Capitolo 5
Bradamante si girò e lasciò steso a terra il cadavere di Emma.
Bradamante: Perdona l'interruzione, Elettra.
Elettra: Se seguiremo il piano alla lettera, andrà tutto bene.
Nimue: Allora procediamo.
Elettra e Diana seguirono Cassiopea, mentre Rebecca e Nimue pedinarono Desdemona.
Diana: Facciamo attenzione. Preferirei non essere scoperta dalla nostra Regina.
Elettra: Non temere. Non corriamo alcun pericolo. Spero.
Diana: Molto confortante.
Elettra: Scusa. Ho passato così tanto tempo chiusa nella mia stanza che ormai non me la cavo più benissimo con le relazioni sociali.
Diana: Guarda! Ma che sta facendo?
Elettra: Sembra stia... Innalzando qualcosa. Magari un baluardo.
Diana: A che le serve una barriera?
Elettra: Non lo so, prova a chiederglielo.
Diana: Non fare la simpatica, Elettra.
Elettra: Non faccio la simpatica, dal momento che non lo sono.
Diana: Ehi, sta entrando in quella locanda!
Elettra: Non sapevo che la nostra Regina si ubriacasse nel tempo libero.
Diana: Su, non fare così!
Elettra: Dai, entriamo a dare un'occhiata.
Le due corsero dentro al locale e osservarono attentamente, da dietro una parete, quel che faceva Cassiopea. Questa si recò in una delle stanze adiacenti al bancone.
Diana: E adesso? Non possiamo certo entrare come se niente fosse!
Elettra: No... Ma forse... Possiamo usare la magia.
Diana: E come, di grazia?
Elettra: Così...
Elettra chiuse gli occhi e teletrasportò se stessa e la sua compagna nella stanza dove Cassiopea era entrata, ma la donna le vide e rimase attonita.
Cassiopea: Che cosa ci fate voi qui?!
Diana: Niente. Noi stavamo... Passeggiando e ci siamo imbattute per caso in questo posto grazioso e...
Elettra: Diana, piantala. La stiamo pedinando, Regina.
Cassiopea: E per quale motivo?!
Elettra: Noi...
Diana: Noi... Amiamo seguire le persone.
Cassiopea: Ah, davvero? Bugiarde.
Cassiopea le prese e le rinchiuse in una cella nei sotterranei del castello della Confraternita delle Streghe.
Diana: Bella mossa, Elettra. Ma sì, appariamo proprio sotto il naso della persona che non avrebbe dovuto vederci!
Elettra: Sì, ma almeno io non ho detto che ci piace pedinare la gente. Comunque, tu prevedi il futuro?
Diana: Perché?
Elettra: Hai detto tu che Cassiopea ci avrebbe catturate. Quindi o sei una veggente o sei una iettatrice.
Diana: Non è vero. Ho detto che sarebbe stato meglio se non fosse accaduto.
Elettra: Scusami, maestrina.
Diana: Allora, hai un piano per uscire di qui?
Elettra: No, perché le sbarre sono stregate. È impossibile scalfirle.
Diana: Posso provare a utilizzare una delle mie erbe.
Elettra: Vuoi davvero farlo?
Diana: Non corro rischi. Male che vada, l'incantesimo non funzionerà.
Elettra: Sei in grado di recitare le formule in latino?
Diana: Sì, mi sono allenata e adesso mi riescono anche i sortilegi più complessi.
Elettra: Va bene. Fai del tuo meglio, allora.
Diana materializzò un piccolo ramoscello che si sgretolava man mano che la strega usava la sua magia.
Diana: "Quia clausi defensione custodiat nos, satagite ut auferat".
Una volta pronunciato l'incantesimo, soffiò la polvere generata dal rametto verso la serratura.
Diana: Vi ordino di sparire, sbarre. In nome della libertà, repentine scomparite!
Le due streghe attesero qualche secondo, ma non succedeva nulla.
Diana: Temo che non abbia funzionato.
Elettra: "Adesso mi riescono anche i sortilegi più complessi". Lo vedo.
Diana: Smettila. Almeno io ho fatto un tentativo, mentre tu stai lì imbambolata.
Elettra: Aspettavo che finissi di ridicolizzarti.
Dalle mani di Elettra fuoriuscì del fumo verde e i suoi occhi divennero completamente rossi.
Elettra: "Exitium! Dolorem! Patiens! Mortem! Tenebris! Mendacium!"
Dalla bocca della strega uscì un violento turbine che scardinò le sbarre e le ridusse a brandelli. Dopo il potente incantesimo, Elettra cadde a terra, stordita.
Diana: Elettra! Come ti senti?
Elettra: Bene, credo.
Diana: Sei stata fantastica! Ci hai liberato!
Elettra: Già...
Diana: Ma che razza di sortilegio hai usato?
Elettra: Io... Non lo so. Mi è venuto spontaneo.
Diana: Qualunque cosa fosse, ti faccio i miei complimenti. Ora, però, andiamocene.
Le due fuggirono dal castello, mentre Nimue e Rebecca seguivano Desdemona.
Nimue: Muoviamoci.
Rebecca: Ho paura, Nimue. E se ci scopre?
Nimue: Non ci scoprirà.
Rebecca: E se ci scopre?
Nimue: Non lo farà.
Rebecca: Come fai a esserne così sicura?
Nimue: Non ne sono affatto sicura. Lo dico per farti stare zitta.
Rebecca: Dai, che succede se ci scopre?
Nimue: Ci fa a fettine sottili. Ti basta come risposta?
Rebecca: Forse... No, non è vero. Cosa ci farà?
Sconosciuto: Io non mi preoccuperei di questo...
Nimue: Chi va là?
Giubilea: Io.
Rebecca: Giubilea?! Che cosa vuoi?
Giubilea: Mi piacerebbe aiutarvi con... Desdemona.
Nimue: E come intendi farlo?
Giubilea: Uccidendola, mi sembra ovvio.
Rebecca: Vuoi... Uccidere la sorella della nostra Regina?
Giubilea: Perché no? Tanto Cassiopea non potrebbe punirmi. Ormai rappresenta meno di un moscerino per me.
Nimue: Non sprecare il fiato, Rebecca. Ormai la sua anima è pervasa dalle tenebre. Non scordarti che è una Magus.
Giubilea: Già, proprio così, e d'ora in poi vi perseguiterò. Voglio vedere il panico nei vostri occhi, voglio osservare il sangue che sgorga dai vostri cadaveri, voglio prendere i vostri cuori e farveli mangiare! E poi mi supplicherete di tagliarvi la gola, perché sarà l'unica cosa che vi donerà sollievo!
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