Capitolo 3
Dove si narra del magico incontro d'amore tra Giulietta e Romeo
Creduto nemico, egli non può avvicinarla per sussurrarle quelle promesse che gli amanti sono soliti giurare, e, per lei, ugualmente innamorata, è ancor più difficile incontrarsi in qualche posto col suo nuovo amore.
Ma la passione presta loro la forza, il tempo, i mezzi per incontrarsi, mitigando disagi estremi con dolcezze estreme.
La frotta di amici si attarda nelle stradine della città addormentata. Mercuzio, Benvolio e la brigata hanno licenziato i servi e solo due tra i più giovani sino rimasti con la combriccola: Baldassarre e Bertano reggono le fiaccole per i padroni e non possono fare a meno di ridere alle spiritosaggini e agli scherzi dei nobili signori.
I giovanotti si sono inebriati di vino e di musica e si sono sovreccitati nel ballare proprio davanti al naso del loro acerrimo nemico, e ora, tra le strade di notte, rompono l'irreale silenzio con grida, risate, sbarleffi e schiamazzi, senza curarsi del disturbo che recano agli onesti cittadini; anzi l'idea li diverte ancor più.
Cercano Romeo, che sembra scomparso. A un tratto, all'uscita da casa Capuleti, si sono contati e lui non era più tra loro.
Gridano il suo nome che echeggia nei vicoli deserti.
Qualcuno dice di averlo intravisto saltare il muro di un giardino, qualcuno scommette che li ha lasciati senza salutare, per correre a casa e mettersi a letto, covando la sua malinconia.
Mercuzio non resiste a fare il giullare, come spesso gli accade con gli amici: finge di essere uno stregone, fa gesti misteriosi e recita formule magiche per evocare lo spirito di Romeo, disperato, appassionato, pazzo d'amore, che si consuma tra parole sdolcinate e si aggira confondendo il suo umore nero con la notte scura.
MERCUZIO - Non sente, non si muove, non risponde. Dev'essere morto quello scemo, dovrò evocarlo davvero: ti prego, per gli occhi luminosi di Rosalina, per la sua fronte alta e le sue labbra scarlatte, per i suoi piedini, per le sue lunghe gambe, ti prego riprendi le tue forme e compari davanti a noi!
Niente, l'amico non li raggiunge, solo l'eco delle loro voci rimbalza tra i muri delle case addormentate. Basta, è inutile cercare chi non vuole farsi scovare. Meglio tornare a casa e godersi il riposante tepore delle coperte, rimandando a tempi migliori ogni chiarimento con Romeo.
***
Romeo non si è mai allontanato e ha udito le canzonature e le beffe degli amici. Ma non ha voluto mostrarsi, il suo stato d'animo è troppo lontano dalle battute ridanciane di Mercuzio; i compagni non sanno nulla di ciò che è accaduto stasera, parlano ancora di Rosalina, non possono immaginare che il destino del loro amico proprio stanotte ha subìto una svolta.
Dopo aver lasciato la festa, Romeo ha percorso un vicolo e ha costeggiato l'alto muro di cinta che delimita il giardino di casa Capuleti: è stato in quel momento che ha lasciato il gruppo di amici. Romeo si è addossato al muro ed è rimasto lì, quasi che me gambe non riuscissero ad allontanarsi dalla casa del suo grande e novello amore.
Ora, spinto da un impeto irrefrenabile, scavalca il muro, le sue mani cercano appigli, i piedi fessure per issarsi e superare l'ostacolo che lo separa da Giulietta.
Sembra che il corpo voglia ridurre la distanza che lo divide da lei, avvicinarsi il più possibile, sa che il suo amore è là in quel palazzo, in una delle stanze. La casa gli pare un'enorme scatola che racchiude in qualche angolo il suo tesoro.
Ed ecco, una pallida luce appare dietro la finestra di un balconcino del primo piano.
