Rimango incredula.
Non è possibile.
«Il signor Günther?» domando con un filo di voce.
E non so come,Götze mi sente.
«Oh,è andato in pensione!» risponde sempre sorridendo.
Trasmette positività questo professore.
«Molto bene,cominciate a presentarvi.» annuncia.
«In tedesco? » domanda un ragazzo nel primo banco dai capelli rossi.
«No,no,tranquilli.Questa volta ve la risparmio.» risponde il prof sedendosi su un banco vuoto.
Nessuno si fa avanti.
«Ragazzi,avanti!» ci richiama sorridendo,«oh su,tu con i capelli scuri e gli occhi azzurri.» e indica la ragazza davanti a me con la penna che tiene fra le dita.
La sua presentazione va benissimo, si chiama Adelina.
E piano piano,tutti cominciano a presentarsi.
«Tu con i capelli neri» sorride indicandomi.
Mi alzo lentamente dalla sedia e comincio a parlare,nonostante io sia a disagio.
Racconto poco e niente,dico semplicemente chi sono in modo generale.
Götze mi guarda sorridendo e quando ho finito mi osserva in modo tenero.
Quando tutti hanno finito, si presenta pure lui.
«Mi chiamo Mario Götze, ho ventitré anni,sono nato a Memmingen..»
Tutti rimangono senza parole dopo aver scoperto che è un semplice ventitreenne,io compresa.
Nemmeno lui dice molto su di sé.
Quando suona la campanella,esco il più veloce possibile.
Mentre esco,sento lo sguardo di Götze su di me.
Girandomi,posso notare i suoi occhi squadrarmi ma sorride.
Mostro un sorriso imbarazzato, per poi andar via.