GIURAMENTO
Dimitri Goryalef sentiva il respiro regolare di Irina Dwight scandire i minuti di quella mattina, lenti, inesorabili, bollenti e umidi come le lenzuola di quel letto. Il ventre di Fenice si alzava e si abbassava sotto il suo braccio, le gambe che sfioravano le sue, pelle contro pelle, i capelli sparsi sul cuscino e sulle sue spalle selvaggi come gli istinti liberati quella notte.
Niente di ciò che si trovava davanti ora era qualcosa a cui davvero aveva pensato di andare incontro.
Nulla di quello che era successo trovava fondamento in quelle che erano state le sue intenzioni.
Eppure era tutto ciò che voleva.
Dimitri Goryalef ammise a se stesso che avere Irina Dwight era l'unica cosa che aveva mai desiderato.
Averla non per una notte, averla per sempre.
Averla con il nome di Irina, con il nome di Fenice, con qualsiasi altro nome lei avesse creduto di dover possedere.
Dimitri Goryalef non era mai stato pronto a gestire una sensazione del genere, e forse non aveva mai creduto di poterla provare.
Rimase immobile, il respiro di Fenice che continuava a scandire quei minuti che lo separavano dall'alba, leggero, rilassato. Aveva il suo odore nelle narici, il suo sapore in bocca, il suo calore sotto le dita, mentre cercava di dare un flusso ordinato ai suoi pensieri, una forma coerente, una forma con un senso, eppure si rese conto di non riuscirci e di non volerlo nemmeno fare.
Non aveva mai avuto così tante cose nella sua testa e così tante sensazioni addosso contemporaneamente.
In tutto quel casino, era in pace.
Era in pace perché era felice, e non ricordava di esserlo mai davvero stato in tutta la sua misera esistenza.
Aveva esattamente tutto quello che aveva solo desiderato, e lo aveva perché qualcosa aveva ceduto dentro di lui nel momento in cui aveva guardato Fenice versare le sue lacrime per persone che non avevano fatto altro che spezzarla in parti per amarla. Aveva ceduto per un solo attimo, un solo attimo sufficiente a lasciare che le parole che non aveva pronunciato mai nemmeno nella sua testa uscissero dalla sua bocca veloci, chiare, senza nessuna ombra, inesorabili.
Non aveva programmato niente; nella sua testa se ne sarebbe dovuto andare, nella sua testa avrebbe solo dovuto dire addio a Fenice come aveva già fatto, nella sua testa avrebbe solo dovuto chiudere il cerchio che si era aperto in Russia e che credeva Irina avesse già chiuso.
E invece ora aveva tutto.
Dimitri Goryalef aveva tutto quello che desiderava, anche se era un criminale, anche se era un assassino, anche se era un evaso.
Anche se era ancora la Lince.
Era solo l'alba, ma Dimitri Goryalef aveva già deciso.
Sapeva cosa significava essere la Lince e avere Irina Dwight al proprio fianco.
Niente era chiaro nella sua testa come in quel momento.
Il suo cerchio di protezione, quello che aveva tenuto stretto e saldo intorno alla sua famiglia per tutti quegli anni, doveva accogliere un nuovo elemento. E quel cerchio doveva diventare più forte, estremamente più forte.
Dimitri Goryalef aveva bisogno di Irina Dwight per essere la versione migliore di sé stesso; Dimitri Goryalef aveva bisogno di Fenice per conservare quello che di umano rimaneva di lui e soprattutto aveva bisogno di quella ragazza per avere davvero la salda volontà di sopravvivere. Senza di lei, Dimitri Goryalef sarebbe morto nello spirito, e poi molto probabilmente anche nel corpo.
Non aveva idea di quanto sarebbe durato, di quanto avesse potuto godere della presenza di Fenice al suo fianco, ma per lui non c'era scelta, non dopo aver preso consapevolezza di quello che rappresentava Irina Dwight per lui.
Non c'era via di ritorno, sulla strada che aveva imboccato.
Irina si mosse appena nel sonno, un sonno profondo ma rilassato, un sonno che una come lei forse non aveva mai dormito. Un sonno che Dimitri sapeva non avrebbe mai potuto dormire con nessun'altro.
Perché era vero, lui non era William Callagher e non era nemmeno Alexander Went.
Lui non avrebbe amato una sola parte di lei, non l'avrebbe mai costretta a essere metà di ciò che era, non l'avrebbe spezzata, trattenuta, incatenata, guidata. Lui non voleva che fosse nient'altro di quello che già era, e non aveva paura di lei in tutta la sua interezza. Non aveva paura di ciò che Irina avrebbe deciso per se stessa, di ciò che avrebbe fatto, di ciò che avrebbe detto. Dimitri avrebbe accettato, perché aveva bisogno di lei e basta.
