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Frammenti di vita nuova

Roma, 8 settembre 2019

Laura e Giovanni erano rientrati da pochi giorni e già sentivano tutti gli occhi puntati addosso: dopotutto, i vicini l'avevano sempre vista con Gabriele, e ora quella novità, per quanto non li riguardasse direttamente, dava loro motivo di chiacchierare.
Il fatto che il dottor Baldi si fosse trasferito nell'appartamento di fronte a quello dell'ex moglie, poi, aveva dato adito al falso mito secondo cui questi fosse geloso e avesse scelto di diventare loro dirimpettaio per controllarli: ovviamente non era vero, ma in un caseggiato dove tutti si conoscono anche la minima stranezza può essere osservata e passata al vaglio.
Tuttavia Laura, Giovanni e Gabriele avevano altro a cui pensare: far fronte comune per prepararsi al ritorno di Franco da New York e di Alberto e Sofia da Barcellona; molte cose erano cambiate: infatti, mentre questi ultimi erano ancora fidanzatissimi, il giovane fisioterapista si era lasciato da qualche mese con Concetta Fabbri, con la quale ormai non parlava più la stessa lingua; lei sognava in grande, e lui non si sentiva più in grado di starle dietro.
In quei giorni il tempo era ancora bello e Laura passava un po' di tempo, la mattina, a parlare con i figli su WhatsApp; non vedeva l'ora che tornassero, le erano mancati molto l'anno precedente.
<< Chi è? Alberto o Franco? >> domandò Mastropietro.
<< Alberto. Rientra domani con Sofia >> rispose la Castelli.
<< Non vedo l'ora di conoscere i tuoi figli e la tua ex alunna >> dichiarò lui.
<< Sei consapevole del fatto che potrebbero essere un po' diffidenti nei tuoi confronti? >> gli ricordò lei.
<< Correrò il rischio, ma sai bene che la tua famiglia è anche la mia >> la rassicurò l'uno.
<< Meno male che ci sei tu. Altrimenti esploderei, tra tutte queste incombenze... >> commentò l'altra, mentre sentiva il telefono squillarle.
<< Chiamano dalla scuola >> spiegò velocemente, prima entrare dentro casa e rispondere.
Giovanni pensò che la sua fidanzata fosse stata coraggiosa ad accettare il ruolo di preside del Da Vinci, ma che questo sarebbe stato sicuramente per lei una fonte di stress: cancellare ogni traccia di un predecessore così fuori dagli schemi come Umberto Baldi le avrebbe reso il lavoro particolarmente faticoso.

                                      ***

La mattina successiva due ragazzi atterravano a Fiumicino con un aereo che proveniva da Barcellona; a vederli avevano vent'anni a testa: lui aveva i capelli mossi e gli occhi azzurri, lei folti riccioli scuri ed occhi dello stesso colore, molto vispi.
Ascoltavano della musica insieme, una cuffia a testa, mentre trascinavano i rispettivi trolley; nelle rispettive orecchie risuonavano le note di "Una volta ancora", duetto tormentone di Ana Mena e Fred De Palma:

Dimmi che tutto rimane
Per sempre uguale o va bene così
Dimmi che il primo ricordo di me
Nel buio da qui

<< Tuo padre è già arrivato? >> domandò la ragazza. Era Sofia Tindari, ex alunna del liceo classico Leonardo Da Vinci, figlia dell'impiegata di banca Maria Tindari e di padre ignoto.
<< Eccolo lì, vedo la sua macchina... >> rispose Alberto Baldi, figlio minore di Laura e Gabriele.
I due ci avevano messo un anno a capire che il loro destino era insieme: prima di arrivare a lei, però, lui aveva amato Bianca Ventoni, una compagna di classe che era morta di leucemia ma che gli aveva insegnato per prima cosa fosse l'amore; dopo una lunga depressione che gli era quasi costata la maturità, era stato grazie a Sofia che Alberto aveva ripreso in mano la sua vita, capendo che lei era la donna con cui voleva stare e andando a riprendersela fino a Barcellona, dove si erano stabiliti per un anno.
Successivamente alla separazione dei suoi genitori, il giovane Baldi pensò che fosse giunto il momento di tornare, e presto anche suo fratello maggiore Franco avrebbe fatto lo stesso.
Si diressero verso l'auto di Gabriele, che faceva loro cenno di avvicinarsi, mentre la canzone giungeva al ritornello:

