Capitolo 01
Molte volte a 17 anni non si fa altro che pensare a vivere la giornata come se si potesse vivere per sempre: si pensa a divertirsi, ad uscire con gli amici, ad andare in discoteca e ad ubriacarsi; si pensa alla propria cotta o al proprio fidanzato o fidanzata, a quel vestito esposto in vetrina, a studiare e a mandare a quel paese gli adulti che "non capiscono " e che "rompono ".
Molte volte si fa l'errore di considerarsi prematuramente "giovani vissuti ", ignari di ciò che si attende lì fuori.
A quest'età non ci si pone mai la domanda: "Che lavoro farò? ", "Dove vivrò? ", "Che ne sarà di me e dei miei sogni? " ma ci si pone la classica domanda: "Gli/le piaccio?", "Cosa pensano di me?, "Che mi metto stasera? ", "Come andrà il compito? " oppure ci si pone l'ironica e semplice domanda: "Che mangio? ".
È meglio così:
i ragazzini non possono comportarsi da adulti e gli adulti non possono comportarsi da ragazzini.
L'età scolastica: in cui non si fa altro che studiare il classico
" sum, es, est...", ci si preoccupa del 3 in matematica, ci si fidanza...
e l'età adulta: in cui si pensa a lavorare, a pagare le tasse e a mantenere la famiglia.
A 17 anni è così ma dopo un po si cambia: si inizia a pensare al proprio futuro e a cercare sé stessi e Alex cercava sé stessa da troppo tempo ormai, solo 17 anni vissuti, in parte con un'infanzia negata, in parte con un'adolescenza passata in solitudine: genitori restrittivi, antichi e fin troppo severi per permetterle di uscire e frequentare i propri amici, fin troppo severi per permetterle di essere una ragazza normale.
Pretendevano che lei fosse più matura della sua età, che si assumesse responsabilità non sue, che fosse prematuramente consapevole di sé, delle sue scelte...
Che...come...quanto...
Ma ora basta!
Ne aveva abbastanza!
Lei che da piccola era sempre stata viziata, ora doveva far i conti con quei genitori che non da tempo non le mostravano più neanche un briciolo di affetto, avevano iniziato a sgridarla e a punirla per il modo in cui si comportava dicendole che non era consono, che doveva darsi una regolata perché quel che faceva non rispecchiava la sua immagine di brava ragazza.
Ne aveva abbastanza!
Era stanca degli adulti, era stanca di essere trattata come tale.
Desiderava andarsene via di casa il prima possibile e non appena avrebbe compiuto 18 anni, sarebbe stata finalmente libera.
Ma fino ad allora avrebbe dovuto attendere ancora un bel po:
"Sono una ragazza di 17 anni e non una vecchia di 80 anni "
Pensava fra sé e sé stringendo i denti e tentando in tutti i modi di soffocare il rancore che serbava nei confronti dei genitori che, così sospettosi com'erano, le avrebbero volentieri impiantato un chip sottocutaneo nella pelle per poterla controllare meglio.
Genitori ormai insensibili, ormai senza sentimenti, senza amore.
Madre imprenditrice, padre direttore della banca e lei, destinata ingiustamente ad essere una semplice impiegata all'interno di quest'ultima;
Il suo sogno più grande sarebbe stato quello di fare il medico, di salvare la vita delle persone e per questo, appena finito di studiare, quelle poche ma sufficienti volte che Denise e Salvatore -così si chiamavano i suoi genitori- rimanevano a lavorare fino a notte fonda, sgattaiolava fuori di casa per rifugiarsi in biblioteca a consultare decine e decine di manuali medici e vari libri di medicina e vi rimaneva per quasi 5 ore -ma non erano mai sufficienti per placare la sua sete di conoscenza- per poi rincasare la sera per preparare la cena per sè e per quella piccola peste di sua sorella Alice alla quale lei era molto legata e della quale era dannatamente gelosa.
Con lei divideva tutto: le sue giornate, la sua stanza, la sua casa, le sue cose, il suo cuore.
Lei era l'unico che le dava un valido motivo per sorridere.
Lei era tutto.
Sebbene avesse solo 5 anni si poteva benissimo capire che quella bambina era un tipetto molto sveglio e tutto pepe, un fragile esserino sul quale Alex poteva assolutamente contare tutte quelle volte in cui, per un motivo o per un altro, lei si rifugiava in camera a piangere, e Alice era lì sempre pronta a consolarla e a proteggerla a modo suo: abbracciandola e accarezzandole i lunghi capelli neri sussurrandole dolcemente poche e semplici parole:
"Sorellona non piangere, ora ci sono io qui con te, per favore fammi un sorriso.
Sei così bella quando sorridi!
Io sono qui per proteggerti, ho promesso che ti avrei sempre protetta, anche se sono solo una bambina..."
