5. Voices
Sei davvero bravo.
Ecco cosa mi ha detto Gerard prima di uscire dalla stanza dopo il servizietto che gli ho fatto.
Così, si è alzato e se ne è andato, soddisfatto e contento.
Quasi non urlava per l'orgasmo che gli ho procurato, e poi come se niente fosse se ne è andato e mi ha lasciato in camera da solo come un idiota.
Non dico mica che dovevamo farci le coccole e stronzate del genere, figuriamoci.
Ma lasciarmi lì come un cretino, dico, sul serio?
Non lo capisco.
Prima fa lo stronzo, poi fa il carino, poi se ne va e finge che non sia successo nulla.
Non è che mi aspettassi una proposta di matrimonio, sia chiaro.
Ma un breve chiarimento su quello che dovrò aspettarmi ora, magari, quello si.
Ad esempio, succederà di nuovo? Magari la prossima volta andremo oltre? Magari avremo un rapporto completo... Sono sicuro che Gerard sia passivo.
Cristo, ma che sto pensando?
Eppure mi sento eccitato solo all'idea di farlo di nuovo. Di baciarlo, e spogliarlo, e...
No, ok, non devo pensarci.
Gerard è uscito con i suoi amici ed io devo togliermelo dalla testa, quindi scendo al piano di sotto e Donna e le sue amiche pazze sono ancora lì nel salotto sedute intorno al tavolino.
«Come è andata la seduta spiritica?» chiedo nonostante in realtà non è che mi interessi poi molto.
Donna mi guarda con gli occhi spalancati e le sopracciglia sollevate e sembra stia per esplodere di contentezza «Per Giove, è stata grandiosa! C'era una vera presenza! Incredibile che non sia riuscito a sentirla! Credo fosse su in soffitta! Purtroppo non ci ha parlato, ha fatto solo degli strani versi».
Arrossisco immediatamente.
Presenza un corno, idiota! Quello era tuo figlio che stava ricevendo il miglior pompino della sua vita!
Comunque Donna e le sue amiche sono convinte che si trattasse dello spirito di qualche donna morta in questa casa nel mille ottocento qualcosa ma è abbastanza palese che a quei tempi questa casa nemmeno esisteva. Ma non ho certo voglia di contraddirle, ho paura che possano costruire una bambola con le mie sembianze e torturarla con degli spilli quindi meglio evitare.
Le ascolto blaterare di queste scemenze per un po, fino a quando non sento le mie orecchie sanguinare violentate dalla stupidità dei loro discorsi, così decido di tornare al piano di sopra.
Quando arrivo davanti alla porta della mia camera però mi cade l'occhio sulla stanza del piccolo Mikey.
Non lo ho ancora conosciuto.
Donna ne parla sempre come se fosse un tesoro da conservare con cura. Da quanto ho capito non se la passa molto bene, sta tutto il giorno nella sua stanza e non esce mai.
Ogni tanto ho sentito Gerard andare in camera sua a trovarlo, mentre a me è sempre stato detto di lasciarlo in pace a riposare.
Ma stasera sono curioso, ed annoiato. Così mi avvicino alla porta e busso prima di girare la maniglia.
La camera è ordinatissima, totalmente l'opposto di quella mia e di Gerard.
Nell'angolo destro c'è una tv, accesa ma senza audio. Nel lato opposto il letto.
Il piccolo Mikey è sdraiato lì. Accanto a lui una bombola con dei tubicini che gli finiscono nel naso.
È pallido e magro.
Apre lentamente gli occhi e mi guarda confuso, poi allunga una mano sul comodino ed indossa un paio di occhiali, tirandosi su e poggiando la schiena sui cuscini.
«Tu devi essere Frank» mi dice sorridendo.
Non somiglia molto a Gerard. O meglio gli somiglia, ma non ha quella faccia da schiaffi come suo fratello.
Mi richiudo la porta alle spalle e mi avvicino a lui.
«Non volevo svegliarti» mi scuso.
Mikey scrolla le spalle «Mi fa piacere ricevere qualche visita ogni tanto» dice sorridendo di nuovo.
Ha la voce roca, tipica di chi non parla da una vita.
«Allora, come ti trovi a Belleville?» mi domanda curioso.
Io sospiro «Beh, New York è decisamente meglio... Ma non si sta male qui, credo».
Mikey annuisce «Gerard mi ha parlato molto di te...».
«Davvero?». Per qualche motivo la cosa mi fa sorridere. Anche se a pensarci bene non sono sicuro che sia una cosa positiva. Che gli avrà detto su di me?
«Dice che gli piaci».
Mi guarda con un sopracciglio sollevato e l'aria divertita, anche se il suo aspetto pallido e fragile gli conferisce un aspetto un po inquietante.
«Come mai non esci mai?».