Sfiorò il viso di Irina, abbandonato sul cuscino, e si alzò dal letto, mentre la prima luce del mattino filtrava tra le tende e si posava sulle lenzuola.
I graffi sulla sua schiena pizzicavano appena, mentre chiudeva le tende e faceva calare la penombra nella stanza, per permettere a Irina di dormire ancora un po'. Guardò di sotto solo per una frazione di secondo: la vernice dell'Audi R8 brillava ancora umida di pioggia, ma i suoi fari sembrarono fissarlo, irrequieti.
L'acqua della doccia scorreva bollente sulla sua schiena, mentre Dimitri cercava di processare quella sensazione che non lo abbandonava dal momento in cui Irina gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva baciato. Aveva creduto fosse qualcosa di temporaneo, una sensazione che sarebbe svanita nel giro di qualche minuto, forse di qualche ora. Invece era lì, piantata tra le sue costole, in un punto preciso del suo torace.
Era davvero quello che si provava, quando si era felici?
Uscì dalla doccia e si vestì, gli occhi che correvano a Irina tutte le volte che poteva averla sotto lo sguardo.
Dormiva.
Dimitri afferrò il cellulare appoggiato sul comodino.
Non c'era nessuna notifica sul display, nessuna chiamata, nessun messaggio, anche se era sparito da casa all'improvviso e senza troppe parole, se non quelle di Yana che gli rimbombavano nella testa.
Eppure sapeva che c'era qualcuno che aspettava una telefonata da lui.
<< Dimmi che non hai fatto la testa di cazzo >>.
La voce roca di Emilian, roca perché probabilmente aveva dormito sul divano in attesa che lo chiamasse, gli grattò nell'orecchio e per la prima volta Dimitri non seppe se si aspettava quello che stava per dirgli.
<< Ho fatto la testa di cazzo >>.
Emilian rimase in silenzio per un lunghissimo istante.
<< Dimmi che ti ha tirato almeno un pugno in faccia, prima di saltarti addosso >>.
Questa volta fu Dimitri a rimanere in silenzio; un silenzio che gli servì ad assimilare il fatto che suo cugino aveva capito prima di lui. Un silenzio in cui si lasciò andare a un sorriso che non aveva nulla a che vedere con i suoi vecchi sorrisi.
<< Non mi ha tirato nessun pugno >> rispose.
<< Avrebbe dovuto >> ribatté Emilian, << Perché sei un coglione, tu e tutte le tue stronzate sul volertene andare e fare finta che non esistesse, tutti i tuoi discorsi moralisti sul cosa meritasse o non meritasse, le palle che mi hai rifilato per convincermi che non te ne importasse nulla, e le stronzate sull'essere il numero uno della Black List usate come scuse per prendere un aereo e andare fino a Los Angeles >>.
<< Vuoi rinfacciarmi altro? >>.
<< Si >>. Emilian sembrò serissimo mentre parlava. << Molte. Ma mi limiterò solo a questa: che quel vestito e quella cazzo di cerniera ti hanno tenuto sveglio più di una notte e tu non lo hai mai ammesso, nemmeno a te stesso >>.
<< Mi tiene sveglio ancora adesso, in realtà >>.
<< Le avresti lasciato dare fuoco alla R8, se solo ci avesse provato >>.
<< Lo avrei fatto... E comunque l'ha già sfregiata >>.
<< Avresti ucciso Konstatin Woboroba per averla toccata molto prima, se solo non avessi scatenato una faida >>.
<< L'ho comunque ucciso, alla fine >>.
<< Ti saresti fatto umiliare in una gara, pur di farla vincere >>.
<< L'ho fatto diverse volte, e non l'ho mai considerata una umiliazione >>.
<< Ti macchieresti di tradimento pur di salvarla >>.
<< Ho già fatto anche questo >>.
Oltre la linea, Emilian sembrò sospirare, esasperato.
<< Adesso dov'è? >>.
Dimitri si voltò appena.
Irina non si era mossa.
<< A letto, sta dormendo >>.
<< Hai intenzione di andartene? >> chiese Emilian.
<< No >>.
<< Allora perché mi hai chiamato? >>.
<< Per lasciarmi dire che sono un coglione >>.