Si illuminava
Aveva il suono di una melodia lontana
E ballavamo a piedi nudi per la strada
Per incontrarsi basta un poco di fortuna
Abbracciami e vedrai che questa notte vola, vola
Ti vengo a prendere dove sei ora, ora
Stringimi così una volta ancora
E amore mio, lo sai, sembra un deserto
La città senza di te

<< Eccoli, i barceloneti! >> li salutò il medico.
<< Ciao, papà >> rispose Alberto.
<< Dottor Baldi... >> fece Sofia.
<< Ti prego... Quante volte ti ho detto di chiamarmi Gabriele? >> sorrise Baldi, mentre aiutava il figlio e la sua ragazza a mettere i trolley nel bagagliaio.
<< Non ci posso fare niente, per me lei rimarrà sempre un dottore, così come sua... Mi scusi, la sua ex moglie rimarrà per sempre la mia prof... >> si corresse la Tindari, cercando di riprendersi da quella che era stata evidentemente una gaffe.
<< Non ti preoccupare, è tutto superato >> la tranquillizzò il "suocero" mentre tutti prendevano posto all'interno dell'automobile.
Nel tragitto da Fiumicino fino a casa, Alberto venne assalito da un'imminente curiosità sul nuovo partner di sua madre.
<< Papà, ma questo Giovanni Mastropietro è esattamente come lo ha descritto la mamma? >> fece.
Seguirono alcuni secondi di silenzio.
<< È la versione al maschile di tua madre >> disse a quel punto Gabriele.
<< Quindi avrà una vocazione irresistibile a risolvere i problemi degli altri >> osservò Sofia, che non aveva perso l'abitudine di dire tutto quello che le passava per la testa.
<< Proprio così. E con il nuovo incarico, Laura ne avrà di grane... >> commentò il dottor Baldi, mentre parcheggiava la macchina e aiutava i ragazzi coi loro bagagli.

                                     ***

Non appena suo figlio minore fu sull'uscio di casa, la Castelli gli buttò le braccia al collo.
<< Tesoro mio, come sono contenta di vederti! >> esclamò abbracciandolo.
Nonostante volesse bene anche a Franco, aveva sempre avuto una segreta predilezione per il suo secondogenito, così straordinariamente intelligente e sensibile, che nell'arco di un anno aveva scoperto l'amore, il dolore, la malattia, la morte, la ripresa e la rinascita.
<< Sono contento di vederti! >> disse questi ricambiando l'abbraccio.
Poi salutò Sofia, quella sua ex studentessa pungente e acuta che, nonostante la sua famiglia disfunzionale, si era difesa con una grande ironia che le permetteva di vedere il mondo con un certo disincanto, cosa che le serviva anche per dare una svegliata a coloro che la circondavano.
<< Buongiorno, prof! >> esclamò quest'ultima.
<< E dai, ancora con questo appellativo? >> rise la Castelli.
<< L'ho spiegato anche al dottor Baldi. Una prof è una prof per sempre... >> amiccò la Tindari, entrando dentro seguita dal fidanzato.
<< E così voi sareste Alberto e Sofia... >> commentò Giovanni, venendo loro incontro.
<< Anche lei è un prof, a quanto pare. Abbiamo sentito tanto parlare di lei... >> dichiarò Sofia.
<< E anch'io di voi >> rispose Mastropietro, mentre Alberto veniva loro incontro, squadrando da capo a piedi colui che era diventato il suo patrigno. Gli tese la mano, in modo meno espansivo rispetto a Sofia.
<< Molto piacere. Alberto Baldi >> replicò asciutto.
<< Sono veramente contento di conoscervi, dico davvero. E le mie curiosità non sono finite, visto che presto conoscerò anche tuo fratello... >> ribatté il docente.
<< Stia attento a parlare d'amore con lui, però. O di rapporti di coppia. Si è lasciato >> fece il ragazzo.
<< Non dirò niente che possa urtarlo >> promise il collega della Castelli, mentre avanzavano verso il salotto.
<< Secondo voi gli va a genio? >> domandò a bassa voce Laura all'ex marito e alla Tindari.
<< Mi sembra conciliante >> ipotizzò Gabriele.
<< O solo particolarmente educato >> affermò invece Sofia.
E la sincerità di quella ragazza valse per la professoressa e preside molto più di mille parole.

