I
PARTE PRIMA
"Fredda come la notte, fredda come la morte, neppure un soffio d'aria nei capelli, neppure un rumore umano nelle orecchie, non più un bagliore di giorno negli occhi, spezzata in due, schiacciata da catene..."
Dal libro "Notre-Dame de Paris" di Victor Hugo
1160, Parigi
Quasi tutto il popolo era accorso per presenziare alla sua incoronazione. Quando a Parigi si presentava un evento importante, la gente giungeva da ogni parte della città. Anche le persone a cui questo interessava poco o niente venivano, almeno per guardare da fuori e poter poi dire di essere stati presenti durante il solenne momento. Questo avveniva anche per chi passava per caso per quelle strade o era impegnato a lavorare, soprattutto quando la celebrazione aveva luogo nella piazza o in chiesa. Tuttavia, quel giorno quasi nessuno si sarebbe perso di sua spontanea volontà un evento tanto atteso: l'ordinazione episcopale del nuovo vescovo di Parigi.
Maurice ancora non riusciva a credere della buona sorte che Dio gli aveva riservato. Quando venti anni prima era arrivato a Parigi per intraprendere gli studi ecclesiastici ed essere iniziato alla carriera episcopale, non aveva mai pensato che sarebbe riuscito ad arrivare fino a quel punto e guadagnare una carica tanto alta e ambita da ogni altro ecclesiastico dell'intera Francia. Proveniva da una famiglia di umili orgini e sapere quanto pregio quel titolo avrebbe apportato a lui, ai suoi antenati e discendenti non faceva altro che aumentare il suo entusiasmo. Per lui era una grandissima fonte d'onore e la prova che Dio era dalla sua parte e vegliava su di lui. Ad aumentare il senso d'orgoglio e gioia che Maurice sentiva dentro vi era anche il fatto che durante il periodo dell'elezione lo stesso Luigi VII, il re di Francia, fosse intervenuto per votare a suo favore. Eppure, nonostante tutta la gioia che sentiva, doveva cercare di mantenere ad ogni costo un comportamento calmo ed austero: non sarebbe stato affatto decoroso mostrare a tutti la gaiezza che veramente provava per quell'importante occasione.
Quel giorno anche il re sarebbe stato presente, insieme alle più alte figure di spicco della corte francese e dell'intera città, e Maurice non faceva altro che ripassare ca mente tutte le azioni e i movimenti che avrebbe dovuto compiere durante la cerimonia. Nulla di troppo complesso: doveva solo recitare le risposte alle domande che gli sarebbero state poste e lasciare che il vescovo consacrante lo vestisse degli oggetti simbolici che rendevano tale quella carica. Aveva il timore di sbagliare o dimenticarsi qualcosa, ma sapeva che Dio non lo avrebbe abbandonato in un giorno così significativo per lui e per la sua intera vita. Era certo che avesse piani ben diversi per Maurice, dopo il sogno che aveva ricevuto la notte precedente. Di ben più grande rilevanza.
Le campane della chiesa di Santo Stefano risuonarono, riempiendo tutta l'aria e avvertendo non solo l'Île de la Cité ma l'intera Parigi che di lì a poco la messa avrebbe avuto inizio.
Dall'alto del clerestorio guardò la navata centrale della chiesa. Non poteva affatto essere paragonata alla bellezza e alla sublimità della cattedrale del sogno avuto la notte scorsa. Era sì molto grande, ma priva dello stesso livello di eleganza architettonica della chiesa dei suoi sogni. Si disse che la prima cosa che avrebbe fatto, non appena divenuto vescovo, sarebbe stata far costruire quel meraviglioso edificio. Dio in persona glie lo aveva chiesto e lui non si sarebbe mai opposto al suo volere.
Si riscosse. Non era il momento giusto per quei pensieri. Doveva scendere dal clerestorio e uscire dalla chiesa per accogliere gli illustri ospiti perché si desse inizio alla cerimonia. Dopo essersi stirato un'ultima volta la veste, si avviò verso le scale a chiocciola.
Il momento che aveva aspettato per anni, se non per tutta la vita, era giunto. Era la prima volta che aveva l'onore di indossare il paramento vescovile, al momento solo una dalmatica, cioè una veste dorata, e le chiroteche, dei guanti.
La processione, capeggiata dai tre vescovi consacranti, insieme agli altri maggiori esponenti del clero, si stava lentamente dirigendo verso la chiesa. Dei preti precedevano la fila passando l'incenso e riempiendo l'aria di odore molto simile al fumo del fuoco. La chiesa era già gremita di persone, sebbene il numero di quelle che si trovava al di fuori, ovvero il resto del popolo parigino, fosse di gran lunga maggiore al numero di gente che si trovava all'interno. Naturalmente i nobili e le figure più eminenti e importanti della società, compreso il re, erano state fatte entrare prima e sedere sulle panche, perché stessero più comode. Questo sedeva sulla prima fila, circondato da pochi funzionari e alcuni nobili. Era da solo, poiché da poche settimane era rimasto vedovo della defunta moglie Costanza di Castiglia e il mese seguente sarebbe convogliato a nozze con Adele di Champagne, un altro evento di cui da giorni non si faceva altro che parlare a Parigi.