<< Te l'ho detto due anni fa, che eri fottuto >> ribatté Emilian, << L'hai fatta entrare a casa tua, l'hai fatta dormire sotto il tuo stesso tetto, quando non ti ho mai visto farlo. Le hai dato la stanza degli ospiti. A lei. L'hai controllata a vista come il cane da guardia che eri quando stavi a Los Angeles con Callagher. Ti sei messo contro metà famiglia aiutandola all'inizio, me compreso. Le hai messo in mano la vita di Yana più di una volta. Ti fidavi di lei come se fosse una della nostra famiglia. Nel momento esatto in cui hai realizzato che aveva bisogno di aiuto, hai lasciato casa tua per lei. E in tutto questo, continuavi a ripetere che non ti importava nulla di Fenice, che lei stava con lo sbirro, che lei non meritava quello che potevi offrirle, che doveva trovarsi una persona normale... Tu secondo me avevi una fottuta paura che ti dicesse no e basta. Quindi sì, sei un coglione >>.
Dimitri rimase di nuovo in silenzio. Di fronte alla verità non c'era molto da ribattere o aggiungere.
<< Come ti senti? >>.
La domanda di Emilian arrivò inaspettata, perché sembrò improvvisamente ed estremamente seria.
<< Bene >> rispose Dimitri, << Sto bene >>.
<< Cosa vuoi fare ora? >>.
Dimitri rivolse un'altra occhiata alle sue spalle; Irina dormiva ancora.
<< Voglio giurare >>.
Emilian, di nuovo, rimase in silenzio.
<< Sai cosa vuol dire >> disse solo.
<< Lo so >> rispose Dimitri, << Ma Irina cambia tutto per me. Cambia tutto quello che ho, ma non cambia nulla di quello che sono. Sono comunque la Lince, e lo rimarrò finché potrò permettermi di scegliere qualcuno che saprà fare il mio stesso lavoro e lo farà nello stesso modo, e che mi garantirà la sicurezza per la mia famiglia. Irina ha scelto di accettare quello che posso offrirle, non so per quanto tempo e non so a che condizioni, ma ho il dovere di proteggerla e lo farò in ogni modo possibile. Voglio che lei lo sappia, e voglio assumerne ogni responsabilità se non sarò in grado di farlo >>.
<< Giurare significa farla entrare completamente nella nostra famiglia >> ribatté Emilian, << E nella nostra cultura. Potrebbe non volerlo ancora >>.
<< Non si tratta di ciò che vuole lei, si tratta di una scelta che decido di fare io a prescindere da tutto il resto >> ribatté Dimitri, << Accetterò tutto, anche che un giorno decida di andarsene, ma il mio giuramento sarà sempre valido. Non esisterà mai nessuno al mondo pronto a proteggerla quanto lo sarò io, perché non ho più paura di perdere niente se non lei. Devo giurare, devo rendere tutto questo definitivo, almeno per me >>.
Emilian rimase a lungo in silenzio, prima di parlare di nuovo.
<< Stai dicendo che vuoi giurare a prescindere che lei domani ti voglia ancora o meno? >> domandò, << Stai dicendo che vuoi farle voto di fedeltà e rimanerle tale anche se lei un giorno non ti amerà più? >>.
<< Sì >>.
<< Se non ti conoscessi, ti prenderei per pazzo >> disse Emilian, << Ma tu sai meglio di me cosa significa una cosa del genere... Se mai qualcuno venisse a sapere che hai giurato, Irina diventerebbe un bersaglio per tutta quella Russia che non ti ha mai accettato >>.
<< Lo sarebbe in ogni caso nel momento esatto in cui il suo nome verrà associato al mio >> ribatté Dimitri, << Nel momento preciso in cui verrà riconosciuta come la mia ragazza. Sarà in pericolo in ogni caso, lo sarà più di chiunque altro. Giurare renderà chiaro a tutti in che posizione saranno coloro che minacceranno Irina Dwight. E lei stessa saprà che non mi volterò. Mai >>.
<< Per come la conosco, Irina non ti chiederebbe mai un vincolo del genere >> ribatté Emilian, << Non si aspetta niente da te >>.
<< Lo so >>.
<< E per quelli che sono i suoi precedenti, chiunque abbia provato a legarla l'ha inevitabilmente persa >>.
<< Non le sto mettendo un anello al dito >> ribatté Dimitri, << Almeno non ancora >>.
<< Ma dovrai farlo >>.
<< Mi stai dicendo tutte cose che già so. Vuoi che non lo faccia? >>.
<< No, Dimitri, non voglio cercare di farti cambiare idea >>. Oltre il telefono, Dimitri fu certo che il cugino stava stirando la faccia sfregiata in un mezzo sorriso. << Sto solo cercando di immaginare tutto quello che dovrò affrontare quando farò io da testimone a Irina, compreso staccarti la testa se mai farai una stronzata >>.
