Capitolo 9
Una volta riunitesi tutte e quattro, le donne si incamminarono alla ricerca di Grecale, la quale aveva cambiato nascondiglio. La fata si era rifugiata da una strega, Esmeralda, una traditrice della Confraternita delle Streghe, assetata di vendetta verso sua sorella, Elettra, per aver ucciso il loro padre, che violentava quest'ultima soltanto per il piacere di sentirla gridare. Giubilea si era allontanata dalle sue compagne per cercare quella che, secondo gli insegnamenti di Serafina, era la fonte di potere di ogni strega: il Cuore di una Fata Maggiore. Teodora lo era, ma il suo organo era già stato usurpato da Andromeda, quindi era irrecuperabile. Doveva scovare e uccidere una Fata Maggiore, un'impresa tutt'altro che semplice. Ne trovò una, Solstizia, che stava compiendo un sacro rituale per far crescere un enorme Fiore di Loto, capace di cancellare qualunque ricordo. La colse di sorpresa e la affrontò con tutte le sue forze, ma venne sconfitta e, come ultima risorsa, le scagliò un sortilegio che la fece letteralmente esplodere, e ne rimase solo una grossa pozza di sangue. Il cuore, però, rimase intatto e, come gli antichi volumi narravano, una strega, anche la più inesperta, avrebbe affrontato una Fata Maggiore e divorato il suo organo pulsante. Giubilea lo prese e diede il primo morso. Ne bastò solo uno per renderla forte e ancora più determinata di quanto non fosse prima. Elettra, Giocasta e Cassiopea la raggiunsero e, non appena videro l'atto che aveva compiuto, quest'ultima le sorrise e si complimentò con lei per aver compiuto il suo destino. Tutte seguirono Giocasta, che poco prima dell'accaduto aveva localizzato Grecale con la magia; e con molta soddisfazione, per giunta. Riuscirono finalmente a trovarla in un capanno ma, prima che potessero avanzare, lei disse loro:< Bene. Lieta che ce l'abbiate fatta, mie dolci nemiche. Certo, avete ucciso le mie sorelle, ma mi sono affezionata a voi... Infatti mi dispiace molto dover porre fine alla vostra squallida esistenza.> Queste parole fecero infuriare Giocasta, che strinse le mani attorno alla gola della fata, che pian piano moriva. La strega strinse talmente forte che dagli occhi di Grecale uscirono lacrime di sangue e, infine, le strappò di netto la testa con un incremento magico della propria forza fisica. Cassiopea, fiera di sua figlia, applaudì con gioia. Da un angolo buio all'interno della casa uscì Esmeralda. Elettra la riconobbe subito:< Esme! Tesoro, ma allora sei viva! Ho creduto per tutto questo tempo che le fate ti avessero eliminata, invece sei qui! Come stai?> < Molto bene, perché ho la certezza che presto spirerai, amata sorella. Non dirmi che hai dimenticato cosa hai fatto lo scorso secolo...> < Ma di che parli?> < Non lo rammenti, eh? Hai ucciso nostro padre, Elettra. Avrei dovuto disertare molto prima dalla Confraternita e farti a pezzi quando ne ho avuto l'occasione!> < Io ho ucciso nostro padre perché mi violentava! Magari tu eri nel tuo mondo dei sogni, ma nostra madre sentiva le mie urla. Sarebbe voluta intervenire ogni volta che capitava, ma doveva restarsene in disparte, poiché sapeva che se si fosse immischiata, le sarebbe stata tagliata la gola!> < Sei solo una bugiarda! All'epoca avevi già i tuoi poteri! Te la saresti cavata da sola!> Prima che Elettra potesse controbattere, Esmeralda la lanciò contro un muro. Si avvicinò sempre più a sua sorella, svenuta per il brusco colpo, ma Giocasta intervenne e cominciò a lottare contro di lei, che venne abbattuta con un incantesimo finale di livello altissimo. Ma Esmeralda era molto potente e si rialzò, per poi lanciare un urlo straziante, che fece crollare l'intera capanna. Cassiopea riuscì a proteggersi con un baluardo magico, ma le sue compagne erano state tramortite dai detriti. La strega le liberò e le portò con sé al sicuro da eventuali minacce.
ED ECCO QUA IL NONO CAPITOLO. VI AVEVO PROMESSO CHE LO AVREI PUBBLICATO IN MATTINATA, E COSÌ HO FATTO. NON PREOCCUPATEVI, CI VORRANNO ANCORA DEI CAPITOLI PER ARRIVARE AL FINALE ESPLOSIVO DI QUESTO LIBRO, MA PER ADESSO GODETEVELO PER BENE ❤️❤️❤️
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