprovvista, incapace di nascondere la delusione, e lui fece una risatina. "Oh no, Weasley. Non ti toccherò più con un dito se non accetterai la mia proposta."

La sua risposta mi stizzì. Lo allontanai sbuffando mentre rideva, e scesi dal pilastro. Era totalmente ingiusto quello che aveva appena fatto, darmi piacere e poi levarmelo. Ma insomma, quale mostro avrebbe fatto una cosa del genere?

"Penso proprio che Noah mi stia aspettando!" esclamai allora con le mani sui fianchi, guardandolo eloquente.

Malfoy mi lanciò un'occhiata beffarda. "Prego. Poi non venire a pregarmi di accontentarti come si deve quando Noah non sarà in grado di—" scattai a tappargli la bocca, seccata.

I suoi occhi brillarono. "Finiscila!" gli intimai lasciandolo andare.

Rise. "Succederà, sai."

Scuotendo la testa me ne andai, annoiata, e lo sentii gridarmi dietro: "Ti vengo a prendere al dormitorio alle nove!"

^^

Mi ero scusata infinitamente con Noah, che all'inizio era stato un po' restio a credere alla scusa che mi ero inventata—una volta presa la pergamena mi avevano detto che Izzy si era sentita male ed ero dovuta correre di nuovo alla Torre dei Grifondoro—ma si era sciolto subito e ci eravamo diretti chiacchierando verso i Tre Manici di Scopa.

Amanda non era stata affatto contenta nel sapere che Malfoy l'aveva abbandonata per andarsene chissà dove, ma io ero sollevata che l'avesse fatto, in quanto mi serviva del tempo per metabolizzare quello che era successo tra noi. Averlo di fronte non avrebbe aiutato a pensare lucidamente, poco ma sicuro, e sicuramente avrebbe fatto commenti allusivi per tutto il tempo.

C'era inoltre in quel weekend gran fermento ad Hogsmeade, perché da quando la McGranitt ci aveva detto che era un ballo in maschera, cosicché Malfoy avrebbe potuto controllare chi mi si avvicinava senza dare nell'occhio spacciandosi per mio accompagnatore e per indurre chiunque mi avesse somministrato la pozione a fare un'altra mossa, pensando di essere al sicuro con il travestimento... si poteva dire che la popolazione di Hogwarts fosse impazzita.

Non c'era uno studente dal terzo anno in su che non fosse corso nel paesino per acquistare un vestito elegante, secondo le istruzioni della Preside che parlavano di un ballo formale, e che quindi non c'entrava nulla con Halloween. Albus, Malfoy, e Noah avevano già i loro completi eleganti perché avevano avuto una non so quale premiazione quell'estate a cui avevano partecipato per accompagnare i genitori—tant'è che infatti sarei dovuta andare anch'io con mamma e papà, ma avevo scelto all'ultimo di rifiutarmi per restare a casa con Hugo, che aveva avuto qualche decimo di febbre.

In ogni caso, sia io che Izzy che Livia dovevamo comprare quindi un abito, e infatti, appena Noah lasciò la taverna di Madama Rosmerta, loro entrarono e si sedettero al tavolo dov'ero seduta io.

Guardando Izzy mi accorsi che non le avrei mai potuto nascondere quello che era successo con il Serpeverde, anche per chiederle un consiglio sulla sua proposta, ma eravamo in un posto troppo affollato e non volevo che nessuno ci sentisse, neanche Livia, con la quale avevamo un bel rapporto ma non poi così stretto.

"Com'è andata con Zabini?" chiese impaziente Izzy, più contenta di me per la mia uscita con Noah.

Bevvi un sorso di Burrobirra e scrollai le spalle. "Tutto bene. Abbiamo fatto un salto da zio George e zia Angelina, che mi hanno detto di ripassare prima di andare via perché sarebbe arrivato Jay. E poi niente di che, davvero, siamo venuti qua, abbiamo finito la relazione sull'Amortentia ed è andato via ad aiutare Dave a comprare un vestito," conclusi con tono leggero.