Dimitri sorrise.
<< Non mi aspettavo di meno >>.
<< Allora perché non me lo hai chiesto? >>.
<< Perché non sarei stato sicuro che fossi disposto a farlo >>.
<< E sia, Dimitri >> disse Emilian, << Giura. Giura e fa quello che qualsiasi uomo sulla faccia della terra avrebbe il terrore di fare. Mi prenderò la responsabilità di staccarti la testa, nel caso tu esca di senno. A Irina tutto questo non piacerà, ma dovrà farsene una ragione. Al massimo ti tirerà un pugno >>.
Si, probabilmente nulla di tutto quello sarebbe piaciuto a Irina, ma a lei non veniva chiesto nulla. Doveva solo accettare, accettare esattamente come lui avrebbe accettato qualsiasi decisione lei avrebbe preso dopo quella notte.
<< Hai quel che serve? >> domandò.
<< Ho quel che serve >> rispose Emilian, << Vi aspettiamo qui... Anche se in realtà nessuno sperava di rivederti prima dell'alba già da ieri sera >>.
<< Yana? >>.
<< Dorme, ma quella marmocchia ha già capito tutto. Secondo me aveva capito prima di tutti quanti >>.
Era probabile, e Dimitri lo sapeva. Era stata Yana a illuminargli la strada.
<< Ti mando un messaggio quando siamo per strada >> disse lentamente, e chiuse la telefonata.
Dimitri lanciò un'altra occhiata fuori dalla finestra, prima di sedersi sulla poltrona di fianco alla tenda ora chiusa. La luce polverosa illuminava Irina Dwight e il suo sonno sereno e profondo.
Era stata una notte in cui nulla era andato secondo i suoi piani, in cui aveva tolto il piede dal freno e aveva lasciato agire per lui l'istinto e l'egoismo, eppure mai come in quel momento era consapevole di quello che le sue azioni avrebbero portato.
Mai come in quel momento Dimitri Goryalef era stato terrorizzato da se stesso e da quello che gli stava intorno.
Era consapevole di chi era, era consapevole di non poter lasciare il suo posto di Lince, era consapevole che fingere di non avere nemici in tutta la Russia non li avrebbe fatti scomparire. E ora Irina sarebbe stata in mezzo a tutto quello, esposta più di qualsiasi altra donna della sua famiglia.
Doveva giurare ora che il suo autocontrollo era caduto e non gli avrebbe fatto fare le scelte più giuste.
Doveva giurare adesso, perché fra qualche ora probabilmente il suo cervello gli avrebbe imposto di dimenticare Irina e fare in modo che vivesse lontana da lui, al sicuro per sempre.
Doveva giurare adesso, perché era pronto ad affrontare qualsiasi conseguenza.
C'erano cose che nella sua vita non aveva mai contemplato, poter amare qualcuno a dispetto persino della sua logica era tra quelle.
Desiderare di non avere più nessun legame con il suo passato era un'altra.
Lo provò in quel momento; provò l'irrefrenabile desiderio di essere qualcun altro, di mollare tutto ciò che era ed aveva e andarsene per costruire una vita normale, tranquilla.
Guardò Irina.
Avrebbe giurato, e poi avrebbe trovato il modo di liberarsi della Lince, non importava quanto tempo ci avrebbe impiegato.
E se Irina fosse rimasta, le avrebbe messo quell'anello al dito, in qualunque modo, a qualsiasi costo.
Sapeva come rompere la maledizione di Fenice.
Non doveva metterle un anello a dito per legarla, doveva metterglielo per essere lui a legarsi.
Nella notte più egoista della sua vita, Dimitri Goryalef prese le due decisioni che avrebbero cambiato il corso del resto della sua esistenza, e lo fece con la consapevolezza di non volere veramente nient'altro.
Lo fece sapendo che avrebbero richiesto tutta la sua pazienza e tutta la sua tenacia.
Non era William Callagher, e non era nemmeno Alexander Went.
Avrebbe pagato qualsiasi fosse stato il prezzo dei suoi desideri, e avrebbe attesto. Avrebbe atteso in silenzio e senza impazienza, esattamente come aveva aspettato quella notte senza credere di averla davvero.
Guardò Irina un'ultima volta, poi si alzo, si spogliò di nuovo e si sdraiò di fianco a lei, il braccio a cingerle il fianco.
Pelle a pelle, nella luce del mattino, Dimitri Goryalef attese che Irina Dwight aprisse gli occhi e indirizzasse il resto della sua vita.
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