La storia partecipa al contest di Ancestrali. La prima storia "Solo Noi" ha passato la selezione e quindi eccomi qui con un nuovo racconto.
È la prima volta che mi cimento in una storia simile ed ho voluto rischiare perché è bello sperimentare. Forse sono uscita un po' fuori tema ma mi è piaciuto il risultato. Non è venuto proprio come volevo, ma è la prima volta che mi metto nei panni di un gatto che non sia Chat Noir di Miraculous. Scusate le chiacchiere e buona lettura!

La giornata iniziava sempre poco prima dell'alba quando il canto degli uccelli destava il cucciolo dal suo sonno. Miagolando, usciva dalla piccola scatola di cartone, con le zampe ancora incerte, in cerca di cibo per alleviare i morsi della fame. L'aria mattutina cominciava a farsi fredda e pungente; dagli alberi cadevano ogni tanto foglioline ingiallite ma ciò non bastava a fermarlo. Il cucciolo camminava in lungo e in largo per le desolate strade del paese, arrampicandosi spesso sugli alberi o sui muretti alla ricerca di qualsiasi cosa fosse commestibile.  Era stato su uno di quei muretti che aveva visto un gatto molto allegro rotolarsi fra mille ritagli di carta colorata. Avrebbe voluto essere al suo posto, ma ciò non era possibile e lo sapeva molto bene.

A distrarlo furono i rumori della sua pancia, aveva molta fame. Lo sguardo verdognolo si illuminò alla vista di un cestino pieno, l'angolazione era perfetta per eseguire il salto. Non esitò ed atterrò sul bordo del cestino opposto al muro, riversando in mezzo alla strada i rifiuti. Cercò dei resti ma un ringhio sottile lo fece voltare. Dal nulla erano apparsi tre gatti decisamente più grandi e minacciosi di lui. Abbassò il capo e con aria affranta si allontanò dal suo bottino.
Essere randagi non era semplice, alle volte si mangiava male ma per la maggior parte del vagavi affamato sperando in un aiuto dagli umani.

Si fermò vicino ad una piccola pozza d'acqua per berne il contenuto, cercando difficilmente di non guardare il suo viso peloso.
«Mamma guarda che gatto orribile!» Lui non aveva alcuna speranza, e glielo avevano fatto comprendere molti bambini. Un gatto con il viso sfigurato non piaceva a nessuno, non sapeva perché il suo padroncino lo avesse abbandonato ma nessuno avrebbe accolto in casa un misero randagio. Quella cicatrice non era sempre stata parte del suo volto, se l'era procurata rovistando in uno di quei cassonetti verdi. La sua vista aveva iniziato a calare, infatti dall'occhio destro vedeva per lo più sagome ombrose. 

« Micio! » Si ritrovò a urlare mentre agitava veloci le zampette nel tentativo di liberarsi, ma la coda restava stretta fra le mani calde del ragazzino che gli dava dei forti scossoni. « Guardatelo questo randagio non lo vuole nessuno.»  esclamò la voce dell'umano mentre tentava di attirare qualcuno miagolando. « Già merita di stare nell'immondizia.» rise un'altra.

«Mamma! Guarda quei tre! » la voce di una bambina attirò l'attenzione della genitrice che iniziò a sgridare i ragazzi mentre la piccola si dirigeva verso il gatto, che caduto sulle zampe si era rintanato impaurito in un angolo. La bambina prese dallo zainetto, ancora in mano alla mamma,  il fagotto in cui aveva lasciato parte della merenda e prese l'affettato al suo interno porgendolo al gatto. La bambina restò ferma, distante dal gatto che aveva iniziato ad avvicinarsi lentamente per poi soppesare bene la situazione. La bambina sorrise vedendo il gatto cominciare a mangiucchiare il prosciutto per poi sorridere alla madre che si mise una mano in fronte.  Amava che Lucia fosse gentile con gli animali randagi, ma non voleva certo trasferirsi in una casa più grande! I gatti del quartiere ogni tanto prendevano d'assalto il giardino per poter giocare e ricevere un po' di coccole ed ora avevano un nuovo inquilino. «Lo chiamerò Scar! » ridacchiò la bambina castana allontanandosi col gatto in braccio.