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Capitolo 11

Nimue e Rebecca reclutarono nuove streghe in giro per il mondo: Carlotta, Lorena e Priscilla. Nel frattempo Bradamante legò Tania a una colonna in una stanza magica, Andromeda materializzò un pugnale nella sua mano ed Elettra sferrò un pugno in pancia alla Magus, che riprese i sensi.
Tania: Dove... Dove mi trovo?
Bradamante: Siamo in una camera mistica in un'altra dimensione. Qui nessuno può sentirci. Siamo lontane dallo spazio e dal tempo.
Tania: Sì, non avevo chiesto la descrizione dettagliata. Perché sono qui?
Elettra: Vogliamo farti qualche domanda.
Andromeda: E speriamo che tu abbia le risposte.
Tania: E se per caso non le avessi... Che mi accadrebbe?
Bradamante: Non vuoi saperlo.
Elettra: Dunque: qual è il piano di Giubilea?
Tania: Ve l'ha detto lei. Distruggere il mondo. Prossima domanda?
Andromeda: Non è un quiz, è un interrogatorio. Perché segui Giubilea?
Tania: Lei è la mia signora.
Bradamante: Il motivo, stupida!
Tania: Quando l'ho vista per la prima volta, sono rimasta stupita dal suo grande potere. Sapevo che se mi fossi unita a lei la mia magia sarebbe cresciuta, così ho iniziato a lottare per la sua causa. Ho viaggiato di galassia in galassia e ho distrutto ogni cosa per il suo piacere.
Elettra: Lei non tiene a te, Tania. Ti sta usando per il suo odioso tornaconto. Devi abbandonarla.
Tania: Mi state solo prendendo in giro. Non mi fiderò mai di voi.
Bradamante: Non stiamo scherzando. Per Giubilea, ormai, ogni alleato è soltanto un cadavere da seppellire.
Tania: Basta! Come osate calunniare la mia signora?!
Andromeda: Datti una calmata, Tania.
Tania: Altrimenti?
Andromeda: Altrimenti risparmierò la fatica a Giubilea di scavare la tua fossa. Taci e ascolta.
Elettra: Tania... La tua devozione a Giubilea ti porterà alla fine della tua vita, lo capisci?!
Tania: Mi sono stancata.
Le catene magiche che bloccavano Tania si ruppero e la Magus scagliò via Elettra e Bradamante con un calcio. Aprì, poi un portale per uscire dalla stanza mistica ma, prima che potesse andarsene, Andromeda si frappose tra lei e il varco.
Andromeda: Tu non vai da nessuna parte.
Tania: Prova a fermarmi. Stupida pu--
Andromeda: "Conteram Vestra Crura"!
Prima che Tania potesse finire la frase, la formula di Andromeda le spezzò le ginocchia. La Magus cadde a terra, gridando disperatamente. Elettra e Bradamante si alzarono e si avvicinarono alla loro avversaria con l'intento di legarla nuovamente, ma accadde qualcosa di inaspettato. La stanza in cui si trovavano scomparve e tutte tornarono nel castello della Confraternita delle Streghe. Era stata una potente fata, Vera, a distruggere la camera con un incantesimo.
Elettra: E tu chi diavolo sei?
Vera: Il mio nome è Vera e sono... La madre della defunta regina delle fate, Teodora.
Bradamante: Che cosa?!
Andromeda: Sei ringiovanita.
Vera: Andromeda... Che bello rivederti.
Andromeda: Il sentimento non è reciproco.
Vera: La tua lingua è tagliente come sempre. Non sei cambiata affatto in tutti questi anni.
Andromeda: Secoli. Sono passati secoli dall'ultima volta che ci siamo incontrate e affrontate. E mi ricordo benissimo di averti battuta. Tutte le volte.
Vera: Sì, ma all'epoca ero una fata inesperta, fragile come un giglio, e per me era davvero complicato padroneggiare la magia.
Andromeda: Formulare frasi come una poetessa non fa di te una fata potente.
Vera: Essere così scontrosa non fa di te un demone potente.
Andromeda: Sei più stupida di prima, però non hai perso il tuo tocco. Ma questo non cambia le cose, sarò sempre io la più forte.
Vera: Vogliamo verificare?
Bradamante: Francamente non mi sembra il momento.
Andromeda: Non immischiarti. È una faccenda tra me e lei.
Elettra: Risolverai più tardi i tuoi antichi screzi. Ora tagliamo la corda.
Vera: Non ve lo permetterò! "Id munimentum erigit"!
La fata innalzò una cupola magica che intrappolò le due streghe e Andromeda. Nel frattempo, Diana stava provando a lanciare un nuovo incantesimo per impedire a Giubilea di trovare il castello della Confraternita, colpendo la sua vista. La ragazza si mise a gambe incrociate e levitò. Chiuse gli occhi e alcuni petali viola cominciarono a volteggiarle intorno.
Diana: "Scuto ab verenda eius, et sanctum nomen tuum potestate. Obserco! Issem osti! Et invisibilia suavis est in domum suam! Obserco! Obserco! Obserco"!
Il sortilegio era molto potente e rischioso e Diana, seppur ancora in grado di mantenerlo stabile, ebbe numerose difficoltà nel farlo. La sua bocca si riempì di sangue e cominciò a piangere lacrime nere come la pece. I muri della sua stanza cominciarono a creparsi e le finestre esplosero. Il soffitto crollò e Diana gridò disumanamente, polverizzando i petali e sputando sangue. Dalle sue mani uscirono dei fulmini oscuri e minacciosi, che si diressero verso il palazzo di Giubilea. La strega, ripreso il suo ultimo barlume dì lucidità, fece di tutto per annullare l'incantesimo.
