Capitolo 2
Era difficile ammetterlo persino a sé stessa, ma la verità era che il successo di quel suo primo romanzo, una banale storiella d'amore, la faceva sentire a disagio.
Lo considerava il frutto del suo tradimento, si era venduta a un genere che non rientrava nei suoi interessi solo per un ritorno economico, di visibilità e di fama. Ed era andata proprio in quel modo.
Fiodarliso non si era ancora mossa di un passo, il cielo di un grigio fumoso sulla sua testa cancellava la percezione dello scorrere del tempo e forse non le importava davvero se rientrava tardi per il pranzo della domenica che Margot aveva insistito per preparare alle coinquiline.
Desiderava solo fondersi alla pioggia e sparire lentamente, per non ricordarsi quello che si era lasciata alle spalle. Desiderava non ricordare le tante presentazioni del suo libro, i firmacopie, il caso editoriale che era diventata tra gli esordienti.
Tutto questo solo grazie a una solita smielata storia d'amore.
Certo, vi aveva infuso tutto l'impegno e la dedizione che aveva, ma questo non le impediva di sentirsi sporca, macchiata.
Guardava indietro alla Fiordaliso adolescente e si chiedeva se quella ragazzina taciturna e scostante avrebbe apprezzato quel libro. E si vedeva allo specchio con un sopracciglio alzato, l'espressione severa di condanna che la distingueva tra tutti i coetanei.
Più della sua vocazione, aveva tradito sé stessa.
L'avevano elogiata, riempita di complimenti, invitata ai festival del romance. E lei aveva indossato i suoi sorrisi smaglianti e splendidi ogni volta, attrice consapevole della farsa di fronte a un pubblico che si illude della realtà.
Avevano comprato quel suo unico romanzo, le avevano permesso di racimolare il denaro necessario per quella fuga nel nulla, loro malgrado. Se quel libro le aveva permesso di prendere l'aereo per la città dei suoi sogni, lo doveva a quelle lettrici che l'avevano osannata come nuova regina del romance.
Si era persino dedicata a quei racconti per natale, grazie a cui aveva fatto salire l'attesa per il suo secondo romanzo. La casa editrice le aveva consigliato di scrivere un altro romance, stava a lei decidere se una commedia, un dramma o qualsiasi altra cosa le venisse in mente. Dopo quel successo inaspettato, si fidavano ciecamente di lei e ogni parola che fosse uscita dalla sua penna.
Lei, invece, non si fidava di sé stessa.
Aveva raccontato all'editor che partiva per trovare quell'ispirazione che a Roma credeva non poter più avere. E lui ci aveva creduto e le aveva confermato che poteva essere una buona idea e che, finché il nuovo fragile equilibrio mondiale lo permetteva, era anche giusto che si prendesse un periodo di pausa. In fondo, sapeva anche lui che l'avevano spremuta più di quanto lei avrebbe potuto sopportare. Aveva trascorso il primo anno dopo la pubblicazione in giro per le fiere, con i libri di studio sempre in valigia: neanche le sessioni avevano fermato la casa editrice dallo spedirla ovunque per promuovere il romanzo. Eppure aveva funzionato, tutto aveva funzionato.
Una laurea conseguita in modo brillante, un successo inaspettato grazie alla sua innata capacità di saper stare davanti a un pubblico a parlare.
Nessuno si era mai chiesto come facesse, come nemmeno alla primissima presentazione non avesse tentennato, ma lei sapeva. Non voleva ricordarlo, tuttavia lo sapeva benissimo.
Trasse un profondo respiro e si voltò, incamminandosi verso la stazione più vicina del metrò.
A Roma non si era lasciata il nulla, ma soltanto un enorme vuoto dentro di sé.
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