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Nei giorni precedenti al suo compleanno, Giorgia fu quasi nervosa: si trattava di un evento mondano, per lei era una novità assoluta. Ufficialmente aveva compiuto sedici anni due giorni prima, ma la sua festa di compleanno sarebbe iniziata di lì a pochi minuti, grazie alla partecipazione di una dozzina di compagne con un paio di fidanzati appresso, e tre compagni. 

Alla fine aveva accettato l’offerta di Luca ed aveva organizzato la festa nell’appartamento sfitto, che era composto da un ingresso su un corridoio, nella prima stanza a sinistra c’era un grande salotto con l’angolo cottura, mentre a destra erano presenti due camere da letto inframmezzate da un bagno, mentre un secondo bagno affacciava direttamente nella camera più grande, quella matrimoniale.

La prima stanza da letto era stata trasformata in una specie di localino alternativo con un angolo bar e una musica un po’ più tranquilla. Il salotto, da cui erano sparite tutte le suppellettili inutili, era una specie di sala da ballo. Giorgia, un po’ impacciata, aspettava nervosamente alla porta, quando iniziarono ad arrivare Emma, Chiara e Kevin, poi Diletta, Julia, Vanessa. 

Dopo pochi minuti arrivarono Giulia, Maria Giulia, Anita e Ginevra accompagnata dal suo moroso: un tocco di ragazzo dal collo taurino che si diceva fosse in procinto di passare all’Inter e nel frattempo portava la propria morosa in giro con una minicar. Per ultime arrivarono Valentina e Lucrezia con Valerio.

Ad ogni persona che si presentava alla porta, Giorgia si sentiva sempre più sollevata: la festa stava funzionando, il suo compleanno si stava realizzando in maniera positiva. Si rilassò, bevendo persino una coca corretta furtivamente da Gianluca Zaccaria con qualcosa portato da casa, che tanto si sapeva che qualcosa sarebbe “passato” al controllo alla porta.

Quando tutti erano già dentro e si stavano ormai divertendo, sentirono girare la toppa nella porta. Sebbene gli unici alcolici presenti fossero dei rimasugli di rhum e un paio di lattine di birra, a parecchi si gelò il sangue, Giorgia per prima: si sentiva pur sempre la responsabile della serata.

Ma dalla porta spuntò Luca, tutto sorridente.

«Beh, cosa sono queste facce? Non stavate festeggiando un compleanno?» disse canzonando i ragazzi, che tirarono un sospiro di sollievo, poi guardò Giorgia, «Ti ho portato il regalo che non avevo fatto ancora in tempo a comprare, scusa!».

Poi passò in rassegna tutti i partecipanti per salutarli e conoscerli, fece finta di controllare tutti i bicchieri annusandoli per controllare la presenza di alcolici, scherzò con Gianluca dicendogli che aveva la faccia di quello che porta dentro l’alcol clandestinamente, Zaccaria rispose ridendo e dicendo che in realtà se e quando fosse stato ritrovato dell’alcol, la colpa era sicuramente di Diletta, che aveva la fama di chica del Barrio. Questa replicò con due medi e una frase in spagnolo che probabilmente era molto offensiva.

Infine Giorgia scambiò due parole con Luca.

«Grazie» disse dapprima, semplicemente.

«Oh, non si va alle feste a mani vuote, dovevo per forza portarti il regalo!» ridacchiò Luca, continuando a lanciare occhiate agli astanti che seguitavano a schiamazzare e skippare i pezzi della playlist litigando sul valore degli artisti.

«Dai, smettila, lo sai perchè dico grazie».

Quando aveva accettato la storia dell’appartamento per il compleanno, Luca ne era stato felice, poi le aveva chiesto come pensava di organizzarsi per il rinfresco, sia liquido che solido, se ci voleva un frigorifero di rinforzo, come pensava di fare per la torta, ma anche per la musica, e anche per come posizionare gli arredi per rendere fruibile l’appartamento durante la festa.

Giorgia era apparsa in ansia alla fine dell’elenco, ed aveva sospirato un «Non me la sento, meglio non organizzare nulla».

Ma lui aveva replicato «Ehi tranquilla, magari in un ritaglio di tempo mi ci dedico un po’ e ti aiuto».

Ed era finita che lui aveva fatto praticamente tutto, ad esclusione della torta che se l’era scelta lei. E Luca era comparso alla festa non tanto perché fosse un ficcanaso, ma semplicemente per verificare che tutto fosse in ordine, e che i ragazzi maschi non combinassero troppi casini, in fondo erano pur sempre delle quindicenni, anche se qualcuna, imbellettata e vestita per l’occasione, avrebbe tratto in inganno molti.

