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ATENA


Le teste di un migliaio di persone si muovevano nella confusione e tra di loro il capo di una ragazza restava immobile. Se avesse oscillato troppo su quel pezzo sparato dalle casse a centosessanta battiti al minuto, le si sarebbero scompigliati i capelli. Ci aveva impiegato un'ora a prepararsi. Aveva i capelli lunghi e tinti di viola.

- Potrei avere il suo token? Chiese il barista vedendola aspettare al banco.

- Oh no, niente per me grazie - Disse continuando a guardarsi nello specchio oltre il ripiano delle bottiglie.

Quella notte non era sola. Aveva costretto all'ultimo minuto Mara a uscire di casa con lei.

- Ti trovo splendida stasera.

- Non lo sono.

- Si che lo sei con questi capelli che mi ricordano tanto la dea Atena dei Cavalieri dello Zodiaco. E poi vogliamo parlare del tuo vestito bianco? Sei completamente Atena.

Nello specchio riusciva a guardare solo metà del suo corpo.

- Dal collo in giù, più che Atena mi sembra di avere addosso l'armatura bianca del cavaliere della costellazione del cigno.

- Smettila ora e prendiamo qualcosa da bere.

- No...torniamo in pista, questo pezzo mi piace.

Mara avrebbe preferito starsene a casa a scrivere al ragazzo ma sapeva che era il momento di stare vicina alla sua migliore amica che avrebbe fatto lo stesso per lei nel momento del bisogno.

Le macchine del fumo spianarono la strada ai laser creando l'atmosfera giusta per la techno. I ballerini apparivano compatti e sincronizzati nei movimenti come onde nel mare agitato. Per terra negli spazi non occupati dai piedi giacevano bicchieri, tovagliolini, cannucce e le scorie umane andavano così stratificandosi sotto quel fondale appiccicaticcio che odorava di birra rovesciata e non solo. In superficie, tra le teste, stava per accadere qualcosa: come l'onda in natura incontra la sua fine schiantandosi contro uno scoglio o adagiandosi sulla spiaggia, così un ragazzo aveva notato da lontano la dea dai capelli blu ancora immobile nella sua danza accennata e le si avvicinò pian piano.

Lei circondata dalla confusione ma abituata a stare in mezzo alla gente da sempre non si lasciava sfuggire alcun dettaglio: un idiota che annaspava nel dolore per un tentativo fallito di crowdsurfing, una ragazzina appena maggiorenne che mandava giù un long island fingendo davanti agli amici che le piacesse, lo sguardo del ragazzo che aveva incrociato come tanti altri ad altre feste. Sapeva che inevitabilmente le avrebbe parlato. Tirò Mara verso di sé, cercando di sembrare quanto più naturale possibile, e le parlò di una notizia che aveva sentito al telegiornale locale.

- Sai che ho sentito ieri in tv? Hai presente il fruttivendolo all'angolo proprio qua vicino?

- Intendi quello tra via Kennedy e via della liberazione?

- Si quello. Ieri c'è stata una retata della polizia. Sono piombate cinque volanti. Sotto le cassette di arance hanno trovato tre kalashnikov mentre sotto una cassetta d'uva c'erano delle granate. Forse era un deposito della camorra o qualcosa di simile. Immagina andare a fare compere lì e per sbaglio tra la frutta ti ritrovi un paio di EMP.

- Non ci trovo nulla di simpatico, è deprimente...Non facciamo troppo tardi va bene? Mara era visibilmente spaventata, quel negozio si trovava poco distante dalla discoteca.

Poco dopo il ragazzo guardone trovò il coraggio di avvicinarsi alla ragazza dal vestito bianco.

- Come va la serata? Ti sta piacendo?

- Si...forse.

- Mi sembra di averti già vista in questo locale qualche tempo fa.

- E' probabile, giro per parecchi posti.

- Ti piace questa musica? Intendo la techno.

- Cosa?

I suoni sembravano cadere dall'alto, senza pietà, nessun superstite.

- Ho detto...- ci pensò un attimo sopra, - ti va di ballare?

- Oh...vedi...non posso ora.

- Perché no?

In quel momento desiderava solo ricontrollarsi allo specchio, temendo che il make up si stesse sciogliendo in quella bolgia infernale.

- Ho capito. Bhe allora buona serata.

Vedendolo scomparire tornò a divertirsi con l'amica.

- Come sta il viso? Niente di sciolto?

- Niente di sciolto...Chi era quello lì? Perché non ci hai ballato?

- Penso di conoscerlo, si chiama Giulio, abita nel mio parco...

- ...e?

- E niente, non mi ha riconosciuto.

Con le braccia all'aria improvvisarono un balletto scemo e poi si strinsero come in un valzer.

- Vorrei che questo divertimento durasse per l'eternità.

- E invece dovremmo andarcene prima o poi. Siamo andate in disco in settimana. E' appena Mercoledì. Ti rendi conto?

- Non ci vedo nulla di male. Dovremmo farlo più spesso.

- Già...senti per dopo, se vuoi puoi dormire da me. Non ci sono problemi. Basta che fai silenzio quando entri... Se si svegliano i miei succede un casino.

- Davvero Mara? Oh sei un angelo. Un angelo sexy. Perdonami se sono un po' distratta stasera e non ti ho fatto neanche un complimento sul tuo outfit ma credimi è stupendo, molto più del mio, scende benissimo sul tuo culetto carnoso. A proposito, come va con Livio? Non mi hai più aggiornato sulla tua situazione.

- Ci sto ancora parlando. Prima di scendere gli ho detto che andavo a ballare con te. Le cose procedono a rilento tra di noi....è meglio cosi.

Sotto le luci lampeggianti era impossibile vedere l'imbarazzo sul viso di Mara mentre parlava.
Passando nuovamente per  la zona bar si decisero a ordinare qualcosa. A pochi passi da loro, ai margini della folla rivide Giulio, il ragazzo di prima, stava flirtando con una biondina più alta di lui.

- Dea - disse scherzosamente Mara - c'è qualcuno al telefono che ti vuole.

- Chi? E poi come diamine hai fatto a sentirlo qua in mezzo? Mi stai prendendo in giro?

- No no, vibrava nella pochette. Non so chi è, non ho capito bene. Il numero non ce l'ho registrato in rubrica. Tieni, parlaci tu.

Schiacciò il telefono all'orecchio portandosi quanto più lontana possibile dalle casse.

- Pronto? Con chi parlo? Pronto?

- Renato sei tu? Mi senti? Cosa sono questi rumori? Ma dove sei? Senti, per piacere torna a casa. Dovresti vedere la faccia di tua madre in questo momento. Non ce la fa più a piangere, è sfinita. Ti prego ora torna.

- Mi dispiace - urlò affinché fosse ascoltata per bene, - ma qui non c'è nessun Renato. Io mi chiamo Nicole...Buonanotte.- Ridiede il cellulare all'amica.

- Chi era?

- Uno che aveva sbagliato numero - Disse trascinandosi al centro della sala e poi sotto al palco.

Quella notte Nicole, stordita dai rumori, ballava sui tacchi.
"Non è poi così male. Posso migliorare." Pensò.

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