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L'oceano dell'amore

Qualcuno gli aveva detto che l'amore era una cosa facile, una passeggiata, ma nessuno mai lo aveva avvertito: nessuno gli aveva detto che avrebbe dovuto attraversare l'inferno della paura e del dolore. Vincent non sapeva nulla, non era preparato ai sentimenti, così adesso tentava di pedalare il più velocemente possibile per non cadere dalla sua bicicletta verso una meta che ancora non conosceva. Chissà dove lo avrebbero portato quei pedali...

I due giovani si diedero una tregua esplicata da sguardi: decisero per una notte e per una notte soltanto di donarsi all'amore, quello che erano soliti provare quando la tempesta non li aveva ancora travolti. Il maggiore guidò verso le rive dell'oceano con una felicità folle in petto che lo fece sorridere senza un apparente motivo.

Era assurdo come lui non potesse fare a meno di lei, del suo corpo e della sua voce, così come lei non potesse fare a meno di lui. Decisero di passare una notte sulla costa rocciosa sotto il manto stellare a fare l'amore al ritmo delle onde dell'oceano in onore dei vecchi tempi, a un vecchio sentimento.

"Vincent, come dovrei spiegarti ciò che provo qui?" Claudette prese la mano grande del suo uomo e se la posò sul petto, direzione cuore. Un sorriso timido nel frattempo attraversava le labbra del suo amato che poté sentire qualcosa sotto i polpastrelli creare un'armonia di battiti brucianti. Oh lui bruciava, la sua mano andava a fuoco.

"Ora o mai più, dimmi che mi ami", impose Vincent con voce roca all'orecchio della sua donna mentre lentamente si posizionava tra le sue gambe. "Dimmi quanto mi ami", disse ancora guardandola negli occhi mentre entrava in lei, mentre il suo amore fluiva nelle viscere della rossa. Era bella, bella come la Terra. Vincent la mandò in paradiso, la bocca di Claudette si aprì con l'intento di far uscire un sospiro colmo di passione ma solo i suoi occhi gemettero. "Ti amo, ti amo - quelle parole fecero rallentare Vincent che arrestò piano piano i suoi movimenti senza permettere a entrambi di arrivare al piacere - perché fai così, ti ho detto che ti amo", continuò con gli occhi pieni di desiderio. "Un attimo... un secondo, hai detto che mi ami? Come?" si chiese Vincent ricordando. Era stato lui a chiederle di amarlo, eppure mentre quelle parole prendevano forma lui non le desiderava più. Cosa non andava in quell'animale ferito?

"Ti amo così", la rossa lo baciò piano e lentamente amò il suo uomo con gentilezza; con passione si adagiò su di lui, con desiderio permise a se stessa di amarlo forte e permise a lui l'amore. Si donarono piacere in un piacevole amore. "Ti amo così, Vincent", sussurrò sulle labbra dell'amato.

A lui non bastava, non bastava.

"No, non mi ami", disse mentre si allontava da quel corpo caldo, bello e triste. Tornarono a casa nel gelo della notte e dei loro sentimenti, delusi per essere così sbagliati l'uno per l'altro e arrabbiati per amare così forte.

Gioia insana cancellata da un incontrollabile amarezza.

Passarono settimane e nonostante si donassero costantemente all'amore il pensiero di Vincent non mutava. Non poteva più credere in lei che prima era amore per lui, poi divenuta malinconia. Vivevano promettendosi sentimenti che non significavano nulla. Si era ridotto tutto a un "forse", a un "se" e a un "probabile" e ormai Claudette non ne poteva più, era logorata, era stanca... così in un giorno soleggiato di Dicembre scrisse delle righe per il suo amato.

Vincent tornò ad abitare nel suo vecchio appartamento, vivevano separati e si vedevano occasionalmente come se fossero di nuovo due sconosciuti alle prime armi con l'amore. Entrambi però possedevano una chiave dell'appartamento dell'altro, per precauzione, come sempre. Non per piombare nella dimora per una sveltina, era solo per precauzione. Così dicevano, così non dimostravano.

Vincent prese l'auto e s'incamminò verso casa di Claudette, aveva bisogno di vederla, aveva bisogno di lei e di pochi minuti di spensieratezza, tuttavia quando arrivò non la trovò, decise quindi di fare un pisolino nel letto dove erano soliti fare l'amore, nell'attesa. Si addormentò inebriato dall'aroma della sua creatura. Al risveglio trovò sotto al cuscino una lettera bianca intrisa del profumo di lei. Si mise a sedere e si massaggiò il cranio. "Perché una lettera?" si chiedeva.

"Per il mio amore", lesse sul retro della busta; la calligrafia ordinata e pulita la riconobbe subito così senza perder tempo l'aprì e lesse il contenuto.

"La nascita di un sentimento timoroso porta a ferire e uccidere un uomo codardo e una donna coraggiosa." Era il titolo di ciò che seguiva. Vincent era confuso e di per certo un po' spaesato, gli tremavano le mani.