La verità era che per quasi tutto il tempo ero stata totalmente scollegata con la testa. Sì, parlavo e ridevo, ma non riuscivo a concentrarmi su quello che diceva, o su dove stessimo andando. Solo quando zio George aveva citato Jay mi ero un po' riscossa dallo stato confusionale nel quale ero caduta, ma neanche il profondissimo amore nei confronti di mio cugino aveva potuto riportare le cose a com'erano prima.

"Pensavo che Noah fosse interessato a te," commentò evasiva Izzy, forse delusa dal fatto che non era successo nulla tra di noi. Una volta saputo di Malfoy sarebbe quantomeno impazzita. Avevo anche un po' di timore a dirglielo, perché immaginavo si sarebbe arrabbiata, in quanto non lo sopportava, e perché mi avrebbe dato della falsa, pensando che mi piacesse quell'idiota, quando in realtà non era affatto vero e non sapevo neanche io cosa mi fosse saltato in testa.

"Meglio così, non penso Rose voglia rovinare il rapporto con lui," osservò Livia mordendo un biscotto allo zenzero. Di fronte alle nostre espressioni interrogative si pulì la bocca dalle briciole prima di rispondere. "Cioè, è abbastanza palese che a lei non piaccia lui. Se Noah si fosse dichiarato e Rose fosse stata costretta a respingerlo, sarebbe stato un bel guaio per voialtri amici."

Izzy annuì. "Hai perfettamente ragione."

"Alla fine hai incontrato Albus?" le chiesi, ricordandomi della dritta che le avevo dato prima di uscire quella mattina.

Avvampò e scosse la testa nervosamente. "Albus? Perché diavolo avrei dovuto incontrare Albus? Che idee strane che ti vengono in mente! Senza contare che non siamo poi così amici... sì, è simpatico ma è tuo cugino e io—"

"Ti prego, calmati," sospirai massaggiandomi le tempie con la punta delle dita. "Non volevo mandarti nel pallone. Ti avevo suggerito io di vedere Al se non ti ricordi, so che non lo fareste per sentimenti amorosi."

Izzy rise con una leggera nota di panico. "Certo, me lo ricordavo alla perfezione. Allora, vogliamo andare a comprare questi vestiti?"

Il primo negozio in cui entrammo era assolutamente il più affollato di Hogsmeade, Stratchy&Sons.Tutte le ragazze che conoscevo mi avevano fermata per chiedermi se ci avrei fatto un salto, così non fui sorpresa nel vedere Lily, Roxanne e Dominique e anche il gruppetto di Amanda.

Livia e Izzy iniziarono a gironzolare osservando i vari manichini e le stampelle, io mi diressi dalle mie cugine con un sorrisetto. "Vedo che questa cosa del ballo in maschera ha mobilitato tutto il Castello," commentai mettendomi le mani in tasca.

Lily rise e si gettò una ciocca dei lisci capelli rosso carota alle spalle. "Nessuno si perderebbe mai un evento così importante." Prese un vestito azzurro lì accanto e se lo mise davanti al corpo, guardandosi allo specchio che aveva di fronte. "Come mi sta?"

Dominique e Roxanne si profusero in complimenti, e anch'io dovevo ammettere che le stava molto bene. Del resto era difficile trovare qualcosa che a Lily non calzasse a pennello, slanciata com'era. La chioma virava più sull'arancio rispetto alla mia, rosso intenso del colore tipico degli Weasley, mentre lei pareva aver ripreso dalla mamma di zio Harry, anche lei chiamatasi Lily.

"Rose, quel vestito ti starebbe benissimo!" squittì Dominique, indicando un abito color cielo che era indossato da un manichino. Era decisamente elegante e generalmente non l'avrei mai adocchiato se fossi stata in cerca di un abito per una delle solite feste, ma quella era un'occasione speciale, e quel vestito era perfetto.

Lily chiamò una delle affaticate commesse per chiedere di provarlo, e in pochi istanti tornai davanti a loro con quello addosso. In una parte di me sorse curiosità nell'immaginarmi la reazione che avrebbe avuto Malfoy, ma la misi prontamente a tacere: non potevo permettermi di pensare a quell'idiota in ogni momento della mia vita.