«Ma lui chi è?» chiese Vanessa ad Emma, squadrando da lontano l’ultimo arrivato.

«Il fratello maggiore di Giorgia, visto che figo?» rispose quest’ultima.

«Ma non era figlia unica?».

«No, è il figlio del matrimonio prima, della prima moglie o qualcosa del genere».

«Solo alle altre capitano i fratelloni del genere. Ammazza se ci proverei. Mi accende tutte le fantasie stepbrother»

«Mettetevi in fila, cocche, ci sono prima io» disse Chiara con un sorriso ironico, piombando dietro le due compagne.

«Stai zitta che tu hai già Leoni» replicò Vanessa, cercando con lo sguardo Kevin, che dall’inizio della scuola tampinava Chiara, ma la cosa tra i due non sembrava procedere molto spedita.

«Io non ho proprio nessuno. Stavamo uscendo da scuola e quando ha visto la macchina del fratello di Giorgia, si è dimenticato in un attimo di me: vedi che mi posso ritenere libera? A lui diamo la macchina, io mi prendo il padrone delle chiavi. Guardalo, mi fa un sacco di sangue. Fratellone, oh si, fratellone tienimi al caldo».

Emma scoppiò in una mezza risata, rischiando di sbrodolarsi, Vanessa cercò di impigliare il proprio sguardo con quello di Luca, ma non ci riuscì se non per qualche attimo. I minuti colavano verso il taglio della torta e, in un modo o nell’altro, Luca entrò in diversi discorsi e bisbigli tra le ragazze.

Giorgia tolse dal freezer la torta gelato, e dopo pochi minuti si ritrovarono tutti attorno al tavolo addossato ai finestroni, per le mille foto di rito, lo spegnimento delle candeline e lo spacchettamento dei regali, poi ricominciarono a ballare, riscaldati dai gradi dello spumante, che il buon Zaccaria in alcuni casi aveva addizionato con il solito rhum.

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Quando ormai si erano fatte le undici passate il ragazzo di Ginevra si presentò a Giorgia con la morosa per una mano.

«Giorgia, grazie per la serata. Ma domani mattina io devo giocare e così noi torniamo a casa».

«Grazie a voi!» replicò Giorgia, sinceramente grata, «Spero sia stata una bella serata, vado a prendervi le giacche».

Si diresse nella stanza matrimoniale dove c’erano tutti i soprabiti e quando accese la luce, si ritrovò davanti una scena inimmaginabile: Luca sul bordo del letto, con i pantaloni abbassati, artigliava con forza la schiena della sua compagna, Chiara. I capelli sciolti, la pelle arrossata per lo sforzo, aveva lo sguardo sbarrato, iniettato di sangue e vagamente vacuo, che si era improvvisamente puntato su Giorgia, rimasta letteralmente a bocca aperta.

Luca, con prontezza, si sfilò dalla ragazzina che finì sul letto senza tanti complimenti. Con l’erezione ancora svettante, aggirò Giorgia e chiuse la porta.

«Giorgia, è tutto a posto» minimizzò lui. «Era su di giri per la festa» disse indicando Chiara che, rossa in volto e quasi tremante, si stava rimettendo le mutandine con aria quasi terrorizzata. 

«Non credeva al fatto dei "fratellastri", e la cosa le è scappata di mano, non vorrai che nascano spiacevoli situazioni?» sussurrò Luca a Giorgia. 

«Ma che significa che non ci credeva?» chiese Giorgia, ancora sconvolta da quella visione.

«Lascia stare» disse Luca in modo freddo, riaprì la porta quando anche Chiara, con lentezza esasperante, continuando a guardarlo, fu in ordine, se così si poteva definire, «Eri venuta a prendere delle giacche, no?»

Giorgia annuì quasi a scusarsi di aver dimenticato il motivo della sua entrata in scena, e incastrò il suo sguardo in quello di Luca che lo sostenne di nuovo con una nota fredda. Per la ragazza fu difficile togliersi dalla testa l’immagine della compagna di classe tenuta stretta da Luca, con le dita che sembravano affondare in quella pelle, e poi ancora la stessa ragazza spostata a forza, mentre il membro di lui, ancora rigonfio e lucido di umori, veniva infilato in fretta e furia nei boxer.

Non se lo sarebbe aspettato, anche se le aveva viste quelle occhiate compiaciute di lui alle sue compagne, ma non pensava che arrivasse a tanto, nella sera della festa del suo compleanno.

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