E a quelle parole lei tornava a sorridere rialzandosi e asciugandosi le lascrime, poi la abbracciava e la stringeva forte a sè:
"Sei la MIA bambina! "- diceva
Le voleva un mondo di bene anche se certe volte provava un senso d'invidia nei suoi confronti per il modo in cui i genitori la trattavano e per il modo in cui loro considerassero legge qualsiasi cosa lei dicesse:
"È solo una bambina in fondo, viziarla è lecito! "
Pensava scuotendo la testa e ridacchiando, la osservava mentre stava seduta sul divano intenta a guardare i cartoni delle 19.00 che puntualmente non perdeva mai.
Lei era così, si divertiva con poche cose: un palloncino, un cartone animato o un gelato.
Ma Alex aveva paura che tutta quella gioia che mostrava sarebbe un giorno scomparsa, che un giorno ogni cosa intorno a lei sarebbe diventata grigia e vuota.
Ad un tratto la vide alzarsi di scatto dal comodo giaciglio e correre saltellando allegramente verso di lei come era suo solito fare quando la curiosità prendeva il sopravvento:
<<Cosa cucini di buono? Sento un odorino...>> - chiese guardandola con i suoi occhi azzurri
Occhi profondi e sognanti come quelli che solo una bambina può avere, occhi che assieme al nasino piccolo e dritto e alla bocca a cuoricino, risaltavano splendidamente.
<<Mah...niente di che...>> - si guardava intorno facendo finta di non sapere di cosa stesse parlando
<<Daaaiii, lo sai invece! Cos'è? Dimmelo, dimmelo, dimmelo! >>
Incredibile quanto insistesse,
Alex si chinò su Alice che intanto aveva messo il muso fingendo di essere offesa:
<< Ok te lo dico! Siccome ti sei comportato bene ho deciso di cucinarti i tuoi piatti preferiti>>
Gli occhi di Alice si illuminarono come delle fiammelle a quelle parole
<<Davvero?>>
Alex annuì
<<Nuggets, patatine fritte e hamburger. Normalmente non cucinerei questa roba ma ogni tanto uno sgarro si può anche fare!>> -disse strizzandole l'occhio
Le piaceva veder la sua adorata sorellina sorridere ed eccitarsi per qualsiasi cosa, una delle tante cose che lei adorava era appunto lo street food; anche se i suoi genitori non le permettevano di mangiare quella roba, Alex lo preparava di nascosto per poi pregustarlo con lei accoccolate sul divano
<<Sei la migliore sorellona! >>
Le corse incontro abbracciandola così forte da toglierle il fiato
<<Si, ma se mi stringi così forte potrei scoppiare.>>
E lo diceva con ironia, poiché sapeva che sua sorella non avrebbe mai creduto che lei potesse scoppiare veramente, Alice si mise a ridere subito dopo essersi scostata da Alex che la osservava con la stessa gentilezza e affettuosità di una madre nei confronti di una figlia, sentimenti che i genitori non provavano più per lei e chissà a che ora avrebbero rincasato quella sera.
Al loro ritorno doveva esser tutto al proprio posto e loro avrebbero dovuto esser già al letto perché oltre le 22:00 non si poteva star alzate. Alex dopo aver posto tutte le leccornie nel piatto si diresse verso il divano seguita da Alice che saltellava e la osservava, sedendosi alla destra della sorella che, per il modo in cui si sedeva, le ricordava un po' Sheldon Cooper di "The Big bang theory".
Si misero a mangiare di tutto gusto e Alice ad ogni boccone batteva le mani come per dire: "È buono! " e lei rideva portandosi alla bocca un pezzo di nuggets, quando finirono entrambi lavarono per bene i piatti fingendosi dei chef al lavoro all'interno di un famoso ristorante a 5 stelle.
Dovevano decidere che film guardare e stettero un bel pezzo a scegliere, alla fine si optò per una commedia che alla fine sembrò piacere alla povera Alex che sperava di avere la meglio sulla sorella, almeno quella volta.
<<Ma la prossima volta guardiamo Titanic! >>
<<COSA? Ma se lo abbiamo già visto tre volte! Si sa che alla fine quello muore.>>
<<Si chiama Jack Dawson, e comunque è un film basato su una storia reale.>>
<<Ma è noioso!>>- disse Alice alzando lo sguardo
<<Sarà... Ma tu ora vai al letto, e su questo non si discute, avanti, martch!>>
<<Prepotente!>>-disse facendo l'offesa
Ma Alex prima di lasciarla andare la fermò per poi inginocchiarsi e abbracciarla come faceva tutte le sere sussurrandole: "Sei la mia vita! " e lei le rispondeva: "Ti voglio bene sorellona.", ma questa volta la abbracciò senza nemmeno dire una parola e non si rese conto di esser stata in quella posa per più di cinque minuti, subito dopo essersi ridestata la lasciò andare in camera, non accorgendosi che le lacrime solcavano il proprio viso.
<<Ti voglio bene sorellina! >>
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