Al vederlo da lontano, Maurice sentì l'emozione crescergli nel petto: aveva conosciuto il re Luigi quando entrambi erano solo due ragazzi ritrovatisi a intraprendere gli stessi studi di una scuola di Parigi, senza grandi titoli, né responsabilità. Era stato allora che era sbocciata la loro amicizia. Si ripromise di andare a parlare con lui una volta finita la cerimonia, per salutarlo come più si conveniva fare ad un re e, soprattutto, per riallacciare i rapporti persi nel corso degli anni e degli impegni che li avevano costretti a dividersi.
Nonostante ciò, l'affetto che li univa non era mai venuto meno e Maurice ne aveva avuto prova dal fatto che Luigi avesse interceduto a suo favore durante la nomina del nuovo vescovo. Sebbene la decisione fosse stata presa in via definitiva dal capitolo della cattedrale, di certo il favore del re non era passato affatto inosservato. In realtà, nonostante la lontananza, non avevano mai smesso di prendersi cura l'uno dell'altro e darsi reciproca solidarietà.
Quando gli passò accanto, il re accennò ad un sorriso. Maurice gli rivolse solo un cenno, non potendo interrompere la processione, né fare movimenti troppo evidenti e gioiosi, vista la serietà dell'occasione.
I tre vescovi si diressero verso l'altare, dove si inchinarono, facendo il segno della croce e mormorando preghiere. La messa ebbe inizio. Durante tutto il tempo, Maurice rimase inginocchiato di fronte all'altare, le mani giunte in preghiera. I tre vescovi lessero le Letture, il Salmo e il Vangelo. Quindi, arrivò il momento delle domande che solevano essere poste all'ordinando, a cui Maurice rispose con prontezza e fermezza d'animo, cercando di far trapelare tutto il suo amore per il suo Signore e l'orgoglio per essere stato scelto per quell'illustre titolo, che avrebbe ricoperto con grande impegno e gioia.
Quindi Maurice si prostrò a terra, mentre i presenti si univano in un canto in cui si invocava la protezione dei santi. Quando questo terminò, uno ad uno i vescovi gli si avvicinarono per imporre le mani sul suo capo. Non poteva vederli, poiché aveva il viso rivolto verso la terra, ma gli sembrò di riuscire a riconoscere ognuno di loro solo tramite il contatto delle loro mani: per primo il vescovo della diocesi di Chartres, in seguito quello di Meux e, infine, quello di Orléans.
Terminato il rito, venne letta la preghiera dell'ordinazione. Maurice capì che il momento in cui sarebbe ufficialmente divenuto vescovo si stava avvicinando. Ormai era a un passo dall'inizio della vera missione che Dio stesso gli aveva riservato.
Si alzò, restando seduto sulle ginocchia, e il vescovo di Chartres gli unse la fronte con il crisma, l'olio consacrato. Quindi prese la mitria, il copricapo dei vescovi, che un giovane sacerdote gli aveva passato, e la impose sul suo capo. Durante l'atto, ripeté la formula rituale: «Imponimus, Domine, capiti hujus antistitis et agonistæ tui galeam munitionis et salutis, quatenus decorata facie, et armato capite, cornibus utriusque Testamenti terribilis appareat adversariis veritatis; et, te ei largiente gratiam, impugnator eorum robustus exsistat, qui Moysi famuli tui faciem ex tui sermonis consortio decoratam, lucidissimis tuæ claritatis ac veritatis cornibus insigniisti: et capiti Aaron Pontificis tui tiaram imponi jussisti. Per Christum Dominum nostrum.»
In seguito gli diede il pastorale e gli mise al dito l'anello episcopale. Maurice venne fatto alzare e si diresse verso l'altare, dove prese il posto che era stato prima occupato durante tutta la fase precedente della messa dal vescovo di Chartres. Ormai, però, era divenuto vescovo di Parigi a tutti gli effetti e sarebbe spettato a lui proseguire la liturgia. Naturalmente non era la prima volta che celebrava una messa, ma mai lo aveva fatto nelle vesti di vescovo. Il suo compito, però, era solo appena iniziato ed egli aveva ancora molta strada da fare prima di portare a termine la missione di cui era stato investito.
Aspettò che il canto intonato dai presenti terminasse, prima di iniziare a recitare la professione di fede.
«Credo in unum Deum, Patrem omnipotentem, factorem coeli et terræ, visibilium omnium et invisibilium.»
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