                                     ***

Il giorno dopo arrivò anche Franco: tutta la famiglia cercò di avere tatto per quanto riguardava la "Questione Concetta"; il maggiore dei fratelli Baldi, al contrario dell'altro, fu molto più espansivo e conciliante nei confronti del patrigno Giovanni Mastropietro, e questo portò Laura a pensare che tutta quell'allegria fosse una maniera come un'altra per mascherare il dolore.
Per cui quella sera stessa, dopo cena, decise di raggiungerlo fuori in balcone, mentre fumava.
<< Ti è mancata l'Italia? >> esordì, mettendosi vicino a lui.
<< Sì, molto. In America è tutto più grande, ma proprio per questo mi mancavano le cose più semplici e raccolte... >> rispose il giovane.
<< Sinceramente... Ma tra te e Concetta è finita davvero in maniera pacifica? >> si fece coraggio la Castelli.
<< Ti sembrerà incredibile, ma è stato proprio così: non sono volate grida, né tantomeno parolacce. Semplicemente non parlavamo più la stessa lingua. Forse non l'abbiamo mai parlata. Lei è lanciata verso una carriera brillante, io... sono un fisioterapista >> ammise il ragazzo.
<< Che è un lavoro nobilissimo >> puntualizzò la docente, facendo in modo che suo figlio non si autocommiserasse.
A un certo punto sentirono Gabriele che usciva sul balcone di fronte e li chiamava.
<< Buonasera, papà >> lo salutò Franco.
<< Meno male che eravate qui fuori: Laura, ti avrei cercato perché mi ha telefonato tua sorella >> replicò il medico.
Laura stette in silenzio per qualche minuto.
<< Be...Beatrice? >> domandò la professoressa, sbiancando.
<< La zia Bea? E che dice? >> intervenne il fisioterapista.
<< Ha chiesto se può venire a casa tua per qualche mese. Sai, le si è allagata e ci stanno gli operai... >> ribatté Baldi.
<< E perché non ha chiamato me? >> saltò su l'insegnante.
<< Tu adesso sei la preside del Da Vinci. Il tuo telefono è sempre occupato... >> commentò il suo ex marito.
Quella notizia inaspettata portò Laura a non dormire e a rigirarsi nel letto per tutta la notte: Giovanni se ne accorse.
<< Non pensavo che l'arrivo di tua sorella ti mettesse così tanto in agitazione... >> osservò.
<< Perché tu non la conosci... >> esordì Laura.
<< E allora parlamene >> la aiutò lui.
<< Beatrice Castelli, quarantacinque anni, single e senza figli. Di professione rappresentante di cosmetici, incapace di coniugare un congiuntivo e soprattutto, non lo dà a vedere ma non mi ha mai perdonato il fatto di averle "soffiato" Gabriele >> spiegò lei.
Mastropietro si mise a ridacchiare, e la Castelli se ne accorse, guardandolo male.
<< Cosa ci trovi di così divertente? >> domandò piccata.
<< Non avrei mai immaginato che fossi una sfasciacoppie >> sorrise l'uno.
<< Non sono una sfasciacoppie. Semplicemente, è successo >> rimbeccò l'altra.
<< Ma è successo vent'anni fa. Vedrai che Beatrice non finge, e che ti ha perdonato veramente... >> la rassicurò il primo.
<< Se lo dici tu... >> sospirò la seconda.
Già bastava il suo nuovo ruolo di preside, anche la convivenza con la sorella maggiore non ci voleva.

