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5. Catrame


Loci giaceva raggomitolata a terra sul suolo polveroso, le scarpe bianche macchiate da una linea di fango. I muscoli le tremavano, mentre i suoi occhi rimanevano chiusi. Uccidi. Gridava sempre più forte la voce nella sua testa. Uccidi o sii ucciso: non ci sono vie di mezzo.

Loci affondò ancora di più la testa fra i gomiti. Loro non sono come te. L'unica differenza fra i sassi su cui cammini e i Pensieri di Vetro è il movimento; nulla di più.

Le mani di Loci tremavano violentemente, mentre un nugolo di frecce di sangue si levava dalle sue dita. Sono come sassi, come il vento e l'erba: non sentono nulla. Quella cosa... quella Celeste Polvere ti sta attirando nella sua trappola, ti vuole rendere inerme. Non lo vedi? È troppo debole per ucciderti con le sue mani e quindi ti insinua dubbi; ti priva delle tue armi usando solamente la voce. Loci, quella creatura ti sta avvelenando.

Le frecce tentennarono in aria. Gli occhi di Loci si aprirono e lentamente andarono a posarsi sullo sguardo acceso di Celeste. A Loci quello sguardo non piaceva, non le era mai piaciuto leggere la pietà o la pena negli occhi di qualcuno, specialmente non di qualcosa. La riempiva di rabbia, di frustrazione, voleva solo esplodere e scomparire allo stesso tempo. Come una bomba che detona e poi lascia un silenzio assordante.

Celeste la guardava da lontano. Le frecce di Loci vibravano nell'aria, vagavano come piccoli corvi luminosi. Si avvicinavano a Celeste e poi si ritraevano, seguivano una danza violenta, senza coreografia.

Loci nemmeno si muoveva, rimaneva raggomitolata a terra. Celeste pure. Osservava la scena.

I minuti passavano. Le frecce vibravano e cadevano una ad una. Appena toccavano terra perdevano la loro forma e diventavano delle chiazze di sangue. Nessuna si avvicinava a sufficienza a Celeste, i suoi vestiti azzurro pallido rimanevano perfettamente azzurri ed i suoi occhi rimanevano pieni di compassione. Insopportabili.

L'ultima freccia si dissolse nel terreno.

Loci era pallidissima, aveva usato troppo del suo sangue e troppo a lungo, eppure i suoi occhi nero sporco rimanevano vigili. Attivi.

– Vieni... – mormorò Celeste. – Forse hai bisogno di dormire anche tu.

Ma Loci non dormiva. Non aveva mai avuto la possibilità di stoppare i suoi pensieri e la sua vita nemmeno per pochi minuti. Poteva solo lasciare che il suo corpo si riprendesse, mentre migliaia di voci le parlavano nella sua testa e i suoi occhi spalancati esaminavano il cielo.

Loci non dormiva, e Celeste lo sapeva benissimo, ma non sapeva come altro darle sollievo.

Nota: Prevedo di cambiare a breve la copertina della storia. 

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