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Dall’inizio di Natale, Chiara si stava drogando di film a tema, nel tentativo di tirarsi su di morale, vanamente. Non riusciva ad uscire dal loop in cui era caduta dopo la serata di compleanno di Giorgia.

Ci ripensava continuamente, rivedeva nel suo cervello tutti i momenti, ripensando a quanti errori e quante leggerezze aveva commesso in una sera. 

“Che stupida sono stata” si ripeteva. Ripensando a quanto le aveva dato fastidio soprattutto l’arrivo di Ginevra, che aveva occupato la scena grazie non tanto a lei, quanto al suo moroso, Jacopo.

Si, le rodeva che Ginevra avesse Jacopo, le rodeva un botto, perchè, a suo avviso, Ginny era una ignorante pazzesca, incapace di fare due più due, ma quel suo faccino innocente e quel seno che dio solo sa come le era cresciuto così improvvisamente, avevano scavato un solco incolmabile tra loro due.

Erano amiche alle elementari, erano abbastanza amiche alle medie, erano infine diventate velatamente nemiche, con Ginevra che si era dedicata ai ragazzi mentre Chiara si era dedicata a sé stessa, coltivando la sua sicurezza, tenendo a distanza tutti quelli che riteneva troppo stupidi o troppo superficiali per avere a che fare con lei, che era intelligente, ottima sportiva e consapevole delle sue potenzialità.

Chiara non ammancava di amor proprio, ne aveva da vendere, e forse proprio per quello, quando aveva visto Ginevra sbaciucchiarsi con Jacopo, le era salito un gran livore: Jacopo, della banda dei “calciatori” che frequentavano quel liceo, era il meno idiota, il meno ignorante. Quando apriva la bocca non si rivoltavano nella tomba tutti i padri della lingua da Dante in avanti.

E poi lei non lo avrebbe mai ammesso, ma era un tocco di manzo che le faceva ribollire il sangue, e vederlo appresso a una che non era né carne né pesce, per lei era stato uno smacco enorme. 

Alla festa di Giorgia, tutto questo era coagulato dentro di lei: Jacopo era arrivato con una maglietta chiara che lasciava ben poco all’immaginazione del suo tronco tornito, Ginevra non si staccava da lui continuando a smanazzarlo, limonarlo e lui, senza farsi troppi problemi, rispondeva tenendole le mani sul sedere.

Era stato troppo per Chiara, per il suo amor proprio, per la sua ferma convinzione di meritare molto di più di Ginevra. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata versata da quell’idiota di Zaccaria che le aveva dato una coca che lei si era accorta essere stata addizionata con qualcosa di alcolico.

«Che ci hai messo dentro, coglione? Avevo detto coca, non intrugli!» aveva sibilato lei, e lui non aveva fatto altro che ridere.

«Non sei per nulla sportiva, Chià» aveva aggiunto, sapendo che lei si sarebbe alterata per quella frase idiota.

Quanto le dava sui nervi che i ragazzi facessero quelle bambinate, semplicemente riviste e corrette al sapore di alcol e stupefacenti, che avevano sostituito lo zucchero e i cartoni animati nella lista delle loro dipendenze.

E così, quando si era presentato il fratello di Giorgia, quel Luca così vestito bene, così piacevole da vedere, così adulto sia nei modi che nell’aspetto, lei aveva assunto la parte della risoluta.

“Ginny, hai il calciatorino con gli addominali? Beh, stronza, io mi prendo il fratellone con la BMW, poi vediamo chi è invidiosa” aveva pensato.

E così aveva messo in campo tutta la sua risolutezza e tutta la sua cultura, per fare colpo con lui, sembrare sufficientemente adulta da risultare adatta a lui, che di anni ne aveva per lo meno dieci in più di lei, e si vedevano tutti mentre si aggirava tra ragazzette disperatamente agghindate per sembrare quasidiciotto ma che parlavano come tipe di tredici, e maschi cresciuti solo in altezza, che parlavano di calcio esattamente come facevano in seconda media, o dei componenti per computer che avevano chiesto in regalo per natale.

Ci mancava solo che parlassero di Babbo Natale.