Potevamo essere attratti fisicamente—chi non sarebbe stato attratto da quel corpo alto e muscoloso, distinto, dai capelli bianchi come il ghiaccio e quegli occhi così particolari?—però ciò non significava che potevo permettere alla mia testa di concentrarmi su nulla che non fosse lui.

Izzy e Livia mi diedero il loro parere positivo, ma fu l'occhiata gelosa di Amanda a convincermi a prenderlo. Mi guardava come se mi fossi macchiata di alto tradimento nei suoi confronti. Me lo tolsi di dosso e lo pagai, e mi misi su una poltroncina miracolosamente vuota vicino alla vetrina del negozio a leggere un libro.

Come in ogni momento in cui la mia mente non era impegnata in nient'altro di serio, iniziai a pensare. Avevo tutta l'intenzione di far stare Malfoy sulle spine per un po', magari di protrarre la cosa per qualche settimana, ma ero sicura che non sarei riuscita ad arrivare neanche a Natale senza prima aver preso una decisione, e senza averlo baciato di nuovo.

Già all'idea mi sentivo bruciare, però non potevo lasciarmi condizionare dalla sua bravura in questo genere di cose, o non sarei stata diversa dalle altre ragazze che gli correvano appresso, quali Amanda o Wilhelmina, non ne avevo intenzione.

Del resto, non era colpa mia: avevo sempre avuto l'esempio di relazione migliore che potessi desiderare con i miei genitori, e la possibilità di una clandestina e senza legame sentimentale non mi aveva neanche mai sfiorata. 

La mia famiglia viveva immersa nell'amore da sempre, ma specialmente dalla fine della Grande Guerra, con la quale aveva perso molte persone care—per esempio i genitori di Teddy Lupin, Remus e Tonks—ma nessuna come lo zio Fred, che noi della seconda generazione non avevamo mai conosciuto.

Eravamo cresciuti con le storie di quanto fosse speciale e combinasse guai con il gemello, lo zio George, di tutte le volte in cui si erano messi in punizione, e non a caso Lily e Hugo, e prima di loro James e Fred II, avevano scelto di seguire le loro orme.

Mi ricordavo di una sera di Natale di pochi anni fa, quando zio George si era messo a dare fastidio a Teddy, che noi consideravamo a tutti gli effetti un membro degli Weasley-Potter, prendendolo in giro. Teddy allora, che pur era una delle persone più pazienti che avessi mai conosciuto, si era innervosito a tal punto che, sfruttando le sue doti da Metamorfomagus, aveva assunto le sembianze dello zio per fargli il verso. Nessuno di noi si era mai potuto aspettare che nonna Molly e zio George sarebbero scoppiati in lacrime: eravamo tutti corsi al piano di sopra e sentivamo comunque i singhiozzi dei nostri parenti disperati.

In ogni caso, con la morte dello zio Fred era divenuto chiaro ormai come l'amore fosse la cosa più importante del mondo, e infatti avevamo deciso di porlo alla base dei nostri rapporti e della famiglia.

James, Lily e Albus sicuramente da zio Harry e zia Ginny avevano imparato tantissimo, tant'è che, sì, Al e James erano in grado di avere un'amante diversa ogni notte, però non facevano promesse vane e non deridevano le loro partner—e lo stesso valeva per zio George e zia Angelina con Roxanne e Fred, e zia Fleur e zio Bill con Louis, Dominique e Victoire, però il titolo della coppia migliore non poteva che essere attribuito a Ron ed Hermione Weasley.

Non c'era una singola persona nel Mondo Magico che non ammirasse come il loro amore fosse riuscito a crescere attraverso gli anni ad Hogwarts e come potesse essere sbocciato nella rovinosa condizione in cui erano, in cui non si riusciva a sapere se si sarebbe arrivati al giorno dopo, chi avrebbe voltato le spalle, chi si sarebbe arreso, chi avrebbe combattuto.

Era forse questo che mancava allo zio Harry e a zia Ginny: lei era più piccola e lo zio era stato così protettivo che non le aveva mai permesso di partecipare a nessuna delle cose che gli accadevano, arrivando fino al punto di lasciarla prima di partire alla ricerca degli Horcrux; questo al contrario della mamma, che era una presenza talmente fondamentale che ben poco si sarebbe riuscito a combinare senza il suo cervello.