Romeo si addossa al muro e si nasconde tra le foglie di un'edera rampicante, trattenendo il respiro.
Tutto è silenzio: qualche stridio, rare grida di uccelli notturni, qualche voce in lontananza e, più vicino, il tumulto del cuore che martella nel petto.
Romeo trattiene il fiato, al confine tra l'emozione e la paura... Una finestra si apre e poi, dopo istanti che sembrano un'eternità, una voce risuona, come un sussurro, ma nitida nel silenzio della notte.
GIULIETTA - Oh, Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?
Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome, oppure, se non vuoi, giura che sei mio e smetterò io d'essere una Capuleti.
Oh! Che emozione e che turbamento e quale sensazione, infinitamente dolce nel petto!
È Giulietta! Parla, esprime il suo amore per lui, e, poiché non sa di essere udita, dice quello che le detta il cuore.
Dunque, lo ama con la forza dello stesso amore che Romeo sta provando.
Egli è incredulo, al limite della felicità. Non si può dire il turbine di sentimenti che lo invade.
Ma parla, parla ancora, angelo splendente!
GIULIETTA - È solo il tuo nome che m'è nemico, e tu sei te stesso anche senza chiamarti Montecchi. Cos'è Montecchi? Non è una mano, un piede, un braccio, un volto, o qualunque parte di un uomo. Prendi un altro nome! Cos'è un nome? Ciò che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo, così Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella cara perfezione che possiede anche senza quel nome. Romeo, getta via il tuo nome, e al suo posto, che non è parte di te, prendi tutta me stessa.
Romeo risponde a Giulietta ancor prima di averlo deciso: il mio nuovo nome è "Amore", non sono più Romeo.
Giulietta trasalisce, per lo spavento di udir risuonare una voce nel giardino che credeva deserto.
Subito, al timore si accompagna il sentimento della vergogna, perché un estraneo ha udito la sua confessione e ha catturato le parole con cui lei affidava alla notte i pensieri più intimi.
Rossa di imbarazzo, decide di affrontare quella misteriosa presenza.
GIULIETTA - Chi sei tu che così avvolto nella notte inciampi nei miei pensieri?
ROMEO - Con un nome non so dirti chi sono: il mio nome, sacra creatura, mi è odioso in quanto tuo nemico. L'avessi qui scritto, strapperei la parola.
GIULIETTA - Ancora le mie orecchie non hanno bevuto cento parole della tua voce, e già ne riconoscono il suono.
Non sei tu Romeo, un Montecchi?
ROMEO - Né Romeo né Montecchi, amor mio, se ti dispiacciono.
GIULIETTA - Dimmi come sei arrivato qui, e perché? I muri del giardino sono alti, difficili da scalare, e questo posto, col nome che porti, significa morte per te, se mai ti trovassero.
ROMEO - Sulle ali leggere dell'amore ho superato queste mura: non ci sono limiti di pietra che possano impedire il passo all'amore, e ciò che l'amore può fare, l'amore osa tentarlo. Ecco perché i tuoi parenti non mi possono fermare.
GIULIETTA - Se ti vedono ti uccideranno.
No, non sono le spade dei nemici che spaventano Romeo, gli basta uno sguardo dolce di Giulietta per superare ogni barriera. Se al contrario lei non lo amasse, oh allora sarebbe tanto meglio morire.
Romeo è incurante di ogni pericolo, ha occhi solo per quella meravigliosa fanciulla che gli parla, ha dimenticato tutto, l'odio, la vendetta, la sua famiglia, Verona: per lui esiste soltanto quell'incredibile sentimento che non aveva mai provati e che gli sconvolge la mente.
Giulietta invece teme per la vita del giovane e sa che la situazione è veramente rischiosa. Vorrebbe convincere Romeo ad andarsene ma nello stesso tempo è felice del loro incontro e di poter parlare con lui. E poi, se ha scavalcato il muro per guardare le sue finestre, vuol dire che anche lui è innamorato. O forse no? O forse non quanto lei?