Lui aveva parlato di quanto fosse strano per lui, già adulto, essere ad una festa di ragazze di terza liceo, ma che aveva voglia di quella evasione “fatta in casa” dopo aver fatto una vacanza fin troppo seria a Londra dove i minuti di svago erano stati pochissimi. Londra, Berlino, Varsavia. Quel tipo le parlava di luoghi che i suoi coetanei conoscevano al massimo come sedi di una partita di calcio o degli MTV Awards. Per lei era bellissimo trovare qualcuno veramente non moccioso.

Aveva sbagliato, perchè doveva capirlo subito che una situazione del genere gridava a pieni polmoni “Voglio solo che mi scopi”. Eppure ci era andata dentro con tutti e due i piedi, in quel discorso che lei aveva impostato come un esporre la propria maturità ed era finito con lui che chiedeva dimostrazione di quanto lei fosse matura come ragazza. 

Maturità fisica, che aveva ma che non aveva mai utilizzato con ragazzi, e che per la prima volta veniva svelata, non senza remore, ad uno che poteva ormai considerarsi adulto. Eppure lo aveva fatto, cadendo nel secondo errore di quella sera, facendosi accompagnare a parole verso quella situazione da cui non aveva saputo tirarsi fuori. 

Sarebbe bastato poco, sarebbe bastato dirgli “no, smettila” mentre lui le versava bicchierini sul parapetto del piccolo terrazzino, e lui magari sarebbe rinsavito, forse avrebbe guardato oggettivamente quel gap d’età e avrebbe capito che stavano facendo una cazzata ad ubriacarsi di superalcolici. Invece tutto era scivolato verso quella camera, verso quelle mani, che l’avevano spogliata prima ancora che dei vestiti, delle armi per fermare quella situazione.

Perchè ci aveva fatto sesso, si, è vero, non lo poteva negare. Ma era stata quella sua nudità psicologica, quel suo essere completamente indifesa di fronte a tutto quello che lui aveva detto ed aveva fatto, un passo alla volta ed un gesto alla volta, che non le aveva consentito di fermare la slavina, di farla scendere fino a valle, con il membro di lui tra le gambe e un domanda che le rimbombava nella testa.

“Perchè sta succedendo?”

Quando Giorgia li aveva beccati, in lei erano nati due sentimenti che si azzuffavano per avere la meglio: la vergogna, per essere stata scoperta a fare quello proprio dalla sorella di lui, e la gratitudine, perchè con quella improvvisata aveva bruscamente messo fine a quei momenti di disagio.

I due sentimenti erano andati di pari passo per un paio di giorni, fino alla videochiamata di Giorgia, con Luca di fianco, da lì la gratitudine era scomparsa: come poteva essere grata ad una che aveva il coraggio di richiamare alla prima occasione, sbattendole in faccia di nuovo quel tizio?

Così era rimasta quella vergogna, che aveva dato seguito alla vergogna per essere finita in quella situazione, e poi per esserci finita proprio lei che era sempre stata così sicura dei propri mezzi e del proprio saper leggere le situazioni.

Da quel momento, la Chiara tanto sicura, era morta, lasciando spazio ad una ragazza in preda ai dubbi ed ai rimorsi. Che non riusciva a tollerare nemmeno più di sfogliare il feed dei suoi social, troppo arrabbiata di essere caduta in quella trappola quando altre, a sua detta molto più sceme e molto più sprovvedute, postavano foto di bacini ed abbracci con i loro ragazzi.

Si era cancellata dai social, e si era lasciata andare a lunghe ore davanti alla TV semplicemente a fare zapping, chiudendosi in un disinteresse crescente per tutto quello che c’era attorno a lei, ivi compresi la scuola ed il pattinaggio di velocità in cui non era affatto male, pur avendo fama di essere “una gran rompicoglioni”.

Puf, tutto finito.

E tutto quell’improvviso interesse a scuola per Giorgia e per tutto quello che le girava attorno, non aveva fatto altro che peggiorare la situazione di Chiara, sempre più stanca e apatica per le lunghe ore insonne la notte, a pensare cosa avrebbe potuto fare per evitare quello che era successo.

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