Mamma e papà non avevano avuto che due flirt, Viktor Krum per mamma e Lavanda Brown per papà, prima di capire che erano semplicemente destinati a stare insieme, e il loro legame non si era indebolito affatto, costituito sì da alti e bassi come qualsiasi coppia, ma dove l'affetto per l'altro superava ogni difficoltà.

Per non parlare della proposta di matrimonio di papà, con la quale sospiravamo sin da piccoli: la prima conversazione con la mamma era stata in uno scompartimento dell'Hogwarts Express durante il primo anno, nella quale la mamma lo aveva avvertito che aveva dello sporco sul naso.

Così, due anni prima che io nascessi, quando zia Ginny era incinta di James, mamma durante una cena tra loro due aveva detto a papà che era sporco sul naso, e si era offerta di levarglielo. Lui l'aveva fermata dicendo: "No, non farlo! Porta fortuna."

Lei aveva alzato un sopracciglio. "Porta fortuna?"

"Certo," aveva risposto papà, "ero sporco sul naso quando ci siamo conosciuti, non ti ricordi? Sul tre—"

"Sul treno! Certo! Ma a che ti serve avere fortuna?"

E allora papà si era inginocchiato e aveva tirato fuori dalla tasca un cofanetto, e con un discorso accorato che aveva fatto commuovere la mamma quanto ogni altra persona nell'elegante ristorante, le aveva chiesto di sposarlo, e lei non aveva potuto che rispondere di sì.

Erano semplicemente fatti l'una per l'altro, sapevano intervenire e ascoltare, aiutare qualora le cose si facessero difficili, calmarsi a vicenda in caso di difficoltà, capirsi al volo. Papà era scherzoso e la prendeva teneramente in giro, ci permetteva di mangiare schifezze prima di cena e aveva spesso bisogno del nostro aiuto per aggiustare i guai che combinava, come quando aveva fatto saltare il tetto della casa nel tentativo di installare una tv Babbana per fare una sorpresa a mamma, o quando aveva bruciato il pollo che lei gli aveva chiesto di controllare mentre usciva. Era sempre di una bontà e di una dolcezza infinita, non aveva mai alzato la voce con me e Hugo e con il suo carattere spesso—ma non sempre—morbido come quello di mio fratello smussava tutti gli angoli di quello della mamma, che avevo ereditato io.

Al contrario, lei era un vero vulcano, ed ero la sua copia sputata. Cercava sempre di fare tutto nel minor tempo possibile e nel miglior modo possibile, era abbastanza severa—"Si torna a casa alle undici, Rose, e il fatto che ci sia James è un motivo in più per rincasare presto!"e non esitava a farci notare come avremmo potuto agire in modo diverso se commettevamo un errore. Ci insegnava ad essere saggi e riflessivi, ma in realtà con l'influenza di papà sapeva divertirsi anche lei, in fondo.

Potevano essere diversi come il sole e la luna in certi aspetti, e uguali nei valori come la forza, il coraggio, l'ammettere le proprie debolezze, mostrare le proprie emozioni, lo spirito, la tenerezza. Quando io e Hugo tornavamo tardi da casa di Jay, Al e Lily, e li trovavamo a ballare un lento in cucina, e a ridere tra di loro, non potevamo che essere contenti dei genitori che avevamo. Ci eravamo sdraiati un'infinità di volte sulla morbida collina davanti casa per non interrompere il loro momento, e altrettante volte ci eravamo beccati una bella strigliata dalla mamma perché in clamoroso ritardo, e una strizzata d'occhio da papà che invece aveva capito tutto.

Ormai avevo davanti le pagine delle Fiabe di Beda il Bardo ma non le stavo degnando di uno sguardo, troppo immersa nei miei pensieri. Saltai sulla poltrona stringendomi il libro al petto, spaventata, quando Albus si stravaccò con un sospiro sul bracciolo della mia sedia.

"Scusa, Ronnie," disse con un sopracciglio alzato, "non volevo spaventarti."