                                      ***

<< Lauretta! >> esclamò la voce gioviale di Beatrice Castelli, suonando il clacson della sua Seicento rosa shocking in mezzo al cortile. Tutti si affacciarono incuriositi, e la diretta interessata desiderò che la terra si aprisse sotto di lei e le si richiudesse sopra fino a seppellirla.
<< Beatrice, ma che piacere vederti! >> si fece coraggio, affacciandosi alla finestra.
<< Buongiorno, signora Castelli... >> aggiunse Giovanni.
<< Macché signora, sono praticamente tua cognata! Oddio, veramente fino a tre mesi fa mio cognato era Gabriele, ma le cose cambiano così in fretta... Qualcuno viene ad aiutarmi con queste valigie? >> rispose in tono allegro la sorella della prof Castelli.
<< Zia, arriviamo volentieri noi! >> intervenne Alberto, precipitandosi giù per le scale insieme a Franco.
Nel frattempo Sofia si era avvicinata alla Castelli e a Mastropietro.
<< Lo sa, prof, che sua sorella mi sembra una forza della natura? >> commentò divertita.
<< Beata te... Te la cedo volentieri come sorella >> sospirò Laura.
<< Se la tenga pure, Irene e la sua allegra famigliola anzitempo già bastano e avanzano... >> fece la Tindari, ricordando la gravidanza e il matrimonio in giovanissima età di sua sorella maggiore.

                                     ***

<< E quindi siete stati migliori amici per tutti e cinque gli anni delle superiori senza confessarvi i vostri reciproci sentimenti fino a dopo la maturità? >> domandò Beatrice, tra un boccone e l'altro di pasta ai frutti si mare, pietanza principale della cena a casa Castelli-Mastropietro. Attorno al tavolo sedevano anche Laura, Giovanni, Alberto, Sofia, Franco e Gabriele.
<< Veramente io lo amavo già dal primo anno, ma lui aveva il cuore altrove. Poi però mi ha sorpreso, raggiungendomi fino a Barcellona, dove ci siamo stabiliti per un anno >> spiegò la Tindari.
<< E com'è Barcellona? >> lo incalzò sua zia.
<< È una città straordinaria, viva come tutte le città di mare. Certo, questa storia dell'indipendenza negli ultimi anni ha generato un po' di tumulti, ma fortunatamente è tutto rientrato. Perché hanno capito l'importanza di far rimanere tutto com'è, loro >> replicò Alberto, lanciando uno sguardo inceneritore a sua madre e al nuovo compagno.
<< Magari si sono fatti dell'idea che le cose cambiano e che a volte le situazioni di partenza possono andare strette? >> rimbeccò quest'ultima.
<< Su questo hai proprio ragione: un giorno pensi di avere accanto una persona per tutta la vita... >> commentò Franco.
<< ...il giorno dopo l'uomo che ami sceglie un'altra. Ma che ci possiamo fare, c'est la vie >> gli diede manforte Beatrice, lanciando uno sguardo provocatorio prima a Gabriele e poi a Laura.
<< Io penso che non si possa comandare l'amore, né dirgli verso chi debba essere indirizzato. Va dove vuole lui >> affermò Giovanni.
<< Magari non fermandosi davanti al fatto che la persona per cui perdiamo la testa ha una famiglia? >> continuò Alberto. Sofia lo guardò come se avesse appiccato un incendio.
<< Che cos'è questo profumo, prof? >> si intromise la Tindari, per placare gli animi.
<< È la crostata ai frutti di bosco. La fa tutti gli anni in questo periodo. È una nostr... ehm, una sua tradizione consolidata >> spiegò Gabriele, correggendosi opportunamente.
<< Beh, Laura è una cuoca straordinaria, come nostra madre! Deve aver ripreso questa vocazione senza lasciarmene un pezzetto che è uno, visto che non so cucinare neanche un uovo al tegamino... >> rise la maggiore delle Castelli.
<< Sia... >> la corresse la minore.
<< Che c'entra Sia? Ha mai scritto una canzone sulla cucina? >> fece convinta la rappresentante di cosmetici, il cui punto forte non era la grammatica .
<< Vado a prendere il dolce >> replicò velocemente la docente del liceo classico Leonardo Da Vinci, cercando di trattenere la voglia di urlare mentre si dirigeva in cucina. Non vedeva l'ora di tornare a scuola, almeno si sarebbe sottratta a quel circo per un bel po' di ore.

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