Giulietta è molto imbarazzata per quel che il giovane ha udito prima, si vergogna di aver aperto il suo cuore in modo così innocente e inconsapevole.
Vorrebbe non essersi compromessa a tal punto, non per prima, non senza conoscere i veri sentimenti di lui.
Si rende conto che ormai non le sarà più possibile tirarsi indietro: non può che ammettere in modo aperto e schietto di essere innamorata, troppo innamorata per difendersi o fingere o ricorrere a trucchi seducenti.
Romeo è al culmine della gioia: cerca di rassicurare Giulietta che il suo amore è ricambiato, che ogni fibra del suo essere è con lei, vorrebbe giurare su quanto vi è di più grande e sacro.
Ma Giulietta lo ferma: anche i giuramenti sono fatti di parole e le labbra possono mentire.
D'altronde quell'amore, nato così in fretta, deve ancora sbocciare e solo il tempo potrà veramente provare la sua profondità.
Giulietta augura a Romeo un dolce riposo, vuole rientrare, si è già esposta sino a un punto in cui una fanciulla non dovrebbe spingersi, teme che il suo cuore domani sarà ferito scoprendo che non è corrisposto. Così al dolore si aggiungerà l'umiliazione.
Romeo la trattiene, non vuole separarsi da lei, vuole godere di quella felicità inaspettata ancora, e ancora. Le chiede un'altra promessa d'amore fedele.
In quel mentre si sentono dei rumori provenire dalla casa, la voce della nutrice chiama, Giulietta rientra e Romeo, avvolto dall'oscurità, si chiede se non sia stato soltanto un sogno portato dalla brezza notturna. Ma no, Giulietta si riaffaccia, un poco affannata.
GIULIETTA - Tre parole, caro Romeo, e poi buona notte davvero. Se l'intenzione del tuo amore è onorevole, e mi vuoi come sposa, fammi sapere domani, da qualcuno che cercherò di mandarti, dove e quando vorrai celebrare il rito, e io deporrò ai tuoi piedi la mia sorte e ti seguirò mio signore, per tutto il mondo.
Di nuovo, dalla casa la voce della balia che chiama, le ultime promesse, l'ultimo saluto.
Romeo è nuovamente solo e sente il silenzio della notte e vede l'oscurità, che segna l'assenza della sua donna. Con lei la luce, la melodia della voce, la pienezza del cuore, senza di lei buio e abbandono.
Ma Giulietta ritorna sul balconcino, riaffaccia, neppure lei trova la forza di lasciare il suo amore, vorrebbe ripeterne il nome mille volte.
Ancora parole, promesse, amore. Nessuno dei due vuole porre fine alla presenza dell'altro.
GIULIETTA - A che ora domani dovrò mandarti il mio messaggero?
ROMEO - Alle nove.
GIULIETTA - Ci sarà. Passeranno vent'anni fino ad allora. Non ricordo già più perché ti ho richiamato.
ROMEO - Lasciami aspettar qui, finché ti tornerà in mente.
GIULIETTA - Lo scorderei, per farti restare ancora qui, ricordando come amo la tua presenza.
ROMEO - E io resterò qui, per farti ancora dimenticare, dimenticando ogni altra cosa che non sia questa.
Non ha importanza quel che si dice, pur di parlare ancora e di non separarsi.
Infine, è Giulietta a dire addio, un dolce e doloroso addio.
Romeo, rimasto solo, si riscuote, si accorge che la sua vita è legata alle parole di Giulietta, alla promessa per domani.
Non c'è tempo, il suo destino è tutto in quell'appuntamento per il mattino dopo.
Come fare? Le nozze dovranno essere segrete, nessuno potrebbe capire, l'odio tra le famiglie acceca gli occhi di tutti.
Ecco! Frate Lorenzo! Sì, lui capirà, lui saprà aiutarlo, è l'unico che potrà veramente aiutarlo!
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