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Eppure le stava pesando uscire quel sabato, le stava pesando in maniera inimmaginabile.

Lui era tornato prima che la madre uscisse per il turno di pulizia, non si era capito bene, ma doveva essere successo qualcosa al baretto, forse una chiusura anticipata, forse una litigata. Era di pessimo umore, ed aveva picchiato la signora Diva, con le solite scuse inique come la cena non pronta, il televisore sintonizzato su una trasmissione a lui non congeniale.

Fortunatamente, rispetto al solito, non aveva malmenato la madre di Giorgia al punto da renderle impossibile l’uscire per il lavoro. Poi si era ritirato in camera, cadendo nel solito sonno agitato che contraddistingueva la fine delle sue sfuriate.

Quante volte Giorgia aveva visto quelle scene, quante volte avrebbe voluto raccontarle a qualcuno, invece se le teneva per sé, mettendo anche lei il suo mattoncino di ipocrisia ed omertà in quella vicenda. Da qualche settimana però tutto questo le bruciava tantissimo, perchè in cuor suo sapeva che tutto, probabilmente, era colpa del suo concepimento e della sua nascita.

Uscì nel silenzio, con i mezzi arrivò fino a casa di Maria Giulia, ed assieme si avviarono verso il punto di ritrovo con Vanessa. Videochiamarono Luca che chiuse la chiamata dicendo di non potere, si limitarono a mandargli qualche messaggio di ringraziamento per averle messe in lista riduzione e lui rispose scrivendo che era assai costernato di non poterle raggiungere

Luca: fate le brave e non date corda a gente che mi assomiglia!

Risero, e Giorgia ne aveva bisogno dopo quello che era successo solo poche ore prima. Vanessa le aspettava in camera, cantando silenziosamente con l’arricciacapelli come microfono. Allo squillo scese elettrizzata.

Alla porta l'aspettavano due ragazze quasi irriconoscibili rispetto alle solite compagne di classe, i jeans erano stati sostituiti da minigonne millimetriche abbinate a canottiere semi trasparenti che lasciavano poco all'immaginazione, altro che felpe oversize. Il trucco pesante aumentava di un paio d'anni l'età sulla carta d'identità. 

Maria Giulia sembrava in ansia, enormemente in ansia.

«Vane, sei uno schianto con questo abitino attillato» aveva detto buttando uno sguardo veloce all'interno, «Ma in casa ci sono i tuoi?».

«No, sono andati al cinema credo».

«Ah ok, dai allora facci salire, giuro, due minuti, due minuti solo».

«Che devi fare?» chiese la padrona di casa, incuriosita dall’agitazione di Magy.

«Saliamo, saliamo, Gio ha una sorpresa!».

Venti minuti dopo erano di nuovo di sotto, tutte e tre avevano pippato sulla scrivania di Vanessa ed erano incredibilmente su di giri. Si diressero al locale usando i mezzi pubblici e Magy si esibì persino in un balletto tra i sedili, con i vecchietti che la guardavano in maniera deplorevole.

Non accennarono ad abbassare l’euforia nemmeno dentro il locale, dove destarono l’interesse di diversi ragazzi: l’eccitazione le ammantava di un’aura che le rendeva più appariscenti, più “appetibili”.

E quando si trovarono davanti Luca, saltellarono come cagnolini alla vista della ciotola.

«Luca, che fai di bello qua?! Luca non ci dovevi essere, che bello che sei venuto!»

«Mi sono liberato anche un po’ forzando, ma mi andava di venire a trovarvi, tutto bene?».

Raccolte le impressioni, si sporse verso Giorgia chiedendole «Ma ti hanno dato i soldi della coca?» e lei annuì, rovistò nel portafoglio e gli allungò i cinquanta euro, aggiungendo i doverosi ringraziamenti.

Luca li intascò scusandosi della richiesta, ma semplicemente perchè il fornitore era nel locale e voleva saldarlo perchè detestava i debiti, si congedò dalle ragazze e poco dopo si ritrovò con un suo conoscente a guardarle in pista. Erano veramente sfrenate, tanto che Luca ebbe quasi un moto di gelosia nei loro confronti, ma si controllò.

Maria Giulia era sempre stata una che non si risparmiava, ma anche Giorgia, e persino quel pezzo di legno di Vanessa, si stavano lasciando andare, strusciandosi contro certi tipi e ridacchiando senza sosta. E quando non le aveva più viste, quel moto di gelosia si era fatto più intenso.

«Ne ha mica altra da vendere il tipo?» le chiese Giorgia sportasi verso il suo orecchio, quasi prendendolo di sorpresa.