"Ho camminato nella notte, con la compagnia della Luna che illuminava il mio cammino. Ti ho cercato sotto il manto stellare, mentre la mia ombra mi chiedeva... no, mi implorava, mentre mi implorava di tornare a casa. Vincent, volevo tornare a casa, ero terrorizzata. Probabilmente il mio sangue si era gelato quando non ti ho visto tornare a casa quella notte. Ho camminato per ore nelle vie scure della città per cercarti: forse non sai che sei tutto ciò che voglio, forse non hai ancora capito che sei l'unico. Non voglio morire, ma i miei sentimenti mi stanno lacerando, non l'hai capito che il nostro amore mi sta uccidendo? Forse abbiamo sbagliato, ci siamo innamorati e ora il nostro amore fa male. Vincent, è troppo facile odiarti, è altrettanto facile amarti ma mi sto facendo male. Mentre scrivo queste righe il mio cuore palpita, sto bruciando d'amore e di dolore. Amami, fallo davvero, perdonami e amami dannazione. Mostrami la tua umanità."

Gli occhi di Vincent saettavano da una parola all'altra. Claudette ha avuto paura a causa della sua codardia, adesso aveva compreso. Ma lei non sapeva quanto gli avesse fatto male. Il cuore di Claudette era logorato, ma sapesse quello di Vincent: il suo era completamente a pezzi.

"Ti prego, mostrami cosa provi, perché io mi sento morire quando sono con te, mostrami quanto mi vuoi."

Il respiro di Vincent si fermò per pochi istanti, gli occhi bruciarono e la gola si seccò. Non sapeva amare Vincent, non poteva darle ciò che chiedeva.

"Ciò che mi dai è buono per me, ma il tuo tocco e il tuo sentimento sarebbe come droga, quindi cosa aspetti a uccidermi? Tu puoi farti solo del mio amore, Vincent, non farmi spaventare ancora. Dannazione, ti ho lasciato entrare in me, perché non mi lasci entrare in te?

Hai aggiustato il mio cielo pieno di crepe, ma ora i cerotti applicati si stanno staccando e tutto sta per precipitare su di me, ti imploro, perdonami."

Come avrebbe potuto perdonare, cancellare la visuale della sua donna tra le braccia di un altro? Impossibile.

"Siamo due persone che si amano lo so, lo sai, ma per favore doniamoci a questo amore. Non guardarmi come se fossi preziosa per poi sputare veleno dalle tue labbra. Non eccitarmi con la tua voce per poi dire che non mi ami. Non fare l'amore con me se poi dici che é solo sesso."

Lo sapeva. Vincent era a conoscenza di tutto l'amore che lei provava ma non poteva far finta che non fosse successo nulla.

"Mi hai lasciato, per codardia, amore mio? Temevo non saresti più tornato. Come hai potuto lasciami? Come hai potuto spezzarmi in quel modo? Sei stato crudele. Sei stato crudele! Stavo morendo. Mentre tu scappavi da un cazzo di sentimento, io stavo morendo. Te ne sei fottuto di tutto. Ho sbagliato, ma lo abbiamo fatto entrambi e adesso sembra che siamo caduti in un baratro di insicurezza e tristezza da cui uscire pare impossibile. Ti odio Vincent Leroy. Ti amo ma mi stai uccidendo. Pare che non potrai perdonarmi, non è così? Tuttavia la mia vita sta nelle tue mani. Stringi forte, veloce, uccidimi, fammi a pezzi: così posso farla finita una volta per tutte. Non tornerò a casa.

Mi hai violentato il cuore,
Vincent Leroy,
oscurato l'anima,
incantato gli occhi
e prosciugato la bocca.
Ora siamo quello che siamo
e il merito è tutto delle nostre patetiche azioni.
Ne sei contento, ora, Vincent?

Addio, mio amore. Vediamoci nella prossima vita, ma promettimi che quando mi rivedrai mi avrai perdonato.

Per sempre Tua,

Claudette."

Non capiva. Vincent non capiva cosa cazzo significasse. Il finale gli mise paura. "Addio"?

Si mise il giubbotto e in fretta lasciò l'appartamento. Non sapeva dove stesse andando, premeva solo l'acceleratore. Aveva paura. Ancora una volta aveva paura. Non voleva essere ferito e non voleva che lei si ferisse. Capì che forse lui le stava facendo del male. Dov'era? Dove cazzo era?
La chiamò al cellulare, ma la segreteria rispose al posto suo.

Andò dove avrebbero dovuto consumare la fatidica tregua e con il cuore in gola e il respiro in sospeso la vide, era sugli scogli mentre osservava l'orizzonte.

"Claudette", sussurrò dopo esser sceso dall'auto. Lei pareva non sentir nulla, dopo poco si girò verso la figura del suo uomo e gli sorrise, un sorriso triste dagli occhi gelati e i capelli rossi infuocati. "Cos'è l'amore?" gli chiese prima di accarezzarsi il viso pallido costernato di lentiggini. Vincent non seppe rispondere, le chiese invece: "Che significa?" con il cuore palpitante e con la lettera in bella vista. "Mi hai ferita," fu la sua risposta "volevo fartelo sapere".

Claudette si lasciò cadere nel vuoto, con il cuore rivolto al cielo e gli occhi chiusi: voleva pace. Vincent scattò in avanti con l'intento di afferrarla, era troppo tardi: il suo corpo era volato via. Urlò il suo nome, urlò così forte che fu udito chiaro dalla sua creatura mentre cadeva. Claudette pianse, lo fece disperatamente mentre galleggiava nel vuoto, le urla del suo amato le fecero capire che aveva fatto la cosa giusta: mettere fine alla loro sofferenza. Voleva solo essere amata nel modo giusto, voleva solo amore. Fu un istante, un attimo e le sue preoccupazioni venero cancellate.

Claudette era morta, inerme sulle rive dell'oceano dell'amore.

Ne sei contento, ora, Vincent?

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