Lui alza gli occhi al cielo «Ah, mia madre. È tipo iperprotettiva e non fa altro che trattarmi come un neonato» dice sbuffando «Insomma sono malato, ma non siamo tutti destinati a morire, comunque?».
Già. Per un attimo mi rendo conto che non ho fatto altro che lamentarmi di questo posto e questa gente quando alla fine non ho davvero nulla di cui lamentarmi.
Mikey sembra simpatico.
«Gerard non è alla mano come te, sai?».
Lui si mette a ridere. Poi inizia a tossire.
«Si, lo so. Gerard quando vuole sa essere veramente stronzo. È sempre stato così. Da quando eravamo bambini. È il cocco di mamma, perché lui è forte e in salute quindi non gli ha mai dato tutte le preoccupazioni che invece gli ho dato io col mio polmone malato e le difese immunitarie in sciopero» spiega.
Ma non lo dice con rancore.
Comunque il suo parlare così tranquillamente dei suoi problemi di salute mi mette un po a disagio.
«Come mai non sei andato alla festa di Bob con Gee?» mi domanda cambiando discorso.
«Non sono stato invitato» dico imbarazzato.
Mikey mi spiega che dato che non può uscire, vive dei racconti di Gerard, e mi dice anche che suo fratello gli ha raccontato di quando mi ha mollato la sua sigaretta appena sono arrivato qui e Donna ha dato di matto, e del graffito appeso sul campanile della chiesa e tutto il resto.
Ride perché lo trova divertente, ma dice anche che devo stare molto attento perché Gerard sa essere diabolico a volte.
Quando inizia a sbadigliare lo saluto e torno nella mia camera per lasciarlo riposare.
Sono contento di averlo conosciuto, e gli ho promesso che passerò spesso nella sua stanza a trovarlo.
Mi è sembrato felice della cosa.
Alle due di notte sento la porta d'ingresso sbattere e Gerard imprecare dal piano inferiore, dopo qualche minuto sale in camera camminando a passo lento ma facendo più rumore di quanto vorrebbe.
«Merda» borbotta dopo aver sbattuto sul comodino accanto al suo letto.
«Cristo, fai piano!» dico sbuffando.
Entrando nella camera ha portato con se una scia di puzza d'alcool.
Gerard si toglie le scarpe e mi guarda, spogliandosi.
Riesce a malapena a reggersi in piedi.
«Sei ancora sveglio?» mi chiede ridacchiando.
«Stavo provando a dormire ma se fai tutto questo casino è impossibile».
Gerard solleva un sopracciglio «Dì la verità, mi stavi aspettando sveglio...».
Mentre lo dice, si avvicina lentamente al mio letto.
È a petto nudo. Si ferma davanti a me e si sbottona i pantaloni, per poi sfilarseli insieme agli slip. Resta di fronte a me, completamente nudo, e prima che io possa dire qualsiasi cosa si china per parlarmi nell'orecchio.
«Ho voglia di sentirti dentro di me» sussurra, allungando le mani per toccarmi il petto.
«Gerard, sei ubriaco» gli dico scansandomi, ma lui mi sale sopra e mi soffia sul collo.
«Sssh» dice prendendo a baciarmi sotto l'orecchio. Sento un brivido percorrermi «Scopami, Frank».
Deglutisco, sono eccitato. Come potrei non esserlo, con Gerard completamente nudo su di me che mi tortura riempiendomi di baci sul collo e sotto l'orecchio?
Ma è ubriaco, dannatamente ubriaco, e non credo sia giusto approfittarmene.
Eppure la mia erezione mi suggerisce tutt'altro. E Gerard lo sente, e mi sorride.
Puzza di birra e marijuana, ma le sue labbra sono così morbide che non riesco a non baciarlo.
Con un gesto deciso, ci scambiamo i posti e Gerard si sistema sotto di me, guardandomi voglioso.
«Dammelo, Frank» mi implora.
A questo punto non resisto.
Sono troppo eccitato per tirarmi indietro, e poi non è cosi ubriaco da non capire cosa sta succedendo e cosa mi stia chiedendo.
Così gli do ciò che vuole, ed è fantastico. Mi piace sentirlo gemere sotto di me, e quando pronuncia il mio nome tra i denti mi manda in estasi.
Raggiungiamo l'orgasmo insieme, e poi restiamo sdraiati sul letto, uno di fianco all'altro.
«Che succederà ora?» gli chiedo guardandolo.
Gerard fissa il soffitto «Succederà che scoperemo ogni sera, Frank» mi dice sussurrando, prima di stamparmi un bacio sulle labbra.
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Non lo so che è uscito fuori ma sono dei giorni un po così quindi abbiate pietà di me. E poi le scene hard non sono il mio forte, sorry.
A presto,
XO
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