Capitolo 5
Quella rivelazione sconcertante lasciò di stucco Diana, Nimue e Mei, le quali per qualche secondo rimasero senza parole. A interrompere quei secondi di silenzio fu Diana che, una volta ripresasi dallo stupore, si rivolse nuovamente a Gisèle.
Diana: Un attimo. Si può sapere perché non ce lo hai detto prima? Ti rendi conto dell'importanza di questa informazione?
Gisèle: Ho sbagliato, lo so. E mi dispiace...
Nimue: Dai, sta' tranquilla. Non fa niente. Ogni tanto Diana perde le staffe.
Diana: Non sei d'aiuto, Nimue.
Nimue: Ok, scusa, sto zitta.
Mei: Gisèle... Una volta mi dicesti che in casa tua c'ela una stanza segleta piena di libli. Un... Alchivio.
Diana: Un archivio? Davvero? Hai un archivio dentro casa?
Gisèle: In effetti, sì. Ci tengo diversi libri, tutti molto antichi, con pagine piene di storie, incantesimi, creature.
Mei: Folse uno di quei libli potlebbe tolnalci utile. È possibile che in uno di essi vi sia la chiave pel sconfiggele la nostla nemica, che ne pensate?
Diana: Sì, beh, non è da escludere. Andiamo?
Gisèle: Prima posso farmi una dormita? Lo scontro con Clorinda mi ha oltremodo sfinita.
Diana: Fa' pure.
Una volta che Gisèle ebbe finito di riposarsi, si recò a casa sua, accompagnata dalle proprie compagne. La strega le condusse davanti al suo letto, dietro al quale vi era un pulsante. La ragazza lo premette e, sotto il giaciglio, si aprì una botola; le quattro streghe scesero giù per una scalinata, finché non raggiunsero il posto di cui avevano parlato: l'archivio. Esso si presentava come un archivio ordinario, con numerosi scaffali e vari volumi, ma uno di questi attirò l'attenzione delle ragazze: un libro, o per meglio dire, un tomo, che recava la scritta "Le Creature Ibride". Diana lo prese e, dopo essersi andata a sedere a un tavolo adiacente alla libreria insieme alle amiche, lo aprì, sfogliandone le pagine, il cui colore dorato era stato conferitogli dal trascorrere del tempo. Era un libro talmente vecchio da poter essere considerato quasi come un reperto archeologico, se non qualcosa di ancora più antico. Sembrava quasi risalire a chissà quale epoca.
Diana: Ehm... Come hai detto che si chiamava la razza di quella viscida di Clorinda?
Gisèle: Witchpire.
Nimue: Invece di sfogliare le pagine a vuoto, cerca nell'indice, sciocchina.
Diana: Oh, ti prego, non chiamarmi sciocchina...
Dopo aver controllato l'indice, Diana riuscì a trovare la pagina che trattava della particolare razza Witchpire.
Mei: Che cosa dice?
Diana: Allora... C'è scritta l'intera storia dei Witchpire, e già da come inizia sembra una favoletta da quattro soldi... "Un tempo, in un villaggio lontano, viveva un popolo di Witchpire, creature ibride tra streghe e vampiri. Fra loro vigeva la regola che chiunque avesse provato ad avere rapporti incestuosi, avrebbe pagato con la vita".
Nimue: Oh santo cielo...
Diana: Una legge sui rapporti incestuosi mi sembra un po' eccessiva, però onestamente li vieterei anche io, anche se non avrei mai ucciso i colpevoli.
Gisèle: Continua a leggere.
