"La risposta è... ventitré."

"Errato."

Mikayla se lo aspettava. Non aveva sperato più di tanto di azzeccare la risposta, era rassegnata all'idea di aver sbagliato.

Per sua fortuna, gli altri ragazzi non risero, né si presero il gioco di lei. Semplicemente, stetterò lì, a guardarla, sperando che "spiccicasse" presto qualche parola.

"Mi dispiace professor Baldi, la prossima volta starò più attenta."

L'uomo la guardò dall'alto in basso, sospirando.

"La risposta non era errata, Mikayla. Ho mentito affinché tu capissi l'importanza dell'attenzione durante le lezioni. Puoi andare al tuo posto, adesso."

Mikayla era sorpresa. Era davvero riuscita a rispondere correttamente? Un sorriso comparve sul suo volto, mentre si dirigeva verso la sua sedia.

"Joshua, tocca a te. Vieni qui e risolvi la seguente equazione."

Joshua sbuffò.

"Non posso muovermi, mi fa male la gamba destra. Posso rispondere dal mio posto?"

Il professore annuì. Dopo tutto, non c'era alcun problema.

"Va bene, Joshua. Risolvi l'equazione." Disse Baldi, dopo aver scritto alla lavagna una lunga serie di numeri e segni.

Il ragazzo osservò ciò che il professore aveva scritto per alcuni secondi, poi sbuffò di nuovo. Si alzò, battendo i pugni sul banco.

"Lo sa cosa c'è, professore? A me non frega un bel niente  della stupidissima materia che insegna. Non me ne frega un bel niente della scuola, non me ne frega un bel niente di socializzare... eppure i miei genitori mi hanno costretto a frequentare questa schifossissima scuola, dove gli insegnanti si aspettano che gli studenti non pecchino di una singola virgola.
E se si accorgono di un errore cosa fanno?
Obbligano a frequentare dei corsetti di recupero di merda, come questo qui. Non ho intenzione di rispondere alle sue domande. Adesso, se non le dispiace, torno in camera mia."

"Insomma, Josh!" Esclamò Mikayla, dandogli una gomitata. Joshua non la degnò di uno sguardo.

Anche gli altri studenti guardano Joshua, quasi sconvolti.

"Forte!" Sussurò Elizabeth, ridacchiando. Il professore stette in silenzio per alcuni minuti, prima di afferrare la sua riga in legno.

"Probabilemente hai ragione, ragazzino. Forse, questo è davvero un corso non adeguato a voi, o un "corsetto di merda", come tu lo hai chiamato. Dimmi la verità; pensi che io sia forse un fallito? Magari che io sia un uomo di mezza età che, oltre ad aver perso i capelli, vuole anche perdere del tempo cercando di insegnare a dei bambinetti cresciuti che puzzano ancora di latte. È forse questo che pensi?"

La tensione era arrivata alle stelle. Mikayla non sapeva da che parte guardare.

Le parole di Josh ruppero il silenzio.

"Può scommetterci, professor Baldimore Baldi. È proprio quello che penso."

L'uomo cominciò a sbattere la riga sul palmo della sua mano sinistra. Si avvicinò a Josh. Cosa voleva fare? Voleva picchiarlo?

Il ragazzo non emise fiato, non si mosse di un millimetro. Non voleva dare l'impressione di avere paura.

"Professore, si fermi!" Esclamò Mikayla.

"Mikayla, sta' zitta e non impicciarti."

"Mikayla ha ragione."

Questa volta, a parlare fu Elizabeth. E poi Nathan. E James. E Philip.

"Hanno ragione Elizabeth e Mikayla, professore!"

"Non può picchiare uno studente!"

"È disgustoso!"

Baldi si osservò intorno.

Una banda di orribili bambinoni che volevano ordinargli come svolgere il suo lavoro?

Intollerabile.

"Bene." Disse l'insegnante, sospirando. "Evidentemente, Joshua non sarà l'unico ad assaggiare i miei metodi di educazione."

E detto questo, alzò la riga verso il soffitto, pronto a scaraventarla sulla testa di Joshua.