"Che ci fai qui?" chiesi, osservando Nott e Noah che si era portato dietro. Loro mi salutarono, io ricambiai e poi mi guardai in giro per vedere se per caso sarebbe sbucato fuori anche Malfoy, magari per irritarmi come sempre.

Rimasi con un pizzico di delusione a causa della sua assenza, ma alla fine era meglio così.

"Niente, abbiamo appena comprato il vestito per Dave, e ti abbiamo vista in vetrina mentre passavamo. Allora, hai comprato qualcosa?" domandò Albus prendendo un lungo bastoncino di liquirizia rossa dalla sua busta di Mielandia. Gli diede un morso e poi me lo passò. "Un vestito, lo vedrai stasera. Ah, buono," commentai masticando, e lui annuì entusiasta. "Pare che Mielandia stia facendo dei nuovi dolci, questi me li ha regalati Teddy! Ancora devono essere messi in vendita."

James aveva cercato a lungo di convincere Teddy a lavorare con lui al negozio di zio George, ma non aveva mai avuto troppa fortuna. Lui era molto più tranquillo e meno incline ai guai di mio cugino, e un posto così chiassoso e pieno di persone come i Tiri Vispi Weasley non l'aveva mai attratto particolarmente. Neanche la possibilità di essere preso sotto l'ala di zio Harry e di papà come Auror gli aveva fatto gola, né quella di lavorare alla Gazzetta del Profeta con zia Ginny o nel Ministero della Magia con la mamma.

Teddy era troppo uno spirito libero per lasciarsi condizionare dagli altri e decidere senza prima sperimentare, per quanto grato fosse ad ogni componente della famiglia Weasley che si era offerto di aiutarlo a trovare un'occupazione che lo soddisfacesse.

L'ultima volta che avevo avuto sue notizie, quando aveva scritto una lettera a me e Al ad agosto per il mio compleanno, era con lo zio Charlie ad addestrare i draghi, ma immaginai nemmeno quell'impiego gli fosse andato bene.

"Lavora là, ora?" chiesi corrugando le sopracciglia, prendendo un bastoncino rosso tutto per me. Albus annuì scostandosi una ciocca di capelli corvini dagli occhi e lanciò un'occhiata di soppiatto ad un gruppo di ragazze che ridacchiava accanto a noi, guardandolo. "Sì, ha detto che vorrebbe parlarci. Ho l'impressione stia tenendo qualcosa nascosto alla famiglia, sai? Forse si è fidanzato e non ci ha detto niente."

Sorrise pigramente alle ragazze, che esplosero in urletti raccapriccianti e ingoiai pensierosa. "Victoire non ne sarebbe contenta. Non sapevo che la sua vocazione fossero i dolci, comunque."

"E quale sarebbe la vocazione di Teddy? Ha provato di tutto e di più, non trova nulla che gli stia bene... e onestamente penso che da quando si sono lasciati le sue relazioni con le ragazze non riguardino più Victoire," replicò Albus improvvisamente stizzito. Imprecai mentalmente e mi morsi la lingua. Non avrei dovuto citare nostra cugina, Albus la odiava.

Ogni volta che si faceva il suo nome il suo umore cadeva a picco, e alle cene di famiglia faceva di tutto pur di evitarla. Pensavo che si sentisse inferiore a lei perché Victoire davvero sapeva fare di tutto, era bellissima e acclamata ovunque andasse, e io avevo cercato di fargli notare che lui era il figlio di Harry Potter, e che mai sarebbe stato messo in secondo piano da lei.

Albus, che era intelligente quanto me, rispondeva che lui non voleva essere conosciuto come il figlio di qualcuno, ma come Albus Potter, come sé stesso. E io non potevo dirgli nulla, perché era la stessa cosa che volevo io.

"Allora, chi porti al ballo stasera?" gli domandai estraendo un fazzoletto dalla tasca per pulirmi le mani. Glielo passai e se lo portò alla bocca ringraziando. "Mah, non lo so. Vedrò con chi andranno Scorpius e gli altri e sceglierò di conseguenza," rispose vagamente. "E tu?"