Diana: "Annullo tutto. Perdi la tua forza! Tenebra nera, declamo la tua fine! Io privo di poteri la tua oscura essenza"!
Prima che l'oscurità potesse raggiungere la Magus, si dissolse. Diana cadde rovinosamente a terra e tutti gli effetti del rito, lacrime nere e sangue, erano spariti. Rebecca e Nimue, appena tornate, si precipitarono nella stanza distrutta.
Rebecca: Oh no! Diana!
Nimue: È viva?
Rebecca: Sì, ma ha perso energia.
Dopo un po', Diana si risvegliò, indolenzita e confusa. Guardò le sue amiche e si rialzò.
Rebecca: Ehi, stai bene?
Diana: Più o meno.
Nimue: Ma cosa è successo?
Diana: Ho provato a lanciare l'incantesimo per accecare temporaneamente Giubilea, ma qualcosa è andato storto. La linfa della mia magia è andata in frantumi e la mia stanza... Beh... Si è distrutta.
Rebecca: Sapevi che era un rito pericoloso, perché hai voluto farlo da sola?
Nimue: Certi incanti richiedono un supporto stabile. Hai rischiato di slegare i frammenti della tua anima e dissolverti.
Diana: Lo so, ma Elettra mi aveva detto che potevo farcela, e io ho agito di conseguenza.
Rebecca: Vuoi che ci parli io?
Diana: No, non è colpa sua. Ha solo tentato di farmi acquistare sicurezza.
Nimue: L'importante è che tu sia ancora viva e vegeta.
Diana: È stato davvero terribile perdere il controllo. Quasi quasi torno a spacciare droga magica.
Rebecca: Per carità, Diana.
Diana: Sto scherzando. Su, andiamo a vedere se Elettra, Bradamante e Andromeda hanno bisogno di aiuto con quella psicopatica.
Uscirono dal castello e, non appena videro Vera, si fermarono e rimasero attonite. Diana e Rebecca si avvicinarono alla fata, pronte ad attaccarla, mentre Nimue corse verso le compagne imprigionate dalla nemica, intenta a liberarle dalla gabbia mistica.
Diana: E tu chi saresti?
Vera: Sono la madre di Teodora e sono qui per fermare voi e Giubilea.
Rebecca: Sul serio? Forse riuscirai a battere noi, ma non hai alcuna speranza di sopravvivere a uno scontro con lei. Dureresti meno di dieci, forse sette secondi.
Vera: Sono più forte di quanto sembri. E ho già affrontato Magus come lei tempo fa.
Diana: Lei è più potente di qualunque altro esemplare della sua specie.
Giubilea: Esattamente.
Una pioggia di stelle nere cadde dal cielo e si unì in una stella gigante, che saltò in aria. Dall'esplosione uscì Giubilea, che atterrò davanti alla fata.
Giubilea: Le streghette hanno ragione. Sono troppo forte per te, moscerino.
Vera: Ho eliminato molti dei tuoi simili. Farò lo stesso con te fra poco.
Giubilea: Perché sostieni di essere superiore a una Magus come me?
Vera: Perché so che è così.
Le due si affrontarono e, malgrado l'impegno e la potenza devastante di Vera, questa venne sconfitta. Giubilea si inginocchiò vicino a lei.
Giubilea: Te l'avevo detto. Ora pagherai con la vita la tua prepotenza.
Vera: Uccidimi... E tante altre mie compagne verranno a vendicarmi e ti faranno a pezzi.
Giubilea: O moriranno provandoci. Proprio come te.
Giubilea fissò la fata negli occhi e, con la mente, le fece uno scalpo. La parte superiore della sua testa si incenerì e Vera, ormai morta, si accasciò a terra. Intanto Tania, che era svenuta dopo che la fata aveva distrutto la stanza magica, si destò e corse dalla sua signora.
Tania: Padrona, non sono riuscita a portare a termine il mio compito.
Giubilea: Sei del tutto inutile.
Tania: No, aspetti! Posso ancora essere un'ottima alleata! Mia signora! Mia signo--
Giubilea: Chiudi il becco! "Servus cutis, tuus lympha moriemini"!
Con questo maleficio, Giubilea costrinse Tania a suicidarsi. La obbligò a graffiarsi il corpo con un ramo finché non si scorticò del tutto. Il suo cadavere crollò e, non appena toccò il suolo, si sbriciolò completamente.
Giubilea: Questo è ciò che succede a chi osa mettere alla prova la mia pazienza.
Elettra: Oh mio Dio...
Giubilea: Questo era solo un avvertimento... La prossima volta toccherà a una di voi. Addio.
La Magus volò via e Nimue, aiutata da Carlotta, Lorena e Priscilla, lanciò un incantesimo per liberare Elettra, Bradamante e Andromeda dalla cupola magica che le teneva prigioniere.
Nimue/Carlotta/Lorena/Priscilla: "Azara. Deglietehre. Nor. Marohtna. Hesberek. La'El. Occultus."
La gabbia si disgregò e le donne tirarono un sospiro di sollievo, seppur preoccupate per ciò che sarebbe accaduto dopo. Sapevano che la battaglia finale contro Giubilea era alle porte, ma non si sentivano sicure. Erano, anzi, impaurite. Temevano che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa.

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