«Oh, aspetta, ok, ne ho io, stesso prezzo» disse lui, cercandosi nelle tasche e consegnandole un paio di cartoccini. Giorgia lo ringraziò e si dileguò. 

Lui rimase lì, aspettando di vederle ritornare in pista alla fine dei loro divertimenti chissà dove. Per un attimo si sentì orgogliosamente fratello maggiore, nonostante il motivo fosse abbietto come gli stupefacenti. E questo orgoglio aumentò quando, più tardi, le vide di nuovo in pista, sempre più gasate.

«Che fai qua, Luca?» gli chiese un amico suo coetaneo che ogni tanto beccava in giro, che poi cercò di seguire il suo sguardo «Chi stai puntando?».

«Le vedi quelle tre lì?» replicò lui, indicando le tre ragazze.

«Oh si, barely legal» scherzò l’altro, commentando l’età che si intuiva sotto il trucco.

«Mi daranno tante soddisfazioni» ridacchiò Luca.

«Tre assieme?! Non dire cazzate».

«Non ci capisci nulla, ma sono un trio ben assortito: una è brava nelle pierre, una è una gran sorca, e la terza è una venditrice nata».

«Che vende, le altre due? Sono capaci tutti a vendere delle liceali così».

«No, bello mio, non vende liceali. E pensare che non ci avevo capito niente».

Luca ripensò ai momenti in cui aveva convinto facilmente Chiara a fare sesso, poi Angelica, agli sguardi che aveva incrociato con Emma, e con Vanessa. Aveva pensato che il sesso con le compagne di scuola di Giorgia sarebbe stato facile, grazie a lei che faceva da testa di ponte, ma stava scoprendo che c’era qualcosa di meglio, c’era quella splendida capacità che aveva, di piazzare coca, con quel suo sguardo tranquillo e l’aria insospettabile.

E se c’era qualcosa che superava in piacere il sesso, per Luca, erano i soldi.

Stavano tornando a casa, Luca le sentiva parlare e parlare e parlare lì dietro. Nel portafoglio duecento euro in più grazie a tutte le richieste supplementari che le aveva fatto Giorgia.

Soddisfatto per quel successo economico, portò a casa Maria Giulia, insistendo nel dire che sembrava quella messa un po’ peggio. Scese e la accompagnò verso il portone del condominio. La palpò senza molti complimenti, con la scusa di sorreggerla, e lei, per ricambiare, si lasciò andare a un limone clamoroso, avvinghiandosi a lui. 

Luca le dedicò qualche minuto di lingua e, soprattutto si fece massaggiare il membro per tutto il tempo, poi si ricompose.

«Magy, Magy, no, meglio di no, stasera non sei nel pieno di te stessa. Magy, smetti» disse lui, staccandosi dalla bocca della ragazza.

Lei lo guardò con occhi pieni di confusione, ma rientrò in casa, docile.

Quando tornò in macchina, le altre due erano ancora parecchio su di giri, parlavano e ridacchiavano come pazze. Luca guardò più volte Vanessa attraverso lo specchietto, lei lo guardò più volte di rimando, e quando scese per andare verso il portone, chiese «Luca, accompagni anche me?».

Inutile dire che lui approfittò di lei appena oltre il portone, alzandole il vestitino nascosto sotto il cappotto, le pupille dilatate di lei, la sua euforia, la sua voglia di dire cose anche senza che ce ne fosse bisogno, fecero capire a Luca che la coca era ancora molto ben presente nel sangue di Vanessa, ma non si fece problemi. 

Anzi, preoccupato per il continuo parlare di lei, la spinse in ginocchio e le chiese senza tanti complimenti un rapporto orale.

Tornato in macchina dopo diversi minuti, Luca trovò Giorgia piuttosto imbambolata.

«Ci hai messo tantissimo, avevo paura che fosse successo qualcosa. Mi sentivo morire Luca» sussurrò lei, guardandolo.

«No, no, tutto bene Giorgia, tutto bene. Questa serata sei stata veramente fantastica, fantastica».

Si sporse e le diede un bacio sulla guancia. Lei si sentì lusingata di essere finalmente al centro dell’attenzione di Luca: quel piccolo gesto scacciò l’impressione che quella sera il ragazzo avesse avuto occhi solo per le due amiche, ed in particolare Vanessa. 

“Si, forse l’ha scopata mentre la accompagnava a casa, ma non mi interessa, io per lui sono brava, sono fantastica” si disse, sorridendo tra sé e sé.

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