Al e Malfoy erano i ragazzi più belli della scuola e di certo non avevano problemi a raccattare una ragazza all'ultimo minuto, anzi, generalmente era così che andava. Mi sentii enormemente in imbarazzo a dirgli che la McGranitt aveva deciso che sarei stata proprio io a farmi accompagnare dal suo migliore amico, e iniziai a balbettare alla sua domanda.

Questa cosa avrebbe fatto il giro di Hogwarts—figurarsi se qualcuno non avrebbe saputo della coppia dell'anno—ma speravo che almeno ci sarebbe stata abbastanza riservatezza, e non sarebbe trapelato al di fuori dei confini della scuola, specialmente ai miei genitori. Non volevo che Albus pensasse che fossi l'ennesima ragazzina caduta ai piedi di Malfoy—ci tenevo alla sua opinione, per me era fondamentale. D'altro canto, entro quella sera l'avrebbe scoperto, quindi tanto valeva togliermi il dente e ammetterlo, per quanto mi vergognassi.

In quel momento scelsero di tornare da noi Dave e Noah, salvandomi dal dover rispondere alla domanda di Albus. Lui mi lanciò uno sguardo incuriosito quando lasciai andare il respiro che non mi ero accorta di aver trattenuto fino a quel momento.

"Allora, Al, alla fine hai chiesto a Isabelle di venire con te al ballo?" domandò Dave sedendosi sull'altro bracciolo della mia sedia.

Mi voltai verso Al così velocemente che temetti la testa potesse saltarmi via, con gli occhi sgranati. "Che cosa?" quasi gridai, e Al scattò in avanti per tapparmi la bocca.

I suoi grandi occhi verdi mi guardarono minacciosi. "Non ti azzardare a dire una parola, Rose!" sibilò, e annuii; al che lui mi lasciò andare improvvisamente timoroso di una mia reazione.

"Ti piace Izzy?" chiesi sorridendo, e lui sbuffò.

"Non è che mi piace. Soltanto che non posso portare te o qualche altra mia cugina a questo benedetto ballo, e non mi va di andarci con un'estranea, quindi perché non un'amica?" il suo ragionamento non faceva una piega, ma allora perché avrebbe dovuto saltare come un grillo come aveva appena fatto?

Albus sinceramente non me la raccontava giusta, e forse un po' mi dispiaceva, considerando che noi ci dicevamo sempre tutto—tanto che era l'unico oltre Malfoy a sapere della questione dell'avvelenamento—però alla fine capivo che poteva esserci un conflitto d'interessi, in quanto Izzy era la mia migliore amica.

"Noah va con Livia, Dave con una ragazza di Tassorosso," mi anticipò Al, e con Kalea fidanzata con Logan Anderson non c'era nessun altro disponibile che non fosse nella nostra cerchia ristretta. Non potei fare altro che scrollare le spalle. Non potevo pretendere nulla, avendo baciato Malfoy e non avendone fatto parola con nessuno.

"E tu con chi vai?" Noah mi guardava dall'alto con le braccia incrociate al petto e un bel sorriso. Non volevo ferirlo, avevo capito di interessargli, ma se lui non aveva perso tempo a chiedere a Livia allora perché avrei dovuto preoccuparmi?

Il fatto era che non sapevo proprio come dirlo, avevo troppa paura che la gente giudicasse male questa unione, che Albus mi voltasse le spalle, che la mia famiglia si arrabbiasse, che Izzy ne rimanesse delusa. Non me ne sarebbe dovuto importare del giudizio delle altre persone, ma dei miei amici più cari sì, e io avrei perso credibilità.

Perché dare credito ad una ragazza che dice sempre di odiare uno con cui alla fine va ad un evento così?

Probabilmente mi stavo facendo troppe paranoie, eppure non riuscivo a tranquillizzarmi, e ogni secondo che passava la faccia di Albus si riempiva di interrogativi.

Ci ritrovammo Malfoy davanti senza che nessuno di noi si fosse accorto del suo avvicinarsi; il mio cuore saltò un battito. Fece un sorrisetto passandosi le mani tra i capelli biondi e leccandosi le labbra, poi mi guardò dritto negli occhi e disse: "Lei viene con me."

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