Diana: "Un giorno accadde quello che la legge voleva impedire. Una donna ebbe un rapporto incestuoso con il proprio fratello e, dalla loro unione, nacque una bimba. La cosa si venne a sapere prima del previsto e i due colpevoli furono giustiziati, per dimostrare che la regola andava rispettata. La loro morte fu dolorosa, il loro ultimo respiro equivalse all'ultima goccia di sangue scesa dalla loro bocca. La bambina fu tratta in salvo dal nonno, il quale la affidò alle cure di una strega in una grotta. Questa donna funse da madre per l'innocente pargoletta che le venne chiesto di accudire. Col tempo la bimba crebbe, divenendo una ragazza, forte della convinzione che avrebbe vendicato la morte dei suoi genitori biologici, e la madre adottiva non fece che darle supporto. Da fiera, temeraria eppure fragile ragazza quale era, la giovane si trasformò in una donna malefica, dal carattere freddo, distaccato che, spinta da non si sa quale impulso, assassinò la sua genitrice, accoltellandola nel sonno, per poi assumerne il nome: Clorinda".
Al suono di quel nome, tutte le presenti sussultarono, sconvolte. L'aria che vagava per la stanza e l'espressione timorosa delle streghe eran segno di sgomento.
Mei: È incledibile... Non so cosa dile...
Nimue: Mi chiedo se alla fine abbia vendicato i suoi genitori oppure no.
Diana: Francamente, non me ne importa un fico secco... Clorinda è un'assassina psicopatica che merita di bruciare tra le fiamme più calde e avvolgenti che esistano.
Gisèle: Mmh... Non credevo che la storia di Clorinda fosse così... Drammatica. C'è da dire che, qualsiasi cosa lei provi, non lo dà a vedere. Intendo, con un passato simile, sarebbe più che comprensibile provare una certa tristezza. Invece sembra che lei non se ne ricordi neanche.
Mei: Folse se ne licolda, ma celca in tutti i modi di non pensalci. Se fosse così, plovelei una celta pena pel lei, povelina...
Diana: Possiamo smetterla di compatire una persona che è nostra nemica, per favore? Non mi interessa se soffre per quanto accadutole, lei è dalla parte di Rebecca, ragion per cui deve essere eliminata. Non intendo avere compassione per una donna che c'ha quasi fatte a brandelli!!
Diana chiuse il libro e lo sbatté con forza sul tavolo, per poi alzarsi e andarsene, lasciando che le sue tre compagne la guardassero attonite. La ragazza si recò fuori dalla casa di Gisèle e si sedette sui gradini davanti all'entrata e, di lì a poco, Nimue la raggiunse, accarezzandole il braccio e spostandole i capelli che le erano finiti sull'occhio.
Nimue: Stai bene?
Diana: Non lo so... È che... Tutto questo... Mi sta distruggendo. Io sono stanca, Nimue. Non sopporto più niente. Nessuno. Vorrei tanto che la faccenda finisse qui, in modo da far tornare tutto alla normalità... Vorrei che Elettra e Bradamante fossero qui per consigliarci, aiutarci, e magari anche consolarci...
Nimue: Ti capisco, tesoro. Anche a me piacerebbe tanto poterle rivedere, ma purtroppo non si può. Ti ricordo che l'ultima volta che hai fatto risorgere qualcuno, hai scatenato l'apocalisse.
Diana: Beh, in quell'occasione ho scelto la compagna meno adatta per farlo. Voglio dire, sicuramente Rebecca era già malvagia allora, avrà sicuramente alterato il rituale in qualche modo.
Nimue: Però, bisogna dirlo... Tralasciando quel che è avvenuto dopo, il tuo è stato veramente un bel gesto. In fondo volevi solo riportare indietro Giubilea. La nostra eroina. La nostra salvatrice.
Diana: Colei che ha ripristinato l'ordine. Che ha riportato la pace. La definiscono sempre così, trascurando la parte in cui è ritornata dalla tomba per colpa mia sotto forma di Magus.
Nimue: Forse è meglio così. Non credo ti faccia bene sentirti sempre in colpa per qualcosa che hai fatto in buona fede.
Le due si diedero un caloroso abbraccio, mostrando quanto bene si volessero. Tutte quelle avventure, quelle battaglie, quelle imprese ardue, avevano forgiato una bellissima e duratura amicizia. Diana e Nimue erano ormai indivisibili.
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